Dopo aver dato una descrizione geografica e ambientale della terra santa ai tempi di Gesù, vedremo un altro aspetto importante per capire il contesto storico. Mi riferisco alla situazione politica. Iniziamo a vedere come era suddiviso il territorio dal punto di vista amministrativo:
Questa che vedete è la cartina dell’epoca. Le tre regioni più importanti, dove Gesù ha operato maggiormente sono: la Giuda, la Samaria e la Galilea.
La Galilea: si trova a Nord di Israele ed è la regione più fertile. Lungo le sponde del lago di Genesaret sorgono quelle città in cui Gesù operò maggiormente: Tiberiade, Magdala, Genesaret, Cafarnao (probabile centro di Gesù), Betsaida, ecc. In Galilea si trovano anche altre città come Nazareth, Cana e Nain.
La Samaria: è la parte centrale. I Samaritani erano considerati dai giudei come una razza impura ed eretica. Avevano costruito un tempio sulla cima del monte Garizim in rivalità con quello di Gerusalemme.
La Giudea: è situata a Sud ed è la regione più arida e in gran parte desertica. Qui si trova Gerusalemme, la “città santa”, centro della vita e della religione giudaica. In questa regione si trovano le città di Betlemme, Betania, Ein Kerem, Emmaus, Hebron, ecc
CRONOLOGIA POLITICA
Gesù visse in un periodo storico del popolo di Israele caratterizzato dalla dominazione romana. Anche i re locali lo erano grazie al volere di Roma. Il dominio romano in Israele cominciò con l’occupazione iniziata con Pompeo, generale romano, nel 63 a.C. Il paese divenne un protettorato romano annesso alla provincia romana della Siria.
ERODE IL GRANDE:
Nell’anno 40 a.C. Antonio e Ottavio concessero a Erode, un idumeo ambizioso, astuto e crudele, il titolo di re della Giudea. Nel 37 a.C. Erode chiamato anche “Erode il Grande”, si impossessò del regno con l’aiuto delle legioni romane. Più tardi gli venne concessa anche la Samaria, però sempre dipendente da Roma. Egli regnò fino al IV secolo a.C. Durante il suo regno si conclusero grandi opere di costruzione, specialmente in Samaria, Cesarea e a Gerusalemme. In quest’ultima ricostruì il tempio. Oltre a distinguersi per la sua intelligenza e abilità politica, Erode si caratterizzò per la sua crudeltà contro chi considerava suoi oppositori. Erode era profondamente paranoico, viveva nell’ansia di una possibile congiura e faceva uccidere chiunque sospettasse di qualcosa, senza guardare in faccia a nessuno. Le sue vittime furono, oltre ai suoi innumerevoli nemici politici, due sommi sacerdoti, uno zio, una suocera, due delle dieci mogli e tre dei suoi figli così come altri familiari. La sua paranoia e la sua crudeltà raggiunse il culmine con la famosa strage degli innocenti, per evitare che potesse diventare adulto il “Re dei giudei” annunciato dai magi. A causa della sua crudeltà capì che nessuno avrebbe pianto per la sua morte, perciò diede l’ordine che alla sua morte avrebbero dovuto morire anche tutti i più alti ufficiali, così molta gente avrebbe piano. Alla morte di Erode, gli esecutori ebbero il buon senso di non commettere questa insensata carneficina, così nessuno pianse.
Dopo Erode, Augusto (Ottaviano), imperatore romano, divise il regno tra i tre figli di Erode nella seguente forma:
• Archelao come Etnarca della Giudea e della Samaria (fino al 6 d.C.);
• Erode Antipa come Tetrarca della Galilea e Perea (fino al 38 d.C.);
• Filippo come Tetrarca della Transgiordania settentrionale, composta da Gaulanitide, Traconitide, Batanea, Auranitide e Iturea (fino al 34 d.C.).
Nell’anno 6 d.C. Archelao venne deposto da Augusto e di conseguenza Giudea e Samaria passarono sotto il diretto governo dei procuratori romani. Uno di questi procuratori fu Ponzio Pilato, che intervenne attivamente nel giudizio e nella condanna a morte di Gesù.
Il potere politico in Israele era strutturato in un sistema politico-giuridico semiautonomo. In molti aspetti i giudei conservavano una certa autorità, specialmente in ciò che si riferiva a questioni religiose, ma anche in diverse questioni amministrative e giuridiche. Nei villaggi la struttura politica era molto legata alle relazioni parentali. L’autorità politica, in questo ambito, era concentrata nel “Consiglio degli Anziani” composto, secondo la tradizione, dai capi delle famiglie. Essi erano i tribunali che giudicavano le trasgressioni circa la legge e i delitti comuni. Anche nelle città esistevano questi Consigli degli Anziani, ma i componenti non erano i capi delle famiglie, ma i capi delle famiglie “patrizie”, cioè famiglie nobili e ricche. Il Consiglio degli Anziani, che aveva maggior importanza, era quello di Gerusalemme ed era chiamato Sinedrio. Il suo potere si estese non solo in tutta la terra d’Israele, ma fin tra i giudei della diaspora (coloro che non vivevano in Israele). Questo Sinedrio era composto dal Sommo Sacerdote in carica, dai precedenti Sommi Sacerdoti, dai sacerdoti che servivano permanentemente nel Tempio, dai capi di alcune famiglie ricche e da alcuni scribi. Il Sinedrio contava 72 membri. La sede era presso il Tempio. Esso era contemporaneamente il tribunale supremo religioso, politico e giuridico. Era il potere centrale dei giudei. Però tutto questo apparato politico era direttamente controllato dai Romani. Dopo l’anno 6 d.C. questo controllo divenne palese: il governo di Roma nominava e rimuoveva i sommi sacerdoti. In questo modo si assicurava fedeli servitori.
ATTEGGIAMENTO DEGLI EBREI VERSO I ROMANI:
Il comportamento politico dei giudei di fronte all’occupazione dei Romani e dell’egemonia della famiglia erodiana, è da inserire nelle attese di una imminente venuta del regno di Dio e del Messia. Di fronte al dominio romano tre erano le reazioni: o di resistenza e opposizione armata, o di appoggio e adeguamento al governo romano, o ancora di rassegnazione passiva:
- La resistenza armata
Gli zeloti erano un gruppo armato che conduceva continui attacchi contro i Romani. Dopo uno scontro si ritiravano in luoghi deserti o in caverne vicine. Per questo i Romani consideravano gli zeloti delinquenti comuni, perturbatori dell’ordine pubblico e nemici di Cesare
- L’appoggio ai Romani
Era l’atteggiamento comune delle persone che esercitavano la funzione di esattori delle imposte, dei farisei e dei sadducei. Quest’ultimi collaboravano apertamente con il potere di Roma e lo favorivano in modo da poter consolidare e mantenere i privilegi ottenuti grazie ad una politica astuta di diplomazia, di alleanze e di concessioni. I farisei, invece, non rinunciavano ai loro ideali nazionali di indipendenza, ma a differenza degli zeloti, seguivano una politica di coesistenza pacifica, che portava a negoziare gli interessi del popolo in favore dei Romani e dei capi dei farisei.
- La rassegnazione passiva
Le altre categorie sociali guardavano con ammirazione ogni tentativo di liberazione dal dominio romano. Il popolo, di fatto, rifiutava il regime dei Romani. Questo rifiuto era caratterizzato da una profonda convinzione religiosa: l’unico Signore è Dio. Per questo era una bestemmia chiamare l’imperatore re e signore. Siccome Cesare (nome dato all’imperatore) si faceva venerare come dio, si poteva interpretare quella richiesta come una trasgressione del primo comandamento: “Non avrai altro Dio all’infuori di me”. Di conseguenza la tassa imposta dal governo occupante appariva come un’idolatria e apostasia, il cui risultato era la schiavitù.
ATTEGGIAMENTO DEGLI EBREI VERSO ERODE:
- Gli erodiani
Questo gruppo simpatizzava e appoggiava la famiglia erodiana, più che i procuratori romani, con la speranza di un possibile ristabilimento del regno davidico.
- Gli antagonisti
Gli altri vedevano questa famiglia come usurpatrice del potere e per questo la rifiutavano, a causa di una controversa legittimità etnico-dinastica.