IL BATTESIMO DI GESÚ

Dopo un periodo di vita nascosta a Nazareth, con il battesimo inizia una nuova fase della vita di Gesù: una vita pubblica, che conduce direttamente al centro dell’evento pasquale. In Atti 1,22 e 10,37-38 si vede chiaramente che nella comunità primitiva il battesimo di Gesù è considerato il punto di partenza della sua vita pubblica. Ciò che successe dopo il battesimo, gli evangelisti lo presentano come una scena di rivelazione. Marco lo descrive nel seguente modo:

In quei giorni Gesù venne da Nazareth di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, uscendo dall’acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. E si sentì una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto” (Mc 1,9-11).

I brani evangelici che descrivono il battesimo di Gesù identificano 3 fasi del battesimo:

  1. APERTURA DAL CIELO
  • DISCESA DLLO SPIRITO
  • VOCE DAL CIELO
  1. APERTURA DAL CIELO

Il cielo sta ad indicare sia il luogo della presenza divina, sia la realtà divina stessa; parlare di cielo significa parlare di Dio. In questo caso il battesimo di Gesù è opera divina e frutto di iniziativa divina. Nell’Antico Testamento si parla più volte dell’apertura o chiusura dei cieli. Quando un grande profeta riceve la chiamata per iniziare il suo ministero troviamo “l’apertura dei cieli” vediamo 2 esempi:

Il cinque del quarto mese dell’anno trentesimo, mentre mi trovavo fra i deportati sulle rive del canale Chebar, i cieli si aprirono ed ebbi visioni divine (Ezechiele 1,1).

Guarda dal cielo e osserva dalla tua dimora santa e gloriosa… Se tu squarciassi i cieli e scendessi ! Davanti a te sussulterebbero i monti (Isaia 63,15.19).

Anche nel battesimo di Gesù non poteva mancare l’apertura del cielo che sta a significare l’inizio dell’attività pubblica di Gesù. È l’esperienza della presenza e dell’intervento di Dio. Gesù appare come un nuovo Mosè che porta a compimento le aspirazioni e le speranze dell’Antico Testamento.

Nell’Antico Testamento, quando lo Spirito scendeva su una persona (o ne prendeva possesso), lo faceva per comunicarle la forza divina, affinché potesse compiere la missione liberatrice a favore del popolo di Dio. Ad esempio il giudice Gedeone (Gdc 6,34), il re Saul (1Sam 10,6), il profeta Eliseo (2Re 2,9). Si sapeva che il Messia avrebbe ricevuto più di tutti gli altri la pienezza dello Spirito di Dio. Nel libro di Isaia ciò viene affermato più volte:

  • Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore (Is 11,2)
  • Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio Spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni (Is 42,1)
  • Lo spirito del Signore Dio è su di me perché mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione ai prigionieri (Is 61,1).

Scendendo su Gesù, lo Spirito lo rivela come pieno del potere di Dio (At 10,38), come il Messia, annunciato dai profeti, che inizia la sua missione liberatrice.

  • VOCE DAL CIELO

Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto (Lc 3,22): così parlò la voce del cielo. Queste parole dicono chiaramente che Gesù non è solo un semplice profeta, ma bensì il Figlio di Dio.  Agli occhi degli apostoli e dei primi cristiani, questo ricorda dei passaggi dell’Antico Testamento, molto importanti e che chiariscono il mistero di Gesù, andiamo per ordine:

In 2Samele 7,14 troviamo la profezia di Natan quando Dio promise a Davide un regno senza fine per un suo discendente

Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile il trono del suo regno per sempre. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio.

In questa parte sottolineata troviamo una metafora si indica la strettissima relazione che si costituisce tra Dio e il re al momento dell’ascesa al trono. Troviamo per la prima volta che questo sovrano che regnerà per sempre sarà il figlio di Dio, si sta parlando proprio del Messia Gesù.

L’espressione: “Figlio di Dio” la troviamo anche nel Salmo 2. In questo salmo regale si esprime la certezza che il Signore sosterrà sempre il suo consacrato, nonostante i mutamenti e le alterne vicende della storia. Tutto ciò in Israele si rendeva visibile nella dinastia davidica, depositaria delle promesse e delle benedizioni messianiche.

Io stesso ho stabilito il mio sovrano sul Sion, mia santa montagna”. Voglio annunciare il decreto del Signore. Egli mi ha detto: “Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato. (Salmo 2,6-7)

Dopo la resurrezione gli apostoli scoprirono che queste parole si applicavano molto bene a Gesù: At 13,33 e Eb 1,5.

Gesù in Matteo 22,41-45 sfida i farisei con una domanda. Cita il salmo 110,1 che si ricollega al salmo 2

Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra finché io ponga i tuoi nemici sotto i tuoi piedi (Salmo110,1)

Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?”. Nessuno era in grado di rispondergli e, da quel giorno, nessuno osò più interrogarlo. (Matteo 22,45-46)

Secondo la cultura ebraica un padre non chiamava mai “Signore” un figlio, ma in questo caso il messia è discendente di Davide (vedi 1,19,27); ma Gesù è anche superiore a Davide: che è il suo Signore. I farisei sono in difficoltà perché non credono che il Messia sarebbe stato il figlio di Dio.

SIGNIFICATO DEL BATTESIMO DI GESÚ

Riassumiamo tutto quanto nei seguenti punti:

  • Gesù con il battesimo si manifesta come il Messia atteso.
  • Gesù, con il suo battesimo, dà inizio ad una tappa speciale nella storia della salvezza.
  • Gesù-Messia ha la pienezza dello Spirito di Dio perché è proprio il Figlio di Dio
  • Gesù è inviato da Dio, sarà un Messia con le caratteristiche del Servo di Dio, solidale con i peccatori. Viene mediata l’idea della sottomissione: il servo non agisce in nome proprio, ma in nome di Colui che lo ha mandato. Il figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire… ( Mc 10,45)

Vengono presentate 3 idee:

  • la dignità regale di Gesù   ( Sal 2,7)
  • La natura di figlio di Dio, unico e diletto (Gen 22,2)
  • La missione che deve compiere per Dio e per l’umanità (Is 42,1)

L’episodio del battesimo già contiene in germe l’annuncio della passione di Gesù (Lc 12,50) e della sua resurrezione (Eb 1,13). È il riassunto di tutto il vangelo, della buona notizia della nostra salvezza. È anche una scena dove viene presentata la trinità nella sua interezza, Gesù che viene battezzato, lo Spirito Santo che scende su di lui per rivestirlo di potenza e la voce di Dio che presenta Gesù come Messia. La Santa trinità da inizio alla missione di Cristo che sarà una svolta per la storia della salvezza dell’umanità.

IL MESSAGGIO DI GIOVANNI BATTISTA

In questa parte approfondiremo il messaggio e gli insegnamenti di Giovanni battista per preparare il popolo alla imminente venuta del Messia. L’idea centrale della sua predicazione era la venuta del Messia e la necessità di cambiare vita, un cambio profondo e totale Riporto qui sotto i versetti sulla predicazione di Giovanni, successivamente i relativi commenti:

Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: “Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile”. (Matteo 3,5-12)

Le folle lo interrogavano: “Che cosa dobbiamo fare?”. Rispondeva loro: “Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto”. Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: “Maestro, che cosa dobbiamo fare?”. Ed egli disse loro: “Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato”. Lo interrogavano anche alcuni soldati: “E noi, che cosa dobbiamo fare?”. Rispose loro: “Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe”. (Luca  3,10-14)

vedendo Gesù venire verso di lui, disse: “Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele”.
Giovanni testimoniò dicendo: “Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio”.
(Giovanni 1,29-34)

Andarono da Giovanni e gli dissero: “Rabbì, colui che era con te dall’altra parte del Giordano e al quale hai dato testimonianza, ecco, sta battezzando e tutti accorrono a lui”. Giovanni rispose: “Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stata data dal cielo. Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: “Non sono io il Cristo”, ma: “Sono stato mandato avanti a lui”. Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. Lui deve crescere; io, invece, diminuire”. (Giovanni 3,26-30)


  1. VENUTA DEL MESSIA 

Giovanni insiste nel sottolineare il suo ruolo di testimone: “Dietro di me viene uno che è più forte di me…” (Mc 1,7). Giovanni deve presentare e rendere presente il Messia (Gv 1,15). Giovanni è solamente una voce (Gv 1,23), una lampada che arde (Gv 5,35), che però si spegne quando viene il sole (Lc 1,78), è l’amico dello sposo che gioisce alla voce dello sposo (Gv 3,29). Per questo lui stesso dirà riguardo a Gesù: “Egli deve crescere e io diminuire” (Gv 3,30).  

  • CAMBIO INTERIORE

Nella Bibbia la parola conversione significa cambiare direzione, cioè una decisione profonda e totale. Ogni vero cambio nasce quando c’è una disponibilità ad un cambio interiore. Solo così è possibile un cambio di struttura, cioè quando esiste un cambio di pensare, di sentire e di agire. La conversione è legata alla penitenza, cioè fare passi concreti verso la liberazione.

  • RICONOSCERE CHE SI CAMMINA IN SENTIERI SBAGLIATI

Non ci si può convertire se crediamo che non abbiamo nulla da cambiare. Una delle prime condizioni è l’umiltà, cioè riconoscere la nostra debolezza, i nostri sbagli, cioè la nostra incapacità di salvarci. Questo atteggiamento di superbia, la Bibbia lo chiama peccato. Peccare è smarrire il cammino. È il peccato stesso che si rivolta contro di noi, esso stesso ci condanna

  • PRATICARE LA GIUSTIZIA

“Cosa dobbiamo fare?” domandavano a Giovanni i suoi interlocutori (Lc 3,10). Una domanda intelligente. Non si deve imparare o studiare qualcosa, ma fare qualcosa. Le nostre opere sono la dimostrazione concreta della sincerità della nostra conversione. La risposta di Giovanni era chiara e sintetica: praticare l’amore al prossimo e la giustizia. Egli non invita la gente a lasciare il mondo, ma a ristabilire un ordine giusto. La venuta del Signore richiede un popolo ben disposto.

IL BATTESIMO DI GIOVANNI

Giovanni annunciava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Giovanni eredita il rito del battesimo, ma gli dona un significato nuovo: per la conversione e il perdono dei peccati. Non è solo una purificazione rituale e cultuale, ma era un essere immersi nell’acqua come segno di un cambio interiore e di un cammino di penitenza. Lo stesso Gesù si sottometterà a questo rito, ma con una caratteristica nuova: il dono dello Spirito Santo. Alcuni passaggi dell’Antico Testamento fanno menzione del simbolismo del bagno dell’acqua per significare una purificazione del cuore: Is 1,16; Ez 36,25; Zc 13,1. Dal II secolo a.C. fino all’inizio del IV secolo d.C., in Israele vi era un movimento di battesimo di penitenza appartenente a diverse correnti. Gli esseni erano un gruppo di queste correnti giudaiche. Da questo movimento si distingue la figura di Giovanni a cui i suoi contemporanei diedero il nome di Battista. Per Giovanni si amministrava una sola volta, mentre gli esseni moltiplicavano le abluzioni o bagni con un significato cultuale. Per Giovanni questo battesimo doveva riguardare tutto il popolo e non solo un determinato gruppo. Esso è segno che gli ultimi tempi sono giunti e preannuncia colui che battezza in Spirito Santo e fuoco e compie il giudizio di Dio. Il battesimo di Giovanni era “un battesimo di conversione per la remissione dei peccati” (Mc 1,4). Esso era solo un segno di quello che avrebbe inaugurato Gesù, l’effettiva rinascita a vita nuova.


CONFRONTO SCRITTURE

La predicazione di Giovanni Battista è in continuità con gli insegnamenti dell’antico testamento e del nuovo testamento? Certo che si! Qui sotto il confronto tre scritture con Giovanni Battista e il relativo commento:

Luca 3,8

Fate dunque frutti degni della conversione e non cominciate a dire fra voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo.

Geremia 7,8-10

Ma voi confidate in parole false, che non giovano: rubare, uccidere, commettere adulterio, giurare il falso, bruciare incenso a Baal, seguire altri dèi che non conoscevate. Poi venite e vi presentate davanti a me in questo tempio, sul quale è invocato il mio nome, e dite: “Siamo salvi!”, e poi continuate a compiere tutti questi abomini.

COMMENTO:

Quello che dicono queste scritture, applicato ai giorni nostri è un avvertimento a tutte quelle persone che non si comportano in maniera coerente con le fede che sostengono di professare. Se dunque una persona ha uno stile di vita empio, non rispettando i 10 comandamenti, non sarà certo la sua appartenenza religiosa e la frequentazione delle liturgie a far sì che sia giusto e salvo davanti a Dio.

Luca 3,11

Rispondeva loro: “Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto”.

1Giovanni 3,17

Ma se uno ha ricchezze di questo mondo e, vedendo il suo fratello in necessità, gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l’amore di Dio?

COMMENTO:

Per essere dei cristiani con una condotta coerente è necessario anche compiere opere di misericordia corporali, condividendo così i propri beni il prossimo in difficoltà utilizzando le tue risorse in eccesso. L’amore di Dio stimola la compassione che si traduce in fatti concreti. Chi non compie queste opere non può dire di amare Dio.

Luca 3,13-14

Ed egli disse loro: “Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato”. Lo interrogavano anche alcuni soldati: “E noi, che cosa dobbiamo fare?”. Rispose loro: “Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe”.

Isaia 5,8

Guai a voi, che aggiungete casa a casa e unite campo a campo, finché non vi sia più spazio, e così restate soli ad abitare nella terra.

COMMENTO:

Queste scritture sono un monito contro la corruzione e la bramosia delle cose materiali. Chi è giusto davanti a Dio deve pensare spiritualmente e l’avidità non deve aver spazio nel cuore del credente.

GIOVANNI BATTISTA

La figura di Giovanni Battista, che ci viene presentata dai vangeli, ha lo scopo di introdurre la persona di Gesù e il suo ministero. Giovanni Battista presenta Gesù, di cui ne è il precursore. Il confronto tra i due fa vedere la superiorità di Gesù. Interessante è il parallelo tra le due vicende, soprattutto nel vangelo di Luca: paradossalmente Giovanni Battista, che dovrebbe risultare più grande, lascia il posto a colui che Dio ha inviato, Gesù.

L’ATTESA DEI TEMPI MESSIANICI

Giovanni viene quindi a trovarsi al limite dell’Antico Testamento come profeta che chiude il tempo dell’attesa e introduce il tempo del compimento. La figura di Giovanni è da inserirsi nel contesto dell’attesa messianica e dell’ambiente profetico. I Giudei sapevano che Dio non avrebbe tardato nell’adempiere le sue promesse. Gesù nasce in un periodo storico carico di attese messianiche. I Giudei erano governati da Erode, un re idumeo, quindi straniero, che regnava in accordo con Roma. Molti attendevano un’insurrezione politica guidata da un uomo mandato da Dio. Giovanni, il cui nome significa “Dio è favorevole”, dona una nuova interpretazione della liberazione: un cammino di penitenza. Il suo annuncio, anche se carico di elementi apocalittici e della visione di un Messia segno dell’ira divina, prepara la strada per l’annuncio evangelico: credere e convertirsi al Regno. Nel cantico di Zaccaria sono espresse tutte le attese del popolo giudeo: vi si mescolano le speranze di una liberazione politica e di una salvezza interiore, del cuore. La salvezza, che l’inno di Zaccaria annuncia e che Gesù attuerà, è una salvezza totale

 Giovanni doveva rendere testimonianza e preparare i cuori per l’accoglienza di Gesù attraverso un battesimo/cammino di penitenza. Luca mostra il legame di parentela tra Giovanni e Gesù e come la loro nascita rispondeva allo stesso progetto di Dio in favore degli uomini. Incontriamo fin dall’inizio del vangelo di Luca la figura delle due coppie: Zaccaria-Elisabetta e Giuseppe-Maria.

LA FAMIGLIA DI GIOVANNI BATTISTA:

Giovanni nasce in una famiglia sacerdotale. Il padre Zaccaria e la madre Elisabetta sono considerate delle persone pie e conosciute e come tutte le famiglie sacerdotale hanno la possibilità di amministrare il culto del tempio di Gerusalemme, il centro principale della religiosità ebraica. Proprio in occasione del turno della famiglia di Giovanni, Zaccaria riceve l’annuncio dell’angelo Gabriele. Egli profetizza che sua moglie darà alla luce un bambino che chiameranno Giovanni. Da un punto di vista umano diremo che è la famiglia perfetta per far nascere il Messia, ma le vie di Dio non sono come le vie dell’uomo. Dio non segue i nostri canoni. La reazione di Zaccaria all’annuncio dell’angelo è molto diversa da quella di Maria. Lui dubita pensando che ormai è troppo anziano ed Elisabetta è sterile. Zaccaria per quanto pio non ha una fede così solida da credere anche nelle circostanze avverse. Dio guarda sempre alla fede delle persone e non al ruolo che ricoprono nella società.

GIOVANNI BATTISTA, UN PROFETA ATTESO

Giovanni fu il profeta con il ruolo più importante, da avere l’onore di nascere nello stesso tempo del Messia. Egli assunse lo stile dei profeti dell’Antico Testamento; uno stile già interrotto da più di 350 anni. La Bibbia esalta la suo ruolo annunciando delle profezie per la sua venuta:

Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate (ML 3,1)

Ecco, io invierò il profeta Elia prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore: egli convertirà il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri (ML 3,23-24)

Una voce grida: “Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata. Allora si rivelerà la gloria del Signore (IS 40,3-5)

In queste scritture si parla di un messaggero, grande come il profeta Elia e di un tempo di preparazione alla venuta del Messia. Quando Giovanni iniziò a predicare nel nome del Signore, molti si domandarono se lui fosse Elia. C’erano molti motivi per credere che Giovanni Battista fosse Elia, in quanto aveva molti tratti simili, vediamo quali:

  • Ambedue apparirono nella storia come inviati da Dio senza spiegazione previa ( Mc 1,4 e 1Re 17).
  • Il vestito di Giovanni ricordava quello di Elia: vestito di peli e una fascia di pelle (Mt 3,4.11,8 e 2Re 1,8)
  • • Entrambi denunciarono abusi commessi dalle autorità: Per Elia l’ingiustizia di Acab (1Re 21) e per questo fu perseguitato dalla moglie di Acab, Gezabele. Per Giovanni l’adulterio di Erode (Mc 6,18), stava infatti convivendo con la moglie di suo fratello, a causa di ciò, fu perseguitato dalla convivente: Erodiade che lo fece uccidere.
  • Entrambi sottolineavano il giudizio di fuoco di Dio, la sua ira e il bisogno di conversione.

Gesù in Matto 11,14 dice apertamente alla folla che Giovanni Battista era Elia, nel senso che aveva lo zelo coraggioso dell’antico profeta. Non si sta parlando di reincarnazione, di cui la Bibbia lo ritiene una eresia.

In GV 1,12 viene chiesto a Giovanni se lui era “il profeta”, Giovanni risponde di no! Per “profeta” si intende quello annunciato in Deuteronomio 18,15 dove si profetizzata un profeta simile a Mosè che tutti avrebbero dovuto seguire. Questo profeta non è Giovani ma bensì Gesù (AT 3,22)

LA GIOVINEZZA DI GESÚ

LA CIRCONCISIONE:

Il rito della circoncisione è tra i più antichi, risale addirittura nel primo libro della Bibbia (Genesi, 17,10-11). Questo rito di svolge nell’ottavo giorno dopo la nascita dei figli maschi, consisteva nell’asportazione del prepuzio. Gesù fu circonciso come ogni israelita. La circoncisione aveva un triplice significato:

  1. incorporava l’israelita nel popolo di Dio;
    1. conferiva la capacità di dare culto a Dio;
    1. rendeva l’israelita partecipe delle promesse.

Già dall’Antico Testamento alla circoncisione fisica doveva seguire quella del cuore. Il segno nella carne stava a significare la vocazione dell’israelita e la sua alleanza con Dio. Gesù si sottopose a questo rito per sottolineare che lui si fece uguale in tutto all’uomo e che era legato a Dio da un patto di alleanza. In occasione della circoncisione veniva dato il nome al bambino. Il nome indicava la sua identità. “Gesù” ovvero “YESHUA” in ebraico significa “YHWH (Dio) SHUA (salva)”. È il nome dato dall’angelo e sta ad indicare la sua identità e la sua missione di Salvatore.

GESÚ TRA I DOTTORI DELLA LEGGE

Nel vangelo di Luca 2,41-50 troviamo un breve racconto di quando Gesù aveva 12 anni. In occasione della Pasqua la famiglia di Gesù andarono a Gerusalemme per la festa. Durante quei giorni o persero di vista e lo ritrovarono dopo 3 giorni nel tempio che discuteva con i dottori della legge, e nonostante la giovane età tuti si stupiscono delle risposte brillanti che dà. Da cosa apprendiamo da questo brano? Gesù come tutti non ha dovuto imparare tutto da zero, ma non ha frequentato una scuola rabbinica specifica, il suo maestro è stato lo Spirito Santo. Gesù era sempre in comunione con Dio, dal punto che già in giovane età era perfettamente consapevole della sua identità e della sua missione.

GESÚ VERO DIO, VERO UOMO

Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini (cfr. Lc 2,52). Questo significa che la vita di Gesù non ebbe assolutamente nulla di speciale durante questo ampio periodo di tempo. Per immaginarci come fu dobbiamo conoscere l’ambiente sociale e culturale di Nazareth di quel tempo, i costumi degli abitanti del posto, ecc. Tutto ciò che si può dire sarà approssimativo, ma sicuramente egli visse come i suoi coetanei. Per indicare la normalità della vita di Gesù, Luca dice che durante questi anni il bambino “cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini”. Come tutti gli uomini anche Gesù si sviluppò fisicamente, intellettualmente e spiritualmente con il passar del tempo. Imparò a camminare, parlare, pregare, leggere, volere e lavorare. Imparò anche lui; non nacque sapendo già tutto prima. Anche lui ebbe l’esperienza di scoprire cose nuove. Così come fisicamente cresceva, la sua conoscenza di Dio cresceva. Crebbe in grazia: comprese cosa Dio voleva da lui e qual era la sua vocazione. Gesù essendo vero uomo e vero Dio (unica persona divina con due nature, divina e umana) ebbe sempre la coscienza del suo essere Figlio di Dio e nello stesso tempo maturò progressivamente la sua coscienza umana di ciò che significava e comportava questa figliolanza. La sua vita rimase sottomessa ad un processo di crescita: crebbe il suo corpo, la sua intelligenza, la sua volontà, la sua fede, la sua speranza, ecc. Imparò la dura realtà della vita, la bontà di Dio attraverso l’amore dei suoi e attraverso le Scritture lette nella sinagoga. Gesù visse in un ambiente di povertà e di duro lavoro. In questo ambiente Gesù assimilò le preoccupazioni e le speranze del suo popolo, maturò la sua fede e formò la sua personalità. Gesù era un carpentiere (Mc 6,3) e figlio di un carpentiere (Mt 13,55). In quel tempo le professioni erano ereditarie. I vangeli raccontano alcuni episodi in cui possiamo notare l’entroterra culturale di lavoratore (Mt 7,3-5.26-27 e Lc 14,28) come la trave e la pagliuzza, costruire con fondamenta e fare piani con giusti calcoli. In Gv 5,19-20 Gesù afferma come non può far nulla se non ciò che vede fare dal Padre suo (con molta probabilità è una comparazione presa dalla sua esperienza di artigiano con suo padre Giuseppe) per indicarci il mistero della sua relazione personale con Dio Padre.

I FRATELLI DI GESÚ

Il Nuovo Testamento parla spesso dei fratelli e delle sorelle di Gesù (Mt 12,46-50; 13,55-56; Mc 3,31-35; Lc 8,19-21; Gv 2,12; 7,35; 9-10; At 1,14; 1Cor 9,5; Gal 1,19). Vengono nominati per nome quattro dei suoi fratelli: Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda (Mt 13,55; Mc 6,3; 15,40), Di cui Giacomo scrisse una lettera che è stata inserita nel nuovo testamento. Però non si conoscono il numero e i nomi delle sorelle. Secondo il racconto dell’annunciazione Maria non ebbe altri figli prima di Gesù (Lc 1,27) e in quanto si parla di Gesù figlio primogenito. I protestanti fanno largo uso di queste scritture per negare la perpetua verginità di Maria. In realtà, queste scritture non indicano necessariamente che siano nati altri figli in seguito, ma sottolinea la dignità e i diritti del fanciullo. Secondo i dati dei vangeli, essi risultano essere dei parenti. Parlare di fratelli, secondo l’uso nella Bibbia, indica il grado di parentela, non necessariamente fratelli di sangue: quindi si tratta di cugini di Gesù, anche se non si può determinare il grado di parentela. La stessa tradizione ha sempre così creduto: tale è la grandezza del mistero dell’incarnazione che lo stesso buon senso suggerisce tale interpretazione.

I PRIMI ADORATORI DEL MESSIA

Luca mette sulla bocca degli angeli un annuncio che è l’inno tradizionale dei cristiani: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini, che egli ama”. Questo è in sintesi ciò che significa la nascita di Gesù per l’umanità. La “Gloria” di Dio nella Bibbia è la manifestazione della sua autorità, della sua santità. In questo povero bambino, nato povero come molti altri e attorniato da semplici pastori, c’è tutta la gloria di Dio, la sua definitiva rivelazione. Così Dio ha voluto rivelarsi. “Pace” è l’altro significato della nascita di Gesù. Questa parola, in ebraico “shalom”, è ricca di significato, che in greco si può tradurre in 25 modi. Ad esempio essa significa salute, salvezza, allegria, vita felice, armonia con gli altri, vita integra e piena, benessere, prosperità materiale e spirituale per ciascuno e per la comunità. Tutto questo viene ad annunciare il bambino nato in una mangiatoia di Betlemme. Nei vangeli si parla dei primi adoratori del Messia, coloro che sono venuti ad accoglierlo e adorarlo nella mangiatoia. Ossia i pastori e i magi.

I PASTORI

Nel vangelo di Luca (Lc 2,8-20) vengono presentati i pastori come i primi che furono a conoscenza della nascita di Gesù. Oltre a un dato storico, il vangelo vuole trasmetterci un elemento teologico: Nella società dell’epoca i pastori erano considerati poveri e malvisti dalla gente comune e di fatto poco inclusi nella vita religiosa comunitaria. Gesù venne proprio per le persone come loro, per i poveri e per coloro che erano esclusi dalla vita religiosa e pubblica. Per loro sarà il liberatore e il salvatore. Essi rappresentano il popolo disprezzato e povero a cui Gesù annunzierà la buona notizia. Sono i poveri di Dio, che non avevano nulla, se non la speranza che Dio li avrebbe liberati dalla condizione di schiavitù. I poveri accolgono Gesù perché si identifica con loro e a differenza della cultura popolare, Gesù li vede come i primi a ricevere il messaggio di salvezza. Gli angeli sottolineano questo fatto annunciando proprio ai pastori la lieta notizia della nascita del Salvatore.

I MAGI

In Matteo (Mt 2,1-12), invece, si vuole sottolineare l’universalità del messaggio di Gesù, il rifiuto di Israele e l’accoglienza dei pagani con la presenza dei magi, che rappresentano il mondo pagano. I magi provenivano dalle terre lontane d’oriente, probabilmente dall’attuale Iraq o Iran di religione zoroastra. Gesù non è venuto a salvare solo Israele, ma tutti i popoli della terra. Per questo Matteo si ispira alle profezie di Isaia (Is 49,12.22-23 e 60,3-6). Parlando della stella Matteo ricorda un’antica profezia di un pagano, Balaam, figlio di Beor, che annunciava il sorgere di una stella, che avrebbe indicato la venuta di un re (cfr. Nm 24,15-19). Matteo proclama così che Gesù è venuto per tutti, per i vicini e per i lontani (Is 57,19 e Ef 2,14-17).

IL VANGELO DELL’INFANZIA

LUCA – MATTEO

Nascita, infanzia e giovinezza di Gesù sono narrate schematicamente nei vangeli di Matteo e di Luca, mentre Marco e Giovanni non dicono nulla. Entrambi i vangeli fanno riferimento a fonti proprie, rispettivamente la fonte M per Matteo e la fonte L per Luca. Luca e Matteo ci offrono nei primi capitoli dei loro rispettivi vangeli i fatti riguardanti l’infanzia di Gesù. Questo è chiamato il “vangelo dell’infanzia”. Pur essendo narrazioni ricostruite più tardi e secondo degli schemi e intenzioni particolari, anch’esse sono Parola di Dio, Rivelazione. Infatti i vangeli non sono storia biografica, ma storia rivelata. Per questo pur non potendo parlare di resoconti biografici, possiamo parlare di fatti storici. È storia scritta in un genere letterario particolare: genere dell’infanzia. Il vangelo dell’infanzia è un preludio in cui si annunciano e si vedono i segni di colui che è Gesù e della sua missione partendo dalla fede pasquale delle comunità. È da questo punto di partenza che si ricostruisce l’infanzia: gli eventi pasquali fanno luce sull’infanzia di Gesù. Quindi tutto si deve leggere in chiave cristologica e non mariologica. Tutto è in funzione di Cristo. Anche se quello che sappiamo della sua infanzia probabilmente lo dobbiamo a Maria, che è stata la fonte principale, solo le avrebbe potuto raccontare l’episodio l’annunciazione e altri episodio dell’infanzia di Gesù. L’infanzia di Gesù mostra pienamente che cos’è il mistero dell’incarnazione, il fatto che Dio si sia fatto uomo in tutto simile a noi, tranne che nel peccato. Gesù fu un bambino sconosciuto, un giovane normale, cresciuto in un villaggio senza importanza e governato dall’impero romano, come tanti altri suoi coetanei.

PERCHÉ SONO STATI SCRITTI?

Ciò che i vangeli volevano offrire non erano notizie per soddisfare la curiosità, ma rendere esplicito il significato dell’incarnazione e del compimento delle profezie. Gesù fin dall’inizio è il Messia atteso e promesso ed è fin dal concepimento il Figlio di Dio. Alla luce della resurrezione si vede la nascita di Gesù necessariamente come miracolosa: una vergine concepisce per opera dello Spirito Santo. Maria è piena della grazia-benevolenza divina e Giuseppe diventa colui che garantisce la linea davidica. Matteo e Luca rispondono alla domanda “chi è Gesù” e non “cosa fece Gesù da piccolo”: il loro interesse non è biografico, ma di fede. Dai vangeli quindi non possiamo risalire alla vita del bambino Gesù, ma solo a ciò che tocca la vita di fede. I autori evangelici hanno pensato di scrivere riguardo l’infanzia di Gesù in funzione a quello che sarebbe stata la sua missione e la sua identità, facendo capire al lettore che non è una persona come gli altri. L’annunciazione, la nascita verginale di Maria, l’adorazione dei magi sono tutti fatti reali che riconducano alla messianicità di Gesù. Abbiamo solo gli elementi utili a questo, il resto della sua infanzia non ha importanza.

GLI APOCRIFI

Fin dall’inizio la fantasia popolare cercò di riempire il vuoto lasciato dai vangeli. Nacquero così i vangeli apocrifi. Questi vangeli ci parlano di un Gesù come di un bambino prodigio che compiva miracoli per gioco. Queste opere sono considerate apocrife (= nascoste; scritti non riconosciuti dalla Chiesa come canonici, cioè non sono da credere in modo vincolante), cioè non considerate autentiche circa la tradizione della fede delle chiese, pur contenendo anche fatti storici assieme a interpretazioni fantastiche.

NATIVITÀ DI LUCA E MATTEO A CONFRONTO

L’annuncio della nascita di Gesù LC 1,26-38
Nascita di Gesù LC 2,1-21
La visita di Maria ad Elisabetta LC 1,39-56
La presentazione di Gesù al tempio LC 2,22-40
Gesù tra i dottori del tempio LC 2,41-52
LUCA
Nascita di Gesù MT 1,18-25
La visita dei Magi  MT 2,1-12
Fuga in Egitto MT 2,13-15
La strage degli innocenti MT 2,16-18
Il ritorno a Nazareth MT 2,19-23
MATTEO