L’ANGELO DELLA NOTTE:

Avevo soltanto 23 anni quando mi innamorai perdutamente di un uomo molto più grande di me. Egli aveva 38 anni ed era molto esperto e scaltro. Era davvero un bell’uomo, alto ben fatto, viso forte e volto, perennemente abbronzato, capelli pettinati all’indietro e aria da boss americano. Vestiva sempre elegante e non mancava di esibire accessori di lusso: orologio Rolex al polso, una pesante catenina d’oro al collo che ostentava con sicurezza. Quando gli chiedevo che lavoro facesse, mi rispondeva sempre che era un uomo d’affari, ma non riuscii mai a capire di che genere d’affari si trattasse. Ero una donna giovane e per lo più inesperta in fatti economici, ma sentivo puzza di marcio. Ad ogni modo ero così innamorata che non notavo neanche i suoi difetti, giustificavo sempre i suoi comportamenti o le sue azioni, anche le più villane. Con questo non voglio dire che si comportava sempre male, anzi di solito era molto gentile, garbato educato, sembrava un perfetto gentiluomo, anche se non mi illudevo. Una sola volta gli vidi fare un gesto sbagliato, diede uno schiaffo ad un suo dipendente che si era reso colpevole non so di quale mancanza. Un’altra cosa che mi dava fastidio di lui, era il fatto che fosse un impenitente donnaiolo, ero certa che doveva avere delle amanti, me lo suggeriva il mio intuito di donna. Ero certa che apparteneva a quel genere di uomini che dividono le donne in due categorie: le donne madri, da sposare e le donne amanti, quelle da portare a letto. E da quanto ho capito io dovevo essere per lui la donna madre. Capisco che molte donne sarebbero state contente di essere classificate come donne madri, ma non era il mio caso, non intendevo dividere il mio uomo con nessuno. Ogni volta che mi accorgevo di qualcosa di sospetto litigavo, anche se mi resi conto che le scenate non avevano nessun effetto su di lui. Era proprio vero che l’amore rende ciechi ed io ero diventata una talpa, non riuscivo a vedere al di là del mio naso. Lo giustificavo, lo perdonavo sempre. L’amore non rende solo ciechi ma anche schiavi. Lo amavo alla follia, anche lui mi amava di questo ero sicura, cosicché un giorno mi chiese di sposarlo. Accettai con entusiasmo, non mi rendevo conto che lo conoscevo solo da poco, quando lo dissi ai miei genitori, furono subito contrari a quell’unione, cercarono di farmi ragionare, di aprirmi gli occhi, ma io fui sorda, minacciai di fuggire di casa se mi avessero ostacolato. Volevo sposarlo e subito. Un risultato però lo ottennero, da allora si insinuò nella mia mente un tarlo e non mi lasciò più, incominciai a temere di fare un passo sbagliato. Anche se andai avanti con i preparativi del matrimonio, i miei tentennamenti aumentavano giorno per giorno. Non era solo il fatto che era un donnaiolo a farmi dubitare ma c’erano troppe cose oscure nella sua vita, troppi interrogativi. Cosicché arrivai a tre giorni dalle nozze, tormentata da atroci dubbi. Chi aveva ragione, i miei genitori che dicevano che era un poco di buono, o il mio cuore che lo desiderava sopra ogni cosa? Quella notte non dormii affatto. Quasi all’alba mi assopì. Mi risveglio un bagliore, che riempiva la mia stanza, aprì gli occhi e ai piedi del letto c’era un essere celeste, bellissimo ed immenso. Sarà stato alto almeno due metri, indossava una lunga veste bianca e aveva due ali forti e lunghe, ripiegate all’ingiù. Il suo volto era bello e regolare come quello di un bambino. All’inizio ebbi paura, ma poi una pace immensa si impossessò della mia anima. Avevo capito chi era, gli chiesi lo stesso chi era ed egli mi rispose che era il mio angelo custode, mi disse che lo avevo pregato così tanto ed era giusto che l’angelo custode mi guidasse per i sentieri difficili del mondo. Mi disse di sposare un uomo timorato di Dio e di lasciare perdere chi non appartiene alla Chiesa del Signore. Mi disse che non gli era permesso di dire altro ma che se sposavo quell’uomo avrei fatto piangere il mio angelo custode. A questo punto svanì. Restai attonita, sconvolta, avevo visto davvero un angelo o avevo avuto un’allucinazione? Il dubbio mi restò a lungo nella mente ma non esitai a seguire il suo consiglio. Con un pretesto ruppi il fidanzamento, sapevo che lui avrebbe reagito malissimo, perciò glielo comunicai per telefono. Non mi fece neanche finire di parlare che prese l’auto e corse a casa mia. Non valse a niente che mi chiudessi in camera e rifiutassi di riceverlo, sfondò la porta entrò e mi prese a schiaffi, chiamandomi con gli appellativi più turpi e volgari. I miei genitori furono costretti a chiamare la polizia. Ma non finì lì, continuò a tormentarmi ancora per mesi, ci provò prima con le minacce, poi con le buone, fece di tutto per farsi perdonare del suo gesto violento. Mi chiamò centinaia di volte al telefono, ma rifiutai sempre di rispondere, mandò decine di fasci di fiori, ma tenni duro. Dopo alcuni mesi, a poco a poco, per fortuna si calmò e smise di ossessionarmi. Seppi che era passato ad altri amori ed io ringraziai Iddio di avermi salvato da un uomo del genere. Potei finalmente cominciare ad uscire di nuovo di casa e tornare alla mia vita normale. Nei mesi che seguirono ebbi altri amori, ma nessuno grande e totalizzante come quello. Finché un giorno in chiesa, parlando a tu per tu con il Signore, capì che la cosa che desideravo di più era dedicarmi a Lui. Cosi lasciai questo mondo pieno di ingiustizie e violenze ed entrai nella pace del monastero. Passarono alcuni anni, un giorno per caso vidi un articolo di cronaca nera, non potete immaginare la sorpresa quando vidi la sua foto. Dopo una violenta lite familiare aveva ucciso prima la moglie, poi la suocera ed i suoi due bambini, in ultimo si era tolto la vita. Nel mio grande egoismo non pensai a quella povera gente trucidata, pensai solo a me stessa. Un pensiero mi trafisse la mente: al posto di quella donna ci dovevo essere io! Solo allora compresi il motivo delle parole di quell’angelo che mi era apparso. Socchiusi gli occhi, congiunsi le mani e lo ringraziai di cuore.

BREVE COMMENTO:

Da queste tre testimonianze si può notare come le apparizioni, che siano in sogno o da svegli, hanno tutte un importante elemento in comune. Anche usando termini diversi i testimoni dicono come questi essersi irradiassero luce. Nell’articolo sul KAVOD ho descritto il nesso tra la gloria di Dio e l’irradiamento. Gli angeli essendo creature spirituali di Dio è stata impressa su di loro la gloria di Dio, per questo motivo che i testimoni notano questo irradiamento. Gli angeli sono messaggeri di Dio, se il loro unico scopo è quello di lasciare un messaggio di solito compaiono nei sogni, come avvenuto anche a san Giuseppe nel nuovo testamento. Se invece devono anche guarire allora compaiono da svegli. Quando Dio vuole operare una guarigione invia sempre un angelo guaritore per compiere l’opera, non sempre sono visibili, anzi è raro che un angelo si faccia vedere e poi compia un miracolo. In ogni caso leggendo molte testimonianze riguardo i miracoli hanno spesso un denominatore in comune che compare anche nella seconda testimonianza. Quando la persona viene guarita percepisce un forte senso di calore nella parte malata del corpo.

L’ANGELO GUARITORE

Emilio è un uomo del sud d’Italia sposato con tre figli. Il matrimonio non sta andando bene, ma in compenso ha un ottimo rapporto con i suoi tre bambini. Un giorno iniziò ad aver del malessere fisico: Mal di testa, vertigini, svenimenti; andò a fare degli esami e scoprì di avere una grave forma di tumore al cervello. La sua vita crollò. Secondo i medici non c’era più nulla da fare, dandogli pochi mesi di vita. Iniziò quindi una terapia antidolorifica per accompagnarlo alla morte con meno sofferenze possibile. Fin dal primo momento si affidò a Dio, alla preghiera e alla lettura della Bibbia e supplicava Dio di risparmiargli la vita, ma la sua salute continuò a peggiorare, non riuscì neppure più a mangiare e perse sempre più peso. Arrivò che non riusciva neppure ad alzarsi dal letto dai dolori. Qualche volta aveva la tentazione di rinnegare Dio e a unirsi alle tante voci di questo mondo che abbraccia tesi anticristiane, ma era solo qualcosa di passeggero, dopo la fede ritornava. Una notte allo stremo delle sue forze, quando non sapeva se avrebbe resistito ancora un altro giorno, si accorse di una luce nel soffitto. Vide un angelo seduto accanto a lui nel letto avvolto in un grande bagliore. Aveva i capelli lunghi castano chiaro, un viso dolce da bambino con indosso una lunga veste rosa. In un primo momento Emilio pensò che fosse l’angelo che lo avrebbe accompagnato nell’aldilà, invece disse che Dio lo aveva messo alla prova, e lui l’aveva ampiamente superata. Riceverà la guarigione e gli sarà affidata un missione. L’angelo mise la sua mano sulla fronte di Emilio e sentì un forte calore. L’indomani scoprì di non percepire più dolosi o malesseri, anche gli esami medici confermarono che il tumore era sparito. La sua vita migliorò in tutti gli aspetti, dal lavoro alla famiglia dopo di che scoprì la nuova missione che Dio gli aveva affidato, occuparsi dei bambini orfani e senza tetto nelle strade della Romania.

L’ANGELO MESSAGGERO D’AMORE

Questa è la testimonianza di un uomo di 32 anni, molto timido, specialmente davanti a una donna attraente. Un giorno decise di entrare a far parte di una compagnia teatrale dove mettono in scena commedie di personaggi famosi. In questa compagnia decidono di fare uno spettacolo di una storia d’amore molto intensa dove il protagonista era perdutamente innamorato di una donna di nome Ester che non lo considerava e il finale era tragico. Proprio  a lui gli venne affidato il ruolo da protagonista. La parte di Ester venne affidato a una donna molto avvenente di nome Silvia. Iniziano quindi le prove per lo spettacolo e tutti notano subito il grande talento del protagonista nell’entrare nel personaggio, sembra veramente che era innamorato follemente di questa ragazza, ma senza che nessuno lo sapesse nascondeva un segreto sotto quel talento. Si era veramente innamorato perdutamente di quella donna e tutte le battute sul corteggiamento erano le parole che veramente voleva dire a lei e gli provenivano direttamente dal cuore. Ma per un osservatore esterno pareva avere un grande talento. Il fatto che questa donna fuori dal palco non lo considerasse fece scaturire in lui una profonda tristezza, convito che questo amore sarebbe rimasto per sempre non corrisposto. Inoltre questa donna era già sposata un motivo in più per accrescere il suo mal d’amore. Arrivò il giorno dello spettacolo e fu un grande successo e seguirono anche delle repliche ma dopo non ci fu più modo di vedere questa donna e cadde in una profonda depressione per diverso tempo. Durante questo periodo gridò al Signore per supplicarlo di far finire questa sofferenza e si rivolse anche al suo angelo custode dicendo: Angelo custode che vegli su di me, non puoi restare insensibile alle mie sofferenze, porta un messaggio d’amore per me, di a Silvia che la amo e dille che sentimento palpita nel mio cuore. Un giorno quando era in casa squillò il telefono e colpo di scena, era proprio Silva, la donna che amava e rimase senza parole. Fu lei a parlare. Disse che sapeva tutto: sapeva che lui era innamorato di lei e le dispiaceva di tutte quelle sofferenze d’amore per lei. Come fece a saperlo dal momento che lui non lo aveva raccontato a nessuno? Così lei raccontò la sua storia: Nonostante fosse una donna molto bella e corteggiata aveva una vita sentimentale molto travagliata, si accorse presto di essersi sposato con un uomo egocentrico e narcisista e non si sentiva amata e fu costretta a lasciarlo continuando con una lunga lista di uomini falsi, infedeli, bugiardi, truffatori che non facevano altro che far soffrire questa donna che cercava un uomo serio e maturo per costruire una famiglia. In una notte sofferta fece un sogno, e in questo sogno apparve un angelo. Aveva un vestito azzurro, lungo fino ai piedi, capelli biondi, occhi azzurri e grandi ali bianche. Intorno alla testa un bagliore, ma non era un’aureola. Era come si irradiasse luce. L’angelo le disse che un uomo del teatro si era innamorato di lei e per questo soffriva molto. Capì subito che era lui. Inoltre disse anche che se lei non avesse voluto il suo amore non avrebbe dovuto farlo soffrire. Perché non bisogna far soffrire le persone che ci amano. Dopo diverso tempo conobbe un altro uomo e ebbe l’ennesima delusione d’amore. A quel punto si ricordò di quel sogno e di quel angelo e mettendo mentalmente a confronto gli uomini che l’avevano delusa, con lui che si era innamorato follemente iniziò a provare compassione e iniziò ad avere il desiderio di incontrarlo. Iniziarono quindi a frequentarsi e con il tempo sbocciò l’amore anche da parte di lei. Ora sono sposati con tre figli.

L’assedio dei Boxers

Un altro fatto di guerra in cui ci fu un intervento formidabile degli angeli, avvenne nel periodo di luglio-agosto del 1900, durante l’assedio di Petang, in Cina, da parte dei Boxers; con questo termine preso dalla lingua inglese e tradotto letteralmente come “pugile” si intende l’associazione cinese pugilistica di giustizia e concordia che, originaria della provincia dello Shandong, si oppose fermamente alle missioni cattoliche in Cina. I Boxers attuarono una violentissima repressione contro la Chiesa che causò migliaia di martiri che oggi sono venerati come santi e beati nel cattolicesimo. Durante la rivolta della popolazione cinese contro gli stranieri, monsignor Favier e i suoi cattolici cinesi, asserragliati a Petang, si difendevano eroicamente contro i Boxers che li assediavano. Il vescovo aveva esortato tutti i fedeli a recitare le litanie al Sacro Cuore di Gesù e alla Madonna, unendovi l’invocazione a San Michele che si recitava dopo la Messa e che egli faceva recitare anche nelle scuole cattoliche. Dopo l’affidamento all’Arcangelo vittorioso delle battaglie, avvenne un fatto degno di nota. I bombardamenti dei Boxers iniziarono ad avere traiettorie strane, ben distanti dai loro obiettivi. E quando tentarono un attacco di terra, giunti presso le porte della cittadella, una forza invisibile li fermò. I Boxers percepirono davanti ad essi un ostacolo invisibile e comunque invalicabile. Spaventati, fuggirono… e in quel momento giunsero le truppe europee dell’Occidente che insieme al Giappone e alla Russia avevano dichiarato ufficialmente guerra alla Cina come reazione al movimento xenofobo. Monsignor Favier e i suoi cristiani, finalmente liberati dall’assedio della missione cattolica, si informarono allora del motivo per il quale i Boxers, anziché sparare su di essi, miravano in cima alla cattedrale. Alcuni di loro, fatti prigionieri e interrogati, esclamarono: «Ma voi dunque non vedevate? Vi era in cima alla vostra chiesa una grande signora vestita di bianco, vicino a lei un guerriero armato da capo a piedi con una spada in mano e che aveva due grandi ali bianche. Intorno ad essi vi era una moltitudine di soldati vestiti con abiti bianchi e con grandi ali».

BREVE COMMENTO:

Da quello che si può notare, gli angeli possono intervenire in massa per salvare le persone nei momenti di estremo pericolo, ma l’elemento fondamentale è la preghiera. Senza di essa gli angeli non sono autorizzati ad intervenire. Un’altra considerazione è la descrizione che i Boxer fanno degli angeli, che essendo cinesi non credenti, completamente ignoranti della Bibbia, non potevano conoscere le fattezze fisiche degli angeli come li può conoscere un europeo, anche non credente, eppure la loro descrizione coincide con tutte le altre testimonianze angeliche.

Le apparizioni di Le Mans

Tali apparizioni angeliche avvennero, durante la prima guerra mondiale, nei pressi della città di Le Mans, in Francia, durante una battaglia tra l’esercito tedesco e quello alleato, tra il 23 e il 24 agosto 1914. Dopo giorni di furiosi combattimenti. l’esercito tedesco era avanzato fino al centro del Belgio e della Francia. I tedeschi concentrarono i loro attacchi specialmente contro le truppe inglesi che, rispetto all’esercito teutonico, erano in condizioni di enorme inferiorità numerica. Una grave sconfitta militare per gli inglesi appariva inevitabile e in Gran Bretagna le chiese erano gremite dal popolo, che era stato convocato per un giorno di preghiera nazionale, perché la guerra sembrava già persa. Ma nella settimana successiva a quelle giornate di preghiera nazionale, una serie di avvenimenti imprevistitrattenne l’esercito tedesco dallo sferrare l’attacco finale decisivo, cosicché gli inglesi si ritirarono e raggiunsero posizioni relativamente sicure. Nel 1916, due ufficiali inglesi pubblicarono un resoconto dei fatti con il titolo di “Gli angeli di Mans”, in cui scrissero:

«Gli inglesi si aspettavano di essere annientati, dato che eravamo quasi del tutto indifesi, allorquando, con nostro stupore, i tedeschi si fermarono come storditi, e non fecero neppure il gesto di toccare i propri cannoni o di muoversi, dandoci il tempo di fuggire imboccando alcune strade laterali.Un uomo disse di aver visto uno squadrone di angeli tra noi e il nemico. Ad un altro fu chiesto se avesse sentito parlare della meravigliosa storia degli angeli. L’uomo rispose di averli visti personalmente. Mentre lui e la sua compagnia si stavano ritirando, udirono la cavalleria tedesca che galoppava dietro di loro. Videro un luogo che offriva loro una speranza di salvezza, in cui avrebbero potuto fermarsi per tentare di resistere all’attacco, ma prima che potessero raggiungerlo, la cavalleria tedesca fu loro addosso. Si voltarono quindi per fronteggiare il nemico, senza aspettarsi altro che una morte istantanea, quando, con grande meraviglia, videro tra loro e il nemico un intero squadrone di angeli. I cavalli tedeschi si voltarono terrorizzati e fuggirono completamente in preda al panico».

Molti anni dopo, nel 1982, il capitano Cecil Hayword, ufficiale di Stato Maggiore nel servizio segreto, rilasciò questa dichiarazione riguardo agli “angeli di Mans”:

«(..) Guardando al di sopra della loro barricata, gli attoniti inglesi scorsero tra loro e i tedeschi quattro o cinque esseri meravigliosi, molto più grandi degli uomini. Portavano vesti bianche ed erano a capo scoperto; sembravano fluttuare più che stare in piedi. Voltavano le spalle agli inglesi, e fronteggiavano i tedeschi con le mani e le braccia protese in avanti. Il sole brillava di luce molto intensa in quel momento».

IL DIAVOLO IN PERSONA

Così come gli angeli possono assumere una forma umana, anche i demoni possono presentarsi in queste mentite spoglie anche se sono eventi molto più rari. Abbiamo una testimonianza tramandata da Padre Tarcisio da Cervinara, uno dei Confratelli che è stato più vicino a Padre Pio a San Giovanni Rotondo. Padre Pio raccontò così il suo incontro con il diavolo: Una mattina mentre stavo confessando gli uomini, mi si presenta un signore alto, snello, vestito con una certa raffinatezza e dai modi garbati, gentili. Inginocchiatosi questo sconosciuto incomincia a palesare i suoi peccati che erano di ogni genere contro Dio, contro il prossimo, contro la morale: tutti aberranti». Padre Pio fu colpito da una cosa in particolare. Per tutte le accuse, anche dopo la mia riprensione, fatta adducendo come prova la parola di Dio, il magistero della Chiesa, la morale dei santi, questo enigmatico penitente controbatteva le mie parole giustificando, con estrema abilità e con ricercatissimo garbo, ogni genere di peccato, svuotandolo di qualsiasi malizia e cercando allo stesso tempo di rendere normali, naturali, umanamente indifferenti tutti gli atti peccaminosi». E questo, proseguiva il frate di Pietrelcina, «non solo per i peccati che erano raccapriccianti contro Dio, Gesù, la Madonna, i Santi, che indicava con perifrasi irriverenti senza mai nominarli, ma anche per i peccati che erano moralmente tanto sporchi e rozzi da toccare il fondo della più stomachevole cloaca». Pio era colpito dal tipo di risposte che questo signore dava ad ogni sua osservazione. «Le risposte che questo enigmatico penitente dava di volta in volta alle mie argomentazioni, con abile sottigliezza e con ovattata malizia evidenziava il santo mi impressionavano. Tra me e me, domandandomi, dicevo: ”Chi è costui?” Da che mondo viene? Chi sarà mai?”. Come terminò questo incontro? Con tono deciso e imperioso gli dissi: ”Di’ viva Gesù, viva Maria”. Appena pronunziati questi soavissimi e potentissimi nomi, Satana sparisce all’istante in un guizzo di fuoco, lasciando dietro a sé un insopportabile irrespirabile fetore» (“Padre Pio nella mia vita”, trasmissione dell’emittente Tele Radio Padre Pio).

LO SCUOLABUS

In questa testimonianza un autista di scuolabus che ama molto i bambini, come sua consuetudine parcheggia il suo bus vicino alla scuola, i bambini scendono allegri dallo scuolabus, attraversano la strada ed entrano nel cortile dalla scuola. L’autista parcheggia stretto ostacolando un eventuale passaggio di altre macchine mentre i bambini attraversano la strada in modo da assicurare a loro la massima tutela. Un giorno, proprio mentre i bambini attraversarono, vide da lontano una macchina che andava molto veloce, inseguita da un auto della polizia. Stavano scappando per un tentativo di rapina. La macchina si avvicina in fretta e sembra non avere nessuna intenzione di rallentare al passaggio dei bambini. L’autista fa di tutto per far sgombrare la strada in fretta ma un bambino inciampò proprio sul marciapiede. La macchina per passare nel passaggio stretto dovrà passare anche nel marciapiede e sembra proprio che il destino del povero bambino sia inevitabile. L’autista chiude gli occhi per evitarsi una scena terribile. Subito dopo che la macchina passò scese subito dal bus per cercare in tutti i modi di soccorrere il bambino, ma con stupore scoprì che era nel cortile sano e salvo. L’autista si chiese quindi come aveva fatto a raggiungere il cortile così in fretta. Il bambino era scosso e piangeva. Ma gli altri bambini dissero che all’ultimo momento un signore vestito di bianco spinse il bambino per evitare la collisione con l’auto. Dopo di che quel signore che nessuno aveva mai visto scomparve dal nulla. L’autista intuì che si tratta di angelo. Se fosse stato una persona si sarebbe sicuramente fermato.

L’ANGELO SOCCORRITORE

Una giovane donna in età scolastica mentre attraversa la strada viene presa sotto da un camion, un po’ per sua distrazione e un po’ per distrazione del conducente, in ogni caso viene colpita al fianco e sollevata con brutalità da terra, viene scaraventata a 3-4 metri di distanza. La ragazza ha dolori atroci e non riesce nemmeno a muoversi. Una folla, vista la scena accorre vicino per vedere le condizioni di questa ragazza senza però fare nulla. A un certo punto si fa largo un giovane di bell’aspetto che la soccorre facendosi aiutare dai presenti che seguono tutte le sue indicazioni, intanto rassicura la ragazza dicendo parole confortanti. Viene portata all’ospedale dove i medici saputo l’accaduto le dà poche speranze di sopravvivenza se non con gravi disabilità. Invece, con profondo stupore non riescono a trovare niente di rotto, nemmeno un osso o un organo lesionato, solo una leggera contusione. I medici per essere sicuri ripetono gli esami più volte e rimangono increduli dal fatto che è rimasta illesa. Viene dunque dimessa il giorno stesso. Nei giorni seguenti fa delle ricerche per capire chi potesse essere quell’uomo che l’ha soccorsa, ma nessuno si ricorda di lui e nessuno lo ha mai visto. Tenendo conto di questi elementi e dalla guarigione miracolosa la ragazza concluse che l’uomo che la soccorse in realtà si trattava di un angelo.

IL SOCCORSO STRADALE

I figli della giornalista americanaJoan Wester Anderson hanno conosciuto un’avventura, che ci riassume la loro stessa madre: In una notte ghiacciata di Natale (la più fredda registrata nella storia del Midwest), mentre la radio annunciava una tempesta di neve e consigliava di non partire, il giovane Tim e suo fratello caddero in panne con la macchina su di una strada deserta. Nessuna possibilità di veder passare qualcuno. Tim pregò: “Dio mio, solo voi potete venirci in aiuto”. Subito, i ragazzi scorsero una macchina che si affiancò ad essi. Da dove veniva? Essi non lo compresero, non avevano visto nessun faro. Ed era una macchina del soccorso stradale. L’autista propose di guidarli in luogo sicuro. Il giovane si inquietava per la fattura. Davanti casa, l’autista parcheggiò la macchina. Tim entrò in cucina ma realizzò subito che non aveva pagato. Uscì di nuovo di casa, ma la macchina del soccorso ed il suo autista erano scomparsi. Eppure, nessuno dei due aveva sentito rumore, né di motore, né di catene. E nella neve, non vi era che una sola traccia di pneumatici, quella della loro macchina.