SITUAZIONE RELIGIOSA

Gesù nacque e visse in una nazione la cui fede era la base della propria esistenza. L’esperienza religiosa era profondamente radicata nel popolo. Tutto era scandito, vissuto e interpretato alla luce della fede. Grande importanza avevano le feste religiose, la legge, il Tempio e le varie credenze ebraiche. La fede in un Dio unico era il punto centrale che gli distinguevano dagli altri popoli politeisti perciò ritennero questo il punto centrale della loro identità religiosa. Inoltre in tempi più recenti si pensava che Dio permane avvolto nel mistero e i cui piani superano tutto ciò che l’uomo può immaginare. Esistevano diverse correnti religiose riguardo la fede a secondo della tradizione biblica. Vediamo quali:

  • Il Dio della tradizione profetica

Viene visto come un Dio protettore del povero e dell’oppresso che vuole instaurare la giustizia nel mondo. È un Dio che cerca l’incontro personale e interiore con l’uomo per portarlo ad un comportamento profetico-mistico.

  • Il Dio delle tradizioni apocalittiche

Questa corrente si presenta come il Dio che realizzerà un rinnovamento mondiale tramite un cataclisma finale in cui saranno creati cieli e terra nuova.

  • Il Dio delle tradizioni sapienziali

Questa corrente è caratterizzata dall’aspetto creativo e provvidente che permette che nella storia crescano insieme giustizia e ingiustizia, lasciando al giudizio finale il castigo o il premio. È anche il Dio buono nel quale si può confidare in quanto provvede all’uomo, incluse le necessità materiali di ogni giorno.

UNA VITA DOPO LA MORTE:

Un ruolo fondamentale era costituito dalle credenze circa la vita e le ricompensa finale dopo la morte. Questa convinzione era comunemente accolta, ma era ostacolata dai sadducei. La forma concreta di comprendere la vita futura e la ricompensa finale variava a seconda dei differenti gruppi.

L’ATTESA DEL MESSIA

Grande importanza nella fede del popolo aveva la speranza della venuta del Regno di Dio. Per qualcuno questa venuta sarebbe stata possibile grazie all’azione di un Messia o per lo meno il Messia avrebbe preparato la venuta di questo Regno. Ciò significava la restaurazione nazionale, l’egemonia di Israele nel scena mondiale con la conseguente la liberazione dal governo straniero, il giudizio di Dio sulle nazioni e la vendetta di Dio contro coloro che avevano agito contro il popolo eletto. Anche se ciò era un’aspettativa comune, vi era una gran diversità nel considerare la figura del Messia e delle sue caratteristiche e in definitiva della stessa venuta del Regno di Dio.

LA LEGGE

Un posto fondamentale nella fede del popolo aveva la Legge (Torah). La Torah era per il giudeo l’espressione della volontà divina e, nello stesso tempo, la fonte di vita per chi la conosceva e la praticava. Nella Torah il giudeo vedeva il segno tangibile dell’amore di Dio per il popolo di Israele. Il popolo giudeo viveva della Torah, con la Torah e per la Torah. Unita alla Torah c’era la “tradizione”. Infatti, per santa e perfetta che fosse la Legge, essa doveva essere interpretata, commentata e applicata alle necessità concrete della vita religiosa e sociale del popolo giudeo.

LA VITA RELIGIOSA DEL POPOLO GIUDEO

La forte osservanza delle pratiche religiose era una caratteristica del popolo giudeo. Tutto era compreso a partire dal significato religioso.

IL TEMPIO

La vita religiosa del popolo giudeo aveva il suo centro nel Tempio. Esso era unico, non ne esistevano altri ed era a Gerusalemme. Nel Tempio si offrivano i sacrifici e il culto era continuo. Al tempo di Gesù esisteva il tempio ricostruito da Zorobabele al ritorno dall’esilio e ingrandito da Erode il Grande. Ne facevano parte il santuario e i cortili. Il santuario, o tempio (propriamente detto), era costituito da due parti: il Santo e il Santo dei Santi. Nel Santo c’era l’altare dei profumi che serviva per bruciare l’incenso, il candelabro a sette bracci e il tavolo delle offerte (o dei pani della proposizione). Il Santo dei Santi era un’abitazione oscura, separata dal Santo da un velo, nella quale entrava solamente il Sommo Sacerdote una volta all’anno durante la festa dell’espiazione. Mt 27,51 si riferisce a questo velo quando dice che il velo del Tempio di strappò da sopra a sotto per indicare che con la morte di Gesù veniva abolita l’antica legge e l’antico culto ed era stata fatta una volta per sempre la pace con Dio. Il Santo dei Santi conteneva l’arca dell’alleanza, in cui c’erano le tavole della legge, la manna e la verga di Aronne. Però al tempo di Gesù esso era vuoto a causa della distruzione del tempio avvenuta per opera dei Babilonesi nel 587 a.C. Esso era la dimora di Dio. Davanti al santuario e ai suoi lati c’erano dei cortili scoperti. Il più grande era il cortile dei gentili che occupava la grande spianata del tempio nel quale tutti potevano entrare, inclusi i non giudei. Era circondato da quattro grandi portici, di cui uno detto “di Salomone”, sul lato orientale. Gli altri cortili erano più piccoli e posti più in alto man mano ci si avvicinava al santuario: quello delle donne, degli Israeliti e dei sacerdoti. In quest’ultimo c’era l’altare dei sacrifici in cui si sacrificavano gli animali e la conca di rame per le abluzioni dei sacerdoti.

I SACERDOTI

Il sacerdozio tra i giudei era di tre gradi: il Sommo Sacerdote, i sacerdoti e i leviti. Tutti provenivano dalla tribù di Levi, una tribù consacrata a Dio che, secondo la legge, viveva delle decime e delle primizie del popolo.

  • Il Sommo Sacerdote

Era la suprema autorità religiosa e, una volta all’anno, poteva entrare nel Santo dei Santi per offrire il sangue della vittima espiatoria per i peccati del popolo. Egli presiedeva il Sinedrio. Suo vicario era il comandante del tempio che sovrintendeva al culto e svolgeva funzioni di polizia in tutta l’area sacra. Sotto di lui stavano i gran sacerdoti, cioè coloro che discendevano dalle più eminenti famiglie sadducee di Gerusalemme o che erano stati sommi sacerdoti.

  • I sacerdoti

Era la suprema autorità religiosa e, una volta all’anno, poteva entrare nel Santo dei Santi per offrire il sangue della vittima espiatoria per i peccati del popolo. Egli presiedeva il Sinedrio. Suo vicario era il comandante del tempio che sovrintendeva al culto e svolgeva funzioni di polizia in tutta l’area sacra. Sotto di lui stavano i gran sacerdoti, cioè coloro che discendevano dalle più eminenti famiglie sadducee di Gerusalemme o che erano stati sommi sacerdoti.

  • I leviti

I leviti erano una delle 12 tribù di Israele che secondo la torah avevano il compito di occuparsi dei servizi inferiori del tempio: erano aiutanti dei sacerdoti. Il loro compito principale era quello di custodire il tempio e quello della preghiera come musicisti e cantori. Anch’essi seguivano turni di servizio come i sacerdoti.

LE FESTE

  • La pasqua

Era la festa principale del popolo giudeo in cui si ricordava la liberazione dalla schiavitù d’Egitto. Era detta anche la festa degli azzimi in quanto, assieme all’agnello pasquale, si mangiava il pane senza lievito. Si celebrava in primavera (marzo/aprile) e durava otto giorni.

  • La pentecoste

Si celebrava cinquanta giorni dopo la Pasqua (maggio/giugno) in ricordo della legge data sul monte Sinai. In questa festa si offrivano i primi frutti del raccolto: le primizie.

  • La festa delle Capanne o dei Tabernacoli

Si celebrava in autunno (settembre/ottobre). Per otto giorni i giudei vivevano in tende fatte di rami in ricordo dei quarant’anni vissuti nel deserto.

  • La festa delle trombe o del nuovo anno

Il primo giorno del settimo mese (settembre/ottobre) venivano suonati gli shofar, le tipiche trombe ebraiche,  per ricordare a Dio la sua alleanza, per far fuggire il diavolo e per risvegliare la penitenza nel popolo addormentato dal peccato.

  • Il Giorno dell’Espiazione

Era la festa in cui il Sommo Sacerdote entrava nel Santo dei Santi con il sangue degli animali per il perdono dei peccati del popolo. Si celebrava in autunno (settembre/ottobre), il 10 di Tishri.

  • La festa delle luci o della dedicazione (Hanukka)

Commemorava la purificazione del secondo tempio, che era stato contaminato da Antioco Epifane durante il periodo dei Maccabei. Ogni sera, per otto giorni, venivano accese le luci nelle case e nelle sinagoghe. Si celebrava in dicembre.

  • La festa dei purim

Era una festa chiassosa in cui si ricordava la vicenda della regina Ester, che aveva salvato il popolo giudeo dal massacro. Si celebrava in febbraio/marzo.

  • Il sabato (Shabbat)

A differenza delle altre feste, lo shabbat (riposo) era una festa settimanale e non annuale. Era considerato il giorno del riposo e della preghiera. Esso iniziava la sera del venerdì e durava fino al tramonto del sabato. Tutte le attività erano proibite e la non osservanza del riposo sabbatico era punita. Si ricordava la creazione in cui Dio al settimo giorno si riposò dalle fatiche. In questo giorno si indossavano i vestiti più belli e si andava alla sinagoga alla sera del venerdì per poi ritornare e consumare il miglior pasto della settimana. Il sabato doveva essere una gioia per l’uomo, ma ai tempi di Gesù era diventato un pesante fardello legalistico. Per questo Gesù andò contro un tale modo giuridico e ipocrita di vivere il sabato (cfr. Mt 12,1-4; Mc 2,23-3,6; Lc 13,10-16; Gv 9,13-16).

LE SINAGOGHE

Dato che i sacrifici si potevano compiere solo nel tempio a Gerusalemme, il popolo si ritrovava a pregare nelle sinagoghe. La sinagoga (dal greco synagogé = assemblea, luogo in cui ci si raduna insieme) si sviluppò durante l’esilio babilonese (VI sec. a.C.). Il popolo esiliato e lontano dalla sua terra si mantenne unito attorno alla legge e allo studio di essa. Così nacque la sinagoga e questi edifici si moltiplicarono a tal punto che in ogni luogo dove c’era una comunità giudaica di almeno dieci uomini, c’era una sinagoga. Tutte avevano la stessa forma in modo che ogni ebreo si fosse sentito come a casa propria dovunque si trovasse. Era una sala rettangolare, orientata verso Gerusalemme, e all’opposto dell’entrata vi era un baldacchino sotto il quale c’era un mobile, in cui si tenevano i rotoli della Scrittura (sefer). Al centro c’era un pulpito dove veniva letta la Parola e veniva commentata. A lato del baldacchino c’erano i seggi su cui erano seduti gli anziani del popolo. Le donne potevano assistere al culto da due corridoi laterali e per esse vi erano porte distinte da quella principale degli uomini. Accanto all’edificio vi erano altre sale che servivano come scuola o accoglienza. Il culto era presieduto dal capo della sinagoga: era il decano degli anziani del popolo del luogo. Il culto corrispondeva ad un’odierna liturgia della parola: lettura delle Scritture, commento, preghiere e conclusione. La responsabilità della sinagoga era a carico dei laici, non dei sacerdoti. La frequenza era obbligatoria il sabato e negli altri giorni di festa, libera durante gli altri giorni.

I GRUPPI POLITICO-RELIGIOSI NELLA TERRA DI ISRAELE

Al tempo di Gesù esistevano vari gruppi religiosi-politici a seconda delle loro tradizioni religiose e convinzioni politiche.

  • I sadducei

Era uno dei gruppi più influenti, discendenti da Zadok, Sommo Sacerdote al tempo di Davide e Salomone. Al tempo di Gesù questo gruppo era formato soprattutto dalle famiglie sacerdotali rappresentanti dell’aristocrazia sacerdotale. Essi non formavano solo un gruppo religioso, ma erano anche un autentico gruppo politico. Politicamente collaboravano con il potere romano consolidando e appoggiando la sua permanenza. Controllavano così il territorio giudeo e il Tempio. Come aristocratici, i sadducei avevano una vita mondana e libera per i frequenti contatti che avevano con le famiglie e i costumi dei paesi vicini nei quali alcuni si recavano a studiare. Grazie a ciò avevano adottato costumi, stile di vita, moda, ecc. di questi paesi. Da un lato apparivano “progressisti” circa i costumi, lo stile di vita, le idee, dall’altro erano molto conservatori in materia legale, politica e religiosa. Accettavano unicamente la Torah come norma dottrinale, la cui interpretazione era letterale e legalista. Non ammettevano nessuna tradizione orale, specialmente quella legata alla speranza in una liberazione popolare. Negavano la resurrezione dei morti e la ricompensa ultraterrena, in quanto queste realtà erano intimamente collegate con la speranza messianica della venuta del Regno di Dio (Lc 20,27-39). Applicavano alla lettera la legge del taglione (occhio per occhio, dente per dente). Nel vangeli c’è un episodio dove i sadducei discutono con Gesù riguardo la vita ultraterrena, tentano di mettere in difficoltà Gesù raccontando una storia e ponendo un quesito. Gesù risponde citando la Torah, togliendo a loro ogni modo di replicare ( MT 22,23-34  MC 12,18-27  LC 20,27-40).

  • I farisei

A partire dal II secolo a.C. si organizzò in Israele una forza politico-religiosa che praticava una stretta osservanza della Legge: sono i Farisei. Il loro nome significa coloro che sono separati, cioè separati da tutto ciò che contamina. Era puro chi obbediva alla legge; era impuro chi disubbidiva alla legge. Essi nacquero probabilmente da gente pia, gli Asidei, che durante il tempo delle guerre maccabee difesero tenacemente e a mano armata la legge e il Tempio. Posteriormente abbandonarono gli interessi politici a favore di quelli religiosi. Essi erano preoccupati sopra ogni cosa della loro fede. Diedero vita a una serie di regole per aiutare la gente ad applicare la legge alle nuove situazioni di vita. Al loro interno vi erano diverse scuole, tra cui quella di Shammai più rigida e quella di Hillel più accomodante e vicina al popolo (ambedue le scuole portavano i nomi dei rispettivi rabbini, loro fondatori). Le differenze di interpretazione della Legge e la sua applicazione tra le diverse scuole divenivano argomenti vivi, a tal punto che anche a Gesù fu chiesto di esprimere la sua opinione a riguardo delle discusse leggi, per esempio sul divorzio (cfr. Mt 19,3-12). Al tempo di Gesù erano 6000. La loro relazione con il potere romano era di coesistenza pacifica, di convenienza. Per la maggior parte i farisei erano laici, anche se tra loro vi erano dei sacerdoti. Essi appartenevano a tutte le classi e ai settori sociali. Oltre alla Scrittura, accoglievano la tradizione orale. Credevano nell’immortalità dell’anima, il giudizio dopo la morte, la resurrezione e l’esistenza degli angeli. Aspettavano la venuta del Regno di Dio e del Messia. Circa la legge del taglione avevano un’interpretazione meno rigida. Tra le scritture, maggior importanza era data alla Legge. La loro stretta osservanza si concentrava specialmente nell’osservanza del sabato, nella purezza rituale e nei sacri tributi. Per tutto questo elaborarono una complicata casistica (cioè cercarono di definire le regole della legge partendo dagli elenchi dei singoli casi e la loro analisi). Gesù criticò aspramente la condotta morale dei farisei, che si riduceva a un puro formalismo legale sfociando in un atteggiamento di autosufficienza e di ipocrisia, dimenticando il cuore della legge, che è quella di amare Dio e il prossimo come se stesso. Gesù contestava i farisei anche sulle tradizioni, in quanto gli venivano attribuite un’importanza inappropriata, fino ad andare in contrasto con la legge stessa, in questo modo delle leggi umane potevano avere delle priorità sulle leggi di Dio.

  • Gli scribi

Più che un partito, essi costituivano una classe professionale, dedicata all’interpretazione della legge. Hanno lo scopo di conservare, di interpretare e di applicare la legge tenendo presente i numerosi casi non previsti da quella. Questi studiosi, molto stimati dal popolo, che ad essi ricorre per consiglio, sono chiamati “i maestri” (rabbi). Di qui la meraviglia e l’opposizione a Gesù, il rabbi che non aveva frequentato la loro scuola. In Giovanni 3 Gesù ha un dialogo con Nicodemo, un maestro della legge, che rimane molto affascinato da Gesù.

  • Gli zeloti

Gli zeloti o nazionalisti erano uno degli ultimi gruppi di nazionalisti clandestini che sorsero negli ultimi anni del giudaismo. Il fondatore degli zeloti sembra che fosse stato Giuda il Galileo, il quale si oppose al pagamento delle tasse all’imperatore romano in quanto contrario al primo comandamento. Egli organizzò una ribellione, che venne soffocata dai Romani. Gli zeloti predicavano la monarchia unica di Dio e in nome di essa si opponevano ad ogni potere straniero. Il nome zelota indicava il loro zelo per Dio (der. dal greco ζηλος «zelo») e ciò era per loro motivo di vanto. I Romani invece li consideravano dei banditi. All’interno di questo gruppo esisteva un settore più attivo, armato di pugnali, chiamati sicari (der. dal lat. sica «sica, coltello»), cioè uomini del coltello. L’opposizione ai tributi guadagnò loro la simpatia dei contadini e dei piccoli proprietari, mentre i grandi proprietari favorivano il potere romano. Essi si caratterizzarono per il loro zelo inflessibile alla Legge e per l’attesa nella venuta del Regno di Dio. Il Regno di Dio era inteso come un potere terreno e si identificava con il potere del popolo. Per affrettarne la realizzazione essi avevano adottato la lotta contro il potere straniero. Questa visione era caratterizzata da un dualismo: la lotta tra i figli di Dio e i figli del Male, nella quale i secondi sarebbero stati sterminati. Gesù scelse un discepolo tra gli zeloti: Simone lo Zelota (in Mt 10,4 e Mc 3,18 viene chiamato Simone il Cananeo; in Lc 6,15 e At 1,13 Simone soprannominato Zelota).

  • Gli esseni

Questo gruppo nacque come un movimento sacerdotale di riforma dentro il Tempio di Gerusalemme. Stanchi della condotta degenerata dei sadducei e della ipocrisia dei farisei si ritirarono nel deserto per prepararsi alla lotta finale e definitiva contro il regno delle tenebre. Essi si consideravano l’autentica comunità di Dio e contestavano la legittimità dei sommi sacerdoti. La loro interpretazione delle Scritture rispecchiava uno schema dualista (Dio e Beliar), inserito in un monoteismo coerente e rigoroso. Dio è il creatore di due spiriti: quello buono e quello cattivo; lo spirito buono porta a compiere le opere buone; quello cattivo, le opere cattive. La dimensione escatologica (ultimi tempi) era vista alla luce del trionfo definitivo di Dio, mentre la vita presente era vista come un periodo di prova caratterizzata dalla lotta contro il male. Questa prospettiva li portò ad un atteggiamento passivo nei confronti del potere romano. Il loro impegno si concentrava sulla preparazione interiore in vista della vittoria finale, quando sarebbe giunto il Messia. Molto forte era quindi l’attesa messianica e per questo si preparavano attraverso una vita di purificazione, attraverso bagni rituali e una vita di penitenza. Si pensa che da ciò derivi l’uso del battesimo usato da Giovanni Battista. Una caratteristica importante di questo gruppo era la loro forma di vita comunitaria: tutto era in comune e nessuno aveva proprietà private. Per gli esseni valeva il comando assoluto e incondizionato di conservare la purità cultuale dell’intera comunità e di ogni suo membro.

  • Gli erodiani

Erano coloro che sostenevano la politica della famiglia di Erode. Essi si mostravano ligi al potere di Roma e si opponevano a qualsiasi atteggiamento che potesse suscitare la reazione del dominatore. Guarderanno perciò con sospetto il favore popolare suscitato da Gesù e si faranno suoi accusatori.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *