Esodo 33,12-23 è l’episodio preferito di Biglino per spiegare che cosa sia questo KAVOD di YHWH, infatti nelle conferenze, se ha poco tempo a disposizione per parlare del KAVOD spiega a modo suo questo episodio citando solo alcuni versetti. Vediamo la sua spiegazione: In questa vicenda Mosè si trova sul monte Sinai dove riceve la richiesta da parte di YHWH di guidare concretamente il suo popolo in questa sfida di attraversare il deserto e raggiungere la terra promessa e sottolinea che tutti devono vedere con grande evidenza che YHWH è con loro. Allora Mosè chiede: Mostrami la tua gloria (KAVOD). Mosè vuole vedere lo strumento che consentirà al popolo di Israele di raggiungere tutti gli obbiettivi, e come strumento si intende “un arma”. Questo servirà anche per convincere la gente a seguire questo ELOHIM e non altri. YHWH si rende conto della situazione e accetta la richiesta di Mosè, ma lo avverte che questa sua richiesta è molto pericolosa, addirittura potrebbe anche ucciderlo. È necessario adottare delle misure precauzionali affinché la incolumità di Mosè sia salvaguardata. Quindi si può affermare che questo KAVOD può uccidere. Viene detto a Mosè che nessuno può vedere la parte frontale del KAVOD e rimanere in vita. Quando passa uccide chi gli sta di fronte. Non può dunque essere dosata o limitata, ma si possono solo prendere misure precauzionali. A questo punto YHWH indica a Mosè una cavità tra le rocce per potersi riparare e in aggiunta YHWH lo coprirà con la sua mano. Quando il KAVOD passerà potrai guardarlo da dietro in questo modo per Mosè non ci sarà pericolo. Si può affermare dunque che il KAVOD è un qualcosa che passa e Mosè deve essere protetto in quando questo KAVOD può ucciderlo e YHWH non può farci niente, Le rocce sono quelle che riparano Mosè e fanno quello che YHWH non può fare. Quando Mosè scende dal monte il popolo nota che ha il viso arrossato, tipico sintomo di una ustione dovuta al passaggio del KAVOD che nonostante le precauzioni ha lasciato un segno sul volto di Mosè, è stato dunque esposto a una energia molto potente, questo farebbe pensare a una sorta di raggio energetico. Questo brano mostra che il KAVOD possiede certe caratteristiche che non possono essere ricondotte alla traduzione di gloria, come concetto astratto, trascendente e immanente.
IL DIO DELLA GLORIA
Questo brano è conosciuto come la “preghiera di Mosè”. Avviene un dialogo tra Dio e Mosè dove quest’ultimo pressato da una grande responsabilità; essere leader di un intero popolo per condurlo alla terra promessa, vuole assicurarsi che Dio sarà con lui e così anche tutto il popolo deve sapere che Dio cammina a loro fianco, così dice: Come si saprà dunque che ho trovato grazia ai tuoi occhi, io e il tuo popolo, se non nel fatto che tu cammini con noi? Così saremo distinti, io e il tuo popolo, da tutti i popoli che sono sulla faccia della terra” (V16). Mosè vuole un segno che possa distinguere il popolo ebraico dagli altri popoli che adorando solamente delle statue di pietra inanimate, così gli fa una richiesta particolare: Mostrami la tua Gloria (KAVOD). Subito dopo Dio risponde così: Farò passare davanti a te tutta la mia bontà e proclamerò il mio nome, Signore, davanti a te. A chi vorrò far grazia farò grazia e di chi vorrò aver misericordia avrò misericordia” (V19). Questo versetto non compare nei libri di Biglino; diciamo che se l’obbiettivo è dipingere YHWH come un essere spietato e crudele, far conoscere questo versetto dove la parola bontà e misericordia sono accostate a Lui; non è proprio il massimo; poi questo versetto è un po’ troppo teologico e Biglino è un po’ allergico ai concetti teologici. Veniamo ora a uno dei versetti più importanti; Dio prosegue dicendo:
Ma tu non potrai vedere il mio volto 1), perché nessun uomo può vedermi 2) e restare vivo” (V20).
A questo punto Mosè avrebbe potuto dire: Ma io non ti ho chiesto di farmi vedere il tuo volto, ti ho chiesto di farmi vedere il tuo KAVOD; ma attenzione alla parola “volto” (PANIM) perché è questa una delle parole chiave per comprendere cosa sia il KAVOD, infatti sta dicendo che la gloria (KAVOD) e il volto di Dio (PANIM) sono appunto la stessa cosa. Mosè dopo aver sentito per diverso tempo la voce di Dio, vuole vedere anche la sua gloria, ovvero il suo volto così anche da avere una testimonianza in più di fronte al popolo. La gloria, che è la presenza splendente di Dio si manifesta proprio nella sua bontà verso il popolo, in tutto ciò che ha operato e opererà per Israele, questo è il senso del versetto 19 citato precedentemente che con questa chiave di lettura ha senso. Nel versetto sono sottolineati due parole chiave che vanno in netto conflitto con la narrazione ufologica:
- Il termine “mio volto” in ebraico PANAI è un chiaro riferimento che si sta parlando di Dio stesso. Nella narrazione ufologica si enfatizza il termine “volto” ignorando il pronome possessivo “mio” per supporre erroneamente a una possibile “parte laterale del KAVOD”, giocando sul fatto che PANIM può significare anche lato; proseguendo successivamente con una domanda ingannevole: Come fa la gloria avere dei lati? È di fatto una domanda senza senso, infatti la gloria non ha lati, né frontali né laterali. Questa traduzione alternativa è importante nella narrazione ufologica perché vuole far intendere a un suo lettore che il KAVOD non è un concetto astratto, ma un oggetto materiale ed essendo un arma non può essere vista in funzione da un certo lato perché sarebbe proprio dove spara il raggio energetico. Peccato che questa interpretazione è grammaticalmente insostenibile. il termine PANIM quando è riferito a YHWH, dal momento che indica Dio stesso è da considerarsi un avverbio. Lo si può vedere più chiaramente nei versetti 14 e 15 sempre nel capitolo 33 dove recita rispettivamente: Il mio volto camminerà con voi …(V14) e Se il tuo volto non camminerà con noi … (15) Da qui si può notare come il termine volto (PANIM) viene usato come avverbio e non indica il viso come parte anatomica di una persona. Questa è una traduzione letterale che in italiano risulto poco comprensibile, infatti in altre versioni troviamo tradotti rispettivamente: Io stesso vi guiderò … (V14) e Se non ci guidi … (V15). L’uso avverbiale del termine “volto” PANIM è indicato chiaramente sul dizionario:
Quindi non può essere negato. Biglino, traducendo il termine con “parte laterale” di fatto lo identifica come un sostantivo e non un avverbio. Questo errore di pura grammatica è piuttosto grave da uno che si vanta per le sue competenze di ebraico. Se l’autore avesse voluto far intendere la presenza di “lati” nel KAVOD avrebbe dovuto esserci al posto di “mio volto” “volto del KAVOD” (PENÉ KAVOD). In questo caso termine PANIM sarebbe stato riferito al KAVOD.
- Il termine “vedermi” (IRANI) indica il chiaro desiderio di Mosè di vedere Dio stesso, la sua gloria splendente e non di fargli vedere un oggetto materiale in suo possesso. Altrimenti ci sarebbe dovuto essere il termine “vederlo” (IRAHU)
Alla luce di questi due termini chiave per la comprensione della gloria di Dio si può concludere che la narrazione ufologica è del tutto fuorviante. Come avrebbe dovuto essere la traduzione interlineare per renderla coerente con l’interpretazione di Biglino:
Al posto di:
Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo”
Avrebbe dovuto esserci:
Ma tu non potrai vedere il volto del KAVOD, perché nessun uomo può vederlo e restare vivo”.
Rimanendo sempre su questo versetto concentriamoci sulla seguente affermazione: Perché Dio dice che l’uomo non può vederlo o vedere la sua gloria e rimanere in vita? La Bibbia non lo dice, ma se incrociamo i dati con le esperienze NDE possiamo intuire una risposta. Le esperienze NDE, conosciute come le esperienze di pre-morte, sono avvenimenti che si verificano quando una persona a seguito di un indicente o una malattia di fatto e muore e sperimenta la sensazione del distacco dell’anima dal corpo e di seguito il passaggio nell’aldilà, concludendo con il ritorno nel corpo. Ci sono testimonianze in tutto il mondo riguardo questo fenomeno. Una di queste racconta di aver visto Dio come una immensa luce che non abbaglia gli occhi dove si percepiva una energia onnipotente. Ora, noi tutti vedremo Dio nell’aldilà e la nostra anima non verrebbe distrutta poiché si adatta alle condizioni celesti, ma i nostri corpi, che sono progettati per l’atmosfera di questo pianeta e non sono adatti a stare di fronte a una tale potenza; se Dio trasmigrasse in questa dimensione così come appare in cielo verremo distrutti, per questo non può farsi vedere finché siamo qui in vita, non certo per colpa di Dio. Ma allo stesso tempo voleva anche accontentare la richiesta di Mosè e disse: Tu starai sopra la rupe:quando passerà la mia gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano, finché non sarò passato. (Esodo 33,22). Anche in questo versetto troviamo un’espressione In continuità con il versetto precedente: Inizialmente compare “passerà la mia gloria” in fondo invece: “finché non sarò passato”. Letteralmente FINO AL PASSAGGIO MIO, il pronome possessivo indica la prima persona singolare. Anche in questo caso si parla della gloria come Dio stesso. Se il KAVOD fosse stato un oggetto esterno a YHWH avrebbe dovuto usare il pronome per indicare al terza persona singolare. Quindi:
Al posto di avrebbe dovuto essere
La parola “mano” (CAF כַּף) similmente a “volto” quando è riferito a YHWH non indica una parte anatomica, ma esprime una azione che compie Dio. Tra le sfumature che questo vocabolo possiede ci sono termini che richiamano l’operabilità così YHWH quando compie un azione, figurativamente viene indicata il termine “mano”. Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non si può vedere”. (23) In questo caso da una protezione a Mosè che evidentemente le rocce non erano sufficienti. L’espressione “vedrai le mie spalle” nel linguaggio biblico indica una visione parziale. Se il KAVOD fosse stato un cannone energetico non ci sarebbe stato nessun bisogno di adottare misure precauzionarli come spiega la versione ufologica; sarebbe stato molto più semplice puntare l’arma in una direzione diametralmente opposta a Mosè, in questo modo avrebbe visto tutto in maniera completa in sicurezza. Il racconto biblico spiega tutt’altro; Mosè è stato l’unico ad aver avuto il privilegio, anche se in maniera molto limitata, di riuscire a vedere Dio da vivo. Non ha visto Dio direttamente, ma solo i suoi effetti. L’unico modo in cui tutti gli uomini potessero vedere la gloria di Dio da vivi è venire sulla terra in forma umana, così ha fatto con Gesù Cristo, come sta scritto: E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre , pieno di grazia e di verità (Giovanni 1,14).
LO SPLENDORE DELLA GLORIA
Successivamente Mosè rimane ancora sul monte per diverso tempo, dove avviene anche la famosa scena dei 10 comandamenti. Quando scende dal monte in Esodo 34,29-30 non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante, poiché aveva conversato con lui. Ma Aronne e tutti gli Israeliti, vedendo che la pelle del suo viso era raggiante, ebbero timore di avvicinarsi a lui. Da notare che il versetto non si dice che Mosè aveva il volto ustionato, ma era raggiante, emanava luce, tante è vero che il popolo non avendo mai visto questo fenomeno si spaventarono, cosa che non avrebbero avuto nessun motivo se si fosse semplicemente ustionato. Inoltre Mosè non se n’era nemmeno accorto di avere il volto luminoso, raggiante; se avesse avuto un ustione se ne sarebbe accorto eccome. Questo versetto infatti non è riportato nei libri di Biglino e non tenta nemmeno di dare una sua traduzione letterale, perché anche questa lo smentirebbe. Infatti la parola tradotta come raggiante è QARAN che consultando il dizionario significa effettivamente e solamente raggiante:
Nessuno potrebbe accusare i teologi di aver fatto una traduzione di comodo. Un altro esempio di versetto contenente il termine QARAN lo troviamo all’interno del cantico di Abacuc, che per renderlo in un italiano scorrevole è stato tradotto con “splendore”: Il suo splendore (QARAN) è come la luce, bagliori di folgore escono dalle sua mani: la si cela la sua potenza (Abacuc 3,4). Vediamo che in questo versetto la traduzione QARAN in splendore rientra perfettamente nel contesto. La Bibbia fornisce ulteriori dettagli riguardo al volto raggiante di Mosè: In primo luogo si denota come questo fenomeno compare quando Mosè scende dal monte, ma non è per forza ricollegato all’esperienza in Esodo 33 commentata precedentemente in quanto questo fenomeno ricompare ogni volta che Mosè parla con Dio nella tenda del convegno in mezzo al popolo. Si dice che Mosè fu l’unico a parlare con Dio “a faccia a faccia”. Subito dopo si copriva la faccia con un velo (MASWÈ מַסְוֶה ). Ogni volta che avveniva lo splendore gradualmente spariva. Secondo l’apostolo Paolo in 2 Corinzi 3,13 Mosè si velava il volto perché i figli di Israele non vedessero la fine di ciò che era solo effimero. Il fatto che tra Dio e Mosè c’era tutta questa grande intimità che anche i profeti successivi non avevano e il fatto che Mosè aveva il volto temporaneamente raggiate sembrerebbe che Mosè fu esposta a qualche forma di potenza o energia proveniente direttamente da Dio stesso e come tutte le energie rispetta la seconda legge della termodinamica dove se un corpo riceve una fonte di energia e non viene più alimentata, gradualmente svanisce, come quando fai bollire l’acqua e poi spegni il gas, prima o poi tornerà fredda per questo il fenomeno era solo temporaneo. Esiste un nesso anche nel nuovo testamento: Nella famosa scena di Gesù che guarisce la donna con le perdite di sangue (Matteo 9,20-22. Marco 5,25-34. Luca 8,43-48) troviamo che non appena la donna tocca il mantello di Gesù e crede con fede che verrà guarita, cosa che effettivamente avviene, Gesù dichiara di aver sentito una forza uscire da lui. Che cosa era questa forza? Gesù era pieno di Spirito Santo che gli consentiva di avere accesso alla gloria di Dio per compiere ogni miracolo e prodigio, quindi questa forza o energia era proprio la gloria, il KAVOD, che infatti ricompare nella scena della trasfigurazione raccontata in (Matteo 17,1-9. Marco 9,1-10. Luca 9,27-36). In Luca 9,27 sta scritto: In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto il regno di Dio”. A che cosa si riferiva Gesù? Non certo alla sua seconda venuta. Si riferisce all’episodio della trasfigurazione che viene raccontata dal versetto successivo in poi. I discepoli assistono a un anticipazione del regno di Dio e vedono Gesù divenire completamente raggiante: Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua (di Gesù) gloria e i due uomini (Mosè ed Elia) che stavano con lui. (V32). Vedendolo raggiante si accorgono subito che stanno vedendo un Gesù in gloria (KAVOD) o glorificato. La forza, la potenza o l’energia che Gesù aveva dentro, nella vicenda della trasfigurazione viene fuori e diventa visibile. Esiste quindi una correlazione fra la trasfigurazione, quindi il volto raggiante di Gesù e il volto raggiante di Mosè. La differenza è che Gesù ha il pieno controllo della Gloria, mentre Mosè ne subisce solo le conseguenze e non può controllarla. In conclusione la gloria, ovvero il KAVOD è un eufemismo per indicare Dio nella sua essenza, più precisamente è la potenza di Dio che è visibile in paradiso con una immensa luce; nell’apocalisse di san Giovanni, l’autore vide nella visione la Gerusalemme illuminata dalla gloria di Dio, tanto che il sole appare inutile (Apocalisse 21,23). Così anche sulla terra si vede come una luce ma solo Gesù ha il potere di controllarla.