In questa parte andremo ad analizzare i termini che compaiono nella Bibbia quando si parla dei KERUVIM che puntualmente Biglino e gli altri “liberi pensatori” impegnati in tutti i modi di annientare le scritture, affrontano dando una interpretazione in chiave ufologica. uno dei versetti più significativi lo troviamo in Ezechiele 3,13:
Era il rumore delle ali degli esseri viventi che le battevano l’una contro l’altra e contemporaneamente il rumore delle ruote e il rumore di un grande frastuono ( Ezechiele 3,13).
GLI ESSERI VIVENTI – CHAYOT חַיּוֹת :
Questo termine viene usato come pseudonimo per indicare i KERUVIM, questo lo sappiamo anche perché è la stesso Ezechiele a dirlo: Erano i medesimi esseri che io avevo visto sotto il Dio d’Israele lungo il fiume Chebar e riconobbi che erano cherubini. (Ezechiele 10,20). Riguardo questo termine Biglino nel libro “Il dio alieno della Bibbia” scrive: i “viventi” su cui si sono esercitati secoli di esegeti nel tentativo di definirne forma e sostanza allegorica, metaforica, mitica, esoterica… sono appunto i cherubini. Come se fosse solo lui a sapere che i cosiddetti “esseri viventi” sono i cherubini e i teologi fossero ancora li a cercare di capire cosa siano, e questo non è onesto da parte sua. Secondo Biglino la parola CHAYOT indica una radice che esprime l’dea di movimento autonomo che farebbe pensare alle eliche o a delle turbine di un oggetto volante. Quindi Ezechiele osservando le eliche di quest’astronave, vedendo che si muovevano da sole, le chiama usando il termine CHAYOT. Una spiegazione che è stata ritenuta esaustiva dai suoi fan, ma ci sarebbe una domanda semplice da fare: È così difficile notare quanto sia paradossale che Ezechiele usi il termine che significa “essere vivente” per indicare un oggetto che non è per nulla un essere vivente? Il termine CHAYOT grammaticalmente è un sostantivo plurale femminile a motivo della sua desinenza OT. La versione al singolare è CHAYAH; questa è la parola di cui andremo a vedere cosa ci dice il dizionario:
Alla luce del dizionario possiamo affermare che viene usato esclusivamente in riferimento ad esseri viventi tipo animali o uomini in un contesto di gruppi come un distaccamento militare. Può avere anche un significato astratto come vita, vitalità, ecc.… Non c’è nessun riferimento a un generico movimento autonomo usato anche per descrivere entità non viventi, ma che hanno una sorta di movimento autonomo provocato da elementi meccanici. Se facciamo un esempio classico come il mulino che possiede un movimento autonomo pur non essendo un essere vivente troveremo che in ebraico si dice: TACHANAH oppure TECHON.
In entrambi i casi non hanno nulla a che fare con il termine o con la radice di CHAYACH anche se stando alla definizione generale che darebbe Biglino sarebbe un esempio che cascherebbe a pennello. Quindi interpretare il termine CHAYOT come un oggetto meccanico che muove si autonomamente è del tutto fuorviante. Se Ezechiele avesse veramente visto ciò che Biglino afferma; che termine avrebbe potuto usare? Nell’ebraico contemporaneo, attualmente in uso in Israele come lingua ufficiale, per dire “automa” si dice GOLEM. Solitamente i termini che descrivono concetti moderni che nell’ebraico biblico non è presente nessun termine corrispettivo, vengono usate altre lingue come l’Yiddish, usate con il ruolo di tappabuchi, ma nel caso del termine GOLEM, troviamo questo vocabolo anche nella Bibbia, in un solo versetto:
Salmo 139,16 Ancora informe (GOLEM גֹּלֶם ) mi hanno visto i tuoi occhi erano tutti scritti nel tuo libro i giorni che furono fissati.
Nella Bibbia è tradotto come “informe” e nel dizionario lo troviamo come “embrione?”, ma nel momento in cui compare una sola volta nella Bibbia non è facile stabilire un significato adeguato. Eppure è stato scelto questo termine per indicare un “movimento autonomo” in quanto il versetto fa riferimento a un bambino nel grembo materno che inizia a muoversi autonomamente, quindi il termine GOLEM è quello che si avvicinerebbe di più al concetto di “movimento autonomo” e se fosse stato presente questo termine allora la teoria di Biglino sarebbe stata più fattibile, ma dal momento che troviamo invece il termine CHAYOT possiamo essere più che certi che non ha nulla a che fare con ciò che descrive Biglino. Nelle pagine successive vedremo tutte le caratteristiche di questi “viventi”.
LE ALI – KANAF כָּנָף:
Secondo Biglino l’etimologia della parola KANAF indica un qualcosa che copre, quindi si tratta di un oggetto con lo scopo di coprire qualcosa. Biglino ricorre spesso all’etimologia per far allontanare il lettore dal significato reale del termine. Saper l’etimologia di una parola può essere interessante e curioso, ma non aiuta affatto a comprendere il significato della parola, infatti come accade spesso dall’etimologia al significato reale spesso non hanno molto a che fare. Biglino afferma che KANAF non si riferisce ad ali come possono essere quelle di un uccello o a quelle che per la visione teologica sono ali degli angeli, ma di semplicemente delle generiche estremità. Nel versetto che stiamo analizzando (Ezechiele 3,12-13), in riferimento alle ali troviamo: le battevano l’una contro l’altra. Letteralmente: ”univano verso sua sorella”. Questo dettaglio esclude a priori che il termine KANAF si riferisca a pale d’elica oppure a una turbina o a qualche altro congegno meccanico, ma è chiaro che quelle “estremità” sono delle ali con un’apertura talmente ambia da toccarsi l’una con l’altra alla massima apertura. Le estremità delle pale di un elicottero ruotano attorno a un asse mantenendo sempre la stessa distanza, senza mai toccarsi, una descrizione che non coincide affatto con quello che dice il versetto, eppure Biglino nel suo libro inserisce una raffigurazione di come secondo lui appariva il KERUVIM, disegnando un veicolo con le eliche, un immagine totalmente fuorviante. Un altro dettaglio interessante lo troviamo nel capitolo 10 di Ezechiele:
Nei cherubini appariva la forma di una mano d’uomo sotto le loro ali. (Ezechiele 10,8)
Questo versetto dice chiaramente che sotto al KANAF sono presenti delle mani d’uomo; questo indica che i KERUVIM hanno forma antropomorfa con l’aggiunta di ali similmente a come vengono abitualmente raffigurati. Da notare che non troviamo solamente scritto “mano”, ma troviamo “mano d’uomo”, così Biglino non ha potuto inventarsi che quest’mano era in realtà un attrezzo meccanico che ricordava la forma della mano ma aggiungendo “d’uomo” questo indica una forma antropomorfa e preclude da ogni speculazione. Andiamo ora nel libro di Isaia al capitolo 6, dove è presente una visione della scena celeste simile a quella di Ezechiele con la diversità che Isaia vede dei Serafini al posto dei Cherubini:
Nell’anno in cui morì il re Ozia, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini; ognuno aveva sei ali: con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava. Proclamavano l’uno all’altro, dicendo:
“Santo, santo, santo il Signore degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria”. (Isaia 6,1-3)
Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente … (6)
La parola serafini (SERAFIM שְׂרָפִים) richiama una radice ebraica che significa “bruciare”; il fuoco è simbolo abituale della manifestazione divina. Questo brano non è citato da Biglino nei suoi libri, in quanto non c’è modo di identificare i serafini come mezzi meccanici volanti. Vengono chiaramente citati elementi antropomorfi quali, il viso, i piedi e la mano e non possono essere travisati, ma la prova che si trattano di esseri senzienti si vede dal fatto possono parlare, in questo caso proclamano la gloria del Signore. Troviamo infine che hanno addirittura 6 ali (KANAF) e trovandoci di fronte a una figura antropomorfa non possono essere identificati come semplici “estremità” di un veicolo. La stessa cosa vale anche per i KERUVIM con la differenza che le descrizioni di questi esseri celesti sono sparse in vari versetti ed è meno chiara rispetto ai SERAFIM per questo motivo Biglino ha trovato modo di specularci sopra tentando di identificare la parla KANAF come semplici “estremità”.
LE RUOTE – OFANYM אוֹפַנִּים:
La prima domanda che verrebbe in mente: Cosa ci fanno delle ruote accanto ai cherubini e che caso sono? Secondo Biglino erano dei congegni su cui poggiavano i velivoli chiamati KERUVIM. Nel dizionario alla parola OFANYM troviamo il significato di ruote, ma questo non significa che ciò che vide Ezechiele furono delle ruote come quelle di un carro. Ezechiele le descrive come due cerchi uno dentro l’altro e aveva un aspetto splendente come se fossero fatte di crisolito, una pietra preziosa che può essere trasparente o traslucida, di colore giallo o verde-giallastro. Per sapere meglio cosa siano questi strani soggetti dobbiamo addentrarci nel libro apocrifo di Enoch. In questo libro, ritenuto sacro per alcune confessioni cristiane come i copti d’Egitto compaiono anche qui gli OFANYM. Enoch, uno dei patriarchi citati in Genesi, intraprende un viaggio mistico insieme a due angeli per visitare i cieli. Esistono una totalità di sette cieli ed è proprio il settimo cielo che compaiono i KERUVIM insieme agli OFANYM che stanno attorno al trono o meglio alla presenza di Dio e non si allontanano mai. In particolare gli OFANYM vengono classificati nel libro di Enoch come angeli incorporei, cioè senza corpo fisico, esseri spirituali fatti da una sostanza non materiale sempre a stretto contatto come i KERUVIM o il KAVOD di YHWH. Secondo la testimonianza di Enoch possiamo dire che gli OFANYM non sono affatto un oggetto materiale, ma qualcosa di immateriale e incorporeo strettamente legato ai KERUVIM e non qualcosa di terreno come le ruote di una carrozza o un avanzato mezzo di trasporto; per cui risulta assai improbabile che un quid di immateriale possa servire da appoggio a un quid di materiale.