LA STELE DI MESHA

La stele di Mesha è un importante reperto archeologico all’interno della cosiddetta “archeologia biblica”; si tratta di una pietra in basalto nero rinvenuto nel 1868 da un missionario alsaziano nel luogo dove anticamente era presente la piccola nazione di Moab ai confini di Israele spesso citata nella Bibbia. Fu sempre nemica di Israele anche se non comportava un grosso pericolo per essa in quanto nazione molto piccola, ma nei momenti in cui Israele era in difficoltà ne approfittava per invaderne il territorio e saccheggiare quello che potevano. La stele rinvenuta è in lingua in moabbita, molto simile all’ebraico ma scritta in alfabeto fenicio, narra di alcune vicende presenti anche nella Bibbia, nel terzo capitolo del libro dei re. Inoltre cita anche gli stessi luoghi geografici. Siamo dunque davanti a una prova archeologica di straordinaria importanza che di fatto conferma la Bibbia e dimostra con non sono solo favolette inventate come sostengono molti atei. Biglino scrive diverse pagine riguardo questa stele custodita al museo del Lourdes, ma lo fa in maniera travisata per arrivare alla sua conclusione che il dio che adoravano i moabiti, detto kemosh era del tutto simile a YHWH.  Ora andremo ad analizzare questi punti: Nella riga 4 della stele, il re Mesha afferma che kemosh lo salvò da tutti i re e gli concesse trionfo nei confronti dei suoi avversari. Nella riga 5 invece dice che nei momenti in cui Moab è sottomesso da Israele è perché kemosh è adirato contro di lui. Biglino fa notate che anche nella Bibbia gli israeliti dicono le stesse cose di YHWH quindi i due ELOHIM sono del tutto paritetici. Prima di rispondere a questo quesito è importante aver fatto prima un analisi su chi sono gli dèi pagani. Da come hanno analizzato negli articoli precedenti sono nient’altro che statue che non potevano assolutamente aiutare a vincere una guerra. I re pagani insieme ai suoi consiglieri e i sacerdoti di culto interpretavano gli avvenimenti storici come se il loro falso dio avesse influito su quel evento, ma si trattava solo di loro interpretazioni. Anche gli aztechi, anch’essi politeisti davano una loro interpretazione ai fenomeni, ad esempio il tramonto particolarmente rosso lo vedevano come se una delle loro divinità avesse sete di sangue umano e dovessero quindi soddisfarlo con sacrifici umani. Da come vuole supporre Biglino, quando un ELOHIM era in pace con il suo popolo combatteva le guerre con loro e vincevano, quando invece era adirato contro il suo popolo, non lo soccorreva in caso di guerra e perdeva. Se invece i 2 ELOHIM erano entrambi in pace con i propri popoli chi vinceva? Così anche se erano adirati entrambi contro i rispettivi popoli, anche in quel caso che vinceva? Questo ragionamento si contraddice da solo. In re 20,23 c’è un episodio dove gli aramei delusi da una sconfitta militare contro Israele decidono di riprovarci l’anno successivo facendo questo ragionamento: <<Il loro Dio è un Dio dei monti; per questo ci sono stati superiori; forse se li attaccassimo in pianura, saremmo superiori a loro>>. L’espressione “dio dei monti” rispecchia la mentalità politeista dei popoli pagani, dove si pensava a un dio che era bravo a combattere in montagna o in pianura e proteggevano un popolo soltanto sul territorio da esso occupato. Il re arameo l’anno successivo dopo avere creato un grande esercito tentò nuovamente di avere la rivincita basandosi su ragionamenti completamente sbagliati. Israele ha disposizione solo due piccoli contingenti, ma la Bibbia parla di un uomo di Dio che va dal re e dice: “Così dice il Signore: Poiché gli Aramei hanno affermato: Il Signore è Dio dei monti e non Dio delle valli, io metterò in tuo potere tutta questa moltitudine immensa; così saprai che io sono il Signore”. Israele contro ogni probabilità vince ancora una volta poiché gli aramei hanno ragionato come se YHWH seguisse le logiche delle altre divinità, e hanno deciso di sfidarlo. Chi sfida Dio non può mai averla vinta. L’espressione: “così saprai che io sono il Signore” è una frase che si ripete più volte nella Bibbia e va a sottolineare l’unicità e l’onnipotenza di YHWH di fronte un  pantheon di false divinità fatte di pietra o legno. Nelle righe 9 e 32 della stele afferma che kemosh dimorava in mezzo al popolo nei territori che occupava. Parallelamente anche la Bibbia afferma questo riguardo a YHWH, e questa è un’altra prova di come i due ELOHIM fossero simili. Quando il re mesha fa scrivere nella stele che kemosh abita in mezzo a loro significa semplicemente che la statua di kemosh che per loro era un dio, era posizionata all’interno del tempio pagano; tutto qui, non si parla di un individuo in carne ed ossa che comanda. La presenza di YHWH nel popolo d’Israele era dato dall’arca dell’alleanza, segno concreto del patto eterno tra Dio e il suo popolo; concreto perché Dio non si può vedere con gli occhi carnali.

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