IL BULLISMO

  • Come un pazzo che scaglia tizzoni e frecce di morte, così è colui che inganna il prossimo e poi dice: << Ma si, è stato uno scherzo! >> (PR 26,18-19).

Il bullismo è  un fenomeno che è stato poco analizzato dal punto di vista cristiano. Si può definire come una forma di violenza verbale, fisica e psicologica ripetuta e nel tempo e perpetuata in modo intenzionale da una o più persone (i “bulli”) nei confronti di un’altra (la “vittima”), al fine di prevaricare e arrecare danno. Il termine bullismo viene utilizzato principalmente in ambito scolastico, e viene in genere utilizzato per descrivere forme di violenza e prevaricazione tra soggetti giovani. Cercherò brevemente di analizzare le caratteristiche più importanti, le sue cause e possibili rimedi.

CARATTERISTICHE DEL BULLO:

Bulli non i nasce, si diventa, quindi capire come una persona può diventare un bullo è importante. Sono 2 le strade che portano una persona a diventare un bullo:

  1. LA SUPERBIA

Le persone con il cuore superbo mettono le basi per avere uno spirito di competizione di fronte al mondo, e questo si manifesta anche nell’infliggere sofferenze contro chi vede, a suo parere inferiore a lui. Pensa che il rispetto non è dovuto a tutti ma va meritato, quindi se una persona si ritiene non meritevole di rispetto potrebbe iniziare ad essere preso di mira.

  • SOFFERENZE/TRAUMI

In altri casi l’aggressività contro il prossimo potrebbe derivare da una profonda sofferenza interiore derivata da problemi famigliari, violenze subite o un mancato affetto che porta a un senso di abbandono. Anche fuori da contesti famigliari, ogni sofferenza subita a causa di uno o più persone tramite bullismo o emarginazione sociale. Quindi la malvagità subita, se non trattata porta anch’essi a comportarsi in maniera aggressiva davanti al prossimo.

Alcune ricerche hanno evidenziato come i bulli, una volta adulti, diventino persone autoritarie, con un forte bisogno di controllo o di dominio. Questo sempre se non si ravvede e cambia strada.

Ora, una cristiano che ha raggiunto una buona maturità spirituale può essere un bullo? La risposta è certamente no! Prima cosa un credente non può  essere superbo, ma al contrario è umile, e chi è umile mai si sognerebbe di mancare di rispetto a qualcuno. In secondo luogo se ha avuto trascorsi sofferti, il vangelo, la preghiera o la vicinanza di un altro credente danno tutti gli strumenti per contrastare le sofferenze affinché non alterino il carattere per farlo diventare arrogante e irascibile.

CARATTERISTICHE DELLE VITTIME:

Capiamo perché un bullo inizia a prendere di mira una determinata persona:

  1. CARATTERISTICHE FISICHE ANOMALI

Attraggono i bulli chi si presenta fisicamente fragile e debole, oppure in sovrappeso o con qualche deformità fisica.

  • CARATTERE TIMIDO E TACITURNO

I bulli di solito sono molto espansivi e amano molto parlare e scherzare con chi gli sta attorno.  Perciò le persone timide e taciturne sono mal viste e potrebbero essere soggetti a bullismo

  • COMPORTAMENTI GIUDICATI “STRANI”

Se una persona ha comportamenti giudicati “strani” agli occhi di un bullo che non riesce a capirle o a interpretarle, allora si può arrivare alla conclusione che quella persona è stupida e quindi non meritevole di rispetto.

  • EPISODI SPIACEVOLI

Un altro motivo ancora perché una persona prende di mira un’altra può essere dovuto a qualche episodio o battibecco che porta a provare antipatia nei confronti di quella persona.

LA LOGICA DEL BRANCO:

Qual è l’obbiettivo di un bullo? Semplicemente divertirsi cinicamente a umiliare una persona in particolare. Per questo è necessaria la complicità di altre persone che vedono la vittima allo stesso modo: Come uno “sfigato” da prendere in giro. Il divertimento deriva da quanto riesce a ridere e a far ridere il gruppo complice degli attacchi di bullismo e più gente riesce a convincere a infierire e più lui si sentirà autorizzato nel farlo. Infatti di solito sono pochi i componenti che veramente vessano la vittima, gli altri si limitano solo a ridere, ma anche una risata può ferire e umiliare una persona e nemmeno quella è da sottovalutare, anzi sono le risate di altre persone che assistono che alimenta il fenomeno e incrementa il senso di umiliazione che percepisce la vittima. Quando invece il bullo non riesce a trovare complici, ma anzi ci sono persone che difendono la vittima. il bullo prima o poi si stufa e le vessazioni spariscono.

L’ATTACCO PROGRESSIVO:

Il bullo inizia a vessare la vittima con qualcosa di apparentemente innocente, come piccole provocazioni, battutine pungenti, ma col passare del tempo tendono a intensificarsi maggiormente se il bullo ritiene che la vittima non risponda in modo da farsi valere.  Se la vittima lamenta questo disagio, l’altra persona risponde che sta solo scherzando e che non c’è bisogno che si arrabbi. Chi è portato a provocare verbalmente qualcuno prende di mira sempre le stesse persone e non si può più parlare di “scherzo” altrimenti lo farebbe con tutti. Da come suggerisce il versetto dei proverbi, dire di scherzare è sempre un modo per nascondere un disprezzo nei confronti di una determinata persona e col passare del tempo la cosa diventa sempre più palese, per il fatto che le battute sono sempre più pesanti e vessatorie. Abbiamo di fronte un fenomeno che tende ad progredire con il tempo se non si prendono provvedimenti per fermare il bullo. Un credente davanti a un fenomeno di bullismo non dovrebbe mettersi a ridere o stare a guardare, dovremo invece cercare di difenderlo. La vittima ne sarà riconoscente e questa potrà essere un’occasione per dare a lui la propria testimonianza.

ESSERE VITTIMA DI BULLISMO:

Secondo studi di settore l’essere, o l’essere stati vittime di bullismo ha una varie serie di conseguenze psicologiche negative. Possono presentarsi disturbi dell’umore, tendenza all’isolamento, calo dell’autostima, disturbi nel sonno o addirittura la comparsa di una serie di disturbi psicosomatici (ad es. mal di testa etc.) L’essere stati oggetto di bullismo è inoltre un fattore di rischio per lo sviluppo di una serie di disturbi psichiatrici tra cui disturbi alimentari, disturbi d’ansia, disturbi dell’umore e dismorfofobia (malattia mentale caratterizzata da un’attenzione ossessiva su un difetto percepito nell’aspetto). Da ciò che può provocare questo fenomeno si può affermare che si tratta di un male dei nostri tempi che purtroppo viene sottovalutato dalla società che non mette in campo misure sufficienti da arginare il fenomeno, specialmente se questi fenomeni accadono in ambito scolastico. Questi studi sono sempre svolti da un punto di vista laico e non distingue se la vittima è un non credente in Cristo  o non lo è, come se fosse del tutto indifferente. Vedremo che invece le differenze ci sono eccome: Per “credente”, lo ribadisco, si intende una persona che ha raggiunto una piena maturità spirituale e continua a proseguire un percorso verso la santità che durerà tutta la vita. Anche vero che è difficile che un giovane possa essere già a un livello spirituale ben progredito, ma non è nemmeno impossibile. Vediamo ora quali attitudini spirituali ha un credente che è sotto attacco da bullismo:

  • I NEMICI

Il vangelo parla anche dei “nemici” (Matteo 6,46). Non bisogna odiarli e desiderare vendetta o la loro rovina. Il vangelo parla di amare i nemici e pregare per loro. Vedi art: https://teofilo.cw.center/i-nemici/

  • IL PERDONO

Una vita di rancori non fa altro che rovinare se stessi. Il vangelo Gesù insiste più volte nel valore del perdono nel caso cadiamo nella trappola di rimanere offesi. Vedi art: https://teofilo.cw.center/il-pentimento-e-il-perdono/

  • IL MALE RODE SESTESSO

Il credente, che vede il mondo dal punto di vista del vangelo, guarda chi commette bullismo non solo persone che fanno del male ad altre, ma soprattutto persone che fanno dal male a se stessi, distruggendosi da soli perché il peccato prima di tutto rovina chi lo commette infatti il salario del peccato è la morte (Romani 6,23). Questo permette di provare compassione verso i bulli e non rancore, evitando di offendersi di fronte alle prese in giro.

  • L’AUTOSTIMA

Per il cristiano l’autostima non deriva da quello che gli altri pensano o dicono di noi, specialmente se “gli altri” sono persone non credenti, privi di valori etici, ma deriva dalla consapevolezza di essere figli di Dio e appartenere alla chiesa di Cristo, quello che conta è quello che Dio pensa di noi, in base  al rapporto con Lui e alla nostra attitudine verso il mondo. Vedi art: AVERE SCARSA AUTOSTIMA – Amico di Dio e contro le fortezze del nemico (cw.center)

  • LA SAGGIA DIFESA

Se non ci si può difendere alla stessa maniera in cui il nemico ci attacca non significa che non ci si può difendere. Il cristiano dovrà rispondere con la sapienza che avrà imparato dalla scrittura o da ciò che ci suggerisce lo spirito santo nel nostro cuore. Prendendo Gesù come esempio: Davanti alle accuse dei farisei, rispose sempre a tono, in maniera chiara e decisa svergognando e zittendo i suoi avversarti.

  • LA GIUSTIZIA DI DIO

Il cristiano sa che se i bulli non dovessero pentirsi, il loro peccato rimane e dovranno rendere conto delle loro opere, quindi la giustizia di Dio prima o poi si abbatterà verso quelle persone perché chi tocca un figlio di Dio, tocca il suo occhio. Il cristiano quindi vive tranquillo perché ha fiducia nella giustizia divina. Il massimo auspicio rimane il pentimento dei bulli e non il desiderio di vederli puniti a meno che non possa essere un mezzo per farli arrivare al ravvedimento.

In base a questi punti è possibile affermare che essere credenti elimina tutti gli effetti psicologici negativi che normalmente una persona contrae per effetto degli atti di violenza da bullismo.

L’INVIDIA

  • Non invidiare l’uomo violento e non irritarti per i suoi successi, perché il Signore ha in orrore il perverso, mente la sua amicizia è per i giusti (PR 3,31-32)
  • Un cuore tranquillo è vita del corpo, l’invidia è la carie delle ossa (PR 14,30)
  • Non invidiare in cuor tuo i peccatori, ma resta sempre nel timore del Signore (PR 23,17)

L’invidia è identificata come uno dei frutti della carne. Il credente deve rifiutarla nel suo cuore affinché non pecchi davanti a Dio. Ora, vediamo i motivi e le conseguenze che provoca l’invidia. Le persone non credenti possono essere più predisposte a questo “vizio capitale”, che ha origine dal desiderio di possedere qualcosa che un’altra persona ha, essendo consapevoli di avere poche o nessuna possibilità di ottenerla. Per questo già in esodo Dio disse a Mosè: Non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo (Esodo 20,17). Il desiderio dunque sta all’origine dell’invidia insieme anche alla superbia che rende l’uomo competitivo nei confronti del prossimo. Un esempio potrebbe essere una persona ha un amico o conoscente che ha sempre reputato più brutto e meno simpatico di lui, si fidanza con una ragazza bellissima, questo provoca certamente l’invidia. Da qui i commenti del tipo << che spreco, una ragazza così bella con uno così >>; tipica espressione generata dall’invidia. Oppure un’altra persona che ha un compagno di banco che ha sempre reputato meno intelligente, trova un lavoro più remunerativo del suo, anche in questo caso può scattare l’invidia con commenti del tipo << Ecco, chi ha il pane non ha i denti e chi ha i denti non ha il pane >> , per dire che era lui che si sarebbe meritato quel posto. Sono i successi degli altri che portano le persone ad essere invidiose e questo ne parla anche Qoèlet: Ho osservato anche che ogni fatica e ogni successo ottenuto non sono che invidia dell’uno verso l’altro. Anche questo è vanità, un correre dietro al vento. (Qoèlet 4,4). Quando una persona prova invidia verso un’altra, quest’ultima si trasforma in odio che sfocia in liti, contese e maldicenze e in casi estremi può portare ad azioni deplorevoli. Nell’antico testamento abbiamo l’esempio di Giuseppe, figlio più piccolo e più amato di Giacobbe e per questo era privilegiato rispetto agli altri 11 fratelli. Essi iniziarono a provare una grande invidia nei suoi confronti tanto da sbarazzarsene. Lo vendettero come schiavo a una carovana di ismaeliti che stava andando in Egitto e al padre Giacobbe dissero che era rimasto sbranato da un bestia. Nel nuovo testamento abbiamo invece Gesù invidiato dai farisei. Molte persone ascoltavano i suoi insegnamenti attirati anche dai miracoli che compiva e per questo i farisei avevano paura di perdere quel potere e quella reputazione che godevano tra il popolo approfittandosene di questo per fare i propri comodi; e come se non bastasse con i farisei ci andava giù pesante, alla folla ribadiva spesso il fatto erano degli ipocriti perché facevano di tutto per mostrarsi buoni in apparenza, ma dietro divoravano le case delle vedove. Persino Ponzio Pilato se ne accorse essendo un governatore di una certa esperienza, si può leggere in Matteo 27,18. A causa di questa invidia i farisei arrestarono Gesù per farlo morire. L’invidia oltre ad essere portatrice di odio è un sentimento che ti lacera l’anima e il corpo, non ti fa vivere in pace e in armonia e a lungo andare può portare a qualche disturbo della personalità. Chi è credente e ricco di sapienza sa che non c’è motivo di invidiare qualcuno, chiunque esso sia. Se si tratta di una persona empia che ha avuto un certo successo nella vita, diventando ricco e famoso, magari servendosi di affari loschi, il giusto non ha nessun motivo di invidiarlo perché sa che tutto quello che ha ottenuto passando dal male e non da Dio, gli sarà tolto prima o poi e la rovina sarà grande; dovrà pagare a caro prezzo il male che ha commesso perché il salario del peccato è la morte (Romani 6,23). Se il Signore permette che i malvagi prosperino è solo perché lui è lento all’ira e grande in amore (Giona 4,2); ma alla fine anche il malvagio avrà quello che merita se non avviene un ravvedimento. Non importa quante cose materiali possiede o quanto successo ha tra gli uomini, se non è in comunione con Dio tutte queste cose prima o poi spariranno. Un altro caso in cui si può provare invidia è quando abbiamo una certa passione, come il canto o lo sport e ci reputiamo bravi nel nostro campo, ma un giorno incontriamo qualcuno che è più bravo di noi. Se siamo abituati a ricevere sempre la gloria degli uomini e la passione è alimentata da quello allora l’invidia sarà inevitabile. Se noi invece facciamo tutto alla gloria di Dio, anche se incontriamo qualcuno più bravo di  noi non sarà motivo di gelosia o contesa perché è solamente qualcuno che ha ricevuto un dono maggiore del nostro, tutto qui, nulla impedisce nemmeno di essere amico con quella persona. Esiste anche la gelosia possessiva: una cosa che la reputiamo nostra, non siamo disposti a prestarla agli altri. Non è saggio essere gelosi dei propri oggetti; è giusto poter prestare o condividere quando è possibile. Tutto quello che possediamo in realtà è di Dio, spetta noi amministrare quel bene che ci ha affidato secondo la sua parola. Purtroppo anche tra i credenti ci possono essere dei casi di invidia. Questi sono i casi dove i credenti non hanno ancora rinnovato la propria mente per renderla conforme a Cristo. Se un nostro amico sempre credente riceve una grande benedizione ed è la stessa benedizione di cui continuiamo a pregare da tempo e non la otteniamo, questo potrebbe essere un motivo d’invidia. In questo caso essendo credenti l’invidia non si trasforma in odio, ma può diventare risentimento verso Dio per il fatto ha benedetto lui invece che me, oppure si potrebbe rifiutare di pregare per lui, del tipo: << A me sembra che è già stato abbastanza benedetto! >>. Non bisogna essere invidiosi di un altro credente perché tutti i credenti fanno parte del corpo di Cristo, la Chiesa. Infatti noi tutti siamo battezzati mediante un solo spirito in un solo corpo (1Corinzi 12,13) Il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra (14). Ogni credente è un membro di un corpo. La si potrebbe paragonare a una grande famiglia dove tutti si amano e tutti solo fratelli e se un membro soffre, soffrono tutti, così anche se un membro viene benedetto, tutti gioiscono per lui. Quindi se un credente riceve quella benedizione che tanto desideravi tu, come potrebbe essere trovare una fidanzata o un buon lavoro non bisogna invidiarlo, ma gioire insieme a lui e pregare affinché come questo fratello è stato benedetto possa arrivare il giorno che anche tu possa essere benedetto allo stesso modo.

I NEMICI

  • Se il tuo nemico ha fame, dagli pane da mangiare, se ha sete, dagli da bere, perché così ammasserai carboni ardenti sul suo capo e il Signore ti ricompenserà (PR 25,21-22)
  • Non dire: << Come ha fatto a me così io farò a lui, renderò a ciascuno come si merita >>. (PR 24,29)
  • Non ti rallegrare per la caduta del tuo nemico e non gioisca il tuo cuore, quando egli soccombe (PR 24,17)
  • Non ci sarà un avvenire per il cattivo e la lampada dei malvagi si spegnerà (PR 24,20)
  • Se il Signore si compiace della condotta di un uomo, lo riconcilia anche con i suoi nemici (PR 16,7)
  • Non dire: <<Renderò male per male>>; confida nel Signore ed egli ti libererà. (PR 20,22)

Il nemico è colui che per un motivo o l’altro prova odio nei tuoi confronti e lo manifesta con l’attacco verbale o la diffamazione, nei casi più estremi anche con la violenza fisica. Esso non è da confondere con il semplice provocatore, perché non è detto che chi ti provoca provi veramente odio nei tuoi confronti. Ora, chi compie opere malvagie può essere naturale creare attorno a lui delle persone che lo odiano, ma chi crede nel Signore e compie opere buone perché dovrebbe avere dei nemici? Purtroppo ci sono dei casi dove nonostante non fai del male a nessuno ci può essere qualcuno che prova odio nei tuoi confronti, forse è proprio per il fatto che sei cristiano che qualcuno ti può odiare oppure può essere per invidia o per un contenzioso. Nel Vangelo Gesù è chiaro riguardo il comportamento che deve avere un credente davanti ai nemici: Bisogna amare il proprio nemico, pregare per lui, e non negargli dei favori, poi aggiunge dicendo: se amate solo chi vi ama che merito ne avrete, infatti anche chi non conosce Dio fa lo stesso (Matteo 6,46), quindi non farete niente di più di quanto fa una persona atea. Infatti, anche gli atei amano chi gli ama, questo non è difficile, c’è anche da dire che qualcuno non riesce nemmeno fare questo, ma normalmente finché c’è da amare una persona che ti è simpatica non c’è nessun problema, è quando ci è antipatica che siamo portati a odiare la persona, con tutti i comportamenti che ne derivano. La parola di Dio dice invece che anche i nemici bisogna amare. Ma come si fa? È troppo difficile? Quando qualcuno ci fa del male, odiare è la cosa più naturale, fargliela pagare con la stessa moneta e vendicarsi, quello è il comportamento che siamo portati a fare. Odiarlo però non porta mai benefici, s’inizia solo una guerra di odio e litigi dove ognuno fa a gara a chi infigge più del male all’altro, finché uno da un colpo così secco all’altra persona che non oserà più far niente per un certo tempo, ma il clima di odio rimarrà sempre. Quindi odiare anche se è la cosa più istintiva, non porta a nessun beneficio, anzi, l’odio porta altro odio, ma non lasciarti vincere dal male; vinci il male con il bene (Romani 12,21). Valutare prima qual è l’origine di quel odio che porta con se il tuo nemico, pregare per lui affinché ci sia pace. Prima di tutto come ho già detto se qualcuno ti ha fatto del male, è stato satana in realtà ad averlo fatto, usando quella persona come schiavetto per compierla, quindi bisogna combattere satana non la persona che ha commesso il male, perché anche lui è una vittima dal punto di vista biblico. Infatti per il credente il nemico è il diavolo che è come un leone ruggente va in giro cercando di divorare. Resistetegli saldi nella fede, sapendo che le medesime sofferenze sono imposte ai vostri fratelli sparsi per il mondo (Pietro 5,8-9). Quindi agire con metodi carnali non serve per sconfiggere satana, quello che bisogna fare prima di tutto è perdonare quella persona, poi pregare per essa e benedirla, parlare sempre con dolcezza e mansuetudine e se ha bisogno di qualche aiuto non rifiutarlo. Questo è l’atteggiamento giusto da fare; non è un segno di debolezza, anzi è un segno di fortezza in realtà, in questo modo non ti fai piegare dalle provocazioni, e non ti fai manipolare delle sue azioni; è un segno di forte autocontrollo. È vero che può sembrare molto difficile farlo, è molto più istintivo attaccarlo con fa lui; bisogna però fidarsi di Dio e non sempre del nostro discernimento e scoprirai che facendo queste cose si creerà un’atmosfera spirituale, dove Dio può agire su quella persona e avrà modo di portarlo al ravvedimento. Non può fare nulla però senza la nostra collaborazione perché finché si rimane in territorio di satana, spiritualmente parlando, può agire solo satana, ma se crei il contesto giusto allora sarà Dio ad agire e il diavolo non potrà fare nulla. Inizierà quindi a pensare: Beh; io sto facendo del male a quella persona ma lui mi fa del bene, forse non se lo meritava il male che gli ho fatto. Inizierà ad avere un ripensamento e cambiare atteggiamento nei tuoi confronti, e da nemico avrai in realtà guadagnato un amico, è qui che il diavolo sarà sconfitto, e se diventando amici si converte sarà stato sconfitto doppiamente, e ogni volta che lo sconfiggerai, sarai sempre più forte nei suoi confronti. Ogni bene che farai, soprattutto a un nemico riceverai sempre una ricompensa in cielo; nei momenti opportuni non bisogna neanche mancare di rimproverarlo con decisione e fargli capire che a compiere il male non ci guadagnerà niente  e gli obiettivi che insegue non gli porterà alla felicità, anzi odiare contribuirà solo a rovinare se stesso. Bisogna amare i nemici, ma anche l’amore ha un lato duro, potrebbe anche essere opportuno dire: <<Non ti permetto più di trattarmi in questo modo>>; perché quella persona facendo male a te, sta facendo anche male a se stessa e impedire che si faccia male da sola è segno di amore. È sempre opportuno suggerire la via alternativa a quella sbagliata, ovvero una relazione con Dio che porta di conseguenza avere un buon rapporto con il prossimo. Se nonostante tutto non si pentirà e continuerà nella sua condotta sbagliata, allora avrà fatto la sua scelta e ne pagherà le conseguenze; ma in ogni caso non fargli alcun male, non farti giustizia da solo, ma lascia che sia Dio a giudicare quella persona nel momento opportuno. Infatti sta scritto: Spetta a me fare giustizia, darò a ciascuno il suo (Deuteronomio 32,35). Non lasciare che il tuo cuore nutri dei sentimenti di vendetta; segui l’esempio di Cristo che durante la passione ha subito ogni sorta di sofferenza e derisione, ma Lui anche se era Insultato, non rispondeva agli insulti, maltrattato, non minacciava vendetta, ma si affidava a colui che giudica con giustizia. (1Pietro 2,23).  Se poi cade in disgrazia non rallegrarti, anzi prega per lui perché da questa esperienza negativa il Signore ne tragga qualcosa di buono, e arrivi al ravvedimento; come nella parabola del figliol prodigo (Luca 15,11-32) che deve arrivare a toccare il fondo prima di capire che la vita che stava conducendo era sbagliata e addirittura i servi di suo padre stavano meglio di lui. Per chi ci si ravvede la porta di Dio, è sempre aperta e lo accoglierà con gioia, così anche per i credenti che in passato hanno fatto del male, ma si sono convertiti è importante non portare rancori e andare avanti. Chi invece muore nel peccato senza essersi mai ravveduto e accettato Cristo nel suo cuore è un’anima che va all’inferno e anche in questo caso non c’è nulla da rallegrarsi. Infatti come Dio piange per il fallimento dell’uomo, così anche noi non dobbiamo rallegrarci se il nostro nemico va all’inferno.

L’ARROGANZA DÌ CREDERE DÌ ESSERE SUPERIORI

  • Prima della rovina viene l’orgoglio e prima della caduta c’è l’arroganza (PR 16,18)
  • L’orgoglio dell’uomo ne provoca l’umiliazione, l’umile di cuore ottiene onori. (PR 29,23)

Dopo aver in chiaro cosa sia la superbia, facciamo un’ulteriore approfondimento su un frutto della superbia che è l’arroganza. Essa è figlia di una cultura che non vive secondo la parola di Dio, sono le persone che pensano di essere superiori e di saper gestire determinate situazioni meglio di altre, come può essere gestire un negozio o qualsiasi attività commerciale, queste persone si fanno beffe degli altri, si vantano e pensano che se decidessero tutto loro allora le cose andrebbero bene. Un giorno però è possibile che abbiano veramente la possibilità di gestire una situazione autonomamente e senza vincoli e qui che saranno messi alla prova le loro presunte qualità, ma aimè non sempre sono così bravi come pensavano e un volta che prendono il controllo, la situazione precipita e arriva il fallimento. Avranno quindi una vergogna che peserà come un macinio perché tutti si ricorderanno del loro orgoglio e del loro tono di superiorità, la loro totale mancanza di umiltà e il non confidare in Dio ma soltanto in se stesse, la rovina per loro sarà grande. Chi trova una persona di quel tipo non vale neanche la pena arrabbiarsi, bisogna solo compatirlo perché c’è la possibilità che un giorno dovrà smentire tutto quello che dirà, magari avrà talmente orgoglio da scaricare la colpa su altri e non assumersi le proprie responsabilità. Gesù disse: Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli (Matteo 5,3). I poveri in spirito sono le persone umili che sanno di non essere superiori agli altri e che valgono per il fatto che sono figli di Dio e non perché pensano di avere qualità straordinarie che gli altri non hanno. Già agli arbori del cristianesimo in alcune persone c’era questa tentazione di credersi superiori agli altri, per questo donde evitarlo Paolo in una sua epistola suggerisce questo: Ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri. (Filippesi 2,3-4). Abbiate quindi lo stesso sentimento che è stato in Cristo Gesù. Quello di essere pronti a mettere da parte quello che siete, per diventare servi degli altri. Non stimando te stesso più di quanto dovresti, ma considerandoti  privilegiato ad essere un servo di Gesù Cristo. Umiliatevi davanti al Signore, ed Egli vi innalzerà (Giacomo 4,10). La persona che teme il Signore e si trova ad affrontare una certa situazione, non deve avere paura, anche se pensa di non riuscire ad affrontarla, con Dio nel cuore, se ti trovi in certe situazioni è possibile che è stato Dio a metterti in quella situazione per compiere una missione e se preghi, e confidi in Lui, tutto quello che farai andrà bene. Tenere sempre in mente la parola di Dio e continuare a cercare la sapienza, solo così si potrà affrontare ogni situazione.

LA SUPERBIA

  • Occhi alteri e cuore superbo, lucerna dei malvagi è il peccato (PR 21,4)
  • Il superbo arrogante si chiama spavaldo, egli agisce nell’eccesso di insolenza (PR 21,24)
  • Non vantarti del domani, perché non sai neppure cosa genera l’oggi (PR 27,1)

La superbia è una delle peggiori condizioni spirituali che un non credente possa avere. Secondo Tommaso d’Aquino il superbo è colui che nutre un amore disordinato per il proprio bene al di sopra di altri beni superiori. Questo amore disordinato provoca un desiderio di voler essere superiore al prossimo e basa la sua propria felicità nel voler pensare che gli altri sono un gradino sotto di lui, perciò ha una visione di se stesso distorta: Invece di vedersi come egli è, si vede come vorrebbe che fosse. Ora analizzeremo quali sono i “frutti” della superbia. Per frutti si intende le conseguenze che porta una persona con un cuore superbo a comportarsi in relazione con il prossimo. I “frutti” della superbia nel linguaggio biblico fanno parte della categoria dei “frutti acerbi” che Dio non gradisce e sono la conseguenza di un cuore malvagio. L’atteggiamento superbo porta ad essere molto competitivo di fronte al prossimo, ad esempio, chi pensa: io devo possedere la macchina più bella, la ragazza più bella, devo avere più degli altri specialmente i beni materiali, ma anche in abilità o capacità intellettive; e quando il superbo vede chi ha meno di lui si sente come una sensazione di forte autostima che si manifesta con l’arroganza e la spavalderia. Se invece incontra qualcuno che ha più qualità o beni materiali rispetto a lui, incomincia a provare un invidia che si può sfociare in violenza o maldicenze e rancore perché pensa che se uno ha più qualità o beni materiali allora è più felice, e questo rode pensare che qualcuno può essere più felice di lui. Il superbo ama vantarsi e ricevere gloria dal mondo, in alcuni casi tende ad attribuirsi qualità che non possiede o le esalta in maniera esagerata, in concreto si manifesta con il pavoneggiare risultati positivi nel rendimento scolastico o lavorativo ben superiori alla realtà oppure inventarsi un presunto successo con il rapporto dell’altro sesso per provocare le invidie o farsi stimare davanti al prossimo.  La superbia porta a un senso di ribellione e trasgressione, avranno dei problemi a prendere gli ordini da qualcuno, specie nel mondo del lavoro (Ved. Pag. 109), porta a un tale egoismo che mette solo lui al centro del mondo e gli altri al suo servizio; per questo sono anche permalosi anche per cose di poco conto, che sono contrarie la sua volontà. La superbia  è anche commettere chiare ingiustizie nei confronti del prossimo senza porvi rimedio o chiedere perdono. Quando è il superbo ad essere danneggiato, serba un rancore permanente nei confronti dell’aggressore. Un’altra caratteristica è il disprezzo nei confronti del prossimo: Considerandosi superiore e gli altri, non rispetta le opinioni altrui e le denigra, così anche per i consigli anche se saggi. Promuove l’ingiuria, perché tende a dare etichette agli altri in base ai propri pregiudizi. Ci sono comunque diversi livelli di superbia, ai livelli massimi avviene quanto appena descritto. La superbia è il peccato che ha commesso satana, il pretendere di essere superiore o come Dio anche se era solo una sua creatura e vediamo le tragiche conseguenze. Ora proviamo ad analizzare come si rapporta una persona superba davanti a Dio. Generalmente la superbia porta all’ateismo per il fatto che la sua vita è basata sull’egoismo e l’egocentrismo e questo non da nessuno spazio a Dio e sceglie di sua volontà di non credere. Per Sant’Agostino, la superbia non è altro che una perversa imitazione di Dio, l’unico al quale si devono la gloria e la riconoscenza per tutto. La superbia infatti porta le persone molto lontane da Dio. Se ad esempio una persona è lontana da Dio perché ha molti vizi ma non è superba, ha comunque più possibilità di pentirsi dei propri peccati e andare a Dio rispetto ad una persona con pochi vizi ma superba. Perché nel primo caso si è lontani da Dio per debolezza carnale e per ignoranza, ma se venisse a conoscenza della verità non è escluso che accetti di seguire il Signore. Mentre nel secondo caso il rifiuto si verifica per il fatto che non si vogliono accettare né Lui né i suoi comandamenti, quindi anche davanti a una predicazione è molto difficile che ne rimane toccato e voglia interessarsi a Dio. Ci sono poi altri casi più rari dove un superbo non si dichiara ateo, ma ammette di credere in Dio. Contrariamente a un vero credente dove concepisce Dio come un padre amorevole, il superbo lo vede come una nonna cieca nei confronti degli errori del nipote; in fondo è un abusatore della misericordia divina che non ha intenzione di sottomettersi a Dio e pretende quindi di fare la sua propria volontà invece della volontà di Dio. Le sue preghiere dunque saranno incentrate nel chiedere qualcosa per soddisfare il suo egoismo, invece di chiedere di avere la forza per fare opere buone per dare gloria a lui. Anche dalla superbia si può guarire, nessun peccato è più grande dell’amore di Dio, dove c’è molto peccato anche la grazia di Dio abbonda; il Signore infatti può perdonare ogni peccato, anche quelli gravi. Solo la bestemmia contro lo Spirito Santo non è possibile perdonare, ovvero il non accettare Gesù come salvatore e non voler ascoltare la sua parola. Solo in quel caso il Signore non può fare nulla, perché Dio ha previsto che c’è una sola via per il quale noi possiamo essere salvati e questa passa per il sacrificio di Gesù in croce. Una persona per guarire dal male spirituale della superbia dovrà passare attraverso una forte esperienza dove lo porterà ad essere costretto a dover abbassare la cresta tramite  qualche episodio che lo porti a sentirsi umiliato in tale maniera da arrivare a capire che lui non è superiore agli altri, e che non è al centro del mondo e gli altri non devono essere sempre al suo sevizio, anzi scoprirà che è lui che ha bisogno del prossimo. Dovrà però anche trovare persone credenti gioiose e felici, con una gran pace nel cuore e una loro testimonianza di fede. Se lui riuscirà a percepire quella gioia che non deriva dall’avere cose materiali, ma da qualcosa che lui non conosce e anche lui vorrebbe, allora c’è la possibilità che si possa avvicinare alla fede. Anche i credenti purtroppo non sono immuni alla superbia; ci sono dei casi dove una persona che ama molto il Signore e ha iniziato a compiere opere grandiose per lui, sia tentato dalla superbia da satana. Il diavolo è sempre dietro l’angolo pronto ad attaccarci, e può avvenire che questa persona inizi a montarsi un po’ la testa e si insuperbisca, vantandosi e glorificandosi di fronte agli altri dicendo: << Guardate cosa riesco a fare, quante opere buone compio, e voi invece siete una nullità e non siete di grado di fare nulla >>. Avendo questo atteggiamento perde il cuore che il Signore vuole che abbiamo, riducendosi solo più a un religioso e non potrà più essere usato dal Signore per il regno di Dio. Anche in quei casi è possibile che torni sulla retta via, ma dovrà passare per delle sofferenze e fallimenti prima di tornare ad essere un credente giusto. Nel Vangelo abbiamo l’esempio di Paolo che il Signore lo ha usato in maniera molto potente per evangelizzare al mondo, riusciva a compiere gli stessi miracoli di guarigione di Gesù, ma con tutta quella potenza che il Signore gli aveva concesso iniziò a nutrire sentimenti di superbia, così il Signore permise che satana gli infliggesse, quello che lui stesso chiama, “una spina nella carne” per far in modo che mantenesse sempre un cuore umile davanti a Dio e che potesse sempre essere usato da lui per glorificarlo. Alcuni studiosi credono che la spina nella carne fosse stata una parziale cecità, ma in ogni caso Paolo pregò più volte di guarire, il Signore però gli mostrò quale scopo aveva questo e gli diede la grazia di sopportare questo male.

EVITARE DÌ ESSERE LA PIETRA DÌ SCANDALO

  • Il Signore ha fatto ogni cosa per il suo fine e anche il malvagio per il giorno della sventura (PR 16,4)

II Signore ha un preciso disegno per l’umanità; un disegno fatto per noi, per la nostra salvezza, la nostra pace, in modo si compiano i buoni propositi per il regno di Dio. Ma per realizzarlo è necessario passare per alcuni scandali, perciò Dio usa anche chi è contro di lui affinché si compi la sua volontà. Lo vediamo nel Vangelo quando arrestano e mettono a morte Gesù. Era necessario che morisse per mano d’uomo perché si compissero le profezie del vecchio testamento ma guai essere tra quelle persone le quali lo scandalo si compia. Giuda non era obbligato a tradirlo, avrebbe potuto anche ripensarci e tornare indietro, la volontà di Dio sarebbe stata compiuta tramite un’altra persona. Gesù a Giuda gli da la possibilità di ripensarci all’ultima cena quando lo imbocca un pezzo di cibo e a quel tempo era considerato un gesto di amicizia; come per dire che anche se aveva già preso accordi con i farisei aveva ancora la possibilità di tirarsi indietro ed evitare di tradirlo. Quando Giuda prese il boccone, confermò la sua scelta e Satana entrò in lui. Gesù disse che se voleva farlo; di farlo ora, e così Giuda scelse di tradirlo e se ne andò dalla stanza. Gli altri discepoli non avevano capito cosa succedeva, pensavano che Gesù gli avesse detto di uscire per un banale motivo e non per tradirlo. Nonostante questo Giuda non era destinato per forza all’inferno, come anche i farisei che hanno ucciso Gesù, infatti li perdonò sulla croce. Dio è buono e misericordioso, le sue compassioni si rinnovano ogni mattina (Lamentazioni 3,22-23) e per quanto male possiamo fare finché siamo in vita abbiamo sempre la possibilità di salvarci. Alcuni farisei si convertirono dopo la resurrezione di Gesù, ma Giuda suicidandosi poco dopo la crocifissione, si è condannato definitivamente all’inferno. È da precisare che Dio non manda nessuno all’inferno, perché esso è stato fatto per satana e i suoi angeli; siamo noi che ci possiamo andarci per nostra libera scelta; scegliendo quindi di sottostare a satana anziché a Dio il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità (1Timoteo 2,4). Fate quindi attenzione che non siate voi l’oggetto dello scandalo. Come sta scritto:  È inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono.  È meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli (Luca 17,1-2). Scandalo significa “essere d’inciampo”; Qui Gesù sottolinea la gravità di essere d’inciampo a qualcuno. I piccoli di cui parla possono essere i bambini o chiunque ha una fede debole. Se qualcuno scandalizza una persona che ha una fede debole e cerca deliberatamente di distruggere anche quel poco di fede che ha, dovrà rendere conto a Dio di questo. È considerato uno dei peccati più gravi, persino peggio del suicidio, è meglio andare all’inferno per essersi suicidati che passare la propria vita a cercare di distruggere la fede alle persone più deboli. Dire: Se non lo avessi fatto io, l’ho avrebbe fatto qualcun altro; non sarà una giustificazione. Il giusto segue il Signore e non sarà una pedina nelle mani di satana per compiere opere malvagie. 

LA FEDELTÁ

  • (la sapienza ti proteggerà) dalla donna altrui, dalle parole seducenti della donna sconosciuta. Non desiderare in cuor tuo la sua bellezza, non lasciarti adescare dai suoi sguardi (PR 6,24-25)
  • Tieni lontano da lei (la fornicatrice) il tuo cammino e non avvicinarti alla porta della sua casa (PR 5,8)
  • Il tuo cuore non si volga verso le sue vie, (la fornicatrice)  non vagare per i suoi sentieri, perché molti ne ha fatto cadere trafitti ed erano vigorose tutte le sue vittime (PR 7,25-26)

La fedeltà è un pilastro fondamentale per la stabilità in un rapporto tra marito e moglie o tra fidanzati. Senza di esso la fiducia viene meno e il rapporto risulta compromesso. Anche il libro dei proverbi ci sono versetti che parlano di questo argomento focalizzato nell’attenzione di tenersi lontano dalle tentazioni e sulla gravità di caderci dentro. In particolare nel capitolo 7, troviamo un breve racconto di un giovane che esce di casa verso sera e incontra una bella fanciulla vestita in maniera decisamente provocante che lo afferra per il braccio e con insistenza cerca di convincerlo ad avere un rapporto con lei, dicendo che suo marito è partito per un lungo viaggio e ha la casa libera, con il letto comodo e profumato e lo invita a passare la notte con lei. Il giovane senza pensarci troppo accetta. Tutto questo è raccontato come un esempio da non seguire. Quali sono i motivi per cui avviene un tradimento? Ci sono diversi studi psicologici a riguardo, ma quanto mi riguarda, pur tenendo conto di questi studi, farò un analisi dal punto di vista cristiano.

LA FEDELTÁ COME PRINCIPIO

Per essere fedeli al proprio partner prima di tutto bisogna volerlo. Bisogna avere veramente a cuore l’importanza della fedeltà come principio forte non negoziabile. Non tutti riconosco a pieno questo principio quindi si sentono “liberi” di tradire, forse perché si ha paura di impegnarsi fino in fondo in una relazione e ci si sente ancora dei bambini immaturi, oppure per una scarsa autostima e deve dimostrare a se stesso che può piacere a molte donne. In ogni caso non hanno mai imparato l’importanza della fedeltà in una relazione. Spesso quando si inizia a tradire, si rombe il vetro di cristallo e non ci si ferma più, chi ha tradito è facile che lo rifaccia. Bisogna essere non solo fedeli nella gioia e nella prosperità, ma anche nei momenti più difficili. In questi casi che molte persone trovano delle scuse: Il mio partner mi trascura, non sono amato/a, non mi soddisfa, ho il sospetto che mi stia tradendo, quindi lo tradisco prima io… La verità è che sono solo scappatoie per non assumersi le proprie responsabilità e si pensa solo al proprio egoismo e non a far funzionare veramente un rapporto. Non bisogna lasciare spazio alle scuse, non esistono motivi validi per tradire, non si tradisce punto e basta! In Galati 5,25 Paolo inserisce la fedeltà tra i frutti dello spirito, che è il risultato di una piena e completa maturità spirituale di un Cristiano. Chi è credente perciò ha la fedeltà come forte valore da portare avanti se si vuole ritenere credente in Gesù Cristo, la mancanza di essa non sarebbe solo un peccato verso il partner, ma anche verso Dio. Il principio di fedeltà per un cristiano è qualcosa di più rigoroso per come la può intendere il mondo. Lo standard morale di un cristiano dovrebbe essere come dice il Vangelo: Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore (Matteo 5,27). Quindi anche tradire con il pensiero è già tradimento davanti a Dio. Questo standard morale è molto alto e chi non è credente è difficile che lo possa avere anche nei momenti difficili. infatti, chi non è credente infatti punta sempre di abbassare il proprio standard morale.

MANCANZA DI AUTOCONTROLLO

Alcune persone non credenti dicono di amare il proprio partner e voler rimanere fedeli , ma sono prive di autocontrollo, schiave dalle passioni della carne che non hanno mai imparato a dominarle di conseguenza hanno un’indole a tradire il proprio partner. La maggior parte di uomini che vanno a prostitute sono sposati, ma poiché sono dominati dalle passioni carnali, sono sempre in cerca di qualche donna che possa soddisfarlo meglio di come farebbe sua moglie. L’infedeltà si verifica anche perché si è lasciato spazio al diavolo nel nostro cuore. Questo potrebbe essere anche il caso della pornografia. Gli uomini pensando di non fare nulla di male passando molto tempo nel visualizzare queste cose; ma con il tempo è possibile che ci si affeziona a una certa fisicità femminile o un certo colore di capelli, ma non è detto che l’uomo in questione si fidanzi o si sposi con quel tipo di ragazza di cui ci si concentrava nel guardare materiale pornografico e c’è il rischio di incontrare in futuro proprio una donna simile a quei gusti. In quel caso l’uomo perderà la testa è il tradimento sarà molto probabile. Oppure si possono sviluppare fantasie sessuali di cui il proprio partner non è disposto a venire in contro. La pornografia certamente rende le persone più deboli carnalmente e aumenta la probabilità di un possibile tradimento Non bisogna quindi lasciare entrare satana nella nostra mente e sviluppare cattive abitudini perché possono produrre solo guai. La fedeltà di un credente sarà sempre presente e costante, in quanto il suo essere timorato di Dio sarà come uno scudo spirituale contro tutte correnti di pensiero malvagie che arrivano dal mondo; chi è un vero credente, infatti ha gli stessi sentimenti di Gesù Cristo (Filippesi 2,5). Una fede profonda è garanzia di fedeltà, anche nei momenti più difficili non si farà tentare da un’altra/o ragazza/o e non ne desidera nessuna/o in cuor suo. Ha uno scudo davanti a queste cose perché la persona di Dio agisce e pensa secondo lo Spirito Santo e non secondo la carne. Se si ha una vita di preghiera e di fede, non si cederà alle lusinghe, alla persuasione o alla seduzione di qualcun’altra/o. Dio non permette che siamo tentati più di quanto non possiamo resistere e il Signore ci darà tutte le armi per resistere al male. Per evitare ogni tentazione di tradimento bisogna evitare di entrare in un terreno pericoloso. Se ad esempio siete fidanzati e una ragazza/o  vi chiede il numero e intuite che non è per amicizia è meglio evitare di darle il numero; come anche se vi chiede un passaggio in macchina e intuite che non ha veramente bisogno di un passaggio, ma è soltanto una scusa per passare del tempo da solo con te, oppure se si riceve la proposta di ballare insieme … Tutte questi esempi non sono tradimenti, ma può portare ad avere una tentazione ed è sempre meglio evitarle. Questo vale per tutti i tipi di tentazioni, se riusciamo a non avvicinarci neanche è meglio. Nel Vangelo Pietro ha rinnegato tre volte Gesù perché in quel momento si trovava nel cortile del sommo sacerdote, pieno di persone ostili a Gesù, e per sua scelta è andato li; in un terreno molto pericoloso. Se fosse stato da solo non avrebbe potuto rinnegare Gesù. Così anche noi dobbiamo evitare di entrare in un terreno pericoloso. Se si vuole entrare è possibile che una parte di te desidera quella persona. Ci potranno essere anche dei casi dove nonostante si cerca di evitare in ogni modo di entrare in un terreno pericoloso per non cadere in nessuna tentazione; ci si troverà ad essere tentati in maniera forzata e involontaria. Un esempio lo troviamo nell’antico testamento dove Giuseppe, figlio di Giacobbe si trova in Egitto al servizio di Potifàr. Questo egiziano, che era il comandante delle guardie del faraone ha una giovane moglie molto avvenente che nei momenti che il marito è assente prova in continuazione a sedurre Giuseppe, dando sempre del suo meglio, ma nonostante tutto lui non cede di un millimetro. Un giorno si trovarono da soli in casa e lei lo afferrò per la veste per forzarlo ad andare a letto con lei. Giuseppe però piuttosto di cedere preferì slacciarsi la veste e scappare via nudo, lasciando così la moglie di Potifàr con la veste di Giuseppe in mano. Successivamente lei si arrabbiò molto per il fatto che vedendosi rifiutata in questo modo ha minato del suo orgoglio e questo ha generato odio nei suoi confronti. Chi volesse sapere come va a finire potrà leggersi da Genesi 39,11 in poi. Questo episodio viene sempre ripreso come dimostrazione che anche in questi casi non è impossibile cedere alle tentazioni anche di fronte a pressioni.

CONSIGLIARE UN AMICO

Come dovremo però comportarci se un nostro amico che abbiamo sempre ritenuto una brava persona venisse a dirci: Guarda, non avrei mai pensato che succedesse a me; ma ho una relazione extraconiugale e non so cosa fare. Che cosa bisognerebbe rispondergli in un caso come questo? Sappiamo che nel Vangelo Gesù dice: Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te. Ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il corpo vada a finire nella geenna.  (Matteo 5,30).Quello che intende non è ovviamente un invito a mutilarci, ma a tagliare le cose che fanno parte della nostra vita e ci portano a compiere peccato. Quindi bisognerebbe rispondere: << taglia tutto! >>. Lui ribatterà dicendo: ma non so …<< No, taglia tutto! >>. Se andassimo dal medico perché sentiamo che da qualche parte del nostro corpo c’è un nodulo; e lui rispondesse: <<Beh, ci potrebbe essere un tumore; bisognerebbe fare una biopsia; però tutto ciò è doloroso, così anche l’operazione per toglierlo, se ci fosse farebbe male dopo; forse è meglio che prendi un antidolorifico così non lo senti più e ti dimentichi di averlo>>. Davanti a questa risposta penseremo che il medico che abbiamo davanti sia incompetente. Ora, il tumore è un male carnale, ma l’infedeltà, un male spirituale, ma va trattata allo stesso modo. Troncare il rapporto con questa persona con cui si tradisce, può far male all’inizio ma se si rimane in quella condizione, è molto peggio e le conseguenze si faranno sentire nel tempo.

SUBIRE UN TRADIMENTO

Come ci si deve comportare se invece subiamo una infedeltà? Bisogna distinguere due scenari: Se il partner che ha tradito si dimostra addolorato e pentito bisogna aprire le porte al perdono, anche se può sembrare difficile con l’aiuto di Dio ogni cosa è possibile. Se invece non mostra alcun pentimento, ma al contrario ha intenzione di continuare a frequentare un’altra persona, allora il partner che ha subito il tradimento ne prenderà atto e finché la situazione è questa la relazione viene interrotta.

LA PAROLA DEL GIUSTO E DELL’EMPIO

LA PAROLA DEL GIUSTO E DELL’EMPIO

  • Custodiscili dentro il cuore (PR 4,21) e allontana da te le labbra perverse (24)
  • Dissimulano l’odio labbra bugiarde, chi diffonde calunnie è uno stolto (PR 10,18)
  • Nel molto parlare non manca la colpa, chi frena le labbra è saggio(PR 10,19)
  • Disprezza il suo prossimo chi è privo di senno, ma l’uomo prudente tace. Chi va in giro sparlando svela il segreto, ma l’uomo fidato tiene di nascosto ciò che sa (PR 11,12-13)
  • Nel peccato delle sua labbra si impiglia il malvagio, ma il giusto sfugge da tale angoscia (PR 12,13)
  • L’afflizione deprime il cuore dell’uomo, una parola buona lo allieta (PR 12,25)
  • Una parola buona è albero di vita, quella malevola è una ferita al cuore (PR 15,4)
  • È una gioia saper dare una risposta; una parola detta al momento giusto è gradita (PR 15,23)
  • Chi va in giro sparlando svela il segreto; non associarti a chi ha sempre aperte le labbra (PR 20,19)
  • Chi custodisce la bocca e la lingua preserva se stesso dalla afflizioni. (PR 21,23)
  • Morte e vita sono in potere della lingua e chi ne fa buon uso ne mangerà i frutti. (PR 18,21)

Perché è così importante parlare nel modo giusto? Perché quello che diciamo riflette ciò che siamo noi spiritualmente: le nostre parole sono lo specchio di ciò che abbiamo nel cuore, come sta scritto:. << Razza di vipere, come potete dire cose buone, voi che siete cattivi? >> Poiché la bocca parla dall’abbondanza del cuore” (Matteo 12,34). Il giusto e l’empio si distinguono soprattutto oltre da quello che fanno anche a quello che dicono, infatti, è stato proprio Gesù a dire che è quello che esce dalla bocca che contamina l’uomo, quindi dal parlare possono derivare molti peccati, ma allo stesso tempo con la bocca si può anche diffondere il bene. Riuscire a controllarsi nel parlare, sapere quando parlare, come e cosa dire, sono obiettivi che ogni credente deve porsi in quanto saremo giudicati anche da quello, come sta scritto: Di ogni parola vana che gli uomini diranno, dovranno rendere conto nel giorno del giudizio; infatti in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato (Matteo 12,36). Per questo bisogna fare molta attenzione in quello che diciamo in quanto il nostro parlare può metterci anche nei guai, invece se uno non pecca nel parlare, costui è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo (Giacomo 3,2). La lingua è un piccolo membro del nostro corpo che però può influenzare molto la nostra vita. Prima di tutto bisogna fare attenzione a quello che diciamo. L’empio si riconoscerà dal fatto che farà uscire parole malvagie, false, ingannatrici; diffonderà diffamazioni, pettegolezzi, bestemmie, maldicenze, attacchi verbali violenti, si possono dire parole minacciose, volgarità, diffondere in giro dei segreti intimi o seminare odio e fomentare la violenza. L’empio che parla in questo modo, non fa altro che fare del male a se stesso e avere di conseguenza un pessimo rapporto con la propria famiglia, con la ragazza/o e con ogni persona nella vita di tutti i giorni. Le parole malvagie fanno diventare la persona ancora più malvagia e sporca dentro e il diavolo gradualmente s’impadronirà della vita di chi parla in quel modo e senza che la persona se ne accorga, satana userà quella persona come uno schiavetto e lo manderà a far del male alle persone, specialmente quelle più fragili, in modo che le parole malvagie abbiano maggior effetto in quella persona più debole e il malvagio si compiace di questo. Quando invece un empio si ravvede allora, è proprio il modo di parlare che cambia più in fretta. La persona saggia invece sta ben attento a ciò che dice. La si riconoscerà dal fatto che proferisce parole costruttrici e non distruttici. Ad esempio può consolare chi è afflitto, pregare e glorificare il Signore, predicare il Vangelo della pace, calmare chi è arrabbiato, convincere a perdonare qualcuno, dire parole d’amore verso le persone in generale o verso la propria moglie, si può diffondere coraggio, esortare al ravvedimento o correggere chi sbaglia o benedire qualcuno. Oltre cosa diciamo bisogna considerare anche il come lo diciamo: Il saggio parlerà dopo aver pensato, mantenendo il controllo di se stesso. Lo stolto parlerà con avventatezza e impulsività, in questo modo si sarà portato a dire cose di cui ci si pentirà in seguito. Considerare anche il quanto parliamo. Il libro dei proverbi ci mette in  guardia nel evitare di essere una persona che chiacchiera troppo, in quanto è più esposta a commettere peccati nel parlare. Una persona che invece è meno propensa a chiacchierare sarà anche molto meno esplosa a fare peccati di quel genere. Infine considerare anche il quando parlare. La persona empia parla a sproposito e senza pensarci troppo. La persona saggia parla al momento giusto e sarà usata da Dio come suo rappresentante sulla terra per dire tutto ciò che è saggio agli uomini; infatti è bene che nessuna parola cattiva esca dalla vostra bocca, ma piuttosto parole buone che possano servire per un’opportuna edificazione, giovando a quelli che ascoltano (Efesini 4,29). Quindi la persona saggia quando parla lo fa soprattutto per fare del bene, per seguire il semplice comandamento di amare il prossimo tuo come te stesso e cercare se si ha occasioni di riparare i danni che il diavolo fa tra le persone come mettere pace dove la pace è venuta meno. Chi cerca di diffondere pace è perché quella persona è in pace con Dio, quindi una persona sempre gioiosa che non si fa prendere dall’ira ma sa sempre come rispondere. Gesù benedice chi usa il parlare per portare pace tra le persone: Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio (Matteo 5,9). Se si viene criticati, il saggio non risponde con arroganza o superbia, ma sempre con benevolenza e quando serve anche con decisione dicendo ciò che viene dal cuore, e se si ha un cuore buono, si diranno cose giuste. Gesù infatti, nella sua saggezza, sapeva sempre rispondere con pazienza e benevolenza ai peccatori e ai bisognosi, ma anche con decisione davanti alle persone ipocrite e malvagie che cercavano di ingannarlo come i farisei, riuscendo a zittirli e svergognarli davanti a tutti. L’empio invece se non è in pace con Dio non ha nessun interesse a mettere in pace le persone perché è lui stesso ha creare tensioni e un clima di odio e intolleranza tra la gente.

LE CONSEGUENZE DEL PECCATO

  • Chi scava una fossa vi cadrà dentro e chi rotola una pietra, gli ricadrà addosso (PR 26,27)
  • Il Signore corregge chi ama, come un padre un figlio prediletto ( PR 3,12)
  • Infatti, chi trova me trova la vita e ottiene il favore del Signore; ma chi pecca contro di me fa male a se stesso; quanti mi odiano amano la morte (PR 8,35-36)
  • … perché egli non ti maledica e tu non venga punito (PR 30,10)

Un cuore privo di sapienza ama il male, professa cose perverse, è schiavo delle concupiscenze, suscita liti, parla male del prossimo, fa in modo che uno si metta contro l’altro e si compiace del risultato che ottiene. Perseverando in queste malvagità, infatti, ci si mette nei guai da solo perché inizierà ad avere nemici che lo malediranno e la protezione di Dio non sarà su di lui. Capita sovente che il male che noi facciamo agli altri poi ci si ritorce contro. Qualunque tipo di male che una persona empia compie avrà delle conseguenze e cadrà nello stesso tranello che lui ha pensato. Questo succede anche quando si vuole ottenere un obiettivo compiendo peccati invece che chiedere a Dio. Il Signore ama tutti compresi i peccatori e vorrebbe solo benedirli ma permette che ci possa capitare anche cose spiacevoli affinché ci carichiamo del peso e delle conseguenze dei nostri sbagli, e questo possa portarci al ravvedimento, smettendo inoltre di compiere il male. Se ad esempio una persona viaggia sempre in treno senza pagare il biglietto e non prende mai multe, quest’ultimo continuerà sempre a viaggiare senza biglietto, perché finché non ci saranno conseguenze negative, non si è portati a cambiare modo di fare. “Be, mi conviene fare così! Me la posso cavare”. E inganniamo noi stessi pensando che in qualche modo ce la caveremo anche se facciamo il male. Non sarà notato dagli altri e non subiremo conseguenze. Sembra che possiamo prosperare nella nostra empietà. Ma come dice un vecchio detto: “Le ruote della giustizia forse girano lentamente ma sono molto precise”. E verrà  fuori. Quando accadrà subiremo il peso del nostro peccato. Il Signore permetterà questo, non per vendetta da parte sua, ma per correggerci ed educarci nella via del bene, si comporta dunque come un padre amorevole correggendo i propri figli che sbagliano; questo è perché li ama, e qual è il figlio che non viene corretto dal padre? (Ebrei 12,7). Cercherà di correggere ogni nostro sbaglio al momento giusto e non ci farà vedere tutto quello che non va in noi tutto e subito, altrimenti vedendo come siamo peccatori e lontani da Dio saremo pervasi da uno spirito di scoraggiamento, ma se ci corregge poco alla volta sarà più facile allineare i suoi pensieri ai nostri mettendoci nel cammino verso la santità. Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati.
(Ebrei 12,11). Non è piacevole essere corretti da Dio, ma se lo fa, sappi che ti ama e ti considera già suo figlio, degno di misericordia. In genere veniamo corretti per il nostro atteggiamento nei confronti del prossimo, se abbiamo iniziato a camminare con il Signore, ma siamo finiti ad essere  gonfi d’orgoglio, guardando il prossimo come inferiore a noi e trattando e giudicando duramente le persone che pensiamo siano più peccatori di noi . Questo è un caso dove Dio ti corregge, per riportarti all’umiltà perché se comportandoti in questo modo ti stai allontanando troppo da Dio, senza amore nel cuore ogni cosa è vana. Chi invece rifiuta la correzione oppure darà la colpa a qualcun altro senza prendersi le proprie responsabilità, allora finirà di imparare battendo il naso, ad esempio se qualcuno si sente molto attratto da una ragazza già fidanzata e fa di tutto perché lasci il ragazzo per lui, capiterà che anche lui sarà tradito o lasciato in malo modo. Non bisogna mai accettare quello che satana ti offre, perché se lo accetti allora satana, avrà il diritto di toglierti qualcosa che Dio ti ha donato, perché il Signore è giusto anche nei confronti di satana che è un abile avvocato contro di noi e lui usa le leggi spirituali al contrario. Anche un cristiano può cadere in questa trappola, la motivazione che spinge una persona ad accettare le proposte di satana può essere che ha pregato per qualcosa, ma Dio non gliela ancora data perché non è arrivato il momento giusto per riceverla, allora è portata a forzare i tempi e ottenendo quello che si vuole peccando.  Quindi se non si vogliono le conseguenze dirette e indirette delle nostre azioni non dobbiamo accettare le proposte di satana ma prendere con gioia i doni di Dio, che sono facilmente riconoscibili se conosci la scrittura. Il Signore ci può anche perdonare il peccato ma non toglie le conseguenze del peccato, è come lanciare un sasso nello stagno. Anche se recuperi il sasso, non puoi evitare che le onde che si propagano. Ho conosciuto persone che pur essendo non credenti riconoscevano che quando si fa del male, anche di nascosto, in un modo o nell’altro ci sono sempre delle conseguenze, essendo però atei non sapevano però dare una spiegazione a questo fenomeno, ma anche loro lo avevano sperimentato nella loro vita. Un esempio nell’antico testamento si può trovare in un racconto nel periodo del Re Davide. Egli fu un uomo retto di fronte a Dio, ma un giorno cadde in un grave peccato. Vide un giorno una donna di nome Betsabea e iniziò a desiderarla ardentemente nonostante lei fosse già sposata e lui possedesse già diverse mogli. Pensò di fare in modo che suo marito fosse in prima linea in battaglia e fosse lasciato solo a combattere, in modo che morisse facilmente sotto colpi degli eserciti nemici. Così avvenne che il marito di questa donna morì e Davide la sposò. Il profeta Natan tramite un oracolo del Signore raccontò questo a Davide: Due uomini erano nella stessa città, uno ricco e l’altro povero. Il ricco possedeva un gran numero di bestiame, mentre il povero possedeva solo una pecorella, di cui però amava molto, come fosse suo figlio. Un giorno però un viandante passando per la casa del ricco chiese di essere ospitato. Il ricco accettò ma per evitare di offrigli uno dei suoi capi di bestiame, rubò la pecorella del povero per farla macellare e mangiarla insieme al suo ospite. Davide rispose che quell’uomo avrebbe dovuto meritare la morte. Natan gli disse che quel l’uomo ricco è proprio lui, così gli spiegò il peccato commesso e aggiunse che avrebbe perso tutte le mogli in favore di un altro e poiché il suo peccato lo aveva fatto di nascosto, la punizione sarebbe stata sotto gli occhi di tutti. Davide pentito di quello che aveva fatto chiese perdono a Dio che nella sua immensa misericordia lo perdonò e non gli inflisse più la punizione che avrebbe meritato. A questo punto, qualcuno potrebbe pensare; poiché il Signore lo perdonò, il suo peccato non avrebbe causato conseguenze negative. Ma il suo consigliere sapeva del suo peccato e iniziò ad odiare Davide in cuor suo così nella sua vecchiaia Davide invece di riposare fu costretto a fuggire dalla grinfie di Assalonne, uno dei suoi figli che voleva usurpare il trono ed era appoggiato proprio da quel consigliere. Questa è stata la conseguenza del suo peccato. Quindi non bisogna farsi tentare nel pensare che è possibile peccare con leggerezza, tanto il Signore che è buono ci perdona sempre. Questo non è saggio, perché Dio perdona se c’è un pentimento e l’impegno di non commetterlo più. Pensando così si parte già con il piede sbagliato e non si tengono conto delle conseguenze del peccato che commettiamo. Le sofferenze che proviamo sono dovute alle conseguenze delle nostre azioni o anche dovuti agli attacchi di satana. Lui, però, non ci può attaccare se non siamo nel suo territorio. È possibile entrare in territorio demoniaco quando ad esempio si è coinvolti nel peccato, come l’adulterio, la truffa, l’odio verso qualcuno, dubbio, la paura o la mancanza di preghiera ci mette esposti agli attacchi del demonio; perché in questo modo essendo spiritualmente nel suo territorio, lui avrà l’autorità legale di agire contro di noi. Le persone possono agire in maniera molto diversa quando soffrono come conseguenza del peccato: Per un ateo per esempio ci può essere l’autocommiserazione che non porta al pentimento delle proprie azione, ma è solamente un lamentarsi di continuo di quanto è brutta la vita. Per una persona che è credente, ma ha una scarsa conoscenza di Dio e della scrittura potrebbe tendere a dare la colpa a Dio, anziché essere consapevoli che è il diavolo che lo sta attaccando usando proprio le sue cattive azioni. Questo atteggiamento è causa di un maggiore allontanamento da Dio. Se invece è consapevole che è il diavolo ad attaccare allora potrebbe sgridare e insultare satana, o pronunciare  preghiere di liberazione. Tutto questo però non ha efficacia finché non ci si mette a posto con Dio, rendendo il diavolo incapace di agire legalmente contro di noi. Nella parabola del giudice iniquo in Luca 1,18, la vedova non va a prendersela con il suo avversario, ma va dal giudice per far valere i suoi diritti; così anche noi dobbiamo andare a Dio non solo come padre, ma anche come giudice. Nella parabola si può notare un contrasto: Se questo giudice malvagio che non temeva Dio ha fatto giustizia alla vedova a seguito delle pressioni che subiva, quanto più Dio farà giustizia, che è buono e giusto e il suo aiuto non tarderà. Quello che dobbiamo fare è ribaltare le cose passando nel territorio spirituale del regno di Dio, dove il nemico non ha nessun potere su di esso. potrà continuare ad attaccarci ma solo come usurpatore e può essere scacciato via quando si vuole. Per far ciò bisogna fare un esame di coscienza, pentirsi seriamente dei propri peccati e chiedere perdono a Dio. Nella chiesa cattolica c’è il sacramento della confessione ed è possibile usufruire di questo per chiedere perdono a Dio e impegnarsi a non commettere più quel peccato. A quel punto il prezioso sangue di Cristo cancellerà ogni peccato da noi in modo che risulteremo giusti davanti a Dio.  È importante anche avere fede, pregare, amare il prossimo e fare la volontà di Dio, in questo modo satana non avrà più alcun potere su di te. Le uniche sofferenze che potresti avere sono quelle derivate dall’essere perseguitati a causa della propria fede, ma per fortuna questa eventualità è molto limitata in Italia, ma in ogni caso quel tipo di sofferenza lascia la nostra coscienza pulita. Quindi chi è saggio questo lo sa e fa di tutto per evitare il peccato. Anche il giusto può peccare, ma Il Signore ci ama immensamente ed è beato l’uomo che viene corretto ed educato da Dio, per insegnarli la sapienza (Salmo 94,12).