RIASSUNTO 4 VANGELI

Ho composto questo riassunto schematizzato sui 4 vangeli come ausilio per le persone che vogliono avviare un studio su di essi. Si può vedere una panoramica complessiva della intera vita di Cristo ordinati e divisi in diverse sezioni. In questo modi sono possono studiare le intere sezioni riuscendo a individuare i brani sparsi nei vari vangeli. Se ad esempio si vuole approfondire i miracoli di Gesù, sono riportati tutti i versetti che parlano di quel argomento. Da come si può notare molti brani sono presenti in più vangeli, e in questo caso si possono rapidamente fare dei confronti tra di loro per vederne le differenze. Altri brani invece si possono trovare unicamente in un solo vangelo.


NATIVITÁ:

Prologo GV 1,1-18

Genealogia di Gesù MT 1,1-17. LC 3,23-38

L’annuncio della nascita di Gesù LC 1,26-38

Nascita di Gesù MT 1,18-25. LC 2,1-21

La visita di Maria ad Elisabetta LC 1,39-56

La visita dei Magi  MT 2,1-12

Fuga in Egitto MT 2,13-15

La strage degli innocenti MT 2,16-18

Il ritorno a Nazareth MT 2,19-23

La presentazione di Gesù al tempio LC 2,22-40

Gesù tra i dottori del tempio LC 2,41-52


GIOVANNI BATTISTA

Annuncio della nascita di Giovanni Battista LC 1,5-25

La nascita di Giovanni Battista LC 1,57-80

La predicazione di Giovanni Battista MT 3,1-12.  MC 1,1-8. LC 3,1-20

Giovanni Battista su Gesù GV 3,22-36. GV 1,19-34

Incontro con i discepoli di Giovanni battista MT 11,1-6. MC 2,18-22. LC 5,33-39

Gesù parla di Giovanni battista MT 11,7-19.  MT 17,10-13.  LC 7,18-35

Morte di Giovanni battista MT 14,1-12. MC 6,14-29

Gesù annuncia che Giovanni Battista era Elia MC 9,11-13


INIZIO PREDICAZIONE

Il battesimo di Gesù MT 3,13-17. LC 3,21-22

Le tentazioni di Gesù MT 4,1-11. LC 4,1-13

Gli inizi della predicazione di Gesù MT 4,12-17

La chiamata degli apostoli MT 4,18-25. MC 1,14-20. LC 6,12-16. GV 1,35-51

Le donne che seguono Gesù LC 8,1-3

Il primo segno a Cana GV 2,1-12


INCONTRI:

Incontro con un ricco  MT 19,16-22. MC 10,17-25. LC 18,18-30

Donna unge i piedi di Gesù MT 26,6-16. MC 14,3-9. GV 12,1-9.

Gesù, la peccatrice e il fariseo LC 7,36-49

Il rifiuto di un villaggio di Samaritani LC 9,51-55

Gesù incontra chi vuole seguirlo LC 9,57-62

Marta e Maria  LC 10,28-42

Incontro con Zaccheo LC 19,1-10

Gesù incontra Nicodemo GV 2,23-25.  GV 3,1-21

Gesù incontra una samaritana GV 4,1-30.  GV 4,39-41

Gesù con i giudei dopo la moltiplicazione dei pani/pesci  GV 6,22-71

Gesù e i suoi fratelli GV 7,1-8

Dei greci vogliono parlare con Gesù GV 12,20-24


GUARIGIONI:

Guarigione lebbroso MT 8,1-4. MC 1,40-45. LC 5,12-16

Guarigione dei 10 lebbrosi LC 17,11-19

Il servo del centurione MT 8,5-13. LC 7,1-10

Guarigione suocera di Pietro MT 8,14-15. MC 1,29-31. LC 4,38-39

Compimento profezia sulle guarigioni MT 8,16-17. GV 12,37-43. MT 12,15-21

La grande folla che lo segue MC 3,7-10

Guarigione paralitico MT 9,1-8. MC 2,1-12. LC 5,17-26

La donna con le perdite di sangue MT 9,20-22. MC 5,25-34 . LC 8,43-48

Guarigione ciechi  MT 9,27-31. MC 10,46-52. MC 8,22-26. LC 18,35-42. MT 20,29-34. GV 9,1-12

Guarigioni varie MT 14,34-36. MC 6,52-56. LC 4,40.  LC 4,42-43

La donna cananea MT 15,21-28

Il sordomuto nella Decàpoli  MC 7,31-37

Gesù guarisce il figlio di un funzionario del re  GV 4,43-54

Guarigione paralitico in giorno di sabato  GV 5,1-18

Guarigione uomo dalla mano inaridita MC 3,1-6

Guarigione della donna curva LC 13,10-17. 

Guarigione orecchio a Malco LC 22,50-51

Resurrezione del figlio di una vedova LC 7,11-17

Resurrezione di Lazzaro GV 11,1-46

Resurrezione figlia di Giairo, uno dei capi dei sacerdoti  MT 9,18-19 e 23,26. MC 5,1-24 e MC 5,35-43. LC 8,40-42.  LC 8,49-56


MIRACOLI:

La tempesta sedata MT 8,23-27. MC 4,35-41. LC 8,22-25

Moltiplicazioni dei pani e dei pesci  MT 14,13-21.  MT 15,29-39. MC 6,30-44 e MC 8,1-21. LC 9,10-17. GV 6,1-15

Gesù cammina sulle acque  MT 14,22-33. MC 6,45-52. GV 6,16-21

La trasfigurazione  MT 16,27-28. 17,1-9. MC 9,1-10. LC 9,27-36

La moneta d’argento per la tassa MT 17,24-27

L’albero di fichi  MC 11,12-14.   MC 11,20-21

La pesca miracolosa  LC 5,1-11

Trasformazione acqua in vino GV 2,1-12


INSEGNAMENTI:

Le beatitudini MT 5,1-12 . LC 6,17-26. LC 11,27-28

La testimonianza MT 5,13,16.  MT 7,6. MC 9,49-50. LC 12,1-12

La legge e il suo compimento MT 5,17-48

L’elemosina MT 6,1-4. MC 12,41-44. LC 14,12-14

La preghiera e digiuno MT 6,5-18. MT 7,7-10.  MT 9,35-38  MT  18,18-20. LC 11,1-13. MC 1,35-38. MC  11,22-25. GV 14,12-14. GV 15,7-8. GV 16-23-24

Libertà dalle preoccupazioni materiali MT 6,19-34. LC 12,22-34

Non giudicare MT 7,1-5. MC 2,13-17. LC 6,37-38. LC 6,41-42.

Regola pratica MT 7,12. GV 13,34-35. GV 15,12

La porta stretta MT 7,13-14. LC 13,22-30

I falsi profeti MT 7,15-20

Ciò che rende impuro l’uomo MT 15,10-19

La salvezza MT 7,21-23

La casa costruita nella sabbia e nella roccia MT 7,24-28. LC 6,46-49

Esigenze del regno dei cieli MT 8,18,22.  MT 10,32-33.  MT 10,37-39.  MT  16,24-27.  MC 8,34-39. LC 9,23-26.  LC 14,25-35. GV 12,25-26. GV 14,21. GV 14,28-31. GV 15,9-11

L’accoglienza MT 10,40-42

Chi rifiuta e accoglie gli insegnamenti di Gesù MT 11,20-27

Gesù offre pace e riposo  MT 11,28-30. GV 14,27

La bestemmia contro lo Spirito Santo  MT 12,30-32. MC 3,28-30

La parola del giusto: MT 12,33-37

I credenti, una sola famiglia MT 12,46,50. MC 3,31-35. MC 10,26-31.  LC 8,19-21

Pietro la roccia  MT 16,13-23. MC 8,27-33. LC 9,18-21

Gli scandali MT 18,6-7. MC 9,42. LC 17,1-3

Purificarsi dal male MT 18,8-9. MC 7,14-23.  MC 9,43-48. LC 11,33-46

La correzione fraterna  MT18,15-17. LC 17,3-4

I bambini MT 18,1-5. MT 19,13-15. MC 10,13-16. LC 18,15-17

Il perdono MT 18,21-22. LC 6,36. LC 17,4

Matrimonio e celibato e divorzio MT 19,1-12. MC 10,1-12. LC 16,18

La ricchezza  MT 19,23-30. LC 16,13

 Il comandamento più grande MT 22,34-40. MC 12,28-34. LC 10,25-29

Vegliare e responsabilità verso Dio  MT 24,42-44. MC13,33-37. LC 12,35-48

Criterio con il quale Dio giudica  MC 4,24-25. LC 11,29-32

L’umiltà  MC 9,33-37. MC 10,35-45. MC 22,24-27. LC 9,46-48. MT 20,18-28. LC 14,7-11

Chi non è contro di noi è con noi  MC 9,38-41. LC 9,49-50

Quelli che superano le prove MC 22,28-30

I nemici  LC 6,27-35

L’albero buono e cattivo  LC 6,43-45

Non si nasconde nulla a Dio LC 8,17

Chi ascolta la parola e chi no LC 8,18

Gli effetti della predicazione di Gesù sulla terra LC 12,49-53

Davanti al Giudice LC 12,58-59

Necessità della conversione LC 13,1-5

La fede LC 17,5-6

Rapporto Dio – uomo  LC 17,7-10

Divinità di Gesù GV 4,31-38. GV 5,19-30. GV 5,31-47. GV 10,1-18. GV 10,27-30. GV 12,27-36. GV 14,1-11

Chi accoglie Cristo accoglie Dio Padre  GV 12,44-50. GV 13,18-20- GV 13,31-33

La lavanda dei piedi, insegnamento sul servizio GV 13,1-17

La promessa dello spirito GV 14,15-20. GV 14,22-26.  GV 15,26-27. GV 16,5-15

La vite e i tralci GV 15,1-6

Il regno di Dio e il mondo MT 10,34-36.GV 15,28-21. GV 16,1-4. GV 16,29-33. GV17,1-25

Essere amici di Gesù GV 15,13-17

La responsabilità di chi conosce la parola GV 22-25


DISCORSO MISSIONARIO:

I Discepoli MC 3,13-19

Gesù istruisce i discepoli MT 10,1-31. MC 6,7-13

La missione dei 12 apostoli  LC 9,1-6

Gesù manda in missione 72 discepoli  LC 10,1-24


DISCORSO ESCATOLOGICO:

La distruzione del tempio MT 24,1-2. MC 13,1-2. LC 21,5-6

I falsi messia MT 24,23-28. MC 13,3-6

Inizio delle sofferenze  MT 24,3-22. MT 24,29-41. MC 13,7-32. LC 17,20-37. LC 21,7-37.

Il giudizio finale MT 25,31-46


PARABOLE:

Perché le parabole? MT 13,10-17. MT 13,34. MC 4,10-12. LC 8,9-10

Parabola del seminatore MT 13,3-9. MT 13,18-23. MC 4,1-9. MC 4,13-20  MC 4,33-34. LC 8,4-8.  LC 8,11-15

Parabola della zizzania  MT 13,24-30.  MT 13,36-42

Parabola del granello di senape e del lievito MT 13,31-33. MC 4,30-32. LC 13,18-21

Parabola del mercante di perle preziose MT 13,44-46

Parabola della rete di pesci MT 13,47-52

Parabola della pecorella smarrita  MT 18,10-14. LC 15,1-10

Parabola del servo senza pietà  MT18-23-35

Parabola degli operai invitati nella vigna  MT 20,1-15

Parabola dei vignaioli malvagi MT 21,33-46. MC 12,1-12. LC 20,1-19

Parabola degli invitati a nozze  MT 22,1-14. LC 14,15-24

Parabola del servo fedele e malvagio  MT 34,45-51

Parabola delle 10 vergini  MT 25,1-13

Parabola dei talenti  MT 25,14-30

Parabola della lampada  MC 4,21-23. LC 8,16

Parabola del seme sul terreno  MC 4,26-29

Parabola del buon samaritano  LC 10,30-37

Parabola dell’uomo ricco LC 12,13-21

Parabola della pianta di fico  LC 13,6-9

Parabola del figliol prodigo LC 15,11-32

Parabola dell’amministratore disonesto LC 16,1-12

Parabola del ricco epulone LC 16,19-31

Parabola del giudice iniquo LC 18,1-8

Parabola del fariseo e il pubblicano LC 18,9-14

Parabola dei talenti LC 19,11-28


ESORCISMI:

Gli indemoniati di Gerasa MT 8,28-33. MC 5,1-20. LC 8,26-39

L’indemoniato muto 9,32-34

Gli spiriti impuri MT 12,43-45

Esorcismo di un ragazzo epilettico MT 17,14-20. MC 9,14-29. LC 9,37-43

Esorcismo a Cafàrnao MC 1,21-28. MC 1,32-34. LC 4,31-37

I demoni  riconoscono Gesù MC 3,11-12

La Figlia della donna a Tiro  MC 7,24-30

Quando uno spirito impure esce dall’uomo  LC 11,24-26

L’indemoniato cieco e muto MT 12,22


DISPUTE CON I FARISEI:

Disputa su Gesù con i pubblicani MT 9,9-17. LC 5,27-32

Disputa sul sabato MT 12,1-14. MC 2,23-28.  MC 3,1-6. LC 6,6-11. LC 13,10-17.  LC 14,1-6

I farisei contestano le guarigioni  MT 12,22-29. MC 3,20-27.

I farisei vogliono vedere un segno MT 12,38-42  MT 16,1-4

Gesù a Nazareth MT 13,53-58. MC 6,1-5. LC 4,14-30.

Disputa sulla tradizioni dei  Farisei  MT 15,1-9. MC 7,1-13

L’entrata di Gesù a Gerusalemme e lo scontro con i farisei MT 21,1-17. LC 19,29-40. GV 12,12-19. MC 11,1-11.  MC 11,15-19. LC 19,45-48. GV 2,13-22

Lamento su Gerusalemme LC 13,31-35. LC 19,41-44

I farisei contestano l’autorità di Gesù  MT 21,23-27. MC 11,27-33. GV 12-20

Gesù e le tasse a Roma MT 22,1-22. MC 12,13-17. LC 20,20-26

Gesù e i sadducei  MT 22,23-34. MC 12,18-27.  LC 20,27-40

Gesù sfida i farisei con una domanda MT 22,41-46. MC 12,35-37. LC 20,41-44

Gesù parla dei farisei \ scribi  MT 16,5-12.  MT 21,28-32. MT 23. MC 12,38-40. LC 6,39-40. LC 20,45-47. LC 21,1-4. LC 11,37-54

Disputa sul campo di grano  LC 6,1-5

I farisei sostengono che Gesù esorcizza nel nome di Beelzebùl  LC 11,14-23. GV 8,31-59. LC 12,54-57

Disputa sulla ricchezza LC 16,14-17

Disputa con i giudei alla festa delle capanne GV 7,10-13. GV 7,14-53

I farisei portano a Gesù una donna adultera GV 8,1-11

I farisei interrogano Gesù su Abramo GV 8,21-30

Discussione ex-nato cieco, i farisei e Gesù GV 9,13-41

I farisei accusano Gesù di bestemmia GV 10,19-26. GV 10,31-42


PASSIONE

Gesù preannuncia la sua morte e resurrezione  MT 17,22-24. MT 20,17-19. MC 9,30-32. MC 10,32-34. LC 9,22.  LC 9,44-45.  LC 18,31-34. GV 16,16-28

Erode sente parlare di Gesù  LC 9,7-9

Complotto contro Gesù MT 26,1-5. MC 14,1-2.  MC 14,10-11. GV 11,47-57. GV 13,21-30. LC 22,1-6

Annuncio tradimento di Pietro MC 14,26-31. LC 22,31-34. GV 13,36-38

L’ultima cena MT 26,17-35. MC 14,12-25. LC 22,7-23.  LC 22,35-38

Preghiera nel Getsèmani MT 26,36-46. MC 14,32-42. LC 22,39-44

Gesù è arrestato MT 26,47-56. MC 14,43-51. LC 22,45-53. GV 18,1-14

Gesù di fronte ad Anna e Caifa MT 26,57-68. MC 14,53-65. LC 22,62-71. GV 18,19-24

Pietro rinnega Gesù 3 volte MT 26,69-75. MC 14,66-72. LC 22,54-63. GV 18,15-18. GV 18,25-27.

Il processo davanti a Pilato  MT 27,11-14. MC 15,1-5. LC 23,1-5. GV 18,28-40

Gesù da Erode LC 23,6-12

Pentimento di Giuda MT 27,1-10

Gesù condannato a morte MT 27,15-26. MC 15,6-15. LC 23,13-25. GV 19,1-16

Crocifissione di Gesù MT 27,27-44. MC 15,16-37. LC 23,26-46. GV 19,17-30

La morte di Gesù MT 27,45-56

Gesù trafitto dalla lancia GV 19,31-37

Sepoltura di Gesù MT 27,57-61. MC 15,38-47. LC 23,47-56. GV 19,38-42

I farisei fanno sigillare la tomba di Gesù MT 27,62-66


RESURREZIONE

Maria di Magdala va al sepolcro GV 20,1-2

Pietro e Giovanni al sepolcro LC 24,12. GV 20,3-10

Le donne vanno al sepolcro MT 28,1-10. MC 16,1-8. LC 24,1-11.

Gesù appare a Maria di Magdala MC 16,9-11. GV 20,11-18

Le guardie parlano dell’accaduto ai farisei MT 28,11-15

I discepoli di Emmaus LC 24,13-35

Gesù appare agli apostoli MC 16,12-20. LC 24,36-49. GV 20,19-23

L’incredulità di Tommaso GV 20,24-28

I discepoli incontrano Gesù in Galilea MT 28,16-20. GV 21,1-14

Epilogo 20,30-31

Dialogo tra Gesù e Pietro GV 21,15-19

Gesù e Giovanni GV 21,20-19

Gesù ascende al cielo LC 24,50

LA RESURREZIONE DI CRISTO

La resurrezione è il punto di partenza di ogni considerazione di fede ed è la luce che illumina i fatti in modo retrospettivo ed escatologico. Sempre si deve partire dall’evento resurrezione per capire il vangelo, la Chiesa, l’economia della salvezza e lo stesso volto di Dio. Il problema della storicità della resurrezione è uno dei più dibattuti. La resurrezione è un evento reale, oggettivo compiutosi in Gesù di Nazareth. Essa non è solo nella fede o nella predicazione, è reale. Non è però come la resurrezione di Lazzaro, cioè dentro la storia; la resurrezione di Gesù è dentro la storia, ma la supera e la trascende: è metastorica, cioè è un evento escatologico. È una resurrezione gloriosa. È un avvenimento della fine della storia anticipato, presente ed operante già ora attraverso la testimonianza dei discepoli, della Chiesa apostolica e la potenza dello Spirito che viene dal Risorto e accompagna la testimonianza. La resurrezione è storicamente conoscibile attraverso i segni che Gesù ci ha lasciato: la testimonianza di coloro che lo hanno visto risorto e il sepolcro vuoto. Attraverso la fede, la resurrezione si fa operante e visibile nella storia. A sua volta, la resurrezione è un evento che fonda la fede. Nei vangeli troviamo la testimonianza di coloro che lo hanno visto dopo la resurrezione (nessuno è stato testimone della resurrezione!) e la notizia del sepolcro vuoto testimoniata dagli stessi Giudei (vedi Mt). La fede nella resurrezione però non nasce dalla tomba vuota, ma dagli incontri con il Risorto, che illuminano la tomba vuota. I racconti della resurrezione sono i dati più antichi e più importanti. Infatti nel “credo” in 1Cor 15,1-3, Paolo dice che il Risorto “apparve”, non menziona il sepolcro vuoto, ma solo l’apparizione del Risorto.

LE APPARTIZIONI DI CRISTO RISORTO

Le apparizioni hanno queste caratterizzate:

L’INIZIATIVA DEL RISORTO

 Il risorto appare a persone che non attendevano tale manifestazione, ma vivevano in uno stato di delusione. Il risorto si fa presente quasi come un fulmine a ciel sereno.

I TESTIMONI OCULARI

Il testimone è scelto, non è un’esperienza mistica frutto di rapporti interiorizzati. È un Cristo che si mostra, non è subito facilmente riconoscibile e il testimone subisce la sua azione.

GESTI FAMIGLIARI

 Nelle manifestazioni appare la familiarità tipica di Gesù con i suoi, per i quali il vedere e il toccare risultano fondamentali. Quindi, per conoscere il risorto è necessario essere stati con lui e aver creduto a lui prima della sua morte.

LA PAROLA DI CRISTO

 Spesso Gesù è riconosciuto quando parla e quando compie gesti significativi come lo spezzare il pane (Lc 24,13-35: discepoli di Emmaus). Quindi si può dire che la prassi eucaristica così come è stata fondamentale per i discepoli, lo è per la Chiesa in cui continua ad essere vissuta.

APPARIZIONI MEDIANTE LO SPIRITO DEL CENACOLO

 Qui appare il tema della missione: esso è strettamente collegato con la resurrezione. Essere testimone della resurrezione vuole dire vita trasformata.

Infatti una nota caratteristica delle apparizioni è il coinvolgimento delle persone. L’esperienza del risorto e la testimonianza sono un’unica cosa: incontrare il risorto significa essere inviati. Esiste un legame tra apparizione, esperienza del risorto e missione. La resurrezione è un preludio della finale ricapitolazione che avverrà con la parusia (la seconda venuta di Gesù). Il tempo che intercorre è colmato dal tempo della Chiesa e della missione nello Spirito. La Pentecoste è il tempo attuale, la continuazione della resurrezione, l’edificazione della Chiesa, l’instaurazione del Regno di Dio fino a che egli non tornerà nuovamente e definitivamente con nuova terra e nuovi cieli.

LA TOMBA VUOTA

Il dato della tomba vuota è una notizia tardiva. La tradizione sinottica parla dell’andata al sepolcro delle donne e della presenza di figure angeliche, mentre in Giovanni abbiamo l’ispezione accurata della tomba vuota. Il sepolcro vuoto è simbolo di vita ed è aperto alla constatazione di tutti. Un altro elemento importante è anche la descrizione del sepolcro vuoto: “bende giacenti”. Gli esegeti parlano di bende giacenti con ordine, cioè svuotate al oro interno: se il corpo fosse stato rubato, non si spiegherebbe l’ordine delle bende. Vi sono poi elementi che mostrano come il sepolcro vuoto sia una notizia storica e non costruita in chiave apologetica: il rubare un morto (ciò non è sostenibile dalla cultura giudaica); l’introdurre un essere celeste (questo non serve per certificare una teoria); la testimonianza delle donne, che nessuno nel mondo giudaico poteva accogliere come vera (proprio perché ad opera di donne). La resurrezione è un evento trinitario e non solo un evento oggettivo. La resurrezione assieme alla croce manifesta il mistero trinitario. La formula più antica, così anche la predicazione di Paolo, mettono in risalto l’azione del Padre, che ha risuscitato Gesù (Atti). La resurrezione, però, è anche un evento del Figlio dell’Uomo, che risusciterà (Mc 8,31; Gv 10,18). Ma è anche un evento dello Spirito: lo Spirito è colui, attraverso il quale il Padre risusciterà anche noi come ha fatto con Gesù (cfr. Rm 8,11). Inoltre, la resurrezione è un evento escatologico salvifico. Gesù è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e non ha subito la corruzione tipica dei morti. Sono avvenimenti non solo cronologici, ma salvifici. È importante affermare che con la resurrezione al terzo giorno, si inaugura un’era salvifica. Cristo è risorto per la nostra salvezza (Rm 4,25): la resurrezione è un evento salvifico per eccellenza, per mezzo del quale l’uomo viene divinizzato e giustificato.

LA PASSIONE DI CRISTO

PREVISIONE DELLA SUA MORTE

Il senso della storia della passione e della morte di Gesù non è biografico, ma teologico e questo a partire dall’esperienza della Resurrezione. È una storia teologica: si compiono le Scritture profetiche. I fatti vengono visti e interpretati alla luce delle profezie. Questo è possibile a partire dalla Resurrezione. Così hanno scritto gli autori sacri e questa è stata la loro intenzione. Ciò si rende poi necessario a causa dell’esigenza di superare lo scandalo della croce, inammissibile per i Giudei. La Chiesa ha compreso e superato lo scandalo della croce proprio vedendo il legame tra Scrittura e Passione di Gesù. Da questa angolatura si nota come la croce sia un dramma trinitario: l’iniziativa non è di Gesù, ma è del Padre: è un dramma che parte dal Padre, ma Gesù lo affronta liberamente. La morte di Gesù in croce è salvezza perché rivela l’amore universale di Dio. In forza di questo amore salvifico, la croce è anche espiazione, sacrificio, soddisfazione: la croce è prima di tutto grazia, opera salvifica di Dio per noi e in noi, legata alla remissione dei peccati. L’evento della passione ha fatto della morte umana una situazione salvifica, il luogo della vicinanza con Cristo e con Dio (Fil 1,23). Tutta la vita di Gesù è legata al pensiero della morte violenta di croce. L’andare incontro alla morte rientra nella missione di Gesù: va liberamente, non passivamente. È il momento supremo della sua missione profetica: Gesù muore a causa della malvagità umana. Nel vangelo di Marco (Mc 8,31; 9,31; 10,32-34) si vede come Gesù sapeva quale sarebbe stata la sua morte e le sue tre profezie, che vi si riferiscono, scandiscono l’andare di Gesù verso la croce. Gesù vede la sua morte come martirio. È una morte violenta a cui Gesù va incontro liberamente, non costretto dalle vicende umane. Egli muore per i nostri peccati. Tutto rientra nel piano di Dio, cioè è il Padre che consegna il suo Figlio perché il mondo si salvi, ma gli uomini rifiutano e lo uccidono. Questa morte dura solo tre giorni. Questo non ha un significato cronologico, ma significa che Gesù non è rimasto prigioniero della morte. Gesù ha visto la sua morte come un passaggio alla vita piena e come trionfo sulla morte. L’ultima parola sarà la resurrezione.

L’ULTIMA CENA

Gesù vede la sua morte “l’Ora” che compie tutta la sua vita: è la glorificazione, il compimento del progetto del dono di sé sia al Padre che agli uomini (Gv 13,1: “…li amò sino alla fine”). Questo progetto è celebrato nell’ultima cena, la quale diventa il riassunto della vita di Gesù. Questo pasto è una sintesi cultuale che Gesù ha celebrato perché fosse memoria perenne per la sua comunità. In questo contesto ha preso corpo la narrazione della passione e della resurrezione e la Chiesa ha riletto i fatti storici in una cornice eucaristica riconoscendo il Signore sempre di più. Questo pasto è atto di culto e insieme pasto d’addio: si fondano insieme due tradizioni riportate dai sinottici, quella cultuale, cioè del banchetto di ringraziamento, e quella testamentaria in cui si sottolinea il legame tra i partecipanti. La tradizione cultuale sottolinea di più l’aspetto liturgico mentre la tradizione testamentaria sottolinea di più l’aspetto esistenziale del progetto di vita di Gesù come donazione; così culto ed esistenza si fondono. In sintesi, possiamo dire che la cena celebrata da Gesù e continuata nella prassi ecclesiale è la celebrazione del dono di vita che viene partecipato ai suoi discepoli perché essi lo traducano in esistenza. Si capiscono così i vari racconti dell’ultima cena dei sinottici e la lavanda dei piedi che sostituisce la cena in Giovanni (per Giovanni il discorso eucaristico è messo nel capitolo 6). – 2 – La frazione del pane e il calice di ringraziamento sono ora accompagnati da nuove parole dette da Gesù: è un’alleanza nuova, una partecipazione e comunione nella persona di Gesù al dono stesso della sua vita. È un dono di vita da cui consegue anche la remissione dei peccati. “Questo è il mio corpo” esprime infatti la donazione del Cristo. La redenzione nel sangue versato, che si è invitati a bere, vuol indicare quel dono di vita che ci viene attraverso il sangue e dove arriva c’è purificazione dal peccato. Gesù fa dono di sé nel proprio sangue come forza vivificante che ci libera dalla morte; in questo senso rimette i peccati. Non è prezzo pagato per soddisfare Dio, ma è l’espressione dell’amore infinito di Cristo e del dono della vita del Padre in Cristo. È il dono d’amore che è anche fonte di espiazione: prima di essere remissione del peccato, è dono della vita nello Spirito. La priorità è l’alleanza nuova, l’alleanza della vita. Gesù non chiede ai discepoli di fare aspersione con il suo sangue, come con il sangue delle vittime, ma di bere il calice. Ora, il sangue si beve non per purificarsi, ma per nutrirsi e vivere più intensamente. Il sangue di Gesù è bevanda come il suo corpo è nutrimento. Il pasto è vissuto come testamento di Gesù ed è l’invito a continuare questa celebrazione nella vita. L’eucarestia è annuncio escatologico del banchetto celeste. Gesù vede la sua morte come dono d’amore attraverso la condivisione del pane e del calice. Pertanto lo schema espiazione-sacrificio antico è superato in quanto la morte di Cristo si fa dono e principio di vita e quindi di espiazione. L’eucarestia e la croce hanno valore espiatorio, sacrificale, ma ciò è compreso nel dono libero e supremo del dono di vita di Gesù. Possiamo dire che la cena di Gesù ha un valore cultuale che la croce attualizza in modo esistenziale: la croce adempie l’eucarestia e l’eucarestia completa la croce.

IL GETSEMANI

L’episodio del Getsemani è importante perché è preludio e anticipo della croce, presenta l’aspetto drammatico della croce coinvolgendo non solo la persona di Gesù ma anche il Padre e i discepoli. Qui si uniscono due elementi: quello dell’angoscia e della preghiera al Padre. L’angoscia è l’espressione del dolore stesso di Dio: il Dio in Gesù è così vicino all’uomo che soffre lui stesso. Sembra poco probabile che Gesù avesse paura della morte, ma la sua angoscia nasce dall’amore per gli uomini che rifiutano la sua offerta. È il modello della vita del profeta. È una angoscia per gli altri, segno dell’infinita carità di Dio verso gli uomini. L’amore sembra essere la causa dell’angoscia. In questo contesto si può leggere bene la preghiera di Gesù in Mc 14,36. La richiesta di Gesù di allontanare il calice può esser visto non come un rifiuto di Gesù, in quanto Egli vuole ciò che il Padre vuole, ma un invito perché il giudizio sul popolo non sia di condanna a causa del rifiuto della salvezza

IL PROCESSO

Il processo sottolinea la dimensione pubblica, sociale e storica dell’evento della croce. Il processo diventa il luogo della più alta auto-affermazione divina di Gesù: la verità è data dal ribaltamento dei fatti. Pilato fa sedere Gesù sulla sedia del magistrato (Litostroto, in ebraico Gabbatà); Gesù è il vero giudice dei pagani e dei giudei. Ci sono due fasi del processo di Gesù: una giudaica e una romana:

La fase giudaica, molto presente nei sinottici, tratta del processo nel Sinedrio. I sinottici mettono in evidenza questo primo processo perché sono preoccupati di mostrare che la radice della condanna viene dai Giudei.

La fase romana si svolge davanti all’autorità romana. Il dialogo avviene tra Gesù e Pilato. Ciò è fortemente sottolineato in Giovanni. Gesù dice parole forti: “Sono venuto a rendere testimonianza alla verità” (Gv 18,37), Cristo è il rivelatore per eccellenza del Padre. Così sono forti le scene plastiche dell’insediamento di Gesù presentato come re e Figlio dell’uomo, quindi giudice universale.

Possiamo dire che la prima parte del processo si chiude con la presentazione di Gesù come Messia divino, mentre la seconda, di Gesù come re.

CROCIFISSIONE E MORTE

Gesù muore liberamente e per amore dell’umanità. Avrebbe potuto chiamare una legione di angeli per toglierlo da quella situazione, ma si è abbandonato al piano del Padre, che è redenzione per l’umanità. Nel racconto della morte è fortemente presente il silenzio di Dio. Questo silenzio diventa presenza: si va a Dio non per ciò che dona, ma per ciò che è. Non rimane così nient’altro se non la fiducia, che diventa presenza. È il dramma del giusto che soffre.

Cosa accompagna la morte di Gesù:

Segni cosmici come le tenebre, il velo del tempio squarciato (per Mt anche terremoto, sepolcri aperti e resurrezione di molti defunti): l’era nuova nasce sotto il segno della croce. La nuova apocalittica è caratterizzata dalla fuga delle tenebre, dal perdono e dal paradiso (vedi Lc). Quindi la croce è un evento salvifico, che si manifesta nell’amore.

Dal grido: non un grido di protesta, ma di fiducia. Gesù ha vissuto il dramma del giusto nei confronti del Padre. Il Salmo 21 citato da Gesù interpreta il suo grido di angoscia, di confidenza e di lode.

Dalla conversione del centurione (con la proclamazione del centurione “quest’uomo era Figlio di Dio” Marco rimanda all’inizio del vangelo dove sta scritto: “Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio”). La morte di Gesù provoca conversione, cioè presenza di Dio. Tutto ciò mostra che il morire di Gesù è solenne, non è il morire di un disperato. Gesù si rivela Figlio di Dio

Nel vangelo di Giovanni manca l’abbandono e la sua morte è ricca di simboli. Sembra essere il racconto più fedele al dato storico. Qui Gesù è visto come re. Sulla stessa croce vi è l’iscrizione che reca il titolo di Gesù re dei giudei in tre lingue: egli è il re universale. La sua tunica non viene divisa, segno dell’unità del popolo stesso, della Chiesa. Sotto la croce troviamo Maria e Giovanni: vi è una vicinanza teologica. Giovanni è segno di tutti i discepoli e Maria è chiamata donna, un titolo ecclesiologico, madre della Chiesa. Vi è una nuova maternità espressa dalla figura di Maria. La morte di Gesù è un dare lo Spirito come la sua richiesta: ho sete. Ciò ricorda il colloquio con la Samaritana, l’acqua viva che Gesù dona. La lancia nel petto di Gesù fa scaturire acqua e sangue, segno della nuova economia della salvezza, dello Spirito e del sacrificio dell’agnello. Gesù è il nuovo agnello che viene immolato in sostituzione a quello che viene immolato nel tempio: il nuovo sacrificio è sostituito con quello di Gesù. Infatti non gli viene spezzato nessun osso come dice la Scrittura. Gesù diventa il nuovo Tempio e da lui nasce la Chiesa, mediatrice di salvezza, suo sacramento

La croce risulta essere possibile in quanto c’è la Trinità: la croce è infatti la manifestazione dell’amore trinitario. Solo un Dio trinitario, cioè in dialogo di amore continuo, fecondo ed inesauribile, può dar ragione di una incarnazione e giungere fino alla kenosi (kenosis è un termine greco e significa autosvuotamento, smarrimento di se stesso), allo spogliamento totale in favore degli uomini. Il fondamento è sempre l’amore trinitario. Anche il Concilio Vaticano II parlando della croce ne parla collegata alla resurrezione in forza dell’amore trinitario e non solo come espiazione, sacrificio o altro. È in questa ottica di donazione pura e gratuita che avviene il perdono dei peccati.

CONDIZIONI PER APPARTENERE AL REGNO DI DIO

Gli evangelisti Matteo e Luca riassumono i principali insegnamenti di Gesù nei quali sono presenti le indicazioni per poter appartenere al Regno dei Cieli. È la parte conosciuta come “il discorso della montagna” (Mt 5-7 e Lc 6) che possiamo dividere in due parti: per chi è il Regno di Dio e la sua legge fondamentale

A CHI APPARTINE IL REGNO

Le beatitudini mostrano con chiarezza la logica del Regno: la fiducia in Dio. Il cammino verso la felicità va al di là di una semplice vita onesta e tranquilla, ma deve seguire alcune vie preferenziali: il cambio interiore, il cambio della vita sociale e la disponibilità a lavorare per il Regno. È la scala dei valori evangelici, in cui la forza consiste essenzialmente nel dare la vita e nel giudicare la nostra esistenza dall’atteggiamento interiore. Le beatitudini sono nello stesso tempo una promessa di restaurazione per coloro che al presente soffrono: la vera ricompensa è nel Signore. È l’invito alla speranza e un incoraggiamento a perseverare nell’abbandono confidente in Dio. È dalle beatitudini che nello stesso tempo ci appare il volto di un Dio diverso: non altero e lontano, ma caldo, pieno di tenerezza per ogni sua creatura, pronto a sostenere coloro che sono gli ultimi.

Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.

Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.

Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.

Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.

Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.

Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.

Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.

Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.

MT 5,3-12

Beati voi, poveri,

perché vostro è il regno di Dio.

Beati voi, che ora avete fame,

perché sarete saziati.

Beati voi, che ora piangete,

perché riderete.

Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.

Ma guai a voi, ricchi,

perché avete già ricevuto la vostra consolazione.

Guai a voi, che ora siete sazi,

perché avrete fame.

Guai a voi, che ora ridete,

perché sarete nel dolore e piangerete.

Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti.

LC 6,17-26

Ma egli disse: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!”.

L 11,28

LE LEGGI DEL REGNO

La legge del Regno, di conseguenza, non può non essere se non quella dell’amore (Mt 22,34-40). Essa è duplice: amare Dio e amare l’uomo. Essa è ben descritta dalla parabola del buon samaritano (Lc 10,25-37).

  • Amare Dio

Nessun uomo avrebbe avuto il coraggio di chiamare Dio, Padre; non solo, ma neanche di potersi relazionare con lui, come un figlio fa con il suo padre. Gesù ci insegna una nuova relazione di amore e di fiducia con Dio. La preghiera del Padre nostro sulla bocca di Gesù diventa il modello di relazione per ogni discepolo: Dio diventa “Abbà”. È la novità che Gesù ci ha rivelato e che lo Spirito Santo rende attuale in noi liberandoci da ogni spirito di condanna e di paura.

  • Amare l’uomo

Amare l’uomo è amare il prossimo, cioè colui che è vicino. L’amore verso Dio si concretizza in una attenzione reciproca fra esseri umani. Questo diventa la nota caratteristica di riconoscimento dei discepoli: amarsi gli uni gli altri (Gv 13,34-35). L’amore diventa così la nota caratteristica della fede cristiana. È l’amore che scende gratuitamente dal Padre e crea legami fraterni tra i discepoli di Gesù. È lo Spirito di Gesù, che, effuso in noi, ci fa partecipi del rapporto filiale di Gesù con il Padre. Per questo anche noi possiamo vivere e dire: “Padre nostro”.

I MIRACOLI

Non si può presentare la dottrina di Gesù senza parlare allo stesso tempo dei suoi miracoli. Per Gesù “parola” e “fatto” vanno sempre uniti. Entrambi manifestano il Regno di Dio che è iniziato. “Parola” e “fatto” mostrano l’efficacia del segno che è Gesù stesso. Così come allora, anche oggi vige la stessa regola: per essere segno efficace la nostra parola deve essere unita al fatto che l’attualizza e la rende credibile. Il miracolo o il segno è quell’avvenimento straordinario attraverso il quale Dio manifesta in modo particolare la sua presenza in mezzo a noi e la sua azione salvifica in nostro favore. Il miracolo si distingue dalla magia in quanto con quest’ultima si cerca di manipolare una forza spirituale occulta, mentre nel miracolo è Dio che agisce nella sua libertà in un contesto di fede e di amore verso l’umanità. I miracoli sono anche il segno della credibilità del messaggio del Regno annunciato da Gesù, dimostra che quando Gesù parla, avviene esattamente quello che ha pronunciato, e di conseguenza questo vale anche perdona i peccati. Isaia profetizzò che il messia avrebbe compiuto miracoli (Is 26,19; 29,18ss; 35,5ss; 61,1) e le opere di Gesù sono l’adempimento di queste profezie che attestano che è lui il Messia, infatti quando i discepoli di Giovani Battista vanno da Gesù per capire chi è, lui risponde: Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, e beato colui che non si scandalizza di me (Mt 11,4-6), non c’è altro da aggiungere, basta anche solo questo affinché le persone all’epoca capissero chi è Gesù.  Sono i miracoli a far accrescere notevolmente e rapidamente la popolarità di Gesù, in alcuni racconti c’erano moltitudini di persone che lo seguivano, come i miracoli della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Nella vasta moltitudine non tutti erano veramente interessati al Regno di Dio, ma c’era solo il fascino di assistere ai miracoli e insieme la speranza di riceverne un giorno. Per questo motivo che Gesù per distinguere che vuole veramente seguirlo dice questo: chi mi vuole seguire rinneghi se stesso prenda la sua croce e mi segua perché chi vorrà salvare la propria vita la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia la salverà (Matteo 10,38-39).  La grande popolarità di Gesù fece anche suscitare l’invidia dei religiosi che fecero di tutto per contrastarlo, ma non riuscirono in alcun modo negare i miracoli, o a dimostrare che erano solo frutto di illusionismo, anche loro furono costretti a confermarli. Per infangare Gesù si sono dovuti inventare l’assurdità che le guarigioni erano frutto del demonio.

GLI INSEGNAMENTI TRAMITE I MIRACOLI

Il vangelo non ci narra tutti i miracoli di Gesù (cfr. Gv 20,30; 21,25). A volte gli evangelisti si limitano a menzionarli in termini generici (ad esempio Mc 1,34 e Mt 9,35), mentre altre volte li descrivono con lo scopo di veicolare degli insegnamenti morali, vediamone alcuni:

  1. La bontà e la misericordia di Dio
  2. La sua potenza senza limiti
  3. La totale supremazia sul regno delle tenebre
  4. Per ottenerlo bisogna chiederlo, quindi essere in comunione con lui
  5. Per ottenerlo bisogna avere fede
  6. Se si ottiene bisogna riconoscerlo e ringraziarlo
  7. Dio può adempiere ai bisogni dell’uomo

I 4 TIPI DI MIRACOLI

ESORCISMI:

Gli indemoniati di Gerasa MT 8,28-33. MC 5,1-20. LC 8,26-39

L’indemoniato muto 9,32-34

Gli spiriti impuri MT 12,43-45

Esorcismo di un ragazzo epilettico MT 17,14-20. MC 9,14-29. LC 9,37-43

Esorcismo a Cafàrnao MC 1,21-28. MC 1,32-34. LC 4,31-37

I demoni  riconoscono Gesù MC 3,11-12

La Figlia della donna a Tiro  MC 7,24-30

Quando uno spirito impure esce dall’uomo  LC 11,24-26

L’indemoniato cieco e muto MT 12,22

GUARIGIONI:

Guarigione lebbroso MT 8,1-4. MC 1,40-45. LC 5,12-16

Guarigione dei 10 lebbrosi LC 17,11-19

Il servo del centurione MT 8,5-13. LC 7,1-10

Guarigione suocera di Pietro MT 8,14-15. MC 1,29-31. LC 4,38-39

Compimento profezia sulle guarigioni MT 8,16-17. GV 12,37-43. MT 12,15-21

La grande folla che lo segue MC 3,7-10

Guarigione paralitico MT 9,1-8. MC 2,1-12. LC 5,17-26

La donna con le perdite di sangue MT 9,20-22. MC 5,25-34 . LC 8,43-48

Guarigione ciechi  MT 9,27-31. MC 10,46-52. MC 8,22-26. LC 18,35-42. MT 20,29-34. GV 9,1-12

Guarigioni varie MT 14,34-36. MC 6,52-56. LC 4,40.  LC 4,42-43

La donna cananea MT 15,21-28

Il sordomuto nella Decàpoli  MC 7,31-37

Gesù guarisce il figlio di un funzionario del re  GV 4,43-54

Guarigione paralitico in giorno di sabato  GV 5,1-18

Guarigione uomo dalla mano inaridita MC 3,1-6

Guarigione della donna curva LC 13,10-17. 

Guarigione orecchio a Malco LC 22,50-51

MIRACOLI SULLA NATURA:

La tempesta sedata MT 8,23-27. MC 4,35-41. LC 8,22-25

Moltiplicazioni dei pani e dei pesci  MT 14,13-21.  MT 15,29-39. MC 6,30-44 e MC 8,1-21. LC 9,10-17. GV 6,1-15

Gesù cammina sulle acque  MT 14,22-33. MC 6,45-52. GV 6,16-21

La trasfigurazione  MT 16,27-28. 17,1-9. MC 9,1-10. LC 9,27-36

La moneta d’argento per la tassa MT 17,24-27

L’albero di fichi  MC 11,12-14.   MC 11,20-21

La pesca miracolosa  LC 5,1-11

Trasformazione acqua in vino GV 2,1-12

RESURREZIONI:

Resurrezione del figlio di una vedova LC 7,11-17

Resurrezione di Lazzaro GV 11,1-46

Resurrezione figlia di Giairo, uno dei capi dei sacerdoti  MT 9,18-19 e 23,26. MC 5,1-24 e MC 5,35-43. LC 8,40-42.  LC 8,49-56

LE PARABOLE

A Gesù piaceva, da buon ebreo, usare un linguaggio figurato e per questo ricorreva alle parabole. Anche nell’antico testamento ci sono alcune delle parabole, ma essi sono molto più tipici nei vangeli. Esse sono un metodo d’insegnamento ebraico, quando si vuole dare un insegnamento, si racconta una storia che contengono degli insegnamenti. La sua comprensione deve essere capita non da un’analisi di ogni singolo elemento presente nella parabola, ma nel suo insieme.

CARATTERISTICHE DELLE PARABOLE

• È un racconto breve, ma completo, preso dalla vita comune.

• Con questo racconto di vita quotidiana si simbolizza un verità religiosa o morale.

 • Non si deve intenderla in modo analitico attribuendo un significato ad ogni elemento, ma, partendo dall’insieme degli elementi, concentrarsi sull’idea fondamentale.

 • Da questo pensiero fondamentale si trae una conseguenza pratica di facile e chiara applicazione nel campo religioso o morale.

• In molte parabole Gesù usa circostanze della vita quotidiana esagerandole artificialmente. Ad esempio, il seminatore che non sa seminare bene; il figlio prodigo trattato meglio del primogenito al suo rientro a casa; i lavoratori dell’ultima ora pagati in modo uguale a quelli delle prime ore, ecc. Ed è proprio questo elemento, esagerato, curioso e fuori posto, che fa pensare e apre una porta ad una realtà distinta e migliore, che ricalca la realtà di Dio

TIPOLOGIE DI PARABOLE

Le parabole più estese possiamo dire che sono 35 e quasi tutte si riferiscono al Regno di Dio. Tuttavia per il contenuto solitamente si dividono in vari gruppi:

Parabole del Regno di Dio

 Furono narrate durante il tempo del ministero in Galilea e solitamente cominciano nello stesso modo: “Il regno di Dio è simile a…” (“Il regno dei cieli si può paragonare a…”) Ad esempio la parabola del seminatore, della zizzania, del lievito, ecc. (cfr. Mt 13).

Parabole della misericordia

 In queste parabole si mette in rilievo la bontà e la misericordia di Dio verso il peccatore. Molte sono dirette ai farisei: un invito a gioire per la bontà di Dio. Ad esempio la parabola del figlio prodigo, della pecora perduta, ecc. (Lc 15).

Parabole di rimprovero

Si riferiscono al popolo giudeo che viene abbandonato da Dio per la sua ostinazione. Ad esempio la parabola del fico senza frutto (Lc 13,6-9), dei vignaioli (Mt 21,33-41), delle nozze (Mt 22,2-14).

Parabole morali

Esse contengono alcuni insegnamenti morali per la vita. A loro volta si possono suddividere a seconda del tema:

  1. l’amore al prossimo: il buon samaritano (cfr. Lc 10,25-37), parabola del convito – l’invito ai poveri (cfr. Lc 14,12-14), il perdono (cfr. Mt 18,23-35), il ricco e il povero Lazzaro (cfr. Lc 16,19-31), ecc.
  2. la vigilanza: il servo vigilante (cfr. Mc 13,34-37), il servo fedele e infedele (cfr. Mt 24,42-51), le dieci vergini (cfr. Mt 25,1-13), i talenti (cfr. Mt 25,14-30), ecc.
  3. atteggiamento verso Dio: l’amico inopportuno (cfr. Lc 11,5-8), la vedova perseverante (cfr. Lc 18,2-8), la scelta dei primi posti (cfr. Lc 14,7-11), il ricco stolto (cfr. Lc 12,13-21), il fariseo e il pubblicano (cfr. Lc 18,9-14), ecc.

IL REGNO DI DIO

CHE COS’È IL REGNO DI DIO

Il Regno di Dio costituisce senza dubbio il messaggio centrale della predicazione di Gesù e la proclamazione della sua venuta è la buona notizia, il vangelo in senso proprio: Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo. (Mc 1,14-15). L’espressione “Regno di Dio” o “Regno dei Cieli” come dice Matteo (seguendo la consuetudine giudaica di evitare di nominare, per rispetto, il nome di Dio) era sulla bocca di tutti e il popolo rapidamente la fece propria quando Gesù la usò nella sua predicazione. Si tratta di qualcosa che era stato annunciato nell’Antico Testamento e che, nella pienezza dei tempi, è arrivato. Per tanto non era una realtà geografica ma è composto da tutte quelle persone che realizzano la sua volontà di Dio.  Era l’espressione della regalità di Dio, di un nuovo rapporto tra Dio e il suo popolo, una nuova presenza dello stesso Dio nelle vicende umane. Potremmo definire il Regno di Dio come l’esercizio della regalità di Dio: è la presenza o manifestazione salvifica di Dio attraverso la venuta del Messia.

LE ASPETTATIVE DEI GIUDEI

Quando Gesù comincia la sua predicazione il prestigio del popolo giudeo, dominato dai romani, era molto basso. Esso desiderava ardentemente la venuta del Regno di Dio. Però, per i più, l’attesa riguardava una liberazione politico militare dal potere romano segnata da un nuovo benessere materiale per il popolo giudaico. Alla luce di questo si può capire la richiesta della madre dei figli di Zebedeo (Mt 20,21) e la domanda degli apostoli nel momento stesso dell’ascensione (At 1,6): “Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?”.

L’ANNUNCIO DI GESÚ

Per questo Gesù, fin dall’inizio, cerca di modificare la mentalità del popolo riguardo al concetto e alle aspettative della venuta del Regno di Dio. Egli semplicemente propone il Regno come qualcosa di nuovo rispetto agli annunci dei profeti. Nel messaggio di Gesù scompare l’imminenza della venuta del Regno, perché esso è già presente: agli accenni di ira della predicazione di Giovanni Battista subentrano quelli di grazia. Vi è un’escatologia dell’amore e del perdono in cui la grazia precede l’impegno. In altre parole è un invito a convertirsi, perché il Regno viene e non affinché venga. Nell’annuncio che il Regno Dio si è fatto vicino, compare il volto trinitario di Dio. Gesù mostra il volto di Dio! È un Dio non monolitico, ma relazionale nella sua stessa natura. La salvezza offerta da Gesù avviene attraverso il dono della vita (vita nel senso teologico della parola) che precede il perdono dei peccati. Il perdono stesso è iniziativa di Dio: il peccato è superato dall’azione di grazia. I segni che accompagnano l’annuncio del Regno sono la rivelazione e la presenza di Dio. È il messaggio che trasforma. Infatti un messaggio che non cambi la realtà non è credibile. Gesù non intercede per i miracoli, ma li compie: con essi mostra la sua identità. Regno e miracoli vanno insieme. Il messaggio di Gesù è una verità pratica che cambia le realtà e va al cuore dell’uomo. Per questo i segni sono indicatori dell’autorità del messaggio che cambia la realtà; cioè è Dio che parla e la sua parola è efficace, realizza ciò che dice. La stessa comunità dei discepoli, la Chiesa, è segno e strumento del Regno, il cui fine consiste nel predicare il Regno stesso. Essa, la Chiesa, è segno del “già e non ancora”. Nell’Antico Testamento la persona che annunciava era secondaria rispetto al messaggio, ma con Gesù essa non lo è più: c’è perfetta identità tra messaggio e Gesù. l’annuncio del Regno si trasforma in annuncio di Gesù , essendo il Regno la persona stessa di Gesù. Lui è il re del Regno di Dio che parla con autorità rivelando e auto testimoniando per se stesso. I segni e le profezie avverate testimoniano che Gesù è proprio quello che dice di essere. Mentre i giudei pongono il compimento della volontà di Dio nell’osservanza letterale della legge, Gesù proclama che l’uomo deve aprirsi all’azione di Dio, accogliere l’iniziativa divina che chiama ad un cambio radicale, a cambiare modo di pensare e di agire (da cui deriva la “conversione”): la salvezza non si merita, ma si riceve gratuitamente. È l’accoglienza della buona notizia: un invito ad iniziare un cammino nella fede. “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al vangelo” (Mc 1,15).

IL REGNO DESCRITTO IN PARABOLE

Attraverso le parabole Gesù non definisce il Regno di Dio, ma lo descrive come una realtà esperienziale totalizzante in cui siamo pienamente coinvolti. Il Regno di Dio è sempre un processo incontenibile che fa nuova la realtà. Possiamo dire che è una realtà di successo. Attraverso le parabole Gesù ci da delle preziose informazioni per capire le caratteristiche del regno e come funziona:

  • Cresce come un seme, seminato nella terra, senza fine, fino a portare frutto (Mc 4,26-29).
    • Agisce come un fermento incontenibile dentro la massa (Mt 13,33).
    • Nonostante la piccolezza dell’inizio, contiene una forza segreta che lo porterà fino alla sua piena realizzazione (Mc 4,30-32).
    • Richiede la collaborazione e lo sforzo di tutti i figli del Regno di Dio, che, più che essere semplici destinatari dei doni divini, sono agenti attivi attraverso i quali Dio stesso agisce (Mt 25,1-13; 25,14-30).
    • È sempre comunque un dono gratuito di Dio fatto per amore (Mt 20,1-16).
    • Incontra difficoltà e ostacoli; è una lotta (Mt 13,24-30).
    • Giungerà alla sua pienezza quando il Figlio dell’Uomo ritornerà nella sua gloria(Mt 25,31-46)

VERSETTI EVANGELICI

In seguito alcuni versetti dove Gesù parla del regno di Dio e il relativo commento

  1. Ma, se io scaccio i demòni per mezzo dello Spirito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio. MT12,28

Il regno di Dio è la presenza di Gesù che sradica il male nel mondo

  •  a voi (autorità giudaiche) sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti. MT 21,43

Il regno di Dio non è limitato a un popolo, ma può essere chiunque accetti Gesù come Messia

  • Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo. MC 1,15

La presenza di Gesù è il regno di Dio

  • Allora si avvicinò a lui uno degli scribi che li aveva uditi discutere e, visto come aveva ben risposto a loro, gli domandò: “Qual è il primo di tutti i comandamenti?”. Gesù rispose: “Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore;  amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c’è altro comandamento più grande di questi”. Lo scriba gli disse: “Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui;  amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici”. Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: “Non sei lontano dal regno di Dio”. Mc 12,28-24

Appartiene al regno chi rispetta questi 2 comandamenti

  • li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi. LC 9,2

Il regno di Dio porta guarigione agli ammalati

  • Ed egli rispose: “In verità io vi dico, non c’è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio,  che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà”. LC 18,29-30

Tutte le persone del mondo che accettano di seguire Gesù appartengono al regno e formano un grande famiglia

  • perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio. LC 22,18

Quando Gesù era in vita il regno di Dio era vicino, nel senso che solo Gesù era la presenza del regno. Dopo la sua morte, resurrezione e pentecoste il regno sono coloro che seguono Gesù

PRIME AZIONI PUBBLICHE DI GESÙ 2/2

DISCORSO INAUGURALE DI GESÚ A NAZARETH                                                                                   LUCA 4,16-30 

Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:

Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi,
a proclamare l’anno di grazia del Signore .

Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”. Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: “Non è costui il figlio di Giuseppe?”. Ma egli rispose loro: “Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!””. Poi aggiunse: “In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro”. All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

GESÚ IN SINAGOGA

Come era in uso tra il popolo ebraico, tutti i sabati, gli ebrei si recano in sinagoga dove alcune persone ritenute degne amministrano il culto con un canone di preghiere in ebraicoformalizzato e fissato insieme a letture dei testi sacri con i relativi commenti. Per le letture le sinagoghe custodivano i SEFER, ovvero i rotoli della scrittura. Gesù per i suoi compaesani era considerato una degno di presiedere il culto e di certo al momento di questo episodio non era la prima volta che svolgeva questo compito. Da come sembra nei vangeli, aveva già iniziato a predicare a fare miracoli (Lc 4,23),  e gli abitanti di Nazareth questo lo sapevano. Ma nessuno poteva immaginare che quel l’uomo che hanno conosciuto fin da bambino, insieme alla sua famiglia era proprio il Messia, il figlio di Dio e nessuno si aspettava quello che stava per dire.

LA LETTURA

Quello che Gesù legge è Isaia 61, si tratta di un capitolo dove si presenta la missione di un profeta, pur essendo state scritte da Isaia, appartengono a Gesù Cristo. Fu lo spirito di Cristo stesso che guidò Isaia a scrivere queste parole. Gesù legge solo i primi versetti, perché per il momento solo quelli si realizzano, gli altri riguarda la seconda venuta di Cristo. Infatti il versetto appena seguente sarebbe stato: il giorno di vendetta del nostro Dio  (2): Gesù è venuto per salvane non per condannare.  Troviamo anche questo: il Signore Dio farà germogliare la giustizia e la lode davanti a tutte le genti. (11) Questo versetto riguarda il futuro, per ora nel mondo non c’è ancora giustizia. Gesù legge e applica a se stesso solo quello che concerne la sua prima venuta. Farò un breve commento per ogni frase di ciò che lesse Gesù:

Lo Spirito del Signore è sopra di me …

Quando Gesù era in terra, Lo Spirito Santo era su Lui. Questo è un riferimento al battesimo di cui è stato analizzato precedentemente. Lo Spirito Santo venne su varie persone nella Bibbia, permettendo loro di compiere certi atti. Però, venne sempre in un modo limitato. Invece, lo Spirito Santo venne su Gesù senza limiti, come leggiamo in Giovanni 3,34.

… per questo mi ha consacrato con l’unzione …

L’“essere unto” nella Bibbia descrive l’essere scelto da Dio per un ministero. Nell’Antico Testamento, tre categorie di uomini furono unti: chi serviva come re, chi come profeta, e chi come sacerdote. Gesù Cristo è il vero re, il vero profeta, e il vero sacerdote. L’unzione di Gesù non fu fisica ma spirituale, fu lo Spirito Santo a ungere Gesù.

… e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio…

Il vangelo è annunciato ai poveri, in questo caso si intente poveri nel senso spirituale, cioè a coloro che sono disposti ad ascoltare la parola e pongono tutte le sue sicurezze in Dio solo, contrariamente a coloro che hanno il cuore indurito e ostinato: gli abitanti di Nazareth, suoi concittadini. I poveri diventano una categoria non più sociale, ma teologica. Gesù parla dei  poveri in spirito nelle beatitudini (Matteo 5,3) Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

… a proclamare ai prigionieri la liberazione …

Questo versetto va letto in chiave cristologica, Gesù non è andato nelle carceri a liberare i prigionieri, ma è venuto a liberare gli uomini che sono prigionieri e schiavi del peccato (Gv 8,31-42). Un esempio è Zaccheo (Lc 19,1-10) liberato dalla schiavitù del materialismo ritrova la libertà in Cristo.

… e ai ciechi la vista …

Questa parte non è presente in Isaia 61, ma è presente in altri capitoli sempre di Isaia (29,18; 35,5-6; 42,7). Luca lo aggiunge per rendere più completa la missione del Messia, in questo caso riguarda i miracoli di guarigioni operati da Gesù.

… a rimettere in libertà gli oppressi …

Al tempo di Gesù c’erano delle categoria sociali che rimanevano emarginate dalla vita religiosa e quindi socialmente oppressi. Il messaggio di Cristo non esclude nessuno, anzi sono spesso gli emarginati ad accogliere per primi Gesù nella loro vita, infatti accogliere Gesù significa lasciarsi investire dalla benevolenza e dalla misericordia di Dio.

… a proclamare l’anno di grazia del Signore .

L’anno di grazia si riferisce all’anno del giubileo. Secondo la legge di Mosè (Lv25) in quell’anno lo schiavo poteva ritornare nella sua proprietà di origine, anch’essa resa libera nella stessa circostanza. Il Nuovo Testamento accettò di fatto la schiavitù perché la società non era ancora pronta per abolirla ( Ef 6,8; Col 3,22; Fm 16), ma enunciò i fondamenti dottrinali, che, alla fine, avrebbero portato all’abolizione della schiavitù ( Gal 3,28).

LA REAZIONE DEGLI ABITANTI DI NAZARETH

l’automanifestazione di Gesù viene rifiutata con una gradazione crescente: Inizialmente lo stupore,  segue la risposta polemica, poi l’ira e infine la cacciata violenta. Gli uomini di Dio non vengono accolti in patria, loro lo hanno visto crescere e vivere insieme per tanti anni, sanno che è un buon ebreo, ma pare troppo strano che è proprio lui l‘unto di Dio, il Messia. Gesù vedendo una reazione molto diffidente cita due episodi dell’antico testamento, dove Dio manifesta la sua misericordia a degli stranieri, anziché al suo popolo. Questo a causa della lontananza del popolo ebraico nei confronti di Dio. Per un ebreo orgoglioso questi episodi sono un’umiliazione e averli citati gli fa andare su tutte le furie. In quanto Gesù paragona loro, con quei antichi ebrei che non accogliendo i profeti del tempo non ricevono le benedizioni di Dio, allo stesso modo  la cui incredulità nei confronti di Gesù si manifesta come una chiusura, che impedisce di operare miracoli. Vediamo quali sono questi due episodi:

  1. LA VEDOVA DI SEREPTA (1 RE 17,9-16)

In questo brano la terra è colpito da una lunga carestia. C’arano tante vedove nella terra d’Israele, ma il Signore in nessuna di loro ha trovato fede, per questo manda Elia da questa vedono in una città della Fenicia. Lei nonostante le scarse risorse, condivide quel poco con Elia facendo una focaccia anche per lui con la promessa che nessuno morirà di fame. La vedova si fida e il Signore può benedirla. In seguito Elia resusciterà anche il figlio della vedova.

  • NAAMAN IL SIRO (2 RE 5)

Naamàn era il comandante dell’esercito di Aram, considerato un eroe, ma malato di lebbra. Venne a conoscenza della grandezza del Dio d’Israele, che poteva liberarlo da questa malattia. Si recò da Eliseo che gli disse di bagnarsi sette volte nel Giordano e sarebbe guarito. Inizialmente non volle andare, ma dopo varie insistenze fece ciò che Eliseo aveva detto e guarì.

PRIME AZIONI PUBBLICHE DI GESÙ 1/2

LE NOZZE DI CANA                                                                                                                     GIOVANNI 2,1-11

Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: “Non hanno vino”. E Gesù le rispose: “Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora”. Sua madre disse ai servitori: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”. Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: “Riempite d’acqua le anfore”; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: “Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto”. Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: “Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora”. Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

UN PRIMO SEGNO DI UNA NUOVA ERA

Nel racconto delle nozze di Cana di Galilea, Gesù diede inizio ai suoi miracoli. Egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui  (Gv 2,11). Questo versetto conclusivo della narrazione del miracolo, ne mostra il vero significato: Una rivelazione messianica. Molti i tratti messianici presenti: il contesto del banchetto e delle nozze (Gesù è lo sposo messianico), l’abbondanza del vino e la sua qualità, l’acqua preparata per le abluzioni rituali trasformata in vino (l’antica legge cede il posto alla nuova). Il miracolo è un segno attraverso il quale Gesù si manifesta. Per Giovanni il segno è l’azione di Gesù, in questo caso l’acqua trasformata in vino. I segni, nel linguaggio biblico, si intente qualcosa di straordinario che compie Dio, e l’uomo non avrebbe mai potuto compiere, o non si sarebbe potuto compiere per puro caso. Si tratta di un modo che Dio comunica con l’uomo, anche in forma enigmatica. Questo è il primo segno che Gesù compie in pubblico manifestando qualcosa di se stesso, non con parole, ma con fatti. È un invito a credere nella sua persona. Gesù manifestò la sua gloria, cioè si manifestò come il salvatore e l’inviato di Dio. Con il miracolo a Cana Gesù inaugura un tempo nuovo, simboleggiando il passaggio a una nuova economia salvifica: Non più l’acqua che purifica, come per le usanze ebraiche, ma la fede in Gesù. È giunta l’ora del nuovo, della vita nuova. L’Antico Testamento cede il posto al Nuovo Testamento. Sta nascendo l’uomo nuovo. È un segno che mostra la generosità di Gesù: come il vino fu abbondante, così donò se stesso senza risparmio, fino in fondo e totalmente. Il vino nuovo viene dato dal vero sposo, che è Gesù. È lui che dona il buon vino! Il significato di questo segno presagisce la sua missione sulla terra, ma quel giorno il significato non fu colto per le persone presenti a eccezione dei discepoli che credettero in lui. Durante la vita di Gesù ci furono molti altri segni, quello definitivo fu la vita donata sulla croce. E lì che Gesù manifesterà la sua gloria in pienezza, l’ora della glorificazione definitiva. Gli altri segni non fanno altro che preparare questo momento del grande segno, il passaggio dalla morte alla vita, dalle tenebre alla luce, dall’acqua al vino nuovo. Giovanni non parla dell’istituzione dell’eucaristia, ma ci parla del segno del vino (cap. 2) e del pane (cap. 6). Lungo il suo vangelo, Giovanni parla dell’eucaristia, di Gesù stesso vero pane e vero vino, la Parola che si fa carne. Chi crede e mangerà questa carne, avrà la vita.

IL RUOLO DI MARIA

Nel vangelo di Giovanni, Maria appare solamente due volte: nel primo segno e nell’ultimo, quando Gesù muore in croce. È lei che è presente alla prima e all’ultima ora: è il modello del discepolo attento e fedele. In questo racconto troviamo anche Maria madre di Gesù protagonista della vicenda. Lei incoraggia Gesù a compiere un miracolo per risolvere una problematica. Nei banchetti il vino era importante. Gesù risponde in maniera che a noi potrebbe sembrarci sgarbata: Donna, che vuoi da me? Ma in realtà si tratta di un modo dire ebraico, usato da chi intende mantenere una certa distanza rispetto al proprio interlocutore. Non è una espressione sgarbata, che infatti Gesù accetta l’incoraggiamento e compie il miracolo. I protestanti usano invano questa risposta di Gesù per mettere in discussioni i dogmi cattolici su Maria.

LE TENTAZIONI DI GESÚ

Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo (Lc 4,1-2). Nel battesimo nel Giordano, Gesù ricevette un segno, che gli donò una nuova e maggiore consapevolezza di se stesso e della sua vocazione. Questo non significa che ciò gli fosse nascosto anteriormente. Già dalla sua infanzia egli sapeva chi era e aveva un’idea della sua missione (Lc 2,49). Però come uomo sperimentò la legge della crescita in tutte le sue dimensioni, anche di conoscenza e consapevolezza: “Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.” ( Lc 2,52). La voce del cielo udita sulle sponde del Giordano gli confermò che la sua missione di Messia assomigliava a quella del Servo di Dio, descritto nel libro del profeta Isaia. Fu un’esperienza forte e non stupisce che abbia sentito la necessità di ritirarsi nel deserto, sospinto dallo Spirito stesso, “per essere tentato dal diavolo” ( Mt 4,1) Tutta l’umanità inclusa la chiesa è esposta alle tentazioni, Gesù non può essere da meno. Anche lui si sottopone a questa dura, nel deserto dopo 40 giorni di digiuno, nel momento in cui è più debole, arrivano le tentazioni. Di fronte alle difficoltà, al dolore, al sacrificio, alla morte sorge la tentazione di scegliere altre strade più comode. Saranno queste che il tentatore proporrà a Gesù. Superando le tentazioni prima di iniziare pubblicamente il ministero dimostra aver aderito completamente alla volontà del Padre e di conseguenza di essere degno di compiere la missione. Questa non sarà l’ultima volta in cui Gesù subisce tentazioni, per tutta la vita sarà sempre sottoposto a tentazioni. Luca e Matteo ci presentano un quadro simbolico dei tre tipi di tentazione. Sono tre tentazioni che si possono riassumere in una sola: abbandonare o modificare la strada indicata da suo Padre.  Quelle nel deserto erano collegate con la sua vocazione. Su ognuna di esse egli trionfò. Qui possiamo vedere un parallelo: Dove Israele non aveva retto alla tentazione, Gesù dimostra invece assoluta fedeltà a Dio. Questo  è un esempio per tutti, che le tentazioni si possono superare e vedremo anche come superarle. durante tutta la sua vita.

IL DESERTO

Per comprendere meglio l’andata di Gesù nel deserto, dobbiamo sapere ciò che questo significava per i giudei. Nel deserto i loro padri passarono 40 anni prima di entrare nella terra promessa ed è lì dove Mosè ed Elia ebbero esperienze di preghiera e di digiuno di 40 giorni in vista delle loro rispettive missioni (Es 24,18 e 1Re 19,8). Il deserto era prima di tutto il luogo dell’incontro con Dio e della preparazione per le grandi missioni. È nel deserto che Mosè ed Elia conobbero il Signore. Anche Gesù andò nel deserto prima di iniziare la sua missione. Aveva bisogno di conoscere la volontà del Padre e stare in preghiera con Lui. Così durante la vita pubblica sarà sua abitudine ritirarsi in luoghi solitari per ascoltare e parlare con il Padre e cercare come rimanere nella linea che gli era stata indicata nel battesimo.

LA PRIMA TENTAZIONE

Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane”. Ma egli rispose: “Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio“. (Matteo 4,3-4)

Gesù sapeva che, come ogni uomo, doveva lottare, sopportare privazioni, stanchezza, calunnia, persecuzione e abbandono. La risposta non è stata nella fuga, ma nella volontà del Padre: questo è il vero cibo (Gv 4,34). La vera motivazione profonda è amare Dio e fare la sua volontà, a qualunque prezzo. Infatti l’uomo vive della parola che esce dalla bocca di Dio, della Parola, della risposta di Dio e della comunione con lui. È un atteggiamento di fiducia: è scegliere le sue soluzioni. Gesù dipende totalmente da suo Padre. Gesù antepone il servizio di Dio alle necessità materiali.  Gesù risponde con la Citazione di Dt 8,3: la vita del Figlio di Dio è caratterizzata dall’ascolto del Padre, dall’obbedienza ai suoi disegni. La tentazione qui è usare i miracoli per il proprio beneficio. Il compiere un miracolo a proprio beneficio lo avrebbe fatto deviare dalla sua missione, essere uomo tra gli uomini, necessaria per la salvezza dell’umanità. Perciò la volontà di Dio ha priorità sulle necessità materiali. Un altro esempio per questo tipo di tentazione lo troviamo in Marco 8,11, quando i farisei chiedono un miracolo per metterlo alla prova.

LA SECONDA TENTAZIONE

Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”. Gesù gli rispose: “Sta scritto anche: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”. (Matteo 4,5-7)

Sarà una tentazione frequente. In varie occasioni il popolo ha voluto proclamarlo re (ad es Gv 6,15). Era la tentazione del potere, del dominio sul popolo, del credere che la felicità consiste nell’avere e che il regno di Dio si realizza in questa via. La tentazione dell’esibizionismo, usare la potenza di Dio, non per fare del bene al prossimo, ma per attrarre l’attenzione concentrando la gloria su se stesso. La stesse tentazione arriverà quando i farisei  incominciarono a discutere con lui, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova” (Mc 8,11). Gesù venne a servire gli uomini, non a essere servito. Il suo servizio consiste nel dare la vita (Mt 20,28). Solo Dio deve essere adorato e la vera adorazione consiste nell’adempiere fedelmente la volontà del Padre e la missione ricevuta da Lui. Il nostro culto è offrire noi stessi a Dio come offerta sacra e gradita (Rm 12,1). Il vero culto è la sottomissione a Dio. Da notare come il diavolo per ingannarlo usa la scrittura (Salmo 91,11-12), Ma Gesù ha l’abilità di confrontare scrittura con scrittura (Dt 6,16) per comprendere la vera volontà di Dio. la fede non mette Dio alla prova, ma si affida alla sua bontà.

LA TERZA TENTAZIONE

Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: “Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai”. Allora Gesù gli rispose: “Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”. Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano. (Matteo 4,8,-11)

Quello che il diavolo propone è raggiungere l’obbiettivo di regnare sulla terra segna passare dalla croce e quindi senza aderire al piano di Dio. Tutto questo violando il primo comandamento (Dt 6,13). Dio è l’unico punto di riferimento, l’unica sicurezza. Rinunciare a camminare nella fede per piegare il piano di Dio a nostro vantaggio è peccato. È la tentazione di chi ha paura di affidarsi totalmente a Dio. È anteporre la nostra volontà a quella di Dio. Gesù sa che non è Dio che deve convertirsi a lui, ma è lui che deve aderire al Padre. Gesù vuole essere l’umile servo: per questo è nato. La stesse tentazione si ripeterà con Pietro quando cercò di trattenerlo dal cammino della passione e della croce, oppure quando inchiodato alla croce, la gente gli griderà: “…Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!… È il re d’Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo” (Mt 27,40.42). Ma Gesù aveva già scelto quando nell’Orto degli ulivi disse al Padre di fronte alla morte: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (Lc 22,42)

RIASSUMENDO

Per queste tentazioni prese da Marco sono ambientate durante i 40 giorni di Gesù nel deserto. La soluzione è sempre la medesima: la volontà perfetta del Padre sopra ogni cosa, questa è la vera felicità e la nostra missione. È segno di fede e di amore. Da notare che in tutte le tentazione, Gesù non perde tempo a discutere con il diavolo, ma va direttamente alle scritture, dicendo “sta scritto”. Il diavolo davanti alla parola di Dio e alla fede non può nulla, rimane sempre sconfitto. Questo è anche un esempio per noi per come si sconfiggono le tentazioni.