LA CIRCONCISIONE:
Il rito della circoncisione è tra i più antichi, risale addirittura nel primo libro della Bibbia (Genesi, 17,10-11). Questo rito di svolge nell’ottavo giorno dopo la nascita dei figli maschi, consisteva nell’asportazione del prepuzio. Gesù fu circonciso come ogni israelita. La circoncisione aveva un triplice significato:
- incorporava l’israelita nel popolo di Dio;
- conferiva la capacità di dare culto a Dio;
- rendeva l’israelita partecipe delle promesse.
Già dall’Antico Testamento alla circoncisione fisica doveva seguire quella del cuore. Il segno nella carne stava a significare la vocazione dell’israelita e la sua alleanza con Dio. Gesù si sottopose a questo rito per sottolineare che lui si fece uguale in tutto all’uomo e che era legato a Dio da un patto di alleanza. In occasione della circoncisione veniva dato il nome al bambino. Il nome indicava la sua identità. “Gesù” ovvero “YESHUA” in ebraico significa “YHWH (Dio) SHUA (salva)”. È il nome dato dall’angelo e sta ad indicare la sua identità e la sua missione di Salvatore.
GESÚ TRA I DOTTORI DELLA LEGGE
Nel vangelo di Luca 2,41-50 troviamo un breve racconto di quando Gesù aveva 12 anni. In occasione della Pasqua la famiglia di Gesù andarono a Gerusalemme per la festa. Durante quei giorni o persero di vista e lo ritrovarono dopo 3 giorni nel tempio che discuteva con i dottori della legge, e nonostante la giovane età tuti si stupiscono delle risposte brillanti che dà. Da cosa apprendiamo da questo brano? Gesù come tutti non ha dovuto imparare tutto da zero, ma non ha frequentato una scuola rabbinica specifica, il suo maestro è stato lo Spirito Santo. Gesù era sempre in comunione con Dio, dal punto che già in giovane età era perfettamente consapevole della sua identità e della sua missione.
GESÚ VERO DIO, VERO UOMO
Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini (cfr. Lc 2,52). Questo significa che la vita di Gesù non ebbe assolutamente nulla di speciale durante questo ampio periodo di tempo. Per immaginarci come fu dobbiamo conoscere l’ambiente sociale e culturale di Nazareth di quel tempo, i costumi degli abitanti del posto, ecc. Tutto ciò che si può dire sarà approssimativo, ma sicuramente egli visse come i suoi coetanei. Per indicare la normalità della vita di Gesù, Luca dice che durante questi anni il bambino “cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini”. Come tutti gli uomini anche Gesù si sviluppò fisicamente, intellettualmente e spiritualmente con il passar del tempo. Imparò a camminare, parlare, pregare, leggere, volere e lavorare. Imparò anche lui; non nacque sapendo già tutto prima. Anche lui ebbe l’esperienza di scoprire cose nuove. Così come fisicamente cresceva, la sua conoscenza di Dio cresceva. Crebbe in grazia: comprese cosa Dio voleva da lui e qual era la sua vocazione. Gesù essendo vero uomo e vero Dio (unica persona divina con due nature, divina e umana) ebbe sempre la coscienza del suo essere Figlio di Dio e nello stesso tempo maturò progressivamente la sua coscienza umana di ciò che significava e comportava questa figliolanza. La sua vita rimase sottomessa ad un processo di crescita: crebbe il suo corpo, la sua intelligenza, la sua volontà, la sua fede, la sua speranza, ecc. Imparò la dura realtà della vita, la bontà di Dio attraverso l’amore dei suoi e attraverso le Scritture lette nella sinagoga. Gesù visse in un ambiente di povertà e di duro lavoro. In questo ambiente Gesù assimilò le preoccupazioni e le speranze del suo popolo, maturò la sua fede e formò la sua personalità. Gesù era un carpentiere (Mc 6,3) e figlio di un carpentiere (Mt 13,55). In quel tempo le professioni erano ereditarie. I vangeli raccontano alcuni episodi in cui possiamo notare l’entroterra culturale di lavoratore (Mt 7,3-5.26-27 e Lc 14,28) come la trave e la pagliuzza, costruire con fondamenta e fare piani con giusti calcoli. In Gv 5,19-20 Gesù afferma come non può far nulla se non ciò che vede fare dal Padre suo (con molta probabilità è una comparazione presa dalla sua esperienza di artigiano con suo padre Giuseppe) per indicarci il mistero della sua relazione personale con Dio Padre.
I FRATELLI DI GESÚ
Il Nuovo Testamento parla spesso dei fratelli e delle sorelle di Gesù (Mt 12,46-50; 13,55-56; Mc 3,31-35; Lc 8,19-21; Gv 2,12; 7,35; 9-10; At 1,14; 1Cor 9,5; Gal 1,19). Vengono nominati per nome quattro dei suoi fratelli: Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda (Mt 13,55; Mc 6,3; 15,40), Di cui Giacomo scrisse una lettera che è stata inserita nel nuovo testamento. Però non si conoscono il numero e i nomi delle sorelle. Secondo il racconto dell’annunciazione Maria non ebbe altri figli prima di Gesù (Lc 1,27) e in quanto si parla di Gesù figlio primogenito. I protestanti fanno largo uso di queste scritture per negare la perpetua verginità di Maria. In realtà, queste scritture non indicano necessariamente che siano nati altri figli in seguito, ma sottolinea la dignità e i diritti del fanciullo. Secondo i dati dei vangeli, essi risultano essere dei parenti. Parlare di fratelli, secondo l’uso nella Bibbia, indica il grado di parentela, non necessariamente fratelli di sangue: quindi si tratta di cugini di Gesù, anche se non si può determinare il grado di parentela. La stessa tradizione ha sempre così creduto: tale è la grandezza del mistero dell’incarnazione che lo stesso buon senso suggerisce tale interpretazione.