I RAPPORTI FAMILIARI

  • Chi risparmia il bastone odia suo figlio, chi lo ama è pronto a correggerlo (PR 13,24)
  • Meglio un tozzo di pane secco con tranquillità che una casa piena di banchetti di discordia. (PR 17,1)
  • Chi genera uno stolto ne avrà afflizione; non gioirà il padre dello sciocco. (PR 17,21)
  • Un figlio stolto è una disgrazia per il padre e i litigi della moglie sono come stillicidio incessante (PR 19,13)
  • Chi maledice il padre e la madre vedrà spegnersi la sua lampada nel cuore delle tenebre (PR 20,20)
  • Correggi tuo figlio, perché c’è speranza, ma non lasciarti andare fino a farlo morire (PR 19,18)
  • Ascolta tuo padre che ti ha generato, non disprezzare tua madre quando è anziana. (PR 23,22)
  • Indirizza il giovane sulla via da seguire; neppure da vecchio se ne allontanerà (PR 22,6)

Il libro dei proverbi parla sovente delle tematiche sulla famiglia, incentrata soprattutto sul rapporto che i genitori devono avere con i propri figli. Per educarli in maniera corretta insegnando a loro la parola di Dio è necessario che ci sia l’ambiente adatto: Bisogna sempre fare in modo che ci sia pace in famiglia e un clima dove la serenità, la fiducia e l’amore siano sempre presenti, per far questo entrambi i coniugi devono amarsi a vicenda in ogni circostanza della vita; nei momenti belli e meno belli, e che ognuno possa dare tutto l’amore che l’altro partner ha bisogno. Quello che la donna vuole è un uomo sicuro di se, che la protegga sempre; che la ami e lo manifesti con gesti pratici di affetto; poi che abbia una comunicazione aperta e sincera, che gli confidi tutto e che non ci siano segreti tra lui e lei. Infine che abbia l’iniziativa per questi tre aspetti. L’uomo invece vuole una donna che lo onori e lo rispetti, che abbia un buon feeling di dialogo come se fosse la sua migliore amica e poi sono importanti dei buoni momenti in intimità. Le donne poi hanno un dono nel sistemare e organizzare la casa e gli uomini amano vivere negli ambienti casalinghi che le donne preparano. Se ogni coniuge sa amare e soddisfare le esigenze dell’altro e si rispetta la parola di Dio, compreso il tempo per pregare, allora tutto andrà per il meglio e la benedizione scenderà sulla casa. Questo è il presupposto perché i figli crescano in un ambiente sano e possano diventare dei buoni cristiani. I litigi continui invece sono una tortura incessante e non fa certo bene nell’educazione del proprio figlio e se questo presupposto viene a mancare le conseguenze per la psiche del bambino potrebbero essere devastanti. I figli da grandi tratteranno le donne a seconda di come il padre ha trattato la propria moglie. Avevo sentito una volta un episodio, dove un bambino all’asilo insultava e diceva parole volgari alle sue compagne. Il bambino quando venne ripreso dalle maestre con severità, rispose a loro che quelle erano le parole che suo padre diceva in continuazione a sua madre. I bambini quando sono ancora piccoli hanno solo i genitori come punto di riferimento e se anche loro non sono maturi e favoriscono un clima di tensione e di violenza allora anche il bambino ne subirà le conseguenze e inizierà a imitare il linguaggio e i modi di fare dei propri genitori. È importante che i figli crescano maturi nella fede e venga a loro insegnato che possano affrontare qualsiasi cosa con essa, con l’aiuto anche dei genitori che prima di tutti devono avere la sapienza di consigliare in ogni momento e in ogni circostanza. I problemi avvengono quando non si segue la parola di Dio, le tante separazioni e i vari fallimenti deriva appunto da questo.

L’EDUCAZIONE DEI FIGLI

Ora, farò un analisi su quali sono gli errori più comuni riguardo l’educazione di un bambino: un errore grave che uno dei genitori commette può essere quello avere come maggiore priorità la carriera per raggiungere una buona posizione nell’azienda in cui si lavora o comunque per altri motivi anziché mettere la famiglia in cima alle priorità dopo il Signore. Il trascurare la famiglia è conseguenza di forti liti, e il rischio di una rottura è molto forte. Anche quando si trascurano i figli, può portare a brutte conseguenze, i figli perderanno la figura paterna e non avranno fiducia in lui. Sentiranno la mancanza di affetto da parte del padre e non potrà essere sostituita dai soldi. Tenderanno a coprire questo vuoto altrove come ad esempio gli amici diventeranno più importanti della famiglia. Questo di conseguenza sarà anche un ostacolo per un’eventuale conversione, faranno fatica vedere Dio come padre, dal  momento che sono stati trascurati dal suo padre terreno. Un’altra conseguenza è durante la vecchiaia, anche il padre sarà trascurato dai figli proprio come lui fece a loro da bambini. Se non si riceve amore, non si può neanche dare amore, tranne se si ha una conversione, in quel caso si può sempre amare, perché nell’amore di Dio c’è tutto. Nelle mie ricerche ho riscontrato il caso di una ragazza che si concedeva a tutti i ragazzi che la corteggiava e questo derivava dal fatto che era stata trascurata dal padre e quindi nel subconscio cercava nei ragazzi la figura maschile che in famiglia era mancante. I figli quindi possono avere svariate conseguenze dal rapporto che si hanno con i genitori. Un’altra cosa da evitare è quella dei padri troppo severi e violenti con i propri figli. La violenza in famiglia comporta avere a sua volta figlio che è violento con il prossimo. Infatti, in molti casi, le persone prepotenti hanno padri violenti che non danno al figlio un briciolo di amore, perché chi è ferito a sua volta ferisce. I valori che i genitori devono trasmettere ai propri figli sono: l’onestà, la fiducia, la compassione, l’amicizia, la lealtà, il sacrificio, il coraggio, la fede e per ultimo la responsabilità, che non deve andare in conflitto con il dovere dei genitori di proteggere i propri figli. I genitori dovrebbero evitare che il proprio figlio faccia brutte esperienze e non prenda una brutta strada frequentando brutte compagnie. Ma allo stesso tempo che insegni a loro il senso di responsabilità. Se ad esempio un figlio adolescente prende la macchina di suo padre e senza patente, va in giro per il paese in maniera spavalda e poi perde il controllo e va fuori strada e colpisce una macchina in sosta; e il genitore dichiara che era lui alla guida in modo da coprire la colpa del figlio; non fa una cosa buona. È necessario correggere i figli se fanno soprattutto cose gravi, e la correzione passa per la punizione.  Evitare che subiscano una punizione farebbe passare il messaggio che il figlio in questione si sentirà più propenso in azioni del genere perché tanto qualcun’altro sarà sempre punito al posto suo. E questo non è per nulla educativo. Proteggere il proprio figlio è sacrosanto, ma non quando è lui a sbagliare. Se è lui a sbagliare contro qualcuno, soprattutto nella fase dell’adolescenza, il genitore non deve mettersi dalla sua parte a tutti i costi, altrimenti sarà portato a pensare che va sempre bene quello che fa, sono gli altri a sbagliare. Un genitore che corregge il proprio figlio è perché lo ama e vuole che sia una persona matura e soddisfatta della vita, ma che non dimentichi mai di onorare il Signore. La correzione comprende anche il suo modo di parlare; se dice parolacce e non viene rimproverato per nulla o peggio ancora si ride quando si dicono, farebbe passare il messaggio che la mancanza di rispetto è un divertimento e che non esistono regole nella società. Il senso di responsabilità lo si può insegnare già da piccoli dandogli delle piccole responsabilità come ad esempio tenere in ordine la camera. Un’altra cosa è di evitare di caricare ai figli pesi che non possono portare, e non pretendere troppo da loro. Ci sono genitori che essendo ad esempio dottori o architetti, pretendono che il proprio figlio continui su quella strada e dovrà poi essere anche il migliore di tutti, prendere sempre il massimo dei voti su tutto e punirlo severamente quando questo non accade. A volte non lo fanno tanto perché vogliono bene a loro, ma più che altro per una forma di vanto personale, così faccio bella figura io che ho allevato un figlio che è un piccolo genio, mettendo da parte l’affetto che dovrebbe dagli, così avrà un figlio colto ma che non ammira il padre che ha. I genitori dovrebbero far sì che s’impegni nel caso sia pigro e svogliato e che ottenga dei risultati, anche facendosi aiutare da qualcuno, ma senza che abbia sempre il fiato sul collo. Un altro errore è quello di dare a loro tutto ciò che chiedono compresi i capricci. Fare così crederà di avere diritto di ottenere tutto ciò che desidera. Le cose necessarie bisogna darle, ma le cose superflue dovranno essere guadagnate; così anche per i soldi, se gli si da tutti i soldi che vuole crescerà pensando che ottenere denaro è facile e non esiterà a rubarlo per averlo. È importante anche comunicargli che il loro affetto non dipenda da quello che fanno, ma da quello che sono. Riuscire ad educare un figlio nella maniera giusta è fonte di gioia e soddisfazione per la famiglia e i valori trasmessi rimarranno fino alla vecchiaia. Un figlio maleducato e disobbediente è un problema e una disgrazia, fonte di dolori e amarezze, ma anche qui la situazione può sempre cambiare e se almeno è stato piantato un seme di fede, è possibile che con il tempo nasca qualcosa di buono nel suo cuore.

IL DOVERE DEI FIGLI

Dall’altra parte il figlio deve essere obbediente ai genitori e onorarli sempre come dice il quinto comandamento, questo comprende anche curarsi di loro durante la vecchiaia. Chi maledice i propri genitori commette un grave peccato e fa solo male a se stesso, anche se uno o più genitori ha commesso azioni spregevoli, sono sempre i nostri genitori e per nessun motivo bisogna maledirli. Come si può amare o perdonare un cattivo genitore? La testimonianza di Joyce Meyer lo insegna; è una donna americana che da giovane ha subito violenze fisiche e sessuali dal padre ma grazie alla grande fede, insieme alla volontà di seguire i comandamenti di Dio è riuscita superare i traumi subiti, a perdonare il padre perverso e anche a fare in modo che anche lui si convertisse a Cristo. La sua testimonianza si può trovare facilmente su internet. Il comandamento dell’obbedienza ai genitori presuppone il fatto che siano credenti o per lo meno amino i figli e gli vogliano bene, ma nel caso che un genitore chieda al proprio figlio di fare qualcosa di malvagio allora non lo deve fare. Bisogna obbedire prima a Dio che agli uomini. Non dimenticarsi anche della parte spirituale, ovvero pregare per la benedizione della famiglia e della casa che camminino sempre con il Signore.

DIO, PADRE DI TUTTI

Se a qualcuno è venuta a mancare la figura paterna in famiglia, in ogni caso da tenere presente che in cielo c’è un padre che ti offre di più di quello che il tuo padre terreno potrebbe mai offrirti, (Matteo 7,11) Perché lui è il padre perfetto (5,48); e se accetta di avere Dio come padre allora lui avrà una relazione molto più intima rispetto ad altri cristiani. Una delle cose che distinguevano i primi cristiani a Roma non era tanto i discorsi che facevano, ma come si occupavano dei genitori anziani, della loro pazienza e di come si amavano a vicenda.

DAVANTI AI MOMENTI DIFFICILI DELLA VITA

  • Gli empi, una volta abbattuti, più non sono, ma la casa dei giusti resta salda (PR 12,7)
  • Un cuore lieto fa bene al corpo, uno spirito depresso inaridisce le ossa. (PR  17,22)
  • Torre fortificata è il nome del Signore: il giusto si rifugia ed è al sicuro (PR 18,10)
  • Se te ne starai indolente nel giorno della sventura, ben poca è la tua forza. (PR 23,10)

Il giusto e l’empio davanti alle delusioni e i momenti difficili della vita si comportano in maniera estremamente opposta. Inizio con l’esaminare il comportamento di chi non è credente e vive una vita completamente senza Dio. Nei momenti di forte crisi dove la persona è emotivamente scossa, l’istinto la porta a cercare di anestetizzare il dolore, soprattutto se non può più far niente per risolvere la crisi, come ad esempio un marito che si separa dalla moglie può iniziare a bere alcolici fino a ubriacarsi per non pensare più ai problemi oppure inizia a frequentare le prostitute pensando che quel breve momento di piacere possa coprire il dolore che sta provando a causa del periodo di crisi in corso; o senza ad arrivare a questo si inizia a cercare assiduamente altre donne da avere brevi storie, ma il succo è sempre quello. In altri casi se c’è un ragazzo che ha una situazione famigliare molto grave da indurlo in depressione potrebbe finire nel giro della droga che è il più potente anestetico contro la depressione, ma si finisce sempre a peggiorare ancora più le cose. Molte delle persone che si drogano pesantemente dicono di farlo per non pensare troppo a quanto è brutta la loro vita. Di fronte a una pesante crisi finanziaria oltre a poter cadere in alcol e droga ci si affida a strozzini per ricevere prestiti e anche qui si finisce in una spirale che è ancora più difficile uscirne. In Grecia durante il periodo più brutto della crisi è aumentato vertiginosamente il consumo di cocaina e altre droghe pesanti. Un altro caso tipico per le donne è sfogare la depressione sul cibo, iniziando a mangiare in continuazione fino anche a vomitare e ricominciare a mangiare, questi sono i casi di bulimia. In altri casi ancora, se la persona ha una forte depressione che non la esterna, ma la tiene tutta dentro si può arrivare anche all’autolesionismo. Questo perché si inizia ad odiare se stessi fino a farsi del male, come per esempio tagliarsi i polsi. Le persone che intraprendono una di queste strade purtroppo sono tante, e ascoltano le parole di satana che gli dice di buttarsi nei vizi o a farsi del male per cercare di dimenticare il dolore interiore, perché è l’unica cosa che possono fare, e non ci sono altre soluzioni. Gli atei in questi casi propongono di andare dallo psicologo, infatti molti arrivano ad affidarsi a costosi psicologi che non hanno veramente a cuore il loro problema e guardano l’orologio per vedere quando scatta l’ora per farti andare via e dopo molte sedute dove ti ascoltano alla fine dicono cose che sapevi già. Possono capire dove è partito il problema ma che soluzioni danno? È Gesù il miglior psicologo che ci possa essere perché Lui ti scruta e conosce tutte le tue vie (Salmo 139,1-3). Altre persone riescono a non cadere in uno di queste vie, ma il dolore li fa cambiare in un certo periodo, diventano più nervose, scorbutiche, disattente e altri atteggiamenti negativi, come anche una fase di auto isolamento, dove per un periodo non vedono neanche più gli amici. Il caso può cambiare a seconda della gravità della crisi e la forza d’animo di una persona, ma in ogni caso chi non crede nel Signore, e chi non si affida completamente a Lui dovrà soffrire molto e forse prima o poi supererà la crisi. Se sei un credente e ti trovi davanti una persona che sta passando una grave crisi e sta facendo delle sciocchezze per alleviarsi il dolore non bisognerebbe puntare il dito e giudicarlo, peggiorerebbe solo le cose. In questi casi bisogna dare la propria testimonianza e spiegare che Gesù può essere la soluzione al suo dolore (Ved. Pag. 105). Il giusto invece davanti a un brutto periodo sa di avere il Signore come rifugio e non cadrà nel peccato come farebbe un empio, perché il Signore si prende cura di chi si rifugia in lui (Naum 1,7). Avrà bisogno di dedicare più tempo alla preghiera che dovrà essere più profonda e più intensa. Se il cuore del giusto è affranto grida al Signore: << Dio aiutami ascolta il grido del mio cuore e liberami da questa situazione stravolgente >>. Il giusto sa che Dio può farlo perché lui è il nostro più grande consolatore (Tessalonicesi 22,16) che ti resta vicino quando hai il cuore spezzato (Salmo 23,18). Quando i problemi della vita sono incessanti, quando tutto intorno è un caos, devi sapere che Dio ascolta ogni grido sincero che il giusto gli rivolge sia ad alta voce che in silenzio ed egli risponde sempre, anche se la fede ha vacillato o il Signore è stato un po’ trascurato devi sapere che lui non è arrabbiato con te, anzi egli desidera amarti pienamente (1Giovanni 3,1) essendo l’espressione completa dell’amore (4,16). Bisogna semplicemente ravvedersi e gridare a lui, che ascolta il grido e agisce a favore del giusto perché Dio sa come liberarlo dai problemi. Questo significa che ha già in mente dei piani per liberare chiunque si affidi a lui e qualunque sia la sua situazione egli non sta lì fermo a pensarci su, aspetta solo che grida a Lui. Se ti troverai in un momento difficile; tutte le preoccupazioni e i problemi che hai; dalle al Signore, perché egli ha cura di voi (1Pietro 5,7) e se ci sarà Lui che guiderà la tua vita allora le cose si risolveranno perché quanti sperano nel Signore riacquistano forza (Isaia 40,31) per superare il momento difficile senza cadere nella spirale del peccato. Dobbiamo però chiedere il suo aiuto e il suo sostegno, anche se credi le benedizioni non sono automatiche, per avere bisogna chiedere, anche se lui sa già di che cosa abbiamo bisogno anche prima che lo chiedete, ma è giusto chiederlo nelle preghiere, perché il Signore vuole che abbiamo un  rapporto continuo con Lui, basato sulla fede, come padre e figlio. Quando avrai pregato sentirai la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti a Dio. (Filippesi 4,7). Anche se le circostanze sono negative potrai avere la stessa pace nel tuo cuore derivata dal fatto che sai che Dio è all’opera. Non è detto che lo faccia subito, bisogna imparare anche ad avere pazienza e fede insieme. Il Signore affronterà il tuo nemico e trasformerà quel momento difficile della vita in una situazione in tuo favore. Stai certo che a questo punto il nemico, satana ti farà venire in mente qualche pensiero che ti porterà a dubitare di Dio. Del tipo: Non penserai mica che solo perché hai pregato Dio farà qualcosa per te, lui ti ha dimenticato. Se tu crederai a questo, di fatto bloccherai l’opera di Dio che vorrà fare a tuo favore. Attenzione quindi a non credere alle bugie del diavolo. Il Signore vuole che tu sia felice e questo momento difficile della vita passi in fretta  aspettando con fiducia che gli chiediamo aiuto per farvi la grazia perché il Signore ti ama e prova compassione per te, perché un Dio giusto è il Signore; beati coloro che sperano in lui (Isaia 30,18). Quando è presente un’intensa comunione, nei momenti più difficili si rafforza se si è veramente con Dio; d’altronde il giusto sa che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio (Romani 8,28). Se sei con Dio sarà lui a guidare la tua vita, e questo dona un senso di pace e riposo perché tutto quello che succederà nella vita, anche le esperienze dolorose, c’è sempre un piano di Dio dietro a quegli avvenimenti, e solo dopo mesi o a volte anni capiremo il perché Dio ha permesso una determinata esperienza negativa e vedremo che da quel che è successo è  nato anche qualcosa di positivo che non sarebbe mai potuto accedere in altro modo. Perché solo Dio può tirare fuori il bene dal male. Quindi bisogna sempre amare e lodare Dio a prescindere dal periodo bello o brutto che stiamo vivendo perché lui ti ama e non ti abbandona, anzi ti prende per mano e ti sta vicino anche se non senti la sua presenza. Infatti così dice il Signore: “Poiché io conosco i pensieri che ho in mente per voi; dice l’Eterno, pensieri di pace e non di male, per darvi un futuro e una speranza. Mi invocherete e verrete a pregarmi e io vi esaudirò. Mi cercherete e mi troverete, quando mi cercherete con tutto il vostro cuore” (Geremia 29,11-13). Se si sta passando un momento di difficoltà non bisogna perdersi d’animo, ma confida nel Signore perché  “I giusti gridano e l’Eterno li ascolta e li libera da tutte le loro sventure” (Salmi 34,17). Sono infatti molte le afflizioni del giusto, ma l’Eterno lo libera da tutte (19), perché così dice il Signore: Ti ho amato di un amore eterno, per questo continuo ad esserti fedele (Geremia 31,3). L’errore che fanno spesso le persone, anche credenti, è l’autocommiserazione; lamentarsi e piangersi addosso per la situazione e non reagire. Frasi del tipo: <<proprio a me doveva capitare>> oppure <<cosa ho fatto di male per meritarmi questo>> sono espressioni di un modo di vedere le cose che non attira Dio, ma al contrario impedisce un suo intervento. Non è con l’autocommiserazione che favorirai l’intervento di Dio, ma è con la fede che il Signore potrà fare qualcosa per te. Prega intensamente e abbi fede che Lui è all’opera anche se non vedrai subito gli effetti del suo operato. Se ad esempio la causa del tuo problema è dovuto a una persona che ha commesso un’ingiustizia contro di te, non cercare di risolvere il problema mosso dalla rabbia ma confida in Dio e vedrai che Lui riuscirà a fare giustizia più di quanto avresti immaginato. Un altro errore comune è quello di dare la colpa al Signore del periodo difficile che si sta vivendo. Questo è perché si ama Dio solo per ricevere benedizioni, e non si tollera alcuna sofferenza, come se i cristiani ne dovessero essere immuni. Alcune persone possono di fatto arrabbiarsi con Dio o perdere la fede invece di adorarlo e chiedere il suo aiuto. L’errore più grande è dare la colpa a lui quando si soffre. Nella Bibbia abbiamo l’esempio di Giobbe, uomo saggio e giusto agli occhi di Dio e pieno di benedizioni in tutti gli ambiti della vita. Satana però accusa Giobbe davanti a Dio di adorarlo solo perché ha ricevuto molte benedizioni da Lui, e senza di quelle lo bestemmierebbe subito. Allora Dio permette che a Giobbe gli succeda una disgrazia dopo l’altra. Ma Giobbe in nessun caso bestemmia, anzi dice invece: << Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, Benedetto il nome del Signore >>. Così anche chi è credente, deve avere quest’atteggiamento. Il più delle volte si soffre a causa dei nostri sbagli, ci sono però dei casi dove si entra in un periodo difficile nonostante si è sempre continuato a camminare con il Signore. Giobbe è un esempio. Anche Giuseppe accadde qualcosa di analogo: Venne incarcerato ingiustamente per molti anni. Gesù ha sempre fatto la volontà di Dio ma ha sofferto le pene della croce. Che cosa accomuna questi 3 casi? La sofferenza è successivamente cessata e loro sono stati grandemente ripagati da queste sofferenze. infatti, Giobbe superato la dura prova ricevette il triplo di quello che possedeva inizialmente. Giuseppe uscito dal carcere divenne la seconda carica di governo d’Egitto. Gesù divenne il re del regno di Dio. Se dunque stai soffrendo anche se hai sempre lodato e servito il Signore, non mollare ma rimani sempre saldo nella fede. Se Dio permette un periodo di crisi è possibile che è per metterci alla prova per vedere se confidiamo in Lui o nel peccato, in ogni caso Dio non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma insieme con la tentazione, darà anche il modo per uscirne per poterla sostenere (1Corinzi 10,13). Un giorno il Signore ti dirà: Hai passato un momento difficile, non ho asciugato le tue lacrime, non ti ho detto quello che stavo facendo per te e tu durante tutto questo periodo hai sempre continuato a lodarmi, ad avere fiducia in me e a servirmi e ora sei pronto per la promozione. Il Signore ti ripagherà per ogni sofferenza molto di più di quanto puoi immaginare. Quando la crisi sarà passata allora ci accorgeremo di essere anche più forti di prima e più vicini al Signore e si avrà anche imparato molte cose da questa esperienza che potrà essere usata per dare testimonianza a chi ne ha bisogno, specialmente a un peccatore in una situazione di difficoltà e dire come è stata superata la crisi grazie all’aiuto di Dio. Esattamente come sta scritto anche in 1Pietro 5,10: E il Dio di ogni grazia, il quale vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo Gesù, egli stesso, dopo che avrete un poco sofferto, vi ristabilirà, vi confermerà, vi rafforzerà, vi darà solide fondamenta. Questo può aprire le porte alle conversioni. Nel caso che una persona non credente sia in un momento difficile della propria vita e si comporta da peccatore e la sofferenza al posto di diminuire aumenta, c’è anche la possibilità che fallite tutte le soluzioni mondane scelga finalmente di affidarsi a Dio e in quel caso Dio non lo abbandonerà ma lo accompagnerà alla fine della crisi attraverso una rinascita spirituale per vivere una vita in pace e serenità. Questo accadrà anche se si è trascorso la vita lontano da Dio, a bestemmiare e a prendere in giro e ridicolizzare i credenti. Porterà quindi a sperimentare un amore di Dio gratuito e immeritato ed è questo che porta al ravvedimento. Ci sono molte testimonianze che vanno in questa direzione.  Spesso quello che causa un periodo brutto è dovuto a una grande delusione derivante un fallimento degli obiettivi di cui ci eravamo prefissati nella vita. Ad esempio: Cercare un determinato lavoro o ambire in una posizione sociale elevata e tutto ciò che può considerarsi il sogno della nostra vita. È legittimo avere delle ambizioni e fissarci degli obiettivi; l’errore che però si può fare è quello di metterlo al primo posto e dimenticarci totalmente di Dio e di quello che ha fatto per noi. Gesù disse: << chi ascolta la mia parola, ma non la mette in pratica è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa nella sabbia; soffiarono i venti e arrivò la tempesta e la casa crollò perché non aveva forti fondamenta e la rovina fu grande. Invece chi ascolta la mia parola è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa nella roccia; soffiarono i venti e arrivò la tempesta e la casa rimase in piedi perché aveva forti fondamenta>>. (Luca 6,47-49). Questo ci insegna che mettere al centro della nostra vita solo i nostri sogni e volerli realizzare senza mettere Dio al primo posto ci rende molto esposti a grandi delusioni perché in caso di fallimento la nostra sofferenza sarebbe grande. Se uno ad esempio ha un determinato obbiettivo nella vita, come diventare cantante, o avvocato pensando che raggiunto l’obbiettivo sarà soddisfatto; se succede che non si riesce a raggiungere quell’obbiettivo o se lo si fa poi si fallisce, allora la rovina sarà molto grande. Viene da pensare anche a chi ha passato la sua vita creando un’impresa e la vergogna di vederla fallire li porta al suicidio. Oppure chi desidera tanto avere un compagno/a e quando la trova, la mette al primo posto, se poi non è la persona che ci si aspettava e avviene una separazione, anche in questo caso il dolore è grande e può rimanere per molto tempo. Se invece come obbiettivo è quello di servire e cercare il regno di Dio allora quello si che una scelta di vita con delle basi solide, come costruire la casa nella roccia. Soffieranno i venti, si abbatteranno le tempeste ma la casa non cadrà, perché se segui Dio, non sarai mai abbandonato; in più riuscirai anche a raggiungere gli obbiettivi prefissati grazie anche alla sapienza. I problemi non mancheranno perché essere cristiani non ti da una immunità ai problemi e alle sofferenze, ma la differenza rispetto a un non credente è che il Signore ti da i mezzi e la forza per superare ogni problema se glielo chiediamo in preghiera. Se noi pensiamo che per poter essere felici dovremo avere una ragazza/o o un lavoro; questo non è mettere Dio al primo posto, perché puoi essere felice già adesso senza possedere per forza quelle cose che sono comunque buone e sa che ne hai bisogno. Immaginiamoci di avere una ragazza/o che amate molto, ma un giorno vi dice: << beh io non sono per nulla felice, non lo sarò finché non avrò trovato un lavoro. Si, ci sei anche tu nella mia vita ma non vali più di tanto per me, la mia felicità è trovare un lavoro e basta>>. Di certo rimarrete molto delusi da questo, così molte persone si comportano così con il Signore, lo mettono tra gli ultimi posti e impostano la propria felicità su altre cose. Poi però non riescono a raggiungere l’obbiettivo o se lo fanno rimangono delusi, e questo può dare inizio a un momento difficile della nostra vita. Il problema è quando si mettono i nostri bisogni prima di Dio, questo si chiama concupiscenza. La fede è già sufficiente per essere felici e chi decide di mettere Dio e la sua parola al primo posto allora sarà proprio Lui a fare in modo che trovi una ragazza/o o un lavoro ed è garanzia che con Dio non avrà mai una delusione. Se invece confidi nelle persone, purtroppo le delusioni prima o poi deluderanno. Il Signore non abbandona chi confida in Lui, perché è Lui la roccia e anche se ci saranno fallimenti, si proverà dolore ma non così tanto da essere disperati e il Signore provvederà a una via di uscita dalla brutta situazione che ci si trova a causa del fallimento. Molti periodi brutti si possono evitare seguendo la parola di Dio, è meglio prevenire che curare.

INCONTRI E SCONTRI 3/4:

Questo episodio lo troviamo in Isaia 37. Siamo nel periodo dove l’impero assiro domina il Medioriente, Sono numerosi i regni che sono caduti d’innanzi a Sennàcherim (705-681) re d’Assiria. Il regno d’Israele è già stato sconfitto, come conseguenza della sua idolatria; rimane solo il regno di Giuda, composto unicamente dalla tribù di Giuda e Beniamino e governato da Ezechia, un re timorato di Dio. Il re d’Assiria iniziò a prendere di mira anche il regno di Giuda inviando alle porte di Gerusalemme dei messaggeri del re d’Assiria che disse a gran voce:<<Non ti illuda il tuo Dio in cui confidi, dicendo: Gerusalemme non sarà consegnata nelle mani del re d’Assiria>>. In questo messaggio si invita Ezechia ad arrendersi senza combattere in quanto non avrebbe nessuna speranza di vittoria di fronte al potente esercito assiro. Viene stilata una lista di regni caduti sotto l’esercito assiro e così anche i loro dèi sono stati distrutti e non hanno potuto fare niente per difenderli; così anche il tuo Dio in cui confidi (YHWH) non resisterà all’esercito assiro. La resa di Ezechia avrebbe comportato oltre all’annessione all’imperio assiro anche la soppressione del culto di YHWH in favore agli dèi assiri. Ezechia andò nel tempio con la lettera in mano e pregò così:<<Signore degli eserciti, Dio d’Israele, che siedi sui cherubini, tu solo sei Dio per tutti i regni della terra; tu hai fatto il cielo e la terra. Porgi, Signore, il tuo orecchio e ascolta; apri, Signore, i tuoi occhi e guarda. Ascolta tutte le parole che Sennàcherib ha mandato a dire per insultare il Dio vivente. È vero, Signore, i re d’Assiria hanno devastato le nazioni e la loro terra, hanno gettato i loro dèi nel fuoco; quelli però non erano dèi, ma solo opera di mani d’uomo, legno e pietra: perciò li hanno distrutti. Ma ora, Signore, nostro Dio, salvaci dalla sua mano, perché sappiano tutti i regni della terra che tu solo sei il Signore”>> (Isaia 37-17-20). In questa risposta si ribadisce l’unicità di YHWH come unico vero Dio, creatore del cielo e della terra, inoltre comprensibilmente si fa notare la facilità che ha avuto l’esercito assiro a distruggere gli dèi pagani, essendo solo degli inutili pezzi di pietra, ma l’errore che compie il re d’Assiria è trattare YHWH come se fosse un normale dio pagano, per questo si permette di insultarlo ma sarà l’esercito assiro ad essere sconfitto tramite un angelo di Dio. Il re d’Assiria invece venne assassinato dai sui stessi figli.

LA PIGRIZIA

  • Fino a quando, pigro, te ne starai a dormine? Quando ti scuoterai dal sonno? (PR 6,9) e intanto arriva a te la povertà, come un vagabondo, e l’indigenza, come se tu fossi un accattone (11)
  • Come l’aceto ai denti e il fumo negli occhi, così è il pigro per chi gli affida una missione(PR 10,26)
  • Il pigro brama, ma non c’è nulla per il suo appetito, mentre l’appetito dei laboriosi sarà soddisfatto (PR 13,4)
  • In ogni fatica c’è un vantaggio, ma le chiacchiere portano solo misera (PR 14,23)
  • Il pigro immerge la mano nel piatto, ma non è capace riportarla alla bocca (PR 19,24)
  • Il pigro dice: << C’è un leone là fuori: potrei essere ucciso in mezzo alla strada >>. (PR 22,13)

Il libro dei proverbi esalta la laboriosità e l’uomo industrioso, quello che si dà da fare, che ha iniziativa: le ricchezze così guadagnate sono una benedizione. La pigrizia viene considerata come segno di stoltezza che è l’esatto contrario di saggezza o sapienza. L’uomo saggio è anche quello che sa che deve lavorare per guadagnare, e si dà da fare, ognuno ha il dovere di contribuire a far prosperare la società, così avrai diritto al tuo salario. Se non è il lavoro, può essere anche lo studio per prepararsi al lavoro. Chi è pigro e non studia e non lavora, o se lo fa, non lo fa con sufficiente impegno allora questo potrà portare ad avere un lavoro di basso livello e quindi di scarso guadagno e questo può essere conseguenza di povertà materiale che porta la persona ad essere depressa e frustrata per non avere un lavoro appagante. Questa frustrazione avrà ripercussioni nel rapporto con le altre persone; porterà a essere permalosi e poco solari e con poca reattività di fronte ai problemi. Ci sarebbe il desiderio di avere un lavoro interessante e sicuro, ma rimarrà solo un sogno fin quanto continuerà ad essere pigro. Una persona pigra vuole avere tutto ciò ma non è disposto a impegnarsi per raggiungere l’obiettivo. La pigrizia inoltre porta a inventarsi delle scuse per non fare il proprio dovere e non è in grado di finire ciò che ha iniziato, non per incapacità ma per mancanza di voglia. Non si dovrà lamentare se si troverà in condizione d’indigenza perché senza sforzi, sacrifici, impegno e dedizione non si riuscirà mai ad ottenere gli obiettivi prefissati, come quello di trovare un buon lavoro o possedere una bella casa. Se poi qualcuno pensa di guadagnare non lavorando ma facendo cose illecite è un illuso, perché porterà soltanto alla rovina. Una persona pigra ha uno stato d’animo che porta a fargli pensare che sforzarsi di svolgere il proprio dovere sia un sacrificio immane, è più comodo inseguire l’ozio e passare il tempo a fare cose futili e questa mentalità porterà a una predisposizione ad avere più vizi che renderà la persona schiava. Chi invece lavora o studia in maniera adeguata, porterà alla ricchezza e una vita soddisfatta in quel campo. Esiste anche una sorta di pigrizia spirituale, dove non si ha voglia di dedicare del tempo per il Signore, perché pensa magari, anche se dichiara di essere credente, ritiene che pregare sia una cosa noiosa, è molto meglio dedicare il tempo per il piacere. Evidentemente non è mai stato insegnato a passare del tempo con Dio, perché è tutt’altro che noioso e una perdita di tempo, anzi è invece quello che darà valore alla propria vita. La soluzione alla pigrizia passa proprio da Dio; bisogna prima di tutto pentirsi per questo peccato e chiedere perdono a Dio. Una volta pentito non pensare a tutto quello che avresti potuto fare e tutte lo soddisfazioni che ti sei perso, volta pagina un volta per tutte. Poniti degli obbiettivi, iniziando dalle piccole cose e non fermarti a metà. Se ci si sente stressati e con poca energia prega Dio perché spazzi via ogni stress. E se si inizia bene e con decisione, ponendoci un obiettivo ben preciso, riusciremo a completarla con successo. Se si ama il Signore e si pensa che ogni cosa lo faccia per lui, fosse anche solo a spazzare per terra, questo darà la forza e la voglia per impegnarsi in ogni cosa. Spesso succede che prima di svolgere qualsiasi attività non si ha nessuna voglia di farla, ma l’energia e la voglia di fare vengono non appena si inizia. Se riusciremo a portare a termine piccoli obbiettivi allora potremo iniziare ad avere delle ambizioni più grandi. Ricordarsi sempre che per ogni progetto non mettere da parte il Signore.

LASCIARSI TRASFORMARE DA DIO

  • Togli le scorie dall’argento e l’orafo ne farà un bel vaso (PR 25,4)

L’argento come tutti i metalli non si trova in natura allo stato puro, ma si può soltanto trovare nelle rocce insieme ad altri elementi. È necessario un lungo processo di raffinazione per estrarre l’argento dalle rocce e purificarlo dalle scorie. Dopo di che, si può fondere l’argento puro per ottenere un piatto o un vaso e finalmente potrà essere usato per metterci dentro o sopra qualcosa. Questa illustrazione può essere paragonata con il nostro rapporto con Dio. Finché una persona non è credente, non è minimamente interessata a Dio, ma quando si converte si passa da scappare a cercare Dio. Quando finalmente avviene la conversione dopo anni vissuti completamente nel peccato, tra vizi e cattive abitudini siamo solo all’inizio del percorso. La fase successiva è rinnovare la nostra mente, cambiando i nostri pensieri e i nostri schemi mentali, di conseguenza cambieranno anche le nostre parole e infine le nostro modo di agire e relazionarci con il prossimo. Il punto di partenza sono sempre i nostri pensieri; se sono buoni, allora parleremo e opereremo bene, se sono malvagi parleremo in modo malvagio e faremo opere empie o ipocrite. È anche da qui che satana ci attacca e vuole che pensiamo a cose malvagie in modo che influenzi anche il nostro comportamento, ad esempio se continuiamo a pensare a una persona che in passato ci ha offeso; il giorno in cui la incontreremo saremo indifferenti o scorbutici con quella persona. Se siamo in sovrappeso e continuiamo a pensare ai dolci ci compreremo una torta. Se siamo fidanzati o sposati e continuiamo a pensare a una bella ragazza che incontriamo sempre a scuola o al lavoro saremo portati al tradimento. Così i nostri pensieri fanno la differenza e rinnovando la nostra mente dobbiamo cacciare via i pensieri malvagi e accogliere quelli buoni e se riusciremo a fare ciò, compiere il bene sarà che facile.  Non tutti però sono disposti o sono consapevoli di fare questo cammino. Ci possono essere cristiani che credono e amano il Signore, ma non hanno rinnovato la loro mente, per questo fanno fatica a perdonare, ad amare e a compiere opere buone. La scrittura dice: Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto (Romani 12,2). È necessario quindi lasciarsi trasformare da Dio senza opporre resistenza, perché avendo tutti noi il libero arbitrio possiamo impedire che Dio ci trasformi a Sua immagine a somiglianza. Se invece ci lasciamo trasformare da Dio non importa quanto sei peccatore, potrai anche essere violento o tossico dipendente, ma nulla è impossibile a Dio. Il Signore ha la potenza di cambiare il nostro cuore come è stato profetizzato riguardo il nuovo patto per mezzo del sacrificio di Cristo: Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi (Ezechiele 36,26-27). Un credente che non è ancora maturo spiritualmente prega in questo modo: Signore dammi questo! Signore voglio quest’altro! e così via … Pensando solo di dover chiedere qualcosa; ma quando si cresce spiritualmente si passa dal “Dammi” al “Fammi”. Come nella parabola del figliol prodigo in Luca 15,20 dove il figlio minore chiede a suo padre: “Dammi” la parte di eredità che mi spetta. In seguito dopo aver sperperato il denaro con una vita dissoluta, si ritrova a pascolare i porci e si rende conto di essere caduto davvero in basso. Torna dal padre e questa volta dice: “Fammi” Come uno dei tuoi garzoni. Bisogna quindi passare dal “Dammi” al “Fammi”. Per poter permette a Dio di cambiare il nostro cuore a sua immagine e somiglianza.  Se lasceremo che Dio tolga in noi le scorie, ovvero la natura malvagia allora ci preparerà ad essere usati da Lui in modo potente, come non è possibile usare l’argento finché non è puro, così non possiamo essere dei servitori efficienti se non ci siamo purificati dal peccato. È bene precisare che non saremo mai perfetti, saremo sempre peccatori ma saremo purificati sufficientemente per essere usati da lui. Questa purificazione non avviene rapidamente ma poco alla volta e in maniera quasi impercettibile, ma quando ci volteremo indietro vedremo quanta strada abbiamo fatto  diremo: <<Questa è opera dell’eterno>>. Una volta che saremo pronti ci potrà mettere nel nostro cuore dei doni spirituali, proprio come si appoggia un oggetto nel piatto d’argento. I santi hanno dovuto intraprendere questo percorso per arrivare al livello spirituale che erano. Come possiamo fare in modo che Dio cambi il nostro cuore? La cosa fondamentale è la preghiera. Pregate in questo modo: Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo (Salmo 51,12) che Cristo possa dimorare presso di me eliminando tutti i pensieri malvagi e tutta la mia natura malvagia derivante dall’uomo carnale e aiutarmi a lasciarmi guidare dallo Spirito Santo. Questo è un modello di preghiera, ma non è da dire in maniera superficiale, ma va detta con il cuore e con il reale desiderio di cambiare e la consapevolezza che con le nostre sole forze non ce la possiamo fare, ma con Gesù e la sua potenza divina ci ha donato tutto quello che è necessario per una vita vissuta santamente, grazie a colui che ci ha chiamati con la sua potenza e gloria (2Pietro 1,3). Oltre la preghiera bisogna anche leggere la scrittura perché è il modo più semplice che ha Dio per parlarci e per educarci, infatti tutta la scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona (2Timoteo 3,16). Per questo bisogna dedicare del tempo a Dio sia per pregare che per leggere la parola e per crescere spiritualmente le due cose devono andare di pari passo. Se un ragazzo vuole sviluppare i muscoli la prima cosa che può fare è andare in palestra e se avrà anche un personal trainer che lo segue gli dirà che se vuole aumentare la massa muscolare, oltre agli esercizi in palestra dovrà anche seguire una dieta. Questo perché se anche se si fanno tutti gli esercizi in palestra, ma si mangia in maniera sbagliata i muscoli non si possono sviluppare più di tanto perché essi hanno bisogno di assimilare una certa quantità di proteine per consentirne l’aumento della massa. Così anche mangiando bene ma avere una vita sedentaria non si ottengono grandi risultati perché è necessario anche l’allenamento. Crescere spiritualmente non è molto diverso: Gli esercizi fisici li si può paragonare alla preghiera giornaliera che è la palestra dell’anima e la dieta corretta con la parola di Dio che è il cibo dell’anima. Se una persona prega ma non legge la scrittura, manterrà sempre il suo livello spirituale ma non potrà cresce più di tanto. Se invece si legge la Bibbia ma non si prega, dei benefici ci saranno lo stesso perché è pur sempre la parola di Dio però si finirà per leggere in maniera meccanica e con poco fervore e talvolta capendo poco. Per questo motivo che vanno fatte entrambe le cose se si vuole crescere come cristiani o si vuole cercare Dio. Questo lo posso testimoniare in quanto ho avuto un periodo dove pregavo ma non leggevo la Bibbia e un altro dove leggevo la Bibbia ma pregavo poco. Personalmente posso consigliare di iniziare dal nuovo testamento, i quattro vangeli, meditandoli nel proprio cuore e non limitarsi a leggerli senza ragionaci su perché non conta quante pagine riesci a leggere, ma conta cosa riesci a capire e imparare da quello che leggi e tutto questo senza trascurare la preghiera, anzi pregare appena prima di leggere la scrittura. Se non si capisce qualcosa e non si ha una persona di riferimento che conosce le scritture, la risposta, nei giorni nostri la si può anche trovare su internet, è possibile anche trovare diversi commentari che spiegano in maniera dettagliata il nuovo testamento. Si può passare successivamente con l’antico testamento, dalla genesi fino a percorrere tutti i libri storici, profetici e sapienziali. Infine le epistole di Paolo e le altre lettere fino ad arrivare all’apocalisse. In questo modo avremo un quadro completo di tutte le scrittura. Anche la partecipazione alla SS Messa è importante per l’edificazione spirituale, essendo un’occasione per ascoltare la parola e pregare insieme ad altre persone, ed è il momento anche per prendere l’eucarestia. Pietro nella sua seconda lettera propone una sorta di percorso di crescita spirituale che un credente deve intraprendere per avvicinarsi sempre più a Dio:

Per questo mettete ogni impegno per aggiungere alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza la temperanza, alla temperanza la pazienza, alla pazienza la pietà, alla pietà l’amore fraterno, all’amore fraterno la carità. (2Pietro  1,5-7). 

In questo cammino di Dio, il punto di partenza è la fede. Senza la fede non ci si può avvicinare e piacere a Dio. Per passare di livello ci vuole impegno, dedizione, preghiera e studio della parola. Dalla fede nascono le virtù, i principi fondamentali che ti consentono di avere discernimento e capire ciò che buono e malvagio agli occhi di Dio. La fede e la virtù insieme ti dà quella fame e quella spinta di voler conoscere la parola di Dio in maniera più approfondita, in questo modo sarai anche più consapevole delle virtù che sono nate in te mediante la fede. Se si vuole trarre profitto dal leggere e studiare la Bibbia bisogna prima avere fede e virtù, infatti anche un ateo potrebbe leggere il Vangelo, ma a causa della sua cecità spirituale non può portarlo a una crescita spirituale, salvo forse a rare eccezioni. Non basta però sapere quello che dice la scrittura, ma bisogna anche saperla mettere in pratica e da qui avviene una dura lotta contro il maligno e contro la nostra natura carnale di cui dobbiamo prenderne il controllo e ridurla in schiavitù. Da qui possiamo passare alla temperanza, ovvero all’autocontrollo. Dobbiamo cercare di mantenere sempre il controllo di noi stessi; avere fissi in mente e nel cuore i principi fondamentali del Vangelo e vivere in maniera coerente con essa e non lasciare che lo stress o forti emozioni negative ci allontanano da Dio, ma rimanere sempre aggrappati alla sua parola. Perdere il controllo di noi stessi è come consegnare le chiavi a satana per farci fare quello che vuole lui. Per questo ci vuole un elemento in più che è la pazienza, infatti è in mancanza di pazienza che a volte possiamo perdere il controllo di noi stessi. Una volta che riusciremo a mantenere sempre il controllo saremo pronti spiritualmente perché Dio ci possa dare i suoi doni spirituali a partire dalla pietà, ovvero la compassione verso chi soffre. Inizieremo a comprendere meglio la sofferenza del prossimo e avremo il desiderio di aiutarle senza puntagli il dito e giudicarle, ma agendo con saggezza come Cristo ha insegnato. Dalla pietà il sentimento si può evolvere in amore fraterno, che sarebbe il provare affetto nei confronti delle persone adempiendo il comando “ama il prossimo tuo come te stesso” esteso quindi a tutte le persone che ci stanno attorno compresi i nemici. L’amore fraterno si mette in pratica nel fare agli altri quello che noi vorremmo fosse fatto a noi. Infine i può arrivare in fondo al percorso con la carità, ovvero l’amore “agape”. Il tipo di amore più sublime che c’è, solo chi è vicino a Dio può ricevere questa potente unzione d’amore. Chi non conosce Dio può anche provare dell’amore fraterno per qualcuno in particolare, ma non può arrivare al livello della carità perché solo Dio può dare questo nel cuore della persone e lo può solo dare nei cuori che si sono predisposti per riceverlo. In ogni caso si avrà amore “agape” solo per le persone che ci stanno più vicino nella nostra vita e nessuno potrà vantarsi di poter provare questo amore perché è comunque sempre un dono di Dio e la gloria va tutta a lui. Ogni dono di Dio, presente in voi e fatti crescere, non vi lasceranno inoperosi e senza frutto per la conoscenza del Signore nostro Gesù Cristo (2Pietro 1,8). Se riuscite a completare tutto il percorso di trasformazione illustrata nella lettera di Pietro vi sarà ampiamente aperto l’ingresso nel regno eterno del Signore nostro Gesù Cristo (11). 

PREGHIERA ED ESAUDIMENTO

  • Chi chiude l’orecchio al grido del povero invocherà a sua volta e non otterrà risposta (PR 21,13)
  • Al malvagio sopraggiunge il male che teme, il desiderio dei giusti invece è soddisfatto (PR 10,24)
  • Un attesa troppo prolungata fa male al cuore, un desiderio soddisfatto è albero di vita (PR 13,12)
  • Dei beffarti egli si fa beffe e agli umili concede benevolenza (PR 3,34)

La preghiera ha un ruolo molto importante nella vita del cristiano, ci permette ad avere un’intima relazione con Dio. Durante la preghiera se è fatta con il cuore, la persona sperimenta una pace interiore e può essere fatta ovunque ci si trovi, ma se è un luogo di silenzio, lontano dai rumori e dalle distrazioni, è meglio. Nella preghiera si può ringraziare il Signore per i doni ricevuti, chiedere perdono per eventuali peccati, fare richieste personali, pregare per qualche persona in particolare, ovvero le preghiere di intercessione o semplicemente adorare il Santo nome di Dio e lodarlo per il solo fatto è degno di lode, queste sono le preghiere contemplative. È importante pregare i tutti questi ambiti perché la preghiera sia completa. Pregare è importante perché è come se fosse la palestra dell’anima, ci rende più forti spiritualmente e il diavolo troverà difficile attaccarci perché riusciremo a resistere molto meglio nelle tentazioni, e con il tempo svilupperemo dei doni di conoscenza e di sapienza che ci aiuteranno in ogni aspetto della nostra vita e riusciremo anche ad avere una maggiore comprensione delle scritture. È sbagliato pensare che bisogna pregare per far contento Dio e sentirsi a posto con la coscienza, come solo per puro senso del dovere. Questo è quello che fanno le persone con uno spirito religioso, che magari recitano di fretta preghiere che sanno a memoria ma senza pensare a quello che dicono. Bisogna pregare perché siamo noi che abbiamo bisogno di pregare per fortificarci nella fede. Molte persone, anche chi si dichiara credente non prega tanto perché vedono la preghiera come una cosa noiosa e ripetitiva, ma non è affatto così. Se quando preghi non senti come un fuoco che ti scalda il cuore, allora c’è qualcosa che non va, non si sta pregando in spirito e verità come richiede Dio. (Giovanni 4,23). Gesù soprattutto durante il suo ministero si svegliava al mattino presto, andava in qualche luogo isolato e pregava diverse ore, e se proprio Lui che era il figlio di Dio aveva bisogno di pregare così tanto, è indicativo come soprattutto noi abbiamo bisogno della preghiera. Ci sono persone che a volte riescono a pregare così tanto e in maniera molto intensa da mettersi persino a piangere, e si prova una così forte pace interiore che la persona non prega più con le parole, ma lo fa direttamente con lo spirito. Il tipo di preghiera più importante è quella orientata chiedere a Dio di trasformarci a sua immagine e somiglianza per servire in maniera più efficace il regno di Dio ed essere di testimonianza al prossimo. Ora, non basterebbe tutto un libro per approfondire ogni aspetto della preghiera; la mia riflessione sarà focalizzata sull’esaudimento delle nostre preghiere in quanto anche chi è credente non è consapevole della potenza della preghiera se fatta nel modo corretto; altre persone invece hanno perso la fede per il fatto che hanno pregato a lungo, ma le preghiere non sono state esaudite da Dio. Quando si vuol pregare per qualcosa o qualcuno, la prima cosa da fare non è quella di parlare a Dio facendo richieste come per stilare la lista della spesa, ma prima bisogna essere consapevoli di quello che facciamo. Stiamo per avere comunione con il Dio onnipotente, prenditi prima del tempo per lodarlo e glorificarlo perché egli è degno di lode. Ora andremo ad analizzare quali sono i principali motivi per cui le nostre preghiere non hanno effetto:

1) FARE UNA RICHIESTA A DIO CONTRARIA ALLA SUA VOLONTÁ

Nel Vangelo sta scritto: << Se le tue parole saranno in me e le mie in voi chiedete qualunque cosa e vi sarà dato >>. (Giovanni 15,7). Questa è una delle più belle promesse di Dio; possiamo quindi riceve quello che vogliamo, ma non si può pensare di abusare di questo. Alcune persone che dicono di aver perso la fede perché le preghiere non hanno avuto effetto, evidentemente non conoscevano le scritture in maniera adeguata e pregavano non perché amavano veramente Dio e riconoscevano il sacrificio che ha fatto Gesù sulla croce, ma pregavano solamente per ottenere qualcosa che nella loro arroganza erano convinti che fosse il loro bene senza cercare di capire la volontà di Dio. Non bisogna  pregare come se fosse una formula magica, o come se Dio fosse il genio della lampada pronto per soddisfare tutti i nostri capricci. Nella lettera di Giacomo 4,2 troviamo scritto: voi non avete perché non chiedete, e non ottenete perché chiedete male, solo per soddisfare le vostre passioni. Quindi se un ragazzino prega desiderando di uscire con la più bella del liceo, così sarà poi ammirato e guardato con invidia dagli altri, oppure prega per ricevere molti soldi per potersi comprare un auto sportiva da poter sfrecciare per le strade, o addirittura prega contro qualcuno che gli ha fatto un torto per poter chiedere vendetta; queste preghiere sono desideri e richieste carnali e sicuramente il Signore non le ascolterà. Inoltre non è saggio pregare dicendo: Signore fammi sposare con quella donna o fa che venga assunto in quella azienda e così via. Non è detto che quella donna o quell’azienda sia la cosa migliore per noi, questo può essere un nostro pensiero, ma è Dio che sa tutto, e sa cosa è meglio per noi, chiedi semplicemente, di trovare una donna o un lavoro che sia il meglio che Dio può donarti, vedrai che riceverai molto più di quanto possiamo domandare o pensare (Efesini 3,20). Il versetto che riguarda l’ottenere nella preghiera non è per tutti, ma per chi ha scelto di seguire Cristo con tutto il cuore e ha scelto di portare la croce di Gesù nelle spalle, rinnegando noi stessi e rinunciando al nostro egoismo, mettendo Dio al primo posto e amando il prossimo tuo come te stesso. Solo se pensi come Dio e segui la sua parola ti da il diritto di fare richieste perché solo in questo modo si chiederà solo cose buone, per se stessi o per gli altri per il fatto che i desideri e i pensieri saranno allineati con la volontà del Signore. Quindi se c’è una preghiera che non è stata mai realizzata è possibile che non era una cosa buona, compatibile con la parola di Dio. Un esempio nella Bibbia la troviamo in Giobbe quando chiese a Dio di farlo morire. Questa richiesta era contraria alla volontà di Dio perché Dio amava troppo Giobbe per farlo morire, anche se era quello che gli chiedeva. Il Signore sa quello è buono per noi e se esaudisse tutte le nostre preghiere ci metteremo nei guai. Ma qualunque cosa gli chiediamo secondo la sua volontà, egli ci ascolta. E se sappiamo che ci ascolta in tutto quello che gli chiediamo, sappiamo di avere già da lui quanto abbiamo chiesto (1Giovanni 5,14-15).  Si può pregare che Dio guidi la nostra vita, che ci protegga, che possiamo fare bene la nostra parte per risolvere una brutta situazione e che Dio possa operare dove tu non ci puoi fare niente, si può pregare per una guarigione, per ristorare delle relazioni, per la benedizione di qualcuno o per la sua salvezza, queste sono alcuni esempi di una persona che prega in maniera più matura. Daniele, un profeta del vecchio testamento, pregava nel modo giusto perlustrava le scritture capendo così la mente di Dio. Tanto più noi abbiamo tutte le potenzialità di farcela tenendo conto che abbiamo una quantità di chiavi scritturali maggiori di Daniele. Ci sono anche dei casi, dove nonostante facciamo richieste buone a Dio, non riceviamo quello che abbiamo chiesto. Questo è perché non è nella volontà di Dio. Ho letto una volta una testimonianza dove una ragazza dopo aver subito un intervento chirurgico sbagliato, rimase paralizzata sulla sedia a rotelle. Più avanti si convertì e iniziò a pregare per la guarigione, ma non la ottenne. Un giorno però durante la preghiera il Signore le disse la sua missione era quella di testimoniare al mondo che nonostante la sua condizione poteva essere felice lo stesso se avesse avuto Dio al centro del suo cuore, in questo modo quello che era una maledizione nella carne sarebbe stata una benedizione nello spirito, così gli diede la forza di sopportare questa piaga e di usarla per parlare di Dio al prossimo

2) CHIEDERE LE COSE GIUSTE MA PER  MOTIVI SBAGLIATI

Dio non risponderà ad alcuna preghiera che vuole onorare noi stessi o aiutare le nostre tentazioni. Se ad esempio una persona prega per trovare una/o fidanzata/o; questa è una cosa buona per cui pregare, ma non si può ingannare Dio. Lui vedrà nel tuo cuore che cosa ci sarà, quali sono le motivazioni di questa richiesta. Se la motivazione è voler amare il proprio partner, renderlo felice e prospettare un’eventuale matrimonio va bene. Ma se il motivo è più che altro soddisfare gli impulsi sessuali, questa non è una buona motivazione per chiedere una benedizione. Dio non risponde alle preghiere di una persona che nutre lussuria nel proprio cuore; tutte le risposte dipendono da quanto riusciamo a strappare dai nostri cuori il male, la lussuria ed il peccato che ci circonda. Sta scritto: Se nel mio cuore avessi tramato il male, il Signore non m’avrebbe ascoltato. (Salmo 66,18). Se le nostre motivazioni sono pure, fondate sull’amore, Dio ascolterà ed esaudirà la nostra preghiera al momento opportuno. Ma se invece le motivazioni sono soddisfare le concupiscenze della carne allora non le ascolterà. Anche il nostro cuore può essere ingannevole e farci credere che desideriamo qualcosa per i giusti motivi. La prova per capire se le nostre motivazioni sono valide lo si capisce da quanto siamo disposti ad aspettare. L’amore può aspettare, la concupiscenza no. Vuole essere soddisfatta subito, si mette a piagnucolare e gridare come fa un bambino quando fa i capricci se non ottiene quello che vuole, anche se quello che chiede è una cosa sbagliata. Così chi ha concupiscenza nel proprio cuore e la preghiera non viene esaudita inizierà ad accusare Dio di essere sordo. Perché, dicono essi, quando abbiamo digiunato, non ci hai visti? Quando ci siamo umiliati, non lo hai notato? (Isaia 58,3). Il Signore ritarderà o negherà le nostre preghiere fino a che non sono ripulite da tutto l’egoismo e la lussuria.

3) IL PECCATO COME IMPEDIMENTO AL COMPIMENTO DELLE NOSTRE PREGHIERE.

Il peccato può essere un impedimento alle realizzazioni delle nostre preghiere. Questo non significa che dobbiamo essere senza peccato perché Dio ci ascolti, perché è impossibile essere perfetti e completamente senza peccato. Alcune persone erroneamente pensano di non potersi meritare le benedizioni di Dio e quindi non provano neanche a chiederle in preghiera perché si pensano di essere troppo peccatori per poter essere benedetti. Non sono i nostri meriti alla base delle benedizioni, ma in base ai meriti di Cristo che riceviamo le benedizioni perché se fosse in base alle nostre opere nessuno potrebbe meritarsele. Alcune persone, ancora inesperte pensano di poter ricevere quello che vogliano con altre opere, del tipo << io faccio questa opera e tu Dio fai invece questo per me>>, come uno scambio di merci. Le opere vanno sempre fatte per amore del prossimo, di Dio e per la sua gloria; non dobbiamo sentici come se Dio ci deve qualcosa. Se le preghiere sono secondo la volontà di Dio e per giusti motivi ci ascolterà. Tuttavia ci sono dei peccati o delle situazioni spirituali che impediscono le realizzazioni delle nostre preghiere. La Bibbia dice non è troppo corta la mano del Signore per salvare; né troppo duro è il suo orecchio per udire. Ma le  vostre iniquità hanno scavato un solco fra noi e il vostro Dio; i vostri peccati gli hanno fatto nascondere il suo volto per non darvi più ascolto, (Isaia 59,1-2). Ci sono quindi dei casi in cui il nostro peccato può fare da muro tra noi e Dio in maniera tale che le nostre preghiere siano inefficaci. Perché un conto è non essere perfetti, un altro è essere malvagi. Una delle cause per cui le nostre preghiere non vengono ascoltate è l’avere rancore verso qualcuno. La superbia può essere anche quella causa di una mancata comunione con Dio. Infatti Dio ha in orrore la superbia dell’uomo. Se c’è anche solo un po’ di superbia nel cuore, allora il Signore non ci esaudirà, perché Dio resiste ai superbi ed esalta gli umili. Un altro elemento da prendere in considerazione è che Dio ci tratterà nel modo in cui noi trattiamo gli altri. Se noi siamo compassionevoli, anche lui sarà compassionevole con noi, se troviamo un povero che ci chiede aiuto e noi possiamo aiutalo ma ci allontaniamo e con il nostro egoismo lo ignoriamo completamente, allora anche Dio ignorerà le nostre richieste di preghiere perché abbiamo un cuore duro nei bisogni degli altri che non riguardano solo il cibo, ma ogni cosa di prima necessita materiale o anche affettiva, una parola di conforto, di speranza. Questi sono alcuni peccati che generano un muro di separazione tra noi e lui e ci impedisce la comunione spirituale, essenziale per ricevere le benedizioni. Prega e chiedi le benedizioni promesse nella Bibbia, ma rinuncia al tuo egoismo e sottomettiti a Dio. Fare infine attenzione a non abbassare la guardia perché, satana cercherà sempre di privarci delle nostre benedizioni usando il peccato che commettiamo contro di noi. In che modo potrebbe privarci delle benedizioni? Ricordiamoci che il diavolo è il nostro avversario; in greco, nella lingua dei vangeli si dice “antidikos” che significa contro i nostri diritti. I credenti hanno diritto alle benedizioni, ma satana cerca in tutti i modi di opporsi a questo, cercando un modo per impedire che le nostre preghiere vengano esaudite. Nell’antico testamento Giobbe aveva diritto alle benedizioni, ma satana si è presentato davanti a Dio accusando ingiustamente Giobbe di ricevere le benedizioni solo per quello che riceveva da Dio e non per quello che era Dio. Per questo è stato messo alla prova. Satana cerca di fare qualcosa di simile nel nuovo testamento in Luca 22,31, dove Gesù disse a Pietro poco tempo prima che lo tradisse: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli. L’espressione “vi ha cercati” nel testo originale letteralmente significa: Ti ha rivendicato di metterti sotto processo. Lo scopo della causa è quello di legarci quello che è legittimamente nostro. Satana aveva la consapevolezza della debolezza carnale di Pietro e che non avrebbe superato la prova, infatti rinnegò Gesù tre volte e a motivo di questa debolezza  non può adempiere il destino che Dio aveva in mente per lui e non ha diritto alle benedizioni di Dio, questa fu la strategia di satana. Ma Gesù disse che aveva pregato per lui e la sua fede non avrebbe ceduto, avrebbe avuto quindi il destino secondo il disegno di Dio e la sua vicinanza nel predicare la parola, infatti era già sicuro che si sarebbe convertito nonostante il grave errore di rinnegarlo tre volte. Gesù quindi è il nostro avvocato. Non bisogna in ogni caso lasciare spazio a satana nel nostro cuore, perché lui ci scruta e cerca di trovare dei modi per accusarci davanti a Dio e rivendicare il suo potere su di noi e quindi il diritto di farci del male.

4)  MANCANZA DI FEDE E CONOSCENZA DELLE PROMESSE DI DIO.

Nella Bibbia sono sparse molte promesse di Dio che il credente ha il diritto di usufruirne, comprese quelle che sono nell’antico testamento perché con il sacrificio di Gesù sulla croce i cristiani ereditano anche quelle promesse che Dio aveva dato agli ebrei per mezzo dei profeti (Galati 3,14).  Ora, chi di solito critica la Bibbia, chiede come mai se i credenti hanno diritto alle benedizioni, ad esempio: Se cerchi il regno di Dio, il Signore si occuperà di te, e quindi non c’è bisogno di preoccuparsi di cosa mangiare o come vestirsi; (Marco 6,33) allora perché in africa ci sono molte persone che soffrono la fame? C’è da dire che chi crede e ascolta la parola di Dio, ha la salvezza e andrà in cielo dopo la morte, ma non ottiene automaticamente tutte le benedizioni di Dio. Per ottenerle bisogna prima di tutto conoscerle e pregare su di esse. Per questo è importante conoscere le scritture. Nella scrittura, infatti, c’è sta scritto: Il mio popolo perisce per mancanza di conoscenza (Osea 4,6); poi anche: conoscete la verità, e la verità vi farà liberi (Giovanni 8,32). Molti credenti purtroppo non pensano alle benedizioni che potrebbero ricevere da Dio, se solo le conoscessero e avessero una grande fede, potrebbero ottenerle. Molte persone credenti hanno una grande fede, però non la usano. Ho sentito questa storia una volta: Un uomo nel dopo guerra dall’Europa volle realizzare il sogno di emigrare in America per cercare fortuna lì. Vendette tutti i suoi averi, si comprò il biglietto e partì. Non aveva però altri soldi per i pasti durante il viaggio, quindi si chiuse in cabina e passò tutti giorni del viaggio a mangiare solo qualche frutto e qualche biscotto portato da casa. Ma questo non soddisfò la grande fame che aveva. L’ultimo giorno quando era ora di scendere incontrò il capitano della nave, che osservandolo gli chiese per quale motivo non fosse mai andato a mangiare con gli altri. E lui rispose che non aveva soldi. Il capitano disse: << Ma come! Non sapevi che i pasti erano compresi nel prezzo del biglietto? >> Così capita a molti credenti, che fanno una vita dura e travagliata e non conoscono quanto Dio gli voglia benedire. Andranno lo stesso in paradiso, ma in questa vita si perderanno molte cose che Dio gli avrebbe voluto donare se solo avessero conosciuto le scritture e avessero avuto fede in esse. Gesù, non è venuto sulla terra solo per salvarci; sta scritto, infatti: Sono venuto perché abbiate la vita e l’abbiate in abbondanza (Giovanni 10,10). Per l’esaudimento delle preghiere è necessario sopratutto avere fede a sufficienza perché possono essere rilasciate. Tutti i credenti hanno fede in Dio, ma questa fede è una fede passiva. La fede passiva è quando crediamo che Dio può intervenire per aiutarci, ma che probabilmente non lo farà, sarebbe troppo bello per essere vero. Ma se crediamo che Dio non farà nulla, proprio quello accadrà: Nulla! Un fede attiva invece è quando sappiamo che Dio interverrà. Per fare in modo che la nostra fede sia attivi abbiamo bisogno di un punto di contatto, ovvero fare qualcosa perché la fede venga rilasciata. Nel Vangelo c’è la scena della donna che soffriva di continue emorragie e disse: << Se riuscirò anche solo a toccare il lembo del mantello di Gesù sarò guarita >> (Marco 5,28). E nel momento che l’ha fatto, la fede è stata rilasciata e la donna fu guarita. Nell’antico testamento troviamo invece l’episodio di Naamàn descritta in 2Re5,20. Costui era il comandante dell’esercito di Aram, considerato un eroe, ma malato di lebbra. Venne a conoscenza della grandezza del Dio d’Israele, che poteva liberarlo da questa malattia. Si recò da Eliseo che gli disse di bagnarsi sette volte nel Giordano e sarebbe guarito. Inizialmente non volle andare, ma dopo varie insistenze fece ciò che Eliseo aveva detto e guarì. Questo non per la potenza delle acque del Giordano, che erano acque come tutte le altre, ma è il punto di contatto della fede ad aver innescato la guarigione. Così funziona anche oggi; perché accadono a volte miracoli in luoghi come Lourdes? Penso proprio che non sia il luogo in se, ma sia il punto di contatto per far rilasciare la fede. Come la donna che era certa che quando avrebbe toccato il lembo di Gesù sarebbe guarita e questo è stato un punto di contatto per attivare la fede; così anche le persone che partono per andare in certi luoghi e sono certi di guarire; saranno esauditi se avranno fede che guariranno perché nel momento che pensano che saranno guariti quando faranno una determinata cosa questo sarà il tuo punto di contatto per rilasciare la fede. Come l’interruttore per illuminare una stanza non ha nessuna energia in se stessa, ma è il punto di contatto perché l’energia elettrica che proviene dalla centrale arrivi, in questo modo funzionano i punti di contatto. Molti di quelli che guariscono, secondo le testimonianze non pregavano neanche tanto per se stessi, ma pregavano sopratutto per la guarigione di altri. Questo perché secondo le leggi spirituali se noi benediciamo gli altri, a sua volta anche noi siamo benedetti. Un’altra scrittura che riguarda la preghiera la troviamo in Giacomo 1,6-7: Ma quando chiedi, devi credere e non dubitare, perché colui che dubita è come un’onda del mare, agitata e mossa qua e là dal vento. Tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal Signore. Dio non agisce secondo i nostri bisogni, ma secondo alla nostra fede; risponde solo a coloro che pregano e credono, non coloro che pregano dubitando; quindi pregare dubitando è come non aver mai pregato. Dio e la nostra fede attiva generano un canale dove il Signore può operare, le due cose si attraggono proprio come si attraggono i poli positivo e negativo di un magnete.  Un’altra scrittura importante è in Marco 11,24, “Quindi vi dico, qualsiasi cosa chiediate in preghiera, crediate di averla ricevuta, e sarà vostra.” Notate come questa scrittura non dice di credere che la riceverete. No! Dice di credere di averla ricevuta. Ciò significa che dovete credere di avere già la risposta, anche prima di possedere fisicamente la risposta. Questa è fede. Molte volte le persone pregano, pensando di credere, mentre in realtà non stanno credendo, ma sperando. Speranza e fede non sono la stessa cosa. Non potete aspettarvi di ricevere dalla speranza ciò che è stato promesso in fede.  Noi esercitiamo la fede tutti i giorni per cose banali, per esempio se ci sediamo in una sedia, non controlliamo prima se potrebbe reggere il nostro peso; ci sediamo e basta, perché abbiamo fede nella sedia che possa reggere il nostro peso, così funziona anche la fede in Dio, dobbiamo semplicemente fidarci di lui senza avere alcun dubbio. Gesù in alcuni episodi di guarigione diceva: <<Avvenga per te secondo la tua fede>> o in altre traduzioni <<Avvenga per te come hai creduto>> (Matteo 8,13). Così le nostre preghiere si esaudiranno a seconda di quello che pensiamo che accadrà, se c’è del dubbio non potrà succedere nulla. Quindi se noi preghiamo anche delle ore, ma nel nostro cuore pensiamo che probabilmente non succederà niente, o abbiamo dei dubbi su di esse, allora non funzioneranno perché senza una sana fede nelle promesse di Dio, non si arriva da nessuna parte. Bisogna avere la certezza che la parola di Dio si compia.

5) LE PREGHIERE SONO IMPEDITE PER LA MANCANZA DI PAZIENZA NELL’ASPETTARE LA RISPOSTA DI DIO

Non è detto che siamo subito pronti per ricevere quello che chiediamo, ma bisogna avere fede che nel momento giusto accadrà nel frattempo si continuerà a pregare con perseveranza. Non bisogna mai stancarsi di pregare, perché è come riempire una cisterna d’acqua che al momento giusto Dio la rilascerà per esaudire la tua richiesta. Gesù insegnò l’importanza di pregare senza stancarsi mai. In Luca 18 si racconta della parabola del giudice iniquo. Questa parabola racconta di un giudice malvagio che non temeva né Dio né gli uomini. Nella stessa città viveva una vedova che si presentava in continuazione da quel giudice per chiedere giustizia di fronte al suo avversario. Il giudice inizialmente non volle dare ascolto, ma poi disse tre se: Anche se non temo Dio e non ho riguardo di nessuno farò lo stesso giustizia a questa donna affinché non venga continuamente ad importunarmi. Gesù fa un contrasto in questa parabola. Se questo giudice malvagio ha accettato la richiesta di questa vedova a forza di insistenze; tanto più Dio non esaudirà forse la richiesta del tuo cuore se gridi giorno e notte verso di Lui? Fai attenzione! Perché potresti essere colpevole di ribellione spirituale non credendo che la risposta di Dio arriverà nel momento opportuno; puoi stare sicuro che quando essa arriverà, sarà in un modo ed in un tempo quando potrà essere più apprezzata. Se quello che chiedi non vale l’attesa, non vale neanche la richiesta. Abramo pregò per avere un figlio e Dio rispose. Ma quanti anni sono dovuti passare prima che egli potesse tenere quel bambino nelle braccia? Ogni preghiera fatta con fede viene ascoltata nel momento che viene elevata, ma Dio sceglie di rispondere nel Suo modo e nel Suo tempo. Nel frattempo Dio si aspetta che gioiamo nella nuda promessa, festeggiando con speranza mentre ne attendiamo il compimento. Se Dio sta tardando, significa semplicemente che la tua richiesta sta accumulando interessi nella banca delle benedizioni di Dio. Ringrazia Dio per la risposta, prima di riceverla. Poiché avete capito che Dio esaudirà le vostre preghiere. Così erano certi i santi di Dio, che egli era fedele alle sue promesse; gioivano prima di aver visto alcuna conclusione. Proseguivano felicemente, come se avessero già ricevuto. Dio vuole che lo ripaghiamo in lodi prima di ricevere le promesse. Infatti l’unica cosa logica da fare e ringraziarlo in anticipo per la risposta. Così facendo dimostrate di aver fiducia nella Parola di Dio. Potreste chiedere, << Come faccio a ringraziare Dio per aver ascoltato la mia preghiera, se non ho ancora visto i risultati? >> Poiché Dio ha promesso la risposta, è sufficiente questo perché voi lo ringraziate. Supponiamo che un uomo di cui mi fido cecamente mi abbia promesso di comprarmi un particolare vestito nuovo, che tanto desideravo, la settimana prossima. Potrei dire: Quando me lo avrai comprato davvero e lo potrò indossare, allora Le sarò grato e la ringrazierò. Ma non La ringrazierò fino a quando non indosserò il vestito nuovo che mi ha promesso”. Certo che non lo direi. Lo ringrazierei immediatamente per il nuovo vestito, anche se non lo ancora ricevuto. Lo ringrazio, perché credo la sua parola sia onesta. Lo stesso vale per Dio. Egli, infatti, promise la risposta alle nostre preghiere, e la Sua promessa è sufficiente a suscitare la nostra gratitudine. Perciò dopo aver pregato e creduto di aver ricevuto la risposta, ringraziate Dio per la risposta. Il passo ancora successivo è quello di mantenere un atteggiamento positivo: Fate sì che ogni pensiero confermi di aver ricevuto la risposta alle vostre preghiere. Non permettete a nessun pensiero negativo di entrare nella vostra mente. Lasciate che la vostra mente asserisca di aver ricevuto la risposta alla domanda posta a Dio. La ragione per la quale dovete mantenere la mente su cose positive è perché i dubbi hanno inizio nella mente. Spesso il diavolo si intromette nelle preghiere per farci dubitare, del tipo: Non penserai mica che solo perché stai pregando per quella cosa la otterrai! Se noi ascoltiamo questa voce, annulliamo l’effetto della preghiera. Una volta che siete riusciti a tenerli fuori dalla mente, riuscirete a tenerli fuori anche dal cuore, perseverando con questo atteggiamento, perché fatta la volontà di Dio, otterrete ciò che vi è stato promesso (Ebrei 10,36). E’ proprio in quest’ultimo passo che molti credenti inciampano. Faranno tutto bene tranne che quest’ultimo passo, perché molti credenti non sanno come combattere il diavolo. Satana si batte contro la mente. La mente è l’arena in cui si combatte questa battaglia, e i credenti spesso devono affrontare questa prova, ma Dio ci ha dato le armi spirituali affinché possiamo sempre battere il Diavolo. Spesso descrivono i credenti in maniera ridicola, come persone deboli che subiscono tutto quello gli arriva di brutto dalla vita. Ma la realtà è ben diversa. Il cristiano è prima di tutto un guerriero, ma non come lo sarebbe un non credente, perché la guerra è spirituale, ci vogliono quindi armi spirituali.     

6)  DARE MAGGIORE POTENZA ALLA PREGHIERA .        

Esistono diversi modi per potenziare la preghiera, uno di questi è il digiuno.  Nella Bibbia è considerato un modo per cercare la faccia dell’eterno; lo scopo dunque non è quello di soffrire la fame, ma quello di dedicare molto più tempo alla preghiera, anche quello che passeresti a mangiare. Noi che siamo fatti di spirito, anima e corpo; e lo spirito e la carne guerreggiano; trascurando la carne per cibare lo spirito ci mettiamo una posizione di vantaggio. Esistono tuttavia molte forme di digiuno, ma l’importante è digiunare con cuore sincero. Nel libro di Isaia si parla del digiuno che deve essere anche accompagnato da opere di misericordia e carità nei confronti dei più bisognosi. Se farai tutto ciò, allora invocherai e il Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed egli dirà <<Eccomi!>> (Isaia 58,9). Un altro modo è di pregare insieme con qualcuno, infatti, sta scritto: << se due di voi sulla terra si metterà d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Signore che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro >> ( Matteo 18,19-20). E sempre una cosa buona avere un amico da poter pregare insieme. Se già una sola persona può fare molto con la preghiera; i credenti se sono uniti possono fare ancora di più se ad esempio operano in un contesto come quello di una scuola  pregando e dichiarano che quel luogo appartiene al Signore; parlano di Dio agli altri, testimoniano su come si sono convertiti e come è cambiata la loro vita, allora quel luogo poco per volta inizierà a cambiare: le tensioni e le maldicenze spariranno, come anche i discorsi arroganti e volgari. Ci saranno invece pace, serenità e fratellanza. In altre parole il regno di satana verrà pian piano smantellato e sostituito con il regno di Dio.