I GIGANTI נְּפִלִים

Ritorniamo ad analizzare genesi 6,4 dove abbiamo lasciato in sospeso un aspetto curioso. Nella prima parte del versetto si parla di giganti. Ma è proprio così? Riporto qui la parte del versetto interessato:

C’erano sulla terra i giganti a quei tempi – e anche dopo

Nel versetto vediamo che durante le unioni tra i figli degli ELOHIM e le figlie degli uomini spiegate in un precedente articolo (https://teofilo.cw.center/genesi-64/ ) , al tempo stesso sulla terra c’erano i giganti. Da far attenzione che i giganti non erano il risultato degli incroci sessuali, ma dice solamente che erano presenti in quel epoca. La parola ebraica tradotta con giganti è NEFILIM. La traduzione di questo termine in “giganti” deriva dalla versione greca dei LXX dove i traduttori hanno pensato i NEFILIM come giganti. La versione dei LXX è considerata autorevole, ma per quanto riguarda la traduzione di questa parola viene spesso contestata. Per Biglino ci sono due versioni molto diverse tra di loro per quanto riguarda la parola NEFILIM, ma entrambe le versioni ne dà una interpretazione ufologica:

  1.  NEFILIM potrebbe derivare da NAFAL נָפַל che significa cadere. Sarebbero quindi coloro che cadono, o scendono. Chi sono quindi? Sono coloro che sono scesi sulla terra con le loro astronavi.
  2.  Una parte dell’esegesi ebraica sostiene che NEFILIM potrebbe derivare da NEFEL נֵפֶל che significa aborti. Se la classe dominante vedeva minacciato il suo potere a discapito di una determinata etnia e gruppo di persone, si applicavano gli aborti selettivi. Quindi gli ELOHIM avevano la tecnologia per fare le radiografie e stabilire se era maschio o femmina. Se era maschio si abortiva.

Ora vediamo di seguire entrambi le piste:

Il verbo NAFAL ha una connotazione più che altro negativa, viene utilizzato per dire che un soldato è caduto in battaglia, un oggetto che è caduto e si è frantumato, perdere una battaglia o cadere moralmente nel peccato. Il significato di scendere si intende qualcosa che scende e rimane fermo. L’utilizzo del verbo NAFAL per indicare degli individui scesi con un astronave è molto improbabile. Non ci sono indicazioni che si riferisca a qualcosa che proviene dal cielo, quella è pura invenzione. Ma anche fosse così si intenderebbe qualcosa che cade e si frantuma o qualcosa che rimane fermo, come un sasso che cade accidentalmente e rimane fermo. Se l’autore avesse voluto intendere qualcosa che scende in una connotazione positiva, nel senso che non si rompe o non muore avrebbe usato il verbo IARAD יָרַד. Quello sì che avrebbe potuto essere interpretato come un’astronave che viene dal cielo e fa scendere le persone sulla terra, anche se sarebbe stata lo stesso un’interpretazione fantasiosa senza prove, ma almeno grammaticalmente sostenibile. Ma anche se NEFILIM derivasse da NAFAL con più probabilità si intenderebbe persone cadute moralmente, quindi malvagie e sarebbe in linea con la spiegazione precedente sui figli di Dio e figlie degli uomini.

Per quanto riguarda la seconda ipotesi è sicuramente più fattibile che derivi da NEFEL e si riferisca ad aborti. Si sa che nell’antichità purtroppo questa pratica veniva usata per evitare che una categoria di persone aumentasse troppo di numero e diventasse troppo potente da minacciare l’attuale status quo. Un esempio lo troviamo proprio in esodo 1, quando un faraone che iniziò a percepire gli ebrei come una possibile minaccia e iniziò a opprimerli con lavori forzati, un esempio lo troviamo nel versetto 15 e 16:

Il re d’Egitto disse alle levatrici degli Ebrei, delle quali una si chiamava Sifra e l’altra Pua:”Quando assistete le donne ebree durante il parto, osservate bene tra le due pietre: se è un maschio, fatelo morire; se è una femmina, potrà vivere”.

Questo è un esempio di quando nella Bibbia si parla di aborti. Non sono gli aborti come li intendiamo ai nostri giorni. Sono in realtà degli infanticidi, nessuno aveva la tecnologia per fare l’ecografia e vedere in anticipo il sesso del nascituro. Quindi la supposizione di Biglino è completamente infondata. Se il significato di NEFILIM si riferisse agli aborti sarebbe in linea con quello spiegato in precedenza: La malvagità dei GHIBBORIM, גִּבֹּרִים i potenti e famosi erano così malvagi da autorizzare gli aborti selettivi; evidentemente per assicurarsi di mantenere il potere a lungo. Da notare che il testo parla di figlie degli uomini e non figli degli uomini, da qui si può dedurre che i figli degli uomini non c’erano in quanto venivano uccisi alla nascita. La traduzione di NEFILIM come giganti deriva dal fatto che questo termine compare anche in numeri 13,33 dove gli israeliti inviano le spie per perlustrare il territorio di Caanan, e al ritorno dicono di aver visto i NEFILIM:

Vi abbiamo visto i giganti (NEFILIM) 1), discendenti di Anak, della razza dei giganti, (NEFILM) 2)

1) Il primo NEFIYLIM  è scritto in modo leggermente diverso da quello in genesi 6. Compare una YOD, una piccola lettera in più che non modifica la pronuncia ma il significato. In questo caso la radice è FALAH פַלַה che significa selezionare, trattare in modo speciale o esclusivo. Come Mosè che essendo maschio avrebbe dovuto morire, invece fu trovato dalla figlia del faraone e allevato come egiziano.

2) Il secondo NEFILIM è uguale a quello di genesi 6, con probabile derivazione da NAFAL nel senso di persone moralmente cadute.

A parte il possibile significato della parola NEFILIM il mio scopo è dimostrare che in ogni caso non può essere ricondotto a una chiave di lettura ufologica e le argomentazioni di Biglino sono infondate.

NEL GIARDINO DELL’EDEN

Oltre a tutta quella narrazione riguardante la creazione dell’uomo, Biglino dà anche la sua versione dei fatti sul famoso episodio di Adamo ed Eva nel giardino dell’Eden. Come tutti sapranno, Dio lascia libertà all’uomo di mangiare di tutti i frutti del giardino dell’eden a accezione dell’albero della conoscenza del bene e del male, che qualora lo mangiasse morirebbe. Entra in gioco il serpente che induce Eva in tentazione affinché mangiasse proprio da quel albero, dicendo che sarebbe stata come Dio, conoscendo il bene e il male. Eva quindi mangiò dall’albero proibito e così anche Adamo fece lo stesso. Il Risultato è la cacciata di Adamo ed Eva dal giardino dell’Eden. Questo è il racconto in forma molto sintetica. Vediamo ora la versione dei fatti dal punto di vista dei “liberi pensatori”:

INTEPRETAZIONE DI BIGLINO:

Quello che conosciamo come “giardino dell’Eden”, era un laboratorio di ingegneria genetica dove venivano clonati gli uomini con lo scopo di occuparsi della manutenzione dell’area verde. Questi uomini non avrebbero dovuto procreare perché dovevano essere gli ELOHIM ad avere il completo controllo della specie. Entra in scena l’albero della conoscenza del bene e del male. Ci viene detto che Adamo ed Eva hanno mangiato la mela dall’albero della conoscenza del bene e del male e si dice che quando hanno consumato questo frutto, Adamo ed Eva, secondo la tradizione hanno iniziato di distinguere il bene dal male. In questo racconto simbolico, secondo i teologi, Dio ha inserito nel cuore dell’uomo il senso del giusto e dell’ingiusto, di ciò che è bene e ciò che è male, creando una netta distinzione. Ma non è così. Non c’è il concetto della distinzione tra bene e male. Quando gli antichi ebrei volevano introdurre il concetto della distinzione usavano una terminologia precisa: BEN UVEN, come ad esempio distinguere da una mela e una pera. Qui questa espressione non c’è. Inoltre vien usato il verbo IADA, conoscere, che nel linguaggio biblico è differente dal conoscere come lo intendiamo noi. Il conoscere biblico è quando un uomo conosce una donna tramite un rapporto sessuale, ovvero una sperimentazione fisica e diretta. Nel brano in questione si esprime un concetto ben preciso: Adamo ed Eva cominceranno ad sperimentale il bene e male intesi come concreti. Il termine RA tradotto come “male” non ha nulla a che vedere con il concetto astratto di male, ma indica la fisiopatologia del corpo umano. Questo brano ci dice che Adamo e Eva sperimentando la possibilità di procreare, si sono accorti di diventare autosufficienti rispetto agli ELOHIM, che fino a quel momento avevano il controllo della nascita degli uomini all’interno del laboratorio, da quel momento gli ELOHIM decidono di cacciare Adamo ed Eva dal giardino dell’Eden e sperimenteranno, ovvero conosceranno in senso biblico, gli aspetti del positivi, il bene e gli aspetti negativi, ovvero il male della vostra nuova vita. Aspetti entrambi concreti e nulla a che vedere con concetti morali, come il giusto e l’ingiusto o il distinguere il bene dal male. Fu il NAHASH, il serpente a convincere Eva a mangiare il frutto ovvero ad avere un rapporto sessuale con lui, egli infatti era uno degli ELOHIM dedito alla gestione del laboratorio, ma di una faida interna dissidente rispetto ai capi. Egli infatti desiderava che l’uomo potesse provvedere a se stesso riguardo la sua riproduzione. Dopo di che, Eva avendo scoperto il sesso replicò la stessa esperienza con Adamo.

GIARDINO DELL’EDEN UN LABORATORIO?

Il fatto di identificare il giardino dell’Eden un laboratorio dipende dalle convinzioni smontate in precedenza, ovvero che l’uomo è stato “fabbricato” mediante ingegneria genetica. Ma nella descrizione dell’Eden non c’è niente che può far pensare a un laboratorio, oltre alla vegetazione e i quattro fiumi non ci sono descritti degli edifici artificiali e questo è un problema per chi vuol pensare che sia una laboratorio. Il giardino era inoltre recintato e la sua estensione era enorme; Qualche traccia archeologica sarebbe dovuta rimanere di questo recinto che di fatto non c’è. Il NACHASH נָּחָשׁ inoltre non poteva essere uno dei tanti ELOHIM. Vediamo cosa dice la scrittura riguardo questo soggetto: [1]


Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto (Genesi 3,1).

Dalla traduzione interlineare vediamo che il NACHASH è il più astuto dei “CHAYATH”. Questo è un vocabolo già analizzato in precedenza, ma in questo versetto lo troviamo nella forma costrutta in quanto è collegato alla parola MICOL, da tutto. La forma base è CHAYACH con il significato di “vivente”. Questo comprende non solo gli animali, ma anche le entità celesti. Infatti, da come sappiamo dalla teologia il NACHASH non è un serpente parlante, ma è satana. Viene chiamato “serpente” come pseudonimo dispregiativo. La parola SADEH indica un territorio limitato, in questo caso si potrebbe tradurre con l’espressione “in questo luogo”. In alcune traduzioni questa parola non figura nella traduzione italiana. Ma la parte del versetto che ci balza più all’occhio è quando dice che questo NACHASH dunque è una creatura, scritto espressamente fatta (ASAH) ovvero creata da YHWH, e non può dunque essere uno dei tanti ELOHIM al pari di YHWH, che di fatto è una pura invenzione. Ma una sua creatura, in quanto, Lui è il creatore di tutto. Se poi gli ELOHIM non avessero voluto che gli uomini procreassero autonomamente sarebbe stato sufficiente renderli sterili. È anche piuttosto ridicolo pensare che è stato necessario qualcuno per insegnare loro l’esistenza di compiere rapporti sessuali. Agli animali nessuno gli insegna questo, eppure lo fanno lo stesso. L’uomo che è molto più intelligente non avrebbe avuto sicuramente bisogno di insegnarli questo. A parte ogni possibile ragionamento che vada in contraddizione con la versione dei “liberi pensatori”, va anche in contrasto con la stessa scrittura. In Genesi 1 troviamo:

Dio li benedisse e Dio disse loro: <<Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela>> (Genesi 1,28)

Quindi la procreazione era qualcosa di scontata e incentivata da Dio per riempire la terra e non un tabù celato e proibito.

LE PAROLE:   RA  רַע  –  IADA  יָדַע

Quindi secondo l’interpretazione di Biglino, la cacciata di Adamo ed Eva nel giardino dell’Eden implica che da quel momento dovranno sperimentare, vivere, una vita diversa dalla vita all’interno del giardino e avranno degli svantaggi, gli aspetti negativi e dei vantaggi, gli aspetti positivi. Quali sono gli aspetti negativi? Per Adamo la fatica di approvvigionare del cibo per se stesso e Eva. Per lei il dover partorire e di conseguenza soffrire dei dolori del parto. Gli aspetti positivi invece? Non c’è ne sono. La scrittura parla solo di aspetti negativi. Allora perché secondo questa interpretazione alternativa ci sarebbero dovuti essere anche degli aspetti positivi? Nella conclusione narrata vediamo che qualcosa non torna. Uno dei punti più importanti del ragionamento di Biglino è che la parola tradotta con “male” ovvero RA, non indica un concetto morale ma un dolore o fatica fisica. Non ci resta che consultare il dizionario per verificare se è effettivamente così. Alla parola RA troviamo questo:

Vediamo che è presente una lunga lista di possibili significati tra cui anche dolore e infermità che rientra nella sfera fisica, ma troviamo anche significati come malvagità, perversione, perfidia, malignità che invece esprimono concetti morali. La parola RA è spesso accompagnata a TOV ovvero bene di cui Biglino non fa menzione e ha valore polare e in antitesi con RA, nel dizionario una lunga serie di esempi in cui è presente questi due vocaboli insieme. Citerò un esempio:

Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male; infatti chi può governare questo tuo popolo così numeroso? (1Re 3,9)

In questo versetto il re Salomone chiede a Dio la sapienza per distinguere il bene e il male con lo scopo di governare il regno con giustizia e saggezza. Vediamo come le parole bene (TOV) e male (RA) non indicano qualcosa di fisico, ma bensì un concetto morale di bene e male.

Si può concludere che la parola RA indica il male in senso generale e può cambiare a seconda del contesto, ma nella maggior parte dei casi indica concetti della sfera morale. Nel caso dell’albero della conoscenza del bene e del male non c’è nulla che possa essere ricondotto a un male di tipo fisico, basterebbe solo questo per far crollare la narrazione alternativa dei liberi pensatori.

La seconda più importante parola che Biglino mette in discussione è il verbo IADA. Secondo Biglino non significa conoscere come lo intendiamo noi, ma vivere un’esperienza. Si usa anche per indicare un rapporto sessuale in una coppia quando appunto le due persone “si conoscono”. Questa è una chiave che sostiene la narrazione alternativa di Biglino. Infine, nel passo della genesi dove si parla dell’albero della conoscenza del bene e del male, è completamente assente il concetto di distinzione tra il bene e il male, in quanto mancherebbe la struttura grammaticale che viene sempre usata per indicare una distinzione tra due parti. Che cosa significa questo? La struttura grammaticale è BEN UVEN. Per capirci se in italiano diciamo la frase: << distinguere tra una mela e una pera>>, vediamo che come struttura ci sono le parole “tra” e “e una”. La stessa cosa vale anche per l’ebraico con BEN al posto di “tra” e UBEN al posto di “e una”. Se andiamo a consultare il dizionario alla voce IADA troviamo che questo verbo è assai più complicato di quanto si pensi. Ci sono infatti ben tre pagine di definizione, spiegando tutte le mille sfaccettature di questo vocabolo. Biglino ne fa una spiegazione semplicistica orientata a sostenere la sua tesi. La parola IADA da dizionario ha molteplici varianti e sfumature, distinguibili di solito in base al contesto. L’acquisizione della conoscenza può essere differenziata a seconda del processo, può essere tramite un esperienza, una apprendistato; ma anche un’informazione. Nella sottovoce dell’acquisizione della conoscenza troviamo: Percepire, osservare, notare, accorgersi, fare attenzione a, rendersi conto di, venire a sapere, accorgersi, sentire. Può anche avere il significato di distinguere, discernere; con complemento polare talvolta reso con la struttura BEN UVEN וּבֵן בֵּין; ripeto: talvolta e non sempre. Quindi viene usata spesso, ma non è una regola fondamentale, infatti ci sono diversi versetti dove la parola IADA è tradotta con “distinguere” e la struttura BEN UVEN è assente. Ne vediamo qui sotto tre esempi, in questi casi i termini IADA si trovano sotto forma di tre coniugazioni diverse (IADU, NEDA, HAEDA): Tra parentesi la versione ebraica della parte sottolineata.

Deuteronomio 1,39

… i vostri bambini, dei quali avevate detto che sarebbero divenuti oggetto di preda, e i vostri figli, che oggi non conoscono né il bene né il male, essi vi entreranno (LO IADU HAOM TOV VARA   לֹא-יָדְעוּ הַיּוֹם טוֹב וָרָע).

 Deuteronomio 18,21

Forse potresti dire nel tuo cuore: “Come riconosceremo (o distingueremo) la parola che il Signore non ha detto?”. (NEDA  נֵדַע).

 2Samuele 19,36

Io ora ho ottant’anni; posso forse ancora distinguere ciò che è buono da ciò che è cattivo? (HAEDA BEN TOV LERA    הַאֵדַע בֵּין-טוֹב לְרָע).

Il concetto del distinguere non è dato solo dalla grammatica, ma si può supporre di conseguenza. Se una persona conosce i numeri pari e dispari di conseguenza è in grado di distinguere che il 6 è pari e il 9 è dispari. Quando conosci due elementi opposti di conseguenza sei in grado di distinguerli, senza l’ausilio di strutture grammaticali. Quindi la conoscenza del bene e dal male non è solo una questione di esperienza, ma può essere intesa come informazione immediata e se le conosci di conseguenza le sai distinguere. Per quanto riguarda il riferimento al quale Biglino indica la parola IADA come rapporto sessuale è da applicare solo quando è presente un soggetto maschile, IADA e un soggetto femminile, solo in quel contesto, la conoscenza si intende vivere una esperienza di coppia e il sesso è una conseguenza. Un esempio lo troviamo in Genesi 4,1:

Adamo conobbe (IADA) Eva sua moglie, che concepì e partorì Caino

Il fatto che compare solo nel capitolo 4 e quindi dopo tutto l’episodio del giardino dell’eden, indica che solo dopo la cacciata dal giardino che Adamo ed Eva hanno avuto un rapporto carnale. Questo sconfessa il fatto che nel giardino abbiano avuti rapporti sessuali, perché se fossero avvenuti si sarebbe scritto chiaramente. Anche tutta storia dei due alberi non ci sarebbero dovuti essere se la narrazione ufologica fosse vera. Gli autori avrebbero impostato la vicenda in maniera completamente diversa senza bisogno di alberi della conoscenza del bene e dal male; ma avrebbero chiaramente descritto ogni azione con molta più chiarezza.

L’ALBERO DELLA CONOSCENZA DEL BENE E DEL MALE

Per comprendere questo testo bisogna entrare nella mentalità dell’autore biblico, una persona che sicuramente frequentatore di circoli sapienziali, una sorta di filosofo ebraico che scrive questi capitoli imprimendoli di tematiche sapienziali. Leggere questi capitoli in maniera meccanica senza tener conto della cultura dell’autore risulterà una lettura completamente fuorviante. Per comprendere cosa significa l’albero della conoscenza del bene e del male bisogna considerare anzitutto l’altro albero presente nel giardino, l’albero della Vita: quest’albero è in rapporto col dilemma “vita o morte”; poterne usufruire significa per Adamo ed Eva vivere, altrimenti morire. In altre parole, la vita dell’uomo dipende anche da un suo atteggiamento consapevole e responsabile, dall’impiego della sua libertà. L’Albero della Conoscenza a fianco dell’Albero della Vita è un riferimento all’uso della libertà umana, è l’ago della bilancia della riuscita del destino dell’uomo. Come bisogna comportarsi in modo da realizzare pienamente la propria vita evitando le insidie della morte? Questa è la tematica sapienziale che sta dietro a tutta la vicenda. L’autore del racconto sa, con tutta la tradizione biblica, che la vita è un dono di Dio. Essa allora può dirsi riuscita se condotta alla diretta dipendenza di Dio, avendo ben chiaro e presente ciò che la sua sapienza creatrice ha stabilito come costitutivo del bene e del male dell’uomo. L’albero della conoscenza del bene e del male ha il significato di insegnare come si vive alle dipendenze di Dio per ottenere e raggiungere la piena realizzazione della propria esistenza. L’uomo che sceglie di vivere una vita lontana da Dio è simile ad Adamo e Eva che scegliendo l’albero del bene e del male scelgono di voler loro distinguere il bene e il male. Quando l’uomo fa questa scelta combina disastri perché è Dio che con la sua sapienza a stabilire quel che è il giusto e quel che è sbagliato. I profeti rinfacciano a Israele proprio questo: l’aver agito male cambiando il bene in male e il male in bene (Amos 5,14-15; Isaia 5,20-21). In questa maniera il popolo di Dio non ha fatto altro che rigettare la legge di YHWH. Israele non si è lasciato guidare da YHWH, e questa è la radice del suo male. Ha pervertito la nozione del bene, così come glielo indicava la parola del Signore. Ha cercato un suo bene. S’è reso autonomo da Dio.

CREAZIONE DELL’UOMO

Secondo la narrazione ufologica della Bibbia, gli ELOHIM avrebbero creato l’uomo con la loro ingegneria genetica usando l’ovulo di un ominide, (un homo erectus) modificato mediante inserimento di DNA alieno. Come fare però per far credere che questa storia è presente nella Bibbia? Quello che nella narrazione è l’ovulo di un ominide. Biglino lo identifica nella parola AFAR עָפָר (tradotto con polvere) combinata con la parola ADAMAH אֳדָמָה (tradotto con suolo). Questi termini compaiono in Genesi 2,7:

 Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo

 Riguardo questo versetto Biglino nel libro, “la Bibbia non parla di dio” scrive: Il termine AFAR viene tradotto nella Bibbia con “polvere”; in effetti può avere anche questo significato, ma essenzialmente significa “sostanza terrena” che è situato nell’ADAMAH che significa “terreno”. Da qui la conclusione che l’autore del testo biblico voglia alludere a sue parole a una “sostanza terrestre”, nel senso proveniente dal pianeta terra e questo può andare a coincidere con l’ovulo di ominide. Come prima cosa andiamo a vedere nel dizionario la parola AFAR:

Da come si può vedere nella definizione, la parola AFAR indica una sostanza con determinate caratteristiche: sono tutti elementi inanimati, granulari, presenti in natura come l’argilla o lavorati come l’intonaco. Non si riferisce affatto a una entità generica presente semplicemente nel pianeta terra, nulla di animale o vegetale. Sostenere che si riferisca a un ovulo di ominide è una deformazione del significato consistente che si allontana di molto dal significato reale. Per quanto riguarda la parola ADAMAH: Nel dizionario troviamo una definizione molto lunga, la sintetizziamo in 4 punti: 1) Significato fisico “TERRA”; può essere considerato una sorta di sinonimo di AFAR. 2) Terra nel senso di SUOLO, usato nelle frasi del tipo: Gli animali che camminano nel suolo. 3) un uso in campo agricolo. 4) un uso in campo territoriale. In questo caso il significato che più consono è quello di “suolo”. Nella formula AFAR MIN ADAMAH (POLVERE DAL SUOLO), la parola ADAMAH conferisce una specificità in più alla parola AFAR, indicando che si tratta di una sostanza presente nel suolo terreste in maniera naturale, escludendo di fatto altri elementi come la cenere o l’intonaco. Non si riferisce a un qualcosa proveniente dal pianeta terra come vuol far credere Biglino. Esiste una parola specifica per indicare “la terra” intesa globalmente, traducibile con “mondo”. È la parola TEVEL. Questa si che si potrebbe tradurre come “pianeta terra”. ADAMAH invece non è mai usato per indicare il mondo nel suo insieme.

NOTA.

Per i creazionisti, che hanno una visione letterale della scrittura sostengono che è stata usata l’argilla come materia prima per formare l’uomo facendo notare come gli elementi chimici base che compongono l’argilla sono gli stessi che compongono le nostre proteine. Una visione che può sembrare bizzarra. Quello che non gli si può dar torto è il procedimento al contrario: Se seppelliamo un cadavere nella terra, il processo di putrefazione fa in modo che i componenti chimici del corpo vengano riassorbiti nella terra lasciando solamente lo scheletro, come sta scritto polvere sei e polvere ritornerai (Genesi 3,19). Così anche ADAM, אָדָם uomo in ebraico deriva da ADAMAH אֳדָמָה perché dalla polvere l’uomo è stato tratto. Non è un caso che in ebraico il colore rosso si dice ADAMDAM אֳדַמְדַּם e sangue si dice DAM דָּם.

LA PAROLA:   TSELEM   צֶלֶם

Dopo che Biglino ha spiegato la componente terreste usato dagli ELOHIM per creare l’uomo, arriva il momento di parlare del componete alieno proveniente direttamente da “quelli là”. La paleastronautica lo identifica con il termine TSELEM. Nelle traduzioni lo troviamo comunemente con “immagine” Questo termine appare la prima volta in Genesi 1,26:

Dio disse: Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza.

In questo versetto compare nella parola composta BETSALMENU בְּצַלְמֵנוּ, il quale si scompone in:

SINTASSIPRONUNCIATRADUZIONE
בְּBEA
צֶלֶםTSELEMIMMAGINE
ֵנוּENUNOSTRA

Mauro Biglino riguardo il termine TSELEM, nel libro “la Bibbia non parla di Dio”, scrive: Nella Genesi rilevo che il termine TSELEM viene sempre tradotto con “immagine”: Un vocabolo che nella nostra cultura e nelle lingue moderne indica per lo più un concetto ideale, una rappresentazione mentale, in espressione simbolica … La radice consonantica ebraica ha un valore diverso. Non rimanda a quella valenza astratta di somiglianza rappresentata dalla letteratura religiosa. In ebraico infatti lo TSELEM, identifica un quid di materiale che contiene l’immagine, inoltre racchiude, nel significato originale della radice semantica il concetto di “tagliato fuori da”. Questo è quello che risulta nel dizionario di ebraico biblico Brown Driver Briggs (BDB). Biglino contesta anche la traduzione della preposizione inseparabile “BE” che nelle Bibbie è tradotto con la nostra preposizione italiana “A” quando invece significa: con, per mezzo di, in, dentro. La conclusione è che questo TLELEM è una porzione di DNA alieno che è stato tagliato e combinato con il componete terreste AFAR. Per questo l’uomo è stato creato “per mezzo di” (BE) lo TSELEM.

Andiamo per ordine: Partiamo con la preposizione inseparabile BE e cerchiamo la definizione nel dizionario:

Dal dizionario risultano i significati che dà Biglino ma compare anche la preposizione “A” esattamente come nelle traduzioni nella Bibbia, dimostrando che non è sbagliato tradurre con “A”. Questo è uno dei casi in cui pensa di saperne di più dei traduttori professionisti e qualificati.

Per quanto riguarda invece il termine TSELEM ci sarebbe da dire che il dizionario di cui Biglino fa riferimento è ormai completamente obsoleto, (ha più di 100 anni), ma pur di trovare qualche contenuto manipolabile non si fa questi problemi. È possibile consultare questo dizionario online, alla voce TSELEM troviamo questo:

Vediamo che il significato principale è ”immagine”, troviamo solo tra parentesi la nota: “something cut out” da qui deriva il suo “tagliare fuori da”. Biglino decontestualizza una porzione di una nota tra parentesi dal suo contesto originale, facendola assurgere a significato principale del termine. In poche parole, dalla nota tra parentesi prende solo quello che gli interessa ed la eleva ad effettivo significato di TSELEM, ignorando il contesto di tutto ciò che segue. Questa nota è in realtà inserita in un contesto del tutto differente da quello da lui sostenuto. Osservando ciò che dice il BDB, si nota subito che “something cut out” non ricopre per nulla il ruolo di significato principale di TSELEM, ma solo una precisazione legata ad semplice nota posta tra parentesi. Il significato principale di TSELEM resta quello di “image”, ovvero immagine. La nota tra parentesi si riferisce semplicemente all’altro significato, ovvero a quello di statua, come vedremo in seguito. A riprova di ciò, il BDB cita persino Ezechiele 16,17 il cui passo parla esplicitamente di immagini fatte con oro, argento e gioielli, in pratica feticci pagani, immagini di statue. Quindi niente a che vedere con “qualcosa di ritagliato”. La seconda nota tra parentesi che Biglino ignora completamente svela il senso di “something cut out”. In tedesco, “Schnitzbild” significa “scolpito”. Sostanzialmente in questa nota si afferma che il significato di “immagine” può anche essere inteso in riferimento a qualcosa di scolpito o intagliato, dunque ad una statua. In pratica, la nota è da intendersi come qualcosa di ricavato da un intaglio (scultura), da compararsi con MESEL (  מֶּסֶל ) che Theodor Nöldeke traduce con Schnitzbild. In sostanza, se caliamo “something cut out” nel contesto originale della nota tra parentesi cui appartiene, si scopre che esso ha significato e giustificazione solo se comparato al termine tedesco Schnitzbild di paternità dell’orientalista del XIX secolo Theodor Nöldeke (abbreviato con “Nö” nella nota del BDB). Nessuna relazione emerge dunque con il “qualcosa di ritagliato” tanto caro a Biglino.

Andiamo a vedere nel dizionario usato dal sottoscritto e realizzato sotto i più moderni criteri linguistici:

Vediamo infatti con il termine indichi tutto ciò che ha a che fare con immagini e statue scolpite e niente a che vedere con “qualcosa di ritagliato”. Inoltre vediamo che oltre al significato fisico è presente un significato figurato che proprio in Genesi 1,26-27 indica l’uomo come immagine di Dio. Quindi la visione teologica della Bibbia è perfettamente coerente con il grammatica del testo. Non poteva anche mancare il parere dell’ebraista laico Cuscito riguarda la traduzione di TSELEM che da Biglino: Se il termine TSELEM fosse ricondotto a qualcosa di microscopico e a doppia elica allora poteva essere fattibile identificarlo con il DNA, ma nel testo biblico sono completamente assenti delle descrizioni che possono indurre a interpretare TSELEM con “parte di DNA”. Vediamo infine la parola TSELEM corrispondente con le altre lingue semitiche sviluppati in contemporanea o più antiche dell’ebraico biblico:

LINGUATERMINETRADUZIONE
Accadicoşalmustatua, rilievo, disegno, immagine
Ugariticoşlmimmagine, statua
Fenicioşlmstatua
Punicoşlmdisegno, immagine, somiglianza, piano.
Siriacoşalmöimmagine, statua

CONCLUSIONE:

Come sarebbe potuto essere il testo ebraico se fosse stato compatibile con la narrazione ufologica per quanto riguarda la creazione dell’uomo. In primo luogo l’autore avrebbe scritto almeno un versetto per descrivere il personaggio che i fan della paleastronautica chiamano “l’ominide”, attribuendone una natura vivente e preesistente nel pianeta terra e magari anche dotato di un intelligenza superiore rispetto agli altri animali, aggiungendo la particolarità di essere bipedi. Addirittura in ebraico esiste anche la parola “scimmia” traducibile con QOF קוׄף , la presenza di questa parola sarebbe stata quasi d’obbligo ricalcando la similitudine di questo animale. Una descrizione decisamente lontana dal termine AFAR. Il secondo elemento, il DNA alieno, se volessimo mantenere il concetto di “qualcosa di ritagliato” tanto caro a Biglino e considerando che il termine “ritagliare” in ebraico biblico non esiste, l’autore avrebbe dovuto usare dei termini che maggiormente si avvicinavano a questo concetto, per esempio “qualcosa di diviso” oppure “qualcosa di spezzato” o semplicemente modificato appartenente agli ELOHIM. In questa tabella troviamo questi tre esempi:

TERMINEPRONUNCIATRADUZIONE
חִבְדּילHIVDILQualcosa di diviso
שָׁבַרSHAVARQualcosa di spezzato
הָפַךְHAFAKTrasformato, mutato

Certamente non il termine TSELEM, lontanissimo da questo concetto. In conclusione avrebbe dovuto esserci una spiegazione dove la creazione dell’uomo era dovuto a “una parte” di un ominide e “qualcosa di diviso, spezzato o modificato” appartenente agli ELOHIM.

LA NAVICELLA DI TOPRAKKALE

Questo oggetto è stato scovato al museo di archeologia di Istanbul da Zaccaria Sitchin che fu sicuramente uno dei primi ad affermare che questa statuetta rappresentava un modulo spaziale e che doveva avere all’incirca tremila anni, a suo dire l’oggetto era realizzato in un materiale poroso, probabilmente una pietra fatta di cenere vulcanica. Biglino ha quindi preso per buona questa prova e inserita nei sui libri commentando che questa statuetta risulta a suo dire una rappresentazione molto fedele dei KERUVIM descritti dalla Bibbia. Due riviste agli inizi degli anni 90, più precisamente l’inglese Fortean Times Magazine nel 1993 e la rivista tedesca Magazine 2000 nel 1994 fecero alcune foto a questo artefatto e dichiarando che questa raffigurazione, conservata al Museo Archeologico di Istanbul, era stata trovata nel 1975 nel sito di Tuspa Toprakkale, la sua datazione, confermata dagli scavi (a detta loro), era tra 830-612 AC e sarebbe riconducibile alla civiltà Urartu nel nord-est del lago di Van. Questa affermazione in realtà è errata infatti non risulta assolutamente che sia stato trovato un artefatto simile durante degli scavi archeologici, ma bensì si è propensi a credere che tale oggetto sia stato recuperato da un commerciante d’arte che ha voluto donarlo al museo. Ma arriviamo al punto della questione: Questa è una prova valida che confermerebbe le tesi di Biglino e Sitchin? La risposta è assolutamente no! Fu sottoposto, nel 2003,  per conto del Ministero per i Beni e della Cultura turco,  ad analisi dal Dipartimento di chimica, dalle analisi chimiche e petrografiche risultò essere un manufatto fatto di gesso e polvere di marmo risalente a soli 25 anni prima! La cosa curiosa fu che il Direttore Generale del Museo Ph. D. Alpay Pasinli disse che egli capì subito che il manufatto non poteva avere 3000 anni e che era un falso ma la stampa occidentale convinse loro e il pubblico del museo che la navicella aveva 3000 anni, e poteva essere una valida prova delle teorie di Zaccaria Sitchin.  Peccato che forse il direttore non si ricordi che quando i giornalisti e gli pseudoscienziati chiesero di vedere l’artefatto il museo non solo mostrò a loro l’artefatto ma dopo l’uscita degli articoli e del libro lo espose al pubblico come uno dei suoi migliori “pezzi” ben felice della pubblicità ricevuta. Questo è il motivo per cui questo artefatto è ancora presente e non è stato eliminato nonostante sia un falso; è utile per farsi pubblicità.

LA VISIONE DI EZECHIELE 2/4

Continuiamo la lettura del capitolo …

Al centro, una figura composta di quattro esseri viventi, di sembianza umana con quattro volti e quattro ali ciascuno. Le loro gambe erano diritte e i loro piedi come gli zoccoli d’un vitello, splendenti come lucido bronzo. Sotto le ali, ai quattro lati, avevano mani d’uomo; tutti e quattro avevano le proprie sembianze e le proprie ali, e queste ali erano unite l’una all’altra. Quando avanzavano, ciascuno andava (YELEKU) 2) diritto davanti a sé, senza voltarsi indietro. (V.5  –  V.9).

A un certo punto il profeta vede comparire i quattro “esseri  viventi” con il termine HAYOT analizzata precedentemente e precisa che hanno l’aspetto d’uomo, citando diversi elementi quali volti, mani, gambe e piedi che richiamano una forma antropomorfa anche se diversa dall’uomo. Questi vocaboli non avrebbero dovuto esserci se avesse voluto descrivere un mezzo di trasporto volante.

2) La parola YELEKU יֵלֵכוּ grammaticalmente l’imperfetto del verbo HALAK הָלַךְ la troviamo tradotta nella Bibbia come “andarono”; il significato più comune è “camminare”. Questo vocabolo può riferirsi unicamente a un essere animano come appunto i KERUVIM effettivamente sono. Può essere usato anche riferito a entità inanimate, ma solo se utilizzate come metafore in generi letterali poetici, ma nel brano in esame non è questo il caso. Questo verbo sicuramente non potrebbe mai riferirsi a una navicella volante e questo è un altro elemento che confuta la tesi di Biglino.

Continuiamo la lettura del capitolo …

Quanto alle loro fattezze (DEMUT) 3), avevano facce d’uomo; poi tutti e quattro facce di leone a destra, tutti e quattro facce di toro a sinistra e tutti e quattro facce d’aquila. Le loro ali erano spiegate verso l’alto; ciascuno aveva due ali che si toccavano e due che coprivano il corpo. Ciascuno andava diritto davanti a sé; andavano là dove lo spirito (RUACH)4) li sospingeva e, avanzando, non si voltavano indietro. Tra quegli esseri si vedevano come dei carboni ardenti simili a torce, che si muovevano in mezzo a loro. Il fuoco risplendeva e dal fuoco si sprigionavano bagliori. Gli esseri andavano e venivano (RATSO)5) come una saetta. (V.10 – V.14).

Quindi ciascuno di loro aveva quattro facce. La faccia frontale aveva l’aspetto di uomo, il lato destro aveva l’aspetto di un leone, il lato sinistro aveva l’aspetto di bue e dietro di aquila. La teologia cristiana ha visto in questa parte della visione di Ezechiele un’immagine profetica riguardo i quattro vangeli: Nel vangelo di Luca, Cristo viene presentato come il Figlio dell’uomo; nel vangelo di Marco, come il Leone della tribù di Giuda, nel vangelo di Matteo, è il servo, il bue, l’animale del servizio, e nel vangelo di Giovanni, la deità, l’aquila. In particolare il leone di san marco è il simbolo della città di Venezia dove raffigura un leone con le ali. Un altro punto di vista altrettanto valido è la visione dei quattro volti nelle fasi della vita di Gesù:  È venuto sulla terra come uomo; è stato sacrificato come un bue, animale usato anche nei sacrifici rituali; e risorto con potenza, come un leone; è asceso al cielo come un aquila. Gesù compare in tutto l’antico testamento in forma velata e questo caso è solo uno dei tanti esempi.

Secondo Biglino invece Ezechiele ha assegnato i nomi di questi quattro volti o come gli chiama lui, “i quattro lati” non in base alla forma, ma in base alla funzionalità: La faccia d’uomo doveva essere la parte dove era posizionata la cabina di pilotaggio; l’aquila le ali dei mezzo volante; il leone, la  sua aggressività, il lato dove c’erano le armi; i bue, animale simbolo della sua potenza composta. Precisa che si tratta solo di un’ipotesi assolutamente privo di ulteriori prove che possano confermare questa chiave di lettura. Questa interpretazione oltre a non avere prove fa un po’ acqua da tutte le parti: La cabina di pilotaggio di un veicolo è sempre nello stesso lato delle ali perché chi pilota deve poter vedere dove va, se invece si trova a 90 gradi non è nella direzione giusta, nessuna intelligenza progetterebbe un veicolo del genere. In secondo luogo da nessuna parte si dice che i KERUVIM sparino e vengano usate come armi quindi è completamente fuori luogo un “lato dove sono presenti delle armi” che qualora ci fosse sarebbe sempre lo stesso lato della cabina di pilotaggio e delle ali perché che pilota il veicolo deve poter vedere dove sta sparando, da tener presente che all’epoca le uniche armi conosciute erano la spada e l’arco, se quindi anche avesse visto dei lancia missili o cannoni laser non li avrebbe riconosciute come armi in quanto erano elementi completamente sconosciuti. Il leone infine nella cultura ebraica non ha una connotazione negativa, come aggressività, ma esprime potenza, l’aggressività come animale è più dato dal serpente. Non si comprende il ruolo del lato del bue, in un contesto di navicella spaziale. Oltre a questi ragionamenti c’è un elemento che più di tutti confuta questa interpretazione; si tratta della parola DEMUT דְמוּת. Dal dizionario si comprende che significa aspetto, fisionomia, forma, somiglianza, immagine, copia, modello, può essere tradotto con espressioni tipo: una sorta di, una specie di … Fa sempre riferimento a una somiglianza fisica e mai a una somiglianza funzionale. In questo caso Biglino sconfina nel suo metodo di tradurre tutto alla lettera e altera il significato del termine per cercare di farlo rientrare nel contesto di un astronave aliena. In ebraico ci sono diversi termini che indicano il concetto di funzionalità, azione, agire. Ezechiele avrebbe potuto usare uno di questi riferito a quello che Biglino chiama “lati”:

Quindi prendendo solo il primo termine come esempio, il testo biblico perché coincida con l’interpretazione ufologica avrebbe dovuto essere:

Al posto di:                                                                       Avrebbe dovuto essere:

Nella Bibbia avrebbe potuto essere tradotto: Le loro facce operavano similmente a … Questa espressione indica inequivocabilmente il concetto di operabilità e funzionalità, in questo caso applicato alle facce dei KERUVIM.

4) In questo caso Biglino traduce il termine RUACH come vento. In conclusione ritiene che questi “oggetti” sarebbero spinti dal vento in base alla sua direzione, come se non avessero nemmeno la possibilità di essere autonomi. Che non sia il vento a spingerli lo vede nel versetto 14 dove dice che questi esseri viaggiano avanti e indietro veloci come fulmini e il semplice vento non potrebbe mai dare questo effetto. Se invece lo traduciamo come spirito, dandogli una caratteristica senziente tutto quadra.

5) La parola RATSO רָצוֹא, voce del verbo RAZA רָצָא, la troviamo tradotta nella Bibbia come “andarono”,  più precisamente significa “correvano”

Anche questo vocabolo può riferirsi unicamente a un essere vivente dotato di gambe e non a una navicella volante.

CONTINUA….

LA STELE DI MESHA

La stele di Mesha è un importante reperto archeologico all’interno della cosiddetta “archeologia biblica”; si tratta di una pietra in basalto nero rinvenuto nel 1868 da un missionario alsaziano nel luogo dove anticamente era presente la piccola nazione di Moab ai confini di Israele spesso citata nella Bibbia. Fu sempre nemica di Israele anche se non comportava un grosso pericolo per essa in quanto nazione molto piccola, ma nei momenti in cui Israele era in difficoltà ne approfittava per invaderne il territorio e saccheggiare quello che potevano. La stele rinvenuta è in lingua in moabbita, molto simile all’ebraico ma scritta in alfabeto fenicio, narra di alcune vicende presenti anche nella Bibbia, nel terzo capitolo del libro dei re. Inoltre cita anche gli stessi luoghi geografici. Siamo dunque davanti a una prova archeologica di straordinaria importanza che di fatto conferma la Bibbia e dimostra con non sono solo favolette inventate come sostengono molti atei. Biglino scrive diverse pagine riguardo questa stele custodita al museo del Lourdes, ma lo fa in maniera travisata per arrivare alla sua conclusione che il dio che adoravano i moabiti, detto kemosh era del tutto simile a YHWH.  Ora andremo ad analizzare questi punti: Nella riga 4 della stele, il re Mesha afferma che kemosh lo salvò da tutti i re e gli concesse trionfo nei confronti dei suoi avversari. Nella riga 5 invece dice che nei momenti in cui Moab è sottomesso da Israele è perché kemosh è adirato contro di lui. Biglino fa notate che anche nella Bibbia gli israeliti dicono le stesse cose di YHWH quindi i due ELOHIM sono del tutto paritetici. Prima di rispondere a questo quesito è importante aver fatto prima un analisi su chi sono gli dèi pagani. Da come hanno analizzato negli articoli precedenti sono nient’altro che statue che non potevano assolutamente aiutare a vincere una guerra. I re pagani insieme ai suoi consiglieri e i sacerdoti di culto interpretavano gli avvenimenti storici come se il loro falso dio avesse influito su quel evento, ma si trattava solo di loro interpretazioni. Anche gli aztechi, anch’essi politeisti davano una loro interpretazione ai fenomeni, ad esempio il tramonto particolarmente rosso lo vedevano come se una delle loro divinità avesse sete di sangue umano e dovessero quindi soddisfarlo con sacrifici umani. Da come vuole supporre Biglino, quando un ELOHIM era in pace con il suo popolo combatteva le guerre con loro e vincevano, quando invece era adirato contro il suo popolo, non lo soccorreva in caso di guerra e perdeva. Se invece i 2 ELOHIM erano entrambi in pace con i propri popoli chi vinceva? Così anche se erano adirati entrambi contro i rispettivi popoli, anche in quel caso che vinceva? Questo ragionamento si contraddice da solo. In re 20,23 c’è un episodio dove gli aramei delusi da una sconfitta militare contro Israele decidono di riprovarci l’anno successivo facendo questo ragionamento: <<Il loro Dio è un Dio dei monti; per questo ci sono stati superiori; forse se li attaccassimo in pianura, saremmo superiori a loro>>. L’espressione “dio dei monti” rispecchia la mentalità politeista dei popoli pagani, dove si pensava a un dio che era bravo a combattere in montagna o in pianura e proteggevano un popolo soltanto sul territorio da esso occupato. Il re arameo l’anno successivo dopo avere creato un grande esercito tentò nuovamente di avere la rivincita basandosi su ragionamenti completamente sbagliati. Israele ha disposizione solo due piccoli contingenti, ma la Bibbia parla di un uomo di Dio che va dal re e dice: “Così dice il Signore: Poiché gli Aramei hanno affermato: Il Signore è Dio dei monti e non Dio delle valli, io metterò in tuo potere tutta questa moltitudine immensa; così saprai che io sono il Signore”. Israele contro ogni probabilità vince ancora una volta poiché gli aramei hanno ragionato come se YHWH seguisse le logiche delle altre divinità, e hanno deciso di sfidarlo. Chi sfida Dio non può mai averla vinta. L’espressione: “così saprai che io sono il Signore” è una frase che si ripete più volte nella Bibbia e va a sottolineare l’unicità e l’onnipotenza di YHWH di fronte un  pantheon di false divinità fatte di pietra o legno. Nelle righe 9 e 32 della stele afferma che kemosh dimorava in mezzo al popolo nei territori che occupava. Parallelamente anche la Bibbia afferma questo riguardo a YHWH, e questa è un’altra prova di come i due ELOHIM fossero simili. Quando il re mesha fa scrivere nella stele che kemosh abita in mezzo a loro significa semplicemente che la statua di kemosh che per loro era un dio, era posizionata all’interno del tempio pagano; tutto qui, non si parla di un individuo in carne ed ossa che comanda. La presenza di YHWH nel popolo d’Israele era dato dall’arca dell’alleanza, segno concreto del patto eterno tra Dio e il suo popolo; concreto perché Dio non si può vedere con gli occhi carnali.

INCONTRI E SCONTRI 4/4:

Il libro dell’esodo narra come YHWH servendosi di Mosè come profeta fece uscire gli israeliti dalla condizione di schiavitù per andare verso la terra di Caanan. In particolare c’è una scena nel capitolo 7 dove il faraone chiede a Mosè un prodigio in suo sostegno e Mosè su suggerimento di Dio fa cadere un bastone che si trasformò in serpente. Questo è il primo piccolo prodigio che assiste il faraone, ma non si meraviglia affatto, infatti chiama a sé maghi, incantatori e sapienti d’Egitto che riescono a fare la stessa cosa. Successivamente Mosè sotto la potenza di YHWH come piaga per convincere il faraone a farli partire colpì l’Egitto con le rane; anche in questo caso anche i maghi d’Egitto riuscirono a fare la stessa cosa. Quei cosiddetti maghi erano una sorte di satanisti, non avevano nessun potere loro, ma riuscivano a sottomettere i demoni per fare dei prodigi. Anche i demoni hanno una certa potenza, gli esorcisti cattolici ne sanno qualcosa in quanto si occupano esclusivamente di questo servizio. Gli esorcisti con esperienza parlano di una tipologia di fenomeni chiamati gli “agglomerati maledici”. Sono degli oggetti che compaiono nei luoghi di forte presenza demoniaca, possono essere: grovigli di capelli, chiodi, ossi e persino animali vivi. Raccontano perfino di trovare un serpente nel materasso di una persona in corso di esorcismo che per molto tempo aveva disturbi e terribili incubi notturni. Nessuno fu in grado di dare una spiegazione razionale su come poteva essere finito li e come avrebbe potuto sopravvivere. Per questo i magi d’Egitto furano in grado di compiere prodigi e per un po’ riuscirono a star dietro a YHWH, ma più avanti anche loro furono costretti ad ammettere la loro inferiorità in Esodo 8,15 dicendo: E il dito di Dio. I demoni possono prodigarsi fino a un certo punto ma non possono competere contro YHWH creatore dei cieli e della terra. Oltre a questo YHWH riversò sull’Egitto le piaghe e altri prodigi come il passaggio nel mar Rosso e durante tutto questo periodo gli egiziani, anche se non scritto nella Bibbia sicuramente pregarono i loro dei affinchè le piaghe finissero, ma gli dèi d’Egitto non poterono far nulla contro i prodigi Dio onnipotente contrariamente da come afferma la paleastronautica che asserisce che YHWH aveva solo il Sinai come territorio e non poteva fare nulla contro l’Egitto in quanto occupato da altri ELOHIM, ma da come abbiamo dimostrato non erano altro che una nullità nei confronti di YHWH.

INCONTRI E SCONTRI 3/4:

Questo episodio lo troviamo in Isaia 37. Siamo nel periodo dove l’impero assiro domina il Medioriente, Sono numerosi i regni che sono caduti d’innanzi a Sennàcherim (705-681) re d’Assiria. Il regno d’Israele è già stato sconfitto, come conseguenza della sua idolatria; rimane solo il regno di Giuda, composto unicamente dalla tribù di Giuda e Beniamino e governato da Ezechia, un re timorato di Dio. Il re d’Assiria iniziò a prendere di mira anche il regno di Giuda inviando alle porte di Gerusalemme dei messaggeri del re d’Assiria che disse a gran voce:<<Non ti illuda il tuo Dio in cui confidi, dicendo: Gerusalemme non sarà consegnata nelle mani del re d’Assiria>>. In questo messaggio si invita Ezechia ad arrendersi senza combattere in quanto non avrebbe nessuna speranza di vittoria di fronte al potente esercito assiro. Viene stilata una lista di regni caduti sotto l’esercito assiro e così anche i loro dèi sono stati distrutti e non hanno potuto fare niente per difenderli; così anche il tuo Dio in cui confidi (YHWH) non resisterà all’esercito assiro. La resa di Ezechia avrebbe comportato oltre all’annessione all’imperio assiro anche la soppressione del culto di YHWH in favore agli dèi assiri. Ezechia andò nel tempio con la lettera in mano e pregò così:<<Signore degli eserciti, Dio d’Israele, che siedi sui cherubini, tu solo sei Dio per tutti i regni della terra; tu hai fatto il cielo e la terra. Porgi, Signore, il tuo orecchio e ascolta; apri, Signore, i tuoi occhi e guarda. Ascolta tutte le parole che Sennàcherib ha mandato a dire per insultare il Dio vivente. È vero, Signore, i re d’Assiria hanno devastato le nazioni e la loro terra, hanno gettato i loro dèi nel fuoco; quelli però non erano dèi, ma solo opera di mani d’uomo, legno e pietra: perciò li hanno distrutti. Ma ora, Signore, nostro Dio, salvaci dalla sua mano, perché sappiano tutti i regni della terra che tu solo sei il Signore”>> (Isaia 37-17-20). In questa risposta si ribadisce l’unicità di YHWH come unico vero Dio, creatore del cielo e della terra, inoltre comprensibilmente si fa notare la facilità che ha avuto l’esercito assiro a distruggere gli dèi pagani, essendo solo degli inutili pezzi di pietra, ma l’errore che compie il re d’Assiria è trattare YHWH come se fosse un normale dio pagano, per questo si permette di insultarlo ma sarà l’esercito assiro ad essere sconfitto tramite un angelo di Dio. Il re d’Assiria invece venne assassinato dai sui stessi figli.

DIFFERENZE DI CULTO TRA YHWH E GLI DEI PAGANI

In questa parte vedremo le differenze tra il culto che gli ebrei rivolgevano a YHWH e il culto che i popoli pagani vicini ad Israele rivolgevano alle loro divinità. L’obbiettivo è sfatare quel mito predicato dai fan della paleastronutica e dall’ateismo anticlericale dove sostengono la mancanza di differenza tra i culti delle religioni pagane e l’ebraismo. Ho analizzato tre grandi differenze che dimostra come l’ebraismo, il suo culto, il modo in cui vuole essere adorato, i suoi principi, sono qualcosa di veramente unico e talvolta diametralmente opposto in tutto il medio oriente e in tutto il mondo, questa può essere una dimostrazione come la Bibbia vada al di là di un opera di origine umana.

  1. IDOLATRIA

PAGANESIMO:

Come già detto in precedenza i pagani adoravano le statue, ma tra un popolo e l’altro non c’era nessuna differenza; quello che cambiava era il nome della divinità e la forma della statua. Potevano adorare non solo la divinità nazionale ma anche altre divinità straniere, non c’era nessun problema, i demoni non sono gelosi tra di loro.

YHWH:

Per gli ebrei l’idolatria era assolutamente proibita, considerandolo il peccato più grave che potevano commettere. Lo troviamo in Esodo 20,3-4 non avrai altri dei di fronte a me.  Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Il motivo lo troviamo in Deuteronomio 4,13-19: Poiché dunque non vedeste alcuna figura, quando il Signore vi parlò sull’Oreb dal fuoco, state bene in guardia per la vostra vita. Dio è trascendente non un essere visibile in carne e ossa, per questo motivo che non è possibile raffigurare Dio con una statua. Tramite Mosè Dio si è manifestato con una voce, per quello che nel vangelo di Giovanni troviamo scritto che “il verbo si è fatto carne” riferito alla voce di Dio predicata da Gesù Cristo. Durante la storia di Israele, il popolo più volte commette peccato di idolatria verso divinità pagane, questo perché influenzati negativamente dai popoli circostanti, sedotti da usanze e credenze sbagliate. Certamente non si presentavano fisicamente davanti agli alieni ELOHIM per chiedere favori come sostiene Biglino. Tra l’altro, parlando di questo argomento Biglino nelle conferenze parla di come il cattolicesimo sia un culto idolatrico, in quanto nelle chiese sono presenti le statue della madonna o dei santi. Questo viene anche condiviso dalle denominazioni protestanti. Le statue nelle chiese cattoliche non hanno nulla a che fare con l’idolatria dell’antico testamento in quanto nell’antichità si adoravano le statue considerando esse degli dèi, nel cattolicesimo si sa benissimo che quelle statue sono fatti di materia e non sono degli dèi piuttosto semplici rappresentazioni artistiche di Gesù, Maria e i santi. Se i cattolici adorassero le statue in quanto dèi, allora li si che sarebbe idolatria, cosa che invece non accade.

  • SACRIFICI.

PAGANESIMO:

ANIMALI:

È noto come tutti i popoli pagani adorassero divinità che comportava la pratica di sacrifici animali. Lo scopo era oltre ad onorare la divinità, chiedere ad essa qualsiasi cosa, come la prosperità materiale e altre benedizioni per se stessi. I satanisti oggi giorno praticano la stessa cosa: nelle messe nere di un certo rilievo vengono usati degli animali che dopo essere sgozzati vengono bruciati nel fuoco e gli scopi sono gli stessi dei popoli pagani: prosperità materiare, piacere carnale e perfino una eventuale maledizione per colpire qualcuno che lo ritengono nemico. Il sacrificio serve perché secondo i satanisti è un modo per consegnarti nelle mani dei demoni in modo che abbiano l’autorità spirituale per esaudire la richiesta e allo stesso tempo genera una potenza che i demoni possono utilizzare a tuo favore. Questo modo di ricevere qualcosa in modo soprannaturale senza chiedere a Dio funziona, altrimenti avrebbero smesso già da molto tempo e lo si può vedere nelle testimonianze delle persone che sono riuscite a uscire dal giro. L’uomo viene tentato nel chiedere ai demoni perché ritengono che possano date quello che Dio non può dare: soldi, piaceri egoistici e maledizioni. C’è da dire che prima di tutto i demoni non sono onnipotenti, quindi non è detto che veramente abbiano la possibilità di soddisfare le richieste e anche se lo facessero sarebbero da pagare a caro prezzo. Se i demoni lo fanno è per assicurarsi di ridurre quest’anima alla totale schiavitù e portarlo l’inferno dopo la morte. Gli ex satanisti che vogliono tornare a Dio hanno molti problemi nel farlo, soprattutto chi ha il loro cuore non così puro, satana non ti lascia andare via tanto facilmente.

UMANI:

I popoli pagani compivano anche i sacrifici umani. C’era in particolare  una divinità pagana a cui si rivolgevano per questi tipi di sacrifici: Moloch, ritenuto dai Cananei un dio, la sua sede di culto era la valle della Geenna, alla base del monte Sion su cui sorgeva il primo nucleo di Gerusalemme. Gli venivano tributati sacrifici umani di bambini, che dopo essere stati sgozzati, erano bruciati in olocausto in un fuoco tenuto costantemente acceso in suo onore. Col tempo Moloch divenne il nome del rituale durante il quale venivano bruciati bambini in nome anche ad altre divinità soprattutto i figli primogeniti. Questa pratica si diffuse in tutto il medio oriente. Israele era circondato da queste popolazioni. Secondo i rabbini, i cartaginesi, una popolazione che discende dai fenici (attuale libano) avrebbero compiuto questi sacrifici collocando dei bambini nelle mani di questa grande statua metallica con la testa di un toro, posta in santuari chiamati tofet, e da vivi avrebbero acceso il fuoco fino a consumarli completamente mentre il rullo dei tamburi avrebbe impedito di udire le loro strazianti grida di dolore. I satanisti oggi giorno praticano la stessa cosa solo con una modalità un po’ diversa. Non potendo fare sacrifici di bambini essendo considerato un reato di omicidio attuano il loro sacrificio con un feto abortito a pochi mesi dalla nascita con la complicità di una donna satanista che si presta a questo rituale. Un medico abortista facente sempre parte della setta applica l’aborto e a volte alcune sataniste si mettono a mangiare il feto, quello che resta viene consumato dal fuoco. In questo modo si possono fare sacrifici umani aggirando la legge umana di alcune zone degli USA secondo la quale finché non avviene il parto, il feto non è considerato un bambino. Vengono applicati i sacrifici umani perché  considerati molto più potenti dei sacrifici animali. Questa è solo una legge umana, per Dio che sia un feto o un bambino appena nato non fa nessuna differenza. Quando fu eletto il presidente Trump negli USA, essendo considerato un prolife ha acceso un senso di ansia tra i satanisti americani. In un articolo sulla stampa, un gruppo di satanisti si dissero preoccupati dal fatto che Trump potesse limitare gli aborti, considerati per loro dei riti sacri.

il sacrificio di un bimbo al Dio Moloch

YHWH:

ANIMALI:

Anche gli ebrei facevano sacrifici animali, ma in maniera completamente diversa dai pagani. C’erano diversi tipi di sacrifici: Le offerte spontanee come riconoscimento che ogni cosa viene da Dio (Numeri 29,39). I sacrifici durante le festività per indicare che anche quelle vengono da Dio. I sacrifici per il peccato per riconciliarsi con Dio nel caso qualcuno inavvertitamente, ovvero per negligenza o superficialità  avesse peccato per errore riguardo a cose consacrate al Signore, o avesse fatto senza saperlo una cosa vietata, o avesse commesso infedeltà verso il Signore per atti deliberati nei confronti del prossimo, quali il furto, l’inganno e l’estorsione. In ogni caso per tutti i sacrifici era necessario presentarsi con l’offerta a cuore puro e pentito per aver commesso un eventuale peccato. Anche Gesù ne parla quando dice che prima di presentare un offerta a Dio bisogna prima riconciliarsi con il proprio fratello (Matteo 5,23) perché l’obbedienza è più importante del sacrificio (1Samuele 15,22). I sacrifici da come vengono descritti nella Torà avevano senso in un contesto dove gli ebrei amavano Dio e la sua giustizia con tutto il cuore, di conseguenza anche il prossimo tuo come te stesso. Senza opere di giustizia i sacrifici non avevano alcun senso, era solo pura ipocrisia. Questo lo si può leggere in due versetti dell’antico testamento di cui riporto qui sotto: Isaia 1,11-17 e in Amos 5,22-24. Anche nel nuovo testamento i farisei adoperano un medesimo atteggiamento nei confronti di Dio.

«Perché mi offrite i vostri sacrifici senza numero?
– dice il Signore.
Sono sazio degli olocausti di montoni
e del grasso di pingui vitelli.
Il sangue di tori e di agnelli e di capri
io non lo gradisco.
(11)

Lavatevi, purificatevi,
allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni.
Cessate di fare il male,
imparate a fare il bene,
cercate la giustizia,
soccorrete l’oppresso,
rendete giustizia all’orfano,
difendete la causa della vedova».
(16-17)

Amos 5,22-24

anche se voi mi offrite olocausti,
io non gradisco le vostre offerte,
e le vittime grasse come pacificazione
io non le guardo.
Lontano da me il frastuono dei vostri canti:
il suono delle vostre arpe non posso sentirlo!
Piuttosto come le acque scorra il diritto.

Da questi versetti si può notare l’abissale differenza dei sacrifici pagani, basati unicamente sulla superstizione, con i sacrifici nel giudaismo basati nel onorare Dio e nel perdono dei peccati, un concetto estraneo nel mondo pagano in quanto totalmente carente di principi morali, come giudicare con giustizia, proteggere i deboli e le norme riguardo la purezza sessuale. Anche Gesù nel nuovo testamento parla dei 2 più grandi precetti che stanno alla base della torà e dell’insegnamento dei profeti, molto più importanti dei sacrifici: ama Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte la forze (Deuteronomio 6,4) e nei confronti del prossimo la semplice regola: amare il prossimo tuo come te stesso (Levitico 19,18). I sacrifici non erano un mezzo per ottenere benedizioni materiali come facevano i pagani, perché le benedizioni sono un dono gratuito di Dio che elargisce a seconda della devozione e dell’obbedienza alla legge di Mosè. I sacrifici potevano solo coprire il peccato  per questo come dice Genesi 22,8: Sarà Dio stesso a procurare un agnello per l’olocausto e così ha fatto, mandando Gesù sulla croce come olocausto per il perdono dei peccati per le persone che decidono di dare il suo cuore a lui e seguire i suoi insegnamenti; da qui si può vedere come il sacrifici fatti a YHWH erano solo una prefigura del sacrificio che Dio avrebbe eseguito in favore dell’uomo. In conclusione chi paragona i sacrifici animali dei pagani con i sacrifici animali nel giudaismo dicendo che erano uguali fa un ragionamento superficiale senza analizzare bene le scritture che parlano a riguardo.

YHWH:

UMANI:

Nel giudaismo a differenza da come dicono i “liberi pensatori” come Biglino, non si parla mai di sacrifici umani, anzi se ne parla in maniera negativa invitando gli israeliti e non imitare i popoli vicini che commettono queste atrocità. Lo si può leggere in maniera chiara ed esplicita in Deuteronomio 12,30-31: guardati bene dal lasciarti ingannare seguendo il loro (popoli pagani) esempio, dopo che saranno state distrutte davanti a te, e dal cercare i loro dèi, dicendo: «Come servivano i loro dèi queste nazioni? Voglio fare così anch’io». Non ti comporterai in tal modo riguardo al Signore, tuo Dio; perché esse facevano per i loro dèi ciò che è abominevole per il Signore e ciò che egli detesta: bruciavano nel fuoco perfino i loro figli e le loro figlie in onore dei loro dèi. Un altro riferimento lo troviamo in Geremia 7,31: Hanno costruito le alture di Tofet (santuari pagani) nella valle di Ben-Innòm, per bruciare nel fuoco i loro figli e le loro figlie, cosa che io non avevo mai comandato e che non avevo mai pensato. Qui Geremia parla di come il popolo di Israele è caduto talmente in basso da odorare divinità pagane invece del Signore, facendo addirittura sacrifici umani e sottolinea il fatto che nessun versetto della Torà permette o autorizza un sacrificio umano. Durante il regno di Giosia, un re molto devoto a YHWH fece distruggere tutti i santuari usati da quegli ebrei che si erano allontanati da YHWH: Giosia rese impuro il Tofet, che si trovava nella valle di Ben-Innòm, perché nessuno vi facesse passare il proprio figlio o la propria figlia per il fuoco in onore di Moloch (2re 23,10). Sembra che sia sufficientemente chiaro che i sacrifici umani non erano ammessi, ma allora perché Biglino continua a dire che venivano praticati ugual modo ai popoli pagani? Per convincere le persone nei suoi libri cita questo versetto: Signore disse a Mosè: «Consacrami ogni essere che esce per primo dal seno materno tra gli Israeliti: ogni primogenito di uomini o di animali appartiene a me».(esodo 13,1), commentando che i primogeniti di ogni famiglia dovevano essere sacrificati a YHWH. Quando si dice che “appartiene a” parla di sacrificio, ma si “dimentica” di citare Numeri 18,15: Ogni essere che nasce per primo da ogni essere vivente, offerto al Signore, sia degli uomini sia degli animali, sarà tuo; però farai riscattare il primogenito dell’uomo. I primogeniti dei figli d’Israele dovevano essere riscattati attraverso pagamento di una cifra in denaro, di fatto non avveniva nessun sacrificio umano. Infatti anche Gesù che era primogenito fu riscattato (Luca 3,22-24). In realtà quel versetto lo cita, ma in un angolino, molte pagine prima sperando che il lettore non faccia il dovuto collegamento. Di fatto Biglino contraddice se stesso. Se poi alcuni israeliti hanno di fatto commesso sacrifici umani, lo hanno fatto violando gli insegnamenti di Dio nella Torà, non per niente Dio ha permesso l’esilio in Babilonia del popolo d’Israele.

  • PROSTITUZIONE SACRA.

PAGANESIMO:

Un’altra caratteristica delle religioni pagane era la pratica della prostituzione sacra, un rituale che si svolgeva all’interno del tempio pagano e consisteva nel consumo di rapporti sessuali con queste prostitute consacrate al dio pagano dietro somma di denaro che andava rimpinguare il tesoretto del tempio. A differenza delle altre forme di prostituzione, chi consumava questi rapporti lo faceva anche come forma di adorazione al dio pagano di turno. I rapporti potevano avvenire anche sottoforma di orge, sia omosessuali che eterosessuali. Gli israeliti erano spesso tentati nel frequentare queste pratiche nei templi pagani, esattamente come i credenti di oggi sono tentati dalla pornografia e da una vita sessuale dissoluta. Un esempio lo troviamo in Numeri 22 dove un alto numero di israeliti commettono fornicazione con delle donne Moabbite. Il termine usato è LIZNUT לִזְנוֹת, indica chiaramente la prostituzione, dissolutezza e lussuria. Queste donne successivamente porta gli israeliti  anche a commettere idolatria davanti a Baal. Per questo motivo gli israeliti trasgredendo il primo comandamento adoravano altri dèi pagani; le pratiche sessuali perverse erano un trampolino di lancio verso l’idolatria.

YHWH:

Nella Bibbia questa usanza era assolutamente vietata, Non era in nessun modo considerato un mezzo di adorazione verso YHWH, lo si può leggere in Deuteronomio 23, 17-18: Nessuna delle figlie di Israele deve essere una KADESHAH, (termine ebraico per indicare la prostituta sacra)  né nessuno dei figli di Israele deve essere un KADESH (termine al maschile). Non porterai il noleggio di una prostituta o il salario di un cane nella casa del Signore il tuo Dio per ripagare un voto, entrambi questi sono un abominio per il Signore tuo Dio. Nonostante questo versetto è chiarissimo nel indicare la prostituzione sacra un abominio “i liberi pensatori” sostengono che anche nel giudaismo questa ritualità veniva praticata, in particolare Biglino parla di come nel primo libro di Samuele 2,22 i figli del sommo sacerdote Elì frequentavano prostitute nel tempio, aggiungendo inoltre un suo commento personale: <<Per la carità, facevano bene, non sono un moralista, però la chiesa non dica che la prostituzione va in contrasto con la Bibbia>>. In un intervista ha aggiunto che secondo lui le prostitute svolgono un servizio positivo nella società moderna, in questo modo gli uomini hanno modo di sfogarsi evitando che commettano abusi e stupri nei confronti di altre donne. Da un agnostico come Biglino sono parole di cui non c’è da stupirsi. In realtà leggendo l’intero capitolo si vede chiaramente come il comportamento di questi figli di Elì era riprovevole agli occhi di Dio e lo stesso padre li rimproverava ma loro non l’ascoltavano. Riguardo questa parte della Bibbia ne parleremo a breve. Quindi la Bibbia non consente affatto la prostituzione, anzi lo ritiene un abominio.

YHWH, IL DIO ETERNO עוֹלָם

Un altro principio importante sostenuto da Biglino è il fatto che nella Bibbia non esiste il concetto di eternità. La parola ebraica che i teologi traducono con eternità è OLAM che significa lungo tempo indeterminato e non eternità nel senso di un tempo senza fine. L’eternità è un concetto elaborato successivamente dalle correnti monoteistiche, ma è estraneo nella scrittura antica. Gli ELOHIM quindi erano esseri in carne ed ossa, ma vivevano molto a lungo, anche fino a 900 anni per questo gli autori scrissero questa parola. Questo viene fuori consultando il dizionario di ebraico e aramaico biblico alla parola OLAM. Nelle conferenze Biglino tira fuori tutto il suo zelo e con orgoglio apre questo dizionario e mostra a uno del pubblico quello che è scritto: Non tradurre con eternità. Biglino per prendere in giro i suoi critici, prosegue dicendo: Poi sono io che mi invento le traduzioni! Ma anche qui c’è il trucco: Il dizionario usato da Biglino è il “Dizionario di ebraico e aramaico biblico” di Philippe Reymond. Andiamo a leggere la prefazione dell’autore del dizionario in questione:

Nel 1982, dopo più di vent’anni di insegnamento di lingue semitiche e di ebraico, ho pensato di preparare questo dizionario per far fronte alle difficoltà linguistiche che gli studenti incontravano quando consultavano, con poca esperienza, i grandi dizionari tedeschi ed inglesi: il Gesenius-Buhl, il Brown-Driver-Briggs, il Koehler-Baumgartnel.

Questo dizionario non può che essere un’opera modesta, necessariamente incompiuta che non ha la pretesa di sostituirsi ai grandi dizionari, ma solo facilitarne l’accesso…

Si tratta dunque di un dizionario adatto ai principianti francofoni degli anni 80 non accurato e autorevole rispetto ai grandi dizionari dell’epoca e tanto meno ai dizionari moderni scritti secondo i gli ultimi criteri linguistici riportano tutti puntualmente, tra i vari significati, “eternità”. Chi studia l’ebraico in maniera seria e approfondita non usa certo questo dizionario, incompleto, lacunoso e obsoleto. Biglino dunque, pur di sostenere la sua teoria non si fa nessuno problema nel citare l’unico dizionario che non riporta il significato di “eternità” senza tener conto di tutti gli altri, molto più autorevoli che lo contraddicono, compreso il dizionario più autorevole: il Milon even shoshan, il dizionario scritto da ebrei madrelingua per gli ebrei stessi.

 Vediamo nel dizionario usato dal sottoscritto cosa dice della parola OLAM:

Dalla definizioni si può vedere come la parola OLAM ha molti significati: È vero che può avere il significato di un tempo indefinito, incalcolabile o di lunga durata. Ma tra i possibili significati è presente anche eterno, come appunto la teologia e gli studi accademici sostengono. Quindi dire che non esiste eternità nella Bibbia è un’altra delle tante speculazioni della paleastronutica. In ebraico esiste un altro termine che esprime il concetto di eternità ed è quindi un sinonimo di OLAM. Si tratta del termine NETSAH, vediamo la definizione nel dizionario:

Vediamo ora alcuni esempi di versetti che esprimono il concetto di eternità, contenenti o no il termine OLAM.

Salmo 90,4

Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte.

Vediamo in questo versetto come Dio abbia il controllo del tempo, quindi è eterno. Non va preso alla lettera come “ i liberi pensatori” amano sempre fare; Altrimenti se consideriamo la vita di un uomo 80 anni e consideriamo che 1000 anni per lui corrisponde un giorno verrebbe fuori che la sua vita completa è 29 milioni e 200 mila anni, un tempo un po’ lungo per una forma biologica.

Genesi 17,7 e  48,4

Stabilirò la mia alleanza con te e con la tua discendenza dopo di te, di generazione in generazione, come alleanza perenne. (OLAM)

In questo versetto come anche in genesi 48,4 si può notare come il concetto di eternità, dove in questo caso ha un inizio e non una fine viene espresso con l’espressione “alleanza perenne” e “generazione in generazione.

Esodo 12,14

Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione lo celebrerete come un rito perenne. (OLAM)

Allo stesso modo anche le festività per gli ebrei sono perenni, quindi eterne. Non a caso gli ebrei messianici, coloro che riconoscono Gesù come Messia continuano sempre a celebrare le festività giudaiche.

Isaia 40,8

Secca l’erba, appassisce il fiore,
ma la parola del nostro Dio dura per sempre.
(LEOLAM)

la parola di Dio dura per sempre, quindi eterna.

Daniele 7,13-14

Guardando ancora nelle visioni notturne,
ecco venire con le nubi del cielo
uno simile a un figlio d’uomo;
giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui.
Gli furono dati potere, gloria e regno;
tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano:
il suo potere è un potere eterno,

che non finirà mai,
e il suo regno non sarà mai distrutto.

Daniele è un profeta vissuto durante l’esilio in Babilonia. Egli fu saggio e ricco di sapienza. Uno dei modi in cui Dio parlò a lui fu tramite i sogni notturni. I sogni che provengono da Dio sono spesso molto enigmatici, ricchi di immagini e simboli da decifrare; Dio usa anche questo metodo per incentivare il credente a pregare e meditare per comprendere il sogno. Il capitolo 7 racconta uno di questi sogni dove vede uscire dal mare 4 bestie terribili che simboleggiano gli imperi che verranno in futuro dopo di che vede ”un figlio d’uomo”. Qua troviamo una delle tante profezie riguardanti  Gesù Cristo, venire tra le nubi dal cielo a governare la terra. Questa parte del libro di Daniele non è scritta in ebraico, ma in aramaico. La parola tradotta con eterno è ALAM, il corrispettivo dell’ebraico OLAM. Si possono vedere accompagnate delle espressioni verbali quali:  “che non finirà mai” e “non sarà mai”; questo indica come il termine OLAM si può ricondurre al concetto di eternità e non semplicemente a un lungo tempo indefinito.