IL RAPIMENTO DI ELIA

Siamo nel capitolo 2 del secondo libro dei re e troviamo un brano che viene intitolato “il rapimento di Elia”, vedremo che in realtà non si tratta proprio di un rapimento in quanto Elia sapeva bene quello che stava per accadere da lì a poco. Per Biglino gli altri “liberi pensatori” questa scena parla di un rapimento alieno da parte degli ELOHIM nei confronti di Elia, o come amano dire gli ufologi, un episodio di “abdution”. Elia in quel momento si trova in compagnia di Eliseo ed altri 50 discepoli quando all’improvviso mentre parlarono accade qualcosa:

ecco un carro di fuoco e cavalli di fuoco si interposero fra loro due. Elia salì nel turbine verso il cielo. (2re 2,11)

A questo punto chi cerca in tutti i modi di applicare alla Bibbia una lettura in chiave ufologica, in questo versetto trova pane per i suoi denti. Che cosa è questo “carro” se non un astronave aliena che con la sua tecnologia avanzata fa salire Elia tramite un “turbine”. L’autore del testo essendo un uomo proveniente da una cultura arcaica e dunque avendo a disposizione un numero limitato di vocaboli, descrive questa scena come meglio può. Ora con una attenta analisi vedremo di comprendere cosa sia questo carro con i suoi cavalli di fuoco e vedremo che non hanno nulla a che vedere con una fantomatica astronave aliena. Chi applica una lettura della Bibbia in chiave ufologica legge in maniera meccanica le parole e le interpreta secondo il suo modo di vedere, senza tener conto della cultura che ha generato questi versetti. Un filone importante del pensiero sapienziale biblico è costituito dalla riflessione sulla natura e sull’ordine del creato. Alcune composizioni poetiche vedono Dio che usa i grandi elementi della natura a suo piacimento. Un esempio emblematico lo troviamo nel salmo 104, intitolato Inno a Dio Creatore:

Benedici il Signore, anima mia! Sei tanto grande, Signore, mio Dio! Sei rivestito di maestà e di splendore, avvolto di luce come di un manto, tu che distendi i cieli come una tenda, costruisci sulle acque le tue alte dimore, fai delle nubi il tuo carro, cammini sulle ali del vento, fai dei venti i tuoi messaggeri e dei fulmini i tuoi ministri.(V1-V5)

In questo salmo si può notare come l’autore identifichi il carro con le nubi. Per l’autore del salmo Dio usa le nubi come cocchio. Troviamo questo concetto nel primo versetto di Isaia 19, sempre stando in un genere letterario poetico vede il Signore cavalcare una nube.

Ecco, il Signore cavalca una nube leggera ed entra in Egitto.( Isaia19,1)


analogamente le troviamo anche in Salmo 68,34


a colui che cavalca nei cieli, nei cieli eterni.
Ecco, fa sentire la sua voce, una voce potente!

Se si tiene conto del genere letterale sapienziale si può constatare come sia inefficace una traduzione puramente letterale e meccanica. Espongo qui sotto le traduzione interlineare di (2re 2,11).

Quello che si presentò davanti ad Elia ed Eliseo, che poeticamente viene definito “carro”, era una tempesta a forma di uragano, infatti il termine S’ARAH סְעָרָה che troviamo in 2re 2,11 tradotto come “turbine” (Elia salì nel turbine verso il cielo) deriva da una radice che indica “vento di tempesta” o “vento che spazza via”. Nel dizionario alla parola S’ARAH troviamo:

Alla luce dei vari significati di questa parola possiamo affermare che Elia ha avuto a che fare fisicamente con una sorta di tempesta. I cavalli di fuoco corrispondono ai fulmini, infatti in ebraico fuoco e fulmini sono la stessa parola (ESC), i cavalli non si riferiscono alla forma equina, infatti non troviamo un’associazione con il termine DEMUT che indica la forma o l’aspetto, ma si riferisce alla sua velocità, una caratteristica simboleggiata dal cavallo. Non si trattava però di una tempesta naturale passata da lì per caso, ma di una teofania, una manifestazione della presenza di Dio nella forma degli elementi naturali poiché nessuno può vedere la gloria di Dio. Il Dio creatore ha il totale controllo della sua creazione e se vuole può generale un uragano, come viene ribadito in Ezechiele 13,13.

Perciò dice il Signore Dio: Con ira scatenerò un uragano, per la mia collera cadrà una pioggia torrenziale

Il termine tradotto come uragano è: RUACH-S’ARUT רוּחַ-סְעָרוֹת ovvero “vento di tempesta”. È la medesima parola che in 2re 2,11 viene tradotta come turbine, la differenza è che si trova in una struttura grammaticale costrutta insieme alla parola vento (RUACH) e perciò cambia leggermente di sintassi, ma la parola è la stessa. Parola che compare anche a inizio capitolo per indicare quale fine avrebbe fatto Elia:

Quando il Signore stava per far salire  al cielo in un turbine Elia

Il termine tradotto come “far salire” בְּהַעֲלוֹת  più precisamente significa “trascinare su” proprio come farebbe una forte tempesta. Nella teofania sotto forma di tempesta c’era la presenza di Dio, quindi le nubi sono simbolicamente una sorta di mezzo di trasporto, per questo motivo viene definito carro nei generi letterali poetici. Quindi il carro di fuoco (REKEV-ESC ) e il turbine (S’ARAH) sono la stessa cosa, la differenza è che il carro è in forma simbolica poetica e il turbine è più letterale. Questo parallelismo tra letterale e poetico lo ritroviamo nel libro del Siracide capitolo 48 dove in 12 versetti riassume la vita di Elia; nel versetto 9 troviamo:

Tu sei stato assunto in un turbine, su un carro di cavalli di fuoco

Un’altro versetto interessante lo troviamo in Isaia 66, 15


Poiché, ecco, il Signore viene con il fuoco,
i suoi carri sono come un turbine
(SUFAH)

In questo caso troviamo “turbine” tradotto con SUFAH סּוּפָה che significa uragano. Il fatto che Isaia dice che il carro di Dio sia come un uragano sta a significare che non si tratta di un uragano naturale, ma a una manifestazione di Dio nelle sembianze di un uragano, ma era ben distinguibile da un uragano naturale. Con il brano del rapimento di Elia avviene la sua uscita dalla scena terrena; verrà citato ancora nel libro di Malachìa per profetizzare il suo ritorno in chiave figurativa che si realizzerà nel nuovo testamento con Giovanni Battista. La morte nell’immaginario collettivo è visto sempre con una connotazione negativa, ma questo vale per una persona che ha vissuto una vita di peccato senza pentimento, ma per chi come Elia ha fatto la volontà di Dio, ha compiuto la sua missione sulla terra, ha corso la sua corsa, la morte non è nient’altro che un ritorno a casa e non è per nulla negativo. Elia in questa scena muore e torna alla casa del padre. Biglino per rafforzare la sua tesi mette in evidenza la scena successiva al carro di fuoco, che è il tentativo dei 50 discepoli di Elia di andare a cercare il suo corpo e il fatto che non lo trovino è per l’ovvio motivo che è stato rapito dagli ELOHIM. In realtà, da questa scena si conclude tutt’altro. Se avessero tutti assistito a un rapimento di un uomo in un astronave, nessuno avrebbe pensato di avviare le ricerche del suo corpo, se invece vediamo il carro come forte tempesta è comprensibile che abbiano pensato di cercare il suo corpo sbattuto da qualche parte dalla forza del vento (V16-V17).

ELISEO E I CARRI DI FUOCO

I carri di fuoco compaiono una seconda volta sempre nel secondo libro dei re 6,8-23  in un episodio che non compare nei libri di Biglino e vedremo più avanti il perché. In questo avvincente brano il re di Aram, una piccola nazione situata nell’attuale Siria, nei pressi di Damasco cerca in tutti i modi di battere militarmente Israele per impadronirsi dei suoi beni, ma Israele riesce sempre ad anticipare le sue mosse in modo da eludere le sue tattiche militari. A questo punto il re di Aram inizia a pensare che tra i suoi ufficiali dell’esercito si nasconda una spia che fa io doppiogioco con Israele. Convocò quindi tutti i suoi ufficiali ed espose la sua preoccupazione. Uno degli ufficiali rispose: “No, mio signore, nessuno di noi sta facendo la spia, ma Eliseo, profeta d’Israele, riferisce al re d’Israele le parole che tu dici nella tua camera da letto”. Quegli disse: “Andate a scoprire dov’è costui; lo manderò a prendere”. Eliseo ricordo che è l’erede spirituale di Elia. Quante persone ci vogliono per andare a catturale una sola persona, mansueta e disarmata? Basterebbe anche solo una persona, ma il re di Aram vuole andare sul sicuro e manda una moltitudine di uomini. Circonda la cittadina di Doran, dove abitava Eliseo. Il servo di Eliseo è molto turbato dalla vista di questo esercito perché è venuto apposta per catturare Eliseo. Ma Egli rimane tranquillo e dice al suo servo:

Non temere, perché quelli che sono con noi sono più numerosi di quelli che sono con loro”. Eliseo pregò così: “Signore, apri i suoi occhi perché veda”. Il Signore aprì gli occhi del servo, che vide. Ecco, il monte era pieno di cavalli di carri di fuoco intorno a Eliseo.

In questo brano possiamo notare che in questo caso i carri e i cavalli di fuoco, sono sempre delle manifestazioni divine, ma in questo caso a differenza dell’episodio del rapimento di Elia, sono in forma mistica e invisibile agli uomini eccetto Eliseo che ha i doni mistici per vedere anche nello spirito. Il servo di Eliseo riesce a vederli solo dopo che Eliseo aveva pregato Dio affinché gli aprisse gli occhi spirituali. Ma per tutto l’esercito di Aram, rimane invisibile. A questo punto si può comprende il motivo per cui questo brano non compare nei libri di Biglino, i carri di fuoco in questo brano non possono essere ricondotti a un entità concreta e materialistica. Se fosse un astronave non ha senso che solo Eliseo può vederla e il suo servo dopo una preghiera. Chi vuole sapere come va a finire la vicenda può leggersi 2Re,18 in poi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *