GENESI 14

In genesi 14 ci sono due versetti che Biglino usa per avvalorare la sua teoria; si tratta di genesi 14,18-19. A differenza delle altre volte dove compare ELION nella Bibbia riferito a YHWH, questo brano è piuttosto famoso per la teologia e non poteva ignorarlo. Solo in Genesi 14 compare questo misterioso personaggio di nome Melchisedek. Abramo arrivato nella terra di Caanan viene coinvolto nella guerre scoppiate in quel epoca e uscito vincitore incontra Melchisedek (Vuol dire “mio re di giustizia”), re di Salem, ovvero quella città che sarà in futuro Gerusalemme. In questo brano Biglino contesta la traduzione di due parole: COHEN tradotto comunemente con ”sacerdote”  e QANAH tradotto in questo caso con “creatore”. Riporto qui sotto i due versetti con le rispettive traduzioni interlineari e analizzeremo tutte le parole.

Troviamo che a differenza di quanto Biglino afferma, la parola COHEN significa sacerdote infatti è la stessa parola che ricorre frequentemente in levitico e numeri per indicare il sacerdozio levitico. Chi ha letto questi libri sa che il sacerdote non aveva una posizione di comando, ma si occupava esclusivamente di organizzare le liturgie. Il caso di Melchisedek è particolare perché oltre ad essere sacerdote era anche il re di quella che sarebbe divenuta la Gerusalemme ebraica. Il salmo 110 parla di Melchisedek rilevando caratteristiche che ne fanno una figura profetica,  una figura del Messia: Il Signore ha giurato e non si pente: <<Tu sei sacerdote per sempre al modo di  Melchisedek>>. Questo passo è ampiamente commentato nel nuovo testamento in Ebrei capitoli 5 e 7 che invito a leggere. Gesù infatti era sia il re dei giudei (Matteo 27,11) e sia sacerdote, non secondo l’ordine levitico ma secondo l’ordine di Melchisedek. In conclusione questo personaggio era sia re che sacerdote e non un governatore locale che curava e gestiva interessi territoriali per conto di qualcuno.

QANAH:  קֹנֵה

La seconda parola che andremo a esaminare è QANAH, tradotta in questo caso con “creatore”, nel versetto compare  come QONEH che corrisponde alla forma del participio presente. Secondo Biglino questo vocabolo non significa assolutamente “creare” ma  vuol dire “acquistare”. ELION dunque non ha creato la terra, ma la solo comprata presumimene da un altro generale alieno. Andiamo a controllare questa parola nel dizionario:

Troviamo che effettivamente vuol dire “acquistare”, ma essendo anche una parola polisemica, ovvero con molti significati, tra le varie definizioni è presente anche creare. Questo però per ovvi interessi viene omesso da Biglino. QANAH si traduce creare in diversi versetti tra cui abbiamo anche il versetto che stiamo analizzando: Esodo 15,13;  Salmo 74,2; 78,54 e 139,13, Proverbi 8,22. Deuteronomio 32,6 e Genesi 14,19-22. La traduzione acquisire in questi versetti non coincide con il contesto delle frasi. Inoltre Biglino parla solo di terra e non menziona che nel versetto 19 parla anche di cielo (SHAMAIM). Questa parola è un duale, secondo la grammatica ebraica si tratta di un plurale limitato a 2 entità anche se in italiano è tradotto al singolare. Secondo gli esegeti i 2 cieli sono il cielo atmosferico della terra e il cielo siderale dello spazio.[1] Quindi se la parola QANAH, nel brano in genesi 14 significasse “acquistare” bisognerebbe pensare che qualcuno si è comprato non solo la terra ma l’intero universo, cosa che renderebbe questa narrazione assolutamente infattibile. In altre traduzioni al posto di “creare” troviamo “padrone”, cosa che renderebbe comunque sensato il versetto.

 In genesi 14,22 troviamo scritto:

Abramo replicò al re di Sodoma: << Giuro per il Signore (YHWH) Dio altissimo (ELION), padrone del cielo e della terra

Questo è un esempio dove si può vedere chiaramente che ELION non è altro che un titolo di YHWH e non sono 2 entità diverse. Questo versetto è talmente evidente che Biglino non ha potuto non citarlo, nel suo libro “la Bibbia non parla di Dio” scrive che effettivamente nella Bibbia è scritto così, ma è avvenuta una manipolazione perché nei rotoli del mar morto, allo stesso versetto non è presente la parola ELION. Non entra però in profondità nel tema, non dice cosa è scritto e non indica il codice del frammento. David Adamovich, uno dei massimi esperti dei rotoli del mar morto ha alcune volte ripreso le citazioni di Biglino riguardo i rotoli e ne ha fatto emergere un uso non improprio di queste fonti. Oltre a questo Biglino va contro la sua normale metodologia. Si mostra sicuro di sé nel leggere e commentare la scrittura partendo dalla Bibbia masoretica, ma quando essa palesemente va nettamente contro in qualche sua tesi, allora in quel passo deve esserci sicuramente una manipolazione artificiosa. La versione che più si avvicina la sua tesi, per lui è sempre quella esatta. In ogni caso tutti gli altri versetti citati precedentemente dove c’è un chiara accostamento tra YHWH ed ELION sono completamente ignorate.

DOMANDE E RISPOSTE:

Come nello stile di Biglino e dei suoi sostenitori per convincere le persone che le loro tesi sono vere, fanno una lista di domande senza dare nessuna risposta, perché in realtà hanno lo scopo di far apparire ridicole le interpretazioni bibliche, di conseguenza l’ipotesi degli antichi astronauti agli occhi di un eventuale lettore diventa più fattibile. Davanti a una persona che ha poca dimestichezza sull’antico testamento e ha poca fede rischia di rimanere ingannato. Le domande che si fanno sono:

Se YHWH è il Dio descritto dalla teologia allora come mai manda il suo popolo ad occupare la terra di Canaan? Non poteva auto assegnarsi anche la terra di Canaan come sua terra allo stesso modo come aveva fatto precedentemente con il popolo di Israele?[1]

Dio non ha scelto un popolo a caso per eleggerlo come popolo eletto, ma ha di fatto creato un popolo nuovo partendo da Abramo, che era un caldeo. Egli ha trovato grazia presso Dio per la sua fede:

Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle” e soggiunse: “Tale sarà la tua discendenza”. Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia. (Genesi 15,6)

La terra di Canaan fu promessa ad Abramo e alla sua discendenza:

 La terra dove sei forestiero, tutta la terra di Canaan. La darò in possesso per sempre a te e alla tua discendenza dopo di te. (Genesi 17,8)

Dio mantiene sempre le sue promesse, non cambia idea solo perché è difficile realizzarle; è l’uomo che ragiona in quel modo. Dio invece mantiene sempre i patti. Pertanto gli israeliti sono legittimati ad occupare la terra promessa. Da come vedremo nei capitoli successivi gli abitanti della terra di Caanan avevano nel loro cuore una malvagità intrinseca nella loro cultura, professando di fatto religioni basati sull’adorazione di demoni. All’epoca da Abramo la loro malvagità non aveva ancora toccato il culmine (Genesi 15,16), prima di arrivare a quel livello il Signore è paziente, lento all’ira e grande in amore, ma all’epoca di Mosè si era arrivato a una tale malvagità che risultava impossibile una pacifica convivenza, e per la legge del libero arbitrio non può obbligarli a seguire la torà, anzi è costretto a causa della loro malvagità di combatterli e vincerli. Se invece i cananei avessero avuto un cuore predisposto ad accogliere i valori biblici non ci sarebbe stato bisogno di nessuna guerra. Avvenne infatti così nel caso dei Gabaoniti, uno dei popoli nella terra di Caanan, che vedendo la potenza del popolo d’Israele e i prodigi che Dio fece in mezzo a loro si arresero e vennero annessi e integrati nel popolo d’Israele (Giosuè 9).

Le domande che invece bisognerebbe porsi sono:

Se ELION ed YHWH sono rispettivamente generale e sottoposto, perché non c’è nessuna descrizione dei rapporti tra questi due soggetti e perché non ci sono dialoghi tra loro o messaggi; dove è situato il quartier generale di ELION? E perché quando YHWH ha invaso le terre di altri ELOHIM senza autorizzazione, ELION  non lo ha fermato e rimesso in riga?

Per queste domande non ci sono risposte.

YHWH NON POTEVA ANDARCI, NON ERA TERRITORIO SUO:

Per rendere maggiormente coerente la narrazione ufologica nonostante le numerose lacune ed le enormi contraddizioni, si è arrivato anche a modificare di sana pianta il contenuto biblico. Biglino nel suo discorso sul plurale di astrazione ha affermato che Abramo durante la sua permanenza in Egitto si era messo a servire gli ELOHIM egizi, in quanto YHWH non poteva andare, non era suo territorio. Per affermare una cosa del genere, assolutamente non presente nel testo biblico denota la sua malafede. Anzi, in Genesi 12, 10-20 si afferma l’esatto contrario. Abramo si reca in Egitto con sua moglie Sara per via di una carestia. Abramo fa credere agli egiziani che Sara è sua sorella per paura che qualcuno lo voglia uccidere per avere Sara come moglie. L’inganno viene scoperto. Nel versetto 17 troviamo:

Ma il Signore (YHWH) colpì il faraone e la sua casa con grandi calamità,

Non solo YHWH poteva andare in Egitto, ma aveva facoltà di compiere qualunque azione contro qualcuno o nel caso di Giuseppe a favore. In Esodo 19 si ricorderà al popolo di Israele ciò che ha compiuto Dio in Egitto in loro favore, proseguendo con un versetto interessante:

“Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all’Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatto venire fino a me.

L’USO DI YHWH E ELION

Sulla base di quanto abbiamo spiegato, possiamo affermare che ELION (l’Altissimo) sia certamente da identificare con YHWH. L’impiego di due nomi divini differenti in un unico brano rientra nell’uso comune del linguaggio biblico, ma può avere anche un significato ben preciso. ELION è infatti un titolo divino universale che risulta idoneo ad essere utilizzato nel contesto della relazione tra Dio e l’intera umanità. Il Tetragramma sacro, cioè il Nome di Dio vero e proprio, compare invece in rapporto al popolo ebraico, l’unico popolo che custodisce la rivelazione di questo nome.


[1] La Bibbia non parla di Dio pag. 40

[1] Due destini? Pagina 6 FORUM BIBLICO

DEUTERONOMIO 32

Questa parte della Bibbia è molto importante per i sostenitori di questa teoria perché la ritengono la prova schiacciante del fatto che ELION e YHWW non sono la stessa entità. Partendo da questo si arriva ad altre conclusioni fondamentali quindi smontando questi versetti buona parte della teoria cade. Riporto qui i versetti dal 7 al 10 e analizzeremo l’interpretazione di Biglino e in seguito il mio commento:

[7]Ricorda i giorni del tempo antico, medita gli anni lontani. 
Interroga tuo padre e te lo farà sapere, i tuoi vecchi e te lo diranno. 
[8]Quando l’Altissimo divideva i popoli, quando separava i figli dell’uomo, 
egli stabilì i confini dei popoli secondo il numero dei figli Israeliti. 
[9]Perché porzione del Signore è il suo popolo, Giacobbe sua parte di eredità.                      [10]Egli lo trovò in terra deserta, in una landa di ululati solitari.
 

INTERPRETAZIONE DI BIGLINO:

Secondo la teoria in questa parte della Bibbia si vuole evocare un importante evento avvenuto in un lontano passato: In quel tempo  gli alieni già presenti in quel momento in medio oriente capitanati dal generale ELION decisero di organizzarsi per suddividere ulteriormente le terre e i popoli che vi abitarono e fu proprio il generale alieno che organizzò il tutto per dare le terre in potere ai sui sudditi. Quindi alcuni ELOHIM vennero ad esempio assegnati paesi importanti come l’Egitto e altri meno importanti come appunto YHWH  che ebbe in eredità la famiglia di Giacobbe che come dice il versetto 10 abitava nel deserto, un assegnazione piuttosto scadente che YHWH non accettò di buon grado e da qui la promessa di conquistare militarmente la Palestina che era una terra assai più fertile. Questa è il movente che spinse YHWH a organizzare un esercito da cui derivano tutte le guerre descritte nella Bibbia.


CONTESTO:

Prima di tutto dobbiamo partire dal contesto cronologico in cui questo brano è ambientato: Siamo verso la fine del libro del deuteronomio, ma per avere un quadro della situazione più completo farò un breve riassunto da Abramo fino ad arrivare a Deuteronomio 32. Dio si rivelò ad Abramo che dopo aver superato una dura prova stabilì l’alleanza con lui, passata poi anche ai discendenti Isacco e Giacobbe che ebbe 12 figli. Uno di loro, Giuseppe a causa della gelosia dei suoi fratelli venne venduto di nascosto da Giacobbe in Egitto come schiavo. Ma Dio era con lui e dopo varie peripezie divenne la seconda carica d’Egitto. A causa di una carestia protratta 7 anni i fratelli di Giacobbe furono costretti ad andare in Egitto per non morire di fame, da qui incontrarono Giuseppe che li invitò a venire tutti in Egitto e a motivo del buon rapporto che Giuseppe ebbe nei confronti con il faraone stabili tutti loro in una zona dell’Egitto distaccata agli altri egiziani. Dopo 400 anni il Faraone di quel tempo osservando come gli israeliti ebbero prosperato in gran numero, ebbe timore di loro e decise di sottometterli a lavori pesanti. In questo contesto nasce Mosè che a 80 anni fece uscire il popolo dall’Egitto con grande potenza e prodigi. Arrivarono nei pressi della terra promessa in circa 40 giorni e decisero di inviare 12 spie per fare un sopralluogo nella terra che stavano per entrare ed effettivamente videro una terra bella e fertile ma abitata anche da popolazioni molto potenti e ben armate. 10 di loro decisero che non c’era possibilità di vittoria contro quelle popolazioni e rinunciarono ad entrare, così anche il resto di Israele la pensò così. Tutto questo per mancanza di fede in Dio.  Rimasero per 40 anni nel deserto fino alla generazione successiva, ovvero di quei israeliti nati nel deserto che non assistettero all’esodo e alla schiavitù in Egitto. Ora, i 40 anni sono passati e il popolo di Israele è in procinto di entrare nella terra promessa e Mosè scrive un cantico e lo legge davanti a tutti. Il cantico denominato Shirat Ha’azinu (Cantico dell’ascolto), contenuta nel capitolo 32 del Deuteronomio, è il componimento poetico che Mosè scrisse per trasmettere un ultimo messaggio di ammonimento a tutte le generazioni future del popolo d’Israele.



LA DIVISIONE DELLA TERRA:

Proprio in questo cantico, nel versetto 8 compare la parola ELION. Inizio con l’esporre la traduzione interlineare per analizzare in dettaglio il versetto:

Il passo di Deuteronomio 32,8 fa riferimento al racconto della divisione dei popoli dopo il diluvio di Genesi 10,32 che infatti riprende anche alcuni termini. Se leggiamo il testo della genesi vedremo che parla della genealogia dei figli di Noè dopo il diluvio che suddividono la terra in  70 nazioni. Da qui l’umanità ha un nuovo inizio e sono composte da persone migliori rispetto alle generazioni precedenti. Il numero 70 non è casuale, è ricorrente in una determinata situazione: Quando Dio vuole avviare qualcosa di nuovo, migliore rispetto al precedente salta sempre fuori il numero 70. Da qui si spiega il versetto 8: Secondo il numero dei figli d’Israele. Secondo l’interpretazione rabbinica (Rabbi Shmuel ben Meir) spiega che il “numero dei figli di Israele” si riferisce alle 70 persone della famiglia di Giacobbe che discesero in Egitto (vedi Esodo 1,5), e che poi costituirono il nucleo da cui ebbe origine il popolo d’Israele. In questo caso il nucleo di un popolo più vicino a Dio rispetto al resto dell’umanità, in quanto la missione del popolo di Israele era di essere un regno di sacerdoti e una nazione santa” (Esodo 19,6). “Essi compongono un piccolo mondo in parallelo con il mondo più grande, un microcosmo che corrisponde al macrocosmo”.[1] Anche in questo caso, analogamente a genesi 10, con la nascita di Israele un nuovo inizio dell’umanità dal punto di vista spirituale. Questa è la corrispondenza numerica che il Deuteronomio sembra indicare, seppure in maniera criptica. Ma il numero 70 lo troviamo anche nel nuovo testamento in (Luca 10,1-24) dove Gesù invia 70 discepoli a predicare e a compiere prodigi in mezzo al popolo. In questo caso questi 70 insieme ai 12 apostoli danno origine al culto cristiano, anche in questo caso abbiamo un altro nuovo inizio di persone più vicini a Dio rispetto agli altri ebrei e al resto dell’umanità. Il nuovo testamento conferma questa interpretazione. In conclusione il versetto 8  fa intendere che, come da 70 nazioni si formò l’intera civiltà per portare avanti un’umanità chiamata ad essere migliore della precedente, così anche 70 Israeliti diedero vita a un popolo chiamato ad essere più vicino a Dio rispetto agli altri popoli; un popolo di sacerdoti, rappresentanti di Dio sulla terra. Dal punto di vista grammaticale la parola MISPAR tradotta con “numero” esprime anche il concetto di proporzione, mettere a confronto due o più numeri, per questo viene tradotto “Secondo il numero dei figli d’Israele”. Questa parte del versetto è anche una spina nel fianco per la teoria ufologica in quanto larende completamente insensata, secondo essa infatti ELION ha stabilito i confini delle nazioni in base al numero dei suoi sudditi e non in base al numero degli Israeliti. Il testo dunque non parla che la terra viene suddivisa da un generale alieno secondo i suoi sudditi, e che YHWY è rimasto deluso dalla sua assegnazione così povera e poco onorevole. Tutto questo è solo speculazione non presente nel testo biblico.


[1] U. Cassuto, A Commentary on the Book of Exodus

Ora analizziamo il versetto 9:

Perché porzione del Signore è il suo popolo, Giacobbe sua parte di eredità 

Abbiamo due frasi:  Nella prima frase abbiamo una chiara dichiarazione che il popolo di Israele appartiene al Signore, Egli lo considera come il pupillo del suo occhio, perché Lui è il padre della nazione. La parola CHELEQ può significare: Parte, porzione e proprietà. Nella seconda frase Biglino sostiene che  parla di YHWH che eredita la famiglia di Giacobbe dal capo alieno ELION. Quando dice “Giacobbe sua parte” quel sua a che cosa si riferisce? Se facciamo un analisi logica della prima frase: Perché porzione del Signore è il suo popolo. Vedremo che il soggetto di questa frase è il popolo e non il Signore. Quindi quel “sua” è riferita al popolo e non al Signore, la conclusione sarà che è il popolo che eredita da Giacobbe; Che cosa? Il patto con Dio e le promesse, ma andando più nello specifico troviamo che la parola CHEVEL significa regione o territorio e questo è un chiaro riferimento alla terra promessa che da lì a poco entreranno per prendevi dimora dopo 40 anni nel deserto. La parola NACHALAH può significare: Eredità, retaggio, patrimonio, proprietà, possedimenti, beni. Il Dizionario aggiunge: In particolare, per il popolo, la terra promessa, gli appezzamenti di tribù e famiglie, il popolo come proprietà del Signore. In altre citazioni (Salmo 16,6; 28,9; 33,12) in maniera esplicita viene scritto che il popolo d’Israele è l’eredità di Dio. Nel Salmo 68,10 invece viene detto che l’eredità di Dio è la terra promessa. Da questi elementi possiamo stare certi che in questa parte del versetto si parla di come gli Israeliti hanno ereditato la terra promessa da Dio a motivo del patto che Dio fece con Giacobbe e gli altri patriarchi. Dal punto di vista del contesto, un elemento totalmente ignorato da Biglino, Mosè vuole spronare il popolo ad avere fede in Dio e diversamente dai suoi padri, non avere paura di entrare nella terra promessa, in quanto davanti a Dio ne hanno tutti i diritti. Più avanti dirà che la stabilità avverrà solo se anche Israele mantiene il patto con Dio. Per quanto riguarda il versetto 10, l’autore descrive partendo dal presente dove sono ora nel deserto, cosa succederà in futuro e cosa  potrebbe succedere, ovvero che Dio è fedele a mantenere il patto e a occuparsi del suo popolo ma se Israele non fa altrettanto, Dio farà in modo di correggerli. Come avrebbe dovuto essere il testo ebraico in modo tale da essere compatibile con la teoria ufologica? La parola “eredità” non va certo a favore perché anche interpretandola letteralmente si intenderebbe come una successione di padre in figlio e non un assegnazione tra generale e sottoposto. Avrebbe dovuto esserci scritto che il popolo d’Israele “fu scelto” (NIVCHAR) come proprietà di YHWH da parte di ELION. Questo caso sarebbe andata perfettamente incontro la narrazione alternativa, ma aimè nella Bibbia è scritto tutt’altro!

L’INTERPRETAZIONE ALTERNATIVA:

Dal testo ebraico risulta una notevole incongruenza con le tesi ufologica, allora da dove deriva questa interpretazione alternativa? Il versetto che abbiamo letto deriva dalla versione ebraica masoretica,  se però consultiamo la traduzione greca dei LXX, scopriamo che, al posto di “figli di Israele”, tale versione ha invece “angeli di Dio” (ἀγγέλων θεοῦ). Tuttavia si è sempre ritenuta la versione ebraica più attendibile in questo punto. Alcuni studiosi nel mondo accademico hanno cambiato idea in seguito alla scoperta di un antico frammento appartenente ai celebri “manoscritti di Qumran“, in cui la frase enigmatica appare nella forma:  “secondo il numero dei figli di ELOHIM”. Questa versione si avvicinerebbe di più alla versione greca. Sulla base di questa scoperta, molti critici hanno adottato un’interpretazione alternativa: l’Altissimo (ELION) sarebbe una divinità suprema che divise l’umanità e affidò ciascuna nazione a uno dei suoi figli, divinità minori già presenti nel pantheon cananeo. Il popolo di Israele sarebbe stato assegnato ad YHWH, il quale avrebbe anch’egli ricevuto la sua eredità da ELION. Biglino non ha fatto altro che abbracciare questa interpretazione alternativa in contrasto con l’esegesi teologica che prevedrebbe un politeismo, elaborata infatti da studiosi laici non credenti, adattandola alla teoria ufologica dove al posto di ELION come divinità suprema, ci sarebbe un generale alieno e al posto delle divinità minori suoi figli, gli alieni di grado gerarchicamente inferiore. Questa interpretazione politeistica, presenta  però alcuni grandi problemi, vediamo quali:

  1. NESSUN FONDAMENTO BIBLICO

Non tiene conto che Il passo di Deuteronomio 32:8-9 fa riferimento al racconto della divisione dei popoli dopo il Diluvio; Inoltre nella Genesi non troviamo alcuna traccia dei “figli di Dio” a cui ELION assegnò le nazioni. L’interpretazione dei critici appare quindi priva di un fondamento biblico su cui appoggiarsi.

  1. TUTTA LA TERRA APPARTIENE AL SIGNORE

Ora, se darete ascolto alla mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me una proprietà particolare tra tutti i popoli; mia infatti è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa”. (Esodo 19 4-6)

Se Israele accetterà di ascoltare la voce del Signore e di osservare la sua legge, apparterrà a Dio in qualità di proprietà particolare, regno di sacerdoti, nazione santa. Il suo pupillo del suoi occhi in mezzo alle altre nazioni. Anch’esse appartengono a Dio perché è sua tutta la terra. Da notare che non specifica solo la terra di Caanan dove gli israeliti stanno per entrare, ma tutta la terra appartiene al Signore.

  1. MONOTEISMO ESPLICITO

Il contesto della Shirat Ha’azinu è chiaramente monoteistico. Al versetto 39 dello stesso capitolo, Dio dichiara infatti: “Ora vedete che io, io sono Egli, e che non vi è altro Dio all’infuori di me. Io faccio morire e faccio vivere, ferisco e risano, e non vi è nessuno che possa liberare dalla mia mano”. Questo è solo uno dei tanti versetti dove si esprime chiaramente un monoteismo duro e puro Quando il cantico menziona “altri dèi”, questi sono definiti “idoli vani” (versetto 21), ovvero false divinità e oggetti privi di potere.

  1. YHWH, COLUI CHE STABILISCE I CONFINI

I versetti che seguono dimostrano che è YHWH a stabilire i confini dei popoli e non un fantomatico capo alieno.

Non muovete loro guerra, perché della loro terra io (YHWH) non vi darò neppure quanto ne può calcare la pianta di un piede; infatti ho dato la montagna di Seir in proprietà a Esaù. (Deuteronomio 2,5)

Il Signore (YHWH) mi disse: «Non attaccare Moab e non gli muovere guerra, perché io non ti darò nulla da possedere nella sua terra; infatti ho dato Ar ai figli di Lot, come loro proprietà». (Deuteronomio 2,9)

e ti avvicinerai agli Ammoniti. Non li attaccare e non muover loro guerra, perché io non ti darò nessun possesso nella terra degli Ammoniti; infatti l’ho  (YHWH) data in proprietà ai figli di Lot». (Deuteronomio 2,19)

Il popolo di Israele verso la fine del suo periodo nel deserto per raggiungere la terra promessa si ritrova vicino alla piccola nazione di Moab e Ammon. Ordina a loro di non avere un atteggiamo di ostilità nei loro confronti in quanto territori che non faranno parte della terra promessa. Dio YHWH e non ELION ha dato queste terre ai discendenti di Esaù e Lot. Vediamo che non c’è nessun generale che distribuisce le terre secondo i suoi sottoposti, è Dio YHWH di Israele a dare in possesso terre di altri popoli, non è dunque l’ultimo dei sottoposti di ELION. Nel libro: “La Bibbia non parla di dio” a Pag  . Biglino sostiene che a dare la terra agli ammoniti sia stato l’ELOHIM Kemosh. Questo deriverebbe da una sua fantasiosa interpretazione di Giudici 11,24. Il versetto appena citato smentisce anche questa assurda interpretazione ufologica. Così da far crollare tutto il castello di carta messo in piedi da Biglino e company.

A fronte di questi elementi questa “interpretazione alternativa” di cui Biglino ha usato per sostenere la sua tesi è da rigettare. Se anche volessimo preferire la versione “figli di ELOHIM”, in realtà non cambierebbe l’interpretazione teologica perché nel versetto 6 troviamo: “Così ripaghi il Signore, o popolo stolto e insipiente? Non è lui il padre che ti ha creato, che ti ha fatto e ti ha costituito?” Quindi se il Signore si definisce padre del popolo, in senso poetico di conseguenza sempre in senso poetico il popolo di Israele sono “figli di Dio”. Quindi i figli di ELOHIM!

LA   PAROLA ELYON

La parola “Elion” compare nelle nostre Bibbie tradotta come l’altissimo ovvero uno dei titoli di Dio usati come avverbio al posto di ELOHIM. I cosiddetti “liberi pensatori” contestano questa traduzione, specialmente Biglino che in ogni suo libro con vari ragionamenti arriva alla solita conclusione che la traduzione come superlativo assoluto il quale esplicita una delle caratteristiche attribuibili a Dio non trova giustificazione nel testo Biblico, perché non attinente al contesto. Questi sono gli esempi per comprendere l’utilizzo che la Bibbia ne fa e dimostra che quel termine non è riservato a Dio come dice la teologia:[1] Ezechiele 41,7 compare ELIONAH הָעֶלְיוֹנָה che è il femminile di ELION che indica una stanza superiore; In Giosuè 16,5 ELION  il quartiere superiore dell’abitato di Bet-Choron; Nel salmo 89,28 ELION indica il re che regnerà sopra ogni sovrano. Il superlativo assoluto non ha quindi altra giustificazione che quella di essere esclusivamente una scelta teologica, conformemente con la loro fede e non motivata da regole grammaticali e neppure dal contesto in cui il vocabolo si incontra di volta in volta. Secondo la sua “verità”, ELION significa colui che sta sopra è quindi un individuo differente da YHWH, il Dio d’Israele. Lo identifica come un capo alieno mentre invece YHWH è solo uno dei tanti subalterni, addirittura di infimo livello. Ora, un passo alla volta cercheremo di capire come ha fatto a convincere tante persone di questa assurdità e poco alla volta smonteremo questa tesi. Da considerare che questo piccolo punto di tutta la teoria dell’antico astronauta è basilare per la formulazione di ulteriori spiegazioni alternative e senza di questa parte della teoria inizia a scricchiolare. Ora, consultando il dizionario ebraico biblico – italiano sulla parola ELION viene fuori questo:

Prima di tutto constatiamo che si tratta di un aggettivo, di conseguenza cambia di significato a seconda del sostantivo di riferimento. Dalla definizione si potrà notare che ha principalmente 2 significati: Il significato A) Superiore, elevato, eminente ecc.. Indica quindi qualcosa che sta in alto, non per forza fisicamente in alto, ma anche in senso figurato e metaforico e si può riferire a qualunque cosa. Troviamo infatti alcuni versetti che Biglino indica negli esempi. Nel significato B) Quello che ci interessa di più troviamo il TITOLO DIVINO: L’ALTISSIMO perché quando il soggetto della frase è Dio che sia ELOHIM o YHWH assume il ruolo di avverbio e giustamente è tradotto con un superlativo assoluto perché in questo caso il testo indica che Dio è superiore agli altri, colui che sta in alto, che siano angeli o demoni e a qualunque cosa che esista nell’universo, da qui si conclude che Dio è onnipotente. Il dizionario, come anche la teologia non dice che la parola ELION si riferisce esclusivamente a Dio quindi scriverlo per screditare la traduzione è del tutto sbagliato. Si può riferire a qualsiasi cosa, ma quando è riferito a Dio significa L’ALTISSIMO e assume la funzione di avverbio. Nel dizionario troviamo tutti gli esempi dove ELION è riferito Dio. Riporto qui i versetti più significativi dove si dimostra che ELION e YHWH sono la stessa persona.

Salmo: 7,18.

Loderò il Signore (YHWH) per la sua giustizia e canterò il nome di Dio (YHWH), l’Altissimo

Salmo 92,1

 È bello rendere grazie al Signore(YHWH) e cantare al tuo nome, o Altissimo,

In questi versetti molto simili tra di loro si può notare come nella prima parte dei versetti compare il nome di Dio scritto con il famoso tetragramma, quindi siamo certi che in entrambi i testi si sta parlando del Dio supremo di Israele, nella seconda parte, sempre riferito a Dio esorta a cantare al suo nome, in fondo al versetto il termine ELION e questo è un chiaro riferimento a come Dio può essere chiamato anche ELION a motivo della sua onnipotenza. Tipici esempi di come la parola ELION è usato come avverbio per indicare il Dio d’Israele. Sono dunque le entrambi la stessa entità, di cui Elion è un titolo di YHWH.

Salmo 9,2-3

Loderò il Signore (YHWH)  con tutto il cuore e annunzierò tutte le tue meraviglie. Gioisco in te ed esulto, canto inni al tuo nome, o Altissimo(ELION)

Questo è un salmo dove Dio nel suo complesso rende giustizia ai poveri. Il soggetto dei versetti è Dio (YHWH). Viene usato il termine ELION per evitare una ripetizione con  (YHWH), ma si sta parlando sempre di Lui. Anche qui un altro esempio di ELION usato come avverbio ed è chiaro che  sono la stessa entità.

Salmo 21,8.

Perché il re confida nel Signore (YHWH): per la fedeltà dell’Altissimo (ELION) non sarà mai scosso. 

Questo è considerato un salmo regale, ovvero uno di quei salmi che veniva recitato dal sacerdote durante l’incoronazione di un re. Anche in questo caso abbiamo Dio YHWH come soggetto e la parola ELION usata come avverbio per evitare una ripetizione ma è chiaro che si sta parlando della stessa entità.

Salmo 46,5.

Un fiume e i suoi ruscelli rallegrano la città di Dio (ELOHIM), la santa dimora dell’Altissimo(ELION)

In questo salmo si parla della città di Gerusalemme che è considerata la città più santa, infatti verrà costruito lì il tempio, punto di riferimento di tutti gli ebrei per lo svolgimento delle festività religiose. Il tempio sarà considerata simbolicamente la casa di Dio anche se un edificio fatto dall’uomo non può contenere un entità onnipresente e onnipotente come è scritto in Isaia 66,1: Cosí parla il Signore (YHWH): «Il cielo è il mio trono e la terra è lo sgabello dei miei piedi; quale casa potreste costruirmi? Quale potrebbe essere il luogo del mio riposo? Anche se Dio non può essere contenuto in un edificio fatto dall’uomo permette lo stesso che gli uomini costruissero per Lui un tempio al tempo di Salomone. Nel salmo in questione vediamo anche che sarà la dimora di ELION, questo un altro elemento che dimostra come YHWH ed ELION siamo la stessa entità. Se dovessimo vederla dal punto di vista della teorie dell’antico astronauta risulterebbe che un generale alieno convive con uno dei suoi sudditi tra i più irrilevanti e questo non è molto fattibile. Biglino non ha mai detto che ELION stava a Gerusalemme, eppure il salmo dice questo.

 Salmo 50,14.

Offri a Dio un sacrificio di lode e sciogli all’Altissimo (ELION) i tuoi voti; 

Colui che si adoperano i sacrifici animali e si sciolgono i voto è noto che sono la stessa entità

Salmo 73,11.

Dicono: “Come può saperlo Dio? (EL) C’è forse conoscenza nell’Altissimo?” (ELION)

In questo salmo si ammonisce la stoltezza di una parte del popolo che apparentemente prospera nella malvagità. Non bisogna essere invidiosi perché il giudizio di Dio verrà su di loro. Il soggetto “EL” si riferisce sempre a “ADONAI YHWH” ovvero Signore Dio come è specificato  nel versetto 28 dello stesso salmo. Il versetto del salmo preso in esame viene scritto come esempio di una tipica frase che dice lo stolto quando commette peccato e si illude che Dio non lo sappia, ma allo stesso tempo indica come considera EL ed ELION la stessa entità.

Salmo 78

Eppure continuarono a peccare contro di lui, a ribellarsi all’Altissimo (ELION) nel deserto. (17)

ricordavano che Dio (ELOHIM)  è loro rupe, e Dio (EL), l’Altissimo, (ELION) il loro salvatore; (35)

Ma ancora lo tentarono, si ribellarono a Dio(ELOHIM), l’Altissimo(ELION) non obbedirono ai suoi comandi. (56)

Magnifico esempio di salmo sapienziale con una lunga riflessione sulla storia d’Israele, tra le vicende dell’esodo e l’istituzione della monarchia. È la celebrazione dell’amore e della fedeltà di Dio, nonostante le infedeltà dell’uomo. Dal contesto senza dubbio si riferisca ad YHWH  e per ben tre volte compare la parola ELION usata anche qua come titolo di Dio.

Questi sono solo alcuni esempi dell’uso della parola ELION in riferimento a YHWH, si potrebbero citarne molti altri ma per dimostrare la tesi teologica è sufficiente. I “liberi pensatori” ignorano completamente questi versetti in quanto smentirebbero e invaliderebbe il loro lavoro.


[1] La Bibbia non parla di Dio a pag. 38

L’ASPETTO DEGLI ELOHIM

Negli articoli precedenti abbiamo analizzato la parola ELOHIM dal punto di vista grammaticale. In questo capitolo vedremo secondo la teorie ufologiche come potevano apparire fisicamente questa razza aliene degli ELOHIM. I liberi pensatori hanno raccolto diversi elementi spasi in svariate fonti per poter dare una descrizione più accurata possibile di questi esseri venuti dallo spazio. Un grosso problema per chi vuole fare ipotesi su un possibile aspetto di questi alieni è che nella Bibbia non è possibile trovare nessun elemento, non c’è nessuna descrizione fisica del Dio degli Ebrei come in nessun altro ELOHIM. Questo è un bel problema perché chi conosce la Bibbia sa che quando un personaggio possiede delle caratteristiche fisiche particolari c’è sempre una descrizione. Possiamo far l’esempio del filisteo Golia, descritto come un uomo grande e possente e con un armatura degna della sua stazza. Allo stesso modo anche gli ELOHIM se fossero veramente esseri in carne e ossa gli autori li avrebbero descritti accuratamente. Biglino nel suo blog scrisse un articolo per dare una spiegazione della mancanza di una descrizione di YHWH. l’ELOHIM di Israele si faceva vedere solo da Mosè perché se si fosse mostrato davanti a tutto il popolo, esso sarebbe rimasto turbato nel vedere un volto non umano e forse avrebbero smesso di seguirlo, da questo deriva il divieto di scolpire una raffigurazione delle sue fattezze. Il divieto di produrre statue ha in realtà tutto un altro significato il resto sono solo un tentativo per dare una spiegazione che concili con le teorie ufologiche, ma non ci sono altri versetti che possa confermare questa teoria, rimane di fatto pura fantasia. Non è nemmeno chiaro il perché il popolo si sarebbe turbato nel vedere il volto di YHWH mentre invece Mosè sarebbe dovuto rimanere indifferente. Inoltre si contraddice da solo: Nel suo commento di Deuteronomio 23,15 sostiene che YHWH è presente fisicamente nell’accampamento e passeggia in mezzo al popolo. Inizieremo a elencare tutte le caratteristiche fisiche degli ELOHIM secondo i fautori della teoria e tutte le fonti che hanno attinto, analizzeremo se le prove sono effettivamente fondate o sono solo campate per aria:

MOLTO SIMILI ALL’UOMO

I liberi pensatori deducono che dal momento che l’uomo è una creazione degli ELOHIM mediante l’uso del loro DNA, gli ELOHIM avrebbe avuto fattezze simili all’uomo, ma facilmente riconoscibili da tutti. Nulla di più sbagliato! Nel capito su MALAKIM vedremo diversi episodi biblici dove avvengono un tipo di apparizione angelica  in forma umana. Il protagonista vede un semplice uomo senza ulteriori descrizioni di particolari insolite in un uomo. Solo successivamente si rende conto che era un angelo, ma in nessun caso il protagonista pensa di vedere un ELOHIM. Si parla sempre semplicemente di un uomo;  questo smentisce la teoria in maniera netta.


ESADATTILISMO

Biglino ipotizza che gli ELOHIM potevano avere 6 dita per mani e piedi. Questo lo fa derivare da un versetto in 2Samuele 21,20 dove viene descritto un individuo con questa caratteristica. In 2Samuele 21,15-22 vengono citate e descritte brevemente delle piccole battaglie tra l’Israele del re Davide e i filistei. In una di queste battaglie viene citano un soldato filisteo con 6 dita per mano e piede, ma non viene detto che è un ELOHIM, ma è pur sempre un uomo. Anzi, è la prova che quando un personaggio ha caratteristiche particolari, queste vengono descritte. Non si tratta dunque di un ELOHIM ma di un uomo con una patologia nota nei manuali medici, seppur rara.


CON PELLE BIANCA

Un’altra caratteristica che questi ELOHIM dovrebbero avere secondo i “liberi pensatori” è la carnagione bianca. Questa convinzione deriverebbe da due fonti, andiamole ad analizzare per verificare che siano fondate: Nella prima si afferma che i messaggeri degli Anunnaki sumeri venivano chiamati nella loro scrittura: GAL.GA. dove GAL significherebbe “essere vivente, creatura” e GA “latte”. Questa sarebbe una chiara prova di come i sumeri definirono gli ELOHIM, esseri di latte, quindi con la pelle bianca. Come si può fare per verificare se la traduzione di questi termini è esatta? Online si possono trovare diversi dizionari per la traduzione di alcune parole di sumerico cuneiforme.  Consultando il sito “sumer.grazhdani.eu” possiamo trovare la parola GAL e scopriamo che come significato di base “grande”; può essere usato anche come superlativo, quindi la traduzione “creatura” è sbagliata! La parola GA significa effettivamente “latte”. Ma in realtà il termine GAL.GA non sarebbe da intendere come due termini da tradurre indistintamente, ma una parola sola che significa: Consulenza, saggio. riflessione, considerazione. Non c’è nemmeno l’ombra di presunte creature di pelle color latte. La seconda prova che portano i “liberi pensatori” per sostenere che gli antichi astronauti fossero di pelle bianca la troviamo nel libro di Enoch. Un libro considerato dai cristiani come apocrifo e di fatto escluso dalla Bibbia. Nel brano in questione si narra della nascita di Noè. Il padre Lamech rimane sconvolto nel vedere suo figlio Noè nascere con la pelle bianchissima e pensa che in realtà sia figlio degli ELOHIM. Riporto qui sotto il brano in questione:

Dopo del tempo, mio figlio Matusalemme prese una moglie per suo figlio Lamek e costei rimase incinta da lui e generò un figlio. Ed era, la sua carne, bianca come neve e rossa come rosa e i capelli del suo capo e la sua chioma erano come bianca lana e belli erano i suoi occhi e, quando li apriva, illuminava tutta la casa, come il sole, e tutta la casa risplendeva assai. E quando fu preso dalle mani delle levatrice, aprì la bocca e parlò al Signore di giustizia. Suo padre, Lamek, ebbe paura di lui e fuggì. (19,1-4)

Leggendo il testo originale possiamo notare come i “liberi pensatori” abbiano estrapolato solamente la parola “bianca” e ignorando altri elementi importanti che metterebbe seriamente in dubbio il modo usato per interpretare il brano. Troviamo la carne rossa come una rosa, degli occhi che emettono una luce molto potente e la capacità di parlare fin da subito. Se si vuole usare una lettura letterale e razionale questi elementi tutti insieme appaiono molto poco plausibili, se invece si cita solamente il colore “bianco” allora si può far credere la storia degli alieni bianchi, ma non sarebbe onesto dal punto di vista intellettuale.


PRIVI DI PELI

Secondo i sostenitori della tesi aliena, gli ELOHIM avrebbero avuto la caratteristica della  totale mancanza di peluria. Questo spiegherebbe come l’uomo rispetto alle scimmie ha una consistente diminuzione di peli sulla cute a accezione dei capelli, l’aggiunta del DNA alieno ha modificato questa caratteristica. Non si potrebbe certamente considerare una prova, ma solo pura speculazione. Per affermare con più certezza questo punto servono delle prove più consistenti. Secondo i sostenitori della tesi aliena ci sarebbero due prove a riguardo: La prima si tratta di racconti di miti sumerici letti con la solita metodologia del “facciamo finta che” dove la dea NIN.TA insieme a EA creano il primo uomo chiamato LU.LU che significa “il mescolato”: in riferimento all’unione del DNA di un primate con il DNA alieno. Viene detto che da questa creatura per la prima volta si  ottiene una pelle simile a quella di un dio. Questa “prova” che circola nei siti che sostengono la paleastronautica deriva dalle traduzioni dei miti sumerici di Sitchin, che da come detto in precedenza, non era un grande esperto di sumerico come voleva far credere, anzi le sue traduzioni sono più che altro scritti fantasiosi, non presenti realmente nei testi sumerici e questo ne è un esempio. Nelle vere traduzioni elaborate da veri sumerologi come Seminara e Pettinato troviamo un’altra storia: Il dio ELKI crea una serie di individui umani tramite l’argilla, ma hanno tutti nelle menomazioni. Nonostante questo li nutre e trova un modo di come possono essere utili. Nessuna traccia di individui con una pelle simile a un dio. Anche la traduzione di LU.LU in “mescolato” è alquanto forzata dall’ideologia che sta alla base della teoria. Il vocabolo LU può voler dire anche “mescolare” tra i tanti significati, ma solo all’interno del contesto giusto, e non è questo il caso.

Nella seconda “prova” viene detto che YHWH avrebbe richiesto che una squadra di servitori, ovvero i leviti dovettero essere completamente depilati e puliti. Il motivo è semplice: Dal momento che gli ELOHIM erano privi di peluria, provavano repulsione ad avere a che fare direttamente con uomini non completamente depilati. Questo è il versetto preso come dimostrazione:

Prendi i leviti tra gli Israeliti e purificali. Per purificarli farai così: li aspergerai con l’acqua lustrale; faranno passare il rasoio su tutto il loro corpo, laveranno le loro vesti e si purificheranno. (Numeri 8,6-7)

In questa parte del libro dei numeri sono presenti le norme per la purificazione dei leviti. Essi erano una delle 12 tribù di Israele dedita al servizio al culto e alla liturgia. Lavoravano subordinati ai sacerdoti come loro assistenti nel servizio del santuario. Non erano affatto una squadra dedita a servire YHWH per i suoi bisogni fisici, come dichiara Biglino. Questo è il primo errore che riscontriamo. I Leviti per svolgere il ruolo da loro fissato dovevano essere purificati spiritualmente mediante sacrifici e fisicamente con un lavaggio completo: Dovevano lavare i loro vestiti, e non solo lavarsi, ma radersi tutta la loro carne, come doveva fare il lebbroso quando fu purificato, Levitico 14,8 . Devono far passare un rasoio su tutta la loro carne, per liberarsi da quella contaminazione che non si laverebbe via. I “liberi pensatori” hanno aggiunto un motivo per il quale i leviti avrebbero dovuto depilarsi. L’intenzione è spingere a ipotizzare una mancanza di peluria degli ELOHIM, ma questa motivazione non è presente nel testo biblico, è una speculazione che non sta in piedi, pura fantasia. Non viene detto che questa pratica non era prescritta per i sacerdoti o per i nazirei, il quale se YHWH fosse stato in carne e ossa avrebbero dovuto avere a che fare anche con loro, ma per loro non ci sono norme che prevedano la depilazione, anzi l’esatto contrario (Levitico 19,27).


STATURA MOLTO ALTA

Veniamo ora a un’altra caratteristica che agli appassionati della teoria credono riguardo all’aspetto degli ELOHIM. Erano di alta statura; questo è quello che è venuto fuori dallo “studio” di Sitchin. Dagli antichi reperti sumerici si possono vedere disegnati un gruppo di individui, tra cui il potente di turno raffigurato con un’altezza decisamente più grande rispetto agli altri. Questi capi dei popoli non erano umani, ma bensì ELOHIM per questo sono diversi dagli altri. Secondo i calcoli di Sitchin gli ELOHIM erano alti circa 3 metri. Questo modo di raffigurare i propri ELOHIM coincideva con tutti gli altri popoli della terra. Se è così allora non bisogna altro che andare alla ricerca di raffigurazioni di questo tipo e constatare se è effettivamente così. Anche questa volta le osservazioni di Sitchin non corrispondono alla realtà:

  1. In alcuni casi i capi dei popoli venivano rappresentati più piccoli dell’uomo.
  2. Tutto ciò che è attorno all’individuo con l’altezza maggiore è proporzionato, che siano oggetti, piante, cavalli…
  3. Viene spesso detto che gli ELOHIM avevano a disposizione di mezzi volanti fantascientifiche, ma non vengono mai rappresentati con un mezzo che può far pensare a qualcosa di tecnologico, ma bensì un semplice carro trainato da cavalli.
  4. Quelli che dovrebbero essere gli ELOHIM alieni presentano caratteristiche identiche agli altri uomini. Non hanno la pelle bianca, non sono privi di peluria, ma hanno invece la barba e non possiedono sei dita per mano. Vengono smentiti in un solo colpo tutti gli altri punti precedenti.

Alla luce di queste osservazioni possiamo pensare che le raffigurazioni di un comandante più grande rispetto agli altri non indicava una statura superiore, ma al fatto di sottolineare l’importanza di quel soggetto rispetto agli altri all’interno di un particolare contesto scenografico. Questo modo di presentare una scena lo possiamo paragonare ad alcune ricostruzioni del presepe dove Maria, Giuseppe e la stalla sono proporzionalmente più grandi rispetto al resto della scena per sottolineare l’importanza fondamentale da rivolgersi e il resto è solo un contorno. La stessa logica era usata anche da alcune antiche popolazioni, per questo sono raffiguranti più grandi.

Questa è la rappresentazione della battaglia di Kadesh. Il faraone Ramses è disegnato più grande per sottolineare il suo coraggio e l’invincibilità in battaglia. Questo è uno dei tanti esempi.


UN GROSSO CRANIO ALLUNGATO

Arriviamo così all’ultimo punto; gli ELOHIM avrebbe avuto un grosso cranio che si estendeva in lunghezza. Come fanno a saperlo gli studiosi della teoria? Ci sarebbero numerosi reperti archeologici come i bassorilievi e statue egizie o le statuine votive della cultura preistorica di Ubaid. Non dobbiamo farci mancare la solita frase a effetto che serve come chiave per convincere molti sulla verità della teoria: “Tutti i popoli rappresentavano i loro dèi con la testa allungata e provenienti dal cielo.” Quest’ultima frase risulta totalmente falsa! Di culti pagani precolombiani, i maya, gli Inca e gli azteki, dai culti africani e mesopotamici nessuno raffigurava i loro dèi con la testa allungata. Molto spesso non venivano disegnati nemmeno con una testa umanoide ma metà uomini e metà animali. Secondo le varie mitologie non erano nemmeno provenienti dal cielo, ma dal mare o dalla terra, spesso le varie culture non avevano neppure una cosmologia che prevedesse lo spazio come lo conosciamo noi, quindi figuriamoci se potevano immaginare degli dèi provenienti dal cielo. Le reali raffigurazioni dove sono veramente presenti dei soggetti con la testa allungata solo pochissimi. Di quei pochi troviamo la famiglia del celebre faraone egizio Tutankamon poiché essi praticavano un’antica usanza di deformazione cranica. Alcune antiche popolazioni praticavano un usanza che noi definiremo barbara secondo il nostro punto di vista: Alle persone destinate al comando di un popolo venivano applicati fin dalla nascita dei supporti di legno o delle fasce che impedivano alla scatola cranica di crescere in una direzione; in questo modo con gli anni si ovalizzava fino a risultare perennemente allungata da adulto. Per questo si spiegano le poche statuette o raffigurazioni di soggetti con la testa allungata, così anche gli scheletri trovati in alcune necropoli che presentavano un cranio con questa forma. Secondo gli amanti della teoria ufologia, queste popolazioni avevano questa usanza per assomigliare ai loro dèi colonizzatori che avevano la testa di quella forma. Non ci sono prove a riguardo, rimangono solo teorie e semplici speculazioni a loro favore.


I TESCHI ALLUNGATI DI PARACAS 

In Perù, precisamente a Paracas, sono stati trovati nel 1928 dei teschi allungati molto particolari conservati nel museo di storia di Paracas. La particolarità risiede dal fatto che sembrerebbe che i teschi non siano stati deformati con sistemi artificiali, ma siano così naturalmente. Questo ha acceso i cuori degli amanti della ufologia e la paleastronautica e finalmente sono stati trovati dei teschi alieni o degli ibridi. Il direttore del museo Brien Foester fece analizzare i reperti e il risultato fu che il DNA non apparteneva all’uomo Sapiens e a nessun altro ominide conosciuto. Peccato che le famose analisi non furono esaminate da un team di esperti accademicamente certificati, ma a un misterioso genetista che non rivelò il nome. Per questo si creò molto scetticismo a eccezione degli ufologi che colsero l’occasione per alimentare ancora di più la loro propaganda. Ancora oggi si possono trovare degli articoli datati circi il 2014 dove vengono presentati i teschi come una prova di una visitazione aliena in passato. Successivamente sono stati ripetuti altre analisi in due diversi laboratori: quello dell’Università di Lakehead in Canada e quello dell’ UCLA, l’Università di Los Angeles, in California. Sono emersi dati piuttosto bizzarri. Perché bizzarri? Perché gli aplogruppi del DNA mitocondriale, quello che si eredita per via materna, non sono quelli previsti. Nulla di alieno, capiamoci, tutto rientra nelle varianti umane possibili, ma pur tuttavia essi risultano fuori posto nello spazio e nel tempo. Sentiamo cosa dice Brien Foerster: “Tutti i Nativi Americani al 100% appartenevano agli aplogruppi A, B, C e D. Quattro di questi teschi allungati presentavano l’aplogruppo B, a dimostrazione che avevano antenati nativi americani, ma gli altri no. Gli aplogruppi emersi più di frequente sono U2e, H1a e H2. E se guardiamo dove questi aplogruppi sono prevalenti a livello percentuale, essi si trovano tra il mar Caspio e il Mar Nero, vale a dire tre le montagne del Caucaso”. Piuttosto distante delle Ande, senza dubbio.

LE CONSEGUENZE DEL PECCATO

  • Chi scava una fossa vi cadrà dentro e chi rotola una pietra, gli ricadrà addosso (PR 26,27)
  • Il Signore corregge chi ama, come un padre un figlio prediletto ( PR 3,12)
  • Infatti, chi trova me trova la vita e ottiene il favore del Signore; ma chi pecca contro di me fa male a se stesso; quanti mi odiano amano la morte (PR 8,35-36)
  • … perché egli non ti maledica e tu non venga punito (PR 30,10)

Un cuore privo di sapienza ama il male, professa cose perverse, è schiavo delle concupiscenze, suscita liti, parla male del prossimo, fa in modo che uno si metta contro l’altro e si compiace del risultato che ottiene. Perseverando in queste malvagità, infatti, ci si mette nei guai da solo perché inizierà ad avere nemici che lo malediranno e la protezione di Dio non sarà su di lui. Capita sovente che il male che noi facciamo agli altri poi ci si ritorce contro. Qualunque tipo di male che una persona empia compie avrà delle conseguenze e cadrà nello stesso tranello che lui ha pensato. Questo succede anche quando si vuole ottenere un obiettivo compiendo peccati invece che chiedere a Dio. Il Signore ama tutti compresi i peccatori e vorrebbe solo benedirli ma permette che ci possa capitare anche cose spiacevoli affinché ci carichiamo del peso e delle conseguenze dei nostri sbagli, e questo possa portarci al ravvedimento, smettendo inoltre di compiere il male. Se ad esempio una persona viaggia sempre in treno senza pagare il biglietto e non prende mai multe, quest’ultimo continuerà sempre a viaggiare senza biglietto, perché finché non ci saranno conseguenze negative, non si è portati a cambiare modo di fare. “Be, mi conviene fare così! Me la posso cavare”. E inganniamo noi stessi pensando che in qualche modo ce la caveremo anche se facciamo il male. Non sarà notato dagli altri e non subiremo conseguenze. Sembra che possiamo prosperare nella nostra empietà. Ma come dice un vecchio detto: “Le ruote della giustizia forse girano lentamente ma sono molto precise”. E verrà  fuori. Quando accadrà subiremo il peso del nostro peccato. Il Signore permetterà questo, non per vendetta da parte sua, ma per correggerci ed educarci nella via del bene, si comporta dunque come un padre amorevole correggendo i propri figli che sbagliano; questo è perché li ama, e qual è il figlio che non viene corretto dal padre? (Ebrei 12,7). Cercherà di correggere ogni nostro sbaglio al momento giusto e non ci farà vedere tutto quello che non va in noi tutto e subito, altrimenti vedendo come siamo peccatori e lontani da Dio saremo pervasi da uno spirito di scoraggiamento, ma se ci corregge poco alla volta sarà più facile allineare i suoi pensieri ai nostri mettendoci nel cammino verso la santità. Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati.
(Ebrei 12,11). Non è piacevole essere corretti da Dio, ma se lo fa, sappi che ti ama e ti considera già suo figlio, degno di misericordia. In genere veniamo corretti per il nostro atteggiamento nei confronti del prossimo, se abbiamo iniziato a camminare con il Signore, ma siamo finiti ad essere  gonfi d’orgoglio, guardando il prossimo come inferiore a noi e trattando e giudicando duramente le persone che pensiamo siano più peccatori di noi . Questo è un caso dove Dio ti corregge, per riportarti all’umiltà perché se comportandoti in questo modo ti stai allontanando troppo da Dio, senza amore nel cuore ogni cosa è vana. Chi invece rifiuta la correzione oppure darà la colpa a qualcun altro senza prendersi le proprie responsabilità, allora finirà di imparare battendo il naso, ad esempio se qualcuno si sente molto attratto da una ragazza già fidanzata e fa di tutto perché lasci il ragazzo per lui, capiterà che anche lui sarà tradito o lasciato in malo modo. Non bisogna mai accettare quello che satana ti offre, perché se lo accetti allora satana, avrà il diritto di toglierti qualcosa che Dio ti ha donato, perché il Signore è giusto anche nei confronti di satana che è un abile avvocato contro di noi e lui usa le leggi spirituali al contrario. Anche un cristiano può cadere in questa trappola, la motivazione che spinge una persona ad accettare le proposte di satana può essere che ha pregato per qualcosa, ma Dio non gliela ancora data perché non è arrivato il momento giusto per riceverla, allora è portata a forzare i tempi e ottenendo quello che si vuole peccando.  Quindi se non si vogliono le conseguenze dirette e indirette delle nostre azioni non dobbiamo accettare le proposte di satana ma prendere con gioia i doni di Dio, che sono facilmente riconoscibili se conosci la scrittura. Il Signore ci può anche perdonare il peccato ma non toglie le conseguenze del peccato, è come lanciare un sasso nello stagno. Anche se recuperi il sasso, non puoi evitare che le onde che si propagano. Ho conosciuto persone che pur essendo non credenti riconoscevano che quando si fa del male, anche di nascosto, in un modo o nell’altro ci sono sempre delle conseguenze, essendo però atei non sapevano però dare una spiegazione a questo fenomeno, ma anche loro lo avevano sperimentato nella loro vita. Un esempio nell’antico testamento si può trovare in un racconto nel periodo del Re Davide. Egli fu un uomo retto di fronte a Dio, ma un giorno cadde in un grave peccato. Vide un giorno una donna di nome Betsabea e iniziò a desiderarla ardentemente nonostante lei fosse già sposata e lui possedesse già diverse mogli. Pensò di fare in modo che suo marito fosse in prima linea in battaglia e fosse lasciato solo a combattere, in modo che morisse facilmente sotto colpi degli eserciti nemici. Così avvenne che il marito di questa donna morì e Davide la sposò. Il profeta Natan tramite un oracolo del Signore raccontò questo a Davide: Due uomini erano nella stessa città, uno ricco e l’altro povero. Il ricco possedeva un gran numero di bestiame, mentre il povero possedeva solo una pecorella, di cui però amava molto, come fosse suo figlio. Un giorno però un viandante passando per la casa del ricco chiese di essere ospitato. Il ricco accettò ma per evitare di offrigli uno dei suoi capi di bestiame, rubò la pecorella del povero per farla macellare e mangiarla insieme al suo ospite. Davide rispose che quell’uomo avrebbe dovuto meritare la morte. Natan gli disse che quel l’uomo ricco è proprio lui, così gli spiegò il peccato commesso e aggiunse che avrebbe perso tutte le mogli in favore di un altro e poiché il suo peccato lo aveva fatto di nascosto, la punizione sarebbe stata sotto gli occhi di tutti. Davide pentito di quello che aveva fatto chiese perdono a Dio che nella sua immensa misericordia lo perdonò e non gli inflisse più la punizione che avrebbe meritato. A questo punto, qualcuno potrebbe pensare; poiché il Signore lo perdonò, il suo peccato non avrebbe causato conseguenze negative. Ma il suo consigliere sapeva del suo peccato e iniziò ad odiare Davide in cuor suo così nella sua vecchiaia Davide invece di riposare fu costretto a fuggire dalla grinfie di Assalonne, uno dei suoi figli che voleva usurpare il trono ed era appoggiato proprio da quel consigliere. Questa è stata la conseguenza del suo peccato. Quindi non bisogna farsi tentare nel pensare che è possibile peccare con leggerezza, tanto il Signore che è buono ci perdona sempre. Questo non è saggio, perché Dio perdona se c’è un pentimento e l’impegno di non commetterlo più. Pensando così si parte già con il piede sbagliato e non si tengono conto delle conseguenze del peccato che commettiamo. Le sofferenze che proviamo sono dovute alle conseguenze delle nostre azioni o anche dovuti agli attacchi di satana. Lui, però, non ci può attaccare se non siamo nel suo territorio. È possibile entrare in territorio demoniaco quando ad esempio si è coinvolti nel peccato, come l’adulterio, la truffa, l’odio verso qualcuno, dubbio, la paura o la mancanza di preghiera ci mette esposti agli attacchi del demonio; perché in questo modo essendo spiritualmente nel suo territorio, lui avrà l’autorità legale di agire contro di noi. Le persone possono agire in maniera molto diversa quando soffrono come conseguenza del peccato: Per un ateo per esempio ci può essere l’autocommiserazione che non porta al pentimento delle proprie azione, ma è solamente un lamentarsi di continuo di quanto è brutta la vita. Per una persona che è credente, ma ha una scarsa conoscenza di Dio e della scrittura potrebbe tendere a dare la colpa a Dio, anziché essere consapevoli che è il diavolo che lo sta attaccando usando proprio le sue cattive azioni. Questo atteggiamento è causa di un maggiore allontanamento da Dio. Se invece è consapevole che è il diavolo ad attaccare allora potrebbe sgridare e insultare satana, o pronunciare  preghiere di liberazione. Tutto questo però non ha efficacia finché non ci si mette a posto con Dio, rendendo il diavolo incapace di agire legalmente contro di noi. Nella parabola del giudice iniquo in Luca 1,18, la vedova non va a prendersela con il suo avversario, ma va dal giudice per far valere i suoi diritti; così anche noi dobbiamo andare a Dio non solo come padre, ma anche come giudice. Nella parabola si può notare un contrasto: Se questo giudice malvagio che non temeva Dio ha fatto giustizia alla vedova a seguito delle pressioni che subiva, quanto più Dio farà giustizia, che è buono e giusto e il suo aiuto non tarderà. Quello che dobbiamo fare è ribaltare le cose passando nel territorio spirituale del regno di Dio, dove il nemico non ha nessun potere su di esso. potrà continuare ad attaccarci ma solo come usurpatore e può essere scacciato via quando si vuole. Per far ciò bisogna fare un esame di coscienza, pentirsi seriamente dei propri peccati e chiedere perdono a Dio. Nella chiesa cattolica c’è il sacramento della confessione ed è possibile usufruire di questo per chiedere perdono a Dio e impegnarsi a non commettere più quel peccato. A quel punto il prezioso sangue di Cristo cancellerà ogni peccato da noi in modo che risulteremo giusti davanti a Dio.  È importante anche avere fede, pregare, amare il prossimo e fare la volontà di Dio, in questo modo satana non avrà più alcun potere su di te. Le uniche sofferenze che potresti avere sono quelle derivate dall’essere perseguitati a causa della propria fede, ma per fortuna questa eventualità è molto limitata in Italia, ma in ogni caso quel tipo di sofferenza lascia la nostra coscienza pulita. Quindi chi è saggio questo lo sa e fa di tutto per evitare il peccato. Anche il giusto può peccare, ma Il Signore ci ama immensamente ed è beato l’uomo che viene corretto ed educato da Dio, per insegnarli la sapienza (Salmo 94,12).

REALIZZARE I NOSTRI PROGETTI CON DIO

  • Affida al Signore le tue opere e i tuoi progetti avranno efficacia (PR 16,3)
  • Il desiderio ansioso senza riflessione non è cosa buona, e chi va a passi frettolosi sbaglia strada (PR 19,2)
  • I progetti di chi è diligente si risolvono in profitto, ma chi ha troppa fretta va verso l’indigenza (PR 21,5)
  • Egli riserva ai giusti il successo e scudo a coloro che agiscono con rettitudine (PR 2,7)
  • Custodisci il consiglio e la riflessione né mai si allontanino dai tuoi occhi (PR 3,21) camminerai sicuro per la strada il tuo piede non inciamperà (23) perché il Signore sarà la tua sicurezza e preserverà il tuo piede dal laccio (26)

Arriva un giorno nella propria vita che desideriamo ardentemente una determinata cosa, in questo caso come ci dobbiamo comportare? Prima di tutto dobbiamo analizzare se questa cosa è una buona, gradita a Dio, che può generare benefici a noi o agli altri, o può semplicemente glorificare Dio. Una volta appurati che quello che vogliamo fare non è peccato allora bisogna iniziare a pregare affinché quella cosa si realizzi e ci accompagni passo dopo passo nel nostro progetto. Se facciamo tutto tenendo sempre Dio in mente allora riusciremo a farlo con successo, se invece falliamo allora, stiamo sbagliando qualcosa. Sappi solo che se sei con Dio quando deciderai una cosa, ti riuscirà e sul tuo cammino brillerà la luce (Giobbe 22,28). Non dobbiamo farci prendere dall’ansia o dalla fretta, perché questo distrae e ci fa togliere lo sguardo di Dio. Avere ansia può essere una mancanza di fede, derivata dal fatto che si ha paura che quella cosa non si realizzi senza pensare che in Cristo possiamo fare ogni cosa nel tempo prestabilito e fare le cose con troppa fretta si rischia di saltare dei passaggi importanti che mette a rischio il nostro progetto, quindi come prima cosa non farsi prendere dalla paura e tenersi concentrati su Dio e metterlo sempre al primo posto. Per non rischiare di fallire è anche importante non farsi distrarre dalle circostanze e mantenere sempre lo sguardo verso Dio. C’è un esempio nel Vangelo: l’episodio, dove i discepoli sono nel lago di Genesaret in un’imbarcazione di notte, quando all’improvviso vedono arrivare Gesù che cammina tra le acque e iniziano a spaventarsi, non riconoscendolo, ma lui fa cenno di non temere. Allora qui Pietro preso dalla sua solita impulsività chiede se anche lui può raggiungerlo camminando tra le acque. Questo è stato un desiderio di Pietro e non era obbligato a farlo, Pietro lo ha desiderato e Gesù l’ha concesso, perché noi che siamo credenti non siamo più schiavi di satana ma siamo liberi in Cristo. Se Gesù ha accettato, è perché sarebbe stato in grado di farlo se avesse avuto fede. Se abbiamo fede possiamo fare grandi cose a prescindere dalle nostre qualità. Qui per un po’ Pietro riesce effettivamente camminare nelle acque come Gesù, questo finché tiene lo sguardo su di lui. Poi però si fa distrarre dalla tempesta, arrivano delle onde piuttosto grandi e questo fa distogliere lo sguardo su Gesù, guardando invece le circostanze e pensa: Che ci faccio qua? Non posso camminare nelle acque, è impossibile, e quando inizia ad avere paura e a dubitare che con Dio possa fare ogni cosa, inizia ad affondare e qui Pietro chiede aiuto a Gesù e lui lo prende dal braccio e lo tira fuori e gli dice: << Uomo di poca fede, perché hai dubitato? >>. Con queste parole è come se avesse detto: Pietro stavi andando bene, perché hai avuto paura? Non hai più fiducia in me? Come puoi pensare che ti lasciavo morire? Questa esperienza avrà toccato e insegnato molto a Pietro e ai discepoli. A volte anche noi ci lasciamo prendere dall’ansia o dalla paura, guardiamo alle circostanze e ci dimentichiamo di Gesù. Quando siamo in difficoltà e chiediamo aiuto e Lui è pronto a stendere la  mano. Anche se hai fallito, questo non interrompe il rapporto con Dio, gli sbagli se ci sono non vanno ripetuti e un’altra occasione ci sarà. La volta successiva la fede non dovrà mancare, come se fosse un esame che se non lo superi lo rifai, finché riesci a superarlo e passare di livello. Ogni volta che vorrai affidarti a Dio per i tuoi progetti, satana cercherà di mettersi di mezzo, dicendoti che non ce la farai mai, che sei un fallito, che il Signore non ti ascolterà o cose del genere; ma queste cose il giusto sa che sono le bugie di satana e Dio permette questo per metterci alla prova, ma non dobbiamo cedere nel credere a queste cose, ma invece dichiarare le benedizioni di Dio sulla nostra vita e la sua vittoria sul nemico, così che possiamo sconfiggere il diavolo e raggiungere i nostri obbiettivi. Questo è il cammino verso Dio; formato da prove e ostacoli e quando cadiamo, il Signore ci perdonerà se glielo chiediamo. Lui non si stanca mai di perdonarci, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono; dobbiamo poi toglierci dai sensi di colpa sapendo che avremo altre occasioni per rifarci. La cosa importante è che per ogni obiettivo abbiamo la volontà che il Signore ci tenga per mano e ci aiuti; questo presuppone che amiamo già il Signore e ascoltiamo la sua parola; sta infatti scritto: cerca la gioia del Signore ed esaudirà i desideri del tuo cuore (Salmo 37,4) e spesso è proprio Dio che suscita in noi quei desideri secondo il suo disegno d’amore (Filippesi 2,13). È sbagliato pensare che tutto dipenda da noi, ma neanche che tutto dipenda da Dio. Esiste quella che chiamo la legge della collaborazione. Il Signore non ha per forza bisogno di noi per compiere la sua volontà, potrebbe anche fare tutto da solo. Ma vuole che ci sia amicizia e comunione tra noi e lui, quindi quello che noi con le nostre forze e i nostri limiti possiamo fare, facciamolo; il resto ci penserà Dio a farlo. Per far nascere Gesù non aveva per forza bisogno di Maria. Avrebbe potuto farlo apparire all’istante senza neanche un parto, ma il Signore preferisce che anche noi partecipiamo ai suoi progetti, e così anche per i nostri di progetti se sono in linea con la sua parola, anche se è una cosa molto difficile, il Signore ci aiuterà se glielo chiediamo, ma anche noi dobbiamo fare la nostra parte. La legge della collaborazione si potrebbe paragonare a questo: Immaginiamoci di essere in un bosco e Dio ci chiede di prendere un gigantesco tronco d’albero e gettarlo dal burrone. A quel punto noi diremo. <<Ma Signore, è troppo pesante, non ce la posso fare, non posso neanche sollevarlo di un millimetro>>. Dio risponderà che ci vuole una certa potenza per farlo, ma lui metterà il 99,99 per cento della forza e tu solo il restante 0,01 per cento. Potremo anche essere tentati nel dire: <<Signore, se sei così forte non puoi fare tutto da solo>>. Lui ci risponderebbe: <<Certo che posso fare anche tutto da solo, ma se lo facessi che comunione ci sarebbe tra noi? Tu perderesti la tua ricompensa eterna nei cieli. Una volta fatto però non ha senso che ci si vanti dicendo: >> Avete visto quanto sono forte!>> Perché è stato Dio più che altro a farlo, l’unica cosa che ha abbiamo fatto è fidarci di Dio. Il merito e la gloria vanno sempre e solo al Signore. Ora, il sollevare un tronco d’albero è solo una metafora, ma nella vita reale si presenta ad esempio nell’ andare d’accordo e amarsi in un matrimonio litigioso, gestire un figlio ribelle, portare al pentimento una persona, uscire dalla depressione o uscire dai debiti; queste sono tutte cose che senza l’aiuto di Dio troveremo delle cose insormontabili e ci faremo prendere dallo scoraggiamento, ma se ti lasci guidare dalla parola di Dio, accompagnata alla preghiera allora potremo compire qualunque progetto che con le nostre sole forze non potremo fare, ma con l’aiuto di Dio sarebbe possibile. Se poi Dio ci chiede di sollevare un ramoscello invece di un tronco, ovvero fare qualcosa che anche con le nostre forze possiamo fare, allora non ha senso chiedere l’aiuto di Dio. Questo può essere ad esempio fare la carità a un bisognoso

I PROGETTI DELL’UOMO E I PROGETTI DI DIO

  • All’uomo appartengono i progetti del cuore, ma dal Signore viene la risposta della lingua (PR 16,1)

Noi tutti abbiamo delle ambizioni nella nostra vita; sogniamo e ci battiamo per realizzarle, per sentirci soddisfatti di noi stessi, come ad esempio finire degli studi, cercare un certo tipo di lavoro, trovare una moglie o un marito o andare a vivere in un determinato posto. Tutto questo lo vogliamo perché pensiamo che sia il meglio per noi e di per se tutte queste cose non sono negative, anzi, penso che tutti aspirano a sogni e spesso sono anche legittimi, ma non dobbiamo neanche dimenticarci del Signore, e continuare a confidare in lui. Non è detto che Dio ci ha destinati agli stessi nostri progetti che desideriamo noi, forse vuole che tu faccia qualcos’altro in modo da servire meglio il regno di Dio, come può essere la predicazione e l’insegnamento della parola di Dio o fare un determinato servizio in un determinato luogo, ma ha bisogno della nostra volontà nel compiere la sua parola. Il Signore non fa nulla nella nostra vita se non lo vogliamo, ma se facciamo ciò che vuole ci sentiremo pienamente realizzati anche se dovremo affrontare delle difficoltà Lui non ci abbandonerà mai. Il piano di Dio è sempre migliore del nostro e sarà quello che ci potrà rendere più felici. Ognuno di noi ha un destino da compiere nella vita, come si può leggere nel salmo 139,16, il nostro destino è scritto nei cieli ancora prima che nascessimo e se confidiamo in Dio, potrà realizzarlo nella nostra vita realizzando anche grandi cose essendo grandemente benedetti. Il diavolo però non vuole che adempiamo quel destino e farà di tutto per metterci il bastone tra le ruote. Ma non dobbiamo scoraggiarci, ma camminare con decisione verso il nostro destino e il Signore sarà dalla nostra parte. Nella Bibbia ci sono alcuni esempi di come i progetti dell’uomo non sempre corrispondono con i progetti di Dio; uno di questi è la vita di Giuseppe, marito di Maria, madre di Gesù. Di certo Giuseppe voleva sposare Maria e pensava di formare una famiglia normalissima, infatti, non c’è niente di male in tutto questo; ma il Signore aveva altri progetti per lui: Una missione speciale, proteggere Maria e Gesù bambino. Si è dovuto ritrovare a scappare in Egitto, con tutte le difficoltà del caso, anche se Giuseppe non capiva fino in fondo tutto il disegno complessivo, e quanto fosse importante il suo ruolo. Giuseppe si è fidato del Signore, e non è mai stato abbandonato da lui, e ora occupa un posto speciale in cielo. Ora; Dio parla raramente con voce udibile come ha fatto con Giuseppe quindi bisogna chiedere al Signore qual è il suo progetto per noi e cosa bisogna fare per realizzarlo. È possibile che quello che stiamo facendo sia già il progetto di Dio nella nostra vita ed è stato tutto predisposto; seminandoci nel nostro cuore quello che vuole che noi facciamo. Se è così, riusciremo a superare tutte le difficoltà con l’aiuto di Dio e saremo felici e appagati, se invece ci troviamo impossibilitati nel farlo allora bisogna pregare per capire cosa dobbiamo fare, se insistere con quello che si sta già facendo oppure cambiare strada, se non riusciamo a farlo può essere che sbagliamo qualcosa nella nostra vita e se è così allora con l’aiuto di Dio, bisogna cambiare quegli atteggiamenti sbagliati per sboccare la situazione. Se le nostre ambizioni sono buone, allora è possibile che Dio voglia farle insieme a te, e non lasciare che invece il tuo sogno sia così importante da coprire Dio, perché è possibile che è per quel motivo che non riusciamo ad ottenere quello che vogliamo. Dio potrebbe invece avere un piano diverso per noi, in quel caso bisogna chiedere a Dio che ci guidi in ciò che siamo destinati a fare perché non riusciamo a ottenere nulla dalla vita è possibile che non stai facendo la sua volontà, anche se quello che vuoi fare è buono. Sta scritto infatti: Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori. Se il Signore non vigila sulla città, invano veglia la sentinella (Salmo 127,1). La preghiera in questo caso è fondamentale per capire qual è la chiamata di Dio sulla nostra vita. Se nei nostri progetti ci affidiamo completamente a lui allora quello che faremo sarà benedetto e riusciremo nei nostri progetti. Io penso che spesso le persone anche se sono credenti hanno paura di affidare completamente la propria vita a Cristo. Magari pensano che si troveranno a fare cose che non piace a loro; questo però non è fidarsi di Lui, perché se ti fidi di Lui sai che ha in mente il meglio per noi. Sapete, servire il Signore può essere la cosa più piacevole del mondo. Gesù dice: “Il Mio giogo è dolce, il Mio carico è leggero”. Dio non ci mette addosso un terribile peso, e poi dice: “A posto così, ora prova a portare questo!”. Lui prende piacere nel fare cose buone per i suoi figli. Dio prende piacere nel fare cose buone per te. Ora, a immaginatevi un attimo di essere una mamma che ha una figlia che ama e che vuole molto bene. Un giorno vostra figlia viene da te e dice “Sai mamma, stamattina stavo pensando a quanto è bello vivere qui a casa. Tu paghi tutte le bollette; mi dai i soldi per comprarmi i vestiti. Pensi sempre a tutti i miei bisogni ed è così bello vivere qui con te. Apprezzo davvero molto tutto quello che fai per me. E stavo pensando che, così, per mostrare la mia gratitudine, oggi voglio fare tutto quello che desideri che faccia. Voglio dimostrarti quanto sono grata per tutto questo!”. Ora, a questo punto dopo che vostra figlia che amate tanto dice una cosa del genere, prima di tutto svieni. Ma quando ti buttano addosso l’acqua, e ti riprendi, cosa pensi che diresti a tua figlia, che è venuta esprimendo un tale sentimento, mettendosi a tua completa disposizione per qualsiasi cosa? Penseresti forse al lavoro più brutto e antipatico che magari hai rimandato per mesi? “Perfetto, finalmente ti ho in pugno! Prima di tutto, inizia con quei secchioni della spazzatura puzzolenti, e puliscili perbene”. E lo carichi con tutti i lavori più brutti. Non penso che faresti questo. Se foste una mamma credente e ricca di sapienza, saresti così contenta di vedere questo atteggiamento in tua figlia, che vorresti che questo fosse un fantastico giorno per lei. E per il fatto che ora vuole mostrare il suo apprezzamento, ora voglio fare qualcosa di buono per lei. E diresti: “Perché non dimentichiamo tutto e non ce ne andiamo a fare shopping in centro?”. Oppure: “Ho sentito che c’è un bel film al cinema, perché non andiamo a vederlo insieme?”. Vorresti fare queste cose che le piacerebbe fare.  Così anche il Signore non è tanto diverso. Quando tu vieni a Dio e dici: “Oh, Signore, sono così contento di essere un Tuo figlio. Ti stai prendendo cura di me in modo fantastico, e io apprezzo davvero molto tutto quello che hai fatto. Non devo preoccuparmi, perché Tu vegli su di me. E voglio dare tutto me stesso a te completamente. Qualunque cosa vuoi che io faccia. A questo punto Dio non pensa alla cosa più brutta, disgustosa, e antipatica. Fa’ questo, fa’ quello”. E ti fa rimpiangere il giorno in cui hai dedicato completamente la tua vita a Lui. Dio ti lascia fare le cose che ti piace fare. Lui ama dare buoni doni ai Suoi figli. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete peccatori, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono! (Luca 11,11-13). Non bisogna avere paura da affidare la vita a lui; confida in lui e un giorno scoprirai che servire il regno di Dio, non è così difficile come poteva sembrare. Useremo le nostre migliori capacità e le nostre passioni per servire il regno di Dio.

GENESI 35

Il primo versetto di genesi 35 viene utilizzato da Biglino, in particolare nelle conferenze per avvalere la tesi per cui la parola ELOHIM è un plurale riferito alla specie aliena degli ELOHIM. Questo è il suo commento: Nel versetto abbiamo Dio, scritto ELOHIM, quindi plurale, dire a Giacobbe di costruire un altare a Bethel al Dio, scritto EL, quindi al singolare, che ti è apparso. Quindi il gruppo degli ELOHIM ordina a Giacobbe di costruire un altare a quello di loro che si è fatto vedere. Nella traduzione italiana troviamo il termine “apparire”, ma questa è una invenzione teologica per dare un apparenza di trascendenza, in realtà è scritto semplicemente: “quello che si è fatto vedere”. Come prima cosa vediamo il versetto con la traduzione interlineare:

Dio disse a Giacobbe: “Àlzati, sali a Betel e abita là; costruisci in quel luogo un altare al Dio che ti è apparso quando fuggivi lontano da Esaù, tuo fratello”.

Secondo la spiegazione che da Biglino, la parola ELOHIM è plurale, ed EL è il singolare di ELOHIM. Per chi avesse letto con attenzione gli articoli precedenti si accorgerà facilmente che in questa spiegazione i conti non tornano. Oltre al fatto che tutti i dizionari sostengono che quando è riferito a YHWH è sempre singolare nonostante abbia un suffisso plurale; la sua forma che grammaticalmente corrisponde al singolare è ELOHA e non certamente EL. Quest’ultimo è un sinonimo di ELOHIM, la differenza che ELOHIM è la forma estesa ed EL la forma contratta o abbreviata, ma sono la stessa parola entrambi con valenza singolare. La forma plurale di EL non è ELOHIM ma è ELIM. Un elemento importante da prendere in considerazione è come sempre il contesto. Dio dice a Giacobbe di costruire un altare nel luogo dove è apparso un ELOHIM, quando è avvenuto questo episodio? In genesi 32. Giacobbe scappò dalla casa di Labano con mogli, figli  servi e bestiame. Viene a sapere che non troppo lontano da lì c’è suo fratello Esaù insieme a una moltitudine di servi. Giacobbe è molto preoccupato, l’ultima volta che vide suo fratello lo voleva uccidere. La notte prima dell’incontro Giacobbe stette in un luogo nascosto e isolato e lottò con un uomo per tutta la notte.

Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell’aurora. Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all’articolazione del femore e l’articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui. Quello disse: “Lasciami andare, perché è spuntata l’aurora”. Giacobbe rispose: “Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!”. Gli domandò: “Come ti chiami?”. Rispose: “Giacobbe”. Riprese: “Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!”. Giacobbe allora gli chiese: “Svelami il tuo nome”. Gli rispose: “Perché mi chiedi il nome?”. E qui lo benedisse. (Genesi 32,26-30)

Il versetto 29, quello sottolineato rivela l’identità di colui che ha lottato con Giacobbe. Qui sotto la traduzione interlineare:

Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!”. (Genesi 32,29)

Dalla traduzione interlineare possiamo vedere come quell’uomo si identifichi con ELOHIM, in questo caso riferito non a Dio YHWH, ma a un angelo. Nel capitolo sugli angeli vedremo che possono manifestarsi anche in forma umana. Altre interpretazioni lo identificano con il significato di “rappresentante di Dio”, quindi non un entità spirituale ma un profeta. Se la tesi di Biglino fosse veritiera in questo versetto avremo visto la parola EL che lui lo intende singolare, come troviamo in genesi 35 e non ELOHIM. Questo è un’altro elemento che confuta la tesi ufologica e conferma che ELOHIM di Genesi 32,29 e EL di Genesi 35,1 sono sinonimi.

IL NOME DI ISRAELE

L’episodio di genesi 32 è entrato nella tradizione come “la lotta di Giacobbe con l’Angelo”, una scena della Bibbia molto discussa e commentata e ogni tradizione religiosa ne dà una sua interpretazione alle domande che spontaneamente possono venire in mente leggendo il testo: Qual è il significato di questa lotta? Perché il cambiamento di nome? La narrazione ufologica non da risposte, ma a dire il vero, non si pone nemmeno una di queste domande, lasciando così delle evidenti lacune nella sua narrativa. Innanzitutto sappiamo che il significato del nome “Giacobbe” è “soppiantatore”, e non era solo di nome, ma anche di fatto, infatti «al momento del parto, teneva con la mano il calcagno del fratello gemello (Genesi 25,26). Giacobbe era poi riuscito ad acquistare la primogenitura con l’inganno da suo fratello Esaù, e, sempre con l’inganno, era riuscito a carpire la benedizione che era destinata a Esaù da parte di suo padre Isacco. Giacobbe era quindi un peccatore. Ha passato tutta la sua vita a “lottare” con gli uomini per avere la meglio, prima con il fratello Esaù e poi con Labano. Però nel capitolo trentaduesimo si mostra che Giacobbe aveva avuto un cambio interiore, riconosce che è stato Dio a benedirlo nonostante fosse indegno e supplica Dio di aiutarlo all’incontro con Esaù in quanto c’è il serio pericolo che finisca in conflitto senza pietà per lui e la sua famiglia: vediamo (32,11-12):  io sono indegno di tutta la bontà e di tutta la fedeltà che hai usato verso il tuo servo. Con il mio solo bastone avevo passato questo Giordano e ora sono arrivato al punto di formare due accampamenti. Salvami dalla mano di mio fratello, dalla mano di Esaù, perchè io ho paura di lui: che egli non arrivi e colpisca me e, senza riguardi, madri e bambini! 

Dio manda questo ELOHIM a lottare con Giacobbe per favorirgli una svolta spirituale. Giacobbe rimane zoppicante e allo stremo delle forze, ma chiede la benedizione. Non si riferisce a una benedizione materiale, in quanto era già ricco in abbondanza, ma qualcosa di più. L’uomo risponde con un cambiamento di nome, che a noi potrebbe sembrare banale, ma ha un significato profondo nella cultura ebraica, denota un cambiamento di destino e una nuova attitudine nei confronti della vita. Israele deriva da SARAH, שָׂרָה lottare, ma allo stesso tempo, in un’altra chiave di lettura deriva anche da SAR שַׂר che significa governare. Quindi da Giacobbe, il soppiantatore diventa Israele, colui che lotta ed e governato da Dio. Non è un evento isolato nelle Scritture, perché lo stesso succede – assieme ad altri tra cui anche Sara – ad Abramo (“non ti chiamerai più Abram ma ti chiamerai Abraham” Genesi 17,5) e, nel Nuovo Testamento, a Simone figlio di Giona, a cui Gesù pone il nome di “KEFA” “Roccia” (Matteo 16,18).  anche in questo caso abbiamo un cambiamento di missione. L’angelo giustifica il cambiamento di nome con il fatto che ha lottato con gli uomini,  e per questo abbiamo già la spiegazione, ma dice che ha lottato anche con Dio e ha vinto. Cosa significa? Non si riferisce affatto del combattimento fisico, di cui Giacobbe ne esce zoppicante e l’angelo completamente indenne. La risposta la troviamo in Osea 12,4-5: da adulto lottò con Dio, lottò con l’angelo e vinse, pianse e domandò grazia. La vittoria umana su Dio è la conversione e l’esperienza della sua misericordia. Lo troviamo anche nel commento in Sapienza 10,12: gli assegnò la vittoria in una lotta dura, perché sapesse che più potente di tutto è la pietà. Paradossalmente con Dio si vince non quando lo contrasti, ma quando ti arrendi a lui, così come ha fatto Gesù arrendendosi alla volontà di Dio padre affinché vincesse con la resurrezione. Vediamo alla fine che l’uomo si rifiuta di dire il suo nome per evitare che l’attenzione vada su di lui, anziché al mandante, Dio stesso.

GENESI 6,4

Il versetto che andremo ad analizzare non è certo tra i più conosciuti tra i credenti e molto difficilmente viene citato in chiesa o a catechismo. Si tratta di un versetto non di facile comprensione e di poca importanza perché non proprio ideale per estrapolare degli insegnamenti morali, che è quello l’obbiettivo principale di chi insegna la Bibbia ai credenti. Dove però non arrivano i credenti, soprattutto in versetti difficili; ecco che si lascia spazio alle speculazioni. In questo caso alle interpretazioni in chiave ufologica. In chiesa non ti hanno mai spiegato questo versetto? Lo facciamo noi. Vediamo il versetto:

C’erano sulla terra i giganti a quei tempi – e anche dopo -, quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell’antichità, uomini famosi.(Genesi 6,4)

I protagonisti di questo versetto che andremo ad analizzare sono i figli di Dio, ovvero i figli degli ELOHIM e la sua controparte, le figlie degli uomini. La prima parte dove compaiono i giganti ne parleremo nei prossimi articoli.


INTERPRETAZIONE DI BIGLINO:

Biglino spiega che a un certo momento nella storia antica, i figli degli ELOHIM, ovvero i figli della razza aliena degli ELOHIM arrivati sulla terra con le astronavi, incontrarono le donne umane e compresero che erano sessualmente compatibili con loro a motivo degli elementi genetici che avevano in comune. Hanno dunque avuto dei figli con loro. Queste strane unioni tra soggetti maschili ELOHIM e soggetti femminili umani hanno dato luogo alla nascita di uomini potenti e famosi che molti pensano essere gli eroi della mitologia come Ercole, i cosiddetti mezzosangue, grandi e potenti perché erano per metà degli ELOHIM, almeno così molti “liberi pensatori” hanno in mente. Perché l’interpretazione ufologica funzioni viene citata anche il versetto 2 del medesimo capitolo:

i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli a loro scelta.

Biglino altera il significato del temine TOVOTH, tradotto nella Bibbia come “belle”. Secondo Biglino oltre a significare belle, vuol dire anche “adatte”. Quindi i figli degli ELOHIM hanno trovato le donne umane “adatte”. Per cosa? Per la riproduzione ovviamente. Da qui il significato di sessualmente compatibile. Oltre al fatto che un alieno e un essere umano leggermente modificato geneticamente possa arrivare addirittura a una compatibilità sessuale è una mostruosità scientifica. Andiamo a verificare sul dizionario se effettivamente TOVOTH possiede anche il significato di “adatte”. TOVOTH grammaticalmente è un plurale femminile, quindi sul dizionario bisognerà cercare la versione al singolare che è TOV  טוֹב:

Dalla definizione troviamo che il termine TOV ha una connotazione positiva, significa bello o buono, ma può cambiare a seconda del contesto, ad esempio se si sta parlando di un terreno significa fertile. Tra i significati la parola “adatte” non compare. Inoltre viene spiegato che se si riferisce a donne il significato è sempre “belle”. Possiamo concludere che questa parola importante per la narrazione ufologica è l’ennesima forzatura fantasiosa per far dire quello che la Bibbia non dice.

I FIGLI DI DIO E LE FIGLIE DEGLI UOMINI:

Alcune tradizioni attribuiscono il significato “angeli incarnati” la locuzione “figli di ELOHIM” che si sono infatuati degli esseri umani delle donne; ci sono quindi state degli incroci sessuali che hanno dato vita agli uomini potenti e famose dell’antichità. Questa è una interpretazione alquanto bizzarra. Chi sono allora questi figli degli ELOHIM? La spiegazione è molto più razionale di quanto molte persone vogliono far credere. Vediamo la traduzione interlineare:

Da come abbiamo analizzato nel salmo 82, il termine ELOHIM  può essere anche attribuita anche agli uomini dove Dio parlando ai giudici della terra, uomini preposti a governare e a prendersi cura delle anime dei figli dell’uomo, gli ammonisce per la loro condotta empia. Questo dimostra che anche un essere umano può essere chiamato tranquillamente ELOHIM. Anche in questo versetto sotto esame la locuzione figli di ELOHIM si riferisce ai figli di questi giudici e sacerdoti preposti per essere dei rappresentanti di Dio sulla terra. Niente a che vedere con gli alieni o altre cose bizzarre. Nel vecchio testamento i figli di Dio hanno questo significato, nel nuovo testamento invece i figli di Dio sono tutti coloro che accettano Gesù come Signore e Salvatore. Qual è l’origine di questi ELOHIM, nel senso di giudici rappresentanti di Dio? La si può ricondurre più indietro in Genesi 4,26:

Anche a Set nacque un figlio, che chiamò Enos. A quel tempo si cominciò a invocare il nome del Signore (YHWH).

Secondo l’esegesi ebraica a un certo punto della storia, quando la popolazione umana aumentava a dismisura erano divenute necessari dei rappresentanti di YHWH che potessero svolgere il ruolo di mediatori tra Dio e l’uomo e quindi anche giudici e sacerdoti. Oggi si può dire che è la chiesa a fare da rappresentante e mediatore di Dio sulla terra. Il problema è che essendo persone umane possono essere soggette a corruzione ed empietà, così è avvenuto nel caso di Genesi 6. Vediamo che i figli di questi uomini, rappresentanti di Dio si sposarono con le figlie degli uomini. Che cosa si intente qui per “figlie degli uomini? Lo possiamo intuire basandoci in quello che succede successivamente, nel versetto 5:

Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni intimo intento del loro cuore non era altro che male, sempre.

Quindi dopo queste unioni, i figli, frutto di queste unioni risultarono persone tremendamente malvagie che addirittura ogni loro intento era puramente empietà. Quindi quelli che avrebbero dovuto essere dei rappresentanti di Dio, in una sola generazione si allontanarono completamente dal loro ruolo. Non si dice in dettaglio in che modo erano malvagi, ma la parola tradotta come giganti può essere un indizio. Quello lo vedremo più avanti. Se dunque i figli di queste unioni erano malvagi si può intuire che la responsabilità potrebbe essere quello che genesi 6 chiama “figlie degli uomini”. In levitico 21,7 ci sono delle norme per quanto riguarda i sacerdoti. In genesi 6 non c’erano ancora queste norme, ma se Mosè le ha prescritte è proprio per poter evitare che la generazione successiva di sacerdoti non risultasse corrotta. Queste norme prevedevano che i sacerdoti si potessero sposare a accezione di prostitute, disonorate e ripudiate. Chi sono di queste 3 la categoria potenzialmente più corrotta? Probabilmente le prostitute. Il fatto che la Bibbia le descriva come TOVOT, ossia belle, attraenti, desiderabili è un ulteriore indizio che potessero essere proprio delle prostitute o comunque donne molto belle fisicamente ma anche molto moralmente malvagie. Il fatto che compare “figlie degli uomini” si riferisce alla casta più bassa e tra quelle c’erano proprio le prostitute. Queste donne malvagie hanno poi influenzato i loro figli facendoli diventare malvagi a sua volta, anche i figli dei rappresentanti di Dio scegliendosi queste donne si può immaginare che anche loro non potevano essere dei santi. Genesi 6 svela che i figli nati da queste coppie erano degli “eroi” ovvero in ebraico dei GHIBBORIM. Eroi nel senso di potenti e non in senso positivo. Si parla anche che erano “famosi” per il fatto che erano frutto di scandalo e non certo per gesta eroiche che il testo non dice nulla.

IL SALMO 82

Per un credente medio il salmo 82 è alquanto sconosciuto, ma per gli appassionati della teoria dell’antico astronauta non è così, anzi lo conoscono benissimo in quanto ampiamente commentato e usato per estrapolarne delle loro importanti <<verità>>. Non è di rado che nei commenti dei fan di Biglino spunti fuori questo salmo per dire: <<Ecco questo dimostra che Biglino ha ragione>>. Riporto qui sotto il salmo, vedremo quali sono le loro interpretazioni e lo commenteremo.

[1]Dio presiede l’assemblea divina,
giudica in mezzo agli dèi:

[2]»Fino a quando emetterete sentenze ingiuste
e sosterrete la parte dei malvagi?

[3]Difendete il debole e l’orfano,
al povero e al misero fate giustizia!

[4]Salvate il debole e l’indigente,
liberatelo dalla mano dei malvagi!».

[5]Non capiscono, non vogliono intendere,
camminano nelle tenebre;
vacillano tutte le fondamenta della terra.

 [6]Io ho detto: «Voi siete dèi,
siete tutti figli dell’Altissimo,

[7]ma certo morirete come ogni uomo,
cadrete come tutti i potenti».

[8] Àlzati, o Dio, a giudicare la terra,
perché a te appartengono tutte le genti!


INTERPRETAZIONE DI BIGLINO:

Viene immaginato un individuo di un certo rilievo, il capo degli ELOHIM che presiede una  particolare assemblea composta tutta da ELOHIM.  A partire da questo concetto presumono che nessuno può presiedere un’assemblea da solo, quindi dimostra che YHWH non era l’unico ELOHIM come la teologia vuol farci credere. Colui che presiede l’assemblea è molto adirato con i presenti e li rimprovera aspramente perché non stanno governando come dovrebbero, riconosce il fatto che sono degli esseri speciali, con caratteristiche superiori agli umani, ma se continuano a governare in questo modo li ucciderebbe come un comune uomo. Da qui il commento che gli ELOHIM non sono immortali, sono fatti di carne e ossa come noi, anche se hanno geneticamente una vita molto lunga. Possono vivere anche fino a 900 anni. Inoltre nel salmo 82 la parola ELOHIM è accompagnata da verbi al plurale e questo dimostra che erano in tanti e non uno solo. Nonostante tutto teologi non vogliono accettare la sua “giusta” interpretazione e dicono che in questo caso la parola ELOHIM si traduce giudici e non dèi. Quindi nel salmo 82 si parla di un assemblea di giudici. Si tratterebbe di un traduzione di comodo. Il problema è che ci sono altre parole in ebraico usate per riferirsi ai giudici, come FELILIM o SHOFETIM e questo dimostra che non potevano essere giudici.


L’ASSEMBLEA DEI GIUDICI/ELOHIM

Secondo la teologia nel salmo 82 si parla di un’assemblea di giudici. Questa tesi ha una sostenibilità biblica o è un’invenzione dei teologi? In precedenza abbiamo illustrato la regola per determinare se la parola ELOHIM è considerato un plurale di astrazione quindi con il significato di divinità oppure una pluralità di individui. Ecco, in questo brano ci sono entrambi i casi. Nel primo versetto abbiamo il protagonista di questo brano: Dio presiede.. con il verbo al singolare. Così anche all’ultimo versetto: Àlzati, o Dio, a giudicare la terra. Da questi due versetti possiamo essere certi che si sta parlando di YHWH, il Dio d’Israele, regge il verbo al singolare come abbiamo visto nella regola e in più ribadisce: perché a te appartengono tutte le genti, letteralmente tutte le nazioni della terra. In nessun modo si può constatare che si tratti del capo degli ELOHIM, vedremo in seguito che secondo Biglino il capo degli ELOHIM si identifica con la parola ELYON, eppure nel primo versetto questa parola non c’è e qua si contraddice da solo. Non ci resta che capire a chi Dio stia parlando. Il primo versetto continua con la frese:  giudica in mezzo agli dèi. In ebraico troviamo la parola EL, che come detto in precedenza oltre alla divinità indica più che altro il concetto di colui che esercita il potere sulla terra. I verbi successivi sono al plurale, quindi si tratta di una pluralità di individui che esercitano di fatto il potere sulla terra. Come detto in precedenza la parola ELOHIM indica una divinità solo se è accompagnato da verbi e pronomi al singolare, quindi in questo caso non si sta parlando di divinità, ma semplicemente di uomini. La parola ELOHIM  dunque quando non si riferisce a Dio indica  un individuo umano vicino a Dio e consacrato a Lui, che svolge un incarico speciale: Quello di essere un rappresentante di Dio sulla terra. Era considerato un titolo che poteva designare un profeta e allo stesso tempo anche un giudice, come il caso del profeta Samuele che era sia profeta che giudice. Ritornando al significato di ELOHIM dal punto di vista etimologico: Promessa e maledizione; vediamo che può coincidere anche con il ruolo di un giudice umano dove in una sentenza può emanare una promessa, ed esempio un risarcimento danni, o una maledizione, come una sanzione. Infatti, nel dizionario ebraico-Inglese BROWN-DRIVER-BRIGGS, uno dei dizionari più usati al mondo riporta alla voce ELOHIM anche il significato di: rulers, judges: ovvero, governanti giudici, spiegando che identifica soggetti con il ruolo di rappresentanti divini che riflettono maestà e potenza divina. Vediamo degli esempi dove il termine ELOHIM è riferito in maniera inequivocabile a una persona.


MOSÈ, L’ELOHIM

In esodo capitolo 4 troviamo la famosa scena della chiamata di Mosè nel deserto attirato da una rovereto che brucia senza consumarsi. In quella occasione Mosè rimane perplesso all’idea di svolgere il compito assegnato da Dio a motivo della sua difficoltà nel parlare. E fu così che Aronne, suo fratello venne scelto come suo portavoce  Leggiamo i versetti 15 e 16:

Tu gli parlerai e porrai le parole sulla sua bocca e io sarò con la tua e la sua bocca e vi insegnerò quello che dovrete fare. Parlerà lui al popolo per te: egli sarà la tua bocca e tu farai per lui le veci di Dio. Esodo 4,15-16

Facendo la traduzione interlineare della frase sottolineata troviamo:

Dalla traduzione letterale risulta che Mosè viene nominato ELOHIM da Dio stesso, dicendo che Aronne è il portavoce, ma Mosè verso di lui è un ELOHIM. Questo viene ribadito in  esodo 7,1 dove troviamo scritto nel  testo della CEI:  Il Signore disse a Mosè: <<Vedi, io ti ho posto a far le veci di Dio di fronte al faraone>>. Ma la traduzione letterale del testo ebraico dice:

Disse il Signore a Mosè: Vedi, ti ho stabilito/nominato Dio (ELOHIM) davanti al faraone. In questo versetto compare chiaramente che Dio stabilisce o nomina Mosè come ELOHIM. Vediamo dunque che questo  termine applicato agli uomini diventa un titolo, allo stesso tempo si può vedere come il termine ELOHIM non è una pluralità di individui, riferendosi a Mosè che è una singola persona. La nomina di ELOHIM a Mosè da parte di Dio comporta un compito maggiore rispetto a un semplice giudice, implica la responsabilità di un legislatore giusto e retto agli occhi di Dio, rappresentando così la giustizia di Dio davanti agli uomini. Per svolgere al meglio questo compito è necessario che sia anche un profeta ricevendo così degli oracoli provenienti da Dio. Chiaramente, Mosè, essendo un uomo molto anziano, senza potere umano, senza un esercito, non aveva alcun modo di esercitare autorità sul faraone per conto suo. Perciò, questa posizione di autorità era una dimostrazione del controllo sovrano del Signore.  Scopriamo dunque una nuova sfumatura del significato del termine ELOHIM quando è applicato agli uomini; nulla a che vedere a significati che rimandando a una  possibile specie aliena proveniente dallo spazio.  In questo versetto troviamo Mosè, che era un comune essere umano e non un alieno, viene dato il titolo di ELOHIM e il suo rappresentare comporta anche che sia un giudice della giustizia di Dio.

Questa sfumatura del significato di ELOHIM riconducibile al titolo di rappresentante/giudice/legislatore/profeta che è lo stesso significato che troviamo nel salmo 82.

SALMO 45.  IL RE ELOHIM

Tipico salmo regale, si tratta di una composizione poetica scritta da un funzionario di corte in occasione del matrimonio del re. Non dice a quale re è riferito, ma sicuramente si tratta di uno dei re considerati giusti agli occhi di Dio. L’autore esalta le qualità umane tipiche di un re, quali la sua bellezza, la forza e il coraggio. Questo salmo contiene un versetto che è molto interessate:

Ami la giustizia e la malvagità detesti: Dio (ELOHIM1) il tuo Dio (ELOHEKHA2), ti ha consacrato con olio di letizia, a preferenza dei tuoi compagni. (Salmo 45,8)

Da come si può notare compare per due volte la parola ELOHIM. La prima è riferita al re che ama la giustizia e detesta la malvagità. La seconda è riferita all’ELOHIM del re, ovvero  Dio YHWH. All’incoronazione del re veniva versato dell’olio dal sacerdote simbolo di consacrazione a Dio. Anche in questo caso possiamo vedere come la parola ELOHIM può essere anche riferita a un uomo e non ci sono elementi che possano ricondurre all’idea di alieni venuti dallo spazio.

I GIUDICI

Biglino in una conferenza del 17 dicembre 2013 a Cosenza disse che nell’antica Israele i giudici non assumevano il compito di sentenziare nei tribunali, ma quello di essere temporaneamente dei capi politici. Non è quello che si riscontra nella Bibbia! Per Mosè, il suo essere unico giudice di fronte all’immenso popolo di Israele era un peso troppo gravoso, per questo a sua volta nomina altri giudici che si occuperanno dei casi più semplici, a Mosè invece quelli più complessi. In Deuteronomio 16,18-20 troviamo scritto:

Ti costituirai giudici e scribi in tutte le città che il Signore, tuo Dio, ti dà, tribù per tribù; essi giudicheranno il popolo con giuste sentenze. Non lederai il diritto, non avrai riguardi personali e non accetterai regali, perché il regalo acceca gli occhi dei saggi e corrompe le parole dei giusti. La giustizia e solo la giustizia seguirai.

I giudici indagheranno con diligenza e, se quel testimone risulta falso perché ha deposto il falso contro il suo fratello, farete a lui quello che egli aveva pensato di fare al suo fratello. Deuteronomio 19,18-19

Quando sorgerà una lite fra alcuni uomini e verranno in giudizio, i giudici che sentenzieranno, assolveranno l’innocente e condanneranno il colpevole. Deuteronomio 25,1

Samuele fu giudice d’Israele per tutto il tempo della sua vita. 1Samuele 7,15

Dio ha stabilito degli uomini che hanno il compito di giudicare e sentenziare altri uomini secondo la giustizia di Dio e di ed essere dei rappresentanti di Dio, un incarico che durava tutta la vita e non solo temporaneamente (Vedi 1Samuele 7,15) ed e proprio a loro che sta parlando nel salmo 82. Dio tramite Mosè stabilisce delle linee guida e dei principi che i giudici devono tenere conto quando sono in una situazione di una disputa da risolvere. Vediamone alcuni:

Non ledere il diritto del tuo povero nel suo processo. Ti terrai lontano da parola menzognera. Non far morire l’innocente e il giusto, perché io non assolvo il colpevole. Non accetterai doni, perché il dono acceca chi ha gli occhi aperti e perverte anche le parole dei giusti. (Esodo 23,6-8).

poi anche:  Non maltratterai la vedova o l’orfano (Esodo 22,21).

Vediamo quindi che essere rappresentanti di Dio significa tutelare soprattutto i più deboli che sono i poveri, la vedova e l’orfano e assolutamente non farsi mai corrompere ricevendo delle tangenti dalla controparte malvagia. Questi principi li troviamo anche nel salmo 82:

Difendete il debole e l’orfano, al povero e al misero fate giustizia! Salvate il debole e l’indigente, liberatelo dalla mano dei malvagi!». (Salmo 82,3-4)

Nel salmo 82 si può vedere con chiarezza che l’altissimo Dio sta parlando con persone che devono svolgere i ruoli tipici di un giudice; difendere e proteggere la parte più fragile della società. Si può concludere con certezza che queste persone sono proprio dei giudici, anche se non stanno agendo in maniera corretta. L’autore li chiama ELOHIM perché come visto in precedenza, l’essere giudice è solo uno dei ruoli, il significato è più ampio, e solo analizzando e comprendendo la cultura ebraica possiamo scoprire. Per semplificazione possiamo parlare di Giudici SHOFETIM שׁוֹפְטִים. Ogni volta che nella legge di Mosè si invita ad presentarsi davanti da Dio, si riferisce in realtà agli ELOHIM umani, ossia i giudici. Vediamo un esempio di versetto:

Quando un uomo dà in custodia al suo prossimo denaro od oggetti e poi nella casa di costui viene commesso un furto, se si trova il ladro, quest’ultimo restituirà il doppio. Se il ladro non si trova, il padrone della casa si avvicinerà a Dio (ELOHIM) per giurare che non ha allungato la mano sulla proprietà del suo prossimo. (Esodo 22,6-7)

Nella traduzione della Bibbia ebraica redatta dai rabbini troviamo giudici al posto di Dio. Era chiaro per loro che in questo contesto si parla di giudici umani, anche se compare la parola ELOHIM. Allo stesso modo in questa traduzione troviamo la parola giudici anche nel primo versetto del salmo 82. Dio è particolarmente severo con loro perché si tratta di un ruolo dove sono chiamati ad essere dei perfetti rappresentanti di Dio, comporta grandi responsabilità davanti agli uomini e davanti a Dio. Se i giudici non operano secondo giustizia davanti agli uomini potrebbero anche farla franca ma davanti a Dio no! Per questo che nel versetto 7 dice: ma certo morirete come ogni uomo; perché anche se loro sono chiamati ad essere rappresentanti di Dio questo non li rendono immuni dal suo giudizio; dovranno morire anche loro, rendendo conto dei loro peccati. Il versetto non dice: << Potreste vivere anche 900 anni ma vi farò fuori prima se continuate cosi>>. L’interpretazione di Biglino è completamente travisata. Un’altra riflessione da fare è nel versetto 6 dove dice: Io ho detto: Voi siete dèi. Con l’espressione “io ho detto” si riferisce al momento in cui sono stati nominati ELOHIM e non lo erano dunque alla nascita. Anche in questo punto si distanzia molto dal vedere questi individui come alieni, in quanto se uno lo è, lo sa dalla nascita e non c’è bisogno che vengano nominati o qualcuno gli venga detto che lo sono. Usando l’espressione: “Io ho detto: Voi siete” è chiaro che non si sta parlando di alieni, ma di umani che a un certo momento della loro vita vengono nominati ELOHIM.

IL SALMO 82 NEL NUOVO TESTAMENTO

Questo versetto compare anche nel nuovo testamento. Lo commenterò per avere una comprensione ancora più completa del versetto.

Di nuovo i Giudei raccolsero delle pietre per lapidarlo. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dèi? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata -, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: «Tu bestemmi», perché ho detto: «Sono Figlio di Dio»? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani. (Giovanni 10,32-39).

In questa scena Gesù si trova a Gerusalemme e sta camminando nel portico di Salomone, quando incontra dei giudei che gli chiedono di confessare se è lui il Messia. Gesù fa un lungo discorso, ma quello che li fa infuriare è la frase: Io e il Padre siamo una cosa sola. Vediamo qui il concetto della trinità, ma per i giudei questa è una bestemmia e vogliono lapidarlo perché si fa uguale a Dio essendo solo un uomo. È qui che Gesù cita il Salmo 82,6. Vediamo dunque direttamente dalla voce di Gesù un ulteriore spiegazione di chi sono gli ELOHIM citati nel salmo 82. Quello che dice è che sono stati chiamati Dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio. A chi dunque è rivolta la parola di Dio? A chi Dio rivolge direttamente la parola? Ai profeti mediante gli oracoli, ma allo stesso tempo sono anche dei giudici. Quello che Gesù dice ai giudei: Se dunque i profeti/giudici sono stati chiamati Dèi, quindi ELOHIM; io che sono molto di più di un semplice profeta; provengo direttamente dal Padre e sono la perfetta rappresentazione di Dio sulla terra e le mie opere confermano questo perché dite che bestemmio? Questo è quello che voleva far intendere Gesù. Anche in questo versetto del nuovo testamento conferma che la parola ELOHIM nel salmo 82 significa giudice/profeta/rappresentante di Dio. Biglino cita Giovanni 10,33 ma lo fa solamente per dimostrare come il nuovo testamento traduce “theoi” (Dei in greco) quello che in ebraico è ELOHIM. Secondo Biglino avrebbe dovuto essere tradotto con una parola che significa giudice in greco. Come al solito fa un analisi molto superficiale del testo senza entrare nel cuore della questione. È giusto che compaia la parola “theoi” anche se la traduzione greca va a dissipare il senso ebraico della parola ELOHIM nel contesto del salmo 82. Ma La spiegazione di Gesù è chiara lo smentisce.