I RAPPORTI FAMILIARI

  • Chi risparmia il bastone odia suo figlio, chi lo ama è pronto a correggerlo (PR 13,24)
  • Meglio un tozzo di pane secco con tranquillità che una casa piena di banchetti di discordia. (PR 17,1)
  • Chi genera uno stolto ne avrà afflizione; non gioirà il padre dello sciocco. (PR 17,21)
  • Un figlio stolto è una disgrazia per il padre e i litigi della moglie sono come stillicidio incessante (PR 19,13)
  • Chi maledice il padre e la madre vedrà spegnersi la sua lampada nel cuore delle tenebre (PR 20,20)
  • Correggi tuo figlio, perché c’è speranza, ma non lasciarti andare fino a farlo morire (PR 19,18)
  • Ascolta tuo padre che ti ha generato, non disprezzare tua madre quando è anziana. (PR 23,22)
  • Indirizza il giovane sulla via da seguire; neppure da vecchio se ne allontanerà (PR 22,6)

Il libro dei proverbi parla sovente delle tematiche sulla famiglia, incentrata soprattutto sul rapporto che i genitori devono avere con i propri figli. Per educarli in maniera corretta insegnando a loro la parola di Dio è necessario che ci sia l’ambiente adatto: Bisogna sempre fare in modo che ci sia pace in famiglia e un clima dove la serenità, la fiducia e l’amore siano sempre presenti, per far questo entrambi i coniugi devono amarsi a vicenda in ogni circostanza della vita; nei momenti belli e meno belli, e che ognuno possa dare tutto l’amore che l’altro partner ha bisogno. Quello che la donna vuole è un uomo sicuro di se, che la protegga sempre; che la ami e lo manifesti con gesti pratici di affetto; poi che abbia una comunicazione aperta e sincera, che gli confidi tutto e che non ci siano segreti tra lui e lei. Infine che abbia l’iniziativa per questi tre aspetti. L’uomo invece vuole una donna che lo onori e lo rispetti, che abbia un buon feeling di dialogo come se fosse la sua migliore amica e poi sono importanti dei buoni momenti in intimità. Le donne poi hanno un dono nel sistemare e organizzare la casa e gli uomini amano vivere negli ambienti casalinghi che le donne preparano. Se ogni coniuge sa amare e soddisfare le esigenze dell’altro e si rispetta la parola di Dio, compreso il tempo per pregare, allora tutto andrà per il meglio e la benedizione scenderà sulla casa. Questo è il presupposto perché i figli crescano in un ambiente sano e possano diventare dei buoni cristiani. I litigi continui invece sono una tortura incessante e non fa certo bene nell’educazione del proprio figlio e se questo presupposto viene a mancare le conseguenze per la psiche del bambino potrebbero essere devastanti. I figli da grandi tratteranno le donne a seconda di come il padre ha trattato la propria moglie. Avevo sentito una volta un episodio, dove un bambino all’asilo insultava e diceva parole volgari alle sue compagne. Il bambino quando venne ripreso dalle maestre con severità, rispose a loro che quelle erano le parole che suo padre diceva in continuazione a sua madre. I bambini quando sono ancora piccoli hanno solo i genitori come punto di riferimento e se anche loro non sono maturi e favoriscono un clima di tensione e di violenza allora anche il bambino ne subirà le conseguenze e inizierà a imitare il linguaggio e i modi di fare dei propri genitori. È importante che i figli crescano maturi nella fede e venga a loro insegnato che possano affrontare qualsiasi cosa con essa, con l’aiuto anche dei genitori che prima di tutti devono avere la sapienza di consigliare in ogni momento e in ogni circostanza. I problemi avvengono quando non si segue la parola di Dio, le tante separazioni e i vari fallimenti deriva appunto da questo.

L’EDUCAZIONE DEI FIGLI

Ora, farò un analisi su quali sono gli errori più comuni riguardo l’educazione di un bambino: un errore grave che uno dei genitori commette può essere quello avere come maggiore priorità la carriera per raggiungere una buona posizione nell’azienda in cui si lavora o comunque per altri motivi anziché mettere la famiglia in cima alle priorità dopo il Signore. Il trascurare la famiglia è conseguenza di forti liti, e il rischio di una rottura è molto forte. Anche quando si trascurano i figli, può portare a brutte conseguenze, i figli perderanno la figura paterna e non avranno fiducia in lui. Sentiranno la mancanza di affetto da parte del padre e non potrà essere sostituita dai soldi. Tenderanno a coprire questo vuoto altrove come ad esempio gli amici diventeranno più importanti della famiglia. Questo di conseguenza sarà anche un ostacolo per un’eventuale conversione, faranno fatica vedere Dio come padre, dal  momento che sono stati trascurati dal suo padre terreno. Un’altra conseguenza è durante la vecchiaia, anche il padre sarà trascurato dai figli proprio come lui fece a loro da bambini. Se non si riceve amore, non si può neanche dare amore, tranne se si ha una conversione, in quel caso si può sempre amare, perché nell’amore di Dio c’è tutto. Nelle mie ricerche ho riscontrato il caso di una ragazza che si concedeva a tutti i ragazzi che la corteggiava e questo derivava dal fatto che era stata trascurata dal padre e quindi nel subconscio cercava nei ragazzi la figura maschile che in famiglia era mancante. I figli quindi possono avere svariate conseguenze dal rapporto che si hanno con i genitori. Un’altra cosa da evitare è quella dei padri troppo severi e violenti con i propri figli. La violenza in famiglia comporta avere a sua volta figlio che è violento con il prossimo. Infatti, in molti casi, le persone prepotenti hanno padri violenti che non danno al figlio un briciolo di amore, perché chi è ferito a sua volta ferisce. I valori che i genitori devono trasmettere ai propri figli sono: l’onestà, la fiducia, la compassione, l’amicizia, la lealtà, il sacrificio, il coraggio, la fede e per ultimo la responsabilità, che non deve andare in conflitto con il dovere dei genitori di proteggere i propri figli. I genitori dovrebbero evitare che il proprio figlio faccia brutte esperienze e non prenda una brutta strada frequentando brutte compagnie. Ma allo stesso tempo che insegni a loro il senso di responsabilità. Se ad esempio un figlio adolescente prende la macchina di suo padre e senza patente, va in giro per il paese in maniera spavalda e poi perde il controllo e va fuori strada e colpisce una macchina in sosta; e il genitore dichiara che era lui alla guida in modo da coprire la colpa del figlio; non fa una cosa buona. È necessario correggere i figli se fanno soprattutto cose gravi, e la correzione passa per la punizione.  Evitare che subiscano una punizione farebbe passare il messaggio che il figlio in questione si sentirà più propenso in azioni del genere perché tanto qualcun’altro sarà sempre punito al posto suo. E questo non è per nulla educativo. Proteggere il proprio figlio è sacrosanto, ma non quando è lui a sbagliare. Se è lui a sbagliare contro qualcuno, soprattutto nella fase dell’adolescenza, il genitore non deve mettersi dalla sua parte a tutti i costi, altrimenti sarà portato a pensare che va sempre bene quello che fa, sono gli altri a sbagliare. Un genitore che corregge il proprio figlio è perché lo ama e vuole che sia una persona matura e soddisfatta della vita, ma che non dimentichi mai di onorare il Signore. La correzione comprende anche il suo modo di parlare; se dice parolacce e non viene rimproverato per nulla o peggio ancora si ride quando si dicono, farebbe passare il messaggio che la mancanza di rispetto è un divertimento e che non esistono regole nella società. Il senso di responsabilità lo si può insegnare già da piccoli dandogli delle piccole responsabilità come ad esempio tenere in ordine la camera. Un’altra cosa è di evitare di caricare ai figli pesi che non possono portare, e non pretendere troppo da loro. Ci sono genitori che essendo ad esempio dottori o architetti, pretendono che il proprio figlio continui su quella strada e dovrà poi essere anche il migliore di tutti, prendere sempre il massimo dei voti su tutto e punirlo severamente quando questo non accade. A volte non lo fanno tanto perché vogliono bene a loro, ma più che altro per una forma di vanto personale, così faccio bella figura io che ho allevato un figlio che è un piccolo genio, mettendo da parte l’affetto che dovrebbe dagli, così avrà un figlio colto ma che non ammira il padre che ha. I genitori dovrebbero far sì che s’impegni nel caso sia pigro e svogliato e che ottenga dei risultati, anche facendosi aiutare da qualcuno, ma senza che abbia sempre il fiato sul collo. Un altro errore è quello di dare a loro tutto ciò che chiedono compresi i capricci. Fare così crederà di avere diritto di ottenere tutto ciò che desidera. Le cose necessarie bisogna darle, ma le cose superflue dovranno essere guadagnate; così anche per i soldi, se gli si da tutti i soldi che vuole crescerà pensando che ottenere denaro è facile e non esiterà a rubarlo per averlo. È importante anche comunicargli che il loro affetto non dipenda da quello che fanno, ma da quello che sono. Riuscire ad educare un figlio nella maniera giusta è fonte di gioia e soddisfazione per la famiglia e i valori trasmessi rimarranno fino alla vecchiaia. Un figlio maleducato e disobbediente è un problema e una disgrazia, fonte di dolori e amarezze, ma anche qui la situazione può sempre cambiare e se almeno è stato piantato un seme di fede, è possibile che con il tempo nasca qualcosa di buono nel suo cuore.

IL DOVERE DEI FIGLI

Dall’altra parte il figlio deve essere obbediente ai genitori e onorarli sempre come dice il quinto comandamento, questo comprende anche curarsi di loro durante la vecchiaia. Chi maledice i propri genitori commette un grave peccato e fa solo male a se stesso, anche se uno o più genitori ha commesso azioni spregevoli, sono sempre i nostri genitori e per nessun motivo bisogna maledirli. Come si può amare o perdonare un cattivo genitore? La testimonianza di Joyce Meyer lo insegna; è una donna americana che da giovane ha subito violenze fisiche e sessuali dal padre ma grazie alla grande fede, insieme alla volontà di seguire i comandamenti di Dio è riuscita superare i traumi subiti, a perdonare il padre perverso e anche a fare in modo che anche lui si convertisse a Cristo. La sua testimonianza si può trovare facilmente su internet. Il comandamento dell’obbedienza ai genitori presuppone il fatto che siano credenti o per lo meno amino i figli e gli vogliano bene, ma nel caso che un genitore chieda al proprio figlio di fare qualcosa di malvagio allora non lo deve fare. Bisogna obbedire prima a Dio che agli uomini. Non dimenticarsi anche della parte spirituale, ovvero pregare per la benedizione della famiglia e della casa che camminino sempre con il Signore.

DIO, PADRE DI TUTTI

Se a qualcuno è venuta a mancare la figura paterna in famiglia, in ogni caso da tenere presente che in cielo c’è un padre che ti offre di più di quello che il tuo padre terreno potrebbe mai offrirti, (Matteo 7,11) Perché lui è il padre perfetto (5,48); e se accetta di avere Dio come padre allora lui avrà una relazione molto più intima rispetto ad altri cristiani. Una delle cose che distinguevano i primi cristiani a Roma non era tanto i discorsi che facevano, ma come si occupavano dei genitori anziani, della loro pazienza e di come si amavano a vicenda.

DAVANTI AI MOMENTI DIFFICILI DELLA VITA

  • Gli empi, una volta abbattuti, più non sono, ma la casa dei giusti resta salda (PR 12,7)
  • Un cuore lieto fa bene al corpo, uno spirito depresso inaridisce le ossa. (PR  17,22)
  • Torre fortificata è il nome del Signore: il giusto si rifugia ed è al sicuro (PR 18,10)
  • Se te ne starai indolente nel giorno della sventura, ben poca è la tua forza. (PR 23,10)

Il giusto e l’empio davanti alle delusioni e i momenti difficili della vita si comportano in maniera estremamente opposta. Inizio con l’esaminare il comportamento di chi non è credente e vive una vita completamente senza Dio. Nei momenti di forte crisi dove la persona è emotivamente scossa, l’istinto la porta a cercare di anestetizzare il dolore, soprattutto se non può più far niente per risolvere la crisi, come ad esempio un marito che si separa dalla moglie può iniziare a bere alcolici fino a ubriacarsi per non pensare più ai problemi oppure inizia a frequentare le prostitute pensando che quel breve momento di piacere possa coprire il dolore che sta provando a causa del periodo di crisi in corso; o senza ad arrivare a questo si inizia a cercare assiduamente altre donne da avere brevi storie, ma il succo è sempre quello. In altri casi se c’è un ragazzo che ha una situazione famigliare molto grave da indurlo in depressione potrebbe finire nel giro della droga che è il più potente anestetico contro la depressione, ma si finisce sempre a peggiorare ancora più le cose. Molte delle persone che si drogano pesantemente dicono di farlo per non pensare troppo a quanto è brutta la loro vita. Di fronte a una pesante crisi finanziaria oltre a poter cadere in alcol e droga ci si affida a strozzini per ricevere prestiti e anche qui si finisce in una spirale che è ancora più difficile uscirne. In Grecia durante il periodo più brutto della crisi è aumentato vertiginosamente il consumo di cocaina e altre droghe pesanti. Un altro caso tipico per le donne è sfogare la depressione sul cibo, iniziando a mangiare in continuazione fino anche a vomitare e ricominciare a mangiare, questi sono i casi di bulimia. In altri casi ancora, se la persona ha una forte depressione che non la esterna, ma la tiene tutta dentro si può arrivare anche all’autolesionismo. Questo perché si inizia ad odiare se stessi fino a farsi del male, come per esempio tagliarsi i polsi. Le persone che intraprendono una di queste strade purtroppo sono tante, e ascoltano le parole di satana che gli dice di buttarsi nei vizi o a farsi del male per cercare di dimenticare il dolore interiore, perché è l’unica cosa che possono fare, e non ci sono altre soluzioni. Gli atei in questi casi propongono di andare dallo psicologo, infatti molti arrivano ad affidarsi a costosi psicologi che non hanno veramente a cuore il loro problema e guardano l’orologio per vedere quando scatta l’ora per farti andare via e dopo molte sedute dove ti ascoltano alla fine dicono cose che sapevi già. Possono capire dove è partito il problema ma che soluzioni danno? È Gesù il miglior psicologo che ci possa essere perché Lui ti scruta e conosce tutte le tue vie (Salmo 139,1-3). Altre persone riescono a non cadere in uno di queste vie, ma il dolore li fa cambiare in un certo periodo, diventano più nervose, scorbutiche, disattente e altri atteggiamenti negativi, come anche una fase di auto isolamento, dove per un periodo non vedono neanche più gli amici. Il caso può cambiare a seconda della gravità della crisi e la forza d’animo di una persona, ma in ogni caso chi non crede nel Signore, e chi non si affida completamente a Lui dovrà soffrire molto e forse prima o poi supererà la crisi. Se sei un credente e ti trovi davanti una persona che sta passando una grave crisi e sta facendo delle sciocchezze per alleviarsi il dolore non bisognerebbe puntare il dito e giudicarlo, peggiorerebbe solo le cose. In questi casi bisogna dare la propria testimonianza e spiegare che Gesù può essere la soluzione al suo dolore (Ved. Pag. 105). Il giusto invece davanti a un brutto periodo sa di avere il Signore come rifugio e non cadrà nel peccato come farebbe un empio, perché il Signore si prende cura di chi si rifugia in lui (Naum 1,7). Avrà bisogno di dedicare più tempo alla preghiera che dovrà essere più profonda e più intensa. Se il cuore del giusto è affranto grida al Signore: << Dio aiutami ascolta il grido del mio cuore e liberami da questa situazione stravolgente >>. Il giusto sa che Dio può farlo perché lui è il nostro più grande consolatore (Tessalonicesi 22,16) che ti resta vicino quando hai il cuore spezzato (Salmo 23,18). Quando i problemi della vita sono incessanti, quando tutto intorno è un caos, devi sapere che Dio ascolta ogni grido sincero che il giusto gli rivolge sia ad alta voce che in silenzio ed egli risponde sempre, anche se la fede ha vacillato o il Signore è stato un po’ trascurato devi sapere che lui non è arrabbiato con te, anzi egli desidera amarti pienamente (1Giovanni 3,1) essendo l’espressione completa dell’amore (4,16). Bisogna semplicemente ravvedersi e gridare a lui, che ascolta il grido e agisce a favore del giusto perché Dio sa come liberarlo dai problemi. Questo significa che ha già in mente dei piani per liberare chiunque si affidi a lui e qualunque sia la sua situazione egli non sta lì fermo a pensarci su, aspetta solo che grida a Lui. Se ti troverai in un momento difficile; tutte le preoccupazioni e i problemi che hai; dalle al Signore, perché egli ha cura di voi (1Pietro 5,7) e se ci sarà Lui che guiderà la tua vita allora le cose si risolveranno perché quanti sperano nel Signore riacquistano forza (Isaia 40,31) per superare il momento difficile senza cadere nella spirale del peccato. Dobbiamo però chiedere il suo aiuto e il suo sostegno, anche se credi le benedizioni non sono automatiche, per avere bisogna chiedere, anche se lui sa già di che cosa abbiamo bisogno anche prima che lo chiedete, ma è giusto chiederlo nelle preghiere, perché il Signore vuole che abbiamo un  rapporto continuo con Lui, basato sulla fede, come padre e figlio. Quando avrai pregato sentirai la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti a Dio. (Filippesi 4,7). Anche se le circostanze sono negative potrai avere la stessa pace nel tuo cuore derivata dal fatto che sai che Dio è all’opera. Non è detto che lo faccia subito, bisogna imparare anche ad avere pazienza e fede insieme. Il Signore affronterà il tuo nemico e trasformerà quel momento difficile della vita in una situazione in tuo favore. Stai certo che a questo punto il nemico, satana ti farà venire in mente qualche pensiero che ti porterà a dubitare di Dio. Del tipo: Non penserai mica che solo perché hai pregato Dio farà qualcosa per te, lui ti ha dimenticato. Se tu crederai a questo, di fatto bloccherai l’opera di Dio che vorrà fare a tuo favore. Attenzione quindi a non credere alle bugie del diavolo. Il Signore vuole che tu sia felice e questo momento difficile della vita passi in fretta  aspettando con fiducia che gli chiediamo aiuto per farvi la grazia perché il Signore ti ama e prova compassione per te, perché un Dio giusto è il Signore; beati coloro che sperano in lui (Isaia 30,18). Quando è presente un’intensa comunione, nei momenti più difficili si rafforza se si è veramente con Dio; d’altronde il giusto sa che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio (Romani 8,28). Se sei con Dio sarà lui a guidare la tua vita, e questo dona un senso di pace e riposo perché tutto quello che succederà nella vita, anche le esperienze dolorose, c’è sempre un piano di Dio dietro a quegli avvenimenti, e solo dopo mesi o a volte anni capiremo il perché Dio ha permesso una determinata esperienza negativa e vedremo che da quel che è successo è  nato anche qualcosa di positivo che non sarebbe mai potuto accedere in altro modo. Perché solo Dio può tirare fuori il bene dal male. Quindi bisogna sempre amare e lodare Dio a prescindere dal periodo bello o brutto che stiamo vivendo perché lui ti ama e non ti abbandona, anzi ti prende per mano e ti sta vicino anche se non senti la sua presenza. Infatti così dice il Signore: “Poiché io conosco i pensieri che ho in mente per voi; dice l’Eterno, pensieri di pace e non di male, per darvi un futuro e una speranza. Mi invocherete e verrete a pregarmi e io vi esaudirò. Mi cercherete e mi troverete, quando mi cercherete con tutto il vostro cuore” (Geremia 29,11-13). Se si sta passando un momento di difficoltà non bisogna perdersi d’animo, ma confida nel Signore perché  “I giusti gridano e l’Eterno li ascolta e li libera da tutte le loro sventure” (Salmi 34,17). Sono infatti molte le afflizioni del giusto, ma l’Eterno lo libera da tutte (19), perché così dice il Signore: Ti ho amato di un amore eterno, per questo continuo ad esserti fedele (Geremia 31,3). L’errore che fanno spesso le persone, anche credenti, è l’autocommiserazione; lamentarsi e piangersi addosso per la situazione e non reagire. Frasi del tipo: <<proprio a me doveva capitare>> oppure <<cosa ho fatto di male per meritarmi questo>> sono espressioni di un modo di vedere le cose che non attira Dio, ma al contrario impedisce un suo intervento. Non è con l’autocommiserazione che favorirai l’intervento di Dio, ma è con la fede che il Signore potrà fare qualcosa per te. Prega intensamente e abbi fede che Lui è all’opera anche se non vedrai subito gli effetti del suo operato. Se ad esempio la causa del tuo problema è dovuto a una persona che ha commesso un’ingiustizia contro di te, non cercare di risolvere il problema mosso dalla rabbia ma confida in Dio e vedrai che Lui riuscirà a fare giustizia più di quanto avresti immaginato. Un altro errore comune è quello di dare la colpa al Signore del periodo difficile che si sta vivendo. Questo è perché si ama Dio solo per ricevere benedizioni, e non si tollera alcuna sofferenza, come se i cristiani ne dovessero essere immuni. Alcune persone possono di fatto arrabbiarsi con Dio o perdere la fede invece di adorarlo e chiedere il suo aiuto. L’errore più grande è dare la colpa a lui quando si soffre. Nella Bibbia abbiamo l’esempio di Giobbe, uomo saggio e giusto agli occhi di Dio e pieno di benedizioni in tutti gli ambiti della vita. Satana però accusa Giobbe davanti a Dio di adorarlo solo perché ha ricevuto molte benedizioni da Lui, e senza di quelle lo bestemmierebbe subito. Allora Dio permette che a Giobbe gli succeda una disgrazia dopo l’altra. Ma Giobbe in nessun caso bestemmia, anzi dice invece: << Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, Benedetto il nome del Signore >>. Così anche chi è credente, deve avere quest’atteggiamento. Il più delle volte si soffre a causa dei nostri sbagli, ci sono però dei casi dove si entra in un periodo difficile nonostante si è sempre continuato a camminare con il Signore. Giobbe è un esempio. Anche Giuseppe accadde qualcosa di analogo: Venne incarcerato ingiustamente per molti anni. Gesù ha sempre fatto la volontà di Dio ma ha sofferto le pene della croce. Che cosa accomuna questi 3 casi? La sofferenza è successivamente cessata e loro sono stati grandemente ripagati da queste sofferenze. infatti, Giobbe superato la dura prova ricevette il triplo di quello che possedeva inizialmente. Giuseppe uscito dal carcere divenne la seconda carica di governo d’Egitto. Gesù divenne il re del regno di Dio. Se dunque stai soffrendo anche se hai sempre lodato e servito il Signore, non mollare ma rimani sempre saldo nella fede. Se Dio permette un periodo di crisi è possibile che è per metterci alla prova per vedere se confidiamo in Lui o nel peccato, in ogni caso Dio non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma insieme con la tentazione, darà anche il modo per uscirne per poterla sostenere (1Corinzi 10,13). Un giorno il Signore ti dirà: Hai passato un momento difficile, non ho asciugato le tue lacrime, non ti ho detto quello che stavo facendo per te e tu durante tutto questo periodo hai sempre continuato a lodarmi, ad avere fiducia in me e a servirmi e ora sei pronto per la promozione. Il Signore ti ripagherà per ogni sofferenza molto di più di quanto puoi immaginare. Quando la crisi sarà passata allora ci accorgeremo di essere anche più forti di prima e più vicini al Signore e si avrà anche imparato molte cose da questa esperienza che potrà essere usata per dare testimonianza a chi ne ha bisogno, specialmente a un peccatore in una situazione di difficoltà e dire come è stata superata la crisi grazie all’aiuto di Dio. Esattamente come sta scritto anche in 1Pietro 5,10: E il Dio di ogni grazia, il quale vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo Gesù, egli stesso, dopo che avrete un poco sofferto, vi ristabilirà, vi confermerà, vi rafforzerà, vi darà solide fondamenta. Questo può aprire le porte alle conversioni. Nel caso che una persona non credente sia in un momento difficile della propria vita e si comporta da peccatore e la sofferenza al posto di diminuire aumenta, c’è anche la possibilità che fallite tutte le soluzioni mondane scelga finalmente di affidarsi a Dio e in quel caso Dio non lo abbandonerà ma lo accompagnerà alla fine della crisi attraverso una rinascita spirituale per vivere una vita in pace e serenità. Questo accadrà anche se si è trascorso la vita lontano da Dio, a bestemmiare e a prendere in giro e ridicolizzare i credenti. Porterà quindi a sperimentare un amore di Dio gratuito e immeritato ed è questo che porta al ravvedimento. Ci sono molte testimonianze che vanno in questa direzione.  Spesso quello che causa un periodo brutto è dovuto a una grande delusione derivante un fallimento degli obiettivi di cui ci eravamo prefissati nella vita. Ad esempio: Cercare un determinato lavoro o ambire in una posizione sociale elevata e tutto ciò che può considerarsi il sogno della nostra vita. È legittimo avere delle ambizioni e fissarci degli obiettivi; l’errore che però si può fare è quello di metterlo al primo posto e dimenticarci totalmente di Dio e di quello che ha fatto per noi. Gesù disse: << chi ascolta la mia parola, ma non la mette in pratica è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa nella sabbia; soffiarono i venti e arrivò la tempesta e la casa crollò perché non aveva forti fondamenta e la rovina fu grande. Invece chi ascolta la mia parola è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa nella roccia; soffiarono i venti e arrivò la tempesta e la casa rimase in piedi perché aveva forti fondamenta>>. (Luca 6,47-49). Questo ci insegna che mettere al centro della nostra vita solo i nostri sogni e volerli realizzare senza mettere Dio al primo posto ci rende molto esposti a grandi delusioni perché in caso di fallimento la nostra sofferenza sarebbe grande. Se uno ad esempio ha un determinato obbiettivo nella vita, come diventare cantante, o avvocato pensando che raggiunto l’obbiettivo sarà soddisfatto; se succede che non si riesce a raggiungere quell’obbiettivo o se lo si fa poi si fallisce, allora la rovina sarà molto grande. Viene da pensare anche a chi ha passato la sua vita creando un’impresa e la vergogna di vederla fallire li porta al suicidio. Oppure chi desidera tanto avere un compagno/a e quando la trova, la mette al primo posto, se poi non è la persona che ci si aspettava e avviene una separazione, anche in questo caso il dolore è grande e può rimanere per molto tempo. Se invece come obbiettivo è quello di servire e cercare il regno di Dio allora quello si che una scelta di vita con delle basi solide, come costruire la casa nella roccia. Soffieranno i venti, si abbatteranno le tempeste ma la casa non cadrà, perché se segui Dio, non sarai mai abbandonato; in più riuscirai anche a raggiungere gli obbiettivi prefissati grazie anche alla sapienza. I problemi non mancheranno perché essere cristiani non ti da una immunità ai problemi e alle sofferenze, ma la differenza rispetto a un non credente è che il Signore ti da i mezzi e la forza per superare ogni problema se glielo chiediamo in preghiera. Se noi pensiamo che per poter essere felici dovremo avere una ragazza/o o un lavoro; questo non è mettere Dio al primo posto, perché puoi essere felice già adesso senza possedere per forza quelle cose che sono comunque buone e sa che ne hai bisogno. Immaginiamoci di avere una ragazza/o che amate molto, ma un giorno vi dice: << beh io non sono per nulla felice, non lo sarò finché non avrò trovato un lavoro. Si, ci sei anche tu nella mia vita ma non vali più di tanto per me, la mia felicità è trovare un lavoro e basta>>. Di certo rimarrete molto delusi da questo, così molte persone si comportano così con il Signore, lo mettono tra gli ultimi posti e impostano la propria felicità su altre cose. Poi però non riescono a raggiungere l’obbiettivo o se lo fanno rimangono delusi, e questo può dare inizio a un momento difficile della nostra vita. Il problema è quando si mettono i nostri bisogni prima di Dio, questo si chiama concupiscenza. La fede è già sufficiente per essere felici e chi decide di mettere Dio e la sua parola al primo posto allora sarà proprio Lui a fare in modo che trovi una ragazza/o o un lavoro ed è garanzia che con Dio non avrà mai una delusione. Se invece confidi nelle persone, purtroppo le delusioni prima o poi deluderanno. Il Signore non abbandona chi confida in Lui, perché è Lui la roccia e anche se ci saranno fallimenti, si proverà dolore ma non così tanto da essere disperati e il Signore provvederà a una via di uscita dalla brutta situazione che ci si trova a causa del fallimento. Molti periodi brutti si possono evitare seguendo la parola di Dio, è meglio prevenire che curare.

INCONTRI E SCONTRI 3/4:

Questo episodio lo troviamo in Isaia 37. Siamo nel periodo dove l’impero assiro domina il Medioriente, Sono numerosi i regni che sono caduti d’innanzi a Sennàcherim (705-681) re d’Assiria. Il regno d’Israele è già stato sconfitto, come conseguenza della sua idolatria; rimane solo il regno di Giuda, composto unicamente dalla tribù di Giuda e Beniamino e governato da Ezechia, un re timorato di Dio. Il re d’Assiria iniziò a prendere di mira anche il regno di Giuda inviando alle porte di Gerusalemme dei messaggeri del re d’Assiria che disse a gran voce:<<Non ti illuda il tuo Dio in cui confidi, dicendo: Gerusalemme non sarà consegnata nelle mani del re d’Assiria>>. In questo messaggio si invita Ezechia ad arrendersi senza combattere in quanto non avrebbe nessuna speranza di vittoria di fronte al potente esercito assiro. Viene stilata una lista di regni caduti sotto l’esercito assiro e così anche i loro dèi sono stati distrutti e non hanno potuto fare niente per difenderli; così anche il tuo Dio in cui confidi (YHWH) non resisterà all’esercito assiro. La resa di Ezechia avrebbe comportato oltre all’annessione all’imperio assiro anche la soppressione del culto di YHWH in favore agli dèi assiri. Ezechia andò nel tempio con la lettera in mano e pregò così:<<Signore degli eserciti, Dio d’Israele, che siedi sui cherubini, tu solo sei Dio per tutti i regni della terra; tu hai fatto il cielo e la terra. Porgi, Signore, il tuo orecchio e ascolta; apri, Signore, i tuoi occhi e guarda. Ascolta tutte le parole che Sennàcherib ha mandato a dire per insultare il Dio vivente. È vero, Signore, i re d’Assiria hanno devastato le nazioni e la loro terra, hanno gettato i loro dèi nel fuoco; quelli però non erano dèi, ma solo opera di mani d’uomo, legno e pietra: perciò li hanno distrutti. Ma ora, Signore, nostro Dio, salvaci dalla sua mano, perché sappiano tutti i regni della terra che tu solo sei il Signore”>> (Isaia 37-17-20). In questa risposta si ribadisce l’unicità di YHWH come unico vero Dio, creatore del cielo e della terra, inoltre comprensibilmente si fa notare la facilità che ha avuto l’esercito assiro a distruggere gli dèi pagani, essendo solo degli inutili pezzi di pietra, ma l’errore che compie il re d’Assiria è trattare YHWH come se fosse un normale dio pagano, per questo si permette di insultarlo ma sarà l’esercito assiro ad essere sconfitto tramite un angelo di Dio. Il re d’Assiria invece venne assassinato dai sui stessi figli.

LA PIGRIZIA

  • Fino a quando, pigro, te ne starai a dormine? Quando ti scuoterai dal sonno? (PR 6,9) e intanto arriva a te la povertà, come un vagabondo, e l’indigenza, come se tu fossi un accattone (11)
  • Come l’aceto ai denti e il fumo negli occhi, così è il pigro per chi gli affida una missione(PR 10,26)
  • Il pigro brama, ma non c’è nulla per il suo appetito, mentre l’appetito dei laboriosi sarà soddisfatto (PR 13,4)
  • In ogni fatica c’è un vantaggio, ma le chiacchiere portano solo misera (PR 14,23)
  • Il pigro immerge la mano nel piatto, ma non è capace riportarla alla bocca (PR 19,24)
  • Il pigro dice: << C’è un leone là fuori: potrei essere ucciso in mezzo alla strada >>. (PR 22,13)

Il libro dei proverbi esalta la laboriosità e l’uomo industrioso, quello che si dà da fare, che ha iniziativa: le ricchezze così guadagnate sono una benedizione. La pigrizia viene considerata come segno di stoltezza che è l’esatto contrario di saggezza o sapienza. L’uomo saggio è anche quello che sa che deve lavorare per guadagnare, e si dà da fare, ognuno ha il dovere di contribuire a far prosperare la società, così avrai diritto al tuo salario. Se non è il lavoro, può essere anche lo studio per prepararsi al lavoro. Chi è pigro e non studia e non lavora, o se lo fa, non lo fa con sufficiente impegno allora questo potrà portare ad avere un lavoro di basso livello e quindi di scarso guadagno e questo può essere conseguenza di povertà materiale che porta la persona ad essere depressa e frustrata per non avere un lavoro appagante. Questa frustrazione avrà ripercussioni nel rapporto con le altre persone; porterà a essere permalosi e poco solari e con poca reattività di fronte ai problemi. Ci sarebbe il desiderio di avere un lavoro interessante e sicuro, ma rimarrà solo un sogno fin quanto continuerà ad essere pigro. Una persona pigra vuole avere tutto ciò ma non è disposto a impegnarsi per raggiungere l’obiettivo. La pigrizia inoltre porta a inventarsi delle scuse per non fare il proprio dovere e non è in grado di finire ciò che ha iniziato, non per incapacità ma per mancanza di voglia. Non si dovrà lamentare se si troverà in condizione d’indigenza perché senza sforzi, sacrifici, impegno e dedizione non si riuscirà mai ad ottenere gli obiettivi prefissati, come quello di trovare un buon lavoro o possedere una bella casa. Se poi qualcuno pensa di guadagnare non lavorando ma facendo cose illecite è un illuso, perché porterà soltanto alla rovina. Una persona pigra ha uno stato d’animo che porta a fargli pensare che sforzarsi di svolgere il proprio dovere sia un sacrificio immane, è più comodo inseguire l’ozio e passare il tempo a fare cose futili e questa mentalità porterà a una predisposizione ad avere più vizi che renderà la persona schiava. Chi invece lavora o studia in maniera adeguata, porterà alla ricchezza e una vita soddisfatta in quel campo. Esiste anche una sorta di pigrizia spirituale, dove non si ha voglia di dedicare del tempo per il Signore, perché pensa magari, anche se dichiara di essere credente, ritiene che pregare sia una cosa noiosa, è molto meglio dedicare il tempo per il piacere. Evidentemente non è mai stato insegnato a passare del tempo con Dio, perché è tutt’altro che noioso e una perdita di tempo, anzi è invece quello che darà valore alla propria vita. La soluzione alla pigrizia passa proprio da Dio; bisogna prima di tutto pentirsi per questo peccato e chiedere perdono a Dio. Una volta pentito non pensare a tutto quello che avresti potuto fare e tutte lo soddisfazioni che ti sei perso, volta pagina un volta per tutte. Poniti degli obbiettivi, iniziando dalle piccole cose e non fermarti a metà. Se ci si sente stressati e con poca energia prega Dio perché spazzi via ogni stress. E se si inizia bene e con decisione, ponendoci un obiettivo ben preciso, riusciremo a completarla con successo. Se si ama il Signore e si pensa che ogni cosa lo faccia per lui, fosse anche solo a spazzare per terra, questo darà la forza e la voglia per impegnarsi in ogni cosa. Spesso succede che prima di svolgere qualsiasi attività non si ha nessuna voglia di farla, ma l’energia e la voglia di fare vengono non appena si inizia. Se riusciremo a portare a termine piccoli obbiettivi allora potremo iniziare ad avere delle ambizioni più grandi. Ricordarsi sempre che per ogni progetto non mettere da parte il Signore.

LASCIARSI TRASFORMARE DA DIO

  • Togli le scorie dall’argento e l’orafo ne farà un bel vaso (PR 25,4)

L’argento come tutti i metalli non si trova in natura allo stato puro, ma si può soltanto trovare nelle rocce insieme ad altri elementi. È necessario un lungo processo di raffinazione per estrarre l’argento dalle rocce e purificarlo dalle scorie. Dopo di che, si può fondere l’argento puro per ottenere un piatto o un vaso e finalmente potrà essere usato per metterci dentro o sopra qualcosa. Questa illustrazione può essere paragonata con il nostro rapporto con Dio. Finché una persona non è credente, non è minimamente interessata a Dio, ma quando si converte si passa da scappare a cercare Dio. Quando finalmente avviene la conversione dopo anni vissuti completamente nel peccato, tra vizi e cattive abitudini siamo solo all’inizio del percorso. La fase successiva è rinnovare la nostra mente, cambiando i nostri pensieri e i nostri schemi mentali, di conseguenza cambieranno anche le nostre parole e infine le nostro modo di agire e relazionarci con il prossimo. Il punto di partenza sono sempre i nostri pensieri; se sono buoni, allora parleremo e opereremo bene, se sono malvagi parleremo in modo malvagio e faremo opere empie o ipocrite. È anche da qui che satana ci attacca e vuole che pensiamo a cose malvagie in modo che influenzi anche il nostro comportamento, ad esempio se continuiamo a pensare a una persona che in passato ci ha offeso; il giorno in cui la incontreremo saremo indifferenti o scorbutici con quella persona. Se siamo in sovrappeso e continuiamo a pensare ai dolci ci compreremo una torta. Se siamo fidanzati o sposati e continuiamo a pensare a una bella ragazza che incontriamo sempre a scuola o al lavoro saremo portati al tradimento. Così i nostri pensieri fanno la differenza e rinnovando la nostra mente dobbiamo cacciare via i pensieri malvagi e accogliere quelli buoni e se riusciremo a fare ciò, compiere il bene sarà che facile.  Non tutti però sono disposti o sono consapevoli di fare questo cammino. Ci possono essere cristiani che credono e amano il Signore, ma non hanno rinnovato la loro mente, per questo fanno fatica a perdonare, ad amare e a compiere opere buone. La scrittura dice: Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto (Romani 12,2). È necessario quindi lasciarsi trasformare da Dio senza opporre resistenza, perché avendo tutti noi il libero arbitrio possiamo impedire che Dio ci trasformi a Sua immagine a somiglianza. Se invece ci lasciamo trasformare da Dio non importa quanto sei peccatore, potrai anche essere violento o tossico dipendente, ma nulla è impossibile a Dio. Il Signore ha la potenza di cambiare il nostro cuore come è stato profetizzato riguardo il nuovo patto per mezzo del sacrificio di Cristo: Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi (Ezechiele 36,26-27). Un credente che non è ancora maturo spiritualmente prega in questo modo: Signore dammi questo! Signore voglio quest’altro! e così via … Pensando solo di dover chiedere qualcosa; ma quando si cresce spiritualmente si passa dal “Dammi” al “Fammi”. Come nella parabola del figliol prodigo in Luca 15,20 dove il figlio minore chiede a suo padre: “Dammi” la parte di eredità che mi spetta. In seguito dopo aver sperperato il denaro con una vita dissoluta, si ritrova a pascolare i porci e si rende conto di essere caduto davvero in basso. Torna dal padre e questa volta dice: “Fammi” Come uno dei tuoi garzoni. Bisogna quindi passare dal “Dammi” al “Fammi”. Per poter permette a Dio di cambiare il nostro cuore a sua immagine e somiglianza.  Se lasceremo che Dio tolga in noi le scorie, ovvero la natura malvagia allora ci preparerà ad essere usati da Lui in modo potente, come non è possibile usare l’argento finché non è puro, così non possiamo essere dei servitori efficienti se non ci siamo purificati dal peccato. È bene precisare che non saremo mai perfetti, saremo sempre peccatori ma saremo purificati sufficientemente per essere usati da lui. Questa purificazione non avviene rapidamente ma poco alla volta e in maniera quasi impercettibile, ma quando ci volteremo indietro vedremo quanta strada abbiamo fatto  diremo: <<Questa è opera dell’eterno>>. Una volta che saremo pronti ci potrà mettere nel nostro cuore dei doni spirituali, proprio come si appoggia un oggetto nel piatto d’argento. I santi hanno dovuto intraprendere questo percorso per arrivare al livello spirituale che erano. Come possiamo fare in modo che Dio cambi il nostro cuore? La cosa fondamentale è la preghiera. Pregate in questo modo: Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo (Salmo 51,12) che Cristo possa dimorare presso di me eliminando tutti i pensieri malvagi e tutta la mia natura malvagia derivante dall’uomo carnale e aiutarmi a lasciarmi guidare dallo Spirito Santo. Questo è un modello di preghiera, ma non è da dire in maniera superficiale, ma va detta con il cuore e con il reale desiderio di cambiare e la consapevolezza che con le nostre sole forze non ce la possiamo fare, ma con Gesù e la sua potenza divina ci ha donato tutto quello che è necessario per una vita vissuta santamente, grazie a colui che ci ha chiamati con la sua potenza e gloria (2Pietro 1,3). Oltre la preghiera bisogna anche leggere la scrittura perché è il modo più semplice che ha Dio per parlarci e per educarci, infatti tutta la scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona (2Timoteo 3,16). Per questo bisogna dedicare del tempo a Dio sia per pregare che per leggere la parola e per crescere spiritualmente le due cose devono andare di pari passo. Se un ragazzo vuole sviluppare i muscoli la prima cosa che può fare è andare in palestra e se avrà anche un personal trainer che lo segue gli dirà che se vuole aumentare la massa muscolare, oltre agli esercizi in palestra dovrà anche seguire una dieta. Questo perché se anche se si fanno tutti gli esercizi in palestra, ma si mangia in maniera sbagliata i muscoli non si possono sviluppare più di tanto perché essi hanno bisogno di assimilare una certa quantità di proteine per consentirne l’aumento della massa. Così anche mangiando bene ma avere una vita sedentaria non si ottengono grandi risultati perché è necessario anche l’allenamento. Crescere spiritualmente non è molto diverso: Gli esercizi fisici li si può paragonare alla preghiera giornaliera che è la palestra dell’anima e la dieta corretta con la parola di Dio che è il cibo dell’anima. Se una persona prega ma non legge la scrittura, manterrà sempre il suo livello spirituale ma non potrà cresce più di tanto. Se invece si legge la Bibbia ma non si prega, dei benefici ci saranno lo stesso perché è pur sempre la parola di Dio però si finirà per leggere in maniera meccanica e con poco fervore e talvolta capendo poco. Per questo motivo che vanno fatte entrambe le cose se si vuole crescere come cristiani o si vuole cercare Dio. Questo lo posso testimoniare in quanto ho avuto un periodo dove pregavo ma non leggevo la Bibbia e un altro dove leggevo la Bibbia ma pregavo poco. Personalmente posso consigliare di iniziare dal nuovo testamento, i quattro vangeli, meditandoli nel proprio cuore e non limitarsi a leggerli senza ragionaci su perché non conta quante pagine riesci a leggere, ma conta cosa riesci a capire e imparare da quello che leggi e tutto questo senza trascurare la preghiera, anzi pregare appena prima di leggere la scrittura. Se non si capisce qualcosa e non si ha una persona di riferimento che conosce le scritture, la risposta, nei giorni nostri la si può anche trovare su internet, è possibile anche trovare diversi commentari che spiegano in maniera dettagliata il nuovo testamento. Si può passare successivamente con l’antico testamento, dalla genesi fino a percorrere tutti i libri storici, profetici e sapienziali. Infine le epistole di Paolo e le altre lettere fino ad arrivare all’apocalisse. In questo modo avremo un quadro completo di tutte le scrittura. Anche la partecipazione alla SS Messa è importante per l’edificazione spirituale, essendo un’occasione per ascoltare la parola e pregare insieme ad altre persone, ed è il momento anche per prendere l’eucarestia. Pietro nella sua seconda lettera propone una sorta di percorso di crescita spirituale che un credente deve intraprendere per avvicinarsi sempre più a Dio:

Per questo mettete ogni impegno per aggiungere alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza la temperanza, alla temperanza la pazienza, alla pazienza la pietà, alla pietà l’amore fraterno, all’amore fraterno la carità. (2Pietro  1,5-7). 

In questo cammino di Dio, il punto di partenza è la fede. Senza la fede non ci si può avvicinare e piacere a Dio. Per passare di livello ci vuole impegno, dedizione, preghiera e studio della parola. Dalla fede nascono le virtù, i principi fondamentali che ti consentono di avere discernimento e capire ciò che buono e malvagio agli occhi di Dio. La fede e la virtù insieme ti dà quella fame e quella spinta di voler conoscere la parola di Dio in maniera più approfondita, in questo modo sarai anche più consapevole delle virtù che sono nate in te mediante la fede. Se si vuole trarre profitto dal leggere e studiare la Bibbia bisogna prima avere fede e virtù, infatti anche un ateo potrebbe leggere il Vangelo, ma a causa della sua cecità spirituale non può portarlo a una crescita spirituale, salvo forse a rare eccezioni. Non basta però sapere quello che dice la scrittura, ma bisogna anche saperla mettere in pratica e da qui avviene una dura lotta contro il maligno e contro la nostra natura carnale di cui dobbiamo prenderne il controllo e ridurla in schiavitù. Da qui possiamo passare alla temperanza, ovvero all’autocontrollo. Dobbiamo cercare di mantenere sempre il controllo di noi stessi; avere fissi in mente e nel cuore i principi fondamentali del Vangelo e vivere in maniera coerente con essa e non lasciare che lo stress o forti emozioni negative ci allontanano da Dio, ma rimanere sempre aggrappati alla sua parola. Perdere il controllo di noi stessi è come consegnare le chiavi a satana per farci fare quello che vuole lui. Per questo ci vuole un elemento in più che è la pazienza, infatti è in mancanza di pazienza che a volte possiamo perdere il controllo di noi stessi. Una volta che riusciremo a mantenere sempre il controllo saremo pronti spiritualmente perché Dio ci possa dare i suoi doni spirituali a partire dalla pietà, ovvero la compassione verso chi soffre. Inizieremo a comprendere meglio la sofferenza del prossimo e avremo il desiderio di aiutarle senza puntagli il dito e giudicarle, ma agendo con saggezza come Cristo ha insegnato. Dalla pietà il sentimento si può evolvere in amore fraterno, che sarebbe il provare affetto nei confronti delle persone adempiendo il comando “ama il prossimo tuo come te stesso” esteso quindi a tutte le persone che ci stanno attorno compresi i nemici. L’amore fraterno si mette in pratica nel fare agli altri quello che noi vorremmo fosse fatto a noi. Infine i può arrivare in fondo al percorso con la carità, ovvero l’amore “agape”. Il tipo di amore più sublime che c’è, solo chi è vicino a Dio può ricevere questa potente unzione d’amore. Chi non conosce Dio può anche provare dell’amore fraterno per qualcuno in particolare, ma non può arrivare al livello della carità perché solo Dio può dare questo nel cuore della persone e lo può solo dare nei cuori che si sono predisposti per riceverlo. In ogni caso si avrà amore “agape” solo per le persone che ci stanno più vicino nella nostra vita e nessuno potrà vantarsi di poter provare questo amore perché è comunque sempre un dono di Dio e la gloria va tutta a lui. Ogni dono di Dio, presente in voi e fatti crescere, non vi lasceranno inoperosi e senza frutto per la conoscenza del Signore nostro Gesù Cristo (2Pietro 1,8). Se riuscite a completare tutto il percorso di trasformazione illustrata nella lettera di Pietro vi sarà ampiamente aperto l’ingresso nel regno eterno del Signore nostro Gesù Cristo (11).