I PRIMI ADORATORI DEL MESSIA

Luca mette sulla bocca degli angeli un annuncio che è l’inno tradizionale dei cristiani: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini, che egli ama”. Questo è in sintesi ciò che significa la nascita di Gesù per l’umanità. La “Gloria” di Dio nella Bibbia è la manifestazione della sua autorità, della sua santità. In questo povero bambino, nato povero come molti altri e attorniato da semplici pastori, c’è tutta la gloria di Dio, la sua definitiva rivelazione. Così Dio ha voluto rivelarsi. “Pace” è l’altro significato della nascita di Gesù. Questa parola, in ebraico “shalom”, è ricca di significato, che in greco si può tradurre in 25 modi. Ad esempio essa significa salute, salvezza, allegria, vita felice, armonia con gli altri, vita integra e piena, benessere, prosperità materiale e spirituale per ciascuno e per la comunità. Tutto questo viene ad annunciare il bambino nato in una mangiatoia di Betlemme. Nei vangeli si parla dei primi adoratori del Messia, coloro che sono venuti ad accoglierlo e adorarlo nella mangiatoia. Ossia i pastori e i magi.

I PASTORI

Nel vangelo di Luca (Lc 2,8-20) vengono presentati i pastori come i primi che furono a conoscenza della nascita di Gesù. Oltre a un dato storico, il vangelo vuole trasmetterci un elemento teologico: Nella società dell’epoca i pastori erano considerati poveri e malvisti dalla gente comune e di fatto poco inclusi nella vita religiosa comunitaria. Gesù venne proprio per le persone come loro, per i poveri e per coloro che erano esclusi dalla vita religiosa e pubblica. Per loro sarà il liberatore e il salvatore. Essi rappresentano il popolo disprezzato e povero a cui Gesù annunzierà la buona notizia. Sono i poveri di Dio, che non avevano nulla, se non la speranza che Dio li avrebbe liberati dalla condizione di schiavitù. I poveri accolgono Gesù perché si identifica con loro e a differenza della cultura popolare, Gesù li vede come i primi a ricevere il messaggio di salvezza. Gli angeli sottolineano questo fatto annunciando proprio ai pastori la lieta notizia della nascita del Salvatore.

I MAGI

In Matteo (Mt 2,1-12), invece, si vuole sottolineare l’universalità del messaggio di Gesù, il rifiuto di Israele e l’accoglienza dei pagani con la presenza dei magi, che rappresentano il mondo pagano. I magi provenivano dalle terre lontane d’oriente, probabilmente dall’attuale Iraq o Iran di religione zoroastra. Gesù non è venuto a salvare solo Israele, ma tutti i popoli della terra. Per questo Matteo si ispira alle profezie di Isaia (Is 49,12.22-23 e 60,3-6). Parlando della stella Matteo ricorda un’antica profezia di un pagano, Balaam, figlio di Beor, che annunciava il sorgere di una stella, che avrebbe indicato la venuta di un re (cfr. Nm 24,15-19). Matteo proclama così che Gesù è venuto per tutti, per i vicini e per i lontani (Is 57,19 e Ef 2,14-17).

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