ARRABBIARSI SENZA PECCARE

  • Non litigare senza motivo con nessuno, se non ti ha fatto nulla di male ( PR 3,30)
  • Lo stolto manifesta subito la propria collera, ma chi è avveduto dissimula l’offesa (PR 12,16)
  • Chi è pronto all’ira commette sciocchezze, il malintenzionato si rende odioso. (PR 14,17)
  • Chi è paziente ha grande prudenza, chi è iracondo mostra stoltezza (PR 14,29)
  • È una gloria evitare le contese, attaccar briga è proprio da stolti (PR 20,3)
  • Non ti associare a un collerico e non praticare un uomo iracondo per non abituarti alle sue maniere e non procurarti una trappola per la tua vita (PR 22,24-25)

Siamo sempre abituati a vedere un credente sempre dolce e mansueto, ma essendo persone siamo tutti soggetti a provare rabbia in diverse circostanze. Ora ci si dovrà porre una domanda: è giusto che un credente possa avere dei momenti di rabbia? Penso proprio di sì. II fatto di arrabbiarsi non è una cosa negativa se lo scopo è di correggere. Anche Gesù si arrabbiava, nel Vangelo ci sono alcuni esempi. Quello più famoso è quando Gesù scaccia i mercanti nel tempio. Qualcuno potrebbe pensare che fosse stata una reazione esagerata, ma bisogna capire la gravità della cosa. Nel tempio c’era un grande cortile che secondo la parola di Dio era stato fatto per le altre popolazioni. Se qualche straniero si recava in quel posto e pregava il Dio di Israele, allora il Signore avrebbe ascoltato le loro preghiere; il popolo ebreo doveva essere luce per le altre nazioni. Invece accecati dall’odio verso chi non era ebreo, avevano pensato di non lasciare passare gli stranieri e fare invece un mercato e un luogo dove fare profitti anche escogitando truffe, per questo si arrabbiò così tanto. Paolo nelle sue lettere dice: adiratevi, ma non peccate; non tramonti il sole sopra la vostra ira, e non date spazio al diavolo (Efesini 4,26-27). Se la rabbia è mossa dalla giustizia di Dio, allora è una cosa buona, può servire per rilevare un atteggiamento sbagliato che una persona fa, e se detta con decisione, allora può essere efficace, in modo che la persona che ha sbagliato non commetta più lo stesso errore. D’altro canto quando uno è arrabbiato in quel momento, è più facile farsi prendere troppo dall’ira e dire e fare cose sbagliate, quindi l’autocontrollo è sempre una cosa fondamentale per evitare di fare peccati. Infatti, quando perdiamo il controllo di noi stessi, è satana che prende il controllo di noi, per questo bisogna stare calmi e non permettere che l’ira prenda il sopravvento su di noi.  Importante anche dalla prudenza delle scelte, infatti una decisione presa in un momento di ira è sempre sbagliata. Le decisioni vanno prese a sangue freddo e dopo una sana preghiera, che la scelta sia guidata dal Signore. Non tutti però quando le persone si arrabbiano la manifestano con l’ira; è possibile esteriorizzare la rabbia in maniera fredda, ovvero rimanendo muti e indifferenti quando si ha davanti la persona di cui si è arrabbiati senza neanche dire il motivo di questo comportamento e questo non è un atteggiamento molto proficuo perché quando si è arrabbiati o offesi bisogna parlarne e chiarire subito e non fare il musone senza dire nulla perché questo non risolve il problema. È possibile che ci sia stata un incomprensione, o una battuta detta in un momento inopportuno. Tuttavia in mancanza di una grave motivazione è sempre meglio evitare di litigare o arrabbiarsi eccessivamente, a volte basta anche solo rimproverare per far capire all’altra persona dove secondo noi ha sbagliato, questo anche nel caso quella persona ha un carattere docile e incline ad accettare le correzioni. il nostro spirito di fondo deve essere mansueto, mite, dolce. In altre parole, si deve alzare la soglia oltre la quale si perde la pazienza: in questo caso, se capita di arrabbiarsi, sicuramente quello che si dice sarà preso in maggiore considerazione. Se una persona è solito ad arrabbiarsi per futili motivi, le persone che gli stanno attorno penseranno: << Ecco, un altro dei sui sfoghi >>. Se invece ci arrabbiamo raramente penseranno << Ehi, che succede? Come mai si è arrabbiato così? >>. Per questo che chi si arrabbia raramente viene preso più in considerazione. Il libro dei proverbi inoltre diffida nel frequentare persone iraconde perché il loro atteggiamento rischia di influenzare anche noi, e non bisogna mai prendere un peccatore come modello di vita.

FARSI UN ESAME DI COSCIENZA

Più di ogni cosa degna di cura custodisci il tuo cuore, perché da esso sgorga la vita (PR 4,23)

Le persone tendono sempre ad apparire il meglio possibile, curando il proprio aspetto o essere in buona forma fisica. Tutte queste cose non sono negative, anzi aiutano a migliorare la propria autostima e le prospettive future. L’errore comune è però limitarsi solo all’apparenza e trascurare completamente di curare il carattere; questa mentalità tipica di chi non conosce Dio; è dovuta al pensiero che le persone giudicano  l’apparenza, possono guardare cosa c’è fuori, ma quello che è dentro al nostro cuore possiamo vederlo solo noi. Invece non siamo solo noi a vedere il nostro cuore, ma anche Dio lo vede e ti giudicherà in base a quello. C’è un breve episodio nella Bibbia: Samuele viene mandato alla casa di Isse a ungere quello che sarebbe stato il re di Israele e gli viene presentato un giovanotto grande e grosso e pensa: << Di certo sarà lui quello che Dio ha scelto>> Ma Dio gli disse: Non è lui che ho scelto! Non fermarti alle apparenze, io guardo al cuore delle persone (1Samuele 16,7). Il cuore è infatti più importante del nostro aspetto fisico e non bisogna trascurarlo. Non bisogna rassegnarsi a dire “sono fatto così” ma cercare di ridurre i propri difetti e valorizzare i nostri pregi, questo è quello che fa una persona di senno. Per far questo è utile qualche volta fare un esame di coscienza per capire quali sono quei comportamenti che non sono conformi con la parola di Dio e chiedere a lui di poterli eliminare, in questo modo custodirai il tuo cuore dall’impurità e dal peccato. Fare anche un analisi sul bene che avremo potuto fare e non l’abbiamo fatto e tutto questo ha lo scopo di rendendoci sempre più persone giuste e degne di essere chiamate cristiani. Davide pregò Dio affinché lo aiutò a capire cosa c’era ancora che non andava in lui e come migliorarsi: Scrutami, o Dio, e conosci il mio cuore, provami e conosci i miei pensieri; vedi se percorro una via di dolore e guidami per una via di eternità (Salmo 139,23-24).  È bene ricordare che l’analisi va fatta in basa al nostro rapporto con Dio, con noi stessi e con il prossimo; sempre tutto alla luce della parola di Dio che uno specchio che ti mostra sempre la condizione dell’animo. Fate dunque le seguenti domande sul rapporto con Dio: Mi rivolgo a Dio solo nel bisogno? Comincio e chiudo la giornata con la preghiera? Mi sono vergognato di dimostrarmi cristiano? Cosa faccio per crescere spiritualmente? Come? Quando? Mi ribello davanti ai disegni di Dio? Pretendo che egli compia la mia volontà? Un errore molto comune è quello di cercare di forzare Dio a fare la nostra volontà ed assecondare i nostri capricci, quando la preghiera ha invece lo scopo di fare la sua volontà e scoprire il piano di Dio nella nostra vita e che si possa realizzare con il suo aiuto; perché è quella la strada per essere realizzati, chi invece cerca di scappare dal piano di Dio farà una vita frustrata e travagliata. Le domande sul rapporto con noi stessi potrebbero essere: Sono un po’ mondano e un po’ credente? Esagero nel mangiare cibo spazzatura, bere alcool, fumare, divertirmi in maniera immorale? Come uso il mio tempo? Dedico tempo per Dio? Sono pigro? Voglio essere servito? Amo e coltivo la purezza di cuore, di pensieri e di azioni? Medito vendette, nutro rancori? Sono mite, umile, costruttore di pace? Il nostro corpo è il tempio del Signore e dobbiamo rispettarlo e amarlo come un suo dono. Infine per il rapporto con il prossimo ci possono essere queste domande: So perdonare, compatire, aiutare il prossimo? Ho calunniato, rubato, disprezzato i piccoli e gli indifesi? Sono invidioso, collerico, parziale? Ho cura dei poveri e dei malati? Mi vergogno della carne di mio fratello, della mia sorella? Sono onesto e giusto con tutti o faccio preferenze su chi è bello o brutto o chi è ricco e povero? Ho istigato altri a fare il male? Osservo la morale coniugale e familiare insegnata dal Vangelo? Come vivo le responsabilità educative verso i figli? Onoro e rispetto i miei genitori? Ho rifiutato la vita appena concepita? Ho spento il dono della vita? Ho aiutato a farlo? Rispetto l’ambiente? La parte più importante è il rapporto con Dio, perché se abbiamo un buon rapporto con lui basato sull’amore, allora fare il resto diventerà una cosa naturale perché sarà Dio ha cambiare gradualmente la nostra natura; da una natura corrotta a una natura santa. La legge di Dio sarà scritta nel nostro cuore. Se invece si cerca di migliorare il rapporto con il prossimo senza migliorare prima il rapporto con Dio non avremo molto successo perché il nostro livello spirituale rimarrebbe sempre lo stesso e la nostra natura corrotta sarebbe invariata. Il salmista questo lo aveva capito bene scrivendo: O Dio, crea in me un cuore puro e rinnova dentro di me uno spirito ben saldo (Salmo 51,10). Anche nel Vangelo c’è un riferimento a questo, quando Gesù sul sermone del monte disse: << Beati i puri di cuore perché vedranno Dio >> ( Matteo 5,8). In altre parole, guardando le cose a modo di Dio, il credente deve comportarsi di conseguenza. Se desideri che Dio ti faccia prosperare, metti a posto il tuo cuore. Se vuoi essere amato dagli altri, ama il prossimo. Se vuoi ricevere amore dallo tu agli altri, e gli altri te lo daranno a te, si raccoglie ciò che si semina. Molti però sbagliano a farsi amare dagli altri senza la guida del Signore, perché a volte le persone con cui vuoi istaurare una relazione di amicizia ti fanno capire che per piacergli devi fare cose contrarie a Dio. Ma se cercherai di fare questo non è detto che riceverai l’amore che ti aspetti, sarà invece controproducente e ti porterà a dire: << io amo gli altri ma chi ama me? Tanto vale è pensare solo a me stesso >>. Tutto ciò arriva dal diavolo. Se qualcuno ti fa capire che per farti amare da loro devi fare qualcosa di peccaminoso, non farlo assolutamente, porterà solo a brutte conseguenze.

AVERE SCARSA AUTOSTIMA

  • Più di ogni cosa degna di cura custodisci il tuo cuore, perché da esso sgorga la vita (PR 4,23)
  • Bontà e fedeltà non ti abbandonino: légale attorno al tuo collo,
    scrivile sulla tavola del tuo cuore, e otterrai favore e buon successo agli occhi di Dio e degli uomini.
    (PR 3,3-4)

La scarsa autostima è presente quando una persona si sente insicura, ha complessi d’inferiorità e può essere di conseguenza una facile preda per il diavolo; è uno dei sui trucchi far sentire piccoli e inferiori le persone, non dimentichiamoci è lui è il padre della menzogna (Giovanni 8,44). Una persona in quella situazione cerca la protezione di qualcuno, per esempio in un gruppo di amici, ma se questo gruppo ci sono persone malvagie che fanno uso di droghe e parlano solo di cose contrarie a Dio, allora anche lui ne sarà coinvolto. Sentirà il bisogno di essere accettato dal gruppo di conseguenza farà le stesse cose che fanno loro. Oppure una ragazza che sentendosi insicura e pensa di avere bisogno di protezione si spingerà a cadere delle braccia al primo ragazzo che incontra e quasi sicuramente non sarà quello giusto. Bisogna, però sapere che il Signore è il mio rifugio, è Lui che mi proteggerà da ogni male, bisogna solo pregare e avere fede. Come ho già detto in precedenza se Dio permette qualcosa, è possibile trarne vantaggio. Se da un lato una persona di bassa autostima può cadere facilmente nel peccato; il rovescio della medaglia è che sentendosi piccoli, sono persone molto umili, e questo è il primo passo per avvicinarsi a Dio. Molte volte il Signore si serve di questo tipo di persone per fare qualcosa di grande nella loro vita. Un esempio lo abbiamo con Mosè, il più grande dei profeti dell’antico testamento. Nei film, Mosè è descritto come un uomo forte, virile, sicuro di se e con tante qualità, ma se leggiamo la Bibbia nel momento in cui Mosè è davanti all’albero infuocato, scopriamo un Mosè insicuro e pauroso, che addirittura faceva fatica a parlare, un balbuziente, infatti quando c’era da parlare a volte si faceva aiutare dal fratello Aronne. Il Signore aveva scelto lui proprio perché nella sua insicurezza aveva sviluppato una grande umiltà che l’ha portato a glorificare Dio nelle sue opere e non glorificare se stesso. Dio usa i folli per svergognare i savi (Corinzi 1,27). Se una persona si sente di avere molte qualità, tutto quello che farà, anche se fosse Dio in persona a chiederlo, alla fine tenderebbe ad attirare della gloria su di se. Pensando che è stata la sua forza e la sua intelligenza, gli elementi che hanno portato al successo. Dio però non vuole che nessuna carne si glorifichi davanti a lui. Paolo scrisse che la potenza di Dio si manifesta con sua pienezza nella debolezza dell’uomo (2Corinzi 12,9). L’uomo sceglie in base a criteri diversi rispetto a Dio. L’uomo sceglie le persone con  qualità o capacità. Dio invece sceglie persone in base alla propria disponibilità nel sottomettersi a Lui; successivamente Dio gli renderà idonei a svolgere ciò che sono stati chiamati a fare. Spesso sono proprio le persone umili che sono predisposte a questo e l’uomo in generale non prenderebbe neanche in considerazione.  Dio usa persone che nessuno sceglierebbe perché si possa capire che è stato Dio a operare tramite lui, e da solo non avrebbe potuto fare nulla. C’è anche l’esempio di Gedeone o Geremia, entrambi hanno pensato: << Signore, guarda che hai sbagliato persona, io non sono in grado di fare questo >>. Ma secondo la saggezza di Dio erano proprio loro adatti a ricoprire quel ruolo e non sono mai stati abbandonati da lui. Quando il Signore dice di fare qualcosa, anche se sembra difficile, è sempre possibile farla, perché sarà proprio lui a darti la forza per farla. È sbagliato odiare noi stessi, Dio ci ama, e vorrebbe che anche noi ci amassimo come Dio ci ama. È importante questo, perché se non amiamo noi stessi, difficilmente ameremo il prossimo. Infatti, saremo giudicati in base a tre livelli: Il nostro rapporto con Dio, il nostro rapporto con gli altri, ma anche con il rapporto con noi stessi.  Per gran parte delle persone le cose contano solo l’aspetto fisico, l’intelligenza, la simpatia, che di per se non sono cose da trascurare, ma quello che conta di più è essere forti spiritualmente. Così si ottiene la sapienza e si ha una vita vittoriosa, non per i propri meriti, ma perché è Dio a guidare tua la vita. Infatti, tutti noi abbiamo delle missioni da compiere che solo noi possiamo fare, e siamo venuti sulla terra per questo. Per il Signore tu non sei uno sbaglio, anzi ha programmato esattamente il tempo della tua nascita e dove avresti abitato, infatti tutti i tuoi giorni sono scritti nel mio libro, dice il Signore (Salmo 139,16). Ama te stesso come Dio ti ama e se c’è qualcuno che ti odia o parla male di te non ascoltarlo poiché tutto ciò viene dal maligno. Ascolta invece il Signore che nella sua parola dice che sei fatto in modo meraviglioso, (Salmo 139,14) è necessario però che vivi in maniera degna di questa dichiarazione. Se dunque hai una scarsa autostima e ti senti un buon a nulla sappi che se decidi di cercare Dio e sottometterti a Lui inizierai a sentire come Dio ti ama e le cose inizieranno a cambiare. L’autostima è una cosa positiva, ma attenzione che questa non sia basata sull’egoismo che porta ad essere superbi e narcisistici. Questo è un impedimento a Dio, e questo tipo di autostima deve essere distrutta per poter fare spazio a Dio. L’autostima buona è quella dove si è consapevoli che da soli non valiamo molto, ma se mettiamo Dio al primo posto e abbiamo comunione con Lui, allora realizzeremo che il Signore ci ama immensamente e confidando in Dio, abbiamo diritto alle sue promesse, e con Lui al nostro fianco possiamo fare ogni cosa, per questo il giusto sa che vale; perché è consapevole che Dio lo ama e lui è un figlio di Dio. Quindi nessuno ci si può sentire inferiore agli altri se si ha Dio al primo posto. Satana cercherà di attaccare su questo punto. Quando succederà si risponderà con la Bibbia, dicendo che se Dio è con noi, chi sarà contro di noi (Romani 8,31-39).

DAVANTI AI MOMENTI DIFFICILI DELLA VITA

  • Gli empi, una volta abbattuti, più non sono, ma la casa dei giusti resta salda (PR 12,7)
  • Un cuore lieto fa bene al corpo, uno spirito depresso inaridisce le ossa. (PR  17,22)
  • Torre fortificata è il nome del Signore: il giusto si rifugia ed è al sicuro (PR 18,10)
  • Se te ne starai indolente nel giorno della sventura, ben poca è la tua forza. (PR 23,10)

Il giusto e l’empio davanti alle delusioni e i momenti difficili della vita si comportano in maniera estremamente opposta. Inizio con l’esaminare il comportamento di chi non è credente e vive una vita completamente senza Dio. Nei momenti di forte crisi dove la persona è emotivamente scossa, l’istinto la porta a cercare di anestetizzare il dolore, soprattutto se non può più far niente per risolvere la crisi, come ad esempio un marito che si separa dalla moglie può iniziare a bere alcolici fino a ubriacarsi per non pensare più ai problemi oppure inizia a frequentare le prostitute pensando che quel breve momento di piacere possa coprire il dolore che sta provando a causa del periodo di crisi in corso; o senza ad arrivare a questo si inizia a cercare assiduamente altre donne da avere brevi storie, ma il succo è sempre quello. In altri casi se c’è un ragazzo che ha una situazione famigliare molto grave da indurlo in depressione potrebbe finire nel giro della droga che è il più potente anestetico contro la depressione, ma si finisce sempre a peggiorare ancora più le cose. Molte delle persone che si drogano pesantemente dicono di farlo per non pensare troppo a quanto è brutta la loro vita. Di fronte a una pesante crisi finanziaria oltre a poter cadere in alcol e droga ci si affida a strozzini per ricevere prestiti e anche qui si finisce in una spirale che è ancora più difficile uscirne. In Grecia durante il periodo più brutto della crisi è aumentato vertiginosamente il consumo di cocaina e altre droghe pesanti. Un altro caso tipico per le donne è sfogare la depressione sul cibo, iniziando a mangiare in continuazione fino anche a vomitare e ricominciare a mangiare, questi sono i casi di bulimia. In altri casi ancora, se la persona ha una forte depressione che non la esterna, ma la tiene tutta dentro si può arrivare anche all’autolesionismo. Questo perché si inizia ad odiare se stessi fino a farsi del male, come per esempio tagliarsi i polsi. Le persone che intraprendono una di queste strade purtroppo sono tante, e ascoltano le parole di satana che gli dice di buttarsi nei vizi o a farsi del male per cercare di dimenticare il dolore interiore, perché è l’unica cosa che possono fare, e non ci sono altre soluzioni. Gli atei in questi casi propongono di andare dallo psicologo, infatti molti arrivano ad affidarsi a costosi psicologi che non hanno veramente a cuore il loro problema e guardano l’orologio per vedere quando scatta l’ora per farti andare via e dopo molte sedute dove ti ascoltano alla fine dicono cose che sapevi già. Possono capire dove è partito il problema ma che soluzioni danno? È Gesù il miglior psicologo che ci possa essere perché Lui ti scruta e conosce tutte le tue vie (Salmo 139,1-3). Altre persone riescono a non cadere in uno di queste vie, ma il dolore li fa cambiare in un certo periodo, diventano più nervose, scorbutiche, disattente e altri atteggiamenti negativi, come anche una fase di auto isolamento, dove per un periodo non vedono neanche più gli amici. Il caso può cambiare a seconda della gravità della crisi e la forza d’animo di una persona, ma in ogni caso chi non crede nel Signore, e chi non si affida completamente a Lui dovrà soffrire molto e forse prima o poi supererà la crisi. Se sei un credente e ti trovi davanti una persona che sta passando una grave crisi e sta facendo delle sciocchezze per alleviarsi il dolore non bisognerebbe puntare il dito e giudicarlo, peggiorerebbe solo le cose. In questi casi bisogna dare la propria testimonianza e spiegare che Gesù può essere la soluzione al suo dolore (Ved. Pag. 105). Il giusto invece davanti a un brutto periodo sa di avere il Signore come rifugio e non cadrà nel peccato come farebbe un empio, perché il Signore si prende cura di chi si rifugia in lui (Naum 1,7). Avrà bisogno di dedicare più tempo alla preghiera che dovrà essere più profonda e più intensa. Se il cuore del giusto è affranto grida al Signore: << Dio aiutami ascolta il grido del mio cuore e liberami da questa situazione stravolgente >>. Il giusto sa che Dio può farlo perché lui è il nostro più grande consolatore (Tessalonicesi 22,16) che ti resta vicino quando hai il cuore spezzato (Salmo 23,18). Quando i problemi della vita sono incessanti, quando tutto intorno è un caos, devi sapere che Dio ascolta ogni grido sincero che il giusto gli rivolge sia ad alta voce che in silenzio ed egli risponde sempre, anche se la fede ha vacillato o il Signore è stato un po’ trascurato devi sapere che lui non è arrabbiato con te, anzi egli desidera amarti pienamente (1Giovanni 3,1) essendo l’espressione completa dell’amore (4,16). Bisogna semplicemente ravvedersi e gridare a lui, che ascolta il grido e agisce a favore del giusto perché Dio sa come liberarlo dai problemi. Questo significa che ha già in mente dei piani per liberare chiunque si affidi a lui e qualunque sia la sua situazione egli non sta lì fermo a pensarci su, aspetta solo che grida a Lui. Se ti troverai in un momento difficile; tutte le preoccupazioni e i problemi che hai; dalle al Signore, perché egli ha cura di voi (1Pietro 5,7) e se ci sarà Lui che guiderà la tua vita allora le cose si risolveranno perché quanti sperano nel Signore riacquistano forza (Isaia 40,31) per superare il momento difficile senza cadere nella spirale del peccato. Dobbiamo però chiedere il suo aiuto e il suo sostegno, anche se credi le benedizioni non sono automatiche, per avere bisogna chiedere, anche se lui sa già di che cosa abbiamo bisogno anche prima che lo chiedete, ma è giusto chiederlo nelle preghiere, perché il Signore vuole che abbiamo un  rapporto continuo con Lui, basato sulla fede, come padre e figlio. Quando avrai pregato sentirai la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti a Dio. (Filippesi 4,7). Anche se le circostanze sono negative potrai avere la stessa pace nel tuo cuore derivata dal fatto che sai che Dio è all’opera. Non è detto che lo faccia subito, bisogna imparare anche ad avere pazienza e fede insieme. Il Signore affronterà il tuo nemico e trasformerà quel momento difficile della vita in una situazione in tuo favore. Stai certo che a questo punto il nemico, satana ti farà venire in mente qualche pensiero che ti porterà a dubitare di Dio. Del tipo: Non penserai mica che solo perché hai pregato Dio farà qualcosa per te, lui ti ha dimenticato. Se tu crederai a questo, di fatto bloccherai l’opera di Dio che vorrà fare a tuo favore. Attenzione quindi a non credere alle bugie del diavolo. Il Signore vuole che tu sia felice e questo momento difficile della vita passi in fretta  aspettando con fiducia che gli chiediamo aiuto per farvi la grazia perché il Signore ti ama e prova compassione per te, perché un Dio giusto è il Signore; beati coloro che sperano in lui (Isaia 30,18). Quando è presente un’intensa comunione, nei momenti più difficili si rafforza se si è veramente con Dio; d’altronde il giusto sa che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio (Romani 8,28). Se sei con Dio sarà lui a guidare la tua vita, e questo dona un senso di pace e riposo perché tutto quello che succederà nella vita, anche le esperienze dolorose, c’è sempre un piano di Dio dietro a quegli avvenimenti, e solo dopo mesi o a volte anni capiremo il perché Dio ha permesso una determinata esperienza negativa e vedremo che da quel che è successo è  nato anche qualcosa di positivo che non sarebbe mai potuto accedere in altro modo. Perché solo Dio può tirare fuori il bene dal male. Quindi bisogna sempre amare e lodare Dio a prescindere dal periodo bello o brutto che stiamo vivendo perché lui ti ama e non ti abbandona, anzi ti prende per mano e ti sta vicino anche se non senti la sua presenza. Infatti così dice il Signore: “Poiché io conosco i pensieri che ho in mente per voi; dice l’Eterno, pensieri di pace e non di male, per darvi un futuro e una speranza. Mi invocherete e verrete a pregarmi e io vi esaudirò. Mi cercherete e mi troverete, quando mi cercherete con tutto il vostro cuore” (Geremia 29,11-13). Se si sta passando un momento di difficoltà non bisogna perdersi d’animo, ma confida nel Signore perché  “I giusti gridano e l’Eterno li ascolta e li libera da tutte le loro sventure” (Salmi 34,17). Sono infatti molte le afflizioni del giusto, ma l’Eterno lo libera da tutte (19), perché così dice il Signore: Ti ho amato di un amore eterno, per questo continuo ad esserti fedele (Geremia 31,3). L’errore che fanno spesso le persone, anche credenti, è l’autocommiserazione; lamentarsi e piangersi addosso per la situazione e non reagire. Frasi del tipo: <<proprio a me doveva capitare>> oppure <<cosa ho fatto di male per meritarmi questo>> sono espressioni di un modo di vedere le cose che non attira Dio, ma al contrario impedisce un suo intervento. Non è con l’autocommiserazione che favorirai l’intervento di Dio, ma è con la fede che il Signore potrà fare qualcosa per te. Prega intensamente e abbi fede che Lui è all’opera anche se non vedrai subito gli effetti del suo operato. Se ad esempio la causa del tuo problema è dovuto a una persona che ha commesso un’ingiustizia contro di te, non cercare di risolvere il problema mosso dalla rabbia ma confida in Dio e vedrai che Lui riuscirà a fare giustizia più di quanto avresti immaginato. Un altro errore comune è quello di dare la colpa al Signore del periodo difficile che si sta vivendo. Questo è perché si ama Dio solo per ricevere benedizioni, e non si tollera alcuna sofferenza, come se i cristiani ne dovessero essere immuni. Alcune persone possono di fatto arrabbiarsi con Dio o perdere la fede invece di adorarlo e chiedere il suo aiuto. L’errore più grande è dare la colpa a lui quando si soffre. Nella Bibbia abbiamo l’esempio di Giobbe, uomo saggio e giusto agli occhi di Dio e pieno di benedizioni in tutti gli ambiti della vita. Satana però accusa Giobbe davanti a Dio di adorarlo solo perché ha ricevuto molte benedizioni da Lui, e senza di quelle lo bestemmierebbe subito. Allora Dio permette che a Giobbe gli succeda una disgrazia dopo l’altra. Ma Giobbe in nessun caso bestemmia, anzi dice invece: << Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, Benedetto il nome del Signore >>. Così anche chi è credente, deve avere quest’atteggiamento. Il più delle volte si soffre a causa dei nostri sbagli, ci sono però dei casi dove si entra in un periodo difficile nonostante si è sempre continuato a camminare con il Signore. Giobbe è un esempio. Anche Giuseppe accadde qualcosa di analogo: Venne incarcerato ingiustamente per molti anni. Gesù ha sempre fatto la volontà di Dio ma ha sofferto le pene della croce. Che cosa accomuna questi 3 casi? La sofferenza è successivamente cessata e loro sono stati grandemente ripagati da queste sofferenze. infatti, Giobbe superato la dura prova ricevette il triplo di quello che possedeva inizialmente. Giuseppe uscito dal carcere divenne la seconda carica di governo d’Egitto. Gesù divenne il re del regno di Dio. Se dunque stai soffrendo anche se hai sempre lodato e servito il Signore, non mollare ma rimani sempre saldo nella fede. Se Dio permette un periodo di crisi è possibile che è per metterci alla prova per vedere se confidiamo in Lui o nel peccato, in ogni caso Dio non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma insieme con la tentazione, darà anche il modo per uscirne per poterla sostenere (1Corinzi 10,13). Un giorno il Signore ti dirà: Hai passato un momento difficile, non ho asciugato le tue lacrime, non ti ho detto quello che stavo facendo per te e tu durante tutto questo periodo hai sempre continuato a lodarmi, ad avere fiducia in me e a servirmi e ora sei pronto per la promozione. Il Signore ti ripagherà per ogni sofferenza molto di più di quanto puoi immaginare. Quando la crisi sarà passata allora ci accorgeremo di essere anche più forti di prima e più vicini al Signore e si avrà anche imparato molte cose da questa esperienza che potrà essere usata per dare testimonianza a chi ne ha bisogno, specialmente a un peccatore in una situazione di difficoltà e dire come è stata superata la crisi grazie all’aiuto di Dio. Esattamente come sta scritto anche in 1Pietro 5,10: E il Dio di ogni grazia, il quale vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo Gesù, egli stesso, dopo che avrete un poco sofferto, vi ristabilirà, vi confermerà, vi rafforzerà, vi darà solide fondamenta. Questo può aprire le porte alle conversioni. Nel caso che una persona non credente sia in un momento difficile della propria vita e si comporta da peccatore e la sofferenza al posto di diminuire aumenta, c’è anche la possibilità che fallite tutte le soluzioni mondane scelga finalmente di affidarsi a Dio e in quel caso Dio non lo abbandonerà ma lo accompagnerà alla fine della crisi attraverso una rinascita spirituale per vivere una vita in pace e serenità. Questo accadrà anche se si è trascorso la vita lontano da Dio, a bestemmiare e a prendere in giro e ridicolizzare i credenti. Porterà quindi a sperimentare un amore di Dio gratuito e immeritato ed è questo che porta al ravvedimento. Ci sono molte testimonianze che vanno in questa direzione.  Spesso quello che causa un periodo brutto è dovuto a una grande delusione derivante un fallimento degli obiettivi di cui ci eravamo prefissati nella vita. Ad esempio: Cercare un determinato lavoro o ambire in una posizione sociale elevata e tutto ciò che può considerarsi il sogno della nostra vita. È legittimo avere delle ambizioni e fissarci degli obiettivi; l’errore che però si può fare è quello di metterlo al primo posto e dimenticarci totalmente di Dio e di quello che ha fatto per noi. Gesù disse: << chi ascolta la mia parola, ma non la mette in pratica è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa nella sabbia; soffiarono i venti e arrivò la tempesta e la casa crollò perché non aveva forti fondamenta e la rovina fu grande. Invece chi ascolta la mia parola è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa nella roccia; soffiarono i venti e arrivò la tempesta e la casa rimase in piedi perché aveva forti fondamenta>>. (Luca 6,47-49). Questo ci insegna che mettere al centro della nostra vita solo i nostri sogni e volerli realizzare senza mettere Dio al primo posto ci rende molto esposti a grandi delusioni perché in caso di fallimento la nostra sofferenza sarebbe grande. Se uno ad esempio ha un determinato obbiettivo nella vita, come diventare cantante, o avvocato pensando che raggiunto l’obbiettivo sarà soddisfatto; se succede che non si riesce a raggiungere quell’obbiettivo o se lo si fa poi si fallisce, allora la rovina sarà molto grande. Viene da pensare anche a chi ha passato la sua vita creando un’impresa e la vergogna di vederla fallire li porta al suicidio. Oppure chi desidera tanto avere un compagno/a e quando la trova, la mette al primo posto, se poi non è la persona che ci si aspettava e avviene una separazione, anche in questo caso il dolore è grande e può rimanere per molto tempo. Se invece come obbiettivo è quello di servire e cercare il regno di Dio allora quello si che una scelta di vita con delle basi solide, come costruire la casa nella roccia. Soffieranno i venti, si abbatteranno le tempeste ma la casa non cadrà, perché se segui Dio, non sarai mai abbandonato; in più riuscirai anche a raggiungere gli obbiettivi prefissati grazie anche alla sapienza. I problemi non mancheranno perché essere cristiani non ti da una immunità ai problemi e alle sofferenze, ma la differenza rispetto a un non credente è che il Signore ti da i mezzi e la forza per superare ogni problema se glielo chiediamo in preghiera. Se noi pensiamo che per poter essere felici dovremo avere una ragazza/o o un lavoro; questo non è mettere Dio al primo posto, perché puoi essere felice già adesso senza possedere per forza quelle cose che sono comunque buone e sa che ne hai bisogno. Immaginiamoci di avere una ragazza/o che amate molto, ma un giorno vi dice: << beh io non sono per nulla felice, non lo sarò finché non avrò trovato un lavoro. Si, ci sei anche tu nella mia vita ma non vali più di tanto per me, la mia felicità è trovare un lavoro e basta>>. Di certo rimarrete molto delusi da questo, così molte persone si comportano così con il Signore, lo mettono tra gli ultimi posti e impostano la propria felicità su altre cose. Poi però non riescono a raggiungere l’obbiettivo o se lo fanno rimangono delusi, e questo può dare inizio a un momento difficile della nostra vita. Il problema è quando si mettono i nostri bisogni prima di Dio, questo si chiama concupiscenza. La fede è già sufficiente per essere felici e chi decide di mettere Dio e la sua parola al primo posto allora sarà proprio Lui a fare in modo che trovi una ragazza/o o un lavoro ed è garanzia che con Dio non avrà mai una delusione. Se invece confidi nelle persone, purtroppo le delusioni prima o poi deluderanno. Il Signore non abbandona chi confida in Lui, perché è Lui la roccia e anche se ci saranno fallimenti, si proverà dolore ma non così tanto da essere disperati e il Signore provvederà a una via di uscita dalla brutta situazione che ci si trova a causa del fallimento. Molti periodi brutti si possono evitare seguendo la parola di Dio, è meglio prevenire che curare.

IL VINO E LE BEVANDE ALCOLICHE

  • Il vino è beffardo, il liquore è tumultuoso; chiunque si perde dietro ad esso non è saggio (PR 20,1)
  • Diventerà indigente chi ama i piaceri, chi ama il vino e i profumi non si arricchirà (PR 21,17)

Qual è la posizione della Bibbia riguardo al vino e le bevande alcoliche? C’è chi dice che un credente non deve assolutamente bere perché è peccato, ma per altri no; ma cosa dice la scrittura a riguardo? Da nessuna parte sta scritto che bere vino e bevande alcoliche sia peccato, infatti Gesù disse: Non c’è nulla infuori dell’uomo che entrando in lui possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro (Marco 7,15). Quindi non è ciò che mangiamo o beviamo a costituire  peccato perché tutto questo prima o poi esce dal nostro corpo e non ci danneggia spiritualmente, ma è quello che esce fuori dalla nostra bocca, il nostro parlare che può generare occasione di peccato. Inoltre Gesù come primo miracolo ha trasformato l’acqua in vino alle nozze di Cana e non l’avrebbe mai fatto se il vino fosse peccato. Il vino all’epoca era considerata come fonte di gioia e non poteva mancare alle feste. Tuttavia anche se non è peccato, è possibile che lo diventi se si ha una dipendenza e quindi una schiavitù dall’alcool. Se una persona beve un bicchiere di vino o birra durante un pasto per il fatto che gli piace il gusto del vino o la birra o un amaro alla fine dei pasti; in quel caso lo fa apprezzando i doni di Dio che da agli uomini, e Dio vuole che godiamo dei Suoi doni, questo sempre però mantenendo uno strato di lucidità. Ma se una persona beve con il solo scopo di ubriacarsi e sente dentro di se che non può fare a meno di bere perché se no, non si diverte, allora in questo caso diventa una schiavitù ed è peccato. Diventa schiavitù tutto ciò che senti che non puoi più farne a meno. Prima di tutto troppo alcool fa male al corpo e poiché la salute è un dono di Dio, non bisogna rovinarsela per un effimero divertimento, senza contare anche il quanto può incidere nel nostro portafoglio. Ma la cosa più importante è che se una persona pensa che deve per forza bere per divertirsi, allora c’è qualcosa che non va nella sua vita. Evidentemente ha un vuoto dentro che cerca di riempirlo con l’alcool; in questo caso il vino o le bevande alcoliche in generale diventano un idolo, in altre parole in mezzo nel quale lo ritieni fondamentale per la tua felicità. L’alcool non potrà mai darti la felicità perché non potrà riempire il tuo vuoto interiore; solo il Signore lo farà se glielo chiedi. Il doversi per forza ubriacare e ricercare il più possibile emozioni forti è fonte di dissolutezza che ti porta a vivere una vita vuota e lontana da Dio, senza tener conto di come si può comportare una persona ubriaca, a qualcuno può anche portare a una eccessiva ira se si è provocati, e si fanno cose che da lucidi non si farebbero. Paolo nella sua epistola scrive: Non ubriacatevi di vino, che fa perdere il controllo di sé; siate invece ricolmi dello spirito (Efesini 5,18). Se permetti a Dio di riempire quel vuoto e preghi di riempirti il cuore di Spirito Santo e toglierti la dipendenza da alcool allora non sentirai più il bisogno impellente di ubriacarti. Potrai sempre continuare a bere, ma solo con moderazione senza dover arrivare a ubriacarsi continuamente e avrai di fatto vinto la dipendenza. Chi invece non conosce Dio non crede nella sua potenza di cambiare i cuori delle persone. Gli psicologi atei davanti a una persona che ha dipendenza da alcol, prima gli fanno ammettere che è un alcolizzato e poi gli dicono che devono smettere e devono farlo solo con le proprie forze, ma diranno anche che questa voglia impulsiva di bere l’avranno sempre o per lungo tempo. Ora, se credi in questo, ti maledici da solo e anche se ti obbligano a smettere sarai sempre frustrato perché vorrai bere e ubriacarti ma non potrai. È dura vivere con una gran voglia di fare qualcosa e non poterla fare, è davvero irritante e seccante. Il credente evita tutto questo perché il Signore può risolvere  il problema dalla radice togliendoti di fatto la dipendenza da alcol.