IL DIAVOLO IN PERSONA

Così come gli angeli possono assumere una forma umana, anche i demoni possono presentarsi in queste mentite spoglie anche se sono eventi molto più rari. Abbiamo una testimonianza tramandata da Padre Tarcisio da Cervinara, uno dei Confratelli che è stato più vicino a Padre Pio a San Giovanni Rotondo. Padre Pio raccontò così il suo incontro con il diavolo: Una mattina mentre stavo confessando gli uomini, mi si presenta un signore alto, snello, vestito con una certa raffinatezza e dai modi garbati, gentili. Inginocchiatosi questo sconosciuto incomincia a palesare i suoi peccati che erano di ogni genere contro Dio, contro il prossimo, contro la morale: tutti aberranti». Padre Pio fu colpito da una cosa in particolare. Per tutte le accuse, anche dopo la mia riprensione, fatta adducendo come prova la parola di Dio, il magistero della Chiesa, la morale dei santi, questo enigmatico penitente controbatteva le mie parole giustificando, con estrema abilità e con ricercatissimo garbo, ogni genere di peccato, svuotandolo di qualsiasi malizia e cercando allo stesso tempo di rendere normali, naturali, umanamente indifferenti tutti gli atti peccaminosi». E questo, proseguiva il frate di Pietrelcina, «non solo per i peccati che erano raccapriccianti contro Dio, Gesù, la Madonna, i Santi, che indicava con perifrasi irriverenti senza mai nominarli, ma anche per i peccati che erano moralmente tanto sporchi e rozzi da toccare il fondo della più stomachevole cloaca». Pio era colpito dal tipo di risposte che questo signore dava ad ogni sua osservazione. «Le risposte che questo enigmatico penitente dava di volta in volta alle mie argomentazioni, con abile sottigliezza e con ovattata malizia evidenziava il santo mi impressionavano. Tra me e me, domandandomi, dicevo: ”Chi è costui?” Da che mondo viene? Chi sarà mai?”. Come terminò questo incontro? Con tono deciso e imperioso gli dissi: ”Di’ viva Gesù, viva Maria”. Appena pronunziati questi soavissimi e potentissimi nomi, Satana sparisce all’istante in un guizzo di fuoco, lasciando dietro a sé un insopportabile irrespirabile fetore» (“Padre Pio nella mia vita”, trasmissione dell’emittente Tele Radio Padre Pio).

LO SCUOLABUS

In questa testimonianza un autista di scuolabus che ama molto i bambini, come sua consuetudine parcheggia il suo bus vicino alla scuola, i bambini scendono allegri dallo scuolabus, attraversano la strada ed entrano nel cortile dalla scuola. L’autista parcheggia stretto ostacolando un eventuale passaggio di altre macchine mentre i bambini attraversano la strada in modo da assicurare a loro la massima tutela. Un giorno, proprio mentre i bambini attraversarono, vide da lontano una macchina che andava molto veloce, inseguita da un auto della polizia. Stavano scappando per un tentativo di rapina. La macchina si avvicina in fretta e sembra non avere nessuna intenzione di rallentare al passaggio dei bambini. L’autista fa di tutto per far sgombrare la strada in fretta ma un bambino inciampò proprio sul marciapiede. La macchina per passare nel passaggio stretto dovrà passare anche nel marciapiede e sembra proprio che il destino del povero bambino sia inevitabile. L’autista chiude gli occhi per evitarsi una scena terribile. Subito dopo che la macchina passò scese subito dal bus per cercare in tutti i modi di soccorrere il bambino, ma con stupore scoprì che era nel cortile sano e salvo. L’autista si chiese quindi come aveva fatto a raggiungere il cortile così in fretta. Il bambino era scosso e piangeva. Ma gli altri bambini dissero che all’ultimo momento un signore vestito di bianco spinse il bambino per evitare la collisione con l’auto. Dopo di che quel signore che nessuno aveva mai visto scomparve dal nulla. L’autista intuì che si tratta di angelo. Se fosse stato una persona si sarebbe sicuramente fermato.

L’ANGELO SOCCORRITORE

Una giovane donna in età scolastica mentre attraversa la strada viene presa sotto da un camion, un po’ per sua distrazione e un po’ per distrazione del conducente, in ogni caso viene colpita al fianco e sollevata con brutalità da terra, viene scaraventata a 3-4 metri di distanza. La ragazza ha dolori atroci e non riesce nemmeno a muoversi. Una folla, vista la scena accorre vicino per vedere le condizioni di questa ragazza senza però fare nulla. A un certo punto si fa largo un giovane di bell’aspetto che la soccorre facendosi aiutare dai presenti che seguono tutte le sue indicazioni, intanto rassicura la ragazza dicendo parole confortanti. Viene portata all’ospedale dove i medici saputo l’accaduto le dà poche speranze di sopravvivenza se non con gravi disabilità. Invece, con profondo stupore non riescono a trovare niente di rotto, nemmeno un osso o un organo lesionato, solo una leggera contusione. I medici per essere sicuri ripetono gli esami più volte e rimangono increduli dal fatto che è rimasta illesa. Viene dunque dimessa il giorno stesso. Nei giorni seguenti fa delle ricerche per capire chi potesse essere quell’uomo che l’ha soccorsa, ma nessuno si ricorda di lui e nessuno lo ha mai visto. Tenendo conto di questi elementi e dalla guarigione miracolosa la ragazza concluse che l’uomo che la soccorse in realtà si trattava di un angelo.

IL SOCCORSO STRADALE

I figli della giornalista americanaJoan Wester Anderson hanno conosciuto un’avventura, che ci riassume la loro stessa madre: In una notte ghiacciata di Natale (la più fredda registrata nella storia del Midwest), mentre la radio annunciava una tempesta di neve e consigliava di non partire, il giovane Tim e suo fratello caddero in panne con la macchina su di una strada deserta. Nessuna possibilità di veder passare qualcuno. Tim pregò: “Dio mio, solo voi potete venirci in aiuto”. Subito, i ragazzi scorsero una macchina che si affiancò ad essi. Da dove veniva? Essi non lo compresero, non avevano visto nessun faro. Ed era una macchina del soccorso stradale. L’autista propose di guidarli in luogo sicuro. Il giovane si inquietava per la fattura. Davanti casa, l’autista parcheggiò la macchina. Tim entrò in cucina ma realizzò subito che non aveva pagato. Uscì di nuovo di casa, ma la macchina del soccorso ed il suo autista erano scomparsi. Eppure, nessuno dei due aveva sentito rumore, né di motore, né di catene. E nella neve, non vi era che una sola traccia di pneumatici, quella della loro macchina.