SITUAZIONE SOCIALE

Gesù nacque e visse in una situazione sociale caratterizzata dalla divisione della popolazione in gruppi sociali. La società del punto di vista economico era suddivisa in: Ricchi, ceto medio e poveri.

  • Ricchi

Un primo gruppo dei ricchi era composto da coloro che governavano. Un secondo dai grandi proprietari terrieri, dai commercianti, dagli uomini politici e d’affari e dagli esattori delle tasse. Un terzo gruppo era formato dall’aristocrazia sacerdotale. Tutti costoro godevano di un trattamento speciale tanto nella vita sociale come in quella cultuale. Erano loro che decidevano le sorti del popolo.

  • Ceto medio

Era costituito da un piccolo gruppo di piccoli proprietari, piccoli commercianti, artigiani specializzati e tutti coloro che vivevano grazie all’accoglienza dei pellegrini e dei commercianti stranieri. Di questo gruppo facevano parte anche i sacerdoti che non appartenevano all’alto clero. Questi vivevano del culto, delle decime e delle offerte del popolo. Anche coloro che erano a capo dei vari settori dei lavori pubblici statali facevano parte di questo ceto medio.

  • I poveri

La maggior parte del popolo giudeo faceva parte del gruppo dei poveri. Di questi erano parte i lavoratori a giornata e gli artigiani delle campagne. Essi conducevano una vita di sussistenza tale che causava denutrizione e malattie. Accanto vi erano anche i lavoratori cittadini dediti alle costruzioni e così pure i piccoli commercianti rurali. È comprensibile quindi come, a causa del continuo impoverimento, abbondavano coloro che chiedevano e vivevano delle elemosine. I leviti e il basso clero poteva essere incluso anche in questa categoria.

COMPORTAMENTI SOCIALI:

Ora vedremo i comportamenti sociali di ogni categoria di cittadino a prescindere dalla condizione economica, come veniva considerata ogni categoria da tutti gli altri:

  • Le donne

La donna era considerata in tutti gli aspetti inferiore all’uomo. Essa era considerata a tutti gli effetti come proprietà dell’uomo. Solitamente essa era tenuta lontana dalla vita pubblica. Anche se nelle campagne essa aveva più libertà, rimaneva sempre sottoposta all’uomo. La mentalità comune era che la donna doveva rimanere in casa e dedicarsi ai compiti casalinghi. La donna sposata chiamava suo marito padrone o signore, cioè lo stesso titolo che lo schiavo dava al suo padrone o il suddito al suo sovrano. Aumentava la sua stima nel caso fosse diventata madre, specialmente madre di figli maschi. Nel matrimonio spettava quasi esclusivamente al marito rompere il legame matrimoniale quando la sposa non incontrava più il suo favore, perché riscontrava in essa qualcosa di vergognoso. In quel caso il marito le dava un documento di separazione e la rimandava a casa dei genitori. Questa emarginazione si riscontrava anche nell’ambiente religioso. Le donne potevano accedere al Tempio solo nel cortile ad esse riservato. Nei loro doveri religiosi erano equiparate agli schiavi: non erano tenute a tutte le obbligazioni della preghiera. A volte la povertà era tale che per pagare i debiti il povero si vedeva costretto a vendere come schiava la propria figlia. Anche se la schiavitù tra i giudei non era frequente, si riscontravano questi casi, favoriti anche dalla poca considerazione per la donna.

  • I bambini

I bambini avevano poca importanza e fino a quando non erano nell’età di comprendere la Legge non avevano parte alla vita sociale. Questo avveniva all’età di tredici anni quando, durante una cerimonia (chiamata Bar mitzvah), il bambino di sesso maschile poteva leggere pubblicamente le Scritture nella sinagoga. Allora diventava adulto

  • I peccatori

I peccatori non erano solo coloro che pubblicamente disobbedivano alla Legge o infrangevano volontariamente o no comandamenti di Dio,  spesso erano persone che esercitavano certe professioni che secondo l’opinione generale, mancavano di dignità come i giocatori d’azzardo, gli usurai, i cambiavalute, gli esattori delle tasse ed i pastori. Di quest’ultimi si sospettava che, per le condizioni del loro lavoro, non rispettassero tutte le prescrizioni rituali. Un lavoro disprezzato era quello di allevare maiali, dato che questi animali erano considerati impuri. Per questo si concentrava nella Transgiordania (ad es. Gadara – Mt 8,28). Questa categoria di persone erano disprezzate ed emarginate dagli altri.

  • I pubblicani

Avevano di una cattiva fama e anch’essi erano emarginati dagli altri. Erano persone del posto che avevano in appalto la riscossione delle tasse per Roma. Esposti alla tentazione di imbrogli e ruberie, sovente riscuotevano più del dovuto sfruttando senza scrupoli l’ignoranza del popolo. Per questo erano considerati disonesti e imbroglioni per eccellenza. Il disprezzo popolare si estendeva anche ai loro familiari. Ad essi si negavano i diritti civili e non era loro consentito di svolgere la funzione di testimoni nei tribunali. Assumere questa professione implicava l’espulsione dal gruppo dei farisei, qualora un pubblicano ne fosse stato membro.

  • I malati

Anche i malati erano considerati con un certo disprezzo. Si pensava che la malattia fosse frutto di un peccato personale o della famiglia. I malati, specialmente coloro che avevano malattie che procuravano impurità, venivano tenuti in disparte. Alcuni, come i lebbrosi, venivano tenuti lontani dalle città e dagli insediamenti umani (cfr. Mt 20,29-34; Lc 17,11-14; Gv 9,1-4).

  • I samaritani

I Samaritani erano considerati eretici e i giudei si mantenevano completamente separati da loro. La separazione cominciò con la divisione del regno di Israele alla morte del re Salomone nel 931 a.C. tra il regno di Israele al Nord con Samaria come capitale, e il regno della Giudea a Sud con capitale Gerusalemme. Tra i due regni c’era una forte rivalità. Quando Samaria cadde in potere degli Assiri (721 a.C.), molti Israeliti furono deportati e al loro posto vennero messi degli stranieri. Ciò contribuì ad un mescolamento etnico e religioso e alla nascita di una religione sincretista. Tuttavia la separazione religiosa tra Giudei e Samaritani si verificò solo dopo l’esilio. I Samaritani avevano il loro tempio sul monte Garizim in opposizione al tempio di Gerusalemme. Quel tempio fu distrutto dai giudei nell’anno 128 a.C. Al tempo di Gesù i Samaritani occupavano una specie di zona intermedia tra il giudaismo e il paganesimo. Essi conservarono la loro fede monoteista, osservavano il sabato e la circoncisione, e accoglievano come libro sacro solo il Pentateuco, nella loro variante samaritana. Il loro unico luogo di culto era il monte Garizim e rifiutavano Gerusalemme quale città sacra. La Samaria era la regione tra la Giudea e la Galilea, perciò poteva succede spesso che un  ebreo galileo dovesse attraversare la Samaria per andare a Gerusalemme per le feste e data la loro inimicizia non volevano avere rapporti e si sceglievano itinerari da evitare di entrare in qualche città samaritana. (cfr. Lc 9,51-56; Lc 10,30-37; Gv 4,4-10).  Era molto inusuale ogni tipo di relazione con i Samaritani, per questo quando Gesù parla alla donna samaritana, lei rimane stranita (Gv 4,9). Anche i samaritani attendevano un Messia che risollevasse la condizione del popolo.

  • Gli schiavi

In tempi di stabilità le famiglie più ricche potevano avere degli schiavi, molti dei quali catturati in guerra. Essi erano trattati bene e la legge ebraica li proteggeva da ogni abuso. Il Nuovo Testamento accettò di fatto la schiavitù perché la società non era ancora pronta per abolirla ( Ef 6,8; Col 3,22; Fm 16), ma enunciò i fondamenti dottrinali, che, alla fine, avrebbero portato all’abolizione della schiavitù ( Gal 3,28). Un ebreo poteva essere ridotto in schiavitù a causa di debiti (Mt 18,25) o per il reato di furto fino a quando avesse saldato il dovuto o anche perché riteneva di godere maggior sicurezza nella casa di un altro che non nella sua. Nell’anno del giubileo lo schiavo poteva ritornare nella sua proprietà di origine, anch’essa resa libera nella stessa circostanza. Solo le fanciulle vendute come schiave rimanevano tali per tutta la vita.

RIFLESSIONI PERSONALI:

Io ho provato a rispondere a queste domande, ma si tratta di opinioni personali, quindi invito tutti a pensarci su e trarre la proprie conclusioni.

Chi sono oggi nella nostra società i malati, i pubblicani e i Samaritani?

  1. I malati: Sono le pesone affette da malettie croniche e debilitanti e possono essere un problema alla partecipazione della vita sociale
  2. I pubblicani: Possono essere tutte quelle persone benestanti che tolgono risorse alla società. Ad esempio un imprenditore che delocalizza licenziando gli operai, oppure il colletto bianco corrotto che prende tangenti ecc…
  3. I samaritani: Sono quelli persone ai margini della società, i senza tetto, i gli stranieri irregolari, ecc..

In che cosa oggi è diverso il nostro comportamento nei confronti della donna, dei bambini e degli schiavi?

  1. La donna: Nel nostro tempo la donna ha pari dignità di fronte alla legge e pari diritti e doveri. Chi è lontano da Dio vede la donna solo come un mezzo per soddisfare il proprio egoismo.
  2. I bambini: Sono educati dalle famiglie, ma in caso di mancanza di idoneità intervengono i servizi sociali.  Vige l’obbligo scolastico.
  3. Gli schiavi: Non esistono più nel nostro tempo come in antichità, esistono delle forme di schiavitù fuorilegge come il caporalato o altre forme di lavoro senza tutele e con miseri stipendi a fronte di molte ore.

SITUAZIONE ECONOMICA

L’economia non è estranea alla comprensione del messaggio di Gesù. Egli infatti visse e operò in una determinata situazione economica a causa della quale avveniva un impoverimento continuo del popolo e un arricchimento di pochi. L’economia di Israele era prevalentemente basata sull’agricoltura e sull’allevamento e, in minor misura, sull’artigianato, l’edilizia e il commercio.

  • Agricoltura

Durante il periodo nomade del popolo israelita vigeva un sistema di proprietà comunitaria tribale. Quando divenne un popolo sedentario, lo stesso tipo di proprietà si applicò alle terre coltivate. Le terre erano divise tra le famiglie in modo proporzionale e venivano trasmesse agli eredi. Però improvvisamente si assistette ad un concentramento delle terre nelle mani di poche persone a causa di debiti e di una cattiva amministrazione. Al tempo di Gesù la terra d’Israele era organizzata secondo il sistema del latifondo. Tuttavia vi erano ancora piccole proprietà, legate a gruppi familiari, che non furono assorbite dal sistema latifondista. L’agricoltura era rudimentale e gli strumenti di lavoro erano semplici. I prodotti principali erano: frumento, olio di oliva, cereali, frutta, vino e legname.

  • Allevamento e pesca

Le condizioni del terreno di Israele permettevano l’allevamento degli animali di grossa e di piccola taglia. Sui monti della Giudea si sviluppò l’allevamento degli ovini, mentre nelle pianure della costa e nella Transgiordania quello di animali di grossa taglia. I maiali, considerati animali impuri, non si allevavano in Israele, ma nelle regioni vicine. Nel mare di Galilea era abbondante la pesca per la quale si usavano svariate tecniche, talune delle quali comportavo la collaborazione di più barche di 6/8 pescatori ciascuna.

  • Edilizia

Nelle opere edilizie, il popolo trovava una fonte considerevole di sostentamento economico. – 10 – La famiglia erodiana realizzò grandi e sontuose costruzioni (ricostruzione del Tempio, palazzo, muraglia, ecc.). Si calcola che in ogni opera pubblica lavoravano circa 18.000 operai totalmente dedicati a questo lavoro.

  • Commercio

La posizione geografica della terra d’Israele favoriva il commercio internazionale tra il Nord e l’Oriente. Esso raggiunse un buon sviluppo ed era una voce importante per l’economia del paese. Da Israele si esportavano prodotti agricoli e si importavano articoli di lusso. I prodotti che si vendevano nei mercati cittadini, specialmente in Gerusalemme, provenivano sia dalle regioni locali che da altri paesi. Le grandi carovane trasportavano questi prodotti fino ai mercati delle città. Per proteggere tali carovane si organizzò un sistema di sicurezza contro i briganti. Gerusalemme, oltre al commercio agricolo e del vestiario, era caratterizzata dalla vendita di animali e di schiavi. Quest’ultimi venivano comprati dagli stranieri e dalle famiglie ricche della città per il loro proprio uso ed i servizi vari.

  • Artigianato

Lo sviluppo delle città moltiplicò il numero degli artigiani. Questi vivevano specialmente nelle città e la loro produzione artigianale era a livello familiare. Diedero vita a vie e quartieri propri e persino ad aree geografiche specializzate in determinati lavori artigianali. Dopo l’esilio si organizzarono in corporazioni. Generalmente erano piccoli artigiani, che avevano un proprio laboratorio. Esercitare, insegnare e imparare un mestiere era tenuto in grande considerazione. L’artigianato più frequente era costituito dal settore del vestiario, degli articoli casalinghi e del materiale per le costruzioni. In secondo posto vi era quello che si occupava della lavorazione delle materie prime provenienti dalla regione. Grande importanza aveva anche la produzione dei materiali per il culto che si usavano nelle feste a Gerusalemme e nel servizio al Tempio.

  • Il sistema monetario

Esistevano monete giudee (siclo e spicciolo) assieme a quelle romane (denari, sesterzi, asse), greche (dramme, mine, obolo) e fenice. Questo dà una indicazione di come il commercio avesse raggiunto un livello internazionale così come l’affluenza dei pellegrini a Gerusalemme. Un ruolo importante per l’economia era costituito dal sistema tributario esistente in Israele. Vi era la tassa personale e quella territoriale, il contributo annuale in alimenti e prestazioni sociali per il sostentamento delle truppe romane, le tasse doganali e quelle indirette, che generalmente erano affidate agli esattori. Accanto a questi tributi vi erano quelli per il Tempio ( Mt 17,24-27; Lc 20,20-25).

  • Il tempio

Il Tempio di Gerusalemme aveva una grande importanza per l’economia del paese. Oltre ad essere la sede del potere religioso, c’era anche il Sinedrio, la sede del potere amministrativo e del governo.  Attorno ad asso, girava una vasta economia: Il denaro dei tributi, dei voti, del commercio delle vittime sacrificali, i cambiavalute, (Mc 11,15) valori particolari depositati, come in una cassa di sicurezza, così come altre entrate. Infatti quando nel vangelo si parla del tesoro del Tempio, si intende non solo gli oggetti sacri del culto, ma i numerosi capitali depositati. Nel Tempio si svolgevano anche attività educative per il popolo.

  • L’economia della campagna

vi era un sistema economico latifondista in cui i proprietari affittavano le terre a famiglie o a persone singole. Nelle grandi fattorie lavoravano contadini a giornata che vivevano nei villaggi o nelle stesse terre. Il loro lavoro era retribuito con bassi salari. Nella stagione secca aumentava la disoccupazione. I piccoli proprietari coltivavano le proprie terre, ma i tributi dello stato e i continui abusi degli esattori delle tasse soffocavano la loro piccola economia. Questo comportava un progressivo e continuo impoverimento ed indebitamento. Alcuni si dedicavano anche all’allevamento di animali. I grandi proprietari assumevano pastori per i loro greggi. Gli artigiani dei villaggi appena potevano vivere del loro lavoro. Il commercio, molte volte, avveniva sotto forma di scambio.

  • L’economia della città

Nella città c’erano gli operai dediti alle costruzioni edili, generalmente, avevano un lavoro stabile e un salario regolare. Il loro lavoro seguiva uno schema “schiavista”, cioè senza nessuna sicurezza e diritto. Gli artigiani della città, a differenza di quelli delle campagne, godevano di una maggior ricchezza.

SITUAZIONE RELIGIOSA

Gesù nacque e visse in una nazione la cui fede era la base della propria esistenza. L’esperienza religiosa era profondamente radicata nel popolo. Tutto era scandito, vissuto e interpretato alla luce della fede. Grande importanza avevano le feste religiose, la legge, il Tempio e le varie credenze ebraiche. La fede in un Dio unico era il punto centrale che gli distinguevano dagli altri popoli politeisti perciò ritennero questo il punto centrale della loro identità religiosa. Inoltre in tempi più recenti si pensava che Dio permane avvolto nel mistero e i cui piani superano tutto ciò che l’uomo può immaginare. Esistevano diverse correnti religiose riguardo la fede a secondo della tradizione biblica. Vediamo quali:

  • Il Dio della tradizione profetica

Viene visto come un Dio protettore del povero e dell’oppresso che vuole instaurare la giustizia nel mondo. È un Dio che cerca l’incontro personale e interiore con l’uomo per portarlo ad un comportamento profetico-mistico.

  • Il Dio delle tradizioni apocalittiche

Questa corrente si presenta come il Dio che realizzerà un rinnovamento mondiale tramite un cataclisma finale in cui saranno creati cieli e terra nuova.

  • Il Dio delle tradizioni sapienziali

Questa corrente è caratterizzata dall’aspetto creativo e provvidente che permette che nella storia crescano insieme giustizia e ingiustizia, lasciando al giudizio finale il castigo o il premio. È anche il Dio buono nel quale si può confidare in quanto provvede all’uomo, incluse le necessità materiali di ogni giorno.

UNA VITA DOPO LA MORTE:

Un ruolo fondamentale era costituito dalle credenze circa la vita e le ricompensa finale dopo la morte. Questa convinzione era comunemente accolta, ma era ostacolata dai sadducei. La forma concreta di comprendere la vita futura e la ricompensa finale variava a seconda dei differenti gruppi.

L’ATTESA DEL MESSIA

Grande importanza nella fede del popolo aveva la speranza della venuta del Regno di Dio. Per qualcuno questa venuta sarebbe stata possibile grazie all’azione di un Messia o per lo meno il Messia avrebbe preparato la venuta di questo Regno. Ciò significava la restaurazione nazionale, l’egemonia di Israele nel scena mondiale con la conseguente la liberazione dal governo straniero, il giudizio di Dio sulle nazioni e la vendetta di Dio contro coloro che avevano agito contro il popolo eletto. Anche se ciò era un’aspettativa comune, vi era una gran diversità nel considerare la figura del Messia e delle sue caratteristiche e in definitiva della stessa venuta del Regno di Dio.

LA LEGGE

Un posto fondamentale nella fede del popolo aveva la Legge (Torah). La Torah era per il giudeo l’espressione della volontà divina e, nello stesso tempo, la fonte di vita per chi la conosceva e la praticava. Nella Torah il giudeo vedeva il segno tangibile dell’amore di Dio per il popolo di Israele. Il popolo giudeo viveva della Torah, con la Torah e per la Torah. Unita alla Torah c’era la “tradizione”. Infatti, per santa e perfetta che fosse la Legge, essa doveva essere interpretata, commentata e applicata alle necessità concrete della vita religiosa e sociale del popolo giudeo.

LA VITA RELIGIOSA DEL POPOLO GIUDEO

La forte osservanza delle pratiche religiose era una caratteristica del popolo giudeo. Tutto era compreso a partire dal significato religioso.

IL TEMPIO

La vita religiosa del popolo giudeo aveva il suo centro nel Tempio. Esso era unico, non ne esistevano altri ed era a Gerusalemme. Nel Tempio si offrivano i sacrifici e il culto era continuo. Al tempo di Gesù esisteva il tempio ricostruito da Zorobabele al ritorno dall’esilio e ingrandito da Erode il Grande. Ne facevano parte il santuario e i cortili. Il santuario, o tempio (propriamente detto), era costituito da due parti: il Santo e il Santo dei Santi. Nel Santo c’era l’altare dei profumi che serviva per bruciare l’incenso, il candelabro a sette bracci e il tavolo delle offerte (o dei pani della proposizione). Il Santo dei Santi era un’abitazione oscura, separata dal Santo da un velo, nella quale entrava solamente il Sommo Sacerdote una volta all’anno durante la festa dell’espiazione. Mt 27,51 si riferisce a questo velo quando dice che il velo del Tempio di strappò da sopra a sotto per indicare che con la morte di Gesù veniva abolita l’antica legge e l’antico culto ed era stata fatta una volta per sempre la pace con Dio. Il Santo dei Santi conteneva l’arca dell’alleanza, in cui c’erano le tavole della legge, la manna e la verga di Aronne. Però al tempo di Gesù esso era vuoto a causa della distruzione del tempio avvenuta per opera dei Babilonesi nel 587 a.C. Esso era la dimora di Dio. Davanti al santuario e ai suoi lati c’erano dei cortili scoperti. Il più grande era il cortile dei gentili che occupava la grande spianata del tempio nel quale tutti potevano entrare, inclusi i non giudei. Era circondato da quattro grandi portici, di cui uno detto “di Salomone”, sul lato orientale. Gli altri cortili erano più piccoli e posti più in alto man mano ci si avvicinava al santuario: quello delle donne, degli Israeliti e dei sacerdoti. In quest’ultimo c’era l’altare dei sacrifici in cui si sacrificavano gli animali e la conca di rame per le abluzioni dei sacerdoti.

I SACERDOTI

Il sacerdozio tra i giudei era di tre gradi: il Sommo Sacerdote, i sacerdoti e i leviti. Tutti provenivano dalla tribù di Levi, una tribù consacrata a Dio che, secondo la legge, viveva delle decime e delle primizie del popolo.

  • Il Sommo Sacerdote

Era la suprema autorità religiosa e, una volta all’anno, poteva entrare nel Santo dei Santi per offrire il sangue della vittima espiatoria per i peccati del popolo. Egli presiedeva il Sinedrio. Suo vicario era il comandante del tempio che sovrintendeva al culto e svolgeva funzioni di polizia in tutta l’area sacra. Sotto di lui stavano i gran sacerdoti, cioè coloro che discendevano dalle più eminenti famiglie sadducee di Gerusalemme o che erano stati sommi sacerdoti.

  • I sacerdoti

Era la suprema autorità religiosa e, una volta all’anno, poteva entrare nel Santo dei Santi per offrire il sangue della vittima espiatoria per i peccati del popolo. Egli presiedeva il Sinedrio. Suo vicario era il comandante del tempio che sovrintendeva al culto e svolgeva funzioni di polizia in tutta l’area sacra. Sotto di lui stavano i gran sacerdoti, cioè coloro che discendevano dalle più eminenti famiglie sadducee di Gerusalemme o che erano stati sommi sacerdoti.

  • I leviti

I leviti erano una delle 12 tribù di Israele che secondo la torah avevano il compito di occuparsi dei servizi inferiori del tempio: erano aiutanti dei sacerdoti. Il loro compito principale era quello di custodire il tempio e quello della preghiera come musicisti e cantori. Anch’essi seguivano turni di servizio come i sacerdoti.

LE FESTE

  • La pasqua

Era la festa principale del popolo giudeo in cui si ricordava la liberazione dalla schiavitù d’Egitto. Era detta anche la festa degli azzimi in quanto, assieme all’agnello pasquale, si mangiava il pane senza lievito. Si celebrava in primavera (marzo/aprile) e durava otto giorni.

  • La pentecoste

Si celebrava cinquanta giorni dopo la Pasqua (maggio/giugno) in ricordo della legge data sul monte Sinai. In questa festa si offrivano i primi frutti del raccolto: le primizie.

  • La festa delle Capanne o dei Tabernacoli

Si celebrava in autunno (settembre/ottobre). Per otto giorni i giudei vivevano in tende fatte di rami in ricordo dei quarant’anni vissuti nel deserto.

  • La festa delle trombe o del nuovo anno

Il primo giorno del settimo mese (settembre/ottobre) venivano suonati gli shofar, le tipiche trombe ebraiche,  per ricordare a Dio la sua alleanza, per far fuggire il diavolo e per risvegliare la penitenza nel popolo addormentato dal peccato.

  • Il Giorno dell’Espiazione

Era la festa in cui il Sommo Sacerdote entrava nel Santo dei Santi con il sangue degli animali per il perdono dei peccati del popolo. Si celebrava in autunno (settembre/ottobre), il 10 di Tishri.

  • La festa delle luci o della dedicazione (Hanukka)

Commemorava la purificazione del secondo tempio, che era stato contaminato da Antioco Epifane durante il periodo dei Maccabei. Ogni sera, per otto giorni, venivano accese le luci nelle case e nelle sinagoghe. Si celebrava in dicembre.

  • La festa dei purim

Era una festa chiassosa in cui si ricordava la vicenda della regina Ester, che aveva salvato il popolo giudeo dal massacro. Si celebrava in febbraio/marzo.

  • Il sabato (Shabbat)

A differenza delle altre feste, lo shabbat (riposo) era una festa settimanale e non annuale. Era considerato il giorno del riposo e della preghiera. Esso iniziava la sera del venerdì e durava fino al tramonto del sabato. Tutte le attività erano proibite e la non osservanza del riposo sabbatico era punita. Si ricordava la creazione in cui Dio al settimo giorno si riposò dalle fatiche. In questo giorno si indossavano i vestiti più belli e si andava alla sinagoga alla sera del venerdì per poi ritornare e consumare il miglior pasto della settimana. Il sabato doveva essere una gioia per l’uomo, ma ai tempi di Gesù era diventato un pesante fardello legalistico. Per questo Gesù andò contro un tale modo giuridico e ipocrita di vivere il sabato (cfr. Mt 12,1-4; Mc 2,23-3,6; Lc 13,10-16; Gv 9,13-16).

LE SINAGOGHE

Dato che i sacrifici si potevano compiere solo nel tempio a Gerusalemme, il popolo si ritrovava a pregare nelle sinagoghe. La sinagoga (dal greco synagogé = assemblea, luogo in cui ci si raduna insieme) si sviluppò durante l’esilio babilonese (VI sec. a.C.). Il popolo esiliato e lontano dalla sua terra si mantenne unito attorno alla legge e allo studio di essa. Così nacque la sinagoga e questi edifici si moltiplicarono a tal punto che in ogni luogo dove c’era una comunità giudaica di almeno dieci uomini, c’era una sinagoga. Tutte avevano la stessa forma in modo che ogni ebreo si fosse sentito come a casa propria dovunque si trovasse. Era una sala rettangolare, orientata verso Gerusalemme, e all’opposto dell’entrata vi era un baldacchino sotto il quale c’era un mobile, in cui si tenevano i rotoli della Scrittura (sefer). Al centro c’era un pulpito dove veniva letta la Parola e veniva commentata. A lato del baldacchino c’erano i seggi su cui erano seduti gli anziani del popolo. Le donne potevano assistere al culto da due corridoi laterali e per esse vi erano porte distinte da quella principale degli uomini. Accanto all’edificio vi erano altre sale che servivano come scuola o accoglienza. Il culto era presieduto dal capo della sinagoga: era il decano degli anziani del popolo del luogo. Il culto corrispondeva ad un’odierna liturgia della parola: lettura delle Scritture, commento, preghiere e conclusione. La responsabilità della sinagoga era a carico dei laici, non dei sacerdoti. La frequenza era obbligatoria il sabato e negli altri giorni di festa, libera durante gli altri giorni.

I GRUPPI POLITICO-RELIGIOSI NELLA TERRA DI ISRAELE

Al tempo di Gesù esistevano vari gruppi religiosi-politici a seconda delle loro tradizioni religiose e convinzioni politiche.

  • I sadducei

Era uno dei gruppi più influenti, discendenti da Zadok, Sommo Sacerdote al tempo di Davide e Salomone. Al tempo di Gesù questo gruppo era formato soprattutto dalle famiglie sacerdotali rappresentanti dell’aristocrazia sacerdotale. Essi non formavano solo un gruppo religioso, ma erano anche un autentico gruppo politico. Politicamente collaboravano con il potere romano consolidando e appoggiando la sua permanenza. Controllavano così il territorio giudeo e il Tempio. Come aristocratici, i sadducei avevano una vita mondana e libera per i frequenti contatti che avevano con le famiglie e i costumi dei paesi vicini nei quali alcuni si recavano a studiare. Grazie a ciò avevano adottato costumi, stile di vita, moda, ecc. di questi paesi. Da un lato apparivano “progressisti” circa i costumi, lo stile di vita, le idee, dall’altro erano molto conservatori in materia legale, politica e religiosa. Accettavano unicamente la Torah come norma dottrinale, la cui interpretazione era letterale e legalista. Non ammettevano nessuna tradizione orale, specialmente quella legata alla speranza in una liberazione popolare. Negavano la resurrezione dei morti e la ricompensa ultraterrena, in quanto queste realtà erano intimamente collegate con la speranza messianica della venuta del Regno di Dio (Lc 20,27-39). Applicavano alla lettera la legge del taglione (occhio per occhio, dente per dente). Nel vangeli c’è un episodio dove i sadducei discutono con Gesù riguardo la vita ultraterrena, tentano di mettere in difficoltà Gesù raccontando una storia e ponendo un quesito. Gesù risponde citando la Torah, togliendo a loro ogni modo di replicare ( MT 22,23-34  MC 12,18-27  LC 20,27-40).

  • I farisei

A partire dal II secolo a.C. si organizzò in Israele una forza politico-religiosa che praticava una stretta osservanza della Legge: sono i Farisei. Il loro nome significa coloro che sono separati, cioè separati da tutto ciò che contamina. Era puro chi obbediva alla legge; era impuro chi disubbidiva alla legge. Essi nacquero probabilmente da gente pia, gli Asidei, che durante il tempo delle guerre maccabee difesero tenacemente e a mano armata la legge e il Tempio. Posteriormente abbandonarono gli interessi politici a favore di quelli religiosi. Essi erano preoccupati sopra ogni cosa della loro fede. Diedero vita a una serie di regole per aiutare la gente ad applicare la legge alle nuove situazioni di vita. Al loro interno vi erano diverse scuole, tra cui quella di Shammai più rigida e quella di Hillel più accomodante e vicina al popolo (ambedue le scuole portavano i nomi dei rispettivi rabbini, loro fondatori). Le differenze di interpretazione della Legge e la sua applicazione tra le diverse scuole divenivano argomenti vivi, a tal punto che anche a Gesù fu chiesto di esprimere la sua opinione a riguardo delle discusse leggi, per esempio sul divorzio (cfr. Mt 19,3-12). Al tempo di Gesù erano 6000. La loro relazione con il potere romano era di coesistenza pacifica, di convenienza. Per la maggior parte i farisei erano laici, anche se tra loro vi erano dei sacerdoti. Essi appartenevano a tutte le classi e ai settori sociali. Oltre alla Scrittura, accoglievano la tradizione orale. Credevano nell’immortalità dell’anima, il giudizio dopo la morte, la resurrezione e l’esistenza degli angeli. Aspettavano la venuta del Regno di Dio e del Messia. Circa la legge del taglione avevano un’interpretazione meno rigida. Tra le scritture, maggior importanza era data alla Legge. La loro stretta osservanza si concentrava specialmente nell’osservanza del sabato, nella purezza rituale e nei sacri tributi. Per tutto questo elaborarono una complicata casistica (cioè cercarono di definire le regole della legge partendo dagli elenchi dei singoli casi e la loro analisi). Gesù criticò aspramente la condotta morale dei farisei, che si riduceva a un puro formalismo legale sfociando in un atteggiamento di autosufficienza e di ipocrisia, dimenticando il cuore della legge, che è quella di amare Dio e il prossimo come se stesso. Gesù contestava i farisei anche sulle tradizioni, in quanto gli venivano attribuite un’importanza inappropriata, fino ad andare in contrasto con la legge stessa, in questo modo delle leggi umane potevano avere delle priorità sulle leggi di Dio.

  • Gli scribi

Più che un partito, essi costituivano una classe professionale, dedicata all’interpretazione della legge. Hanno lo scopo di conservare, di interpretare e di applicare la legge tenendo presente i numerosi casi non previsti da quella. Questi studiosi, molto stimati dal popolo, che ad essi ricorre per consiglio, sono chiamati “i maestri” (rabbi). Di qui la meraviglia e l’opposizione a Gesù, il rabbi che non aveva frequentato la loro scuola. In Giovanni 3 Gesù ha un dialogo con Nicodemo, un maestro della legge, che rimane molto affascinato da Gesù.

  • Gli zeloti

Gli zeloti o nazionalisti erano uno degli ultimi gruppi di nazionalisti clandestini che sorsero negli ultimi anni del giudaismo. Il fondatore degli zeloti sembra che fosse stato Giuda il Galileo, il quale si oppose al pagamento delle tasse all’imperatore romano in quanto contrario al primo comandamento. Egli organizzò una ribellione, che venne soffocata dai Romani. Gli zeloti predicavano la monarchia unica di Dio e in nome di essa si opponevano ad ogni potere straniero. Il nome zelota indicava il loro zelo per Dio (der. dal greco ζηλος «zelo») e ciò era per loro motivo di vanto. I Romani invece li consideravano dei banditi. All’interno di questo gruppo esisteva un settore più attivo, armato di pugnali, chiamati sicari (der. dal lat. sica «sica, coltello»), cioè uomini del coltello. L’opposizione ai tributi guadagnò loro la simpatia dei contadini e dei piccoli proprietari, mentre i grandi proprietari favorivano il potere romano. Essi si caratterizzarono per il loro zelo inflessibile alla Legge e per l’attesa nella venuta del Regno di Dio. Il Regno di Dio era inteso come un potere terreno e si identificava con il potere del popolo. Per affrettarne la realizzazione essi avevano adottato la lotta contro il potere straniero. Questa visione era caratterizzata da un dualismo: la lotta tra i figli di Dio e i figli del Male, nella quale i secondi sarebbero stati sterminati. Gesù scelse un discepolo tra gli zeloti: Simone lo Zelota (in Mt 10,4 e Mc 3,18 viene chiamato Simone il Cananeo; in Lc 6,15 e At 1,13 Simone soprannominato Zelota).

  • Gli esseni

Questo gruppo nacque come un movimento sacerdotale di riforma dentro il Tempio di Gerusalemme. Stanchi della condotta degenerata dei sadducei e della ipocrisia dei farisei si ritirarono nel deserto per prepararsi alla lotta finale e definitiva contro il regno delle tenebre. Essi si consideravano l’autentica comunità di Dio e contestavano la legittimità dei sommi sacerdoti. La loro interpretazione delle Scritture rispecchiava uno schema dualista (Dio e Beliar), inserito in un monoteismo coerente e rigoroso. Dio è il creatore di due spiriti: quello buono e quello cattivo; lo spirito buono porta a compiere le opere buone; quello cattivo, le opere cattive. La dimensione escatologica (ultimi tempi) era vista alla luce del trionfo definitivo di Dio, mentre la vita presente era vista come un periodo di prova caratterizzata dalla lotta contro il male. Questa prospettiva li portò ad un atteggiamento passivo nei confronti del potere romano. Il loro impegno si concentrava sulla preparazione interiore in vista della vittoria finale, quando sarebbe giunto il Messia. Molto forte era quindi l’attesa messianica e per questo si preparavano attraverso una vita di purificazione, attraverso bagni rituali e una vita di penitenza. Si pensa che da ciò derivi l’uso del battesimo usato da Giovanni Battista. Una caratteristica importante di questo gruppo era la loro forma di vita comunitaria: tutto era in comune e nessuno aveva proprietà private. Per gli esseni valeva il comando assoluto e incondizionato di conservare la purità cultuale dell’intera comunità e di ogni suo membro.

  • Gli erodiani

Erano coloro che sostenevano la politica della famiglia di Erode. Essi si mostravano ligi al potere di Roma e si opponevano a qualsiasi atteggiamento che potesse suscitare la reazione del dominatore. Guarderanno perciò con sospetto il favore popolare suscitato da Gesù e si faranno suoi accusatori.

SITUAZIONE POLITICA

Dopo aver dato una descrizione geografica e ambientale della terra santa ai tempi di Gesù, vedremo un altro aspetto importante per capire il contesto storico. Mi riferisco alla situazione politica. Iniziamo a vedere come era suddiviso il territorio dal punto di vista amministrativo:

Questa che vedete è la cartina dell’epoca. Le tre regioni più importanti, dove Gesù ha operato maggiormente sono: la Giuda, la Samaria e la Galilea.

La Galilea: si trova a Nord di Israele ed è la regione più fertile. Lungo le sponde del lago di Genesaret sorgono quelle città in cui Gesù operò maggiormente: Tiberiade, Magdala, Genesaret, Cafarnao (probabile centro di Gesù), Betsaida, ecc. In Galilea si trovano anche altre città come Nazareth, Cana e Nain.

La Samaria: è la parte centrale. I Samaritani erano considerati dai giudei come una razza impura ed eretica. Avevano costruito un tempio sulla cima del monte Garizim in rivalità con quello di Gerusalemme.

La Giudea: è situata a Sud ed è la regione più arida e in gran parte desertica. Qui si trova Gerusalemme, la “città santa”, centro della vita e della religione giudaica. In questa regione si trovano le città di Betlemme, Betania, Ein Kerem, Emmaus, Hebron, ecc

CRONOLOGIA POLITICA

Gesù visse in un periodo storico del popolo di Israele caratterizzato dalla dominazione romana. Anche i re locali lo erano grazie al volere di Roma. Il dominio romano in Israele cominciò con l’occupazione iniziata con Pompeo, generale romano, nel 63 a.C. Il paese divenne un protettorato romano annesso alla provincia romana della Siria.

ERODE IL GRANDE:

 Nell’anno 40 a.C. Antonio e Ottavio concessero a Erode, un idumeo ambizioso, astuto e crudele, il titolo di re della Giudea. Nel 37 a.C. Erode chiamato anche “Erode il Grande”,  si impossessò del regno con l’aiuto delle legioni romane. Più tardi gli venne concessa anche la Samaria, però sempre dipendente da Roma. Egli regnò fino al IV secolo a.C. Durante il suo regno si conclusero grandi opere di costruzione, specialmente in Samaria, Cesarea e a Gerusalemme. In quest’ultima ricostruì il tempio. Oltre a distinguersi per la sua intelligenza e abilità politica, Erode si caratterizzò per la sua crudeltà contro chi considerava suoi oppositori. Erode era profondamente paranoico, viveva nell’ansia di una possibile congiura e faceva uccidere chiunque sospettasse di qualcosa, senza guardare in faccia a nessuno. Le sue vittime furono, oltre ai suoi innumerevoli nemici politici, due sommi sacerdoti, uno zio, una suocera, due delle dieci mogli e tre dei suoi figli così come altri familiari.  La sua paranoia e la sua crudeltà raggiunse il culmine con la famosa strage degli innocenti, per evitare che potesse diventare adulto il “Re dei giudei” annunciato dai magi. A causa della sua crudeltà capì che nessuno avrebbe pianto per la sua morte, perciò diede l’ordine che alla sua morte avrebbero dovuto morire anche tutti i più alti ufficiali, così molta gente avrebbe piano.  Alla morte di Erode, gli esecutori ebbero il buon senso di non commettere questa insensata carneficina, così nessuno pianse.

Dopo Erode,  Augusto (Ottaviano), imperatore romano, divise il regno tra i tre figli di Erode nella seguente forma:

• Archelao come Etnarca della Giudea e della Samaria (fino al 6 d.C.);

• Erode Antipa come Tetrarca della Galilea e Perea (fino al 38 d.C.);

• Filippo come Tetrarca della Transgiordania settentrionale, composta da Gaulanitide, Traconitide, Batanea, Auranitide e Iturea (fino al 34 d.C.).

Nell’anno 6 d.C. Archelao venne deposto da Augusto e di conseguenza Giudea e Samaria passarono sotto il diretto governo dei procuratori romani. Uno di questi procuratori fu Ponzio Pilato, che intervenne attivamente nel giudizio e nella condanna a morte di Gesù.

COME FUNZIONAVA LA POLITICA

Il potere politico in Israele era strutturato in un sistema politico-giuridico semiautonomo. In molti aspetti i giudei conservavano una certa autorità, specialmente in ciò che si riferiva a questioni religiose, ma anche in diverse questioni amministrative e giuridiche. Nei villaggi la struttura politica era molto legata alle relazioni parentali. L’autorità politica, in questo ambito, era concentrata nel “Consiglio degli Anziani” composto, secondo la tradizione, dai capi delle famiglie. Essi erano i tribunali che giudicavano le trasgressioni circa la legge e i delitti comuni. Anche nelle città esistevano questi Consigli degli Anziani, ma i componenti non erano i capi delle famiglie, ma i capi delle famiglie “patrizie”, cioè famiglie nobili e ricche. Il Consiglio degli Anziani, che aveva maggior importanza, era quello di Gerusalemme ed era chiamato Sinedrio. Il suo potere si estese non solo in tutta la terra d’Israele, ma fin tra i giudei della diaspora (coloro che non vivevano in Israele). Questo Sinedrio era composto dal Sommo Sacerdote in carica, dai precedenti Sommi Sacerdoti, dai sacerdoti che servivano permanentemente nel Tempio, dai capi di alcune famiglie ricche e da alcuni scribi. Il Sinedrio contava 72 membri. La sede era presso il Tempio. Esso era contemporaneamente il tribunale supremo religioso, politico e giuridico. Era il potere centrale dei giudei. Però tutto questo apparato politico era direttamente controllato dai Romani. Dopo l’anno 6 d.C. questo controllo divenne palese: il governo di Roma nominava e rimuoveva i sommi sacerdoti. In questo modo si assicurava fedeli servitori.

ATTEGGIAMENTO DEGLI EBREI VERSO I ROMANI:

Il comportamento politico dei giudei di fronte all’occupazione dei Romani e dell’egemonia della famiglia erodiana, è da inserire nelle attese di una imminente venuta del regno di Dio e del Messia. Di fronte al dominio romano tre erano le reazioni: o di resistenza e opposizione armata, o di appoggio e adeguamento al governo romano, o ancora di rassegnazione passiva:

  • La resistenza armata

Gli zeloti erano un gruppo armato che conduceva continui attacchi contro i Romani. Dopo uno scontro si ritiravano in luoghi deserti o in caverne vicine. Per questo i Romani consideravano gli zeloti delinquenti comuni, perturbatori dell’ordine pubblico e nemici di Cesare

  • L’appoggio ai Romani

Era l’atteggiamento comune delle persone che esercitavano la funzione di esattori delle imposte, dei farisei e dei sadducei. Quest’ultimi collaboravano apertamente con il potere di Roma e lo favorivano in modo da poter consolidare e mantenere i privilegi ottenuti grazie ad una politica astuta di diplomazia, di alleanze e di concessioni. I farisei, invece, non rinunciavano ai loro ideali nazionali di indipendenza, ma a differenza degli zeloti, seguivano una politica di coesistenza pacifica, che portava a negoziare gli interessi del popolo in favore dei Romani e dei capi dei farisei.

  • La rassegnazione passiva

Le altre categorie sociali guardavano con ammirazione ogni tentativo di liberazione dal dominio romano. Il popolo, di fatto, rifiutava il regime dei Romani. Questo rifiuto era caratterizzato da una profonda convinzione religiosa: l’unico Signore è Dio. Per questo era una bestemmia chiamare l’imperatore re e signore. Siccome Cesare (nome dato all’imperatore) si faceva venerare come dio, si poteva interpretare quella richiesta come una trasgressione del primo comandamento: “Non avrai altro Dio all’infuori di me”. Di conseguenza la tassa imposta dal governo occupante appariva come un’idolatria e apostasia, il cui risultato era la schiavitù.

ATTEGGIAMENTO DEGLI EBREI VERSO ERODE:

  • Gli erodiani

Questo gruppo simpatizzava e appoggiava la famiglia erodiana, più che i procuratori romani, con la speranza di un possibile ristabilimento del regno davidico.

  • Gli antagonisti

Gli altri vedevano questa famiglia come usurpatrice del potere e per questo la rifiutavano, a causa di una controversa legittimità etnico-dinastica.

GEOGRAFIA DELLA TERRA SANTA

Il vangelo fu predicato in un determinato luogo e tempo della storia a determinati uomini con i propri problemi. Per la sua retta comprensione è indispensabile studiare non solo le lingue usate, ma anche la situazione geopolitica, le condizioni e i costumi degli uomini, le loro speranze e attese, le loro concezioni e idee. Gesù nacque e visse in un paese denominato terra d’Israele. Tanto l’estensione del paese, quanto la sua configurazione geografica, il clima, la flora e la fauna, formarono parte della vita di Gesù. In questo preciso contesto egli realizzò la sua missione. Israele è la terra di Gesù e del suo popolo. È la “Terra Promessa” dell’Antico Testamento, conosciuta anche con il nome di “terra di Canaan” a causa dei suoi primi abitanti.

DESCRIZIONE GEOGRAFICA:

La struttura fisica della terra d’Israele è relativamente semplice. Il paese si può dividere in quattro regioni ben determinate:

  1. Pianura costiera:
Lunghezza di circa 180km e ampiezza variabile tra i 6 e i 10km nell’estremo Nord e i 20km nell’estremo Sud. In questa pianura costiera si trovano a loro volta altre varie pianure (a Nord la ricca pianura del Sharon e a Sud la pianura filistea o Sefela, teatro di molte lotte tra Ebrei e Filistei) in cui si trovano vari fiumi secchi che, nella stagione delle piogge, si riempiono d’acqua e sfociano nel mar Mediterraneo.  Il clima in quella zona è calda e umida in estate, temperata in inverno. Si coltivano: cereali (orzo, grano, lino, ecc.), frutta (fichi, agrumi, melagrane, datteri, frutta secca, meloni, ecc.) e verdura (ortaggi vari ed erbe aromatiche). Il mare è ricco di pesce.  
  • Altopiano centrale:
È la zona montagnosa del centro del paese, la cui ampiezza media è di circa 50-60 km. Comprende alture che vanno dai 900m di altezza a Nord, ai 500-600m al centro e al Sud 700-800m. La pianura di Meghiddo o Esdrelon attraversa il rilievo montuoso trasversalmente separando la parte del Nord, detta Galilea, dalle montagne di Samaria e della Giudea. Le montagne principali sono: al Nord il monte Hermon (2814ms.l.m.), dove nasce il fiume Giordano; al centro, in Samaria, i monti Garizim (881ms.l.m.) ed Ebal (940ms.l.m.); al Sud il monte Hebron (1020ms.l.m.). Verso il Giordano, l’altopiano scende bruscamente: questo è il deserto di Giuda e più al Sud il deserto del Negheb. Il clima in quella zona è generalmente l’estate è fresca e secca, mentre l’inverno è freddo. Sulle colline la vite, l’olivo, acacie, cipressi, mentre sulle montagne pini, acacie. 

  • La depressione della valle del Giordano:

È un fenomeno unico al mondo. Venendo da Nord a Sud si passa dal monte Hermon, dove nasce il Giordano (2814ms.l.m.), al lago di Genesaret (mar di Tiberiade o di Galilea), che si trova a 205 m sotto il livello del mare. Di qui il fiume Giordano, dopo 300 km di percorso (105 in linea d’aria) entra nel Mar Morto (lungo 80 km e largo 16 km) situato a 394 m sotto il livello del mare e profondo 390 m. Il Mar Morto è un mare senza sbocco e presenta una salinità dieci volte superiore a quella degli altri mari. Per questo è impossibile ogni forma di vita. In questo particolare ambiente troviamo un microclima caldo e secco d’estate e moderatamente umido d’inverno. la vegetazione prevale della steppa: palme, acacie, roveti

  • Il deserto della Transgiordania:

 È una zona per lo più desertica, divisa da cinque fiumi e comprendente cime montuose che vanno da 600 a 1300 m di altezza. Qui ci sono tre regioni: Traconitide, la Decapoli e la Perea. Si trova approssimativamente a Est del fiume Giordano

Le stagioni:

Si possono individuare due grandi stagioni: la stagione umida o delle piogge, da ottobre a maggio, e la stagione secca, da maggio a settembre. Le piogge sono presenti specialmente in gennaio-febbraio, mentre la neve è rara e scarsa. Le precipitazioni invernali sono preziose per la vita e l’acqua viene raccolta in cisterne. Per l’agricoltura importanti sono le prime piogge di ottobre e le ultime di aprile-maggio. Dove c’è acqua vi è abbondanza di vita, mentre, dove essa manca, vi è deserto. Per questo l’acqua è usata come simbolo di vita (cfr. Gv 4,14). La stagione secca è caratterizzata da grande siccità e alte temperature, mitigata dai venti del Nord e Nord-Est.

La fauna:

Riguardo alla fauna incontriamo animali domestici come pollame, ovini, bovini ed equini, mentre il cammello era usato nelle zone desertiche. Allo stato selvaggio ora troviamo animali come sciacalli, iene, volpi, antilopi, selvaggina e molte classi di insetti. Anticamente erano presenti anche felini, come leoni, leopardi e orsi.

Qui sotto alcuni versetti dove sono citati elementi di flora e fauna nella terra santa ai tempi di Gesù:

Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. (MC1,6)

Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli (MC 11,1)

Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato (MC 11,2)

Avendo visto da lontano un albero di fichi (MC 11,13)

Si mise a parlare loro con parabole: “Un uomo piantò una vigna, la circondò con una siepe, (MC 12,1)

Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; (MC13,35)