DIFFERENZE DI CULTO TRA YHWH E GLI DEI PAGANI

In questa parte vedremo le differenze tra il culto che gli ebrei rivolgevano a YHWH e il culto che i popoli pagani vicini ad Israele rivolgevano alle loro divinità. L’obbiettivo è sfatare quel mito predicato dai fan della paleastronutica e dall’ateismo anticlericale dove sostengono la mancanza di differenza tra i culti delle religioni pagane e l’ebraismo. Ho analizzato tre grandi differenze che dimostra come l’ebraismo, il suo culto, il modo in cui vuole essere adorato, i suoi principi, sono qualcosa di veramente unico e talvolta diametralmente opposto in tutto il medio oriente e in tutto il mondo, questa può essere una dimostrazione come la Bibbia vada al di là di un opera di origine umana.

  1. IDOLATRIA

PAGANESIMO:

Come già detto in precedenza i pagani adoravano le statue, ma tra un popolo e l’altro non c’era nessuna differenza; quello che cambiava era il nome della divinità e la forma della statua. Potevano adorare non solo la divinità nazionale ma anche altre divinità straniere, non c’era nessun problema, i demoni non sono gelosi tra di loro.

YHWH:

Per gli ebrei l’idolatria era assolutamente proibita, considerandolo il peccato più grave che potevano commettere. Lo troviamo in Esodo 20,3-4 non avrai altri dei di fronte a me.  Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Il motivo lo troviamo in Deuteronomio 4,13-19: Poiché dunque non vedeste alcuna figura, quando il Signore vi parlò sull’Oreb dal fuoco, state bene in guardia per la vostra vita. Dio è trascendente non un essere visibile in carne e ossa, per questo motivo che non è possibile raffigurare Dio con una statua. Tramite Mosè Dio si è manifestato con una voce, per quello che nel vangelo di Giovanni troviamo scritto che “il verbo si è fatto carne” riferito alla voce di Dio predicata da Gesù Cristo. Durante la storia di Israele, il popolo più volte commette peccato di idolatria verso divinità pagane, questo perché influenzati negativamente dai popoli circostanti, sedotti da usanze e credenze sbagliate. Certamente non si presentavano fisicamente davanti agli alieni ELOHIM per chiedere favori come sostiene Biglino. Tra l’altro, parlando di questo argomento Biglino nelle conferenze parla di come il cattolicesimo sia un culto idolatrico, in quanto nelle chiese sono presenti le statue della madonna o dei santi. Questo viene anche condiviso dalle denominazioni protestanti. Le statue nelle chiese cattoliche non hanno nulla a che fare con l’idolatria dell’antico testamento in quanto nell’antichità si adoravano le statue considerando esse degli dèi, nel cattolicesimo si sa benissimo che quelle statue sono fatti di materia e non sono degli dèi piuttosto semplici rappresentazioni artistiche di Gesù, Maria e i santi. Se i cattolici adorassero le statue in quanto dèi, allora li si che sarebbe idolatria, cosa che invece non accade.

  • SACRIFICI.

PAGANESIMO:

ANIMALI:

È noto come tutti i popoli pagani adorassero divinità che comportava la pratica di sacrifici animali. Lo scopo era oltre ad onorare la divinità, chiedere ad essa qualsiasi cosa, come la prosperità materiale e altre benedizioni per se stessi. I satanisti oggi giorno praticano la stessa cosa: nelle messe nere di un certo rilievo vengono usati degli animali che dopo essere sgozzati vengono bruciati nel fuoco e gli scopi sono gli stessi dei popoli pagani: prosperità materiare, piacere carnale e perfino una eventuale maledizione per colpire qualcuno che lo ritengono nemico. Il sacrificio serve perché secondo i satanisti è un modo per consegnarti nelle mani dei demoni in modo che abbiano l’autorità spirituale per esaudire la richiesta e allo stesso tempo genera una potenza che i demoni possono utilizzare a tuo favore. Questo modo di ricevere qualcosa in modo soprannaturale senza chiedere a Dio funziona, altrimenti avrebbero smesso già da molto tempo e lo si può vedere nelle testimonianze delle persone che sono riuscite a uscire dal giro. L’uomo viene tentato nel chiedere ai demoni perché ritengono che possano date quello che Dio non può dare: soldi, piaceri egoistici e maledizioni. C’è da dire che prima di tutto i demoni non sono onnipotenti, quindi non è detto che veramente abbiano la possibilità di soddisfare le richieste e anche se lo facessero sarebbero da pagare a caro prezzo. Se i demoni lo fanno è per assicurarsi di ridurre quest’anima alla totale schiavitù e portarlo l’inferno dopo la morte. Gli ex satanisti che vogliono tornare a Dio hanno molti problemi nel farlo, soprattutto chi ha il loro cuore non così puro, satana non ti lascia andare via tanto facilmente.

UMANI:

I popoli pagani compivano anche i sacrifici umani. C’era in particolare  una divinità pagana a cui si rivolgevano per questi tipi di sacrifici: Moloch, ritenuto dai Cananei un dio, la sua sede di culto era la valle della Geenna, alla base del monte Sion su cui sorgeva il primo nucleo di Gerusalemme. Gli venivano tributati sacrifici umani di bambini, che dopo essere stati sgozzati, erano bruciati in olocausto in un fuoco tenuto costantemente acceso in suo onore. Col tempo Moloch divenne il nome del rituale durante il quale venivano bruciati bambini in nome anche ad altre divinità soprattutto i figli primogeniti. Questa pratica si diffuse in tutto il medio oriente. Israele era circondato da queste popolazioni. Secondo i rabbini, i cartaginesi, una popolazione che discende dai fenici (attuale libano) avrebbero compiuto questi sacrifici collocando dei bambini nelle mani di questa grande statua metallica con la testa di un toro, posta in santuari chiamati tofet, e da vivi avrebbero acceso il fuoco fino a consumarli completamente mentre il rullo dei tamburi avrebbe impedito di udire le loro strazianti grida di dolore. I satanisti oggi giorno praticano la stessa cosa solo con una modalità un po’ diversa. Non potendo fare sacrifici di bambini essendo considerato un reato di omicidio attuano il loro sacrificio con un feto abortito a pochi mesi dalla nascita con la complicità di una donna satanista che si presta a questo rituale. Un medico abortista facente sempre parte della setta applica l’aborto e a volte alcune sataniste si mettono a mangiare il feto, quello che resta viene consumato dal fuoco. In questo modo si possono fare sacrifici umani aggirando la legge umana di alcune zone degli USA secondo la quale finché non avviene il parto, il feto non è considerato un bambino. Vengono applicati i sacrifici umani perché  considerati molto più potenti dei sacrifici animali. Questa è solo una legge umana, per Dio che sia un feto o un bambino appena nato non fa nessuna differenza. Quando fu eletto il presidente Trump negli USA, essendo considerato un prolife ha acceso un senso di ansia tra i satanisti americani. In un articolo sulla stampa, un gruppo di satanisti si dissero preoccupati dal fatto che Trump potesse limitare gli aborti, considerati per loro dei riti sacri.

il sacrificio di un bimbo al Dio Moloch

YHWH:

ANIMALI:

Anche gli ebrei facevano sacrifici animali, ma in maniera completamente diversa dai pagani. C’erano diversi tipi di sacrifici: Le offerte spontanee come riconoscimento che ogni cosa viene da Dio (Numeri 29,39). I sacrifici durante le festività per indicare che anche quelle vengono da Dio. I sacrifici per il peccato per riconciliarsi con Dio nel caso qualcuno inavvertitamente, ovvero per negligenza o superficialità  avesse peccato per errore riguardo a cose consacrate al Signore, o avesse fatto senza saperlo una cosa vietata, o avesse commesso infedeltà verso il Signore per atti deliberati nei confronti del prossimo, quali il furto, l’inganno e l’estorsione. In ogni caso per tutti i sacrifici era necessario presentarsi con l’offerta a cuore puro e pentito per aver commesso un eventuale peccato. Anche Gesù ne parla quando dice che prima di presentare un offerta a Dio bisogna prima riconciliarsi con il proprio fratello (Matteo 5,23) perché l’obbedienza è più importante del sacrificio (1Samuele 15,22). I sacrifici da come vengono descritti nella Torà avevano senso in un contesto dove gli ebrei amavano Dio e la sua giustizia con tutto il cuore, di conseguenza anche il prossimo tuo come te stesso. Senza opere di giustizia i sacrifici non avevano alcun senso, era solo pura ipocrisia. Questo lo si può leggere in due versetti dell’antico testamento di cui riporto qui sotto: Isaia 1,11-17 e in Amos 5,22-24. Anche nel nuovo testamento i farisei adoperano un medesimo atteggiamento nei confronti di Dio.

«Perché mi offrite i vostri sacrifici senza numero?
– dice il Signore.
Sono sazio degli olocausti di montoni
e del grasso di pingui vitelli.
Il sangue di tori e di agnelli e di capri
io non lo gradisco.
(11)

Lavatevi, purificatevi,
allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni.
Cessate di fare il male,
imparate a fare il bene,
cercate la giustizia,
soccorrete l’oppresso,
rendete giustizia all’orfano,
difendete la causa della vedova».
(16-17)

Amos 5,22-24

anche se voi mi offrite olocausti,
io non gradisco le vostre offerte,
e le vittime grasse come pacificazione
io non le guardo.
Lontano da me il frastuono dei vostri canti:
il suono delle vostre arpe non posso sentirlo!
Piuttosto come le acque scorra il diritto.

Da questi versetti si può notare l’abissale differenza dei sacrifici pagani, basati unicamente sulla superstizione, con i sacrifici nel giudaismo basati nel onorare Dio e nel perdono dei peccati, un concetto estraneo nel mondo pagano in quanto totalmente carente di principi morali, come giudicare con giustizia, proteggere i deboli e le norme riguardo la purezza sessuale. Anche Gesù nel nuovo testamento parla dei 2 più grandi precetti che stanno alla base della torà e dell’insegnamento dei profeti, molto più importanti dei sacrifici: ama Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte la forze (Deuteronomio 6,4) e nei confronti del prossimo la semplice regola: amare il prossimo tuo come te stesso (Levitico 19,18). I sacrifici non erano un mezzo per ottenere benedizioni materiali come facevano i pagani, perché le benedizioni sono un dono gratuito di Dio che elargisce a seconda della devozione e dell’obbedienza alla legge di Mosè. I sacrifici potevano solo coprire il peccato  per questo come dice Genesi 22,8: Sarà Dio stesso a procurare un agnello per l’olocausto e così ha fatto, mandando Gesù sulla croce come olocausto per il perdono dei peccati per le persone che decidono di dare il suo cuore a lui e seguire i suoi insegnamenti; da qui si può vedere come il sacrifici fatti a YHWH erano solo una prefigura del sacrificio che Dio avrebbe eseguito in favore dell’uomo. In conclusione chi paragona i sacrifici animali dei pagani con i sacrifici animali nel giudaismo dicendo che erano uguali fa un ragionamento superficiale senza analizzare bene le scritture che parlano a riguardo.

YHWH:

UMANI:

Nel giudaismo a differenza da come dicono i “liberi pensatori” come Biglino, non si parla mai di sacrifici umani, anzi se ne parla in maniera negativa invitando gli israeliti e non imitare i popoli vicini che commettono queste atrocità. Lo si può leggere in maniera chiara ed esplicita in Deuteronomio 12,30-31: guardati bene dal lasciarti ingannare seguendo il loro (popoli pagani) esempio, dopo che saranno state distrutte davanti a te, e dal cercare i loro dèi, dicendo: «Come servivano i loro dèi queste nazioni? Voglio fare così anch’io». Non ti comporterai in tal modo riguardo al Signore, tuo Dio; perché esse facevano per i loro dèi ciò che è abominevole per il Signore e ciò che egli detesta: bruciavano nel fuoco perfino i loro figli e le loro figlie in onore dei loro dèi. Un altro riferimento lo troviamo in Geremia 7,31: Hanno costruito le alture di Tofet (santuari pagani) nella valle di Ben-Innòm, per bruciare nel fuoco i loro figli e le loro figlie, cosa che io non avevo mai comandato e che non avevo mai pensato. Qui Geremia parla di come il popolo di Israele è caduto talmente in basso da odorare divinità pagane invece del Signore, facendo addirittura sacrifici umani e sottolinea il fatto che nessun versetto della Torà permette o autorizza un sacrificio umano. Durante il regno di Giosia, un re molto devoto a YHWH fece distruggere tutti i santuari usati da quegli ebrei che si erano allontanati da YHWH: Giosia rese impuro il Tofet, che si trovava nella valle di Ben-Innòm, perché nessuno vi facesse passare il proprio figlio o la propria figlia per il fuoco in onore di Moloch (2re 23,10). Sembra che sia sufficientemente chiaro che i sacrifici umani non erano ammessi, ma allora perché Biglino continua a dire che venivano praticati ugual modo ai popoli pagani? Per convincere le persone nei suoi libri cita questo versetto: Signore disse a Mosè: «Consacrami ogni essere che esce per primo dal seno materno tra gli Israeliti: ogni primogenito di uomini o di animali appartiene a me».(esodo 13,1), commentando che i primogeniti di ogni famiglia dovevano essere sacrificati a YHWH. Quando si dice che “appartiene a” parla di sacrificio, ma si “dimentica” di citare Numeri 18,15: Ogni essere che nasce per primo da ogni essere vivente, offerto al Signore, sia degli uomini sia degli animali, sarà tuo; però farai riscattare il primogenito dell’uomo. I primogeniti dei figli d’Israele dovevano essere riscattati attraverso pagamento di una cifra in denaro, di fatto non avveniva nessun sacrificio umano. Infatti anche Gesù che era primogenito fu riscattato (Luca 3,22-24). In realtà quel versetto lo cita, ma in un angolino, molte pagine prima sperando che il lettore non faccia il dovuto collegamento. Di fatto Biglino contraddice se stesso. Se poi alcuni israeliti hanno di fatto commesso sacrifici umani, lo hanno fatto violando gli insegnamenti di Dio nella Torà, non per niente Dio ha permesso l’esilio in Babilonia del popolo d’Israele.

  • PROSTITUZIONE SACRA.

PAGANESIMO:

Un’altra caratteristica delle religioni pagane era la pratica della prostituzione sacra, un rituale che si svolgeva all’interno del tempio pagano e consisteva nel consumo di rapporti sessuali con queste prostitute consacrate al dio pagano dietro somma di denaro che andava rimpinguare il tesoretto del tempio. A differenza delle altre forme di prostituzione, chi consumava questi rapporti lo faceva anche come forma di adorazione al dio pagano di turno. I rapporti potevano avvenire anche sottoforma di orge, sia omosessuali che eterosessuali. Gli israeliti erano spesso tentati nel frequentare queste pratiche nei templi pagani, esattamente come i credenti di oggi sono tentati dalla pornografia e da una vita sessuale dissoluta. Un esempio lo troviamo in Numeri 22 dove un alto numero di israeliti commettono fornicazione con delle donne Moabbite. Il termine usato è LIZNUT לִזְנוֹת, indica chiaramente la prostituzione, dissolutezza e lussuria. Queste donne successivamente porta gli israeliti  anche a commettere idolatria davanti a Baal. Per questo motivo gli israeliti trasgredendo il primo comandamento adoravano altri dèi pagani; le pratiche sessuali perverse erano un trampolino di lancio verso l’idolatria.

YHWH:

Nella Bibbia questa usanza era assolutamente vietata, Non era in nessun modo considerato un mezzo di adorazione verso YHWH, lo si può leggere in Deuteronomio 23, 17-18: Nessuna delle figlie di Israele deve essere una KADESHAH, (termine ebraico per indicare la prostituta sacra)  né nessuno dei figli di Israele deve essere un KADESH (termine al maschile). Non porterai il noleggio di una prostituta o il salario di un cane nella casa del Signore il tuo Dio per ripagare un voto, entrambi questi sono un abominio per il Signore tuo Dio. Nonostante questo versetto è chiarissimo nel indicare la prostituzione sacra un abominio “i liberi pensatori” sostengono che anche nel giudaismo questa ritualità veniva praticata, in particolare Biglino parla di come nel primo libro di Samuele 2,22 i figli del sommo sacerdote Elì frequentavano prostitute nel tempio, aggiungendo inoltre un suo commento personale: <<Per la carità, facevano bene, non sono un moralista, però la chiesa non dica che la prostituzione va in contrasto con la Bibbia>>. In un intervista ha aggiunto che secondo lui le prostitute svolgono un servizio positivo nella società moderna, in questo modo gli uomini hanno modo di sfogarsi evitando che commettano abusi e stupri nei confronti di altre donne. Da un agnostico come Biglino sono parole di cui non c’è da stupirsi. In realtà leggendo l’intero capitolo si vede chiaramente come il comportamento di questi figli di Elì era riprovevole agli occhi di Dio e lo stesso padre li rimproverava ma loro non l’ascoltavano. Riguardo questa parte della Bibbia ne parleremo a breve. Quindi la Bibbia non consente affatto la prostituzione, anzi lo ritiene un abominio.

LE ORIGINI DEGLI DEI PAGANI

Nel articoli precedenti abbiamo analizzato alcuni attributi di Dio, il Dio d’Israele, la sua unicità, trascendente ed eternità. Ora, inizieremo ad analizzare le identità di questi presunti “altri dèi” che gli altri popoli adoravano:

  1. ELEMENTI NATURALI

I popoli pagani identificavano gli elementi e i fenomeni naturali come divinità, questo anche a causa dell’ignoranza scientifica dell’epoca di spiegare questi fenomeni. Questa tipologia di culto ne parla la Bibbia in Sapienza 13,1-9.

Davvero vani per natura tutti gli uomini
che vivevano nell’ignoranza di Dio,
e dai beni visibili non furono capaci di riconoscere colui che è,
né, esaminandone le opere, riconobbero l’artefice.
Ma o il fuoco o il vento o l’aria veloce,
la volta stellata o l’acqua impetuosa o le luci del cielo
essi considerarono come dèi
, reggitori del mondo.
Se, affascinati dalla loro bellezza, li hanno presi per dèi,pensino quanto è superiore il loro sovrano,
perché li ha creati colui che è principio e autore della bellezza.

In questo brano l’autore con ironia e sarcasmo parla della stoltezza di alcuni popoli nel adorare gli elementi naturali come il fuoco o il vento ed evidenza l’incapacità di questi popoli di riconoscere la loro qualità di creature e quindi dar gloria al creatore. Non a caso il Signore ha istruito il popolo di Israele, nel tempo dell’ignoranza con queste parole: Quando alzi gli occhi al cielo e vedi il sole, la luna, le stelle, tutto l’esercito del cielo, tu non sia trascinato a prostrarti davanti a quelle cose e a servirle (Deuteronomio 4,19). Era quindi considerato peccato adorare gli elementi naturali; lo ribadisce anche Deuteronomio 17,3: e che vada e serva altri dei e si prostri davanti a loro, davanti al sole o alla luna o a tutto l’esercito del cielo, contro il mio comando. Un altro riferimento lo troviamo anche in Giobbe 31,26-28: se vedendo il sole risplendere e la luna chiara avanzare, si è lasciato sedurre in segreto il mio cuore e con la mano alla bocca ho mandato un bacio, anche questo sarebbe stato un delitto da tribunale, perché avrei rinnegato Dio che sta in alto. Sta dicendo che se avesse riconosciuto come divinità elementi come il sole o la luna e per onorarli li avesse mandato un bacio, quello sarebbe già stato un peccato grave, perché trasgredirebbe il primo comandamento: Non avrai altro Dio all’infuori di me!  Per gli ebrei gli elementi naturali sono parte del creato che riflettono la gloria di Dio (Siracide 43).

2.     STATUE

I popoli pagani erano soliti adorare statue fatte di legno, argilla, pietra o metallo come divinità. Di questa tipologia ne parla la Bibbia in Sapienza 13:

Infelici anche coloro le cui speranze sono in cose morte
e che chiamarono dèi le opere di mani d’uomo,
oro e argento, lavorati con arte,
e immagini di animali,
oppure una pietra inutile, opera di mano antica.

Più avanti ironizza riguardo questi culti evidenziando la loro nullità nonostante vengano dati attributi divini, la stoltezza di chi li adora senza rendersi conto che stanno pregando qualcosa di inferiore a lui, che non è in grado nemmeno di stare i piedi da solo.


Provvede perché non cada,
ben sapendo che non è in grado di aiutarsi da sé;
infatti è solo un’immagine e ha bisogno di aiuto.
Quando prega per i suoi beni, per le nozze e per i figli,
non si vergogna di parlare a quell’oggetto inanimato,
e per la sua salute invoca un essere debole,
per la sua vita prega una cosa morta,
per un aiuto supplica un essere inetto,
per il suo viaggio uno che non può usare i suoi piedi;
per un guadagno, un lavoro e un successo negli affari,
chiede abilità a uno che è il più inabile con le mani.

Ancora prima, nel Deuteronomio 4,28 troviamo lo stesso modo di vedere gli dèi adorati dalle altre popolazioni:

Là servirete a dèi fatti da mano d’uomo, di legno e di pietra, i quali non vedono, non mangiano, non odorano.

In Genesi 31 troviamo l’episodio di Giacobbe che decide di tornare in terra di Caanan con mogli, figli e bestiame dopo che è vissuto per molti anni a casa di Labano. Rachele una delle mogli, senza che Giacobbe sapesse niente, prima di partire ruba degli idoli che suo padre Labano adorava e le nasconde nei bagagli. Labano saputo della loro partenza senza avvisare partì anche lui per raggiungerli. Quando raggiunse Giacobbe gli fece questa domanda:

Perché hai rubato i miei dèi? O come è scritto letteralmente in ebraico, i miei ELOHIM?[1] Ecco, quelli erano gli dèi che i popoli pagani adoravano, solo delle ridicole statuette, grandi o piccole poco importa. Sicuramente non esseri in carne e ossa. A volte erano delle vere e proprie truffe. Alcune persone dopo aver costruito una statua si improvvisavano sacerdoti di quel presunto Dio di pietra, li costruivano un tempietto e convincevano le persone a portare cibi di tutti i tipi nel tempio. I “sacerdoti” passando da un entrata segreta portavano via tutto il cibo per poi dire che è stata la divinità a mangiare tutto. Questo caso lo troviamo in Daniele 14 dove il re di Media Astiage chiede a Daniele il motivo per cui non adorasse il dio Bel e lui rispose:  «Io non adoro idoli fatti da mani d’uomo, ma soltanto il Dio vivo che ha fatto il cielo e la terra e che ha potere su ogni essere vivente». «Non credi tu – aggiunse il re – che Bel sia un dio vivo? Non vedi quanto beve e mangia ogni giorno?». Rispose Daniele ridendo: «Non t’ingannare, o re: quell’idolo di dentro è d’argilla e di fuori è di bronzo e non ha mai mangiato né bevuto». Da qui parte la sfida di Daniele per smascherare la truffa dei sacerdoti. I pagani credevano che i loro dèi dipendessero dagli uomini per l’approvvigiamento del cibo. Portarono il cibo nel tempio, ma subito dopo Daniele fece cospargere di cenere il pavimento del tempio in presenza del re e chiuse la porta. Il giorno dopo videro che il cibo non c’era più, ma per terra erano presenti le orme di piedi dei sacerdoti che da un passaggio secondario erano venuti a portarsi via il cibo. Il re si vede costretto a riconosce che Daniele aveva ragione.

C’erano 2 tipi di statue; quelli a forma di animali o di uomini:

 STATUE DI ANIMALI

Nella Bibbia c’è una lista degli idoli da non adorare dove vengono citate statue di animali:  la figura di qualunque animale, la figura di un uccello che vola nei cieli, la figura di una bestia che striscia sul suolo, la figura di un pesce che vive nelle acque sotto la terra;  (Deuteronomio 4,17-18). Israele cade nel peccato di idolatria quando Mosè si assenta per un certo tempo e gli Israeliti fabbricano un vitello d’oro e lo adorano attribuendoli anche il merito della loro uscita dall’Egitto (Esodo 32). Questo episodio lo ricorda anche il salmo 106,19-20. Israele cade in questa idolatria anche durante la monarchia: In Ezechiele 8,9-10 Dio mostra al profeta come i sacerdoti del tempio in segreto adorassero anche  idoli di animali illudendosi del fatto che nessuno poteva venirlo a sapere.

STATUE DI UOMINI

Anche questi compaiono nella lista degli idoli da non adorare: perché non vi corrompiate e non vi facciate l’immagine scolpita di qualche idolo, la figura di maschio o femmina, (Deuteronomio 4,16). In Sapienza 14 l’autore parla dell’origine di questo tipo di idolatria:

Un padre, consumato da un lutto prematuro,
avendo fatto un’immagine del figlio così presto rapito,
onorò come un dio un uomo appena morto
e ai suoi subalterni ordinò misteri e riti d’iniziazione;
col passare del tempo l’empia usanza si consolidò
e fu osservata come una legge.

Nel primo caso deriva dalla morte prematura di un figlio di una persona di un certo rilievo che per consolarsi, fa costruire una statua in suo onore e i suoi devoti subalterni iniziano ad adorarlo come un dio.

Anche per ordine dei sovrani
le immagini scolpite venivano fatte oggetto di culto;
alcuni uomini, non potendo onorarli di persona perché distanti,
avendo riprodotto le sembianze lontane,
fecero un’immagine visibile del re venerato,
per adulare con zelo l’assente, come fosse presente.

Nel secondo caso troviamo i casi dove gli imperatori antichi si facevano adorare come degli dèi, si facevano costruire delle statue in loro onore e invitavano il popolo a prostrarsi e offrire sacrifici a questa statua. Un caso lo troviamo in Daniele 3 dove l’imperatore babilonese Nabucodonòsor invitò tutte le alte autorità delle province per adorare la statua eretta in suo onore. Daniele e i suoi compagni non si prostrarono come tutti gli altri al segnale degli strumenti musicali, vennero dunque segnalati da alcuni caldei che andarono dall’imperatore a dire che Daniele e i suoi compagni si erano rifiutai di adorare la sua statua. L’imperatore li fece chiamare e disse a loro che se si rifiutano di adorare i sui dèi e la sua statua li avrebbe gettati nella fornace ardente. Quelli risposero non avevano nessuna intenzione di adorare la sua statua e che il Dio d’Israele li avrebbe salvati dalla fornace adente. Così Nabucodonòsor pieno d’ira li fece legare e li gettò nella fornace aumentando il fuoco 7 volte. Era così forte il fuoco che i caldei che erano li vicino morirono bruciati. Nonostante Daniele e i suoi compagni  passarono tra le fiamme, Dio tramite un intervento angelico li salvò e passarono la fornace indenni. Nabucodonòsor si vide costretto riconoscere il Dio d’Israele e la sua onnipotenza in quanto nessuna altra “divinità” avrebbe potuto fare tutto questo.

Abbiamo anche fonti extrabibliche come il filosofo greco Evemero che sostenne che le divinità pagane avessero un origine umana, leader carismatici che dopo la loro morte vennero di fatto divinizzati, col passare delle generazioni questo pensiero venne ulteriormente radicalizzato, arrivando all’adorazione di una sua statua.

3.     DEMONI

Alcuni culti pagani erano di origine demoniaca,  la Bibbia in Baruc 4,7 parla delle influenze culturali pagate che Israele ha assorbito e questo comportò l’importazione di culti religiosi stranieri e quindi l’adorazione dei loro falsi dèi: Avete irritato il vostro creatore, sacrificando ai demoni e non a Dio. Un altro versetto simile lo troviamo in Deuteronomio 32,17. Anche nel nuovo testamento Paolo, grande conoscitore della storia e dei testi ebraici sapeva che dietro al culto degli idoli si poteva nascondere una presenza demoniaca: No, ma dico che i sacrifici dei pagani sono fatti a demoni e non a Dio. Ora, io non voglio che voi entriate in comunione con i demoni; (Corinzi 10,20). Anche in questa tipologia di idolatria le persone adoravano le statue, ma a differenza di altri casi dove il culto è di derivazione umana, in questi casi sono di ispirazione demoniaca. In tutte le culture ci sono sempre stati i cosiddetti stregoni, il quale talvolta alcuni di loro erano in grado di stabilire un contatto con il mondo demoniaco tramite riti esoterici. Ancora oggi queste cose si possono fare, i satanisti lo sanno e le praticano, infatti vedremo più avanti che le opere e i riti che compivano queste popolazioni pagane nell’adorare questi culti idolatrici sono pressoché identiche a quelle dei satanisti moderni. Cambia solo la forma ma la sostanza è la stessa.

NOTA

La parola tradotta con “demoni” è SHEDIM שֵּׁדִים. Secondo Biglino non si tratta di demoni come la teologia asserisce: Corrisponderebbero agli shadu/shedu babilonesi che sono una sorta di intermediari tra gli ELOHIM e gli uomini. Nessuno studio dimostra questa correlazione tra le due parole dal punto di vista etimologico e presenza notevoli differenze di significato. Gli shadu erano considerati nella cultura babilonese dei soggetti buoni, protettori di edifici, come palazzi e templi con l’aspetto di una testa umana, corpo di leone e ali di uccello. Nelle città erano presenti numerose statue o incisioni nella tavole d’argilla diventando un simbolo mitologico della cultura babilonese. Nella cultura ebraica biblica non troviamo in nessun modo delle entità non umane che fanno da intermediari a Dio. Questo compito è dato dai profeti come Mosè, Samuele, Isaia ecc.. La radice dalla parola SHEDIM riconduce al significato di diverse parole: Disastro, catastrofe, calamità, sinistro, piaga, devastazione, desolazione e violenza. Si tratta dunque di entità chiaramente negative, portatrici di sventure. Secondo le credenze ebraiche erano dispettosi e malvagi, rovinavano i raccolti, generavano tempeste violente ecc …  Non erano affatto considerati divinità da nessuno, provenivano dagli inferi come infatti viene indicato in Deuteronomio 32,17:  Hanno sacrificato a dèmoni (SHEDIM) che non sono Dio (ELOHA). Secondo a quanto emerge dalla grammatica e dalle credenze popolari documentate si può essere certi che la traduzione di SHEDIM con “demoni” è più che corretta. Alcuni antichi ebrei come usanza rendevano culto anche a questi demoni forse perché pensavano che potessero evitare delle sventure. Mosè e altri profeti vietano fermamente queste pratiche. La Bibbia ci parla anche di altre entità demoniache chiamati Satiri, in ebraico: SA’IRIM שְּׂעִירִם. Se ne parla in levitico 17,7, Isaia 13,21 e 2cronache 11,5 secondo le credenze se le immaginavano pelosi e danzanti nel deserto.


[1] In ebraico biblico i pronomi possessivi sono dei suffissi che vengono applicati al sostantivo di riferimento. Talvolta il sostantivo in presenza dei suffissi subisce delle variazioni di sintassi

YHWH, IL DIO ETERNO עוֹלָם

Un altro principio importante sostenuto da Biglino è il fatto che nella Bibbia non esiste il concetto di eternità. La parola ebraica che i teologi traducono con eternità è OLAM che significa lungo tempo indeterminato e non eternità nel senso di un tempo senza fine. L’eternità è un concetto elaborato successivamente dalle correnti monoteistiche, ma è estraneo nella scrittura antica. Gli ELOHIM quindi erano esseri in carne ed ossa, ma vivevano molto a lungo, anche fino a 900 anni per questo gli autori scrissero questa parola. Questo viene fuori consultando il dizionario di ebraico e aramaico biblico alla parola OLAM. Nelle conferenze Biglino tira fuori tutto il suo zelo e con orgoglio apre questo dizionario e mostra a uno del pubblico quello che è scritto: Non tradurre con eternità. Biglino per prendere in giro i suoi critici, prosegue dicendo: Poi sono io che mi invento le traduzioni! Ma anche qui c’è il trucco: Il dizionario usato da Biglino è il “Dizionario di ebraico e aramaico biblico” di Philippe Reymond. Andiamo a leggere la prefazione dell’autore del dizionario in questione:

Nel 1982, dopo più di vent’anni di insegnamento di lingue semitiche e di ebraico, ho pensato di preparare questo dizionario per far fronte alle difficoltà linguistiche che gli studenti incontravano quando consultavano, con poca esperienza, i grandi dizionari tedeschi ed inglesi: il Gesenius-Buhl, il Brown-Driver-Briggs, il Koehler-Baumgartnel.

Questo dizionario non può che essere un’opera modesta, necessariamente incompiuta che non ha la pretesa di sostituirsi ai grandi dizionari, ma solo facilitarne l’accesso…

Si tratta dunque di un dizionario adatto ai principianti francofoni degli anni 80 non accurato e autorevole rispetto ai grandi dizionari dell’epoca e tanto meno ai dizionari moderni scritti secondo i gli ultimi criteri linguistici riportano tutti puntualmente, tra i vari significati, “eternità”. Chi studia l’ebraico in maniera seria e approfondita non usa certo questo dizionario, incompleto, lacunoso e obsoleto. Biglino dunque, pur di sostenere la sua teoria non si fa nessuno problema nel citare l’unico dizionario che non riporta il significato di “eternità” senza tener conto di tutti gli altri, molto più autorevoli che lo contraddicono, compreso il dizionario più autorevole: il Milon even shoshan, il dizionario scritto da ebrei madrelingua per gli ebrei stessi.

 Vediamo nel dizionario usato dal sottoscritto cosa dice della parola OLAM:

Dalla definizioni si può vedere come la parola OLAM ha molti significati: È vero che può avere il significato di un tempo indefinito, incalcolabile o di lunga durata. Ma tra i possibili significati è presente anche eterno, come appunto la teologia e gli studi accademici sostengono. Quindi dire che non esiste eternità nella Bibbia è un’altra delle tante speculazioni della paleastronutica. In ebraico esiste un altro termine che esprime il concetto di eternità ed è quindi un sinonimo di OLAM. Si tratta del termine NETSAH, vediamo la definizione nel dizionario:

Vediamo ora alcuni esempi di versetti che esprimono il concetto di eternità, contenenti o no il termine OLAM.

Salmo 90,4

Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte.

Vediamo in questo versetto come Dio abbia il controllo del tempo, quindi è eterno. Non va preso alla lettera come “ i liberi pensatori” amano sempre fare; Altrimenti se consideriamo la vita di un uomo 80 anni e consideriamo che 1000 anni per lui corrisponde un giorno verrebbe fuori che la sua vita completa è 29 milioni e 200 mila anni, un tempo un po’ lungo per una forma biologica.

Genesi 17,7 e  48,4

Stabilirò la mia alleanza con te e con la tua discendenza dopo di te, di generazione in generazione, come alleanza perenne. (OLAM)

In questo versetto come anche in genesi 48,4 si può notare come il concetto di eternità, dove in questo caso ha un inizio e non una fine viene espresso con l’espressione “alleanza perenne” e “generazione in generazione.

Esodo 12,14

Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione lo celebrerete come un rito perenne. (OLAM)

Allo stesso modo anche le festività per gli ebrei sono perenni, quindi eterne. Non a caso gli ebrei messianici, coloro che riconoscono Gesù come Messia continuano sempre a celebrare le festività giudaiche.

Isaia 40,8

Secca l’erba, appassisce il fiore,
ma la parola del nostro Dio dura per sempre.
(LEOLAM)

la parola di Dio dura per sempre, quindi eterna.

Daniele 7,13-14

Guardando ancora nelle visioni notturne,
ecco venire con le nubi del cielo
uno simile a un figlio d’uomo;
giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui.
Gli furono dati potere, gloria e regno;
tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano:
il suo potere è un potere eterno,

che non finirà mai,
e il suo regno non sarà mai distrutto.

Daniele è un profeta vissuto durante l’esilio in Babilonia. Egli fu saggio e ricco di sapienza. Uno dei modi in cui Dio parlò a lui fu tramite i sogni notturni. I sogni che provengono da Dio sono spesso molto enigmatici, ricchi di immagini e simboli da decifrare; Dio usa anche questo metodo per incentivare il credente a pregare e meditare per comprendere il sogno. Il capitolo 7 racconta uno di questi sogni dove vede uscire dal mare 4 bestie terribili che simboleggiano gli imperi che verranno in futuro dopo di che vede ”un figlio d’uomo”. Qua troviamo una delle tante profezie riguardanti  Gesù Cristo, venire tra le nubi dal cielo a governare la terra. Questa parte del libro di Daniele non è scritta in ebraico, ma in aramaico. La parola tradotta con eterno è ALAM, il corrispettivo dell’ebraico OLAM. Si possono vedere accompagnate delle espressioni verbali quali:  “che non finirà mai” e “non sarà mai”; questo indica come il termine OLAM si può ricondurre al concetto di eternità e non semplicemente a un lungo tempo indefinito.

YHWH, IL DIO TRASCENDENTE

La paleastronautica sostiene anche che la Bibbia descriva YHWH come un essere in carne e ossa e non una entità divina e trascendente che ribadiscono sia un’imposizione teologica. Ora vedremo alcuni versetti che secondo loro avvalgono questa tesi.

1 Re 11,7

Salomone costruì un’altura per Camos, obbrobrio dei Moabiti, sul monte che è di fronte a Gerusalemme, e anche per Moloc, obbrobrio degli Ammoniti.

In questo versetto Biglino afferma: Non c’è da stupirsi che il Re Salomone, considerato da tutti il re più saggio, ritenne fosse più prudente ingraziarsi anche gli altri ELOHIM che operavano nelle regioni vicini. Essendo gli ELOHIM mortali, egli sapeva bene che YHWH oggi poteva esserci e domani non più; oppure poteva semplicemente andarsene. Fece ciò per non rischiare di rimanere scoperti ed essere conquistati dalle popolazioni vicine. Anche qua si può vedere la sua male fede perché nei versetti da 1 al 6 dice completamente un’altra cosa:

Il re Salomone amò molte donne straniere, oltre la figlia del faraone: moabite, ammonite, edomite, sidònie e ittite, provenienti dai popoli di cui aveva detto il Signore agli Israeliti: «Non andate da loro ed essi non vengano da voi, perché certo faranno deviare i vostri cuori dietro i loro dèi». Salomone si legò a loro per amore. Aveva settecento principesse per mogli e trecento concubine; le sue donne gli fecero deviare il cuore. Quando Salomone fu vecchio, le sue donne gli fecero deviare il cuore per seguire altri dèi e il suo cuore non restò integro con il Signore, suo Dio, come il cuore di Davide, suo padre. Salomone seguì Astarte, dea di quelli di Sidone, e Milcom, obbrobrio degli Ammoniti. Salomone commise il male agli occhi del Signore e non seguì pienamente il Signore come Davide, suo padre.

Il regno di Israele divenne una rilevante potenza geopolitica così che alcune popolazioni vicine ritennero opportuno per convenienza politica di far sposare la propria figlia con il re Salomone. Quest’ultime ebbero un’influenza negativa su di lui che nella vecchiaia, nel periodo della vita più debole si fece convincere di far costruire altari in onore a false divinità. Non a caso il versetto 7  parla di “obbrobrio”che appunto vuol dire falso Dio. Il testo non dice che Salomone fece tutto questo per convenienza strategica essendo gli ELOHIM mortali in carne e ossa. Questa è solamente una manipolazione del testo.

Esodo 15,3

YHWH  è un guerriero, il suo nome è YHWH

Biglino punta molto su questo versetto per dimostrare che il Dio che i cristiani e gli ebrei adorano è un essere in carne e ossa. Il versetto nella sua traduzione letterale dice:

Si nota la presenza della parola “uomo” anche se nelle Bibbie in italiano non viene riportata e questa è la dimostrazione che YHWH  è un essere un carne e ossa, in particolare il versetto ci dice che era un militare di esperienza, questo spiegherebbe il motivo per cui spinge sempre Israele a far guerra ai nemici. Quello che queste spiegazione non si tiene conto è il contesto e il genere letterario. Questo versetto è all’interno di un cantico, in particolare “il cantico della vittoria” cronologicamente riportato appena il popolo di Israele attraversa il mar rosso che viene richiuso subito dopo, distruggendo così l’esercito del faraone. I cantici sono delle poesie ed è normale che siano presenti metafore e allegorie. Il versetto in questione è infatti una metafora: Non significa che YHWH è un essere in carne e ossa, ma dato il contesto cronologico e il genere letterario sta dicendo che Dio ha combattuto per loro sconfiggendo l’esercito del faraone, nessuno ha avuto bisogno di fare altro se non quello di prendere tutto e incamminarsi, non hanno dovuto armarsi e combattere per sconfiggere l’esercito del faraone ma è stato Dio che con i suoi prodigi ha fatto il ruolo di “uomo di guerra“ per loro. Un fan di Biglino risponderà che nella Bibbia non ci sono metafore, tutto va preso alla lettera, sono i teologi che si inventano la presenza di metafore per far stare in piedi la fede religiosa. Sempre nello stesso cantico, nel versetto 10 troviamo scritto: Soffiasti con il tuo alito: li ricoprì il mare, sprofondarono come piombo in acque profonde. Ora, se noi partiamo con la supposizione che YHWH è un essere in carne e ossa e nella Bibbia non ci sono metafore, in base a questo versetto dovremo pensare che un uomo con la solo forza polmonare dell’alito ha spostato un interno mare per diverse ore; da qui vediamo come la lettura puramente materialistica e letterale produce risultati grotteschi e impossibili, questo dimostra che nella Bibbia, soprattutto nei cantici le metafore sono spesso presenti e questo è il caso anche del versetto 3.

Deuteronomio 23,15

Poiché il Signore, tuo Dio, passa in mezzo al tuo accampamento per salvarti…

In questo versetto viene sottolineato il fatto che Dio passa “in mezzo” all’accampamento, nel testo ebraico compare la parola “MITHALLEK” מִתְהַלֵּךְ che significa passeggiare avanti e indietro; mostrerebbe quindi un Dio in forma antropomorfa in carne e ossa e non un Dio spirituale. La parola ebraica in questione è una forma verbale chiamata HITHPAEL voce del verbo HALAK, הָלַךְ. Sul dizionario indica tra i vari significati un camminare in senso figurato, non per forza una persona piuttosto ogni cosa che si muove, ad esempio questo verbo viene usato per il fuoco,  per le nuvole o per le stelle che non sono entità antropomorfe. Quindi usare questo verbo per dire che Dio è un essere in carne ed ossa non è appropriato. Questo versetto è all’interno di un discorso dove Mosè dice di tenere pulito l’accampamento dalle feci perché esso è un luogo sacro e merita rispetto. Biglino sostiene che questa regola è dovuta al fatto che YHWH rischiava di pestare le feci, ma questa è una pura invenzione, e non è scritto nel testo, ma i fan di questa teoria la prendono per buona lo stesso.

Esodo 34,14

Tu non devi prostrarti ad altro dio, perché il Signore si chiama Geloso: egli è un Dio geloso.

Questo versetto per un lettore non attento e poco informato può fraintendere quando legge: “un Dio geloso”. Come si fa essere gelosi di dèi fatti di pietra? Ripete costantemente Biglino. È plausibile che gli altri dèi siano del tutto paragonabili all’ELOHIM di Israele. Esseri in carne ed ossa. Diamo un’occhiata alla traduzione interlineare:

La frase tradotta: “un Dio geloso” potrebbe essere fraintesa per via dell’articolo indeterminativo che porterebbe a pensare che il Dio d’Israele sia uno dei tanti. Da come si può vedere dalla traduzione interlineare l’articolo indeterminativo non è presente nel testo ebraico, semplicemente perché in ebraico biblico non esiste l’articolo indeterminativo. I traduttori lo hanno aggiunto per dar al testo in italiano una lettura scorrevole e nessuno avrebbe pensato che potesse essere soggetto a speculazioni. Inoltre non sta dicendo che Dio è geloso di altri dèi, ma è geloso del popolo di Israele, in quanto popolo sacro, creato da Lui con una missione speciale davanti al mondo e se si mette ad adorare delle statue, a partecipare rituali perversi è un impedimento a questa missione. Infatti il termine tradotto con “geloso”, QANNA indica in maniera più precisa l’idea di uno zelo e una passione ardente per qualcosa o qualcuno. In questo contesto Dio ama veramente il suo popolo come un marito ama profondamente la propria moglie e si aspetta da lei una fedeltà esclusiva per evitare che la relazione vada a rotoli. Allo stesso modo Dio chiede al suo popolo di non tradire la sua legge e non inquinare i principi biblici con influenze culturali immorali derivati dall’adorazione di falsi dèi stranieri.

Genesi 18

In questo capitolo troviamo un brano dove Abramo vede in lontananza tre persone e le accoglie nella sua tenda. L’ospitalità per un orientale è sacra e li riceve con tutti gli onori offrendogli un pranzo. Solo in un secondo momento si renderà conto di trovarsi davanti al Signore insieme a due angeli. Compare la parola “YHWH” indicando quindi Dio stesso e annuncia ad Abramo che nonostante la veneranda età  di lui e sua moglie Sara, nascerà un figlio. Questa non è la prova che Dio è un essere fisico e non trascendente perché questo è un caso di teofania di Gesù Cristo nel vecchio testamento come avvenuto anche con l’episodio di Melchisedek. Sarà infatti Gesù stesso a dichiarare di aver conosciuto Abramo in Giovanni 8,56-58: Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia. Allora i Giudei gli dissero: Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo? In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono. Successivamente Dio inizia a parlare di Sodoma e Gomorra e quando sia necessario far giustizia del loro peccato. Abramo intercede chiedendo se ci fossero 50 giusti la città verrebbe punita lo stesso? Dio dice no, a riguardo dei 50 giusti non accadrà nulla alla città. Abramo rincara la dose più volte fino ad arrivare a 10 persone e la risposta è la stessa. Ma il principio è che basta una persona giusta per salvare la città, così anche nel nuovo testamento basta una sola persona giusta, Gesù Cristo per salvare l’intera umanità.

Si può concludere che sostenere la tesi che Dio sarebbe un individuo in carne e ossa, non trova nessun sostegno nella Bibbia se non in alcuni versetti manipolati appositamente per portare acqua al proprio mulino. Inoltre non trova nessun sostegno nemmeno negli ambienti accademici laici. Troviamo invece un versetto interessante che contraddirebbe questa punto della teoria:

 Egli non si affatica né si stanca. la sua intelligenza è inscrutabile (Isaia 40,28).

Si potrebbe dire che è molto strano un essere di forma antropomorfa che non si affatica e non si stanca se invece si accetta quello che veramente dice la Bibbia allora tutto quadra.

YHWH UNICO DIO

Uno degli obbiettivi di Biglino e la paleastronautica è evidenziare come la Bibbia parli di una molteplicità di ELOHIM, esseri in carne e ossa ognuno con un proprio nome e un territorio da governare. YHWH era solo uno dei tanti, pertanto la Bibbia non parla di monoteismo che è un concetto estraneo al testo ebraico. Purtroppo però questo testo è finito nella mani dei teologi che manipolandolo hanno fatto credere a milioni di persone che nella Bibbia c’è un solo unico vero Dio. Sia i teologi che gli accademici laici in seguito a studi filologici neutrali sono concordi nel pensare che nel Pentateuco gli israeliti credessero non nel monoteismo, ma nella monolatria, ovvero non negassero l’esistenza di divinità straniere, ma adorassero solamente YHWH. Se pertanto, come spesso accadde, qualcuno avesse adorato qualche altra divinità sarebbe stato considerato una grave violazione dei principi religiosi di base. Da evidenziare che quando nella Bibbia parla Dio YHWH, non fa mai menzione di altri ELOHIM esistenti di pari dignità rispetto a Lui; non esistono dialoghi o scambi di messaggi tra YHWH ed altri ELOHIM. Semplicemente in quel epoca era consuetudine credere nell’esistenza di molte divinità, ma si trattava solo di credenze umane senza fatti eclatanti che ne dimostra la reale esistenza. Questo però non valeva per il Dio d’Israele  che da Abramo in poi ha dimostrato più volte la sua potenza attraverso dialoghi e prodigi. Infatti in Genesi 24,3  troviamo l’espressione: <<Il Dio dei Cieli e il Dio della terra>>. Stando ad indicare come Abramo considerasse YHWH, non un semplice ELOHIM, ma il creatore dei cieli e della terra.In alcuni passi del Pentateuco si possono iniziare a cogliere i primi cenni di monoteismo. Di fatto la maggior parte delle persone all’epoca non la avevo compreso. Non  Mosè, che in Deuteronomio 3,24 scrive: Signore Dio, tu hai cominciato a mostrare al tuo servo la tua grandezza e la tua mano potente; quale altro Dio, infatti, in cielo o sulla terra, può fare opere e prodigi come i tuoi?  Mosè si è reso conto da solo, dopo molti anni di esperienza di Dio, che Il Signore YHWH è il solo a poter compiere dei prodigi. Vediamo i versetti nel Pentateuco dove si afferma l’unicità e la supremazia del Dio d’Israele.


Deuteronomio 32,39

Ora vedete che io, io lo sono e nessun altro è dio accanto a me
Sono io che do la morte e faccio vivere; 
io percuoto e io guarisco, e nessuno può liberare dalla mia mano.

In questo versetto si può vedere l’unicità e l’onnipotenza di Dio che tutto può, benedire e maledire. In questo capitolo troviamo una dicotomia tra il Dio unico onnipotente nel versetto appena citato e i presunti dèi degli altri popoli nel versetto 21: Mi resero geloso con ciò che non è Dio, mi irritarono con i loro idoli vani. Per “idoli vani” si enfatizza come non possono essere paragonati al Dio unico YHWH.


Deuteronomio 4,35

Tu sei stato fatto spettatore di queste cose, perché tu sappia che il Signore è Dio e che non ve n’è altri fuori di lui.

Questo versetto è all’interno di un discorso dove si ribadisce il privilegio che ha Israele ad avere un legame esclusivo con YHWH, ricordando i prodigi e le gesta salvifiche al confronto degli altri popoli che non hanno nulla di tutto ciò. Si afferma chiaramente che non esiste nessun Dio all’infuori di YHWH e con questo sancisce la sua unicità. Anche in questo versetto è una dimostrazione del fatto che le teorie di Biglino sono pura speculazione.


Deuteronomio 6,4

Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore.

Questo è considerato dagli ebrei la professione di fede dello SHEMÀ ISRAEL, che significa “ascolta Israele”, proprio come inizia il versetto. Anche da un punto di vista cristiano è importante in quanto prosegue con uno dei comandamenti più importanti della Torà: amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Il versetto presenta YHWH come unico Dio esistente, afferma quindi il monoteismo in maniera molto esplicita.

Esodo 15,11

Chi è come te fra gli dèi, Signore? Chi è come te, maestoso in santità,
terribile nelle imprese, autore di prodigi?

In questo versetto si afferma l’incomparabilità di Dio, ricorrendo per due volte alla domanda: Nessuno è come il Signore fra gli altri “possibili” dèi. La sua maestà, il timore e la riverenza che ispira, i prodigi che opera, portano a riconoscere la superiorità, l’incomparabilità, in ultima analisi l’unicità, infatti questo versetto si collega con Salmo 18,32:  Infatti, chi è Dio (ELOHA), se non il Signore? (YHWH) O chi è roccia se non il nostro Dio (ELOHENU). Afferma che solo YHWH, a differenza dei presunti altri dèi, è degno di essere chiamato Dio.


Esodo 3,13-15

Questa è la famosa scena del primo contatto di Mosè con Dio. Mosè è nel deserto e vede un rovereto che brucia ma non si consuma, si avvicina per ammirare questo strano fenomeno e sente la voce di Dio, che incarica Mosè di far uscire il suo popolo dall’Egitto per portarlo fino alla terra di Caanan. A questo punto Mosè chiede a Dio: Ecco io arrivo dagli Israeliti e dico loro: Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi. Ma mi diranno: Come si chiama? E io che cosa risponderò loro?» Non sta chiedendo con quale ELOHIM  ha che fare, come dice Biglino perché nel versetto 6 già lo dice presentandosi con il Dio dei patriarchi:  il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe ma vuole solo sapere il suo nome. La risposta di Dio è Io sono colui che sono una frase enigmatica che gli esegeti hanno discusso molto. L’espressione può indicare eternità, immutabilità di Dio, l’essere di cui l’esistenza ha la sua causa in se stesso. Al centro di questa locuzione si ha il verbo “essere” che si ripete più volte, potrebbe presentare Dio come l’Esistente per eccellenza, il Vivente, l’Immortale, l’Io supremo, trascendente e misterioso, perfetto, eterno e infinito. Non si presenta certo come uno dei tanti ELOHIM sparsi per il mondo, ma con il Dio unico in mezzo a falsi dèi. Nel vangelo di Giovanni, Gesù assumerà questa formula mirabile applicandola a se stesso rivelando la sua natura divina e suscitando lo scandalo dei suoi interlocutori: «In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono» (Giovanni 8,58).


Con Isaia si arriva allo stadio finale, dove si afferma con chiarezza disarmante il puro monoteismo. Non solo si ribadisce la superiorità di YHWH su ogni cosa, ma anche la sua unicità, dove le divinità straniere, adorati dagli altri popoli non esistono e non sono mai esistite. Solo dopo l’esilio in Babilonia il popolo d’Israele cessò completamente ogni culto idolatrico, dando vita a un ferreo monoteismo. In chiave teologica la monolatria diffusa agli inizi della storia del popolo ebraico si può spiegare con la rivelazione progressiva: Dio si fa conoscere all’umanità le verità sulla sua natura e del mondo spirituale in maniera graduale. Solo quando il popolo d’Israele ha assistito ai suoi grandiosi miracoli e si è reso conto che nessun dio straniero ha mai fatto e mai potrà compiere tali prodigi essendo solamente degli inutili pietre, è pronta per comprendere la sua unicità con Dio assoluto dell’universo.  Questi sono i versetti nel Pentateuco dove si parla chiaramente di monoteismo: Ora vediamo altri versetti provenienti da altri libri all’infuori del Pentateuco:

Dal libro di Isaia dai capitoli 43 – 46

Isaia 43

 perché mi conosciate e crediate in me e comprendiate che sono io. Prima di me non fu formato alcun dio né dopo ce ne sarà. (10)

Anche in questo versetto mostra la unicità e l’onnipotenza di YHWH dicendo che né in passato è esistito un Dio al suo livello e nemmeno ci sarà in futuro.


Isaia 44

Io sono il primo e io l’ultimo; fuori di me non vi sono dèi. (6)

Voi siete miei testimoni: c’è forse un dio fuori di me o una roccia che io non conosca?”. (8)


Isaia 45

Io sono il Signore e non c’è alcun altro, fuori di me non c’è dio; ti renderò pronto all’azione, anche se tu non mi conosci, perché sappiano dall’oriente e dall’occidente che non c’è nulla fuori di me. Io sono il Signore, non ce n’è altri.  (5-6)

«Solo in te è Dio; non ce n’è altri, non esistono altri dèi». (14)

«Io sono il Signore, non ce n’è altri. (18) Non sono forse io, il Signore? Fuori di me non c’è altro dio ;un dio giusto e salvatore non c’è all’infuori di me. (21) perché io sono Dio, non ce n’è altri. (22)


Isaia 46

Ricordatevi i fatti del tempo antico, perché io sono Dio, non ce n’è altri.
Sono Dio, nulla è uguale a me.
(9)

Queste versetti di Isaia capitoli tra il 43 e 46 sono presenti numerose volte frasi simili tra di loro, ribadendo con una chiarezza strabiliante e in maniera inequivocabile che non esistono altri dèi all’infuori di YHWH e nessuno è paragonabile a Lui. Non è necessario aggiungere ulteriori commenti, la Bibbia lo dice in maniera esplicita.


Vediamo ora altri versetti fuori dal libro di Isaia

Geremia 2,11

Un popolo ha cambiato i suoi dèi? Eppure quelli non sono dèi!
Ma il mio popolo ha cambiato me, sua gloria, con un idolo inutile.

Geremia è un profeta appena precedente all’esilio in Babilonia. In molti suoi passi denuncia la stoltezza del suo popolo che ha abbandonato la fede dei loro padri per andare dentro ad altri dèi, specificando però che quelli non sono assolutamente degli dèi, ma solo degli inutili pezzi di pietra o legno, mostrando qui l’esistenza di un solo Dio, il Dio d’Israele. Quindi quando la Bibbia parla di altri dèi non significa che esistono altri dèi paragonabili a YHWH, significa che esistono popoli che adorano degli idoli spacciandoli per dèi. Se dico: «poseidone è il dio del mare» non è un’ammissione della sua esistenza ma si rileva solo che un popolo, in questo caso i greci, hanno adorato un dio che porta questo nome.


Salmo 9,8-9

Ma il Signore siede in eterno, stabilisce il suo trono per il giudizio:

governerà il mondo con giustizia, giudicherà i popoli con rettitudine.

In questo salmo si parla come Dio (YHWH) governerà e giudicherà il mondo intero e questo va in pieno contrasto con la visione paleastronautica dove YHWH giudica e governa solo il popolo di Israele, le altre terre sono sotto i domini di altri ELOHIM. Alla luce di questo versetto denota che essendo YHWH il solo a governare e a giudicare la terra si può concludere che esita solo YHWH come vero e unico Dio.


1Re 8,60

affinché sappiano tutti i popoli della terra che il Signore (YHWH) è Dio e che non ce n’è altri. 

Versetto all’interno del brano dell’inaugurazione del glorioso tempio di Salomone. Da re saggio trova giusto ricordare come il popolo di Israele è chiamato ad essere santo e giusto, affinché gli altri popoli vedano la giustizia di Israele e si rendano conto che l’unico Dio che esiste veramente è YHWH e abbandonino l’adorare altre presunte divinità.


Salmo 86,10

Grande tu sei e compi meraviglie: tu solo sei Dio.

Cosa deve esserci ancora scritto nella Bibbia per dimostrare l’unicità di YHWH? Ora vedremo alcuni versetti che usa Biglino per convincere della molteplicità degli ELOHIM.


Giosuè 24,15

Se sembra male ai vostri occhi servire il Signore, sceglietevi oggi chi servire: se gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume oppure gli dèi degli Amorrei, nel cui territorio abitate.

In questo versetto Biglino sostiene che gli israeliti avevano la libertà di scegliere se adorare YHWH o altri ELOHIM come se fosse indifferente servire l’uno o l’altro, e questo dimostra la molteplicità degli ELOHIM. Quando ho letto la Bibbia partendo dalla genesi, una volta arrivato al libro di Giosuè mi ricordai di questo versetto, ma mai mi balenava per la mente questa interpretazione che infatti la possono accettare solo chi non ha mai letto la Bibbia dal principio. In questo versetto troviamo una domanda retorica, come ad esempio: Vuoi scegliere il bene o il male? Vuoi scegliere satana o Cristo? Gli israeliti non avevano nessun motivo logico di abbandonare YHWH per altri falsi dèi dal momento che YHWH li ha liberati dal giogo degli egiziani e gli ha custoditi fino a quel momento e gli altri dèi non hanno potuto fare niente per loro essendo praticamente inesistenti e questo lo si può vedere dalla risposta che danno nei versetti 16-18:

Il popolo rispose: «Lontano da noi abbandonare il Signore per servire altri dèi! Poiché è il Signore, nostro Dio, che ha fatto salire noi e i padri nostri dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; egli ha compiuto quei grandi segni dinanzi ai nostri occhi e ci ha custodito per tutto il cammino che abbiamo percorso e in mezzo a tutti i popoli fra i quali siamo passati. Il Signore ha scacciato dinanzi a noi tutti questi popoli e gli Amorrei che abitavano la terra. Perciò anche noi serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio».

Tutto il capitolo 24 è stato scritto in un contesto cerimoniale ha la finalità di unire tutta la nazione in un solo destino politico e religioso, all’insegna del monoteismo. Il solo scopo della domanda è incitare il popolo a una più decisa adesione all’adorazione di YHWH  e il rispetto della sua legge, offrendo anche il buon esempio dicendo nel versetto 15: Quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore. La conseguenza di accettare di seguire YHWH è l’abbandono di ogni altro culto e ogni pratica rituale derivante da essi. Alla luce del nuovo testamento questo brano è letto in parallelo alla piena adesione a Cristo e l’abbandono di ogni cosa che contraddice la sua legge.


1Corinzi 8,5-6

In realtà, anche se vi sono cosiddetti dèi sia nel cielo che sulla terra – e difatti ci sono molti dèi e molti signori.

Secondo Biglino non solo nell’antico testamento, ma addirittura anche nel nuovo testamento c’erano sulla terra questi alieni che a un certo punto della storia, nel 70 d.c quando il generale romano Tito era in procinto di attaccare Gerusalemme, YHWH e i suoi sottoposti sono volati via con le astronavi. (Ved.Pag.  ) Biglino cita anche un versetto del nuovo testamento per rafforzare le sue teorie dicendo che perfino l’apostolo Paolo afferma che esistono altri dèi, ma da qui che si può vedere la cattiva fede e la disonestà a presentare la Bibbia come meglio gli conviene: Solo nel versetto precedente, il 4 è scritto esattamente il contrario di quello che afferma: Riguardo dunque al mangiare le carni sacrificate agli idoli, noi sappiamo che non esiste al mondo alcun idolo e che non c’è alcun dio, se non uno solo. Questa parte della lettera ai corinzi Paolo spiega una pratica abituale nel mondo ellenistico, ovvero delle carni sacrificati ai falsi dèi che in parte venivano mangiate dai loro sacerdoti e in parte finivano nei mercati. Molti cristiani dell’epoca ritennero un peccato mangiare di queste carni; Paolo afferma che esiste un solo Dio, gli altri dèi sono solo delle statue e la carne sacrificate a questi falsi dèi non po’ far alcun male. Prendendo i versetti 5 e 6 senza citare il 4 e senza parlare del contesto può ingannare il lettore e far credere che Paolo parlasse dell’esistenza di altre divinità, ma non è assolutamente così; infatti scrive la parola ”cosiddetti dèi” per indicare che per i pagani questi sono dèi , ma in realtà non lo sono.


Genesi 31,53

Il Dio di Abramo e il Dio di Nacor siano giudici tra di noi”.

Giacobbe, dopo aver vissuto molti anni con lo zio Labano decise di tornare di nascosto nella sua terra natia con le sue mogli e tutti i suoi averi accumulati nel corso degli anni. Non fu una scelta presa a cuor leggero, i rapporti con Labano erano ormai compromessi. Quando Labano seppe della sua partenza si mise in cammino anche lui per raggiungerlo. Riuscì a trovarlo e fecero un patto di non belligeranza. Eressero una stele con la promessa che nessuno di loro avrebbe oltrepassato quel punto con intenzioni ostili. Fanno insieme un giuramento nel nome del Dio di Abramo e Nahor. Secondo Biglino vengono citati due ELOHIM che fanno da garanti al patto sostenendo che si tratta di due soggetti con pari dignità e poteri e testimonia della molteplicità degli ELOHIM. Quello che non viene fatto emergere è chi ha fatto questo giuramento chiamando in causa più dèi. Nel Versetto 51 dice chiaramente che è solo Labano a pronunciare questo giuramento. Questo è comprensibile dal fatto che Labano è un politeista e parla secondo le sue convinzioni pagane. Giacobbe invece nel versetto seguente giura nel nome del Dio di suo padre, ovvero YHWH, altri dèi pagani non vengono citati da Lui, evidentemente non degni di essere messi a confronto con il Dio di suo padre. Giacobbe riconosce che è solo grazie a Dio che in tutti questi anni è stato grandemente benedetto, gli appare in sogno diverse volte e anche una volta a Labano per avvertirlo di non fare del male a Giacobbe. Un altro segno di come la Bibbia parli di un unico Dio spirituale e onnipotente rispetto la nullità degli altri dèi.

Da come abbiamo potuto analizzare, i versetti dove si parla in maniera esplicita l’unicità di Dio sono molteplici e i versetti usati da Biglino per avvalorare la sua tesi possono essere facilmente spiegati in un altro modo. Per sorvolare queste interpretazioni alquanto discutibili, Biglino cita Rafael Zer, un qualificato biblista israelita. Questo studioso afferma che i copisti della Bibbia nelle loro varie ricopiature hanno modificato tutti i versetti contenenti riferimenti alla molteplicità degli ELOHIM; andando quindi in favore alle tesi ufologiche. Peccato che in realtà il biblista Rafael Zen, tra l’altro credente, non ha mai detto nulla di tutto ciò. Al corriere della sera del 26 agosto 2011 p.35 disse che nel corso dei secoli la Bibbia potrebbe avere subito delle alterazione per errori di copiatura, ma in nessun modo vanifica la Bibbia come testo sacro, ispirato da Dio. Anche in questo caso vediamo un ennesima forzatura a favore della tesi del Dio alieno facilmente smascherabile.

LA PIGRIZIA

  • Fino a quando, pigro, te ne starai a dormine? Quando ti scuoterai dal sonno? (PR 6,9) e intanto arriva a te la povertà, come un vagabondo, e l’indigenza, come se tu fossi un accattone (11)
  • Come l’aceto ai denti e il fumo negli occhi, così è il pigro per chi gli affida una missione(PR 10,26)
  • Il pigro brama, ma non c’è nulla per il suo appetito, mentre l’appetito dei laboriosi sarà soddisfatto (PR 13,4)
  • In ogni fatica c’è un vantaggio, ma le chiacchiere portano solo misera (PR 14,23)
  • Il pigro immerge la mano nel piatto, ma non è capace riportarla alla bocca (PR 19,24)
  • Il pigro dice: << C’è un leone là fuori: potrei essere ucciso in mezzo alla strada >>. (PR 22,13)

Il libro dei proverbi esalta la laboriosità e l’uomo industrioso, quello che si dà da fare, che ha iniziativa: le ricchezze così guadagnate sono una benedizione. La pigrizia viene considerata come segno di stoltezza che è l’esatto contrario di saggezza o sapienza. L’uomo saggio è anche quello che sa che deve lavorare per guadagnare, e si dà da fare, ognuno ha il dovere di contribuire a far prosperare la società, così avrai diritto al tuo salario. Se non è il lavoro, può essere anche lo studio per prepararsi al lavoro. Chi è pigro e non studia e non lavora, o se lo fa, non lo fa con sufficiente impegno allora questo potrà portare ad avere un lavoro di basso livello e quindi di scarso guadagno e questo può essere conseguenza di povertà materiale che porta la persona ad essere depressa e frustrata per non avere un lavoro appagante. Questa frustrazione avrà ripercussioni nel rapporto con le altre persone; porterà a essere permalosi e poco solari e con poca reattività di fronte ai problemi. Ci sarebbe il desiderio di avere un lavoro interessante e sicuro, ma rimarrà solo un sogno fin quanto continuerà ad essere pigro. Una persona pigra vuole avere tutto ciò ma non è disposto a impegnarsi per raggiungere l’obiettivo. La pigrizia inoltre porta a inventarsi delle scuse per non fare il proprio dovere e non è in grado di finire ciò che ha iniziato, non per incapacità ma per mancanza di voglia. Non si dovrà lamentare se si troverà in condizione d’indigenza perché senza sforzi, sacrifici, impegno e dedizione non si riuscirà mai ad ottenere gli obiettivi prefissati, come quello di trovare un buon lavoro o possedere una bella casa. Se poi qualcuno pensa di guadagnare non lavorando ma facendo cose illecite è un illuso, perché porterà soltanto alla rovina. Una persona pigra ha uno stato d’animo che porta a fargli pensare che sforzarsi di svolgere il proprio dovere sia un sacrificio immane, è più comodo inseguire l’ozio e passare il tempo a fare cose futili e questa mentalità porterà a una predisposizione ad avere più vizi che renderà la persona schiava. Chi invece lavora o studia in maniera adeguata, porterà alla ricchezza e una vita soddisfatta in quel campo. Esiste anche una sorta di pigrizia spirituale, dove non si ha voglia di dedicare del tempo per il Signore, perché pensa magari, anche se dichiara di essere credente, ritiene che pregare sia una cosa noiosa, è molto meglio dedicare il tempo per il piacere. Evidentemente non è mai stato insegnato a passare del tempo con Dio, perché è tutt’altro che noioso e una perdita di tempo, anzi è invece quello che darà valore alla propria vita. La soluzione alla pigrizia passa proprio da Dio; bisogna prima di tutto pentirsi per questo peccato e chiedere perdono a Dio. Una volta pentito non pensare a tutto quello che avresti potuto fare e tutte lo soddisfazioni che ti sei perso, volta pagina un volta per tutte. Poniti degli obbiettivi, iniziando dalle piccole cose e non fermarti a metà. Se ci si sente stressati e con poca energia prega Dio perché spazzi via ogni stress. E se si inizia bene e con decisione, ponendoci un obiettivo ben preciso, riusciremo a completarla con successo. Se si ama il Signore e si pensa che ogni cosa lo faccia per lui, fosse anche solo a spazzare per terra, questo darà la forza e la voglia per impegnarsi in ogni cosa. Spesso succede che prima di svolgere qualsiasi attività non si ha nessuna voglia di farla, ma l’energia e la voglia di fare vengono non appena si inizia. Se riusciremo a portare a termine piccoli obbiettivi allora potremo iniziare ad avere delle ambizioni più grandi. Ricordarsi sempre che per ogni progetto non mettere da parte il Signore.

LASCIARSI TRASFORMARE DA DIO

  • Togli le scorie dall’argento e l’orafo ne farà un bel vaso (PR 25,4)

L’argento come tutti i metalli non si trova in natura allo stato puro, ma si può soltanto trovare nelle rocce insieme ad altri elementi. È necessario un lungo processo di raffinazione per estrarre l’argento dalle rocce e purificarlo dalle scorie. Dopo di che, si può fondere l’argento puro per ottenere un piatto o un vaso e finalmente potrà essere usato per metterci dentro o sopra qualcosa. Questa illustrazione può essere paragonata con il nostro rapporto con Dio. Finché una persona non è credente, non è minimamente interessata a Dio, ma quando si converte si passa da scappare a cercare Dio. Quando finalmente avviene la conversione dopo anni vissuti completamente nel peccato, tra vizi e cattive abitudini siamo solo all’inizio del percorso. La fase successiva è rinnovare la nostra mente, cambiando i nostri pensieri e i nostri schemi mentali, di conseguenza cambieranno anche le nostre parole e infine le nostro modo di agire e relazionarci con il prossimo. Il punto di partenza sono sempre i nostri pensieri; se sono buoni, allora parleremo e opereremo bene, se sono malvagi parleremo in modo malvagio e faremo opere empie o ipocrite. È anche da qui che satana ci attacca e vuole che pensiamo a cose malvagie in modo che influenzi anche il nostro comportamento, ad esempio se continuiamo a pensare a una persona che in passato ci ha offeso; il giorno in cui la incontreremo saremo indifferenti o scorbutici con quella persona. Se siamo in sovrappeso e continuiamo a pensare ai dolci ci compreremo una torta. Se siamo fidanzati o sposati e continuiamo a pensare a una bella ragazza che incontriamo sempre a scuola o al lavoro saremo portati al tradimento. Così i nostri pensieri fanno la differenza e rinnovando la nostra mente dobbiamo cacciare via i pensieri malvagi e accogliere quelli buoni e se riusciremo a fare ciò, compiere il bene sarà che facile.  Non tutti però sono disposti o sono consapevoli di fare questo cammino. Ci possono essere cristiani che credono e amano il Signore, ma non hanno rinnovato la loro mente, per questo fanno fatica a perdonare, ad amare e a compiere opere buone. La scrittura dice: Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto (Romani 12,2). È necessario quindi lasciarsi trasformare da Dio senza opporre resistenza, perché avendo tutti noi il libero arbitrio possiamo impedire che Dio ci trasformi a Sua immagine a somiglianza. Se invece ci lasciamo trasformare da Dio non importa quanto sei peccatore, potrai anche essere violento o tossico dipendente, ma nulla è impossibile a Dio. Il Signore ha la potenza di cambiare il nostro cuore come è stato profetizzato riguardo il nuovo patto per mezzo del sacrificio di Cristo: Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi (Ezechiele 36,26-27). Un credente che non è ancora maturo spiritualmente prega in questo modo: Signore dammi questo! Signore voglio quest’altro! e così via … Pensando solo di dover chiedere qualcosa; ma quando si cresce spiritualmente si passa dal “Dammi” al “Fammi”. Come nella parabola del figliol prodigo in Luca 15,20 dove il figlio minore chiede a suo padre: “Dammi” la parte di eredità che mi spetta. In seguito dopo aver sperperato il denaro con una vita dissoluta, si ritrova a pascolare i porci e si rende conto di essere caduto davvero in basso. Torna dal padre e questa volta dice: “Fammi” Come uno dei tuoi garzoni. Bisogna quindi passare dal “Dammi” al “Fammi”. Per poter permette a Dio di cambiare il nostro cuore a sua immagine e somiglianza.  Se lasceremo che Dio tolga in noi le scorie, ovvero la natura malvagia allora ci preparerà ad essere usati da Lui in modo potente, come non è possibile usare l’argento finché non è puro, così non possiamo essere dei servitori efficienti se non ci siamo purificati dal peccato. È bene precisare che non saremo mai perfetti, saremo sempre peccatori ma saremo purificati sufficientemente per essere usati da lui. Questa purificazione non avviene rapidamente ma poco alla volta e in maniera quasi impercettibile, ma quando ci volteremo indietro vedremo quanta strada abbiamo fatto  diremo: <<Questa è opera dell’eterno>>. Una volta che saremo pronti ci potrà mettere nel nostro cuore dei doni spirituali, proprio come si appoggia un oggetto nel piatto d’argento. I santi hanno dovuto intraprendere questo percorso per arrivare al livello spirituale che erano. Come possiamo fare in modo che Dio cambi il nostro cuore? La cosa fondamentale è la preghiera. Pregate in questo modo: Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo (Salmo 51,12) che Cristo possa dimorare presso di me eliminando tutti i pensieri malvagi e tutta la mia natura malvagia derivante dall’uomo carnale e aiutarmi a lasciarmi guidare dallo Spirito Santo. Questo è un modello di preghiera, ma non è da dire in maniera superficiale, ma va detta con il cuore e con il reale desiderio di cambiare e la consapevolezza che con le nostre sole forze non ce la possiamo fare, ma con Gesù e la sua potenza divina ci ha donato tutto quello che è necessario per una vita vissuta santamente, grazie a colui che ci ha chiamati con la sua potenza e gloria (2Pietro 1,3). Oltre la preghiera bisogna anche leggere la scrittura perché è il modo più semplice che ha Dio per parlarci e per educarci, infatti tutta la scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona (2Timoteo 3,16). Per questo bisogna dedicare del tempo a Dio sia per pregare che per leggere la parola e per crescere spiritualmente le due cose devono andare di pari passo. Se un ragazzo vuole sviluppare i muscoli la prima cosa che può fare è andare in palestra e se avrà anche un personal trainer che lo segue gli dirà che se vuole aumentare la massa muscolare, oltre agli esercizi in palestra dovrà anche seguire una dieta. Questo perché se anche se si fanno tutti gli esercizi in palestra, ma si mangia in maniera sbagliata i muscoli non si possono sviluppare più di tanto perché essi hanno bisogno di assimilare una certa quantità di proteine per consentirne l’aumento della massa. Così anche mangiando bene ma avere una vita sedentaria non si ottengono grandi risultati perché è necessario anche l’allenamento. Crescere spiritualmente non è molto diverso: Gli esercizi fisici li si può paragonare alla preghiera giornaliera che è la palestra dell’anima e la dieta corretta con la parola di Dio che è il cibo dell’anima. Se una persona prega ma non legge la scrittura, manterrà sempre il suo livello spirituale ma non potrà cresce più di tanto. Se invece si legge la Bibbia ma non si prega, dei benefici ci saranno lo stesso perché è pur sempre la parola di Dio però si finirà per leggere in maniera meccanica e con poco fervore e talvolta capendo poco. Per questo motivo che vanno fatte entrambe le cose se si vuole crescere come cristiani o si vuole cercare Dio. Questo lo posso testimoniare in quanto ho avuto un periodo dove pregavo ma non leggevo la Bibbia e un altro dove leggevo la Bibbia ma pregavo poco. Personalmente posso consigliare di iniziare dal nuovo testamento, i quattro vangeli, meditandoli nel proprio cuore e non limitarsi a leggerli senza ragionaci su perché non conta quante pagine riesci a leggere, ma conta cosa riesci a capire e imparare da quello che leggi e tutto questo senza trascurare la preghiera, anzi pregare appena prima di leggere la scrittura. Se non si capisce qualcosa e non si ha una persona di riferimento che conosce le scritture, la risposta, nei giorni nostri la si può anche trovare su internet, è possibile anche trovare diversi commentari che spiegano in maniera dettagliata il nuovo testamento. Si può passare successivamente con l’antico testamento, dalla genesi fino a percorrere tutti i libri storici, profetici e sapienziali. Infine le epistole di Paolo e le altre lettere fino ad arrivare all’apocalisse. In questo modo avremo un quadro completo di tutte le scrittura. Anche la partecipazione alla SS Messa è importante per l’edificazione spirituale, essendo un’occasione per ascoltare la parola e pregare insieme ad altre persone, ed è il momento anche per prendere l’eucarestia. Pietro nella sua seconda lettera propone una sorta di percorso di crescita spirituale che un credente deve intraprendere per avvicinarsi sempre più a Dio:

Per questo mettete ogni impegno per aggiungere alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza la temperanza, alla temperanza la pazienza, alla pazienza la pietà, alla pietà l’amore fraterno, all’amore fraterno la carità. (2Pietro  1,5-7). 

In questo cammino di Dio, il punto di partenza è la fede. Senza la fede non ci si può avvicinare e piacere a Dio. Per passare di livello ci vuole impegno, dedizione, preghiera e studio della parola. Dalla fede nascono le virtù, i principi fondamentali che ti consentono di avere discernimento e capire ciò che buono e malvagio agli occhi di Dio. La fede e la virtù insieme ti dà quella fame e quella spinta di voler conoscere la parola di Dio in maniera più approfondita, in questo modo sarai anche più consapevole delle virtù che sono nate in te mediante la fede. Se si vuole trarre profitto dal leggere e studiare la Bibbia bisogna prima avere fede e virtù, infatti anche un ateo potrebbe leggere il Vangelo, ma a causa della sua cecità spirituale non può portarlo a una crescita spirituale, salvo forse a rare eccezioni. Non basta però sapere quello che dice la scrittura, ma bisogna anche saperla mettere in pratica e da qui avviene una dura lotta contro il maligno e contro la nostra natura carnale di cui dobbiamo prenderne il controllo e ridurla in schiavitù. Da qui possiamo passare alla temperanza, ovvero all’autocontrollo. Dobbiamo cercare di mantenere sempre il controllo di noi stessi; avere fissi in mente e nel cuore i principi fondamentali del Vangelo e vivere in maniera coerente con essa e non lasciare che lo stress o forti emozioni negative ci allontanano da Dio, ma rimanere sempre aggrappati alla sua parola. Perdere il controllo di noi stessi è come consegnare le chiavi a satana per farci fare quello che vuole lui. Per questo ci vuole un elemento in più che è la pazienza, infatti è in mancanza di pazienza che a volte possiamo perdere il controllo di noi stessi. Una volta che riusciremo a mantenere sempre il controllo saremo pronti spiritualmente perché Dio ci possa dare i suoi doni spirituali a partire dalla pietà, ovvero la compassione verso chi soffre. Inizieremo a comprendere meglio la sofferenza del prossimo e avremo il desiderio di aiutarle senza puntagli il dito e giudicarle, ma agendo con saggezza come Cristo ha insegnato. Dalla pietà il sentimento si può evolvere in amore fraterno, che sarebbe il provare affetto nei confronti delle persone adempiendo il comando “ama il prossimo tuo come te stesso” esteso quindi a tutte le persone che ci stanno attorno compresi i nemici. L’amore fraterno si mette in pratica nel fare agli altri quello che noi vorremmo fosse fatto a noi. Infine i può arrivare in fondo al percorso con la carità, ovvero l’amore “agape”. Il tipo di amore più sublime che c’è, solo chi è vicino a Dio può ricevere questa potente unzione d’amore. Chi non conosce Dio può anche provare dell’amore fraterno per qualcuno in particolare, ma non può arrivare al livello della carità perché solo Dio può dare questo nel cuore della persone e lo può solo dare nei cuori che si sono predisposti per riceverlo. In ogni caso si avrà amore “agape” solo per le persone che ci stanno più vicino nella nostra vita e nessuno potrà vantarsi di poter provare questo amore perché è comunque sempre un dono di Dio e la gloria va tutta a lui. Ogni dono di Dio, presente in voi e fatti crescere, non vi lasceranno inoperosi e senza frutto per la conoscenza del Signore nostro Gesù Cristo (2Pietro 1,8). Se riuscite a completare tutto il percorso di trasformazione illustrata nella lettera di Pietro vi sarà ampiamente aperto l’ingresso nel regno eterno del Signore nostro Gesù Cristo (11). 

IL VALORE DELL’UMILTÁ

  • Non darti arie davanti al re e non metterti al posto dei grandi, perché è meglio sentirsi dire: <<Sali quassù>>, piuttosto che essere umiliato davanti a uno importante (PR 25,6-7)
  • Mangiare troppo miele non è bene, né cercare onori eccessivi (PR 25,27)
  • Chi disprezza il prossimo pecca, beato chi ha pietà degli umili (PR 14,21)
  • Dove c’è insolenza c’è anche disonore, ma la sapienza sta con gli umili (PR 11,2)

L’umiltà è un valore fondamentale nella vita del credente, senza di essa non si può essere accettati da Dio, perché chi non è umile non è disposto a sottomettersi a Dio. L’umiltà per definizione è la consapevolezza dei propri limiti, che fa sì che non ci si inorgoglisca per le proprie qualità, virtù, meriti o successi e non si cerchi fama e ricchezza. In molte parti della Bibbia si parla dell’importanza dell’umiltà tra cui anche il libro dei proverbi. In particolare il concetto che esprime il primo versetto qui riportato è di avere sempre un atteggiamento umile di fronte agli altri, senza comportarsi da spavaldo e sentirsi superiori ambendo a una posizione sociale più elevata per poi vantarsi dei propri successi. Anche Gesù ne parla nel Vangelo: quando entrate in un’assemblea non mettetevi ai primi posti per evitare la possibilità che ti dicano di andare in fondo per fare posto a chi è più importante di te, e questo sarebbe un’umiliazione nei tuoi confronti. Mettiti invece all’ultimo posto in modo che se ti viene detto di mettersi al primo posto sia per te un onore davanti agli altri. Perché chi s’innalzerà, sarà abbassato, e chi si umilia, sarà innalzato (Matteo 23,12). Questo è il principio che sta dietro a tutto questo. Gesù, infatti, oltre a predicarlo lo ha anche messo in pratica, perché pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio  l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte a una morte di croce (Filippesi 2,6-8). Nel principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era Dio (Giovanni 1,1). Quindi, essendo in forma di Dio, non considerò qualcosa a cui aggrapparsi tenacemente l’essere uguale a Dio, del tipo: “Ehi, questi non sanno chi sono io? Non sanno quanto sono importante? ma annichilì se stesso prendendo la forma di servo, divenendo simile agli uomini ed è venuto in forma di servo uomo, abbassò se stesso, divenendo ubbidiente a Dio fino alla morte sulla croce, una delle più crudeli e dolorose che potevano esistere. Appeso lì sopra davanti allo scherno e all’ira della folla; disprezzato e rigettato dagli uomini. Gesù è stato disposto a farlo per te.  E così dalla gloria, dall’essere uguale a Dio, fino alla crudeltà della croce romana. Lui ha umiliato se stesso, per questo Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni nome. (9)  Cristo non si è umiliato invano perché umiliandosi alla croce, il Signore l’ha innalzato come re del regno di Dio, in modo che lui possa fare da intermediario tra noi e Dio, lavando i peccati con il suo sangue; e tutto questo per essere giusti e riconciliati con Dio se crediamo e obbediamo alla sua parola. Così anche i cristiani non si umiliano inutilmente perché il Signore li innalzerà nel regno di Dio. Il principio di non innalzarci lo possiamo applicare anche noi in vari contesti, prima di tutto nel rapporto con Dio, se ci umiliamo davanti a lui, ci innalzerà quando saremo in cielo, infatti Gesù ha anche detto: << chi mi vuole seguire rinneghi se stesso prenda la sua croce e mi segua perché chi vorrà salvare la propria vita la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia la salverà  >> (Matteo 10,38-39). Se ci sottomettiamo a Dio andando contro il nostro orgoglio e il nostro egoismo, avremo una vita terrena in pace e un posto speciale nel regno di Dio. Gesù poi disse ancora: << Chi è più grande, il padrone o il servo? Il padrone, ma io sono venuto sulla terra per servire non per essere servito >>. Infatti, rifiutò quando le genti vedendo i miracoli volevano farlo re, perché la sua missione era di guarire, scacciare demoni, predicare la parola; essere quindi uno che serve e non che viene servito. Anche se avrebbe avuto tutti i diritti per pretendere di farsi re, ma in questo modo non ci sarebbe stata la possibilità per l’uomo di ottenere la salvezza per mezzo del suo sacrificio. Questo però deve essere anche un esempio per noi, come un contesto nella vita reale può essere nel luogo di lavoro. Qualcuno potrebbe mettersi al primo posto ambendo a diventare un responsabile e comportarsi e atteggiarsi con spavalderia, dicendo a tutti che è lui il migliore e destinato a diventare il capo. Se poi a diventare responsabile viene scelto un altro allora sarà per lui un umiliazione davanti a tutti. Invece avere un atteggiamento umile è fare il proprio lavoro nel miglior modo possibile con umiltà senza entrare in competizione con nessuno e se poi si viene scelti come responsabili allora sarà un onore davanti agli altri. Bisogna però non cedere all’orgoglio e tener presente che è Dio che ti ha messo in quella posizione, e anche li bisogna comportarsi sempre in maniera degna di un credente. L’errore di volersi mettere al primo posto lo avevano anche i discepoli di Gesù quando durante il cammino discutevano tra di loro chi sarebbe stato il più grande. Gesù appena saputo di questo, disse ai discepoli di sedersi attorno a lui. Tutte le volte che diceva così era un segnale per dire che stava per dire qualcosa di grosso. Gesù avrebbe dovuto avere una grande pazienza a sopportare certe cose proprio da parte dei suoi discepoli che lo conoscevano bene e si aspettava di più da loro. Disse dunque: << I re governano le nazioni con forza e si fanno chiamare benefattori, ma tra voi non siate così, chi vorrà essere il più grande si faccia servitori degli altri >> (Marco 10,42). In questo passo, Gesù al posto di rimproverare i discepoli per il loro orgoglio, dice semplicemente cosa devono face se vogliono essere i più grandi. Amare e servire gli altri. Il sentiero della grandezza passa per l’umiltà. Il Signore ci esorta ad essere sempre generosi e servizievoli l’uni verso gli altri, e più saremo così, maggiormente saremo vicini a Dio. Questo è anche un occasione di mettere i pratica il comandamento dell’amore verso il prossimo. Se si ha tempo e c’è la possibilità è sempre consigliato fare del volontariato, in questo modo metterai in pratica questo comandamento e ci potranno essere occasioni per testimoniare la propria fede, o condividerla con altri credenti. I frati francescani applicano alla lettera questo insegnamento con zelo: Il frate superiore è quello che serve gli altri nelle attività come la distribuzione dei pasti, appunto perché chi vuole essere il primo, sarà il più umile di tutti. Nel Vangelo di Giovanni 13,2-17 abbiamo anche un episodio dove Gesù, dopo l’ultima cena, lava i piedi a tutti i discepoli,  facendo ciò insegna il valore dell’umiltà. Nella cultura dell’epoca, quando qualcuno entrava in casa di altri, dopo un lungo viaggio, se il padrone di casa era ben accogliente gli faceva lavare i piedi da un servo a sua disposizione. Questo quindi era considerato un lavoro per persone molto umili. Gesù fece tutto questo per essere d’esempio agli altri. Purtroppo per il mondo questo concetto è estraneo e va in controcorrente con la mentalità comune; si pensa che per considerarsi grandi bisogna salire nella scala sociale con decisione e con competizione fino ad arrivare a una posizione di potere o di prestigio. Ma tra chi è giusto non deve essere così. Bisogna decidere chi vuoi che ti esalti? Dio o gli uomini?  La gloria che da l’uomo è sempre fallace e temporanea, ma la gloria che darà Dio, invece sarà per la vita eterna. L’umiltà dunque è un valore essenziale per il giusto, se una persona non ha un cuore umile, non può piacere a Dio, perché non potrà mai arrivare al pentimento dei propri peccati. Bisogna comprendere che noi tutti siamo peccatori e privi della gloria di Dio (Romani 3,23), se non ci rendiamo conto di questo, siamo simili a quelli che dicono che sono senza peccato perché non hanno mai ucciso, rubato, ecc … Ma questo non basta ad essere giusti, anche se non hai mai fatto quelle cose potresti aver desiderato la donna d’altri o non onorato i tuoi genitori, come dice l’antico testamento: Maledetto chi non mantiene in vigore le parole di questa legge, per metterle in pratica! (Deuteronomio 27,26). La legge di Mosè serviva proprio a quello; a far rendere conto che si è tutti peccatori, infatti, la legge di Mosè, era una miriade di precetti complessi da eseguire alla perfezione e nessuno riusciva a rispettarli tutti. Quindi la legge è servita perché le persone si rendessero conto che avevano peccato e che sarebbero state destinate all’inferno, in quanto il salario del peccato è la morte (Romani 6,23) perciò avrebbero avuto bisogno di qualcuno che gli togliesse i peccati e che pagasse la punizione al posto loro. È qui che viene Gesù, infatti, lui che non ha mai commesso peccato, era l’unico che poteva salvarci. Essere umili quindi è indispensabile per riconoscere che siamo peccatori e pentirci, altrimenti ogni cosa che faremo di buono tenderemo a vantarci e gloriaci di noi stessi. Inoltre chi è umile evita la superbia, che è la causa di tutti i mali. Pregare e dire il Padre nostro va bene ma non significa nulla se prima non si riconosce di essere peccatori e si chiede perdono a Dio, la prima preghiera che Dio accetta è: “Abbi pietà di me peccatore” da qui inizia la relazione con Dio. Riconoscere poi Gesù come personale salvatore e come Signore, e solo da qui Dio inizierà ad ascoltare le tue preghiere. In mancanza di umiltà tutti questi passaggi non si possono fare. Inoltre con il valore dell’umiltà impareremo cosa significhi stare sotto un’autorità perché solo chi è orgoglioso e superbo non vuole stare sotto nessuno, ma se non si ha il senso dell’autorità tra gli uomini difficilmente si rispetterà l’autorità della legge di Dio, per questo è così importare essere umili, se non siamo umili non potremo mai seguire i principi del Vangelo nella sua pienezza.

IL TIMORE DEL SIGNORE

  • Il comando è una lampada e l’insegnamento una luce (PR 6,23)
  • Il timore di Dio è scuola di sapienza, prima della gloria c’è l’umiltà (PR 15,33)
  • Nel timore del Signore sta la fiducia del forte; anche per i suoi figli egli sarà un rifugio. Il timore del Signore è fonte di vita per sfuggire ai lacci della morte (PR 14, 27-28)
  • È meglio aver poco con il timore di Dio che un grande tesoro nell’inquietudine (PR 15,16). 
  • Il timore di Dio conduce alla vita e chi ne è pieno dorme tranquillo senza essere raggiunto dalla sventura (PR 19,23)
  • Beato l’uomo che sempre teme, ma chi indurisce il cuore cadrà nel male. (PR 28,14)

Uno dei doni che ha il credente per mezzo dello Spirito Santo è il timor di Dio, che non significa avere paura di Dio come se fosse un dittatore che è pronto a punirci quando sbagliamo. Il Signore è buono e quello che vuole è solo benedirti e renderti felice, ma per farlo è necessario che tu lo voglia seguirlo e non assecondare le menzogne del diavolo. Dio non vuole spaventare nessuno, vuole solo che noi ci assumiamo la nostra responsabilità, usiamo bene della nostra libertà aprendo a Lui il  nostro cuore. Non devi aver paura di avvicinarti a Dio per mezzo di Gesù Cristo, infatti Lui non venuto per condannarti, ma per salvarti. Timor di Dio significa aver paura di offendere Dio, e per arrivare a questo bisogna poterlo amare, rispettare e confidare in lui e riconoscerlo come salvatore. Infatti solo se ami veramente una persona hai paura di offenderla. Quante volte facciamo sempre attenzione a non dire parole o frasi che possono offendere i nostri cari e quando lo facciamo e ci rendiamo conto che abbiamo torto, ci pentiamo e chiediamo scusa. Così lo stesso quando si offende Dio, una volta resi conto dello sbaglio e ci pentiamo Lui ci perdonerà, ma è molto meglio evitare di sbagliare già in partenza perché siamo noi i primi a rimetterci, evitare di fare la volontà di Dio danneggia solo noi e Dio non vuole vederci distruggere. Aver il timor di Dio ci consente di avere un profonda comunione con il Signore che ci porterà a imparare la sapienza, senza timor di Dio infatti è impossibile iniziare il percorso per cercare Dio e diventare saggi. Deve esserci un sano timor di Dio fondato nell’amore. Se invece è un timor di Dio fondato nella paura di una possibile punizione di Dio come se fosse un vigile che è pronto a multarci appena sbagliamo oppure dalla paura di andare all’inferno questo non è un sano timor di Dio. Se si ha paura di Dio come se fosse un vigile o un dittatore, possiamo dire di crederci, ma non di amarlo, infatti nell’amore non c’è timore, al contrario l’amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell’amore (1Giovanni 4,18). Ma perché dovremo amare Dio? Perché egli ci ha amati per primo (19) e ha mostrato questo amore mandando Gesù Cristo a morire al posto nostro per i nostri peccati, ma a parte questo ogni credente può testimoniare quanto Dio lo ha amato nella sua vita, i doni che ha ricevuto, le volte che lo ha salvato da una difficile situazione, per come gli ha dato la forza attraverso la preghiera per fare cose che non sarebbe mai riuscito a fare, e molto altro. Gli atei sostengono che se le persone non avessero paura di andare all’inferno nessuno crederebbe, ma questo non è esatto perché è l’amore di Dio che spinge il credente a dare la propria vita a Lui e avere un sano timor di Dio.  All’inizio il nostro rapporto con lui sarà più simile a quello di un servitore con il suo Re. Questo non è del tutto sbagliato perché i credenti come tali devono essere sottomessi a Lui, però si può andare oltre e avere un vero e proprio rapporto di amicizia con Dio. Gesù disse: Non vi chiamo più servi, perché il servo perché il servo non sa quello che fa il suo padrone, ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conosce a voi (Giovanni 15,15). La differenza è che il servo si limita ad eseguire in maniera meccanica e senza sapere cosa sta facendo, l’amico invece conosce Dio perché ha fatto esperienza di Lui e sa quanto è importante amare il prossimo e portare buon frutto; allora ci sentiremo in pace e protetti da ogni male, perché Dio è con noi; ma prima dobbiamo imparare ad essere servitori della parola Dio che non sono principi che limitano la nostra vita, sono principi che ci evitano di sbagliare. È come quando una mamma vede il proprio bimbo che si avvicina al  fuoco per la prima volta. Lo osserva, gli sembra bello e preso dalla curiosità vuole provare a toccarlo, ma quando la mamma dirà: << fermo non toccare! >>, non lo fa per cattiveria o per limitarlo, lo farà perché sa che se lo tocca si fa male.  Così anche Dio sa sempre quando facciamo le cose sbagliate e le brutte conseguenze che comportano e per questo c’è la parola di Dio che può farci evitare di metterci nei guai. Tuttavia avere timor di Dio non significa solo evitare di sbagliare, ma anche fare le opere giuste, secondo i comandamenti che Dio ha insegnato attraverso la sua parola. Allora sapremo cosa vuol dire avere il timore del Signore e la nostra qualità della vita migliorerà sensibilmente e la miglioreremo anche a che ci sta intorno. Secondo Deuteronomio 5:29 esiste una evidente correlazione tra il timore di Dio e la nostra felicità: Oh, se avessero sempre un tal cuore, da temermi e da osservare tutti i miei comandi, per essere felici loro e i loro figli per sempre!

TEMERE DIO PIUTTOSTO DEGLI UOMINI

  • Fontana torpida e sorgente inquinata, tale è il giusto che vacilla di fronte al malvagio. (PR 25,26)
  • Chi teme gli uomini si mette in una trappola, ma chi confida nel Signore è al sicuro (PR 29,25)
  • Chi ascolta me vivrà in pace e sarà sicuro senza temere alcun male (PR 1,33)

L’apostolo Paolo ci insegna che non bisogna temere gli uomini che possono solo toglierti la vita e basta. Temi il Signore che può uccidere sia il corpo che l’anima. Per morte dell’anima s’intende la totale separazione di Dio dopo la morte fisica che comporta l’inferno. Il giusto deve ubbidire sempre alla parola di Dio, anche se gli vengono poste delle minacce e subisce persecuzioni. Cedere alle minacce e peccare sarà considerato da Dio una mancanza di fede perché si dimostra di non avere fiducia nella potenza di Dio se si persevera nella giustizia. Come sta scritto: Non temere, perché io sono con te; ti rendo forte e ti vengo in aiuto e ti sostengo con la destra della mia giustizia (Isaia 41,10). Fare la volontà del Signore non è sempre facile e non significa non avere problemi e difficoltà ma Dio provvederà a un modo da poter compiere la sua volontà senza dover per forza peccare. Quando sai che è giusto fare una certa cosa ma non hai la forza per farla chiedi a Dio di darti la forza o toglierti quell’ostacolo spirituale che t’impedisce di farlo e Dio ti darà la forza di obbedire alla sua parola. In questi casi stare dalla parte della giustizia può essere pericoloso e il rischio persecuzioni è alto. Un esempio è chi si mette contro a dei criminali che minacciano di morte, se si fa o non fa una certa cosa. Le persecuzioni ci saranno ma il giusto non sarà mai senza speranza perché sa che il Signore è con lui, inoltre Gesù nel discorso della montagna disse: beati i perseguitati per la giustizia perché di essi è il regno dei cieli, Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e mentendo diranno ogni sorta di male per causa mia. Rallegratevi ed esultate perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi. (Matteo 5,10-12). Chi è perseguitato avrà una grande ricompensa e che sarà addirittura simile a quella di un profeta. Se andiamo a leggere nell’antico testamento, vedremo che al tempo del regno di Israele c’erano anche molti falsi profeti. E come si distinguevano da quelli veri? Semplice: Il falso profeta diceva cose che la gente voleva sentirsi dire, e sostenevano che il Signore aveva detto a loro che avrebbero sconfitto l’avanzata dei Babilonesi, e dicevano di predire solo cose buone, e facendo ciò erano onorati dalle folle. S’improvvisavano profeti per ottenere una posizione di prestigio nella società. Il vero profeta, quello mandato da Dio aveva come scopo principale quello di mettere in guardia dal peccato di Israele e se non lo abbandonavano, sarebbe avanzata la rovina. Questo messaggio però non piaceva alle genti per questo erano perseguitati, ma loro spinti da quella forza interiore donata da Dio, continuavano a proferire i messaggi del Signore, anche se non erano graditi alle folle, e i profeti non avevano alcun interesse nel farlo, visto che ci rimettevano soltanto, ma loro temevano più Dio che gli uomini e sempre le profezie si sono realizzate. Il profeta Geremia non si sarebbe mai aspettato una così grande persecuzione e arrivò sul punto di mollare; un giorno disse: <<Basta! Non penserò più a Lui, non parlerò più nel Suo nome!>>. Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo (Geremia 20,9). Il Signore non ti abbandona mai, soprattutto nelle persecuzioni. I profeti ora hanno un posto speciale in cielo, così anche chi sarà perseguitato e non avrà mai mollato gli spetterà una grande ricompensa. Se dunque ti odiano e ti disprezzano per il fatto che sei credente e ti comporti secondo giustizia continua a sorridere sapendo che Dio ti ama e guarirà la tue ferite. Guai invece chi tocca quelle persone; sarà come toccare l’occhio di Dio. Egli renderà giustizia per ogni male che avranno subito e ogni persecuzione che riceveranno per il solo fatto di essere credenti e aver operato secondo giustizia. Se dunque qualcuno ti insulta o ti deride a causa del Vangelo, non amareggiarti, sappi che in realtà sta insultando e deridendo Dio e Lui agirà a loro secondo le loro opere, Infatti sta scritto: Gli insulti di chi insulta ricadranno su di me (Salmo 69,10). I persecutori attaccheranno in ogni maniera, potranno toglierti qualche bene materiale, ma non potranno fare nulla al tuo spirito e alla tua fede, o chi potrà mai far separare dall’amore di Dio? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. (Romani 8,37). In realtà chi perseguita, chi critica, chi ridicolizza o rifiuta un credente non sa che si sta mettendo contro Dio, e chi si mette contro di Lui non potrà spuntarla liscia e il rischio di una condanna eterna si avvicinerà a loro e tutte quelle risate e beffe contro Dio saranno trasformate in pianti eterni. Il Signore infatti dice di pregare per i persecutori e benedirli affinché si convertano e passino dalla parte di Dio in modo che non sia costretto a giudicarli per la loro malvagità, ma con la loro conversione sperimentano la misericordia di Dio. Gesù disse infatti che vi sarà più gioia in cielo per un solo peccatore che si converte, più che per 99 giusti i quelli non hanno bisogno di conversione (Luca 15,7), questo lo si vede nella famosa parabola della pecorella smarrita, indicando che ognuno di noi, compresi i malvagi sono un tesoro prezioso agli occhi di Dio, c’è quindi una grande gioia se un malvagio si ravvede e passa dalla sua parte. Così anche i giusti dovranno vedere così le persone che criticano e perseguitano i credenti. Un esempio invece nel Vangelo dove è messo in risalto il timore di Dio più grande che il timore degli uomini si trova nel libro degli atti dove Pietro e altri discepoli avendo già iniziato a predicare il Vangelo contro la volontà dei farisei e i dottori della legge. Furono arrestati e condotti nel sinedrio per essere processati. Qui i farisei gli dissero che erano già stati avvertiti del fatto che non dovevano predicare il Vangelo alle genti, e Pietro rispose che bisogna obbedire a Dio e non agli uomini e qualunque punizione avrebbero subito loro avrebbero continuato a farlo (Atti 5,29). Per arrivare a dire questo Pietro aveva sviluppato una fede eccezionale, sappiamo che in passato Gesù lo aveva rimproverato per mancanza di fede, ma qui è ormai arrivato a un livello di fede che non teme più nulla anche perché è rafforzato dalla presenza dello Spirito Santo. Questo ci insegna che l’unico modo di eliminare la paura è proprio la fede. E come lo fermi uno che risponde così? Semplice, non lo fermi. Ora, nel sinedrio c’era anche un fariseo di nome Gamaliele. Era considerato un fariseo pieno di conoscenza e di una condotta morale eccellente e per questo godeva di una certa autorità. Non aveva partecipato al processo contro Gesù, poiché fu condotto in maniera illegale, nelle ore notturne quando gran parte delle persone non erano presenti. C’erano solo i farisei ostili a Gesù in quel momento. Più avanti è detto che Gamaliele fu anche il maestro di Paolo durante la sua giovinezza. Questo fariseo fu usato da Dio per salvare Pietro e i suoi compagni temporaneamente. Disse ai presenti che se quello che predicano non proviene da Dio allora la cosa morirà da sola, facendo degli esempi di altri predicatori che anni addietro fecero un piccolo numero dei discepoli ma vennero dispersi una volta tolto di mezzo il loro leader. Ma se invece viene da Dio; Beh, forse è meglio non trovarsi a combattere contro Dio. Il fatto che dopo più di 2000 anni ci sono ancora persone che hanno dato il cuore a Cristo significa che quello che Pietro e i discepoli predicavano proveniva veramente da Dio. Così li liberarono, ma solo dopo aver ricevuto delle frustate. Tuttavia i discepoli non furono arrabbiati con Dio per il fatto che furono percossi per causa sua. Si rallegrarono ed esultarono perché sapevano che erano stati degni di essere percossi a causa di Gesù e per questo avrebbero ricevuto una grande ricompensa in cielo.