FORME DIVERSE DI ELOHIM

Ci sono 2 forme diverse di ELOHIM: La versione singolare ELOHA e la forma contratta EL.

ELOHA:    אֱלוֹהַּ

Nella Bibbia troviamo anche alcuni casi, molto più rari dove compare la parola ELOHIM al singolare. Viene usato per indicare la natura divina in generale, come nel Salmo 18,32, oppure come aggettivo per esempio il “soffio divino” in Giobbe 4,9. A volte usato per indicare le divinità pagane come in Daniele 11,39. Alcuni autori della Bibbia, in rari casi, usano ELOHA anche per indicare il Dio supremo e unico, ma sono presenti in versetti dove Dio non è il soggetto principale e si vuole mettere enfasi su un altro aspetto della frase. In altri casi secondo la chiave trinitaria non si riferisce più a Dio come trinità ma solo a la figura di YHWH.

EL:    אֵל

La parola EL come detto in precedenza significa “forte”, ma come secondo significato corrisponde alla forma contratta di ELOHIM. EL; quando è riferito a YHWH è talvolta accompagnato dall’articolo determinativo (HA הָ ) oppure è molto frequente che sia associato a un titolo divino o da un predicato. Vediamo alcuni  esempi:

VERSETTISINTASSIPRONUNCIASIGNIFICATO
GENESI 21,33אֵל עוֹלָםEL OLAMDio eterno
SALMO 136,26אֵל הַשָּׁמָיִםEL HASHAMAIMDio del cielo
ESODO 36,6רַחוּם וְחַנּוּן אֵלEL RAHUM VEHANNUNDio compassionevole e misericordioso
GENESI 33,10אֵל אֱלֹהֵי יִשְׂרָאֵלEL ELOHE ISRAELDio d’Israele
DEUTER. 7,9הָאֵל, הַנֶּאֱמָןHAEL HANNEMANIl Dio fedele
ISAIA 5,16הָאֵל, הַקָּדוֹשׁHAEL HAKADOSHIl Dio santo
ISAIA 45,15אֵל מִסְתַּתֵּרEL MISTATERDio nascosto
GEREMIA 51,56אֵל גְּמֻלוֹתEL GEMULOTDio che retribuisce
SALMO 36,6אֵל אֱמֶתEL EMETDio leale
NUMERI 16,22אֵל, אֱלֹהֵי הָרוּחֹת לְכָל-בָּשָׂרEL ELOHE HARUCHOT LEKAL BASARDio di tutti i viventi 

Sono tutti quei titoli che consente a Dio di far conosce le sue caratteristiche e peculiarità all’uomo poco alla volta. In particolare l’ultimo della lista, Dio di tutti i viventi presente in Numeri 16,22 si riferisce al fatto che il Dio d’Israele è il Dio universale e non soltanto degli israeliti. Questo mette un po’ in difficoltà la narrazione paleastronautica, in quanto sostiene che era solo uno degli ultimi ELOHIM. Questi titoli possono comparire più volte nella Bibbia, nella tabella i versetti sono solo un esempio dove la locuzione è collocata.

PREGHIERA ED ESAUDIMENTO

  • Chi chiude l’orecchio al grido del povero invocherà a sua volta e non otterrà risposta (PR 21,13)
  • Al malvagio sopraggiunge il male che teme, il desiderio dei giusti invece è soddisfatto (PR 10,24)
  • Un attesa troppo prolungata fa male al cuore, un desiderio soddisfatto è albero di vita (PR 13,12)
  • Dei beffarti egli si fa beffe e agli umili concede benevolenza (PR 3,34)

La preghiera ha un ruolo molto importante nella vita del cristiano, ci permette ad avere un’intima relazione con Dio. Durante la preghiera se è fatta con il cuore, la persona sperimenta una pace interiore e può essere fatta ovunque ci si trovi, ma se è un luogo di silenzio, lontano dai rumori e dalle distrazioni, è meglio. Nella preghiera si può ringraziare il Signore per i doni ricevuti, chiedere perdono per eventuali peccati, fare richieste personali, pregare per qualche persona in particolare, ovvero le preghiere di intercessione o semplicemente adorare il Santo nome di Dio e lodarlo per il solo fatto è degno di lode, queste sono le preghiere contemplative. È importante pregare i tutti questi ambiti perché la preghiera sia completa. Pregare è importante perché è come se fosse la palestra dell’anima, ci rende più forti spiritualmente e il diavolo troverà difficile attaccarci perché riusciremo a resistere molto meglio nelle tentazioni, e con il tempo svilupperemo dei doni di conoscenza e di sapienza che ci aiuteranno in ogni aspetto della nostra vita e riusciremo anche ad avere una maggiore comprensione delle scritture. È sbagliato pensare che bisogna pregare per far contento Dio e sentirsi a posto con la coscienza, come solo per puro senso del dovere. Questo è quello che fanno le persone con uno spirito religioso, che magari recitano di fretta preghiere che sanno a memoria ma senza pensare a quello che dicono. Bisogna pregare perché siamo noi che abbiamo bisogno di pregare per fortificarci nella fede. Molte persone, anche chi si dichiara credente non prega tanto perché vedono la preghiera come una cosa noiosa e ripetitiva, ma non è affatto così. Se quando preghi non senti come un fuoco che ti scalda il cuore, allora c’è qualcosa che non va, non si sta pregando in spirito e verità come richiede Dio. (Giovanni 4,23). Gesù soprattutto durante il suo ministero si svegliava al mattino presto, andava in qualche luogo isolato e pregava diverse ore, e se proprio Lui che era il figlio di Dio aveva bisogno di pregare così tanto, è indicativo come soprattutto noi abbiamo bisogno della preghiera. Ci sono persone che a volte riescono a pregare così tanto e in maniera molto intensa da mettersi persino a piangere, e si prova una così forte pace interiore che la persona non prega più con le parole, ma lo fa direttamente con lo spirito. Il tipo di preghiera più importante è quella orientata chiedere a Dio di trasformarci a sua immagine e somiglianza per servire in maniera più efficace il regno di Dio ed essere di testimonianza al prossimo. Ora, non basterebbe tutto un libro per approfondire ogni aspetto della preghiera; la mia riflessione sarà focalizzata sull’esaudimento delle nostre preghiere in quanto anche chi è credente non è consapevole della potenza della preghiera se fatta nel modo corretto; altre persone invece hanno perso la fede per il fatto che hanno pregato a lungo, ma le preghiere non sono state esaudite da Dio. Quando si vuol pregare per qualcosa o qualcuno, la prima cosa da fare non è quella di parlare a Dio facendo richieste come per stilare la lista della spesa, ma prima bisogna essere consapevoli di quello che facciamo. Stiamo per avere comunione con il Dio onnipotente, prenditi prima del tempo per lodarlo e glorificarlo perché egli è degno di lode. Ora andremo ad analizzare quali sono i principali motivi per cui le nostre preghiere non hanno effetto:

1) FARE UNA RICHIESTA A DIO CONTRARIA ALLA SUA VOLONTÁ

Nel Vangelo sta scritto: << Se le tue parole saranno in me e le mie in voi chiedete qualunque cosa e vi sarà dato >>. (Giovanni 15,7). Questa è una delle più belle promesse di Dio; possiamo quindi riceve quello che vogliamo, ma non si può pensare di abusare di questo. Alcune persone che dicono di aver perso la fede perché le preghiere non hanno avuto effetto, evidentemente non conoscevano le scritture in maniera adeguata e pregavano non perché amavano veramente Dio e riconoscevano il sacrificio che ha fatto Gesù sulla croce, ma pregavano solamente per ottenere qualcosa che nella loro arroganza erano convinti che fosse il loro bene senza cercare di capire la volontà di Dio. Non bisogna  pregare come se fosse una formula magica, o come se Dio fosse il genio della lampada pronto per soddisfare tutti i nostri capricci. Nella lettera di Giacomo 4,2 troviamo scritto: voi non avete perché non chiedete, e non ottenete perché chiedete male, solo per soddisfare le vostre passioni. Quindi se un ragazzino prega desiderando di uscire con la più bella del liceo, così sarà poi ammirato e guardato con invidia dagli altri, oppure prega per ricevere molti soldi per potersi comprare un auto sportiva da poter sfrecciare per le strade, o addirittura prega contro qualcuno che gli ha fatto un torto per poter chiedere vendetta; queste preghiere sono desideri e richieste carnali e sicuramente il Signore non le ascolterà. Inoltre non è saggio pregare dicendo: Signore fammi sposare con quella donna o fa che venga assunto in quella azienda e così via. Non è detto che quella donna o quell’azienda sia la cosa migliore per noi, questo può essere un nostro pensiero, ma è Dio che sa tutto, e sa cosa è meglio per noi, chiedi semplicemente, di trovare una donna o un lavoro che sia il meglio che Dio può donarti, vedrai che riceverai molto più di quanto possiamo domandare o pensare (Efesini 3,20). Il versetto che riguarda l’ottenere nella preghiera non è per tutti, ma per chi ha scelto di seguire Cristo con tutto il cuore e ha scelto di portare la croce di Gesù nelle spalle, rinnegando noi stessi e rinunciando al nostro egoismo, mettendo Dio al primo posto e amando il prossimo tuo come te stesso. Solo se pensi come Dio e segui la sua parola ti da il diritto di fare richieste perché solo in questo modo si chiederà solo cose buone, per se stessi o per gli altri per il fatto che i desideri e i pensieri saranno allineati con la volontà del Signore. Quindi se c’è una preghiera che non è stata mai realizzata è possibile che non era una cosa buona, compatibile con la parola di Dio. Un esempio nella Bibbia la troviamo in Giobbe quando chiese a Dio di farlo morire. Questa richiesta era contraria alla volontà di Dio perché Dio amava troppo Giobbe per farlo morire, anche se era quello che gli chiedeva. Il Signore sa quello è buono per noi e se esaudisse tutte le nostre preghiere ci metteremo nei guai. Ma qualunque cosa gli chiediamo secondo la sua volontà, egli ci ascolta. E se sappiamo che ci ascolta in tutto quello che gli chiediamo, sappiamo di avere già da lui quanto abbiamo chiesto (1Giovanni 5,14-15).  Si può pregare che Dio guidi la nostra vita, che ci protegga, che possiamo fare bene la nostra parte per risolvere una brutta situazione e che Dio possa operare dove tu non ci puoi fare niente, si può pregare per una guarigione, per ristorare delle relazioni, per la benedizione di qualcuno o per la sua salvezza, queste sono alcuni esempi di una persona che prega in maniera più matura. Daniele, un profeta del vecchio testamento, pregava nel modo giusto perlustrava le scritture capendo così la mente di Dio. Tanto più noi abbiamo tutte le potenzialità di farcela tenendo conto che abbiamo una quantità di chiavi scritturali maggiori di Daniele. Ci sono anche dei casi, dove nonostante facciamo richieste buone a Dio, non riceviamo quello che abbiamo chiesto. Questo è perché non è nella volontà di Dio. Ho letto una volta una testimonianza dove una ragazza dopo aver subito un intervento chirurgico sbagliato, rimase paralizzata sulla sedia a rotelle. Più avanti si convertì e iniziò a pregare per la guarigione, ma non la ottenne. Un giorno però durante la preghiera il Signore le disse la sua missione era quella di testimoniare al mondo che nonostante la sua condizione poteva essere felice lo stesso se avesse avuto Dio al centro del suo cuore, in questo modo quello che era una maledizione nella carne sarebbe stata una benedizione nello spirito, così gli diede la forza di sopportare questa piaga e di usarla per parlare di Dio al prossimo

2) CHIEDERE LE COSE GIUSTE MA PER  MOTIVI SBAGLIATI

Dio non risponderà ad alcuna preghiera che vuole onorare noi stessi o aiutare le nostre tentazioni. Se ad esempio una persona prega per trovare una/o fidanzata/o; questa è una cosa buona per cui pregare, ma non si può ingannare Dio. Lui vedrà nel tuo cuore che cosa ci sarà, quali sono le motivazioni di questa richiesta. Se la motivazione è voler amare il proprio partner, renderlo felice e prospettare un’eventuale matrimonio va bene. Ma se il motivo è più che altro soddisfare gli impulsi sessuali, questa non è una buona motivazione per chiedere una benedizione. Dio non risponde alle preghiere di una persona che nutre lussuria nel proprio cuore; tutte le risposte dipendono da quanto riusciamo a strappare dai nostri cuori il male, la lussuria ed il peccato che ci circonda. Sta scritto: Se nel mio cuore avessi tramato il male, il Signore non m’avrebbe ascoltato. (Salmo 66,18). Se le nostre motivazioni sono pure, fondate sull’amore, Dio ascolterà ed esaudirà la nostra preghiera al momento opportuno. Ma se invece le motivazioni sono soddisfare le concupiscenze della carne allora non le ascolterà. Anche il nostro cuore può essere ingannevole e farci credere che desideriamo qualcosa per i giusti motivi. La prova per capire se le nostre motivazioni sono valide lo si capisce da quanto siamo disposti ad aspettare. L’amore può aspettare, la concupiscenza no. Vuole essere soddisfatta subito, si mette a piagnucolare e gridare come fa un bambino quando fa i capricci se non ottiene quello che vuole, anche se quello che chiede è una cosa sbagliata. Così chi ha concupiscenza nel proprio cuore e la preghiera non viene esaudita inizierà ad accusare Dio di essere sordo. Perché, dicono essi, quando abbiamo digiunato, non ci hai visti? Quando ci siamo umiliati, non lo hai notato? (Isaia 58,3). Il Signore ritarderà o negherà le nostre preghiere fino a che non sono ripulite da tutto l’egoismo e la lussuria.

3) IL PECCATO COME IMPEDIMENTO AL COMPIMENTO DELLE NOSTRE PREGHIERE.

Il peccato può essere un impedimento alle realizzazioni delle nostre preghiere. Questo non significa che dobbiamo essere senza peccato perché Dio ci ascolti, perché è impossibile essere perfetti e completamente senza peccato. Alcune persone erroneamente pensano di non potersi meritare le benedizioni di Dio e quindi non provano neanche a chiederle in preghiera perché si pensano di essere troppo peccatori per poter essere benedetti. Non sono i nostri meriti alla base delle benedizioni, ma in base ai meriti di Cristo che riceviamo le benedizioni perché se fosse in base alle nostre opere nessuno potrebbe meritarsele. Alcune persone, ancora inesperte pensano di poter ricevere quello che vogliano con altre opere, del tipo << io faccio questa opera e tu Dio fai invece questo per me>>, come uno scambio di merci. Le opere vanno sempre fatte per amore del prossimo, di Dio e per la sua gloria; non dobbiamo sentici come se Dio ci deve qualcosa. Se le preghiere sono secondo la volontà di Dio e per giusti motivi ci ascolterà. Tuttavia ci sono dei peccati o delle situazioni spirituali che impediscono le realizzazioni delle nostre preghiere. La Bibbia dice non è troppo corta la mano del Signore per salvare; né troppo duro è il suo orecchio per udire. Ma le  vostre iniquità hanno scavato un solco fra noi e il vostro Dio; i vostri peccati gli hanno fatto nascondere il suo volto per non darvi più ascolto, (Isaia 59,1-2). Ci sono quindi dei casi in cui il nostro peccato può fare da muro tra noi e Dio in maniera tale che le nostre preghiere siano inefficaci. Perché un conto è non essere perfetti, un altro è essere malvagi. Una delle cause per cui le nostre preghiere non vengono ascoltate è l’avere rancore verso qualcuno. La superbia può essere anche quella causa di una mancata comunione con Dio. Infatti Dio ha in orrore la superbia dell’uomo. Se c’è anche solo un po’ di superbia nel cuore, allora il Signore non ci esaudirà, perché Dio resiste ai superbi ed esalta gli umili. Un altro elemento da prendere in considerazione è che Dio ci tratterà nel modo in cui noi trattiamo gli altri. Se noi siamo compassionevoli, anche lui sarà compassionevole con noi, se troviamo un povero che ci chiede aiuto e noi possiamo aiutalo ma ci allontaniamo e con il nostro egoismo lo ignoriamo completamente, allora anche Dio ignorerà le nostre richieste di preghiere perché abbiamo un cuore duro nei bisogni degli altri che non riguardano solo il cibo, ma ogni cosa di prima necessita materiale o anche affettiva, una parola di conforto, di speranza. Questi sono alcuni peccati che generano un muro di separazione tra noi e lui e ci impedisce la comunione spirituale, essenziale per ricevere le benedizioni. Prega e chiedi le benedizioni promesse nella Bibbia, ma rinuncia al tuo egoismo e sottomettiti a Dio. Fare infine attenzione a non abbassare la guardia perché, satana cercherà sempre di privarci delle nostre benedizioni usando il peccato che commettiamo contro di noi. In che modo potrebbe privarci delle benedizioni? Ricordiamoci che il diavolo è il nostro avversario; in greco, nella lingua dei vangeli si dice “antidikos” che significa contro i nostri diritti. I credenti hanno diritto alle benedizioni, ma satana cerca in tutti i modi di opporsi a questo, cercando un modo per impedire che le nostre preghiere vengano esaudite. Nell’antico testamento Giobbe aveva diritto alle benedizioni, ma satana si è presentato davanti a Dio accusando ingiustamente Giobbe di ricevere le benedizioni solo per quello che riceveva da Dio e non per quello che era Dio. Per questo è stato messo alla prova. Satana cerca di fare qualcosa di simile nel nuovo testamento in Luca 22,31, dove Gesù disse a Pietro poco tempo prima che lo tradisse: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli. L’espressione “vi ha cercati” nel testo originale letteralmente significa: Ti ha rivendicato di metterti sotto processo. Lo scopo della causa è quello di legarci quello che è legittimamente nostro. Satana aveva la consapevolezza della debolezza carnale di Pietro e che non avrebbe superato la prova, infatti rinnegò Gesù tre volte e a motivo di questa debolezza  non può adempiere il destino che Dio aveva in mente per lui e non ha diritto alle benedizioni di Dio, questa fu la strategia di satana. Ma Gesù disse che aveva pregato per lui e la sua fede non avrebbe ceduto, avrebbe avuto quindi il destino secondo il disegno di Dio e la sua vicinanza nel predicare la parola, infatti era già sicuro che si sarebbe convertito nonostante il grave errore di rinnegarlo tre volte. Gesù quindi è il nostro avvocato. Non bisogna in ogni caso lasciare spazio a satana nel nostro cuore, perché lui ci scruta e cerca di trovare dei modi per accusarci davanti a Dio e rivendicare il suo potere su di noi e quindi il diritto di farci del male.

4)  MANCANZA DI FEDE E CONOSCENZA DELLE PROMESSE DI DIO.

Nella Bibbia sono sparse molte promesse di Dio che il credente ha il diritto di usufruirne, comprese quelle che sono nell’antico testamento perché con il sacrificio di Gesù sulla croce i cristiani ereditano anche quelle promesse che Dio aveva dato agli ebrei per mezzo dei profeti (Galati 3,14).  Ora, chi di solito critica la Bibbia, chiede come mai se i credenti hanno diritto alle benedizioni, ad esempio: Se cerchi il regno di Dio, il Signore si occuperà di te, e quindi non c’è bisogno di preoccuparsi di cosa mangiare o come vestirsi; (Marco 6,33) allora perché in africa ci sono molte persone che soffrono la fame? C’è da dire che chi crede e ascolta la parola di Dio, ha la salvezza e andrà in cielo dopo la morte, ma non ottiene automaticamente tutte le benedizioni di Dio. Per ottenerle bisogna prima di tutto conoscerle e pregare su di esse. Per questo è importante conoscere le scritture. Nella scrittura, infatti, c’è sta scritto: Il mio popolo perisce per mancanza di conoscenza (Osea 4,6); poi anche: conoscete la verità, e la verità vi farà liberi (Giovanni 8,32). Molti credenti purtroppo non pensano alle benedizioni che potrebbero ricevere da Dio, se solo le conoscessero e avessero una grande fede, potrebbero ottenerle. Molte persone credenti hanno una grande fede, però non la usano. Ho sentito questa storia una volta: Un uomo nel dopo guerra dall’Europa volle realizzare il sogno di emigrare in America per cercare fortuna lì. Vendette tutti i suoi averi, si comprò il biglietto e partì. Non aveva però altri soldi per i pasti durante il viaggio, quindi si chiuse in cabina e passò tutti giorni del viaggio a mangiare solo qualche frutto e qualche biscotto portato da casa. Ma questo non soddisfò la grande fame che aveva. L’ultimo giorno quando era ora di scendere incontrò il capitano della nave, che osservandolo gli chiese per quale motivo non fosse mai andato a mangiare con gli altri. E lui rispose che non aveva soldi. Il capitano disse: << Ma come! Non sapevi che i pasti erano compresi nel prezzo del biglietto? >> Così capita a molti credenti, che fanno una vita dura e travagliata e non conoscono quanto Dio gli voglia benedire. Andranno lo stesso in paradiso, ma in questa vita si perderanno molte cose che Dio gli avrebbe voluto donare se solo avessero conosciuto le scritture e avessero avuto fede in esse. Gesù, non è venuto sulla terra solo per salvarci; sta scritto, infatti: Sono venuto perché abbiate la vita e l’abbiate in abbondanza (Giovanni 10,10). Per l’esaudimento delle preghiere è necessario sopratutto avere fede a sufficienza perché possono essere rilasciate. Tutti i credenti hanno fede in Dio, ma questa fede è una fede passiva. La fede passiva è quando crediamo che Dio può intervenire per aiutarci, ma che probabilmente non lo farà, sarebbe troppo bello per essere vero. Ma se crediamo che Dio non farà nulla, proprio quello accadrà: Nulla! Un fede attiva invece è quando sappiamo che Dio interverrà. Per fare in modo che la nostra fede sia attivi abbiamo bisogno di un punto di contatto, ovvero fare qualcosa perché la fede venga rilasciata. Nel Vangelo c’è la scena della donna che soffriva di continue emorragie e disse: << Se riuscirò anche solo a toccare il lembo del mantello di Gesù sarò guarita >> (Marco 5,28). E nel momento che l’ha fatto, la fede è stata rilasciata e la donna fu guarita. Nell’antico testamento troviamo invece l’episodio di Naamàn descritta in 2Re5,20. Costui era il comandante dell’esercito di Aram, considerato un eroe, ma malato di lebbra. Venne a conoscenza della grandezza del Dio d’Israele, che poteva liberarlo da questa malattia. Si recò da Eliseo che gli disse di bagnarsi sette volte nel Giordano e sarebbe guarito. Inizialmente non volle andare, ma dopo varie insistenze fece ciò che Eliseo aveva detto e guarì. Questo non per la potenza delle acque del Giordano, che erano acque come tutte le altre, ma è il punto di contatto della fede ad aver innescato la guarigione. Così funziona anche oggi; perché accadono a volte miracoli in luoghi come Lourdes? Penso proprio che non sia il luogo in se, ma sia il punto di contatto per far rilasciare la fede. Come la donna che era certa che quando avrebbe toccato il lembo di Gesù sarebbe guarita e questo è stato un punto di contatto per attivare la fede; così anche le persone che partono per andare in certi luoghi e sono certi di guarire; saranno esauditi se avranno fede che guariranno perché nel momento che pensano che saranno guariti quando faranno una determinata cosa questo sarà il tuo punto di contatto per rilasciare la fede. Come l’interruttore per illuminare una stanza non ha nessuna energia in se stessa, ma è il punto di contatto perché l’energia elettrica che proviene dalla centrale arrivi, in questo modo funzionano i punti di contatto. Molti di quelli che guariscono, secondo le testimonianze non pregavano neanche tanto per se stessi, ma pregavano sopratutto per la guarigione di altri. Questo perché secondo le leggi spirituali se noi benediciamo gli altri, a sua volta anche noi siamo benedetti. Un’altra scrittura che riguarda la preghiera la troviamo in Giacomo 1,6-7: Ma quando chiedi, devi credere e non dubitare, perché colui che dubita è come un’onda del mare, agitata e mossa qua e là dal vento. Tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal Signore. Dio non agisce secondo i nostri bisogni, ma secondo alla nostra fede; risponde solo a coloro che pregano e credono, non coloro che pregano dubitando; quindi pregare dubitando è come non aver mai pregato. Dio e la nostra fede attiva generano un canale dove il Signore può operare, le due cose si attraggono proprio come si attraggono i poli positivo e negativo di un magnete.  Un’altra scrittura importante è in Marco 11,24, “Quindi vi dico, qualsiasi cosa chiediate in preghiera, crediate di averla ricevuta, e sarà vostra.” Notate come questa scrittura non dice di credere che la riceverete. No! Dice di credere di averla ricevuta. Ciò significa che dovete credere di avere già la risposta, anche prima di possedere fisicamente la risposta. Questa è fede. Molte volte le persone pregano, pensando di credere, mentre in realtà non stanno credendo, ma sperando. Speranza e fede non sono la stessa cosa. Non potete aspettarvi di ricevere dalla speranza ciò che è stato promesso in fede.  Noi esercitiamo la fede tutti i giorni per cose banali, per esempio se ci sediamo in una sedia, non controlliamo prima se potrebbe reggere il nostro peso; ci sediamo e basta, perché abbiamo fede nella sedia che possa reggere il nostro peso, così funziona anche la fede in Dio, dobbiamo semplicemente fidarci di lui senza avere alcun dubbio. Gesù in alcuni episodi di guarigione diceva: <<Avvenga per te secondo la tua fede>> o in altre traduzioni <<Avvenga per te come hai creduto>> (Matteo 8,13). Così le nostre preghiere si esaudiranno a seconda di quello che pensiamo che accadrà, se c’è del dubbio non potrà succedere nulla. Quindi se noi preghiamo anche delle ore, ma nel nostro cuore pensiamo che probabilmente non succederà niente, o abbiamo dei dubbi su di esse, allora non funzioneranno perché senza una sana fede nelle promesse di Dio, non si arriva da nessuna parte. Bisogna avere la certezza che la parola di Dio si compia.

5) LE PREGHIERE SONO IMPEDITE PER LA MANCANZA DI PAZIENZA NELL’ASPETTARE LA RISPOSTA DI DIO

Non è detto che siamo subito pronti per ricevere quello che chiediamo, ma bisogna avere fede che nel momento giusto accadrà nel frattempo si continuerà a pregare con perseveranza. Non bisogna mai stancarsi di pregare, perché è come riempire una cisterna d’acqua che al momento giusto Dio la rilascerà per esaudire la tua richiesta. Gesù insegnò l’importanza di pregare senza stancarsi mai. In Luca 18 si racconta della parabola del giudice iniquo. Questa parabola racconta di un giudice malvagio che non temeva né Dio né gli uomini. Nella stessa città viveva una vedova che si presentava in continuazione da quel giudice per chiedere giustizia di fronte al suo avversario. Il giudice inizialmente non volle dare ascolto, ma poi disse tre se: Anche se non temo Dio e non ho riguardo di nessuno farò lo stesso giustizia a questa donna affinché non venga continuamente ad importunarmi. Gesù fa un contrasto in questa parabola. Se questo giudice malvagio ha accettato la richiesta di questa vedova a forza di insistenze; tanto più Dio non esaudirà forse la richiesta del tuo cuore se gridi giorno e notte verso di Lui? Fai attenzione! Perché potresti essere colpevole di ribellione spirituale non credendo che la risposta di Dio arriverà nel momento opportuno; puoi stare sicuro che quando essa arriverà, sarà in un modo ed in un tempo quando potrà essere più apprezzata. Se quello che chiedi non vale l’attesa, non vale neanche la richiesta. Abramo pregò per avere un figlio e Dio rispose. Ma quanti anni sono dovuti passare prima che egli potesse tenere quel bambino nelle braccia? Ogni preghiera fatta con fede viene ascoltata nel momento che viene elevata, ma Dio sceglie di rispondere nel Suo modo e nel Suo tempo. Nel frattempo Dio si aspetta che gioiamo nella nuda promessa, festeggiando con speranza mentre ne attendiamo il compimento. Se Dio sta tardando, significa semplicemente che la tua richiesta sta accumulando interessi nella banca delle benedizioni di Dio. Ringrazia Dio per la risposta, prima di riceverla. Poiché avete capito che Dio esaudirà le vostre preghiere. Così erano certi i santi di Dio, che egli era fedele alle sue promesse; gioivano prima di aver visto alcuna conclusione. Proseguivano felicemente, come se avessero già ricevuto. Dio vuole che lo ripaghiamo in lodi prima di ricevere le promesse. Infatti l’unica cosa logica da fare e ringraziarlo in anticipo per la risposta. Così facendo dimostrate di aver fiducia nella Parola di Dio. Potreste chiedere, << Come faccio a ringraziare Dio per aver ascoltato la mia preghiera, se non ho ancora visto i risultati? >> Poiché Dio ha promesso la risposta, è sufficiente questo perché voi lo ringraziate. Supponiamo che un uomo di cui mi fido cecamente mi abbia promesso di comprarmi un particolare vestito nuovo, che tanto desideravo, la settimana prossima. Potrei dire: Quando me lo avrai comprato davvero e lo potrò indossare, allora Le sarò grato e la ringrazierò. Ma non La ringrazierò fino a quando non indosserò il vestito nuovo che mi ha promesso”. Certo che non lo direi. Lo ringrazierei immediatamente per il nuovo vestito, anche se non lo ancora ricevuto. Lo ringrazio, perché credo la sua parola sia onesta. Lo stesso vale per Dio. Egli, infatti, promise la risposta alle nostre preghiere, e la Sua promessa è sufficiente a suscitare la nostra gratitudine. Perciò dopo aver pregato e creduto di aver ricevuto la risposta, ringraziate Dio per la risposta. Il passo ancora successivo è quello di mantenere un atteggiamento positivo: Fate sì che ogni pensiero confermi di aver ricevuto la risposta alle vostre preghiere. Non permettete a nessun pensiero negativo di entrare nella vostra mente. Lasciate che la vostra mente asserisca di aver ricevuto la risposta alla domanda posta a Dio. La ragione per la quale dovete mantenere la mente su cose positive è perché i dubbi hanno inizio nella mente. Spesso il diavolo si intromette nelle preghiere per farci dubitare, del tipo: Non penserai mica che solo perché stai pregando per quella cosa la otterrai! Se noi ascoltiamo questa voce, annulliamo l’effetto della preghiera. Una volta che siete riusciti a tenerli fuori dalla mente, riuscirete a tenerli fuori anche dal cuore, perseverando con questo atteggiamento, perché fatta la volontà di Dio, otterrete ciò che vi è stato promesso (Ebrei 10,36). E’ proprio in quest’ultimo passo che molti credenti inciampano. Faranno tutto bene tranne che quest’ultimo passo, perché molti credenti non sanno come combattere il diavolo. Satana si batte contro la mente. La mente è l’arena in cui si combatte questa battaglia, e i credenti spesso devono affrontare questa prova, ma Dio ci ha dato le armi spirituali affinché possiamo sempre battere il Diavolo. Spesso descrivono i credenti in maniera ridicola, come persone deboli che subiscono tutto quello gli arriva di brutto dalla vita. Ma la realtà è ben diversa. Il cristiano è prima di tutto un guerriero, ma non come lo sarebbe un non credente, perché la guerra è spirituale, ci vogliono quindi armi spirituali.     

6)  DARE MAGGIORE POTENZA ALLA PREGHIERA .        

Esistono diversi modi per potenziare la preghiera, uno di questi è il digiuno.  Nella Bibbia è considerato un modo per cercare la faccia dell’eterno; lo scopo dunque non è quello di soffrire la fame, ma quello di dedicare molto più tempo alla preghiera, anche quello che passeresti a mangiare. Noi che siamo fatti di spirito, anima e corpo; e lo spirito e la carne guerreggiano; trascurando la carne per cibare lo spirito ci mettiamo una posizione di vantaggio. Esistono tuttavia molte forme di digiuno, ma l’importante è digiunare con cuore sincero. Nel libro di Isaia si parla del digiuno che deve essere anche accompagnato da opere di misericordia e carità nei confronti dei più bisognosi. Se farai tutto ciò, allora invocherai e il Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed egli dirà <<Eccomi!>> (Isaia 58,9). Un altro modo è di pregare insieme con qualcuno, infatti, sta scritto: << se due di voi sulla terra si metterà d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Signore che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro >> ( Matteo 18,19-20). E sempre una cosa buona avere un amico da poter pregare insieme. Se già una sola persona può fare molto con la preghiera; i credenti se sono uniti possono fare ancora di più se ad esempio operano in un contesto come quello di una scuola  pregando e dichiarano che quel luogo appartiene al Signore; parlano di Dio agli altri, testimoniano su come si sono convertiti e come è cambiata la loro vita, allora quel luogo poco per volta inizierà a cambiare: le tensioni e le maldicenze spariranno, come anche i discorsi arroganti e volgari. Ci saranno invece pace, serenità e fratellanza. In altre parole il regno di satana verrà pian piano smantellato e sostituito con il regno di Dio.

IL DISCERNIMENTO

  • Beato l’uomo che ha trovato la sapienza, l’uomo che ottiene discernimento: è una rendita che vale più del argento e un provento superiore a quello del oro (PR 3,13-14) i suoi sentieri conducono al benessere (17)
  • Acqua profonde sono i consigli nel cuore umano, l’uomo accorto le sa attingere (PR 20,5)
  • L’accorto vede il pericolo e si nasconde, gli inesperti vanno avanti e la pagano (PR 22,3)

Il discernimento è la capacità di distinguere il bene e il male, i buoni consigli dai cattivi consigli, ciò che viene da Dio e ciò che viene dal demonio è quindi la capacità di valutare persone ed eventi alla luce della fede. Tutti quanti dalla nascita abbiamo questa capacità, chi più e chi meno, ma solo con la preghiera e con la conoscenza delle scritture si riesce a svilupparla al massimo, è quindi un dono che lo Spirito Santo offre ai credenti, come scrive Paolo in 1Corinzi 12,10 ed è essenziale nella battaglia spirituale. Chi non crede invece pensa di dover essere lui a decidere ciò che è giusto o ciò che è sbagliato. Questo è stato generato dal peccato originale, quando Adamo ed Eva decisero di mangiare dall’albero della conoscenza del bene e del male, e quindi scegliere deliberatamente di non sottostare a Dio, ma di voler scegliere loro cosa è giusto o ciò che è sbagliato. Il discernimento è una capacità che hanno anche i non credenti, infatti alcune volte anche loro possono decidere o pensare in maniera giusta, ad esempio molti che non credono pensano giustamente che la violenza o il rubare siano cose sbagliate, però potrebbero ritenere giuste altre cose tipo la vendetta, l’odio verso qualche categoria di persone o la pornografia. Quindi solo chi crede e si impegna a sviluppare questa capacità, riesce a distinguere in maniera più completa se una cosa o un consiglio è giusto perché è in linea con la parola di Dio o ingiusto perché contraria, ma ti da anche la capacità di capire il perché Dio fa accedere certe cose nella vita e vedere come Dio ti cammina vicino mostrandoti il piano che ha per te passo dopo passo. Quando noi pensiamo e parliamo mentalmente sono partecipi tre voci. La voce della carne che è sono i nostri pensieri, la voce di Dio e la voce del diavolo. Queste voci sono presenti in tutti, nel Vangelo di Matteo 16,15-23 abbiamo un esempio quando Gesù dopo aver chiesto ai discepoli cosa pensavano le persone di lui, chiede: Ma voi, chi dite che io sia? Qui Pietro che era una persona impulsiva disse: << tu sei la Messia, il figlio di Dio >>. Qui Gesù risponde che non è stata carne e sangue a rivelarlo, ma Dio che lo ha rivelato a te. Pietro anche se non se n’era per niente accorto, ha detto una cosa che proveniva da Dio, è stato Dio che ha seminato nel cuore questa parola, e spesso è così che ci parla. Noi pensiamo che  Dio se ci parla, lo fa in maniera forte e udibile, e ci immaginiamo di emozionarci fortemente sentendo chiaramente la voce di Dio, pensiamo di rimanere esterrefatti. Ma questi sono casi molto rari, Dio usa cose naturali per parlarci, quando ci sentiamo stimolati a fare qualcosa di buono o dire una certa cosa buona, questo è facile che è Dio che ha seminato questo nel nostro cuore e se lo facciamo, abbiamo compiuto la volontà di Dio e ci ricompenserà. Gesù usa l’immagine del buon pastore che chiama le sue pecore, e le pecore riconoscono la sua voce e ascolta il pastore, e se sentono un’altra voce che non sia quella del pastore scappano via. C’è anche l’immagine di quando Gesù tornerà per stabilire il regno di Dio e dividerà le pecore dalle capre. Le capre, a differenza delle pecore sono animali difficilmente addomesticabili e a differenza delle pecore non ascoltano la voce di un uomo. Questa immagine era molto comprensibile per l’epoca che si aveva a che fare molto con il bestiame. Quindi dobbiamo saper riconoscere quando è Dio che ci parla e bisogna analizzare il pensiero per riconoscere se non va in contrasto con la scrittura, e se va in contrasto allora non viene da Dio. Se invece si vuole sentire la voce di Dio, a questo proposito dice la Bibbia: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me (Apocalisse 3,20). Questo sta ad indicare che chi ascolta la voce di Dio e la mette in pratica avrà comunione con lui e questo è importante per la nostra salvezza. Dopo che Pietro rispose così, poco tempo dopo però, quando Gesù disse che dovrà andare a Gerusalemme e li sarà arrestato e ucciso; Pietro sempre in preda alla sua impulsività disse a Gesù che doveva evitare che succedesse tutto questo. Qui invece è la voce di satana che opera, se Gesù avesse ascoltato il consiglio di Pietro, allora non sarebbe morto per i nostri peccati, e quindi non ci sarebbe modo che l’uomo si salvi, ma qui Gesù rispose come se fosse stato satana ad aver detto questo: << Vade retro satana perché tu ragioni come il mondo e non come Dio >>. La logica di satana è quella di pensare a se stessi e non fare la volontà di Dio, che guarda caso è proprio quello che fa chi non crede. Una volta ho letto un articolo che raccontava la storia di una ragazzina a scuola durante la lezione, riceve un messaggio sul cellulare, dove un ragazzo la invita ad incontrarsi in bagno con lei. Lei accetta e ha un rapporto sessuale con quel ragazzo. La cosa si ripete più volte anche con altri ragazzi e così anche le altre compagne la imitano. Fatto sta che i docenti scoprirono tutte queste cose e questa ragazza nell’intervista disse che dentro di lei sentiva una voce che le diceva che non avrebbe dovuto vendersi in questo modo e che è sbagliato fare così. Lei però cercava di non pensarci e reprimeva questa voce. Preferiva ascoltare la voce che diceva di continuare a fare così, perché smettere? Non è quello che vuoi e non ha senso porsi dei limiti, è meglio inseguire il piacere. Questo è un esempio di come si presentano la voce di Dio e la voce di satana. In questo caso continuare la strada di quella ragazza porterà solo ad allontanare i ragazzi seri, quelli che potrebbero veramente amarla e non usarla, e salvo che non si cambi mentalità ci si ritroverà soli e presi in giro da tutti. Anche i non credenti o chi è di un’altra religione ha la coscienza di Dio nel proprio cuore, fa parte della natura umana e anche chi non è credente senza rendersene conto può fare la volontà di Dio, ma senza credere in lui sarà molto più difficile che segua quella voce, perché si tenderà sempre a seguire quello che sembra facile ed egoistico per questo che la fede in Dio è importante perché si è sicuri che la nostra coscienza, unita alla conoscenza delle scritture è la voce giusta da seguire. Quindi se si hanno pensieri cattivi, riconosci che vengono da satana e cacciali via dalla tua mente e non ti procureranno danni. Il diavolo con le persone che non credono in Dio opera a manica larga, può dire: vendicati, ruba, fai quello, fai questo, mette in testa ogni cosa malvagia e chi non crede accetta sempre e in questo modo diventa un suo schiavetto. Ma se invece una persona crede allora si trova più in difficoltà perché ha nel cuore la parola di Dio, e tenterà di fare la stessa cosa ma poche volte ci riuscirà. Satana però punta anche a cercare di abbatterci moralmente, cercando di farci abbassare l’autostima, tutti i pensieri del tipo: Non ci riuscirò mai, sono un fallito, non valgo niente, non combinerò nulla nella vita;  Queste sono le cosiddette bugie di satana e solo con la parola di Dio si possono smascherare. Dobbiamo bloccare questi pensieri negativi e riconoscere che vengono dal nemico, rispondendo quindi che ogni cosa è possibile in Cristo che mi fortifica (Filippesi 4,13). Chi invece non usa la parola di Dio finisce per credere a queste cose e più saranno frequenti questi pensieri e più influenzeranno la nostra personalità. Se noi teniamo un bicchiere d’acqua per un minuto non succede nulla, se lo teniamo per un ora avremo il braccio che ci farà male e se lo terremo un giorno intero il braccio sarà paralizzato; allo stesso modo agiscono i pensieri negativi in noi. Le persone che non hanno cecità spirituale riconoscono la voce di Dio e la voce di satana, quindi dal punto di vista biblico non sono cieche, ma vedenti. Dal momento che sono vedenti  nello spirito potranno togliere la pagliuzza negli occhi degli altri. Solo quelli che vedono spiritualmente possono dire in profondità cosa c’è che non va nei comportamenti delle persone e come aiutarle a liberarsene, uno cieco che ha una trave nell’occhio non lo può fare, e se vuole farlo pur essendo cieco spiritualmente è uno stolto (Matteo 7,3). Se un cieco guida un altro cieco, entrambi cadranno nel burrone. La voce di Dio la sente anche quando una persona non credente fa qualcosa che sa nel proprio cuore che è sbagliata, come può essere rubare, partecipare a truffe, tradimenti, ecc … La prima volta si farà sentire per rendersi conto del male e portarlo al ravvedimento, ma se non si ascolta quella voce la seconda volta, si farà sentire ma meno incisiva. Dalla terza e quarta in poi non sentirà più nulla, perché inizierà a vedere quel modo di fare una cosa normale. Diventerà completamente insensibile alla voce di Dio, che purtroppo ne prenderà atto e lo lascerà nel suo peccato. Le persone che arrivano a quel punto peccano senza un minimo di risentimento, anzi provano gioia nel peccare, così il diavolo prenderà sempre più il sopravvento su quella persona e inizierà a parlare e a fare tutto ciò che è male a Dio in tutti gli ambiti della vita. Una persona che ha un ottimo discernimento riesce addirittura a distinguere se una persona è malvagia, anche se esternamente potrebbe sembrare buona, riesce a vedere l’ipocrisia e il finto buonismo della gente che magari dicono cose giuste, ma in realtà fanno l’opposto o dichiarano di compiere opere buone ma in realtà tramano qualcosa di losco sopra. Chi ha molto discernimento percepisce che c’è qualcosa che non va e si tiene alla larga o riesce a smascherarla. C’è anche un discernimento per capire ciò che viene da Dio e ciò che viene da satana. Tempo fa in India c’era un guru che attirava molta gente e faceva diversi discepoli attorno a lui, il suo nome era “Sai Baba”. Si diceva che faceva miracoli, come far apparire oggetti dal nulla;  parlava di amore, faceva delle raccolte fondi per le persone bisognose, ma che alcuni testimoni  affermavano che in realtà di soldi a loro ne arrivavano bei pochi rispetto a quanto riusciva incassare. Il fatto che si diceva che faceva molti miracoli aveva attirato alcune persone dall’occidente e a loro si dichiarava Gesù tornato del cielo. Alcuni cristiani gli credettero e arrivarono in India per incontrare questo guru. Spesso erano persone fragili che passavano un periodo difficile, e durante questi incontri privati li prometteva miracoli nella loro vita e li convinceva a consacrarsi a lui. Per chi accettava, organizzavano uno strano rito, dove chi si voleva consacrare tra l’altro, doveva mangiare una polvere bianca. Dopo di che tornavano a casa e s’incontravano con altri suoi discepoli nelle sedi sparse nel mondo. I problemi però non si risolvevano, anzi, peggioravano. La polvere bianca che aveva ingerito senza porsi troppe domande erano polveri di ossa dove venivano fatti dei riti esoterici sopra.  Questa è la testimonianza di una persona che ha fatto tutto questo e si è trovata posseduta da un demone. Qualcuno potrebbe pensare: come si faceva a capire che era un impostore? Con un minimo di discernimento ci si arrivava. Prima di tutto un buon credente deve sapere che Gesù non tornerà di nuovo tramite una nascita carnale come è già avvenuto per mezzo di Maria, la madre di Cristo. Lui tornerà nella sua gloria per stabilire il regno di Dio sulla terra. Gesù non può rinascere di nuovo perché tecnicamente è risorto e quindi è vivo. Quindi nessuna persona può dire di essere Gesù senza essere automaticamente un impostore. C‘è anche un altro elemento importante per distinguere gli impostori: Gesù quando faceva i miracoli, li faceva sempre per far opere buone per la gente e non dei giochetti inutili, solo per far spettacolo e glorificarsi, come satana nella seconda tentazione, quando gli chiedeva a Gesù di buttarsi nel burrone perché tanto gli angeli lo avrebbero sorretto. Lui rispose, sta scritto: << non tentare il Signore Dio tuo >> (Luca 4,12). Inoltre ha anche messo in guardia da eventuali falsi profeti o falsi messia, perché in molti verranno nel mio nome, ma dai frutti si riconosce l’albero (Matteo 7,16), da quello che dice e fa una persona si capisce se è una persona che è stata mandata da Dio. Quindi anche se una persona fa effettivamente dei miracoli, neanche li non è detto che vengono da Dio, infatti il Signore concede in rari casi che anche chi non ha un cuore buono faccia miracoli per poter mettere alla prova i figli di Dio affinché abbiano discernimento per capire che quel fenomeno non viene da Dio. Da non dimenticarsi che anche Satana sempre sotto i limiti che gli concede Dio può agire nel soprannaturale, e nella Bibbia ci sono anche delle scritture che parlano dell’Anticristo, ovvero colui che dopo aver completato un governo mondiale, si spaccerà per Gesù, facendo anche vari miracoli, in modo che chi non avrà sufficiente discernimento verrà ingannato. Infatti è proprio chi non ha discernimento che finisce di seguire falsi profeti e false  dottrine. La scrittura ci mette in guardia a non prestare fede ad ogni spirito, ma mettere alla prova gli spiriti, per saggiare se provengono veramente da Dio (1Giovanni 4,1). Come facciamo a capire se la natura di un fenomeno, di un predicatore o di una corrente di pensiero viene da Dio o dal demonio? È possibile essere ingannati perché non vengono mostrandosi malvagi, altrimenti la gente scapperebbe e si vedrebbe troppo chiaramente che si tratta di un falso profeta. Infatti come fanno anche satana e i demoni si mascherano in angeli di luce (2Corinzi 11,14), ma con il discernimento possiamo distinguere quali sono da Dio e quali no.  Ogni spirito che riconosce Gesù, venuto nella carne, è da Dio; Ogni spirito che non riconosce Gesù, venuto nella carne, non è da Dio (3). Se ad esempio quella corrente che dice che tutte le religioni portano a Dio oppure che non bisogna per forza dare la vita a Gesù Cristo, il Signore perdonerà tutti e andremo tutti in cielo; se non onora Gesù Cristo viene dal diavolo. Quindi bisogna fare attenzione ed avere il giusto discernimento per distinguere ciò che viene da Dio o dal diavolo.

ELOHIM NEL DIZIONARIO:



Il dizionario dice che la parola ELOHIM è grammaticalmente il plurale di ELOAH infatti per rendere il plurale nei nomi maschili si aggiunge la desinenza IM. In questo caso, secondo la regola la A sparisce. Rivediamo in maniera più sintetica i significati analizzati precedentemente, ribadendo che nonostante la valenza plurale, quando sono presenti alcuni indicatori linguistici che identificano che è riferito al Dio d’Israele è da considerarsi un singolare. Il criterio linguistico principale è quando il verbo che accompagna il soggetto ELOHIM è al singolare da come si evince andando avanti con la definizione.


Un esempio lo troviamo proprio nel primo versetto della Bibbia:

Al principio Dio (ELOHIM) creò ( VERBO AL SINGOLARE) i cieli e la terra

Da come risulta dal dizionario, la parola ELOHIM non è da considerarsi sempre un plurale di astrazione con valenza singolare, può avere in certi casi una valenza plurale di numero. In che modo si distinguono tra di loro dal momento che graficamente sono scritte in maniera identica? Da semplici regole grammaticali, certamente non avviene un’attribuzione arbitraria basata su preconcetti dogmatici. Vediamo queste regole:

La parola ELOHIM è da considerarsi un singolare, plurale di astrazione,  quando:

  • È accompagnato da un verbo singolare
  • È riferito al Dio d’Israele o a un dio pagano
  • L’eventuale presenza di aggettivi possessivi sono al singolare

La parola ELOHIM è da considerarsi un plurale di ELOHA, quindi una molteplicità di individui quando:

  • È accompagnato da un verbo plurale
  • Non è mai riferito al Dio d’Israele o a un dio pagano
  • L’eventuale presenza di aggettivi possessivi sono al plurale

Esistono tuttavia 4 eccezioni. Precisiamo che si trattano solo di 4 eccezioni su più di 2500, quindi un numero assai infimo, ma in ogni caso la teologia l’ha sempre saputo da secoli e sono stati ampiamente spiegati. Per sciogliere ogni eventuale dubbio andiamo brevemente a spiegarli.

Versetti 1) Genesi 20,13  e 2) Genesi 35,7.

 Nel testo masoretico i verbi sono al plurale, ma nella versione greca dei LXX, molto più antica, troviamo i verbi al singolare. Vige dunque una regola usata da tutti i traduttori della Bibbia: In caso di discordanze tra le traduzioni, la priorità cade su quella più antica per avvicinarsi maggiormente al testo originare. Inoltre, i verbi al singolare li troviamo anche nel Pentateuco samaritano, un’altra versione, anch’esso molto antica. Nelle Bibbie in italiano troviamo infatti il verbo al singolare come nella versione greca e samaritana più antiche. Il testo masoretico potrebbe dunque aver subito degli errori di trascrizione.

3) 2 Samuele 7,23

L’unica nazione sulla terra che Dio sia venuto a redimere… (Bibbia testo CEI)

Questo versetto nella nostre Bibbie è al singolare, ma nel testo Masoretico è al plurale, quindi che ELOHIM siano venuti a redimere.

In 1 Cronache 17,21 troviamo lo stesso identico versetto, ma con il verbo al singolare anche nella Bibbia masoretica. Si potrebbe pensare a un errore di trascrizione in 2 Samuele 7,23, oppure analizzando meglio il contesto, alcuni studiosi sono concordi con il pensare che in questo caso non si riferisce a ELOHIM Dio d’Israele ma a Mosè e Aronne che sono stato loro di fatto a liberare il popolo dalla schiavitù in Egitto. In questo caso si tratterebbe di un plurale di numero.

4) Salmo 58,12

C’è un Dio che fa giustizia sulla terra (testo CEI)

Ma c’è ELOHIM giudicano sulla terra (Testo masoretico)

Secondo la Bibbia dei LXX in questo versetto compare: “che li giudica”. Secondo questa versione il plurale non è riferito tanto alla parola ELOHIM ma agli uomini  della terra che subiscono il giudizio. Concentrandoci sul testo masoretico gli esperti identificano questo plurale secondo una forma chiamata: plurale di concordanza. Si tratta di un plurale con una costruzione prettamente stilistica, ma si traduce comunque con un singolare, come appunto compare nelle Bibbie tradotte in Italiano. Un altro esempio di questo plurale applicato alla parola ELOHIM lo abbiamo già riscontrato a Pag.  nel versetto 1Samuele 28,13 : Vedo un essere divino che sale dalla terra. La parola sottolineata in ebraico sarebbe al plurale, anche se si riferisce chiaramente a una entità singolare.

Abbiamo visto che queste eccezioni possono essere spiegate e non vanno ad annullare la regola generale. Biglino invece fa un uso improprio di questi 4 versetti. Li fa passare come se fossero delle sue scoperte, non dice che sono state già spiegate dai linguisti, facendo credere al suo pubblico di conosce l’ebraico meglio degli altri traduttori. Non dice che si trattano solo di 4 eccezioni, ma li cita per far credere che la parola ELOHIM non è un plurale di astrazione e che non è vero che quando c’è un verbo al singolare si riferisce a Dio e perciò le spiegazioni dei teologi non stanno in piedi. Siamo di fronte quindi a uno stravolgimento per indurre le persone a credere in lui.

LA TRINITÀ:

Altre correnti di pensiero danno un ulteriore chiave di lettura sulla pluralità della parola Dio in ebraico. Troviamo che ELOHIM, anche se è plurale, i verbi che lo accompagnano sono al singolare, come se questi ELOHIM compissero un’azione al singolare nonostante siano più entità, come se agissero tutti contemporaneamente o meglio ancora formano un unico essere. Così come il corpo umano è formato da più membra ognuno con uno scopo preciso, così anche gli ELOHIM sono più entità riunite in un’unica realtà; ognuna esistente per uno scopo. Essendo un’unica realtà possono compiere un’azione al singolare, senza intercorrere in contraddizione. Che cosa ci fa venire in mente tutto questo? Il modo in cui la parola ELOHIM agisce quando è riferito al Dio unico di Israele? La trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo. Questo dimostra che il fatto che ELOHIM è plurale non è affatto in contrasto con il Dio predicato dalla teologia, anzi conferma un importante dogma della teologia già nell’antico testamento. Non a caso la trinità è riconosciuta da tutte le confessioni cristiane a eccezione di rare eccezioni. Ci sono però alcuni rari casi dove ELOHIM anche se riferito a YHWH  è accompagnato da un verbo al plurale; un esempio lo troviamo in Genesi 1,26:

Dio (ELOHIM) disse: Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo nostra somiglianza.

Da notare il verbo “facciamo” al plurale e i possessivi <<nostra>> ripetuta 2 volte, ora guardiamo il versetto 27

E Dio (ELOHIM) creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò.

Da notare il verbo creare al singolare che è ripetuta 3 volte, successivamente “facciamo” al plurale. Qua abbiamo la prima figura degli ELOHIM (DIO PADRE) che ha concepito mentalmente l’idea di creare l’uomo. La seconda figura il mezzo utilizzato per crearlo con la parola (CRISTO). La terza figura (LO SPIRITO SANTO) che adempie il pensiero della prima figura attraverso il mezzo che è la seconda figura (CRISTO). Vediamo come anche Cristo ha partecipato alla creazione, lo troviamo infatti anche nel vangelo di Giovanni 1,10: il mondo è stato fatto per mezzo di lui. Vediamo che anche se Genesi 1,27 il verbo è al plurale troviamo lo stesso la trinità, anzi la troviamo in maniera ancora di dettagliata. Nell’analisi dei versetti della genesi si può concludere che un “portavoce” degli ELOHIM, una figura predominante, ma non superiore, nonostante siano un’unica realtà (DIO PADRE YHWH) impartisce l’ordine di compiere un azione e tutti gli altri eseguono di conseguenza. Il concetto della trinità spiega in maniera esaustiva le due possibili varianti: Quando ELOHIM è accompagnato con un verbo al singolare, come è nella maggior parte dei casi rappresenta la trinità che agisce e si muove simultaneamente; quando invece ELOHIM è accompagnato con il verbo al plurale significa che le entità della trinità agiscono in ruoli diversi proprio come nell’esempio che abbiamo appena illustrato. Tuttavia sono casi molto rari. Questo sempre se ELOHIM è riferito a YHWH.

LA PLURALITÁ DELLA PAROLA ELOHIM


La seconda argomentazione che usa Biglino per poter indirizzare il lettore verso la sua teoria è il fatto che ELOHIM grammaticalmente ha una desinenza plurale e questo  secondo lui è un aspetto che mette in seria difficoltà gli esegeti teologi e monoteisti. Secondo Biglino il fatto che ELOHIM è plurale è una contraddizione al pensiero teologico che definisce un unico Dio, mentre è più fattibile pensare che si tratta di una pluralità di individui. L’obbiettivo è far credere che la Bibbia non parli di un solo Dio, ma di tanti individui tutti molto simili tra di loro e quindi l’ELOHIM non si riferisce a una singola entità, ma a una pluralità di individui che vengono ben distinti dagli uomini. Questo è il trampolino di lancio per affermare che si trattano di alieni. Come spiegano i teologi il fatto che ELOHIM sia plurale?  Nel suo libro: “la bibbia non parla di Dio scrive: <<Il suo essere plurale impone infatti alla dottrina tradizionale giudaico-cristiana che inserisce il Dio unico nell’antico testamento, la necessità di elaborare spiegazioni convincenti, capaci di conciliare la seguente contraddizione: se esistono termini singolari perché usare il plurale per rappresentare il Dio unico? Le spiegazioni che vengono fornite  sono in sostanza le seguenti: ELOHIM è una forma grammaticale che, con il plurale nella desinenza, intende rappresentare la magnificenza del Dio unico>> Questo plurale si chiama plurale di astrazione. Biglino non spiega ai lettori cosa consiste questa regola grammaticale, si limita a dire che i teologi hanno attributo questa tipologia di plurale a ELOHIM, andando avanti cercherà di dimostrare passo dopo passo la pluralità di questi ELOHIM. Agli occhi di un lettore poco informato è facile che possa pensare che il plurale di astrazione sia un espediente per i teologi di spiegare invano la pluralità della parola ELOHIM.  In realtà per la teologia non c’è nessun problema del fatto che ELOHIM sia plurale, anzi partendo da questo aspetto si possono spiegare alcuni concetti.

IL PLURALE DI ASTRAZIONE:

Nella lingua ebraica troviamo diversi tipi di plurali, per quanto riguarda il plurale di astrazione viene usato per enfatizzare un termine all’interno di un versetto oppure come superlativo. Propongo tre esempi dove compare questo tipo di plurale non applicato alla parola ELOHIM per comprendere meglio l’uso che si fa di questo plurale.[1] Negli esempi la parola in grassetto è quella che prenderemo in esame. Nella traduzione italiana compare in singolare, ma nell’originale in ebraico è un plurale di astrazione.

  1. Genesi 21,2

Sara concepì e partorì ad Abramo un figlio nella vecchiaia, nel tempo che Dio aveva fissato.

In questo versetto troviamo Abramo che, come promesso da Dio, nonostante la sua veneranda età ha un figlio che chiamerà Isacco. In ebraico il termine “vecchiaia” è al plurale; non perché ci sono una pluralità di vecchiaie, ma perché Abramo non era semplicemente anziano, ma era è molto anziano, addirittura centenario. Compare quindi il plurale di astrazione per enfatizzare la sua vecchiaia fuori dal comune. Viene quindi usato come una sorta di superlativo.

  • Genesi 42,30

Quell’uomo, che è il signore di quella terra, ci ha parlato duramente e ci ha trattato come spie del territorio.

I figli di Giacobbe, a causa della carestia sono costretti ad andare nella terra d’Egitto e incontrano, senza riconoscerlo il loro fratello Giuseppe che molti anni prima lo avevano venduto a degli ismaeliti. Giuseppe per metterli alla prova inizialmente li tratta duramente. Nel testo originale la parola “Signore” è al plurale nonostante si stia parlando di una singola persona. Questo è per evidenziare che Giuseppe non era un semplice signore con una bella casa e qualche servo, ma era la seconda carica politica d’Egitto dopo il faraone. In questo caso è usato come superlativo.

  • Esodo 21,34

il proprietario della cisterna deve dare l’indennizzo: verserà il denaro al padrone della bestia e l’animale morto gli apparterrà.

Questa è una delle tante norme riguardante la legge di Mosè. Se un uomo scava un pozzo e un animale appartenente a un’altra persona ci cade dentro dovrà risarcire il padrone dell’animale. In questo caso troviamo “padrone” al plurale per enfatizzare il soggetto che ha diritto ha un risarcimento.

Alla luce di questa regola grammaticale non c’è da stupirsi che proprio la parola che si traduce con Dio è al plurale. Indica che non si tratta di un ELOHIM qualunque, ma l’ELOHIM supremo e onnipotente. I primi a contestare le traduzioni di Biglino sono proprio gli ebrei, che leggendo le sue considerazioni si stupiscono che una persone che millanta di conosce l’ebraico non è in grado di distinguere un plurale normale da un plurale di astrazione. Questo significa che Biglino non conosce così bene l’ebraico come afferma oppure è in mala fede. Se ancora ci fossero dubbi è disponibile una pubblicazione di Joel S. Burnett chiamata “A Reassessment of Biblical Elohim”, un pluriennale lavoro accademico dove si approfondisce il plurale di astrazione applicato a ELOHIM in parallelo con le altre lingue semitiche che anch’essi hanno anche loro questo tipo di plurale, tenendo conto anche delle fonti archeologiche, in particolare è citata una statua raffigurata una divinità pagana e una iscrizione con il termine dio al plurale di astrazione.


CONCLUSIONE:

Se gli ELOHIM fossero degli alieni provenienti da qualche pianeta lontano come sostiene la teoria degli antichi astronauti, dal punto di vista grammaticale, nella Bibbia troveremo: In riferimento a YHWH ci sarebbe stato sempre la parola ELOHA con verbo al singolare; la parola ELOHIM accompagnata solamente da verbi al plurale e solo per definire il gruppo della razza aliena. Il fatto che ELOHIM è accompagnato al singolare è una spina nel fianco ai sostenitori di questa teoria che rivela la falsità di questa tesi

[1] Dal video: “ELOHIM, parliamo di questa parola” di Roberto Mercadini

SIGNIFICATO DELLA PAROLA ELOHIM


La prima parola che viene commentata nei libri di Biglino è la parola ELOHIM. Nelle nostre Bibbie è abitualmente  tradotta con Dio, per questo motivo che i ”liberi pensatori” della paleastronautica non possono ignorare questa parola. Secondo il loro parere, nessuno ha mai capito cosa significa il termine ELOHIM, gli studiosi accademici traducono questa parola in tutti i modi: Quelli dell’alto, gli splendenti, i potenti, legislatori, governanti, giudici, ministri. Nessuno prende in considerazione di tradurre questa parola al quanto misteriosa con “Dio” che infatti non è altro che una scelta puramente teologica e dogmatica non giustificata dalla grammatica ebraica. La parola ELOHIM a causa della sua profonda non conoscenza sarebbe più opportuno lasciarla non tradotta, oppure sostituirla con l’espressione “quelli là”. Questa è la prima argomentazione che usa Biglino per introdurre la tesi paleastronautica, non parla inizialmente di alieni, ma andando avanti con i suoi libri parla del fatto che vengono dal cielo, con astronavi e altre tecnologie avanzate ed è il lettore che intuisce che si tratta di alieni. Riguardo questa argomentazione ho trovato una risposta di un ebraista laico[1] di nome Giuseppe Cuscito che all’affermazione: “nessuno ha mai capito cosa significhi ELOHIM”, rispose: Parla per te![2]  Cuscito è un accademico ebraista che studia la Bibbia con un approccio laico e non teologo, quindi non ha nessun interesse nel difendere la Bibbia come parola di Dio e proprio lui ha smentito Biglino dicendo che non è vero che in ambito accademico la parola ELOHIM non significa Dio. Certo che significa Dio, infatti la differenza tra un teologo e un accademico laico non sta nelle traduzioni che sono pressoché identiche,  ma nell’interpretazione del testo. Non esistono parole tradotte in maniera arbitraria dai teologi. Raccontando la sua storia dichiara che in passato era un sostenitore convinto della teoria degli antichi astronauti, per questo ha voluto studiare ebraistica laica, per avere una conferma di questa teoria, ma con suo profondo rammarico ha scoperto che si tratta solo di speculazioni.  Ma come mai solo lui si è fatto avanti a fare questa dichiarazione dopo anni che Biglino scrive libri? La teoria dell’antico astronauta in ambito accademico è considerata nient’altro che spazzatura ed è persino degradante per un accademico anche solo scrivere qualcosa per smentirla. Se potessi fare un paragone è come se un astronauta scrivesse un libro per dimostrare che la terra è rotonda per smentire i terrapiattisti, nessuno farebbe niente del genere in quando sarebbe una cosa ridicola scrivere qualcosa per dimostrare questa ovvietà. Ma dal momento che questa teoria in passato l’ha creduta ha deciso di farsi avanti anche se è stato sconsigliato dai suoi colleghi, perché non vuole che altre persone come lui caschino in queste false teorie.

IL SIGNIFICATO DI ELOHIM

Per esaminare il significato di un termine bisogna analizzare il modo in cui il termine viene usato. ELOHIM nella Bibbia compare più di 2500 volte, è dunque un termine che nella scrittura ebraica ha un certo peso e ha molteplici sfaccettature a seconda del soggetto di riferimento. Quando ELOHIM è riferito a YHWH (Dio creatore) si traduce Dio onnipotente. Altrimenti possono indicare gli angeli o i demoni o i presunti dèi pagani. Anche l’anima umana dal momento che fa parte del mondo spirituale è considerato un ELOHIM anche se molto più debole rispetto agli angeli o i demoni. Un esempio lo troviamo in 1Samuele 28. Il re Saul, un tempo buono, ma successivamente divenuto malvagio si trova in seria difficoltà in quanto i filistei si stanno preparando per attaccare. Saul prova a pregare il Signore, ma a causa del suo cuore duro non riceve nessuna risposta. Decide così di consultare una negromante per evocare lo spirito del profeta Samuele, morto poco tempo prima. La negromante viene colta da stupore perché come dice il versetto 13:

Vedo un essere divino che sale dalla terra. Quel “essere divino” da come si può chiaramente vedere nella traduzione letterale del testo ebraico, compare la parola ELOHIM. Questo versetto da scacco matto a Biglino e a tutta la teoria dell’antico astronauta perché dimostra che gli ELOHIM non possono essere degli alieni, perché qui si sta parlando di un anima umana, oltretutto si parla anche di una vita dopo la morte, cosa che Biglino nega. Che cosa accomuna Dio, gli angeli/demoni e l’anima umana? Secondo Il professor Michael S. Heiser, uno dei massimi esperti nel campo delle lingue semitiche ha dato una chiara definizione riguardo la parola ELOHIM: Entità spirituale potente. Poiché Dio è spirito supremo creatore di tutti gli spiriti (Ebrei 12,9), allora il regno degli spiriti è dove vive Dio. Gli esseri che vivono nel regno degli spiriti sono quindi “divini”. La parola migliore per catturare questa concezione è ELOHIM. Un ELOHIM è un essere divino, in quanto un ELOHIM è un abitante del piano spirituale della realtà.[3] Quindi un termine generico riconducibile a tutto ciò che appartiene al mondo spirituale.  Questa è la definizione più precisa della parola ELOHIM e nel contesto esatto è giusto tradurlo con Dio. Anche analizzando la sua etimologia si può arrivare a un altro punto di coincidenza. L’etimologia della parola ELOHIM può avere più origini come per esempio EL che vuol dire “forte, potente”, oppure UL che vuol dire “capo, colui che precede gli altri”, ma con maggior probabilità dal punto di vista grammaticale deriva da “ALAH” אָלָה che richiama al concetto di promessa o maledizione[4]. Nel senso che il soggetto ELOHIM indifferentemente che pronunci una promessa o una maledizione, la sua parola si adempie sempre, opere soprannaturali comprese. Un esempio di promessa è quella che diede ad Abramo quando disse che avrebbe avuto un figlio nonostante la sua veneranda età (Genesi 18,10) o le maledizioni quando furono contro i nemici storici di Israele, in ogni caso entrambi  puntualmente adempiute. Quindi la radice etimologica indica un soggetto che ha la capacità per prevedere o generare un evento futuro in perfetta linea della sua parola. Questa è una caratteristica che solo Dio può avere, vediamo dunque che anche attraverso questa strada si arriva alla verità.


[1] Studioso di ebraico e aramaico, specializzato in Scienze delle religioni,  conseguito un dottorato di ricerca in Storia, Culture, Religioni. Ha all’attivo pubblicazioni scientifiche e conferenze in Italia e all’estero.

[2] Canale YouTube: Cuscito ergo sum. Video: Alieni nella Bibbia?

[3] What is an Elohim – Michael S. Heiser

[4]Dal video: “ELOHIM, parliamo di questa parola” di Roberto Mercadini, scrittore e studioso di Ebraico, e collaboratore, fra gli altri, con il museo ebraico di Bologna.

IL METODO BIGLINO

Quando Biglino vuole spiegare qual è il suo metodo di studio della Bibbia fa prima un’introduzione sulla scrittura biblica in generale cercando di attaccare l’affidabilità della Bibbia come testo sacro. Le argomentazioni vanno dal: Non si sa chi siano i veri autori, in che lingua è stata scritta in origine e non si sa quanto è stata modificata nel corso dei secoli; (tra l’altro tutte questioni che i teologi  esperti sanno rispondere), dopo di che inizia a spiegare qual è il suo metodo che sta alla base alla chiave di lettura che applica alla Bibbia. Dato la scarsa conoscenza riguardo le origini della Bibbia, le incertezze insormontabili,  l’unico metodo accettabile è il “facciamo finta che”. Appare secondo Biglino l’unico metodo accettabile per leggere la Bibbia. Quindi nonostante l’introduzione che mira a distruggere la fede nella scrittura, per Biglino se si vuole leggere la Bibbia bisogna mettere da parte la sua introduzione e immaginarsi di fare finta che la Bibbia che leggiamo sia proprio quella in origine; che i personaggi biblici siano esistiti veramente e gli autori hanno voluto descrivere fatti che sono veramente accaduti considerando di fatto la Bibbia un autentico libro di storia. Questa  visione della Bibbia solo in apparenza si avvicina a quella cristiana, perché secondo Biglino la Bibbia va letta in maniera letterale, senza interpretazioni, spiegazioni teologiche e senza collegamenti con il nuovo testamento. La storia che viene fuori è un quadro coerente con la paleastronautica, dove si parla di alieni, astronavi e varie tecnologie fantascientifiche. Nell’applicare questo metodo, non riconosciuto da nessun studioso che si rispetti, vuole far credere che la Bibbia parla di tutte queste cose, quando invece non è nient’altro che la teoria dell’antico astronauta applicata alla Bibbia, da come vedremo in maniera del tutto forzata e tra l’altro nemmeno tutta la Bibbia, ma solamente alcune parti presi qua e là. Vediamo qui sotto alcuni esempi di strategie che vengono utilizzate da lui per applicare la chiave ufologia nella Bibbia e le sue forzature, nelle spiegazioni e nelle traduzioni e eventualmente come riuscire a smascherarli:

  • LE DOMANDE INTRODUTTIVE

Prima di prendere in esame un brano della scrittura, Espone un breve riassunto su cosa la teologia dice di questo brano e pone una serie di domande senza risposta con lo scopo di iniziare a istillare dei dubbi nel lettore e fargli credere che la spiegazione teologica del brano emergono contraddizioni e insensatezze e non è dunque quella la spiegazione esatta. Sarà quindi lui a dare una spiegazione più esauriente. Ora, le domande che pone, non sono domande senza risposta, ma con un minimo di ragionamento e di conoscenza teologica si possono argomentare, questo al lettore medio non lo sa. Inoltre ci possono essere anche delle domande ingannevoli che non hanno nulla a che vedere con il brano, ma hanno lo scopo di mostrare contraddizione che di fatto non ci sono. La spiegazione che da lui non è certo più esauriente in quanto oltre ad andare a utilizzare le strategie ingannevoli che vedremo tra breve, va anche a contraddire altri passi biblici da lui ignorati.

  • LO SLITTAMENTO SEMANTICO

L’ebraico è una lingua polisemica, significa che un termine può avere più significati e la scelta del significato va determinata dal contesto. Se dunque nella Bibbia compare un certo significato non è un caso o una scelta arbitraria, ma è perché i traduttori hanno assegnato il significato conforme alla grammatica e al contesto del brano. Ricordiamo che i traduttori non sono tutti cristiani e non tutti credono nella Bibbia come parola di Dio e non hanno dunque interessi a tradurre una parola orientandola in senso teologico. Biglino invece prima inganna i lettori dicendo che una determinata parola è tradotta in base a una scelta puramente teologica e sceglie un significato diverso sempre nella lista dei possibili significati. Peccato che va in contrasto con il contesto e risulta una scelta non giustificata. Analizzando grammaticalmente il brano si arriva alla conclusione che la traduzione corretta è quella che compare nella Bibbia e non quella scelta da Biglino.

  • LA STRATEGIA DEI DIZIONARI ROTANTI

Uno studioso che vuole usare una metodologia seria dovrebbe usare sempre lo stesso dizionario e le eccezioni dovrebbero essere giustificate. Biglino invece cita dizionari diversi scegliendo ogni volta quello che più di tutti va incontro al suo pensiero. Se dunque il dizionario che utilizza principalmente va contro la sua teoria, allora cambia dizionario e così via. Non si fa scrupoli a scegliere anche dei dizionari del tutto obsoleti e non più utilizzati da nessun studioso, ma anche quei casi i conti non tornato. Nel citare i dizionari lo fa in maniera scorretta, manipola la sua spiegazione, nasconde dei significati e ne introduce altri non esistenti. Nel mio studio ho controllato nel dizionario tutti i vocaboli discussi da Biglino per poter anche solo verificare se il significato attribuito da lui compare. Ho inserito l’immagine della definizione, onde evitare che nessuno possa insinuare che mi stia inventando il significato delle parole ebraiche. Da tutti i controlli si potrà vedere chiaramente che le traduzioni della parole scelte da Biglino non coincidono completamente con il dizionario usato dal sottoscritto, realizzato secondo i più moderni criteri linguistici (DI EBRAICO BIBLICO di Luis Alonso Schökel, consulenza scientifica di Gian Luigi Prato. Edizione San Paolo anno 2013).

  • L’ETIMOLOGIE INGANNEVOLI

Quando Biglino vuole tradurre un termine in modo insolito, per rafforzare le sue ragioni si avvale della strategia dell’etimologia. Biglino fa derivare un termine in ebraico con uno in sumerico che corrisponde al termine che vuole attribuire il significato. Peccato che gli studiosi affermano che il sumerico non è una lingua semitica. Non ne è ancora stata dimostrata alcuna parentela con altre lingue note, ed è considerata una lingua isolata[1] e perciò non ha nulla a che vedere con la lingua ebraica. Attribuire delle etimologie tra le due lingue è completamente sbagliato e denota una mala fede o un’ignoranza linguistica. Un esempio più comprensibile è l’italiano e l’albanese che pur essendo popoli geograficamente vicini hanno ceppi linguistici completamente diversi.

  • RIASSUNTI NON COINCIDENTI

In alcuni casi, quando Biglino vuole prendere in esame un brano biblico spiega la vicenda con parole sue, senza citare per intero il brano come compare tradotta nella Bibbia. Riporta solo alcuni versetti o frasi che gli fanno comodo, ma nella spiegazione applica dei tagli di comodo e alcune parole o frasi intere vengono completamente ignorate di Biglino, e guarda caso, sono proprio quegli elementi che vanno contro la sua teoria. Se si apre la Bibbia e si legge con attenzione il capitolo contenente il brano spiegato, si scopre che il riassunto messo nero su bianco non coincide con la Bibbia stessa. Saltano fuori gli altarini e di conseguenza l’interpretazione di Biglino risulta completamente errata.

  • LEGGERE LETTERALMENTE

Biglino secondo il suo metodo legge la Bibbia in modo puramente letterale dicendo che è quello l’unico criterio per poter fare ipotesi e considerazioni. Quello che non tiene conto sono i generi letterali. Nella Bibbia ci sono spesso i cantici che sono vere e proprie poesie e di conseguenza ricche si metafore e allegorie. Biglino utilizza alcune parole o brevi frasi di queste poesie, per leggerle in modo meccanico ed estrapolare delle ipotesi completamente travisate. Oltre ai cantici non tiene mai conto  del contesto antropologico, storico e della cultura che ha generato il testo biblico. Un esempio banale: La frase “dammi una mano” sappiamo che è un modo di dire per chiedere aiuto, se dovessimo utilizzare il metodo Biglino dovremo pensare che qualcuno ci chiede di segarci la mano e darla a qualcuno. Questo significa leggere alla lettera e non tenere conto della cultura della lingua originale. Una volta elaborata l’ipotesi partendo dal testo ebraico è importante per rafforzarle citare degli esperti in diversi settori per mostrare ai lettori che non è l’unico ad avere avuto queste intuizioni ed aver tratto certe conclusioni. Questi “esperti” che Biglino definisce: “scienziati con la mente aperta” andando ad approfondire si scopre che sono in realtà pseudo scienziati senza nessun titolo accademico, o comunque non esperti del settore. In altri casi sono veri scienziati altamente qualificati, ma le citazioni contenute nelle pubblicazioni sono travisate completamente a suo favore. L’esempio più famoso è quello del genetista Dario Bressanini.

  • FALSE CITAZIONI DI ESPERTI IN EBRAICO

In certi casi Biglino fa uso di citazioni di esperti in lingua ebraica per avallare le sua tesi. Possiamo distinguerli in due categorie: Nella prima di tratta di citazioni di studiosi autodidatti privi di titoli che attestano le loro competenze, in poche parole non sono affatto esperti in ebraico, ma pseudostudiosi con conoscenze limitate. Viene citato il cosiddetto “centro di ricerca di ebraico antico” come se fosse un prestigioso istituto condotto da una commissione di esperti accademici, quando in realtà si tratta semplicemente di un sito internet condotto da persone che si autodefiniscono studiosi senza avere titoli accademici. La seconda categoria si tratta di reali esperti accademici di ebraico biblico, peccato che le loro citazioni riportate sono delle estrapolazioni fuori contesto usate a suo comodo. In realtà leggendole bene si può vedere chiaramente che non vanno certo ad avvalorare le sue tesi, ma al contrario le confutano.  Un altro degli espedienti retori utilizzati da Biglino è un largo uso di espressioni tanto perentorie quanto vaghe del tipo, “I ricercatori affermano …”, “I biblisti sono ormai tutti dell’opinione che …”, “Gli stessi rabbini ebrei sono d’accordo su questo punto …”, ecc., guardandosi però bene dallo scendere nei particolari della sua affermazione e citare personalità illustre che effettivamente affermano quello che Biglino sostiene.

  • LE PROVE ARCHEOLOGICHE

Un’altra strategia per rafforzare le sue tesi sono le “prove archeologiche”. Ci sono due tipi di prove che Biglino presenta: Quelle letteralmente false e costruite ad arte fino ad arrivare a ritenere attendibile una foto alterata con Photoshop; altre invece autentiche prove archeologiche, ma le informazioni su di esse sono errate o contengono mezze verità, dalla datazione, alla civiltà di appartenenza e i simboli noti dagli esperti del settore, vengono interpretati in maniera del tutto fantasiosa. Lo scopo dell’utilizzo delle prove archeologiche sono orientate a tirar acqua al suo mulino, ma approfondendo viene fuori una verità molto diversa e sicuramente più razionale. La NASA nel 2007 ha svolto uno studio approfondito di analisi delle fonti antiche in maniera del tutto imparziale per verificare la presenza di un possibile contatto alieno nel passato. Quello che è venuto fuori è che il 90% delle fonti hanno indubbiamente una spiegazione razionale; il restante 10% non ha ancora una spiegazione certa. Ma attenzione a dire che in quel 10% ci sono prove di vita aliena sulla terra, sarebbe come al solito il passo più lungo della gamba. Un spiegazione razionale è di gran lunga più plausibile. Sarebbe come se una persona che ha maldi testa pensasse che c’è una larva aliena che gli mangia il cervello, una spiegazione più plausibile c’è sempre.

CONCLUSIONE:


Il metodo di studio è fondamentale per distinguere da uno studioso affidabile a uno pseudo studioso, quindi un ciarlatano. Da come abbiamo appurato il metodo di Biglino non è un metodo ritenuto valido in modo scientifico, così come tutti i suoi predecessori sono privi di credibilità. Allora perché i suoi lavori hanno riscosso lo stesso un grande successo? I fan di Biglino sono persone che non sanno cosa significa studiare con un metodo serio. Infatti molti di loro sono già abituati a credere ad altre teorie del complotto pseudo scientifiche, come per esempio le famose scie chimiche o la storia che l’uomo non è mai andato sulla luna, ecc.. Se qualcuno fa notare a un fan di Biglino che i suoi studi non sono scritti sotto un metodo valido tramite anche un lungo discorso, si sente rispondere: <<Eh, ma non hai detto niente>>. Da qui si può vedere come mancano proprio le basi per capire anche solo che cosa significa studiare con un metodo. Tutto questo è terreno fertile di fronte alla narrazione paleastronautica. In realtà Biglino usa un metodo che non è quello scientifico, ma è quello che nel mondo anglosassone chiamano “cherry picking” ovvero la selezione delle ciliege. Questo metodo può essere usato per avvalorare qualunque teoria controversa o stravagante. Consiste nel enfatizzare dei dati che possono far comodo per avvalorare la teoria che si vuole portare avanti e ignorare completamente tutto ciò che può contraddirla e cucito il tutto per costruire un’argomentazione distorta e fuorviante. Dire ciò che fa comodo e taccio che non lo è, dicendo solo parti di verità. Faremo un viaggio e affronteremo tutti gli argomenti principali contenuti nei libri e nelle conferenze di Biglino. Non è necessario affrontare tutti gli argomenti, ma confutando gli argomenti principali è sufficiente a far crollare le sue tesi. Come in un castello di carte, muovendo la base crolla tutto, così anche confutando gli argomenti principali, crolla anche tutto il resto. Lo scopo di questa sezione del blog non è quello di dichiarare che gli alieni non esistono, ma quello di dimostrare che la Bibbia non parla di astronavi o tecnologie fantascientifiche e Dio non è un alieno in carne e ossa.


[1] Lingua sumera – Wikipedia

REQUISITI PER FARE OPERE BUONE GRADITE A DIO

  • Agli occhi dell’uomo tutte le opere sembrano pure, ma chi scruta gli spiriti è il Signore (PR 16,2)
  • Molti sono gli adulatori dell’uomo generoso, e tutti sono amici di chi fa doni (PR 19,6)

Noi tutti sappiamo che fare opere buone è giusto e riflette l’amore che abbiamo per il prossimo che a sua volta proviene dall’amore che abbiamo per Dio. Bisogna però fare molta attenzione alle opere che compiamo. Ci sono infatti, tre requisiti perché un’opera sia gradita a Dio. Senza questi requisiti cadiamo nel peccato di ipocrisia, e non si riceverà nessuna ricompensa dal cielo per quell’opera. Prima di tutto deve essere un’opera fatta con gioia e senza risentimento. Ad esempio se diamo un’elemosina a un povero che magari è un po’ insistente e poi pensiamo: Ah cavoli, con quei soldi però avrei potuto comprare quello e quell’altro e ci sentiamo scocciati per aver donato qualcosa a qualcuno; devi sapere che donare con questo spirito è sbagliato, piuttosto è meglio non donare niente, non dobbiamo sentirci obbligati a farlo; Dio non vuole degli schiavi, ma degli amici. Quindi ciascuno dia secondo quanto ha deciso il suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia (2Corinzi 9,7). Se si tratta di un servizio o un aiuto richiesto non farlo con un tono scocciato, ma con amore perché così è gradito a Dio e così fa stare bene anche a noi. Il secondo requisito è dare senza contraccambio. Se diamo dei soldi a qualcuno o aiutiamo una persona e lo facciamo per poi aspettarci che anche l’altra persona faccia lo stesso con noi, allora non è un opera che Dio potrà darti una ricompensa nei cieli perché in quel caso fai del bene solo per poterlo ricevere, come se ci fosse uno scambio di merci, e questo sono le tipiche cose che fanno le persone che non credono; dare e poi pretendere di ricevere. Ho sentito tante volte dire: <<Nessuno fa niente per niente>>; questo è quello che pensa il mondo. Fare opere buone ma solo per ricevere qualcosa in cambio o per interessi. Nicolò Machiavelli, nei suoi libri insegna che il fine giustifica i mezzi. Se dunque per raggiungere un obbiettivo bisogna fare del male, allora non bisogna avere scrupoli per fare del male. Ma se per un obbiettivo bisogna fare del bene, allora ben venga anche fare del bene. Quello che ci sarà dietro a quella opera buona non sarà l’amore, ma solo interessi. Non fare opere buone solo per averne vantaggio personale perché se dai qualcosa a qualcuno e sai che lui non potrà mai restituirti il favore allora sarà Dio a darti la ricompensa, dare dei soldi a un bisognoso è come fare un prestito a Dio, e lui te lo restituirà con gli interessi, la stessa cosa vale per un servizio; infatti è bene sapere che chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà (2Corinzi 9,6). Se faremo molte opere buone, raccoglieremo molto frutto, al contrario se faremo poche opere buone, raccoglieremo ben poco. La terza cosa è fare le opere dando sempre gloria a Dio e non fare in modo di prenderci la gloria noi. Se noi facciamo un’opera buona davanti a degli altri credenti e quando lo facciamo, ci sentiamo complimentare per l’opera compiuta e ci vantiamo per il fatto di essere più buoni di altri allora sarà già quella la ricompensa perché in quel caso facciamo un’opera buona solo per sentirci dei complimenti; non per  amore e fare un’opera in onore a Dio. Perché in questo modo il nostro cuore si riempirà di orgoglio e inizieremo a sentirci più buoni e più giusti degli altri, perdendo così il valore dell’umiltà, rischiando di cadere nella superbia. Quando si fa un offerta piuttosto è meglio essere da soli, così nessuno si potrà complimentare con noi. Ma Dio che vede anche ciò che è nascosto ci darà la ricompensa. È meglio ricevere onori da Dio che agli uomini.  Se invece ci troviamo con persone non credenti e in quel caso fare un’opera buona non ci porterebbe a ricevere complimenti allora è meglio farla per dare l’esempio e se si ricevono critiche, non sono da prendere in considerazione. Sono da prendere in considerazione solo le critiche di chi è giusto e segue la parola di Dio. Se riceviamo dei grazie bisogna rispondere che deve piuttosto ringraziare Dio perché è stato lui aver fatto l’opera buona attraverso me è quindi è lui che bisogna ringraziare In questo modo inviti gli altri a dare gloria a Dio e questo è buono. Per evitare che il vostro cuore non diventi superbo dite anche: tutto quello che ho fatto, voi lo potete fare meglio. Queste sono le opere gradite a Dio. È giusto compiere opere buone, bisogna però vedere le motivazioni che ci stanno dietro e queste opere. Quando qualcuno compie opere buone, ma lo fa non rispettando queste tre regole, nel linguaggio biblico si chiamano “le opere della carne”. Purtroppo ci sono molti cristiani che offrono a Dio queste tipo di opere, ma non sono gradite a lui, e sono una pessima testimonianza davanti al mondo ed è per questo che molti atei pensano che i cristiani siano ipocriti, ma i veri credenti fanno le opere rispettando questi requisiti e sono di una grande testimonianza davanti al mondo. Arriverà il giorno, come dice anche il Vangelo, che alcune persone si presenteranno a Dio dicendo che hanno creduto in lui e che hanno compiuto delle opere buone. Lui però risponderà: << si è vero, le avete fatte, ma solo per glorificarvi o per interessi personali e non per amore e la mia gloria >>. Dirà poi a loro:  << Via da me, gente che operate l’iniquità >>. Gesù disse: senza di me non potete far nulla (Giovanni 5,5). A questo punto un non credente potrebbe dire: <<Come sarebbe a dire che senza Dio non posso fare nulla; anche io posso fare delle opere buone, non sono una prerogativa del cristianesimo>>. Certamente che anche un ateo può fare delle opere buone, ma quello che Gesù intende è fare opere buone gradite a Dio. Per ogni opera che si fa bisognerebbe analizzare qual è il motivo che stimola a compiere questa opera. Ad esempio se è per  amore o per interessi o vanagloria? Se è per amore per i prossimo va bene, ma se non è per quello allora è ipocrisia.

DEDICARE TEMPO PER IL SIGNORE

  • Io amo coloro che mi amano e quelli che mi cercano mi trovano (PR 8,17)

Questo versetto che è riportato qui sopra è molto simile a Deuteronomio 7,29: Se mi cercherai con tutto il cuore, mi troverai. Qui è sempre Dio che parla attraverso i profeti o i re di Israele come Davide che l’ha amato per tutta la via, e anche se la Bibbia è scritta nel corso di millenni, è sempre coerente perché Dio non cambia, è sempre lì pronto ad amarci e perdonarci e chi lo cerca senza sosta, si farà trovare e la presenza di Dio non verrà mai a mancare. Il credente fa buon uso del suo tempo (Efesini 5,15), così anche noi dobbiamo impegnarci a trovare il tempo da dedicare a Dio, che può essere pregare, leggere il Vangelo o ascoltare una predica cristiana, che sia dal vivo o sul web. Soprattutto nei nostri tempi è difficile trovare spazio per Dio, ma ogni sforzo è grandemente ripagato e ogni fatica che dedichiamo a Lui non è mai vana (1Corinzi 15,58). Per un ateo il tempo per Dio è uno spreco, ma per il credente è un momento che ciba lo spirito e ci fa cambiare interiormente. Se questo tempo è passato bene, la pace del Signore sarà in noi e la sua conoscenza di Dio aumenterà sempre più, questa è un’arma per sconfiggere le tentazioni e le bugie di satana. Consiglio anche di dedicare ogni tanto un itero pomeriggio al signore, per pregare, meditare su se stessi, fare un esame di coscienza e riflettere a che punto è il cammino con Dio e capire che cosa di vuole da te. Chi ama Dio e ha sperimentato che vivere una vita cristiana è appagante, possiede una grande sete di conoscenza di Dio. Il Signore è sempre disposto a soddisfare la nostra sete di Dio; chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto (Luca 11,9-10). È cosa buona prima di leggere la scrittura dedicare prima un momento di preghiera affinché quello che si leggerà sarà capito e andrà dritto nel tuo cuore per portare frutto in opere buone, è anche utile trovare qualcuno che sappia spiegare la parola di Dio che non è sempre di facile comprensione in quanto è scritta in un contesto storico e culturale molto diverso dal nostro e quindi è per avere una comprensione del testo più completa. Se cercherete il Signore ogni dubbio o argomento della scrittura che non vi sarà chiara; il Signore farà luce su di essa ed eliminerà ogni dubbio e ogni per domanda cercate e pregate e otterrete la risposta; anche le parti della scrittura che pensate di sapere già, riuscirete a vederle anche sotto altri punti di vista. Dedica perciò del tempo da mettere tutte le preoccupazioni e i problemi da parte, svuotare la mente e concentrarti su Dio, posare lo sguardo su di Lui e non pensare alle scocciature, alle persone che possono farci star male, ai problemi finanziari e a tutto ciò che può portare negatività alla giornata, perché se penserai a queste cose genererai spazzatura nel tuo cuore che ti rovinerai la giornata; invece pensare al Signore, pregare intensamente e affidare i problemi a Lui ti porterà ad alleviare il molto stress che si accumula durante la giornata e vedrai che starai molto meglio. Satana non vuole assolutamente che dedicate del tempo a Dio e cercherà di indurci dei pensieri o a fare qualcosa che di per se non sono negative ma hanno lo scopo di farci perdere tempo affinché a fine giornata ci accorgeremo che non abbiamo dedicato del tempo a Dio. Bisogna fare anche attenzione a questo e chi è credente cerca sempre del tempo per Dio. Il non credente di aprire la Bibbia non interessa affatto e rimane completamente ignorante sulla scrittura. Farà una vita pesante e travagliata; è possibile che abbia sempre avuto una Bibbia in casa, lasciata li a prendere polvere, non sapendo che la soluzione a tutti i suoi problemi e le sue preoccupazioni sono contenute li dentro. Ha quindi solo ricordi di catechismo e per sentito dire, ma anche quelli non sono sempre da sottovalutare perché è possibile che al momento giusto riaffiorino per chiedere aiuto al Signore in un momento di difficoltà, e il Signore risponde sempre e chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato (Gioele 3,5). Ho letto diverse testimonianze di persone completamente lontane da Dio, ma in un delicato momento della vita, perse tutte le speranze si ricordano del Signore, e se la preghiera è fatta con fede, riceveranno il suo aiuto. Questo può aprire le porte di una possibile conversione e se avverrà si ricorderà finalmente di quella Bibbia che è sempre stata lasciata lì, insieme agli altri libri e chissà se riceverà da Dio una sete di conoscenza affinché la apra e inizi a meditare su di essa.

AVERE FIDUCIA IN DIO

  • Chi disprezza la parola si rende debitore, chi rispetta un ordine viene ricompensato (PR 13,13)
  • Confida nel Signore con tutto il cuore e non affidarti alla tua intelligenza, riconoscilo nei tuoi passi ed egli appianerà i tuoi sentieri (PR 3,5-6)

La migliore definizione di fede è quella data dall’apostolo Paolo: La fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono (Ebrei 11,1). La parola fede deriva dalla parola fiducia; applicata a Dio è la fiducia che abbiamo per le cose che il Signore ha detto tramite la scrittura e che Dio agirà in base a ciò che ha detto nella sua parola. Quando abbiamo qualunque problema o ansia, nella parola di Dio c’è qualunque soluzione al tuo problema, bisogna però avere fiducia che la Bibbia possa risolvere le nostre difficoltà e per far questo si passa sempre dalla preghiera per usare la fede. Chi invece non si fida o non crede in Dio, cercherà di risolvere il problema con altri mezzi e solo con i propri sforzi rendendo la vita difficile e travagliata. Le persone che sperimentano di più la fiducia in Dio sono i poveri, perché avendo scarsi mezzi di sussistenza e non potendo contare sulle ricchezze materiali è più facile che si affidino a lui, e Dio non li abbandonerà mai, non moriranno mai di fame, perché avranno confidato in Dio e chiunque crede in lui non sarà deluso (Isaia 28,16); il Signore li farà trovare persone che si occuperanno di loro. Gesù ci insegna che non bisogna mai preoccuparsi di ciò che mangerai domani o come ti vestirai. Il Signore sa che hai bisogno di tutte queste cose, e se si prega e si confida in Lui e si cerca il regno di Dio allora queste cose non verranno mai a meno. Questa è la fede che Dio gradisce ovvero fidarsi cecamente di Lui anche quando sembra che non ci sia speranza. Anche chi ha soldi, può avere fiducia in Dio, ma il povero lo sperimenta sulla propria pelle invece chi ha soldi è più facile che confidi nelle cose materiali. È sbagliato anche pensare che un povero automaticamente abbia fiducia in Dio, può anche farsi dominare da satana e iniziare a rubare proprio con la scusa che si è poveri, ma chi ha fiducia in Dio questo non lo fa. Allo stesso modo una persona benestante può amare profondamente Dio e avere fiducia in lui. La fede è un dono di Dio che dona a prescindere di come sei e cosa hai; ma a tutti è stata donata una misura di fede diversa, siamo noi che scegliamo se questa fede la dobbiamo rivolgere a Dio o no, ma una cosa è certa: Senza fede è impossibile piacere a Dio; chi infatti si avvicina a Dio, deve credere che egli esiste e che ricompensa coloro che lo cercano (Ebrei 11,6). Se sentiamo che la nostra fede è un po’ scarsa, è bene sapere che non possiamo fare nulla con i nostri sforzi per accrescerla, l’unico modo è pregare il Signore, in ogni situazione: Dobbiamo pregare in tempi di avversità, per non divenire infedeli e increduli. Dobbiamo pregare in tempi di prosperità, per non divenire vanagloriosi e orgogliosi. Dobbiamo pregare in momenti di pe­ricolo, per non divenire timorosi e dubbiosi. Dob­biamo pregare in momenti di sicurezza, per non divenire presuntuosi e tutto questo affinché la nostra fede possa crescere nel nostro cuore in modo che possiamo usarla, ad esempio  se si è malati e i medici dicono che non c’è speranza di guarigione, anziché abbattersi nella tristezza, se si ha fiducia in Dio ed è la volontà di Dio che guarisca, quella persona guarirà. Lo sbaglio che fanno a volte alcuni credenti è di affidarsi a Dio solo quando tutte le altre vie hanno fallito e si sentono senza speranza; bisogna invece confidare in Dio fin dall’inizio in questo modo si risparmieranno molte sofferenze ed esse fin da subito saranno in pace con se stessi. L’associazione atei, agnostici e razionalistici dicono che non c’è bisogno di credere in un Dio per pensare in maniera positiva. Ora, finché la vita va tutto bene è facile pensare in maniera positiva, ma se un giorno un medico dicesse che mancano solo 3 mesi di vita oppure se si perde il lavoro e si è indebitati fino al collo, voglio vedere come fanno ad essere positivi, se non si prega e non si ha fiducia in Dio e si pensa che tutto dipende solo da noi, allora non c’è speranza. Per questo molti atei nei momenti di grossa difficoltà si suicidano, perché pensano che non c’è speranza e non hanno fiducia in un Dio che vuole salvarli da questa situazione e portarli con se. Molti pensano che avere fede sia solo credere nell’esistenza di Dio; questo però non è gran cosa, anche i demoni sanno che Dio esiste e tremano alla sua presenza; molti purtroppo non arrivano neanche a questo, ma solo credere che Dio esiste non è sufficiente, avere fede significa fidarsi di Dio e delle sue promesse, di conseguenza fare la sua volontà. Tutte le persone che hanno una sana fede sono considerati figli di Dio e il Signore opera con chi cammina con loro e alla fine dei tempi erediteranno il regno di Dio.