LE TEOFANIE

Nei libri degli autori del “libero pensiero” viene detto che la gloria secondo la teologia è un concetto astratto e metafisico, ma dal contesto biblico evince che si tratta di qualcosa di concreto, visibile dall’uomo per questo la traduzione di KAVOD, come la intendono i teologi non ha senso. Questo è del tutto sbagliato, La parola KAVOD  viene anche usata per definire alcune teofanie, ovvero le manifestazioni tangibili di Dio. Come detto precedentemente non è possibile vedere Dio fisicamente con i nostri occhi, quindi si manifesta sotto forma di eventi apparentemente naturali di origine divina, un modo in cui l’uomo potesse vedere con i propri occhi gli effetti dell’opera del Signore conoscendolo indirettamente, ma senza percepire direttamente la sua essenza. Sono proprio questi i casi in cui la parola KAVOD con spiegazioni ingannevoli viene fatto passare per un astronave, talvolta dotata di armi potentissime. Ci sono principalmente due teofanie che ricorrono spesso nella Bibbia che si riferiscono alla gloria di Dio: la nube e il fuoco.

LA NUBE:

Sono numerosi i riferimenti della “nube” nella Bibbia specialmente nella torà. Un esempio lo troviamo in esodo 16,10

Ora, mentre Aronne parlava a tutta la comunità degli Israeliti, essi si voltarono verso il deserto: ed ecco, la gloria KAVOD del Signore si manifestò attraverso la nube. 

Quindi Dio manifestava la sua presenza con la nube che secondo la teologia era il segno della gloria nascosta. Come si concilia questo con il concetto di KAVOD che ha Biglino? Secondo lui la nube era un gas che veniva emanata dall’astronave con lo scopo di nasconderla. Non dice il motivo per cui doveva per forza nascondersi in una nube e fattibilmente sarebbe stata un’impresa decisamente ardua, sarebbe bastata una folata di vento per portare via il vapore e scoprire l’astronave. Uno dei versetti citati da Biglino in parte è Esodo 24,16-18; In questa parte Biglino sostiene che il versetto descrive un l’atterraggio di un astronave, vediamo cosa dice la Bibbia in questi versetti:

La gloria KAVOD del Signore venne a dimorare sul monte Sinai e la nube lo coprì per sei giorni. Al settimo giorno il Signore chiamò Mosè dalla nube. La gloria del Signore appariva agli occhi degli Israeliti come fuoco divorante sulla cima della montagna. Mosè entrò dunque in mezzo alla nube e salì sul monte. Mosè rimase sul monte quaranta giorni e quaranta notti.

Possiamo subito notare che questi fenomeni non erano naturali e scambiati come provenienti da Dio, perché è da questa nube che Dio fa sentire la sua voce a Mosè chiamandolo a venire sul monte per ricevere tutte le istruzioni. Il fatto che la nube si posizioni sul monte indica che non poteva essere un astronave, in quanto sicuramente un astronave non atterrerebbe in cima a una montagna a causa della sua irregolarità geologica, ma bensì in pianura. Nel versetto si parla anche del KAVOD  descritto come fuoco divorante. Non sappiamo cosa avessero visto con esattezza ma sicuramente possiamo dire con certezza cosa NON hanno visto. Se fosse stata un astronave l’avrebbe descritta in tutt’altro modo, ad esempio con un grande (GADOL גָּדוֹל) oggetto metallico (MASSECAH מַסֵּכָה) o qualcosa che richiamasse un oggetto solito e di massa costante. Non esiste mai una descrizione dettagliata sulle sue caratteristiche e dimensioni di quella che per qualcuno è un astronave? In Numeri 14,21 troviamo che il KAVOD di YHWH riempirà tutta la terra, mentre in Esodo 40,24 dice che il KAVOD  riempie il tabernacolo presente nella tenda del convegno. Quindi ciò che è enorme dovrebbe entrare uno spazietto piccolo nella tenda del convegno. Se si vuole pensare il KAVOD come un astronave volante dotata di armi allora è un problema conciliare questi versetti, ma se si accetta il concetto di gloria di Dio come la teologia la descrive allora tutto torna. In diversi passi la nube riempie prima la tenda del convegno e successivamente nel tempio di Salomone (1Re,11). Tante e vero che in entrambi gli avvenimenti i sacerdoti sono costretti a uscire.  Ezechiele vide la nube uscire dal tempio a causa del peccato d’Israele (Ezechiele 10,18). Questa è una ricostruzione di quello che fu il magnifico tempio di Salomone distrutto dai babilonesi nel 700 A.C.  Se si vuole pensare che un “dio alieno” abbia usato il tempio come un garage per la sua astronave è alquanto ridicolo anche solo pensarci viste le proporzioni sia dell’edificio che le porte d’accesso.

Nel libro di Biglino “non c’è creazione nella Bibbia” riguardo alla nube troviamo scritto: La nube che sempre accompagna la manifestazione del KAVOD costituisce forse la rappresentazione biblica di quanto si sa circa la modalità con cui si manifestano particolari categorie di oggetto volanti così come sono descritte da coloro che si occupano di tecnologie avanzate? Naturalmente non lo sappiamo, non entriamo nel merito del tema perché non è nostro compito e quindi non possiamo fare ammissioni.

In poche parole non c’è nessuna correlazione tre la “nube” e il KAVOD inteso come UFO, si possono fare solo ipotesi, speculazioni senza dare prove sufficienti per sostenere questa tesi in maniera inconfutabile, ci sono solo degli spunti di riflessioni per chi vuole assolutamente vederci nella Bibbia lo zampino degli alieni. Per chi vuole credere a questo troverà sempre una scusa per farlo, anche arrampicandosi sugli specchi.

IL FUOCO:

La teofania del fuoco già citata in parte in Esodo 24,16-18 è anch’esso ricorrente nella torà, lo troviamo ad esempio in Deuteronomio 4,11-12:

Voi vi avvicinaste e vi fermaste ai piedi del monte; il monte ardeva, con il fuoco che si innalzava fino alla sommità del cielo, fra tenebre, nuvole e oscurità. Il Signore vi parlò dal fuoco; voi udivate il suono delle parole ma non vedevate alcuna figura: vi era soltanto una voce.

Anche in questo versetto si può notare come questo “fuoco” che dalla descrizione potrebbe ricordare una eruzione vulcanica non è di origine naturale ma bensì divina, anche in questo caso si percepisce da essa la voce di Dio. Altri casi in cui si percepisce la voce di Dio nel fuoco le troviamo in: Deuteronomio 4,36 e 5,4-5. Per Biglino il cosiddetto “fuoco” è una sorta di raggio energetico in grado di incenerire tutto ciò che colpisce; ma questo non spiega perché in esso Mosè sentisse la voce di Dio. La teofania del fuoco compare in due casi dove viene detto che un fuoco accende l’olocausto (2cronoche 7,2-3 e levitico 9,23); viene usato da YHWH come strumento di giudizio sugli ingiusti (Numeri 16,35); in questi casi si dice sempre che il fuoco proviene da YHWH, non è dunque un qualcosa che proviene dal KAVOD, quindi non si può attribuire a un raggio energetico proveniente da una astronave, quello che sembra incenerire è semplicemente un fulmine, in quanto il termine tradotto come fuoco (ESC)  אֵשׁ significa anche fulmine. Se avessero veramente visto una sorta di raggio laser, o raggio energetico avrebbe certamente usato il termine ESC, ma dal momento che si trattava di un fenomeno fuori da elementi naturali conosciuti dell’autore avrebbe dovuto usare l’espressione “come un fuoco” aggiungendoci  la preposizione inseparabile KE כּ che significa “come o secondo”. Quindi se avessero visto un raggio laser generato con qualche forma di tecnologia avanzata avrebbe dovuto esserci scritto KESC כְּאֵש al posto di ESC, oppure la locuzione KEMAREH-ESC כְּמַרְאֵה-אֵשׁ come apparenza di fuoco.

ESODO 33-34   VEDERE IL KAVOD

Esodo 33,12-23 è l’episodio preferito di Biglino per spiegare che cosa sia questo KAVOD di YHWH, infatti nelle conferenze, se ha poco tempo a disposizione per parlare del KAVOD spiega a modo suo questo episodio citando solo alcuni versetti. Vediamo la sua spiegazione: In questa vicenda Mosè si trova sul monte Sinai dove riceve la richiesta da parte di YHWH di guidare concretamente il suo popolo in questa sfida di attraversare il deserto e raggiungere la terra promessa e sottolinea che tutti devono vedere con grande evidenza che YHWH è con loro. Allora Mosè chiede: Mostrami la tua gloria (KAVOD). Mosè vuole vedere lo strumento che consentirà al popolo di Israele di raggiungere tutti gli obbiettivi, e come strumento si intende “un arma”. Questo servirà anche per convincere la gente a seguire questo ELOHIM e non altri. YHWH si rende conto della situazione e accetta la richiesta di Mosè, ma lo avverte che questa sua richiesta è molto pericolosa, addirittura potrebbe anche ucciderlo. È necessario adottare delle misure precauzionali affinché la incolumità di Mosè sia salvaguardata. Quindi si può affermare che questo KAVOD può uccidere. Viene detto a Mosè che nessuno può vedere la parte frontale del KAVOD e rimanere in vita. Quando passa uccide chi gli sta di fronte.  Non può dunque essere dosata o limitata, ma si possono solo prendere misure precauzionali. A questo punto YHWH indica a Mosè una cavità tra le rocce per potersi riparare e in aggiunta YHWH  lo coprirà con la sua mano. Quando il KAVOD passerà potrai guardarlo da dietro in questo modo per Mosè non ci sarà pericolo. Si può affermare dunque che il KAVOD  è un qualcosa che passa e Mosè deve essere protetto in quando questo KAVOD  può ucciderlo e YHWH non può farci niente, Le rocce sono quelle che riparano Mosè e fanno quello che YHWH non può fare. Quando Mosè scende dal monte il popolo nota che ha il viso arrossato, tipico sintomo di una ustione dovuta al passaggio del KAVOD che nonostante le precauzioni ha lasciato un segno sul volto di Mosè, è stato dunque esposto a una energia molto potente, questo farebbe pensare a una sorta di raggio energetico. Questo brano mostra che il KAVOD  possiede certe caratteristiche che non possono essere ricondotte alla  traduzione di gloria, come concetto astratto, trascendente e immanente.

IL DIO DELLA GLORIA

Questo brano è conosciuto come la “preghiera di Mosè”. Avviene un dialogo tra Dio e Mosè dove quest’ultimo pressato da una grande responsabilità; essere leader di un intero popolo per condurlo alla terra promessa, vuole assicurarsi che Dio sarà con lui e così anche tutto il popolo deve sapere che Dio cammina a loro fianco, così dice: Come si saprà dunque che ho trovato grazia ai tuoi occhi, io e il tuo popolo, se non nel fatto che tu cammini con noi? Così saremo distinti, io e il tuo popolo, da tutti i popoli che sono sulla faccia della terra” (V16). Mosè vuole un segno che possa distinguere il popolo ebraico dagli altri popoli che adorando solamente delle statue di pietra inanimate, così gli fa una richiesta particolare: Mostrami la tua Gloria (KAVOD). Subito dopo Dio risponde così: Farò passare davanti a te tutta la mia bontà e proclamerò il mio nome, Signore, davanti a te. A chi vorrò far grazia farò grazia e di chi vorrò aver misericordia avrò misericordia” (V19). Questo versetto non compare nei libri di Biglino; diciamo che se l’obbiettivo è dipingere YHWH come un essere spietato e crudele, far conoscere questo versetto dove la parola bontà e misericordia sono accostate a Lui; non è proprio il massimo; poi questo versetto è un po’ troppo teologico e Biglino è un po’ allergico ai concetti teologici. Veniamo ora a uno dei versetti più importanti; Dio prosegue dicendo:

 Ma tu non potrai vedere il mio volto  1), perché nessun uomo può vedermi 2)  e restare vivo” (V20).

A questo punto Mosè avrebbe potuto dire: Ma io non ti ho chiesto di farmi vedere il tuo volto, ti ho chiesto di farmi vedere il tuo KAVOD; ma attenzione alla parola “volto” (PANIM) perché è questa una delle parole chiave per comprendere cosa sia il KAVOD, infatti sta dicendo che la gloria (KAVOD) e il volto di Dio (PANIM) sono appunto la stessa cosa. Mosè dopo aver sentito per diverso tempo la voce di Dio, vuole vedere anche la sua gloria, ovvero il suo volto così anche da avere una testimonianza in più di fronte al popolo. La gloria, che è la presenza splendente di Dio si manifesta proprio nella sua bontà verso il popolo, in tutto ciò che ha operato e opererà per Israele, questo è il senso del versetto 19 citato precedentemente che con questa chiave di lettura ha senso. Nel versetto sono sottolineati due parole chiave che vanno in netto conflitto con la narrazione ufologica:

  • Il termine “mio volto” in ebraico PANAI è un chiaro riferimento che si sta parlando di Dio stesso. Nella narrazione ufologica si enfatizza il termine “volto” ignorando il pronome possessivo “mio” per supporre erroneamente a una possibile “parte laterale del KAVOD”, giocando sul fatto che PANIM può significare anche lato; proseguendo successivamente con una domanda ingannevole: Come fa la gloria avere dei lati? È di fatto una domanda senza senso, infatti la gloria non ha lati, né frontali né laterali. Questa traduzione alternativa è importante nella narrazione ufologica perché vuole far intendere a un suo lettore che il KAVOD non è un concetto astratto, ma un oggetto materiale ed essendo un arma non può essere vista in funzione da un certo lato perché sarebbe proprio dove spara il raggio energetico. Peccato che questa interpretazione è grammaticalmente insostenibile. il termine PANIM quando è riferito a YHWH, dal momento che indica Dio stesso è da considerarsi un avverbio. Lo si può vedere più chiaramente nei versetti 14 e 15 sempre nel capitolo 33 dove recita rispettivamente: Il mio volto camminerà con voi …(V14) e Se il tuo volto non camminerà con noi … (15) Da qui si può notare come il termine volto (PANIM) viene usato come avverbio e non indica il viso come parte anatomica di una persona. Questa è una traduzione letterale che in italiano risulto poco comprensibile, infatti in altre versioni troviamo tradotti rispettivamente: Io stesso vi guiderò … (V14) e Se non ci guidi … (V15). L’uso avverbiale del termine “volto” PANIM è indicato chiaramente sul dizionario:

Quindi non può essere negato. Biglino, traducendo il termine con “parte laterale” di fatto lo identifica come un sostantivo e non un avverbio. Questo errore di pura grammatica è piuttosto grave da uno che si vanta per le sue competenze di ebraico. Se l’autore avesse voluto far intendere la presenza di “lati” nel  KAVOD avrebbe dovuto esserci al posto di “mio volto” “volto del KAVOD” (PENÉ KAVOD). In questo caso  termine PANIM sarebbe stato riferito al KAVOD.

  • Il termine “vedermi” (IRANI) indica il chiaro desiderio di Mosè di vedere Dio stesso, la sua gloria splendente e non di fargli vedere un oggetto materiale in suo possesso. Altrimenti ci sarebbe dovuto essere il termine “vederlo” (IRAHU)

Alla luce di questi due termini chiave per la comprensione  della gloria di Dio si può concludere che la narrazione ufologica è del tutto fuorviante. Come avrebbe dovuto essere la traduzione interlineare per renderla coerente con l’interpretazione di Biglino:

Al posto di:

Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo”

Avrebbe dovuto esserci:

Ma tu non potrai vedere il  volto del KAVOD, perché nessun uomo può vederlo e restare vivo”.

Rimanendo sempre su questo versetto concentriamoci sulla seguente affermazione: Perché Dio dice che l’uomo non può vederlo o vedere la sua gloria e rimanere in vita? La Bibbia non lo dice, ma se incrociamo i dati con le esperienze NDE possiamo intuire una risposta. Le esperienze NDE, conosciute come le esperienze di pre-morte, sono avvenimenti che si verificano quando una persona a seguito di un indicente o una malattia di fatto e muore e sperimenta la sensazione del distacco dell’anima dal corpo e di seguito il passaggio nell’aldilà, concludendo con il ritorno nel corpo. Ci sono testimonianze in tutto il mondo riguardo questo fenomeno. Una di queste racconta di aver visto Dio come una immensa luce che non abbaglia gli occhi dove si percepiva una energia onnipotente. Ora, noi tutti vedremo Dio nell’aldilà e la nostra anima non verrebbe distrutta poiché si adatta alle condizioni celesti, ma i nostri corpi, che sono progettati per l’atmosfera di questo pianeta e non sono adatti a stare di fronte a una tale potenza; se Dio trasmigrasse in questa dimensione così come appare in cielo verremo distrutti, per questo non può farsi vedere finché siamo qui in vita, non certo per colpa di Dio. Ma allo stesso tempo voleva anche accontentare la richiesta di Mosè e disse: Tu starai sopra la rupe:quando passerà la mia gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano, finché non sarò passato. (Esodo 33,22). Anche in questo versetto troviamo un’espressione In continuità con il versetto precedente: Inizialmente compare “passerà la mia gloria” in fondo invece: “finché non sarò passato”. Letteralmente FINO AL PASSAGGIO MIO, il pronome possessivo indica la prima persona singolare. Anche in questo caso si parla della gloria come Dio stesso. Se il KAVOD fosse stato un oggetto esterno a YHWH avrebbe dovuto usare il pronome per indicare al terza persona singolare. Quindi:                  

                                        Al posto di                                 avrebbe dovuto essere

La parola “mano” (CAF כַּף) similmente a “volto” quando è riferito a YHWH non indica una parte anatomica, ma esprime una azione che compie Dio. Tra le sfumature che questo vocabolo possiede ci sono termini che richiamano l’operabilità così YHWH quando compie un azione, figurativamente viene indicata il termine “mano”. Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non si può vedere”. (23) In questo caso da una protezione a Mosè che evidentemente le rocce non erano sufficienti. L’espressione “vedrai le mie spalle” nel linguaggio biblico indica una visione parziale. Se il KAVOD fosse stato un cannone energetico non ci sarebbe stato nessun bisogno di adottare misure precauzionarli come spiega la versione ufologica; sarebbe stato molto più semplice puntare l’arma in una direzione diametralmente opposta a Mosè, in questo modo avrebbe visto tutto in maniera completa in sicurezza. Il racconto biblico spiega tutt’altro; Mosè è stato l’unico ad aver avuto il privilegio, anche se in maniera molto limitata, di riuscire a vedere Dio da vivo. Non ha visto Dio direttamente, ma solo i suoi effetti. L’unico modo in cui tutti gli uomini potessero vedere la gloria di Dio da vivi è venire sulla terra in forma umana, così ha fatto con Gesù Cristo, come sta scritto: E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre , pieno di grazia e di verità (Giovanni 1,14).

LO SPLENDORE DELLA GLORIA

Successivamente Mosè rimane ancora sul monte per diverso tempo, dove avviene anche la famosa scena dei 10 comandamenti. Quando scende dal monte in Esodo 34,29-30 non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante, poiché aveva conversato con lui. Ma Aronne e tutti gli Israeliti, vedendo che la pelle del suo viso era raggiante, ebbero timore di avvicinarsi a lui. Da notare che il versetto non si dice che Mosè aveva il volto ustionato, ma era raggiante, emanava luce, tante è vero che il popolo non avendo mai visto questo fenomeno si spaventarono, cosa che non avrebbero avuto nessun motivo se si fosse semplicemente ustionato. Inoltre Mosè non se n’era nemmeno accorto di avere il volto luminoso, raggiante; se avesse avuto un ustione se ne sarebbe accorto eccome. Questo versetto infatti non è riportato nei libri di Biglino e non tenta nemmeno di dare una sua traduzione letterale, perché anche questa lo smentirebbe. Infatti la parola tradotta come raggiante è QARAN che consultando il dizionario significa effettivamente e solamente raggiante:

Nessuno potrebbe accusare i teologi di aver fatto una traduzione di comodo.  Un altro esempio di versetto contenente il termine QARAN lo troviamo all’interno del cantico di Abacuc, che per renderlo in un italiano scorrevole è stato tradotto con “splendore”: Il suo splendore (QARAN) è come la luce, bagliori di folgore escono dalle sua mani: la si cela la sua potenza (Abacuc 3,4). Vediamo che in questo versetto la traduzione QARAN in splendore rientra perfettamente nel contesto. La Bibbia fornisce ulteriori dettagli riguardo al volto raggiante di Mosè: In primo luogo si denota come questo fenomeno compare quando Mosè scende dal monte, ma non è per forza ricollegato all’esperienza in Esodo 33 commentata precedentemente in quanto questo fenomeno ricompare ogni volta che Mosè parla con Dio nella tenda del convegno in mezzo al popolo. Si dice che Mosè fu l’unico a parlare con Dio “a faccia a faccia”. Subito dopo si copriva la faccia con un velo (MASWÈ מַסְוֶה ). Ogni volta che avveniva lo splendore gradualmente spariva. Secondo l’apostolo Paolo in 2 Corinzi 3,13 Mosè si velava il volto perché i figli di Israele non vedessero la fine di ciò che era solo effimero. Il fatto che tra Dio e Mosè c’era tutta questa grande intimità che anche i profeti successivi non avevano e il fatto che Mosè aveva il volto temporaneamente raggiate sembrerebbe che Mosè fu esposta a qualche forma di potenza o energia proveniente direttamente da Dio stesso e come tutte le energie rispetta la seconda legge della termodinamica dove se un corpo riceve una fonte di energia e non viene più alimentata, gradualmente svanisce, come quando fai bollire l’acqua e poi spegni il gas, prima o poi tornerà fredda per questo il fenomeno era solo temporaneo. Esiste un nesso anche nel nuovo testamento: Nella famosa scena di Gesù che guarisce la donna con le perdite di sangue (Matteo 9,20-22. Marco 5,25-34. Luca 8,43-48) troviamo che non appena la donna tocca il mantello di Gesù e crede con fede che verrà guarita, cosa che effettivamente avviene, Gesù dichiara di aver sentito una forza uscire da lui. Che cosa era questa forza?  Gesù era pieno  di Spirito Santo che gli consentiva di avere accesso alla gloria di Dio per compiere ogni miracolo e prodigio, quindi questa forza o energia era proprio la gloria, il KAVOD, che infatti ricompare nella scena della trasfigurazione raccontata in (Matteo 17,1-9. Marco 9,1-10. Luca 9,27-36). In Luca 9,27 sta scritto: In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto il regno di Dio”. A che cosa si riferiva Gesù? Non certo alla sua seconda venuta. Si riferisce all’episodio della trasfigurazione che viene raccontata dal versetto successivo in poi. I discepoli  assistono a un anticipazione del regno di Dio e vedono Gesù divenire completamente raggiante: Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua (di Gesù) gloria e i due uomini (Mosè ed Elia) che stavano con lui. (V32). Vedendolo raggiante si accorgono subito che stanno vedendo un Gesù in gloria (KAVOD) o glorificato. La forza, la potenza o l’energia che Gesù aveva dentro, nella vicenda della trasfigurazione viene fuori e diventa visibile. Esiste quindi una correlazione fra la trasfigurazione, quindi il volto raggiante di Gesù e il volto raggiante di Mosè. La differenza è che Gesù ha il pieno controllo della Gloria, mentre Mosè ne subisce solo le conseguenze e non può controllarla. In conclusione la gloria, ovvero il KAVOD è un eufemismo per indicare Dio nella sua essenza, più precisamente è la potenza di Dio che è visibile in paradiso con una immensa luce; nell’apocalisse di san Giovanni, l’autore vide nella visione la Gerusalemme illuminata dalla gloria di Dio, tanto che il sole appare inutile (Apocalisse 21,23). Così anche sulla terra si vede come una luce ma solo Gesù ha il potere di controllarla.

IL KAVOD DI YHWH כָּבוֹד

La parola KAVOD compare nelle Bibbie tradotta con gloria. Una termine spesso riferito a Dio, presente nelle preghiere, nelle lodi e in generale nel linguaggio ecclesiastico. Per i “liberi pensatori” che leggono la Bibbia sotto il loro punto di vista, la traduzione di KAVOD con gloria è condizionata da una visione teologica della Bibbia che ne ha stravolto il significato dandone una rappresentazione d’immanenza o di una particolare rivelazione di Dio. La radice della parola KAVOD (K-D-V) indica il concetto di “pesante” e questo fa pensare che si possa riferire al peso di un oggetto fisico. Secondo questi “studiosi” il KAVOD da come lo descrive la Bibbia è una sorta di arma, tipo un cannone laser che distrugge tutto ciò che colpisce ed è montato su una astronave. Biglino approfondisce questo argomento già nelle prime pagine nel suo libro: Non c’è creazione nella Bibbia. In questo saggio dopo un’introduzione inizia con la lista dei significati della parola KAVOD nel dizionario: Peso, massa, onore, rispetto, gloria, splendore. Quindi anche Biglino riconosce che KAVOD  può voler dire anche gloria. Questo perché come in molte radici ebraiche, il significato che sta alla base della radice esprime un concetto sia materiale che figurativo e la gloria o l’onore fanno parte del lato figurativo della radice indicando il peso nella società che ha un individuo. Ad esempio un operaio ha un peso inferiore rispetto a un imprenditore, che a sua volta un peso minore rispetto a un banchiere e così via. Biglino precisa che i traduttori, da partire dalla traduzione greca dei LXX,  avevano in mente il falso concetto di Dio, tra tutti i possibili significati hanno tradotto questa parola con DOXA che significa gloria. Questa decisione deriva esclusivamente dalla necessità avvertita dai teologi di trovare un modo per conciliare il termine KAVOD con l’idea di Dio che hanno creato loro. Biglino accusa i teologi di scegliere il significato che fa più comodo a loro per poter dimostrare la presenza di un Dio trascendente nella Bibbia. Si chiama slittamento semantico, una tecnica che Biglino conosce bene in quanto lui stesso la usa per dimostrare falsamente il suo dio alieno.

LA RADICE

Come detto in precedenza, la radice delle parole in ebraico sono composte da 2 o 3 consonati e sono il punto di partenza per esprimere un’idea che sta alla base, con l’aggiunta delle vocali, espressi con punti o trattini sotto le consonanti il termine assume un significato più specifico, ma le consonanti rimangono invariate. Ogni radice, dunque può avere diverse varianti e possono assumere significati completamente diversi da una all’altra. La radice della parola KAVOD ha tre consonanti: La CAP ( כ ) che corrisponde alla nostra K; la BET ( ב ) che corrisponde alla nostra V, a meno che sia presente un punto nel centro della lettera chiamato “daghesh lene”, in quel caso si legge B; e infine la DALET ( ד ),  la nostra D. Riporto qui sotto nella tabella tutte le varianti della radice K V D :

Come risulta dal dizionario, quando KAVOD  è riferito a Dio ha questi significati:



OSSERVAZIONI:

KAVED è il termine più polisemico. È usato anche per il quinto comandamento: Onora (KAVED)  tuo padre e tua madre. Può voler dire anche fegato perché come noi diciamo “avere un peso sullo stomaco”; gli ebrei dicevano “avere un peso sul fegato”. Biglino non contesta il significato di questo vocabolo. Nella lista delle possibili varianti della radice KVD, si può notare come l’ebraico differenzia in modo netto il concetto di peso, inteso come massa che si esprime in KOVED e il peso figurato, come peso nella società che si esprime con KAVOD. Pur avendo la stessa radice e dunque la stessa idea di base hanno significati completamente diversi. L’errore che commette Biglino è quello di partire con un giusto presupposto, il senso della radice, ma attribuire però il significato di KOVED, peso inteso come massa a quello di KAVOD peso in senso figurato traducibile unicamente con gloria, ma a differenza di KAVED che esprime una gloria generica, KAVOD tra le varie cose è l’unico termine che viene quasi sempre applicato a Dio. È il termine per indicare la magnificenza di Dio quando si manifesta all’uomo e quando è applicata a Dio ha solamente quel significato. Biglino però vuole dimostrare a tutti i costi che in origine aveva solo il significato di peso in senso fisico e allega nel suo libro uno studio Alessandro Demontis, un altro “libero pensatore”.  Fa risalire il termine KAVOD dall’accadico KABATU fino al corrispettivo sumerico DUGUD  che significa pesante di massa e visto che tutte le lingue derivano dal sumerico, in antichità KAVOD significava solo peso, massa. Ora, il termine sumerico DUGUD non ha nulla a che fare con KAVOD, sono parole completamente diverse da lingue di un ceppo completamente diverso. Il sumerico per tutti i linguisti, lo ricordo, non è di ceppo semitico ed etimologicamente non ci sono collegamenti tra l’ebraico e il sumerico. Un esempio più comprensibile potrebbe essere l’italiano e la lingua albanese che pur essendo sviluppati in zone geograficamente vicine sono di ceppi linguistici completamente diversi. Un’altra contestazione che viene fuori dai fan di Biglino è che l’ebraico essendo in origine scritto senza vocali, introdotto solo dai masoreti nel medioevo, ci sarebbe la possibilità di un errore, voluto o no, di un alterazione delle vocali in modo da scambiare KAVOD con KOVED. Non ci sarebbe potuto essere nessuna confusione in quando KAVOD  a differenza di KOVED ha una VAV (ו ) in più che la rende differente. La VAV è una lettera che da sola si legge” V” e compare spesso all’inizio di una parola e si traduce con la “E” congiunzione, ma quando si trova in mezzo a un termine assume spesso una funzione vocalica e indica la presenta di una “O” o una “U”. Quindi al massimo si sarebbe potuto scambiare KAVOD con KAVUD che però hanno significati non molto distanti. La questione più assurda è la continua insistenza nel cercare di dimostrare come KAVOD significa oggetto pesante, quando non ha alcun senso che un astronave o un arma siano ricondotti al concetto di pesante. Un mezzo volante è sempre progettato per non essere troppo pesante in quando ci vorrebbe troppa energia per farla muovere e frenarla. Anche l’identificazione come arma non convince, in quanto se l’autore biblico avesse voluto far intendere che il KAVOD fosse stata veramente un’arma sarebbe stato più logico nominarla in maniera più consona utilizzando altri tipi di radici o vocaboli sicuramente molto più attinenti con la narrazione ufologica come ad esempio la radice del termine HEREV che significa spada. La spada nella cultura dell’epoca era l’arma più classica, quindi metaforicamente avrebbe potuto utilizzare questo vocabolo. Oppure avrebbe potuto usare il termine NESHEK che significa semplicemente arma in senso generico, anche in questo caso questo vocabolo cascherebbe a pennello. Se da quest’arma veniva lanciato o sparato qualcosa di energetico ci sarebbe stata anche il termine RESHEF che può significare, freccia, lampo o fulmine. In questo caso questo vocabolo andrebbe a coincidere con la visione dell’arma di YHWH come una sorta di cannone laser. Per ultima ipotesi, se l’autore avesse voluto enfatizzare maggiormente l’astronave nella sua interezza evidenziando la caratteristica di rimanere sospeso nell’aria o muoversi nell’aria avrebbe potuto usare la parola MERACHEFET che significa librarsi, volare o aleggiare.

RADICETERMINEPRONUNCIASIGNIFICATO
חרב (H R V)חֶרֶבHEREVSpada
נשק (N SH K)נֶשֶׁקNESHEKArma
רשפ (R SH F)רֶשֶׁףRESHEFfreccia, lampo o fulmine
רחפ (R H F)מְרַחֶפֶתMERAHEFETlibrarsi, volare o aleggiare
TABELLA RIASSUNTIVA

Fosse stato uno di questi casi, la teoria ufologica sarebbe stata più credibile, ma il concetto di pesante, che sia di massa o meno non ha alcuna attinenza con quello che i “liberi pensatori” vogliono far credere e questo esclude a priori che si possa trattare di un disco volante dotato di armi.

KAVOD, GLORIA DI DIO

La parola KAVOD è usata spesso nei salmi per lodare e glorificare il Signore. La traduzione di KAVOD come gloria coincide perfettamente. Qui sotto alcuni esempi che lo dimostrano;  non sarebbe possibile travisarli per far credere che KAVOD  sia un oggetto volante, infatti questi versetti non compaiono mai nel libri dei “liberi pensatori”.

Salmo 19,2

I cieli narrano la gloria (KAVOD) di Dio,
l’opera delle sue mani annuncia il firmamento

salmo 96,3

 In mezzo alle genti narrate la sua gloria (KAVOD),
a tutti i popoli dite le sue meraviglie
.

Salmo 115,1

Non a noi, Signore, non a noi,
ma al tuo nome dà gloria
(KAVOD),
per il tuo amore, per la tua fedeltà.

Salmo 29,9

Nel suo tempio tutti dicono: ”Gloria”! (KAVOD).

LA RUACH SOPRA LE ACQUE?

Negli articoli precedenti abbiamo analizzato il termine RUACH dal punto di vista grammaticale tramite un dizionario, analizzando tutti i possibili significati in base al contesto e in base a molti esempi dove compare la parola RUACH, abbiamo constatato che la traduzione è spirito, certamente non un oggetto metallico volante. In questo articolo vedremo una prova archeologica che viene manipolata per farla passare per la prova che sostiene la tesi ufologia del termine RUACH e viene fatta ricollegare a Genesi 1,2.

Lo spirito di Dio aleggiava sulle superficie delle acque.

Biglino fa subito notare che la parola tradotta con “aleggiava” significa rimanere fermo in un punto, proprio come un elicottero rimane sospeso nell’aria. Ma questo è ancora troppo poco per dire che l’oggetto sopra le acque possa essere un disco volante alieno. Allora per convincere i lettori tira in ballo l’archeologia. In diversi suoi libri compare questa immagine e relativo commento  indicandola come prova a sostegno della sua tesi:

Questa parola (RUACH) ha infatti origini molto più antiche della rappresentazione ebraica che abbiamo riportato; affonda le sue radici nella lingua sumera nella quale il suono RU-A veniva reso con un pittogramma molto esplicativo: Il disegno contiene due elementi: un oggetto superiore (suono RU) che si trova al di sopra di una massa d’acqua (suono A). (M. Biglino, Il dio alieno nella Bibbia).

Secondo Biglino la parola RUACH è di origine sumera, la civiltà che secondo la paleastronautica ha avuto i primi contatti con questi alieni chiamati ELOHIM. Nella raffigurazione si vede in alto un oggetto che sicuramente rappresenta che un disco volante alieno che i sumeri pronunciavano con il suono RU, mentre appena sotto 2 linee curve che stanno a indicare le acque e questo coincide perfettamente con il secondo versetto della Bibbia dove quello che viene tradotto come “spirito” aleggiava sulle superficie delle acque. A primo impatto un lettore sarebbe propenso a dare ragione a Biglino o comunque porsi delle domande, se effettivamente, di quello che sostiene c’è qualcosa di vero. Ma osservando attentamente si può notare subito che nel suo ragionamento qualcosa non quadra: Nell’immagine vediamo che “RU” sta sopra ad “A”, mentre invece la Bibbia dice un’altra cosa; che RUACH sta sopra alle acquee e già li si può vedere come il ragionamento di Biglino non calza con il secondo versetto della genesi. Biglino non è la prima volta che si fa aiutare da una certa “archeologia per convincere la gente che la RUACH è una navicella aliena, e molte persone che non conoscono l’archeologia o la lingua ebraica e non svolgono ricerche per capire se quello che dice Biglino è giusto o meno e prendono ogni sua parola come oro colato si lasciano ingannare. La raffigurazione riportata nel libro di Biglino è solamente un disegno stilizzato, sarebbe interessante vedere la foto del reperto originale.

Eccolo qua sopra la foto dove deriva la rappresentazione che compare nel libro di Biglino: Nella parte in basso vediamo le curve ondulate che rappresentano le acquee esattamente come è rappresentato nel disegno. Guardando però il simbolo in alto troviamo una mezzaluna in orizzontale con un cerchio e questo non corrisponde più all’immagine precedente ed ogni sembianza di disco volante svanisce. Il simbolo nella foto e quello nel disegno, sono simboli esistenti ma dal punto di  vista archeologico sono completamente diversi. Gli esperti del settore  scoprendo che questi simboli vengono scambiati per astronavi aliene si fanno una grossa risata. Il simbolo nel disegno stilizzato che compare nei libri di Biglino, non ha nulla a che vedere a un disco volante, l’attribuzione del suono “RU” al quel presunto oggetto volante deriva da un altro ricercatore “indipendente”, tal Christian O’Brien, che semplicemente si rifà a fonti molto datate. O’Brien, infatti, per formulare la sua ipotesi sull’esistenza del termine RU-A in sumero, sembra rifarsi alla vecchia opera di George Barton, The Origin and development of Babylonian writing, risalente addirittura al 1913, attualmente obsoleta. Per intenderci, tale opera era stata pubblicata prima che fossero studiati e tradotti la maggior parte dei testi sumeri (la scoperta e l’inizio degli scavi di Uruk, ad esempio, è del 1912).  Quando nel 1936, l’archeologo e filologo Adam Falkenstein pubblica Archaische Texte aus Uruk (ATU 1), il geroglifico che Biglino e O’Brien identificano con il suono RU- viene invece identificato col suono Šagan il cui significato è semplicemente fiaschetta, un anfora contenente olio. Questa è l’immagine degli appunti di Adam Falkenstein.

Il simbolo nella seconda immagine fotografica non è per nulla di origine sumerica ma di origine cartiginea risalte al III secondo A.C. quindi ben che vada si tratta di civiltà distante almeno 1800 anni nel tempo e 3000 km di distanza e non hanno nulla che fare tra di loro. Secondo gli archeologi si tratta in realtà del simbolo della dea della luna e della fertilità cartaginese Tanit, ben conosciuta dagli archeologi e molto diffusa. Quello che viene scambiato per un disco volante rappresenta il sole e la luna crescente.

Alcuni esempi di reperti cartaginesi raffigurati il simbolo della dea Tanit

Riassumendo:

I due simboli: , il disegno stilizzato che Biglino mostra nei sui libri e l’immagine nella fotografia vengono spacciati come se fossero identici, sono in realtà profondamente diversi. un simbolo corrisponde alla dea della fertilità Tanit e l’altro una fiaschetta dell’olio. Entrambi spacciati per lo stesso simbolo e identificato come una navicella aliena. Non è stato Biglino ad elaborare tutto questo, ha attinto da studi di autori della paleastronautica precedenti; in ogni caso chiunque abbia elaborato questi studi non possono essere ricondotti a semplici errori, ma ha vere e proprie frodi ben elaborate con lo scopo di dare delle prove per sostenere la tesi aliena nella Bibbia.

RUACH: UN’ASTRONAVE ALIENA?

In questo articolo vedremo una serie di passi biblici dove è presente la parola RUACH e secondo i “liberi pensatori” sarebbe una macchina volante aliena che trasporta le persone con estrema velocità. Prima è necessaria una breve premessa: I “liberi pensatori” nel commentari i versetti hanno un mente 2 concetti base, vediamoli e commentiamoli:

1) La radice della parola RUACH indica un oggetto che si muove nell’aria

SBAGLIATO! La radice RUACH indica l’idea di aria in movimento

2) Si dice sempre che la lingua ebraica è una lingua polisemica, ovvero le parole possono avere più significati, ma per i teologi la polisemia svanisce quando si affronta la parola RUACH, quindi per loro significa sempre spirito.

SBAGLIATO! RUACH non significa solo spirito, ma può significare anche vento.


EZECHIELE 1,4

Di questo versetto ne parla Mauro Biglino in una conferenza presente una parte anche su you tube. Stranamente non cita il versetto ma lo spiega soltanto. Da tener presente che tutti i versetti citati precedentemente e abbiamo analizzato sul RUACH, dimostrando che sicuramente non può essere una navicella spaziale, non vengono mai commentati da Biglino, quindi può parlare a ruota libera sapendo che i suoi interlocutori non sono a conoscenza di questi versetti. Riguardo Ezechiele 1,4 spiega che troviamo scritto che Il RUACH degli ELOHIM viene da nord producendo forte vento di tempesta. Lo scopo è far venire in mente allo spettatore che è assurdo che il versetto parli di spirito; una cosa è che viene da una direzione e produce vento di tempesta? È molto più fattibile che parli di una nave spaziale che viaggia veloce. Allora per avere un quadro più chiara andiamo a vedere il versetto direttamente in ebraico

Io guardavo ed ecco un uragano (RUACH) avanzare dal settentrione  (Ezechiele 1,4)

Prima di tutto da come dice il versetto non si sta parlando della RUACH di YHWH,  in quando la parola YHWH non è nemmeno presente nella frase. La parola RUACH non è accompagnata da YHWH ma da SARAH che significa letteralmente tempesta. In questo contesto RUACH significa “vento” che nella Bibbia è tradotta giustamente con il termine uragano. Non sta dicendo che è la RUACH a provocare il vento tempesta, ma è esso stesso la tempesta. Non c’è nessuna astronave in questo versetto, dice solo che Ezechiele vide un forte vento di tempesta venire da nord.

2SAMUELE 22,11

Un versetto discusso nel suo libro è 2samuele 22,11 di cui non riporta la traduzione della Bibbia, ma propone una sua traduzione letterale:

Biglino spiega in questo versetto che la RUACH è un oggetto volante dotato di ali, in cui il termine KANAF contenuto in questo breve versetto può voler anche dire “parti laterali dell’oggetto”. In questo modo il lettore sarebbe condotto a immaginare una navicella spaziale con ali simili a quelle di un aereo e questo testimonia come la RUACH non può essere altro che una navicella volante aliena. Ora vediamo  il  contesto in cui questo versetto è presente: Si trova all’interno del Cantico di Davide per ringraziare Dio e lodarlo per la sua protezione e  la vittoria contro i suoi nemici. Esiste anche una variante di questo cantico nel Salmo 18. Come al solito Biglino prende una piccola frase di un cantico, senza dire che si tratta di un genere letterario poetico, quindi ricco di metafore ed allegorie e lo interpreta in maniera meccanica. Ad esempio, nello stesso cantico troviamo scritto nel versetto 8: La terrà tremò e si scosse; vacillarono le fondamenta dei cieli. Questo è un esempio di un versetto che non ha senso tradurlo alla lettera, perché si tratta di versetti poetici. Nella Bibbia CEI questo versetto che Biglino analizza è tradotto: Appariva sulle ali del vento. RUACH in questo caso si traduce vento. Per quanto riguarda la parola “ali” in ebraico nel versetto in analisi lo troviamo come KANFE, versione costrutta utilizzata quando è collegata a un’altra parola, in questo caso la RUACH, ma la forma base è KANAF כָנָף che Biglino asserisce un significato di “parti laterali dell’oggetto”; questo però non è riscontrabile sul dizionario di cui da diversi significati ma nulla riconducibile a quello che indica Biglino:

Questo termine può essere attribuito materialmente alle ali degli uccelli, oppure all’estremità di un’oggetto, ma in molti casi ha connotazione poetica e figurativa, in particolari nei generi letterali poetici come il cantico in 2Samuele 22,11. Un altro esempio della parola KANAF usata come metafora la troviamo nel Salmo 139,9 con l’espressione “ali dell’aurora”. In questo Salmo Davide loda l’onnipotenza e la onniscienza di Dio. Nessuno può dire che l’aurora sia un astronave. Un altro esempio in Isaia 8,8 dove troviamo scritto: Le sue ali distese copriranno tutta l’estensione della terra. Questo versetto anch’esso scritto in senso metaforico, si riferisce all’invasione del regno d’Israele da parte del re d’Assiria. In nessuno di questi 2 casi la parola KANAF è riconducibile meccanicamente a delle estremità su un oggetto. Se l’autore del cantico avesse visto l’ELOHIM YHWH guidare un veicolo non avrebbe mai detto di vederlo nelle ali, o parti laterali, ma avrebbe detto, al dentro in posizione centrale proprio come i nostri aerei, anche questa è una incongruenza alla tesi ufologica. In conclusione In 2samuele 22,11 non c’è nessuna astronave, ma è uno dei tanti versetti poetici presenti nei cantici e non si traduce “le parti laterali della RUACH” ma “le ali del vento”.

1RE 18,12

Siamo alla fine del tempo della carestia nella terra d’Israele, mandata da Dio tramite Elia come retribuzione dei peccati di idolatria. In questo episodio Elia incontra un certo Abdia, il maggiordomo del re Acab. Egli a differenza del re fu un timorato di Dio; quando Gezabele uccideva i profeti del Signore, lui aveva preso cento profeti e ne aveva nascosti 50 alla volta in una caverna e aveva procurato loro pane e acqua. Elia dice ad Abdia: << Va a dire, ad Acab, qui c’è Elia>>. Da molto tempo Acab era in cerca di Elia e fino a quel momento non era riuscito a trovarlo. A questo punto Abdia ha paura perché conoscendo il re, se gli dice: << Elia è qui>> ma arrivato sul posto non lo trova, potrebbe arrabbiarsi al punto da far uccidere Abdia, e quindi risponde:

Appena sarò partito da te, lo spirito (RUACH)  del Signore ti porterà in un luogo a me ignoto.(1Re 18,12)

Quindi da questo verso sembra che la RUACH possa portare Elia in altri luoghi sconosciuti e ai “liberi pensatori” ha fatto sorgere questa domanda: Che cosa trasporta Elia qua e là? Ovviamente può essere solo un astronave aliena!  Questo verso in realtà allude a qualcosa di spirituale: Dio parlando ad Elia attraverso il suo spirito, comanda ad Elia di spostarsi da una parte all’altra della nazione, quindi spiritualmente parlando, in questo modo la RUACH porta Elia in altri luoghi. Se invece si vuole vedere sotto un’altra luce, dove la RUACH trasporta fisicamente ed istantaneamente Elia in un luogo diverso, si fa riferimento a un fenomeno soprannaturale dello spirito di Dio. Un esempio lo troviamo in un episodio nel nuovo testamento in Atti 8,26-40. In quella scena troviamo Filippo, apostolo di Gesù  che incontra ad un funzionario etiope. Filippo partendo da una scrittura che l’etiope stava leggendo, lo evangelizza così da far accettare Gesù come Messia. Successivamente trovano un posto dove c’era dell’acqua e l’etiope decide di farsi battezzare. Quando risalirono dall’acqua, dice il vangelo: Lo Spirito del Signore rapì Filippo e l’etiope non lo vide più. Quindi Filippo sparisce sotto gli occhi di  l’etiope e si ritrova istantaneamente alla città di Azoto. Avviene una sorta di trasporto soprannaturale tramite lo Spirito Santo, così è possibile che anche Elia avesse abitualmente queste esperienze.

EZECHIELE 8,1-3

In Ezechiele 8,3 troviamo un altro versetto usato da Biglino per dimostrare la sua tesi, in questo caso sostiene che la RUACH trasporta Ezechiele fino a Gerusalemme. Vediamo cosa dice la Bibbia in Ezechiele 8,1-3: Nell’anno sesto, nel sesto mese, il cinque del mese, mentre mi trovavo in casa e dinanzi a me sedevano gli anziani di Giuda, la mano del Signore Dio si posò su di me e vidi qualcosa dall’aspetto d’uomo NOTA: da ciò che sembravano i suoi fianchi in giù, appariva come di fuoco e dai fianchi in su appariva come uno splendore simile al metallo incandescente. Stese come una mano e mi afferrò per una ciocca di capelli: uno spirito mi sollevò fra terra e cielo e in visioni divine mi portò a Gerusalemme. Il fatto che il versetto dice “uno spirito (RUACH) mi sollevò” per Biglino è sufficiente per affermare che si tratta di un astronave aliena. D’altronde cosa è che potrebbe sollevare e portare a Gerusalemme, ma non tiene conto del contesto. Dove si trova in quel momento  Ezechiele quando la RUACH lo solleva? In casa, e nemmeno da solo, ma in compagnia degli anziani di Giuda. Ezechiele non dice di essere uscito da casa. Se dovessimo pensare che la RUACH è un astronave vediamo che questa conclusione in base al contesto assume contorni alquanto grotteschi. Questa astronave avrebbe dovuto entrare in casa e i presenti avrebbero dovuto avere delle reazioni, non capita tutti i giorni che un astronave ti entri in casa, poi Ezechiele avrebbe dovuto entrare nella RUACH e farsi delle ore di viaggio in quando da Gerusalemme a Babilonia ci sono circa 2000 km. Il testo ebraico non dice che Ezechiele entra dentro la RUACH e si fa ore di viaggio, dettagli che sicuramente avrebbero dovuto esserci. Anzi parla subito di Gerusalemme come un arrivo istantaneo, quindi non ci sono abbastanza elementi per dire che la RUACH è un mezzo di trasporto volante. Ezechiele aveva spesso delle visioni da parte del Signore, questo argomento lo approfondiremo più avanti (Ved. Pag. 194), in questo caso vede quello che sembra una teofania del Signore che lo afferra e tramite il suo spirito viaggia in visioni divine. In realtà fisicamente rimane lì dove è, ma cade in una sorta di trance, che gli dà la sensazione di staccarsi da terra e gli vengono proiettate nella mente tutto quello che Dio vuole che veda. Spesso il scopo delle visioni e per far rendere conto ad Ezechiele i gravi peccati che stanno commettendo il suo popolo, in particolare l’idolatria.

NOTA: Biglino nel commentare questo brano segnala un “errore” di traduzione nelle Bibbie in italiano nelle parole “dall’aspetto d’uomo” riferito alla teofania. In realtà nel testo ebraico compare le parole “dall’aspetto di fuoco”. Lo scopo di far notare questa discrepanza è quella di negare un’identità antropomorfa alla visione per farla assumere l’aspetto di qualcosa di materiale, come appunto una navicella spaziale. Sono andato a vedere personalmente nella Bibbia in ebraico ed effettivamente compare la locuzione KEMAREH-ESC, come apparenza di fuoco. Ma c’è un motivo del perché nelle traduzioni compare invece “dall’aspetto d’uomo”. Nella Bibbia (Ved. Bibliografia) in una nota a fianco, invita il lettore a confrontare il versetto con Ezechiele 1,26-27, andiamo a leggerlo:

…in alto, una figura dalle sembianze umane. Da ciò che sembravano i suoi fianchi in su, mi apparve splendido come metallo incandescente e, dai suoi fianchi in giù, mi apparve come di fuoco.

Vediamo come questo versetto, che analizzeremo meglio nei prossimi capitoli è praticamente identico a quello di Ezechiele 8, si sta infatti parlando dello stesso soggetto, con la differenza che qua però compare la parola KEMAREH ADAM come apparenza di uomo. Quando i traduttori, in casi particolari come questo, si trovano a dover scegliere la traduzione più vicina all’originale si va a consultare altre versioni delle Bibbia come la LXX, dove troviamo ANDROS ἀνδρός, quindi uomo. Per questo motivo hanno mantenuto la “sembianza umana” anche in Ezechiele 8. Gli studiosi hanno pensato a un errore di trascrizione dei masoreti infatti la parola ESC graficamente è molto simile a  ISH che rimanda al significato di “uomo”.

Da notare che hanno le stesse consonanti e l’unica differenza è solo un piccolo puntino in più sotto la lettera ALEF א che fa la differenza tra la HIREQ breve (i) e la SERE (e). Quel puntino in più è sicuramente dovuto a un errore di trascrizione e questo fa pensare che in origine i due brani del Cap. 1 e 8 richiamavano entrambi l’aspetto d’uomo. Questo lo fa pensare anche dal fatto che in Ezechiele 8,1-3 si parla di una mano che lo afferra ed è un po’ difficile che un fuoco possa avere le mani, un aspetto umano invece si. Alla luce di questi approfondimenti si può concludere che non ci sarebbe quindi nessun errore di traduzione da parte dei teologi.