DEUTERONOMIO 32

Questa parte della Bibbia è molto importante per i sostenitori di questa teoria perché la ritengono la prova schiacciante del fatto che ELION e YHWW non sono la stessa entità. Partendo da questo si arriva ad altre conclusioni fondamentali quindi smontando questi versetti buona parte della teoria cade. Riporto qui i versetti dal 7 al 10 e analizzeremo l’interpretazione di Biglino e in seguito il mio commento:

[7]Ricorda i giorni del tempo antico, medita gli anni lontani. 
Interroga tuo padre e te lo farà sapere, i tuoi vecchi e te lo diranno. 
[8]Quando l’Altissimo divideva i popoli, quando separava i figli dell’uomo, 
egli stabilì i confini dei popoli secondo il numero dei figli Israeliti. 
[9]Perché porzione del Signore è il suo popolo, Giacobbe sua parte di eredità.                      [10]Egli lo trovò in terra deserta, in una landa di ululati solitari.
 

INTERPRETAZIONE DI BIGLINO:

Secondo la teoria in questa parte della Bibbia si vuole evocare un importante evento avvenuto in un lontano passato: In quel tempo  gli alieni già presenti in quel momento in medio oriente capitanati dal generale ELION decisero di organizzarsi per suddividere ulteriormente le terre e i popoli che vi abitarono e fu proprio il generale alieno che organizzò il tutto per dare le terre in potere ai sui sudditi. Quindi alcuni ELOHIM vennero ad esempio assegnati paesi importanti come l’Egitto e altri meno importanti come appunto YHWH  che ebbe in eredità la famiglia di Giacobbe che come dice il versetto 10 abitava nel deserto, un assegnazione piuttosto scadente che YHWH non accettò di buon grado e da qui la promessa di conquistare militarmente la Palestina che era una terra assai più fertile. Questa è il movente che spinse YHWH a organizzare un esercito da cui derivano tutte le guerre descritte nella Bibbia.


CONTESTO:

Prima di tutto dobbiamo partire dal contesto cronologico in cui questo brano è ambientato: Siamo verso la fine del libro del deuteronomio, ma per avere un quadro della situazione più completo farò un breve riassunto da Abramo fino ad arrivare a Deuteronomio 32. Dio si rivelò ad Abramo che dopo aver superato una dura prova stabilì l’alleanza con lui, passata poi anche ai discendenti Isacco e Giacobbe che ebbe 12 figli. Uno di loro, Giuseppe a causa della gelosia dei suoi fratelli venne venduto di nascosto da Giacobbe in Egitto come schiavo. Ma Dio era con lui e dopo varie peripezie divenne la seconda carica d’Egitto. A causa di una carestia protratta 7 anni i fratelli di Giacobbe furono costretti ad andare in Egitto per non morire di fame, da qui incontrarono Giuseppe che li invitò a venire tutti in Egitto e a motivo del buon rapporto che Giuseppe ebbe nei confronti con il faraone stabili tutti loro in una zona dell’Egitto distaccata agli altri egiziani. Dopo 400 anni il Faraone di quel tempo osservando come gli israeliti ebbero prosperato in gran numero, ebbe timore di loro e decise di sottometterli a lavori pesanti. In questo contesto nasce Mosè che a 80 anni fece uscire il popolo dall’Egitto con grande potenza e prodigi. Arrivarono nei pressi della terra promessa in circa 40 giorni e decisero di inviare 12 spie per fare un sopralluogo nella terra che stavano per entrare ed effettivamente videro una terra bella e fertile ma abitata anche da popolazioni molto potenti e ben armate. 10 di loro decisero che non c’era possibilità di vittoria contro quelle popolazioni e rinunciarono ad entrare, così anche il resto di Israele la pensò così. Tutto questo per mancanza di fede in Dio.  Rimasero per 40 anni nel deserto fino alla generazione successiva, ovvero di quei israeliti nati nel deserto che non assistettero all’esodo e alla schiavitù in Egitto. Ora, i 40 anni sono passati e il popolo di Israele è in procinto di entrare nella terra promessa e Mosè scrive un cantico e lo legge davanti a tutti. Il cantico denominato Shirat Ha’azinu (Cantico dell’ascolto), contenuta nel capitolo 32 del Deuteronomio, è il componimento poetico che Mosè scrisse per trasmettere un ultimo messaggio di ammonimento a tutte le generazioni future del popolo d’Israele.



LA DIVISIONE DELLA TERRA:

Proprio in questo cantico, nel versetto 8 compare la parola ELION. Inizio con l’esporre la traduzione interlineare per analizzare in dettaglio il versetto:

Il passo di Deuteronomio 32,8 fa riferimento al racconto della divisione dei popoli dopo il diluvio di Genesi 10,32 che infatti riprende anche alcuni termini. Se leggiamo il testo della genesi vedremo che parla della genealogia dei figli di Noè dopo il diluvio che suddividono la terra in  70 nazioni. Da qui l’umanità ha un nuovo inizio e sono composte da persone migliori rispetto alle generazioni precedenti. Il numero 70 non è casuale, è ricorrente in una determinata situazione: Quando Dio vuole avviare qualcosa di nuovo, migliore rispetto al precedente salta sempre fuori il numero 70. Da qui si spiega il versetto 8: Secondo il numero dei figli d’Israele. Secondo l’interpretazione rabbinica (Rabbi Shmuel ben Meir) spiega che il “numero dei figli di Israele” si riferisce alle 70 persone della famiglia di Giacobbe che discesero in Egitto (vedi Esodo 1,5), e che poi costituirono il nucleo da cui ebbe origine il popolo d’Israele. In questo caso il nucleo di un popolo più vicino a Dio rispetto al resto dell’umanità, in quanto la missione del popolo di Israele era di essere un regno di sacerdoti e una nazione santa” (Esodo 19,6). “Essi compongono un piccolo mondo in parallelo con il mondo più grande, un microcosmo che corrisponde al macrocosmo”.[1] Anche in questo caso, analogamente a genesi 10, con la nascita di Israele un nuovo inizio dell’umanità dal punto di vista spirituale. Questa è la corrispondenza numerica che il Deuteronomio sembra indicare, seppure in maniera criptica. Ma il numero 70 lo troviamo anche nel nuovo testamento in (Luca 10,1-24) dove Gesù invia 70 discepoli a predicare e a compiere prodigi in mezzo al popolo. In questo caso questi 70 insieme ai 12 apostoli danno origine al culto cristiano, anche in questo caso abbiamo un altro nuovo inizio di persone più vicini a Dio rispetto agli altri ebrei e al resto dell’umanità. Il nuovo testamento conferma questa interpretazione. In conclusione il versetto 8  fa intendere che, come da 70 nazioni si formò l’intera civiltà per portare avanti un’umanità chiamata ad essere migliore della precedente, così anche 70 Israeliti diedero vita a un popolo chiamato ad essere più vicino a Dio rispetto agli altri popoli; un popolo di sacerdoti, rappresentanti di Dio sulla terra. Dal punto di vista grammaticale la parola MISPAR tradotta con “numero” esprime anche il concetto di proporzione, mettere a confronto due o più numeri, per questo viene tradotto “Secondo il numero dei figli d’Israele”. Questa parte del versetto è anche una spina nel fianco per la teoria ufologica in quanto larende completamente insensata, secondo essa infatti ELION ha stabilito i confini delle nazioni in base al numero dei suoi sudditi e non in base al numero degli Israeliti. Il testo dunque non parla che la terra viene suddivisa da un generale alieno secondo i suoi sudditi, e che YHWY è rimasto deluso dalla sua assegnazione così povera e poco onorevole. Tutto questo è solo speculazione non presente nel testo biblico.


[1] U. Cassuto, A Commentary on the Book of Exodus

Ora analizziamo il versetto 9:

Perché porzione del Signore è il suo popolo, Giacobbe sua parte di eredità 

Abbiamo due frasi:  Nella prima frase abbiamo una chiara dichiarazione che il popolo di Israele appartiene al Signore, Egli lo considera come il pupillo del suo occhio, perché Lui è il padre della nazione. La parola CHELEQ può significare: Parte, porzione e proprietà. Nella seconda frase Biglino sostiene che  parla di YHWH che eredita la famiglia di Giacobbe dal capo alieno ELION. Quando dice “Giacobbe sua parte” quel sua a che cosa si riferisce? Se facciamo un analisi logica della prima frase: Perché porzione del Signore è il suo popolo. Vedremo che il soggetto di questa frase è il popolo e non il Signore. Quindi quel “sua” è riferita al popolo e non al Signore, la conclusione sarà che è il popolo che eredita da Giacobbe; Che cosa? Il patto con Dio e le promesse, ma andando più nello specifico troviamo che la parola CHEVEL significa regione o territorio e questo è un chiaro riferimento alla terra promessa che da lì a poco entreranno per prendevi dimora dopo 40 anni nel deserto. La parola NACHALAH può significare: Eredità, retaggio, patrimonio, proprietà, possedimenti, beni. Il Dizionario aggiunge: In particolare, per il popolo, la terra promessa, gli appezzamenti di tribù e famiglie, il popolo come proprietà del Signore. In altre citazioni (Salmo 16,6; 28,9; 33,12) in maniera esplicita viene scritto che il popolo d’Israele è l’eredità di Dio. Nel Salmo 68,10 invece viene detto che l’eredità di Dio è la terra promessa. Da questi elementi possiamo stare certi che in questa parte del versetto si parla di come gli Israeliti hanno ereditato la terra promessa da Dio a motivo del patto che Dio fece con Giacobbe e gli altri patriarchi. Dal punto di vista del contesto, un elemento totalmente ignorato da Biglino, Mosè vuole spronare il popolo ad avere fede in Dio e diversamente dai suoi padri, non avere paura di entrare nella terra promessa, in quanto davanti a Dio ne hanno tutti i diritti. Più avanti dirà che la stabilità avverrà solo se anche Israele mantiene il patto con Dio. Per quanto riguarda il versetto 10, l’autore descrive partendo dal presente dove sono ora nel deserto, cosa succederà in futuro e cosa  potrebbe succedere, ovvero che Dio è fedele a mantenere il patto e a occuparsi del suo popolo ma se Israele non fa altrettanto, Dio farà in modo di correggerli. Come avrebbe dovuto essere il testo ebraico in modo tale da essere compatibile con la teoria ufologica? La parola “eredità” non va certo a favore perché anche interpretandola letteralmente si intenderebbe come una successione di padre in figlio e non un assegnazione tra generale e sottoposto. Avrebbe dovuto esserci scritto che il popolo d’Israele “fu scelto” (NIVCHAR) come proprietà di YHWH da parte di ELION. Questo caso sarebbe andata perfettamente incontro la narrazione alternativa, ma aimè nella Bibbia è scritto tutt’altro!

L’INTERPRETAZIONE ALTERNATIVA:

Dal testo ebraico risulta una notevole incongruenza con le tesi ufologica, allora da dove deriva questa interpretazione alternativa? Il versetto che abbiamo letto deriva dalla versione ebraica masoretica,  se però consultiamo la traduzione greca dei LXX, scopriamo che, al posto di “figli di Israele”, tale versione ha invece “angeli di Dio” (ἀγγέλων θεοῦ). Tuttavia si è sempre ritenuta la versione ebraica più attendibile in questo punto. Alcuni studiosi nel mondo accademico hanno cambiato idea in seguito alla scoperta di un antico frammento appartenente ai celebri “manoscritti di Qumran“, in cui la frase enigmatica appare nella forma:  “secondo il numero dei figli di ELOHIM”. Questa versione si avvicinerebbe di più alla versione greca. Sulla base di questa scoperta, molti critici hanno adottato un’interpretazione alternativa: l’Altissimo (ELION) sarebbe una divinità suprema che divise l’umanità e affidò ciascuna nazione a uno dei suoi figli, divinità minori già presenti nel pantheon cananeo. Il popolo di Israele sarebbe stato assegnato ad YHWH, il quale avrebbe anch’egli ricevuto la sua eredità da ELION. Biglino non ha fatto altro che abbracciare questa interpretazione alternativa in contrasto con l’esegesi teologica che prevedrebbe un politeismo, elaborata infatti da studiosi laici non credenti, adattandola alla teoria ufologica dove al posto di ELION come divinità suprema, ci sarebbe un generale alieno e al posto delle divinità minori suoi figli, gli alieni di grado gerarchicamente inferiore. Questa interpretazione politeistica, presenta  però alcuni grandi problemi, vediamo quali:

  1. NESSUN FONDAMENTO BIBLICO

Non tiene conto che Il passo di Deuteronomio 32:8-9 fa riferimento al racconto della divisione dei popoli dopo il Diluvio; Inoltre nella Genesi non troviamo alcuna traccia dei “figli di Dio” a cui ELION assegnò le nazioni. L’interpretazione dei critici appare quindi priva di un fondamento biblico su cui appoggiarsi.

  1. TUTTA LA TERRA APPARTIENE AL SIGNORE

Ora, se darete ascolto alla mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me una proprietà particolare tra tutti i popoli; mia infatti è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa”. (Esodo 19 4-6)

Se Israele accetterà di ascoltare la voce del Signore e di osservare la sua legge, apparterrà a Dio in qualità di proprietà particolare, regno di sacerdoti, nazione santa. Il suo pupillo del suoi occhi in mezzo alle altre nazioni. Anch’esse appartengono a Dio perché è sua tutta la terra. Da notare che non specifica solo la terra di Caanan dove gli israeliti stanno per entrare, ma tutta la terra appartiene al Signore.

  1. MONOTEISMO ESPLICITO

Il contesto della Shirat Ha’azinu è chiaramente monoteistico. Al versetto 39 dello stesso capitolo, Dio dichiara infatti: “Ora vedete che io, io sono Egli, e che non vi è altro Dio all’infuori di me. Io faccio morire e faccio vivere, ferisco e risano, e non vi è nessuno che possa liberare dalla mia mano”. Questo è solo uno dei tanti versetti dove si esprime chiaramente un monoteismo duro e puro Quando il cantico menziona “altri dèi”, questi sono definiti “idoli vani” (versetto 21), ovvero false divinità e oggetti privi di potere.

  1. YHWH, COLUI CHE STABILISCE I CONFINI

I versetti che seguono dimostrano che è YHWH a stabilire i confini dei popoli e non un fantomatico capo alieno.

Non muovete loro guerra, perché della loro terra io (YHWH) non vi darò neppure quanto ne può calcare la pianta di un piede; infatti ho dato la montagna di Seir in proprietà a Esaù. (Deuteronomio 2,5)

Il Signore (YHWH) mi disse: «Non attaccare Moab e non gli muovere guerra, perché io non ti darò nulla da possedere nella sua terra; infatti ho dato Ar ai figli di Lot, come loro proprietà». (Deuteronomio 2,9)

e ti avvicinerai agli Ammoniti. Non li attaccare e non muover loro guerra, perché io non ti darò nessun possesso nella terra degli Ammoniti; infatti l’ho  (YHWH) data in proprietà ai figli di Lot». (Deuteronomio 2,19)

Il popolo di Israele verso la fine del suo periodo nel deserto per raggiungere la terra promessa si ritrova vicino alla piccola nazione di Moab e Ammon. Ordina a loro di non avere un atteggiamo di ostilità nei loro confronti in quanto territori che non faranno parte della terra promessa. Dio YHWH e non ELION ha dato queste terre ai discendenti di Esaù e Lot. Vediamo che non c’è nessun generale che distribuisce le terre secondo i suoi sottoposti, è Dio YHWH di Israele a dare in possesso terre di altri popoli, non è dunque l’ultimo dei sottoposti di ELION. Nel libro: “La Bibbia non parla di dio” a Pag  . Biglino sostiene che a dare la terra agli ammoniti sia stato l’ELOHIM Kemosh. Questo deriverebbe da una sua fantasiosa interpretazione di Giudici 11,24. Il versetto appena citato smentisce anche questa assurda interpretazione ufologica. Così da far crollare tutto il castello di carta messo in piedi da Biglino e company.

A fronte di questi elementi questa “interpretazione alternativa” di cui Biglino ha usato per sostenere la sua tesi è da rigettare. Se anche volessimo preferire la versione “figli di ELOHIM”, in realtà non cambierebbe l’interpretazione teologica perché nel versetto 6 troviamo: “Così ripaghi il Signore, o popolo stolto e insipiente? Non è lui il padre che ti ha creato, che ti ha fatto e ti ha costituito?” Quindi se il Signore si definisce padre del popolo, in senso poetico di conseguenza sempre in senso poetico il popolo di Israele sono “figli di Dio”. Quindi i figli di ELOHIM!

L’ASPETTO DEGLI ELOHIM

Negli articoli precedenti abbiamo analizzato la parola ELOHIM dal punto di vista grammaticale. In questo capitolo vedremo secondo la teorie ufologiche come potevano apparire fisicamente questa razza aliene degli ELOHIM. I liberi pensatori hanno raccolto diversi elementi spasi in svariate fonti per poter dare una descrizione più accurata possibile di questi esseri venuti dallo spazio. Un grosso problema per chi vuole fare ipotesi su un possibile aspetto di questi alieni è che nella Bibbia non è possibile trovare nessun elemento, non c’è nessuna descrizione fisica del Dio degli Ebrei come in nessun altro ELOHIM. Questo è un bel problema perché chi conosce la Bibbia sa che quando un personaggio possiede delle caratteristiche fisiche particolari c’è sempre una descrizione. Possiamo far l’esempio del filisteo Golia, descritto come un uomo grande e possente e con un armatura degna della sua stazza. Allo stesso modo anche gli ELOHIM se fossero veramente esseri in carne e ossa gli autori li avrebbero descritti accuratamente. Biglino nel suo blog scrisse un articolo per dare una spiegazione della mancanza di una descrizione di YHWH. l’ELOHIM di Israele si faceva vedere solo da Mosè perché se si fosse mostrato davanti a tutto il popolo, esso sarebbe rimasto turbato nel vedere un volto non umano e forse avrebbero smesso di seguirlo, da questo deriva il divieto di scolpire una raffigurazione delle sue fattezze. Il divieto di produrre statue ha in realtà tutto un altro significato il resto sono solo un tentativo per dare una spiegazione che concili con le teorie ufologiche, ma non ci sono altri versetti che possa confermare questa teoria, rimane di fatto pura fantasia. Non è nemmeno chiaro il perché il popolo si sarebbe turbato nel vedere il volto di YHWH mentre invece Mosè sarebbe dovuto rimanere indifferente. Inoltre si contraddice da solo: Nel suo commento di Deuteronomio 23,15 sostiene che YHWH è presente fisicamente nell’accampamento e passeggia in mezzo al popolo. Inizieremo a elencare tutte le caratteristiche fisiche degli ELOHIM secondo i fautori della teoria e tutte le fonti che hanno attinto, analizzeremo se le prove sono effettivamente fondate o sono solo campate per aria:

MOLTO SIMILI ALL’UOMO

I liberi pensatori deducono che dal momento che l’uomo è una creazione degli ELOHIM mediante l’uso del loro DNA, gli ELOHIM avrebbe avuto fattezze simili all’uomo, ma facilmente riconoscibili da tutti. Nulla di più sbagliato! Nel capito su MALAKIM vedremo diversi episodi biblici dove avvengono un tipo di apparizione angelica  in forma umana. Il protagonista vede un semplice uomo senza ulteriori descrizioni di particolari insolite in un uomo. Solo successivamente si rende conto che era un angelo, ma in nessun caso il protagonista pensa di vedere un ELOHIM. Si parla sempre semplicemente di un uomo;  questo smentisce la teoria in maniera netta.


ESADATTILISMO

Biglino ipotizza che gli ELOHIM potevano avere 6 dita per mani e piedi. Questo lo fa derivare da un versetto in 2Samuele 21,20 dove viene descritto un individuo con questa caratteristica. In 2Samuele 21,15-22 vengono citate e descritte brevemente delle piccole battaglie tra l’Israele del re Davide e i filistei. In una di queste battaglie viene citano un soldato filisteo con 6 dita per mano e piede, ma non viene detto che è un ELOHIM, ma è pur sempre un uomo. Anzi, è la prova che quando un personaggio ha caratteristiche particolari, queste vengono descritte. Non si tratta dunque di un ELOHIM ma di un uomo con una patologia nota nei manuali medici, seppur rara.


CON PELLE BIANCA

Un’altra caratteristica che questi ELOHIM dovrebbero avere secondo i “liberi pensatori” è la carnagione bianca. Questa convinzione deriverebbe da due fonti, andiamole ad analizzare per verificare che siano fondate: Nella prima si afferma che i messaggeri degli Anunnaki sumeri venivano chiamati nella loro scrittura: GAL.GA. dove GAL significherebbe “essere vivente, creatura” e GA “latte”. Questa sarebbe una chiara prova di come i sumeri definirono gli ELOHIM, esseri di latte, quindi con la pelle bianca. Come si può fare per verificare se la traduzione di questi termini è esatta? Online si possono trovare diversi dizionari per la traduzione di alcune parole di sumerico cuneiforme.  Consultando il sito “sumer.grazhdani.eu” possiamo trovare la parola GAL e scopriamo che come significato di base “grande”; può essere usato anche come superlativo, quindi la traduzione “creatura” è sbagliata! La parola GA significa effettivamente “latte”. Ma in realtà il termine GAL.GA non sarebbe da intendere come due termini da tradurre indistintamente, ma una parola sola che significa: Consulenza, saggio. riflessione, considerazione. Non c’è nemmeno l’ombra di presunte creature di pelle color latte. La seconda prova che portano i “liberi pensatori” per sostenere che gli antichi astronauti fossero di pelle bianca la troviamo nel libro di Enoch. Un libro considerato dai cristiani come apocrifo e di fatto escluso dalla Bibbia. Nel brano in questione si narra della nascita di Noè. Il padre Lamech rimane sconvolto nel vedere suo figlio Noè nascere con la pelle bianchissima e pensa che in realtà sia figlio degli ELOHIM. Riporto qui sotto il brano in questione:

Dopo del tempo, mio figlio Matusalemme prese una moglie per suo figlio Lamek e costei rimase incinta da lui e generò un figlio. Ed era, la sua carne, bianca come neve e rossa come rosa e i capelli del suo capo e la sua chioma erano come bianca lana e belli erano i suoi occhi e, quando li apriva, illuminava tutta la casa, come il sole, e tutta la casa risplendeva assai. E quando fu preso dalle mani delle levatrice, aprì la bocca e parlò al Signore di giustizia. Suo padre, Lamek, ebbe paura di lui e fuggì. (19,1-4)

Leggendo il testo originale possiamo notare come i “liberi pensatori” abbiano estrapolato solamente la parola “bianca” e ignorando altri elementi importanti che metterebbe seriamente in dubbio il modo usato per interpretare il brano. Troviamo la carne rossa come una rosa, degli occhi che emettono una luce molto potente e la capacità di parlare fin da subito. Se si vuole usare una lettura letterale e razionale questi elementi tutti insieme appaiono molto poco plausibili, se invece si cita solamente il colore “bianco” allora si può far credere la storia degli alieni bianchi, ma non sarebbe onesto dal punto di vista intellettuale.


PRIVI DI PELI

Secondo i sostenitori della tesi aliena, gli ELOHIM avrebbero avuto la caratteristica della  totale mancanza di peluria. Questo spiegherebbe come l’uomo rispetto alle scimmie ha una consistente diminuzione di peli sulla cute a accezione dei capelli, l’aggiunta del DNA alieno ha modificato questa caratteristica. Non si potrebbe certamente considerare una prova, ma solo pura speculazione. Per affermare con più certezza questo punto servono delle prove più consistenti. Secondo i sostenitori della tesi aliena ci sarebbero due prove a riguardo: La prima si tratta di racconti di miti sumerici letti con la solita metodologia del “facciamo finta che” dove la dea NIN.TA insieme a EA creano il primo uomo chiamato LU.LU che significa “il mescolato”: in riferimento all’unione del DNA di un primate con il DNA alieno. Viene detto che da questa creatura per la prima volta si  ottiene una pelle simile a quella di un dio. Questa “prova” che circola nei siti che sostengono la paleastronautica deriva dalle traduzioni dei miti sumerici di Sitchin, che da come detto in precedenza, non era un grande esperto di sumerico come voleva far credere, anzi le sue traduzioni sono più che altro scritti fantasiosi, non presenti realmente nei testi sumerici e questo ne è un esempio. Nelle vere traduzioni elaborate da veri sumerologi come Seminara e Pettinato troviamo un’altra storia: Il dio ELKI crea una serie di individui umani tramite l’argilla, ma hanno tutti nelle menomazioni. Nonostante questo li nutre e trova un modo di come possono essere utili. Nessuna traccia di individui con una pelle simile a un dio. Anche la traduzione di LU.LU in “mescolato” è alquanto forzata dall’ideologia che sta alla base della teoria. Il vocabolo LU può voler dire anche “mescolare” tra i tanti significati, ma solo all’interno del contesto giusto, e non è questo il caso.

Nella seconda “prova” viene detto che YHWH avrebbe richiesto che una squadra di servitori, ovvero i leviti dovettero essere completamente depilati e puliti. Il motivo è semplice: Dal momento che gli ELOHIM erano privi di peluria, provavano repulsione ad avere a che fare direttamente con uomini non completamente depilati. Questo è il versetto preso come dimostrazione:

Prendi i leviti tra gli Israeliti e purificali. Per purificarli farai così: li aspergerai con l’acqua lustrale; faranno passare il rasoio su tutto il loro corpo, laveranno le loro vesti e si purificheranno. (Numeri 8,6-7)

In questa parte del libro dei numeri sono presenti le norme per la purificazione dei leviti. Essi erano una delle 12 tribù di Israele dedita al servizio al culto e alla liturgia. Lavoravano subordinati ai sacerdoti come loro assistenti nel servizio del santuario. Non erano affatto una squadra dedita a servire YHWH per i suoi bisogni fisici, come dichiara Biglino. Questo è il primo errore che riscontriamo. I Leviti per svolgere il ruolo da loro fissato dovevano essere purificati spiritualmente mediante sacrifici e fisicamente con un lavaggio completo: Dovevano lavare i loro vestiti, e non solo lavarsi, ma radersi tutta la loro carne, come doveva fare il lebbroso quando fu purificato, Levitico 14,8 . Devono far passare un rasoio su tutta la loro carne, per liberarsi da quella contaminazione che non si laverebbe via. I “liberi pensatori” hanno aggiunto un motivo per il quale i leviti avrebbero dovuto depilarsi. L’intenzione è spingere a ipotizzare una mancanza di peluria degli ELOHIM, ma questa motivazione non è presente nel testo biblico, è una speculazione che non sta in piedi, pura fantasia. Non viene detto che questa pratica non era prescritta per i sacerdoti o per i nazirei, il quale se YHWH fosse stato in carne e ossa avrebbero dovuto avere a che fare anche con loro, ma per loro non ci sono norme che prevedano la depilazione, anzi l’esatto contrario (Levitico 19,27).


STATURA MOLTO ALTA

Veniamo ora a un’altra caratteristica che agli appassionati della teoria credono riguardo all’aspetto degli ELOHIM. Erano di alta statura; questo è quello che è venuto fuori dallo “studio” di Sitchin. Dagli antichi reperti sumerici si possono vedere disegnati un gruppo di individui, tra cui il potente di turno raffigurato con un’altezza decisamente più grande rispetto agli altri. Questi capi dei popoli non erano umani, ma bensì ELOHIM per questo sono diversi dagli altri. Secondo i calcoli di Sitchin gli ELOHIM erano alti circa 3 metri. Questo modo di raffigurare i propri ELOHIM coincideva con tutti gli altri popoli della terra. Se è così allora non bisogna altro che andare alla ricerca di raffigurazioni di questo tipo e constatare se è effettivamente così. Anche questa volta le osservazioni di Sitchin non corrispondono alla realtà:

  1. In alcuni casi i capi dei popoli venivano rappresentati più piccoli dell’uomo.
  2. Tutto ciò che è attorno all’individuo con l’altezza maggiore è proporzionato, che siano oggetti, piante, cavalli…
  3. Viene spesso detto che gli ELOHIM avevano a disposizione di mezzi volanti fantascientifiche, ma non vengono mai rappresentati con un mezzo che può far pensare a qualcosa di tecnologico, ma bensì un semplice carro trainato da cavalli.
  4. Quelli che dovrebbero essere gli ELOHIM alieni presentano caratteristiche identiche agli altri uomini. Non hanno la pelle bianca, non sono privi di peluria, ma hanno invece la barba e non possiedono sei dita per mano. Vengono smentiti in un solo colpo tutti gli altri punti precedenti.

Alla luce di queste osservazioni possiamo pensare che le raffigurazioni di un comandante più grande rispetto agli altri non indicava una statura superiore, ma al fatto di sottolineare l’importanza di quel soggetto rispetto agli altri all’interno di un particolare contesto scenografico. Questo modo di presentare una scena lo possiamo paragonare ad alcune ricostruzioni del presepe dove Maria, Giuseppe e la stalla sono proporzionalmente più grandi rispetto al resto della scena per sottolineare l’importanza fondamentale da rivolgersi e il resto è solo un contorno. La stessa logica era usata anche da alcune antiche popolazioni, per questo sono raffiguranti più grandi.

Questa è la rappresentazione della battaglia di Kadesh. Il faraone Ramses è disegnato più grande per sottolineare il suo coraggio e l’invincibilità in battaglia. Questo è uno dei tanti esempi.


UN GROSSO CRANIO ALLUNGATO

Arriviamo così all’ultimo punto; gli ELOHIM avrebbe avuto un grosso cranio che si estendeva in lunghezza. Come fanno a saperlo gli studiosi della teoria? Ci sarebbero numerosi reperti archeologici come i bassorilievi e statue egizie o le statuine votive della cultura preistorica di Ubaid. Non dobbiamo farci mancare la solita frase a effetto che serve come chiave per convincere molti sulla verità della teoria: “Tutti i popoli rappresentavano i loro dèi con la testa allungata e provenienti dal cielo.” Quest’ultima frase risulta totalmente falsa! Di culti pagani precolombiani, i maya, gli Inca e gli azteki, dai culti africani e mesopotamici nessuno raffigurava i loro dèi con la testa allungata. Molto spesso non venivano disegnati nemmeno con una testa umanoide ma metà uomini e metà animali. Secondo le varie mitologie non erano nemmeno provenienti dal cielo, ma dal mare o dalla terra, spesso le varie culture non avevano neppure una cosmologia che prevedesse lo spazio come lo conosciamo noi, quindi figuriamoci se potevano immaginare degli dèi provenienti dal cielo. Le reali raffigurazioni dove sono veramente presenti dei soggetti con la testa allungata solo pochissimi. Di quei pochi troviamo la famiglia del celebre faraone egizio Tutankamon poiché essi praticavano un’antica usanza di deformazione cranica. Alcune antiche popolazioni praticavano un usanza che noi definiremo barbara secondo il nostro punto di vista: Alle persone destinate al comando di un popolo venivano applicati fin dalla nascita dei supporti di legno o delle fasce che impedivano alla scatola cranica di crescere in una direzione; in questo modo con gli anni si ovalizzava fino a risultare perennemente allungata da adulto. Per questo si spiegano le poche statuette o raffigurazioni di soggetti con la testa allungata, così anche gli scheletri trovati in alcune necropoli che presentavano un cranio con questa forma. Secondo gli amanti della teoria ufologia, queste popolazioni avevano questa usanza per assomigliare ai loro dèi colonizzatori che avevano la testa di quella forma. Non ci sono prove a riguardo, rimangono solo teorie e semplici speculazioni a loro favore.


I TESCHI ALLUNGATI DI PARACAS 

In Perù, precisamente a Paracas, sono stati trovati nel 1928 dei teschi allungati molto particolari conservati nel museo di storia di Paracas. La particolarità risiede dal fatto che sembrerebbe che i teschi non siano stati deformati con sistemi artificiali, ma siano così naturalmente. Questo ha acceso i cuori degli amanti della ufologia e la paleastronautica e finalmente sono stati trovati dei teschi alieni o degli ibridi. Il direttore del museo Brien Foester fece analizzare i reperti e il risultato fu che il DNA non apparteneva all’uomo Sapiens e a nessun altro ominide conosciuto. Peccato che le famose analisi non furono esaminate da un team di esperti accademicamente certificati, ma a un misterioso genetista che non rivelò il nome. Per questo si creò molto scetticismo a eccezione degli ufologi che colsero l’occasione per alimentare ancora di più la loro propaganda. Ancora oggi si possono trovare degli articoli datati circi il 2014 dove vengono presentati i teschi come una prova di una visitazione aliena in passato. Successivamente sono stati ripetuti altre analisi in due diversi laboratori: quello dell’Università di Lakehead in Canada e quello dell’ UCLA, l’Università di Los Angeles, in California. Sono emersi dati piuttosto bizzarri. Perché bizzarri? Perché gli aplogruppi del DNA mitocondriale, quello che si eredita per via materna, non sono quelli previsti. Nulla di alieno, capiamoci, tutto rientra nelle varianti umane possibili, ma pur tuttavia essi risultano fuori posto nello spazio e nel tempo. Sentiamo cosa dice Brien Foerster: “Tutti i Nativi Americani al 100% appartenevano agli aplogruppi A, B, C e D. Quattro di questi teschi allungati presentavano l’aplogruppo B, a dimostrazione che avevano antenati nativi americani, ma gli altri no. Gli aplogruppi emersi più di frequente sono U2e, H1a e H2. E se guardiamo dove questi aplogruppi sono prevalenti a livello percentuale, essi si trovano tra il mar Caspio e il Mar Nero, vale a dire tre le montagne del Caucaso”. Piuttosto distante delle Ande, senza dubbio.

GENESI 35

Il primo versetto di genesi 35 viene utilizzato da Biglino, in particolare nelle conferenze per avvalere la tesi per cui la parola ELOHIM è un plurale riferito alla specie aliena degli ELOHIM. Questo è il suo commento: Nel versetto abbiamo Dio, scritto ELOHIM, quindi plurale, dire a Giacobbe di costruire un altare a Bethel al Dio, scritto EL, quindi al singolare, che ti è apparso. Quindi il gruppo degli ELOHIM ordina a Giacobbe di costruire un altare a quello di loro che si è fatto vedere. Nella traduzione italiana troviamo il termine “apparire”, ma questa è una invenzione teologica per dare un apparenza di trascendenza, in realtà è scritto semplicemente: “quello che si è fatto vedere”. Come prima cosa vediamo il versetto con la traduzione interlineare:

Dio disse a Giacobbe: “Àlzati, sali a Betel e abita là; costruisci in quel luogo un altare al Dio che ti è apparso quando fuggivi lontano da Esaù, tuo fratello”.

Secondo la spiegazione che da Biglino, la parola ELOHIM è plurale, ed EL è il singolare di ELOHIM. Per chi avesse letto con attenzione gli articoli precedenti si accorgerà facilmente che in questa spiegazione i conti non tornano. Oltre al fatto che tutti i dizionari sostengono che quando è riferito a YHWH è sempre singolare nonostante abbia un suffisso plurale; la sua forma che grammaticalmente corrisponde al singolare è ELOHA e non certamente EL. Quest’ultimo è un sinonimo di ELOHIM, la differenza che ELOHIM è la forma estesa ed EL la forma contratta o abbreviata, ma sono la stessa parola entrambi con valenza singolare. La forma plurale di EL non è ELOHIM ma è ELIM. Un elemento importante da prendere in considerazione è come sempre il contesto. Dio dice a Giacobbe di costruire un altare nel luogo dove è apparso un ELOHIM, quando è avvenuto questo episodio? In genesi 32. Giacobbe scappò dalla casa di Labano con mogli, figli  servi e bestiame. Viene a sapere che non troppo lontano da lì c’è suo fratello Esaù insieme a una moltitudine di servi. Giacobbe è molto preoccupato, l’ultima volta che vide suo fratello lo voleva uccidere. La notte prima dell’incontro Giacobbe stette in un luogo nascosto e isolato e lottò con un uomo per tutta la notte.

Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell’aurora. Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all’articolazione del femore e l’articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui. Quello disse: “Lasciami andare, perché è spuntata l’aurora”. Giacobbe rispose: “Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!”. Gli domandò: “Come ti chiami?”. Rispose: “Giacobbe”. Riprese: “Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!”. Giacobbe allora gli chiese: “Svelami il tuo nome”. Gli rispose: “Perché mi chiedi il nome?”. E qui lo benedisse. (Genesi 32,26-30)

Il versetto 29, quello sottolineato rivela l’identità di colui che ha lottato con Giacobbe. Qui sotto la traduzione interlineare:

Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!”. (Genesi 32,29)

Dalla traduzione interlineare possiamo vedere come quell’uomo si identifichi con ELOHIM, in questo caso riferito non a Dio YHWH, ma a un angelo. Nel capitolo sugli angeli vedremo che possono manifestarsi anche in forma umana. Altre interpretazioni lo identificano con il significato di “rappresentante di Dio”, quindi non un entità spirituale ma un profeta. Se la tesi di Biglino fosse veritiera in questo versetto avremo visto la parola EL che lui lo intende singolare, come troviamo in genesi 35 e non ELOHIM. Questo è un’altro elemento che confuta la tesi ufologica e conferma che ELOHIM di Genesi 32,29 e EL di Genesi 35,1 sono sinonimi.

IL NOME DI ISRAELE

L’episodio di genesi 32 è entrato nella tradizione come “la lotta di Giacobbe con l’Angelo”, una scena della Bibbia molto discussa e commentata e ogni tradizione religiosa ne dà una sua interpretazione alle domande che spontaneamente possono venire in mente leggendo il testo: Qual è il significato di questa lotta? Perché il cambiamento di nome? La narrazione ufologica non da risposte, ma a dire il vero, non si pone nemmeno una di queste domande, lasciando così delle evidenti lacune nella sua narrativa. Innanzitutto sappiamo che il significato del nome “Giacobbe” è “soppiantatore”, e non era solo di nome, ma anche di fatto, infatti «al momento del parto, teneva con la mano il calcagno del fratello gemello (Genesi 25,26). Giacobbe era poi riuscito ad acquistare la primogenitura con l’inganno da suo fratello Esaù, e, sempre con l’inganno, era riuscito a carpire la benedizione che era destinata a Esaù da parte di suo padre Isacco. Giacobbe era quindi un peccatore. Ha passato tutta la sua vita a “lottare” con gli uomini per avere la meglio, prima con il fratello Esaù e poi con Labano. Però nel capitolo trentaduesimo si mostra che Giacobbe aveva avuto un cambio interiore, riconosce che è stato Dio a benedirlo nonostante fosse indegno e supplica Dio di aiutarlo all’incontro con Esaù in quanto c’è il serio pericolo che finisca in conflitto senza pietà per lui e la sua famiglia: vediamo (32,11-12):  io sono indegno di tutta la bontà e di tutta la fedeltà che hai usato verso il tuo servo. Con il mio solo bastone avevo passato questo Giordano e ora sono arrivato al punto di formare due accampamenti. Salvami dalla mano di mio fratello, dalla mano di Esaù, perchè io ho paura di lui: che egli non arrivi e colpisca me e, senza riguardi, madri e bambini! 

Dio manda questo ELOHIM a lottare con Giacobbe per favorirgli una svolta spirituale. Giacobbe rimane zoppicante e allo stremo delle forze, ma chiede la benedizione. Non si riferisce a una benedizione materiale, in quanto era già ricco in abbondanza, ma qualcosa di più. L’uomo risponde con un cambiamento di nome, che a noi potrebbe sembrare banale, ma ha un significato profondo nella cultura ebraica, denota un cambiamento di destino e una nuova attitudine nei confronti della vita. Israele deriva da SARAH, שָׂרָה lottare, ma allo stesso tempo, in un’altra chiave di lettura deriva anche da SAR שַׂר che significa governare. Quindi da Giacobbe, il soppiantatore diventa Israele, colui che lotta ed e governato da Dio. Non è un evento isolato nelle Scritture, perché lo stesso succede – assieme ad altri tra cui anche Sara – ad Abramo (“non ti chiamerai più Abram ma ti chiamerai Abraham” Genesi 17,5) e, nel Nuovo Testamento, a Simone figlio di Giona, a cui Gesù pone il nome di “KEFA” “Roccia” (Matteo 16,18).  anche in questo caso abbiamo un cambiamento di missione. L’angelo giustifica il cambiamento di nome con il fatto che ha lottato con gli uomini,  e per questo abbiamo già la spiegazione, ma dice che ha lottato anche con Dio e ha vinto. Cosa significa? Non si riferisce affatto del combattimento fisico, di cui Giacobbe ne esce zoppicante e l’angelo completamente indenne. La risposta la troviamo in Osea 12,4-5: da adulto lottò con Dio, lottò con l’angelo e vinse, pianse e domandò grazia. La vittoria umana su Dio è la conversione e l’esperienza della sua misericordia. Lo troviamo anche nel commento in Sapienza 10,12: gli assegnò la vittoria in una lotta dura, perché sapesse che più potente di tutto è la pietà. Paradossalmente con Dio si vince non quando lo contrasti, ma quando ti arrendi a lui, così come ha fatto Gesù arrendendosi alla volontà di Dio padre affinché vincesse con la resurrezione. Vediamo alla fine che l’uomo si rifiuta di dire il suo nome per evitare che l’attenzione vada su di lui, anziché al mandante, Dio stesso.

GENESI 6,4

Il versetto che andremo ad analizzare non è certo tra i più conosciuti tra i credenti e molto difficilmente viene citato in chiesa o a catechismo. Si tratta di un versetto non di facile comprensione e di poca importanza perché non proprio ideale per estrapolare degli insegnamenti morali, che è quello l’obbiettivo principale di chi insegna la Bibbia ai credenti. Dove però non arrivano i credenti, soprattutto in versetti difficili; ecco che si lascia spazio alle speculazioni. In questo caso alle interpretazioni in chiave ufologica. In chiesa non ti hanno mai spiegato questo versetto? Lo facciamo noi. Vediamo il versetto:

C’erano sulla terra i giganti a quei tempi – e anche dopo -, quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell’antichità, uomini famosi.(Genesi 6,4)

I protagonisti di questo versetto che andremo ad analizzare sono i figli di Dio, ovvero i figli degli ELOHIM e la sua controparte, le figlie degli uomini. La prima parte dove compaiono i giganti ne parleremo nei prossimi articoli.


INTERPRETAZIONE DI BIGLINO:

Biglino spiega che a un certo momento nella storia antica, i figli degli ELOHIM, ovvero i figli della razza aliena degli ELOHIM arrivati sulla terra con le astronavi, incontrarono le donne umane e compresero che erano sessualmente compatibili con loro a motivo degli elementi genetici che avevano in comune. Hanno dunque avuto dei figli con loro. Queste strane unioni tra soggetti maschili ELOHIM e soggetti femminili umani hanno dato luogo alla nascita di uomini potenti e famosi che molti pensano essere gli eroi della mitologia come Ercole, i cosiddetti mezzosangue, grandi e potenti perché erano per metà degli ELOHIM, almeno così molti “liberi pensatori” hanno in mente. Perché l’interpretazione ufologica funzioni viene citata anche il versetto 2 del medesimo capitolo:

i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli a loro scelta.

Biglino altera il significato del temine TOVOTH, tradotto nella Bibbia come “belle”. Secondo Biglino oltre a significare belle, vuol dire anche “adatte”. Quindi i figli degli ELOHIM hanno trovato le donne umane “adatte”. Per cosa? Per la riproduzione ovviamente. Da qui il significato di sessualmente compatibile. Oltre al fatto che un alieno e un essere umano leggermente modificato geneticamente possa arrivare addirittura a una compatibilità sessuale è una mostruosità scientifica. Andiamo a verificare sul dizionario se effettivamente TOVOTH possiede anche il significato di “adatte”. TOVOTH grammaticalmente è un plurale femminile, quindi sul dizionario bisognerà cercare la versione al singolare che è TOV  טוֹב:

Dalla definizione troviamo che il termine TOV ha una connotazione positiva, significa bello o buono, ma può cambiare a seconda del contesto, ad esempio se si sta parlando di un terreno significa fertile. Tra i significati la parola “adatte” non compare. Inoltre viene spiegato che se si riferisce a donne il significato è sempre “belle”. Possiamo concludere che questa parola importante per la narrazione ufologica è l’ennesima forzatura fantasiosa per far dire quello che la Bibbia non dice.

I FIGLI DI DIO E LE FIGLIE DEGLI UOMINI:

Alcune tradizioni attribuiscono il significato “angeli incarnati” la locuzione “figli di ELOHIM” che si sono infatuati degli esseri umani delle donne; ci sono quindi state degli incroci sessuali che hanno dato vita agli uomini potenti e famose dell’antichità. Questa è una interpretazione alquanto bizzarra. Chi sono allora questi figli degli ELOHIM? La spiegazione è molto più razionale di quanto molte persone vogliono far credere. Vediamo la traduzione interlineare:

Da come abbiamo analizzato nel salmo 82, il termine ELOHIM  può essere anche attribuita anche agli uomini dove Dio parlando ai giudici della terra, uomini preposti a governare e a prendersi cura delle anime dei figli dell’uomo, gli ammonisce per la loro condotta empia. Questo dimostra che anche un essere umano può essere chiamato tranquillamente ELOHIM. Anche in questo versetto sotto esame la locuzione figli di ELOHIM si riferisce ai figli di questi giudici e sacerdoti preposti per essere dei rappresentanti di Dio sulla terra. Niente a che vedere con gli alieni o altre cose bizzarre. Nel vecchio testamento i figli di Dio hanno questo significato, nel nuovo testamento invece i figli di Dio sono tutti coloro che accettano Gesù come Signore e Salvatore. Qual è l’origine di questi ELOHIM, nel senso di giudici rappresentanti di Dio? La si può ricondurre più indietro in Genesi 4,26:

Anche a Set nacque un figlio, che chiamò Enos. A quel tempo si cominciò a invocare il nome del Signore (YHWH).

Secondo l’esegesi ebraica a un certo punto della storia, quando la popolazione umana aumentava a dismisura erano divenute necessari dei rappresentanti di YHWH che potessero svolgere il ruolo di mediatori tra Dio e l’uomo e quindi anche giudici e sacerdoti. Oggi si può dire che è la chiesa a fare da rappresentante e mediatore di Dio sulla terra. Il problema è che essendo persone umane possono essere soggette a corruzione ed empietà, così è avvenuto nel caso di Genesi 6. Vediamo che i figli di questi uomini, rappresentanti di Dio si sposarono con le figlie degli uomini. Che cosa si intente qui per “figlie degli uomini? Lo possiamo intuire basandoci in quello che succede successivamente, nel versetto 5:

Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni intimo intento del loro cuore non era altro che male, sempre.

Quindi dopo queste unioni, i figli, frutto di queste unioni risultarono persone tremendamente malvagie che addirittura ogni loro intento era puramente empietà. Quindi quelli che avrebbero dovuto essere dei rappresentanti di Dio, in una sola generazione si allontanarono completamente dal loro ruolo. Non si dice in dettaglio in che modo erano malvagi, ma la parola tradotta come giganti può essere un indizio. Quello lo vedremo più avanti. Se dunque i figli di queste unioni erano malvagi si può intuire che la responsabilità potrebbe essere quello che genesi 6 chiama “figlie degli uomini”. In levitico 21,7 ci sono delle norme per quanto riguarda i sacerdoti. In genesi 6 non c’erano ancora queste norme, ma se Mosè le ha prescritte è proprio per poter evitare che la generazione successiva di sacerdoti non risultasse corrotta. Queste norme prevedevano che i sacerdoti si potessero sposare a accezione di prostitute, disonorate e ripudiate. Chi sono di queste 3 la categoria potenzialmente più corrotta? Probabilmente le prostitute. Il fatto che la Bibbia le descriva come TOVOT, ossia belle, attraenti, desiderabili è un ulteriore indizio che potessero essere proprio delle prostitute o comunque donne molto belle fisicamente ma anche molto moralmente malvagie. Il fatto che compare “figlie degli uomini” si riferisce alla casta più bassa e tra quelle c’erano proprio le prostitute. Queste donne malvagie hanno poi influenzato i loro figli facendoli diventare malvagi a sua volta, anche i figli dei rappresentanti di Dio scegliendosi queste donne si può immaginare che anche loro non potevano essere dei santi. Genesi 6 svela che i figli nati da queste coppie erano degli “eroi” ovvero in ebraico dei GHIBBORIM. Eroi nel senso di potenti e non in senso positivo. Si parla anche che erano “famosi” per il fatto che erano frutto di scandalo e non certo per gesta eroiche che il testo non dice nulla.

IL SALMO 82

Per un credente medio il salmo 82 è alquanto sconosciuto, ma per gli appassionati della teoria dell’antico astronauta non è così, anzi lo conoscono benissimo in quanto ampiamente commentato e usato per estrapolarne delle loro importanti <<verità>>. Non è di rado che nei commenti dei fan di Biglino spunti fuori questo salmo per dire: <<Ecco questo dimostra che Biglino ha ragione>>. Riporto qui sotto il salmo, vedremo quali sono le loro interpretazioni e lo commenteremo.

[1]Dio presiede l’assemblea divina,
giudica in mezzo agli dèi:

[2]»Fino a quando emetterete sentenze ingiuste
e sosterrete la parte dei malvagi?

[3]Difendete il debole e l’orfano,
al povero e al misero fate giustizia!

[4]Salvate il debole e l’indigente,
liberatelo dalla mano dei malvagi!».

[5]Non capiscono, non vogliono intendere,
camminano nelle tenebre;
vacillano tutte le fondamenta della terra.

 [6]Io ho detto: «Voi siete dèi,
siete tutti figli dell’Altissimo,

[7]ma certo morirete come ogni uomo,
cadrete come tutti i potenti».

[8] Àlzati, o Dio, a giudicare la terra,
perché a te appartengono tutte le genti!


INTERPRETAZIONE DI BIGLINO:

Viene immaginato un individuo di un certo rilievo, il capo degli ELOHIM che presiede una  particolare assemblea composta tutta da ELOHIM.  A partire da questo concetto presumono che nessuno può presiedere un’assemblea da solo, quindi dimostra che YHWH non era l’unico ELOHIM come la teologia vuol farci credere. Colui che presiede l’assemblea è molto adirato con i presenti e li rimprovera aspramente perché non stanno governando come dovrebbero, riconosce il fatto che sono degli esseri speciali, con caratteristiche superiori agli umani, ma se continuano a governare in questo modo li ucciderebbe come un comune uomo. Da qui il commento che gli ELOHIM non sono immortali, sono fatti di carne e ossa come noi, anche se hanno geneticamente una vita molto lunga. Possono vivere anche fino a 900 anni. Inoltre nel salmo 82 la parola ELOHIM è accompagnata da verbi al plurale e questo dimostra che erano in tanti e non uno solo. Nonostante tutto teologi non vogliono accettare la sua “giusta” interpretazione e dicono che in questo caso la parola ELOHIM si traduce giudici e non dèi. Quindi nel salmo 82 si parla di un assemblea di giudici. Si tratterebbe di un traduzione di comodo. Il problema è che ci sono altre parole in ebraico usate per riferirsi ai giudici, come FELILIM o SHOFETIM e questo dimostra che non potevano essere giudici.


L’ASSEMBLEA DEI GIUDICI/ELOHIM

Secondo la teologia nel salmo 82 si parla di un’assemblea di giudici. Questa tesi ha una sostenibilità biblica o è un’invenzione dei teologi? In precedenza abbiamo illustrato la regola per determinare se la parola ELOHIM è considerato un plurale di astrazione quindi con il significato di divinità oppure una pluralità di individui. Ecco, in questo brano ci sono entrambi i casi. Nel primo versetto abbiamo il protagonista di questo brano: Dio presiede.. con il verbo al singolare. Così anche all’ultimo versetto: Àlzati, o Dio, a giudicare la terra. Da questi due versetti possiamo essere certi che si sta parlando di YHWH, il Dio d’Israele, regge il verbo al singolare come abbiamo visto nella regola e in più ribadisce: perché a te appartengono tutte le genti, letteralmente tutte le nazioni della terra. In nessun modo si può constatare che si tratti del capo degli ELOHIM, vedremo in seguito che secondo Biglino il capo degli ELOHIM si identifica con la parola ELYON, eppure nel primo versetto questa parola non c’è e qua si contraddice da solo. Non ci resta che capire a chi Dio stia parlando. Il primo versetto continua con la frese:  giudica in mezzo agli dèi. In ebraico troviamo la parola EL, che come detto in precedenza oltre alla divinità indica più che altro il concetto di colui che esercita il potere sulla terra. I verbi successivi sono al plurale, quindi si tratta di una pluralità di individui che esercitano di fatto il potere sulla terra. Come detto in precedenza la parola ELOHIM indica una divinità solo se è accompagnato da verbi e pronomi al singolare, quindi in questo caso non si sta parlando di divinità, ma semplicemente di uomini. La parola ELOHIM  dunque quando non si riferisce a Dio indica  un individuo umano vicino a Dio e consacrato a Lui, che svolge un incarico speciale: Quello di essere un rappresentante di Dio sulla terra. Era considerato un titolo che poteva designare un profeta e allo stesso tempo anche un giudice, come il caso del profeta Samuele che era sia profeta che giudice. Ritornando al significato di ELOHIM dal punto di vista etimologico: Promessa e maledizione; vediamo che può coincidere anche con il ruolo di un giudice umano dove in una sentenza può emanare una promessa, ed esempio un risarcimento danni, o una maledizione, come una sanzione. Infatti, nel dizionario ebraico-Inglese BROWN-DRIVER-BRIGGS, uno dei dizionari più usati al mondo riporta alla voce ELOHIM anche il significato di: rulers, judges: ovvero, governanti giudici, spiegando che identifica soggetti con il ruolo di rappresentanti divini che riflettono maestà e potenza divina. Vediamo degli esempi dove il termine ELOHIM è riferito in maniera inequivocabile a una persona.


MOSÈ, L’ELOHIM

In esodo capitolo 4 troviamo la famosa scena della chiamata di Mosè nel deserto attirato da una rovereto che brucia senza consumarsi. In quella occasione Mosè rimane perplesso all’idea di svolgere il compito assegnato da Dio a motivo della sua difficoltà nel parlare. E fu così che Aronne, suo fratello venne scelto come suo portavoce  Leggiamo i versetti 15 e 16:

Tu gli parlerai e porrai le parole sulla sua bocca e io sarò con la tua e la sua bocca e vi insegnerò quello che dovrete fare. Parlerà lui al popolo per te: egli sarà la tua bocca e tu farai per lui le veci di Dio. Esodo 4,15-16

Facendo la traduzione interlineare della frase sottolineata troviamo:

Dalla traduzione letterale risulta che Mosè viene nominato ELOHIM da Dio stesso, dicendo che Aronne è il portavoce, ma Mosè verso di lui è un ELOHIM. Questo viene ribadito in  esodo 7,1 dove troviamo scritto nel  testo della CEI:  Il Signore disse a Mosè: <<Vedi, io ti ho posto a far le veci di Dio di fronte al faraone>>. Ma la traduzione letterale del testo ebraico dice:

Disse il Signore a Mosè: Vedi, ti ho stabilito/nominato Dio (ELOHIM) davanti al faraone. In questo versetto compare chiaramente che Dio stabilisce o nomina Mosè come ELOHIM. Vediamo dunque che questo  termine applicato agli uomini diventa un titolo, allo stesso tempo si può vedere come il termine ELOHIM non è una pluralità di individui, riferendosi a Mosè che è una singola persona. La nomina di ELOHIM a Mosè da parte di Dio comporta un compito maggiore rispetto a un semplice giudice, implica la responsabilità di un legislatore giusto e retto agli occhi di Dio, rappresentando così la giustizia di Dio davanti agli uomini. Per svolgere al meglio questo compito è necessario che sia anche un profeta ricevendo così degli oracoli provenienti da Dio. Chiaramente, Mosè, essendo un uomo molto anziano, senza potere umano, senza un esercito, non aveva alcun modo di esercitare autorità sul faraone per conto suo. Perciò, questa posizione di autorità era una dimostrazione del controllo sovrano del Signore.  Scopriamo dunque una nuova sfumatura del significato del termine ELOHIM quando è applicato agli uomini; nulla a che vedere a significati che rimandando a una  possibile specie aliena proveniente dallo spazio.  In questo versetto troviamo Mosè, che era un comune essere umano e non un alieno, viene dato il titolo di ELOHIM e il suo rappresentare comporta anche che sia un giudice della giustizia di Dio.

Questa sfumatura del significato di ELOHIM riconducibile al titolo di rappresentante/giudice/legislatore/profeta che è lo stesso significato che troviamo nel salmo 82.

SALMO 45.  IL RE ELOHIM

Tipico salmo regale, si tratta di una composizione poetica scritta da un funzionario di corte in occasione del matrimonio del re. Non dice a quale re è riferito, ma sicuramente si tratta di uno dei re considerati giusti agli occhi di Dio. L’autore esalta le qualità umane tipiche di un re, quali la sua bellezza, la forza e il coraggio. Questo salmo contiene un versetto che è molto interessate:

Ami la giustizia e la malvagità detesti: Dio (ELOHIM1) il tuo Dio (ELOHEKHA2), ti ha consacrato con olio di letizia, a preferenza dei tuoi compagni. (Salmo 45,8)

Da come si può notare compare per due volte la parola ELOHIM. La prima è riferita al re che ama la giustizia e detesta la malvagità. La seconda è riferita all’ELOHIM del re, ovvero  Dio YHWH. All’incoronazione del re veniva versato dell’olio dal sacerdote simbolo di consacrazione a Dio. Anche in questo caso possiamo vedere come la parola ELOHIM può essere anche riferita a un uomo e non ci sono elementi che possano ricondurre all’idea di alieni venuti dallo spazio.

I GIUDICI

Biglino in una conferenza del 17 dicembre 2013 a Cosenza disse che nell’antica Israele i giudici non assumevano il compito di sentenziare nei tribunali, ma quello di essere temporaneamente dei capi politici. Non è quello che si riscontra nella Bibbia! Per Mosè, il suo essere unico giudice di fronte all’immenso popolo di Israele era un peso troppo gravoso, per questo a sua volta nomina altri giudici che si occuperanno dei casi più semplici, a Mosè invece quelli più complessi. In Deuteronomio 16,18-20 troviamo scritto:

Ti costituirai giudici e scribi in tutte le città che il Signore, tuo Dio, ti dà, tribù per tribù; essi giudicheranno il popolo con giuste sentenze. Non lederai il diritto, non avrai riguardi personali e non accetterai regali, perché il regalo acceca gli occhi dei saggi e corrompe le parole dei giusti. La giustizia e solo la giustizia seguirai.

I giudici indagheranno con diligenza e, se quel testimone risulta falso perché ha deposto il falso contro il suo fratello, farete a lui quello che egli aveva pensato di fare al suo fratello. Deuteronomio 19,18-19

Quando sorgerà una lite fra alcuni uomini e verranno in giudizio, i giudici che sentenzieranno, assolveranno l’innocente e condanneranno il colpevole. Deuteronomio 25,1

Samuele fu giudice d’Israele per tutto il tempo della sua vita. 1Samuele 7,15

Dio ha stabilito degli uomini che hanno il compito di giudicare e sentenziare altri uomini secondo la giustizia di Dio e di ed essere dei rappresentanti di Dio, un incarico che durava tutta la vita e non solo temporaneamente (Vedi 1Samuele 7,15) ed e proprio a loro che sta parlando nel salmo 82. Dio tramite Mosè stabilisce delle linee guida e dei principi che i giudici devono tenere conto quando sono in una situazione di una disputa da risolvere. Vediamone alcuni:

Non ledere il diritto del tuo povero nel suo processo. Ti terrai lontano da parola menzognera. Non far morire l’innocente e il giusto, perché io non assolvo il colpevole. Non accetterai doni, perché il dono acceca chi ha gli occhi aperti e perverte anche le parole dei giusti. (Esodo 23,6-8).

poi anche:  Non maltratterai la vedova o l’orfano (Esodo 22,21).

Vediamo quindi che essere rappresentanti di Dio significa tutelare soprattutto i più deboli che sono i poveri, la vedova e l’orfano e assolutamente non farsi mai corrompere ricevendo delle tangenti dalla controparte malvagia. Questi principi li troviamo anche nel salmo 82:

Difendete il debole e l’orfano, al povero e al misero fate giustizia! Salvate il debole e l’indigente, liberatelo dalla mano dei malvagi!». (Salmo 82,3-4)

Nel salmo 82 si può vedere con chiarezza che l’altissimo Dio sta parlando con persone che devono svolgere i ruoli tipici di un giudice; difendere e proteggere la parte più fragile della società. Si può concludere con certezza che queste persone sono proprio dei giudici, anche se non stanno agendo in maniera corretta. L’autore li chiama ELOHIM perché come visto in precedenza, l’essere giudice è solo uno dei ruoli, il significato è più ampio, e solo analizzando e comprendendo la cultura ebraica possiamo scoprire. Per semplificazione possiamo parlare di Giudici SHOFETIM שׁוֹפְטִים. Ogni volta che nella legge di Mosè si invita ad presentarsi davanti da Dio, si riferisce in realtà agli ELOHIM umani, ossia i giudici. Vediamo un esempio di versetto:

Quando un uomo dà in custodia al suo prossimo denaro od oggetti e poi nella casa di costui viene commesso un furto, se si trova il ladro, quest’ultimo restituirà il doppio. Se il ladro non si trova, il padrone della casa si avvicinerà a Dio (ELOHIM) per giurare che non ha allungato la mano sulla proprietà del suo prossimo. (Esodo 22,6-7)

Nella traduzione della Bibbia ebraica redatta dai rabbini troviamo giudici al posto di Dio. Era chiaro per loro che in questo contesto si parla di giudici umani, anche se compare la parola ELOHIM. Allo stesso modo in questa traduzione troviamo la parola giudici anche nel primo versetto del salmo 82. Dio è particolarmente severo con loro perché si tratta di un ruolo dove sono chiamati ad essere dei perfetti rappresentanti di Dio, comporta grandi responsabilità davanti agli uomini e davanti a Dio. Se i giudici non operano secondo giustizia davanti agli uomini potrebbero anche farla franca ma davanti a Dio no! Per questo che nel versetto 7 dice: ma certo morirete come ogni uomo; perché anche se loro sono chiamati ad essere rappresentanti di Dio questo non li rendono immuni dal suo giudizio; dovranno morire anche loro, rendendo conto dei loro peccati. Il versetto non dice: << Potreste vivere anche 900 anni ma vi farò fuori prima se continuate cosi>>. L’interpretazione di Biglino è completamente travisata. Un’altra riflessione da fare è nel versetto 6 dove dice: Io ho detto: Voi siete dèi. Con l’espressione “io ho detto” si riferisce al momento in cui sono stati nominati ELOHIM e non lo erano dunque alla nascita. Anche in questo punto si distanzia molto dal vedere questi individui come alieni, in quanto se uno lo è, lo sa dalla nascita e non c’è bisogno che vengano nominati o qualcuno gli venga detto che lo sono. Usando l’espressione: “Io ho detto: Voi siete” è chiaro che non si sta parlando di alieni, ma di umani che a un certo momento della loro vita vengono nominati ELOHIM.

IL SALMO 82 NEL NUOVO TESTAMENTO

Questo versetto compare anche nel nuovo testamento. Lo commenterò per avere una comprensione ancora più completa del versetto.

Di nuovo i Giudei raccolsero delle pietre per lapidarlo. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dèi? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata -, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: «Tu bestemmi», perché ho detto: «Sono Figlio di Dio»? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani. (Giovanni 10,32-39).

In questa scena Gesù si trova a Gerusalemme e sta camminando nel portico di Salomone, quando incontra dei giudei che gli chiedono di confessare se è lui il Messia. Gesù fa un lungo discorso, ma quello che li fa infuriare è la frase: Io e il Padre siamo una cosa sola. Vediamo qui il concetto della trinità, ma per i giudei questa è una bestemmia e vogliono lapidarlo perché si fa uguale a Dio essendo solo un uomo. È qui che Gesù cita il Salmo 82,6. Vediamo dunque direttamente dalla voce di Gesù un ulteriore spiegazione di chi sono gli ELOHIM citati nel salmo 82. Quello che dice è che sono stati chiamati Dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio. A chi dunque è rivolta la parola di Dio? A chi Dio rivolge direttamente la parola? Ai profeti mediante gli oracoli, ma allo stesso tempo sono anche dei giudici. Quello che Gesù dice ai giudei: Se dunque i profeti/giudici sono stati chiamati Dèi, quindi ELOHIM; io che sono molto di più di un semplice profeta; provengo direttamente dal Padre e sono la perfetta rappresentazione di Dio sulla terra e le mie opere confermano questo perché dite che bestemmio? Questo è quello che voleva far intendere Gesù. Anche in questo versetto del nuovo testamento conferma che la parola ELOHIM nel salmo 82 significa giudice/profeta/rappresentante di Dio. Biglino cita Giovanni 10,33 ma lo fa solamente per dimostrare come il nuovo testamento traduce “theoi” (Dei in greco) quello che in ebraico è ELOHIM. Secondo Biglino avrebbe dovuto essere tradotto con una parola che significa giudice in greco. Come al solito fa un analisi molto superficiale del testo senza entrare nel cuore della questione. È giusto che compaia la parola “theoi” anche se la traduzione greca va a dissipare il senso ebraico della parola ELOHIM nel contesto del salmo 82. Ma La spiegazione di Gesù è chiara lo smentisce.