IL VALORE DELL’UMILTÁ

  • Non darti arie davanti al re e non metterti al posto dei grandi, perché è meglio sentirsi dire: <<Sali quassù>>, piuttosto che essere umiliato davanti a uno importante (PR 25,6-7)
  • Mangiare troppo miele non è bene, né cercare onori eccessivi (PR 25,27)
  • Chi disprezza il prossimo pecca, beato chi ha pietà degli umili (PR 14,21)
  • Dove c’è insolenza c’è anche disonore, ma la sapienza sta con gli umili (PR 11,2)

L’umiltà è un valore fondamentale nella vita del credente, senza di essa non si può essere accettati da Dio, perché chi non è umile non è disposto a sottomettersi a Dio. L’umiltà per definizione è la consapevolezza dei propri limiti, che fa sì che non ci si inorgoglisca per le proprie qualità, virtù, meriti o successi e non si cerchi fama e ricchezza. In molte parti della Bibbia si parla dell’importanza dell’umiltà tra cui anche il libro dei proverbi. In particolare il concetto che esprime il primo versetto qui riportato è di avere sempre un atteggiamento umile di fronte agli altri, senza comportarsi da spavaldo e sentirsi superiori ambendo a una posizione sociale più elevata per poi vantarsi dei propri successi. Anche Gesù ne parla nel Vangelo: quando entrate in un’assemblea non mettetevi ai primi posti per evitare la possibilità che ti dicano di andare in fondo per fare posto a chi è più importante di te, e questo sarebbe un’umiliazione nei tuoi confronti. Mettiti invece all’ultimo posto in modo che se ti viene detto di mettersi al primo posto sia per te un onore davanti agli altri. Perché chi s’innalzerà, sarà abbassato, e chi si umilia, sarà innalzato (Matteo 23,12). Questo è il principio che sta dietro a tutto questo. Gesù, infatti, oltre a predicarlo lo ha anche messo in pratica, perché pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio  l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte a una morte di croce (Filippesi 2,6-8). Nel principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era Dio (Giovanni 1,1). Quindi, essendo in forma di Dio, non considerò qualcosa a cui aggrapparsi tenacemente l’essere uguale a Dio, del tipo: “Ehi, questi non sanno chi sono io? Non sanno quanto sono importante? ma annichilì se stesso prendendo la forma di servo, divenendo simile agli uomini ed è venuto in forma di servo uomo, abbassò se stesso, divenendo ubbidiente a Dio fino alla morte sulla croce, una delle più crudeli e dolorose che potevano esistere. Appeso lì sopra davanti allo scherno e all’ira della folla; disprezzato e rigettato dagli uomini. Gesù è stato disposto a farlo per te.  E così dalla gloria, dall’essere uguale a Dio, fino alla crudeltà della croce romana. Lui ha umiliato se stesso, per questo Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni nome. (9)  Cristo non si è umiliato invano perché umiliandosi alla croce, il Signore l’ha innalzato come re del regno di Dio, in modo che lui possa fare da intermediario tra noi e Dio, lavando i peccati con il suo sangue; e tutto questo per essere giusti e riconciliati con Dio se crediamo e obbediamo alla sua parola. Così anche i cristiani non si umiliano inutilmente perché il Signore li innalzerà nel regno di Dio. Il principio di non innalzarci lo possiamo applicare anche noi in vari contesti, prima di tutto nel rapporto con Dio, se ci umiliamo davanti a lui, ci innalzerà quando saremo in cielo, infatti Gesù ha anche detto: << chi mi vuole seguire rinneghi se stesso prenda la sua croce e mi segua perché chi vorrà salvare la propria vita la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia la salverà  >> (Matteo 10,38-39). Se ci sottomettiamo a Dio andando contro il nostro orgoglio e il nostro egoismo, avremo una vita terrena in pace e un posto speciale nel regno di Dio. Gesù poi disse ancora: << Chi è più grande, il padrone o il servo? Il padrone, ma io sono venuto sulla terra per servire non per essere servito >>. Infatti, rifiutò quando le genti vedendo i miracoli volevano farlo re, perché la sua missione era di guarire, scacciare demoni, predicare la parola; essere quindi uno che serve e non che viene servito. Anche se avrebbe avuto tutti i diritti per pretendere di farsi re, ma in questo modo non ci sarebbe stata la possibilità per l’uomo di ottenere la salvezza per mezzo del suo sacrificio. Questo però deve essere anche un esempio per noi, come un contesto nella vita reale può essere nel luogo di lavoro. Qualcuno potrebbe mettersi al primo posto ambendo a diventare un responsabile e comportarsi e atteggiarsi con spavalderia, dicendo a tutti che è lui il migliore e destinato a diventare il capo. Se poi a diventare responsabile viene scelto un altro allora sarà per lui un umiliazione davanti a tutti. Invece avere un atteggiamento umile è fare il proprio lavoro nel miglior modo possibile con umiltà senza entrare in competizione con nessuno e se poi si viene scelti come responsabili allora sarà un onore davanti agli altri. Bisogna però non cedere all’orgoglio e tener presente che è Dio che ti ha messo in quella posizione, e anche li bisogna comportarsi sempre in maniera degna di un credente. L’errore di volersi mettere al primo posto lo avevano anche i discepoli di Gesù quando durante il cammino discutevano tra di loro chi sarebbe stato il più grande. Gesù appena saputo di questo, disse ai discepoli di sedersi attorno a lui. Tutte le volte che diceva così era un segnale per dire che stava per dire qualcosa di grosso. Gesù avrebbe dovuto avere una grande pazienza a sopportare certe cose proprio da parte dei suoi discepoli che lo conoscevano bene e si aspettava di più da loro. Disse dunque: << I re governano le nazioni con forza e si fanno chiamare benefattori, ma tra voi non siate così, chi vorrà essere il più grande si faccia servitori degli altri >> (Marco 10,42). In questo passo, Gesù al posto di rimproverare i discepoli per il loro orgoglio, dice semplicemente cosa devono face se vogliono essere i più grandi. Amare e servire gli altri. Il sentiero della grandezza passa per l’umiltà. Il Signore ci esorta ad essere sempre generosi e servizievoli l’uni verso gli altri, e più saremo così, maggiormente saremo vicini a Dio. Questo è anche un occasione di mettere i pratica il comandamento dell’amore verso il prossimo. Se si ha tempo e c’è la possibilità è sempre consigliato fare del volontariato, in questo modo metterai in pratica questo comandamento e ci potranno essere occasioni per testimoniare la propria fede, o condividerla con altri credenti. I frati francescani applicano alla lettera questo insegnamento con zelo: Il frate superiore è quello che serve gli altri nelle attività come la distribuzione dei pasti, appunto perché chi vuole essere il primo, sarà il più umile di tutti. Nel Vangelo di Giovanni 13,2-17 abbiamo anche un episodio dove Gesù, dopo l’ultima cena, lava i piedi a tutti i discepoli,  facendo ciò insegna il valore dell’umiltà. Nella cultura dell’epoca, quando qualcuno entrava in casa di altri, dopo un lungo viaggio, se il padrone di casa era ben accogliente gli faceva lavare i piedi da un servo a sua disposizione. Questo quindi era considerato un lavoro per persone molto umili. Gesù fece tutto questo per essere d’esempio agli altri. Purtroppo per il mondo questo concetto è estraneo e va in controcorrente con la mentalità comune; si pensa che per considerarsi grandi bisogna salire nella scala sociale con decisione e con competizione fino ad arrivare a una posizione di potere o di prestigio. Ma tra chi è giusto non deve essere così. Bisogna decidere chi vuoi che ti esalti? Dio o gli uomini?  La gloria che da l’uomo è sempre fallace e temporanea, ma la gloria che darà Dio, invece sarà per la vita eterna. L’umiltà dunque è un valore essenziale per il giusto, se una persona non ha un cuore umile, non può piacere a Dio, perché non potrà mai arrivare al pentimento dei propri peccati. Bisogna comprendere che noi tutti siamo peccatori e privi della gloria di Dio (Romani 3,23), se non ci rendiamo conto di questo, siamo simili a quelli che dicono che sono senza peccato perché non hanno mai ucciso, rubato, ecc … Ma questo non basta ad essere giusti, anche se non hai mai fatto quelle cose potresti aver desiderato la donna d’altri o non onorato i tuoi genitori, come dice l’antico testamento: Maledetto chi non mantiene in vigore le parole di questa legge, per metterle in pratica! (Deuteronomio 27,26). La legge di Mosè serviva proprio a quello; a far rendere conto che si è tutti peccatori, infatti, la legge di Mosè, era una miriade di precetti complessi da eseguire alla perfezione e nessuno riusciva a rispettarli tutti. Quindi la legge è servita perché le persone si rendessero conto che avevano peccato e che sarebbero state destinate all’inferno, in quanto il salario del peccato è la morte (Romani 6,23) perciò avrebbero avuto bisogno di qualcuno che gli togliesse i peccati e che pagasse la punizione al posto loro. È qui che viene Gesù, infatti, lui che non ha mai commesso peccato, era l’unico che poteva salvarci. Essere umili quindi è indispensabile per riconoscere che siamo peccatori e pentirci, altrimenti ogni cosa che faremo di buono tenderemo a vantarci e gloriaci di noi stessi. Inoltre chi è umile evita la superbia, che è la causa di tutti i mali. Pregare e dire il Padre nostro va bene ma non significa nulla se prima non si riconosce di essere peccatori e si chiede perdono a Dio, la prima preghiera che Dio accetta è: “Abbi pietà di me peccatore” da qui inizia la relazione con Dio. Riconoscere poi Gesù come personale salvatore e come Signore, e solo da qui Dio inizierà ad ascoltare le tue preghiere. In mancanza di umiltà tutti questi passaggi non si possono fare. Inoltre con il valore dell’umiltà impareremo cosa significhi stare sotto un’autorità perché solo chi è orgoglioso e superbo non vuole stare sotto nessuno, ma se non si ha il senso dell’autorità tra gli uomini difficilmente si rispetterà l’autorità della legge di Dio, per questo è così importare essere umili, se non siamo umili non potremo mai seguire i principi del Vangelo nella sua pienezza.

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