IL COMBATTIMENTO SPIRITUALE 2/4

LE   TENTAZIONI:

Tutti gli uomini sono sottoposti a tentazioni. Ma non siamo destinati a soccombere sempre perché Cristo ci dà la forza per resistere ad ogni male. Infatti anche Gesù è stato tentato da satana, Lui a differenza nostra è sempre uscito vincitore. Le tentazioni sono il momento della prova dove esercitiamo il nostro libero arbitrio; Dio non ha voluto creare qualcuno che dicesse “ti amo” a comando tipo robot perché in questo modo non ci sarebbe un vero amore; il vero amore nasce dalla libera scelta se amare o meno e la tentazione è il mezzo che Dio permette per “provare” la bontà del nostro amore, per consentirci di dimostrargli che lo amiamo veramente e liberamente e che non si tratti solo di un amore a parole, ma anche un amore che si manifesti nei fatti; ricordandoci che è Lui che ci ha amato per primo e noi ricambiamo il Suo amore. Per questo ci ha dato la facoltà di scegliere, se fare la cosa giusta, secondo la parola di Dio, o scegliere la ribellione, sta a noi la scelta e Dio la rispetta non ci obbligherà ad obbedirgli anche se la nostra scelta può essere stupida, perché essere ribelli a Dio e rifiutare il suo grande amore ci condurrà a terribili conseguenze. A volte pur amando Dio possiamo cadere nella tentazione infatti Dio conosce già il nostro cuore fino in fondo e a volte le tentazioni non servono tanto a Dio ma più che altro a noi, per conoscere noi stessi, i nostri limiti e dove si deve puntare per migliorare e non cadere sempre nella stessa tentazione. Le tentazioni di cui possiamo essere sottoposti sono molteplici ad esempio una persona che ha l’occasione per rubare senza essere scoperti, le tentazioni che riguardano la sfera sessuale, come i tradimenti o la fornicazione; la tentazione di auto gloriarsi nelle opere buone invece che dare gloria a Dio, la tentazione di guardare un film o una partita invece che usare uno dei pochi momenti disponibili per pregare …  e così via. Possiamo essere tentati in due modi: dal diavolo, che è colui che tenta (1Tessalonicesi 3,5) oppure tentati dalle proprie passioni, che ci attraggono e ci seducono (Giacomo 1,14); questi sono i casi dove è la nostra concupiscenza, la nostra natura malvagia o carnale a spingerci a peccare. Quando è satana che tenta lo fa in maniera subdola. Non si presenta come colui che viene ad ammazzarti e distruggere, ma come un finto collaboratore che è interessato alla tua felicità. Il suo obbiettivo è convincerti a seguire la carne facendoti credere che è il modo più comodo e felice per vivere, quando in realtà ti porterà a condurre una vita vuota e infelice. Un esempio lo abbiamo dove satana suggerisce a Gesù che dato che Lui è il figlio di Dio può trasformare la pietra in pane. Gesù è venuto per vivere come uomo tra gli uomini e se lo avesse fatto avrebbe deviato dalla sua missione di potersi identificare con noi e salvarci. In ogni caso non è mai Dio che tenta (13), quindi sbagliano alcune persone pensare a Dio come un vigile che non vede l’ora di farci la multa. Anzi è la sua parola che ci insegna come essere vittoriosi di fronte alle tentazioni. Ci sono due versetti che illustrano come uscire vincitori da tutte le tentazioni: Siate sobri, vegliate (1Pietro 5,8) e Sottomettetevi dunque a Dio, resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi. (Giacomo 4,7). Il contrario di sobrio è ubriaco; quando si è in quello stato si perde il controllo di noi stessi e facciamo cose che da sobri non faremo mai. Essere sobri dunque significa mantenere il controllo sulle proprie emozioni, pensieri, parole, decisioni e azioni. Ovviamente tutte queste cose devono essere orientate nella parola di Dio perché chi è malvagio può avere anche il controllo di queste cose, ma le usa per fare il male. Se noi invece abbiamo dato il nostro cuore a Cristo e la nostra carne ci spinge a fare qualcosa contrario alla sua parola bisogna rimanere sobri e tenere sotto controllo gli impulsi carnali negativi che non prendano il sopravvento su di noi, altrimenti se perdiamo il controllo satana prenderà il controllo su di noi, perché è così che ci colpisce, nella carne. Non bisogna quindi permettere a persone, circostanze o al diavolo stesso di prendere le redini della propria vita. “Vigilare” indica l’essere consci delle proprie debolezze e degli stratagemmi usati dal nemico. La sua strategia è quella di attirarci in terreni pericolosi  per creare il contesto giusto per poterci tentare. Bisogna quindi cercare per quanto sia possibile di evitare ogni terreno pericoloso il quale rischiamo di cadere prima o poi. Se vigilerai bene riuscirai a portare alla luce le strategie occulte e ben preparate da satana. Ci accorgeremo quando stiamo per essere tentati e a quel punto dobbiamo respingere immediatamente la tentazione nel momento stesso in cui si insinua nei nostri pensieri. Le tentazioni non vanno prese in considerazione. Se cominciamo a ragionarci sopra, ecco che soccombiamo. Se cominciamo a valutare l’ipotesi di poter commettere un peccato oppure no, probabilmente finiremo col commetterlo. Non appena ci sentiamo tentati, la cosa migliore è pregare, invocare subito il nome di Gesù. Come infatti Lui stesso disse: “Vegliate e pregate affinché non entriate in tentazione” (Matteo 26,41). In questo modo riusciremo così a bloccarlo ai primi passi. Essere sobri e vigilanti ti consente di gestire da una posizione di forza la tua guerra personale contro satana, ma non basta ancora per essere sempre vincenti nelle tentazioni. Il passo successivo è sottomettersi a Dio e resistere al diavolo. Se dunque non riusciamo a resistere al diavolo è perché non abbiamo ancora dato tutto il nostro cuore a Gesù Cristo, abbiamo dato parte del cuore a Cristo e ci siamo pentiti dei peccati più gravi ma non basta per essere sempre vittoriosi nella guerra contro il nemico. Se ti sottometterai completamente a Dio, adorandolo e ascoltando la sua parola,  di conseguenza avrai anche la forza di resistere al diavolo, perché sarà Dio stesso che ti darà quella forza. In questo modo si creerà con legame così forte tra te e Dio che neanche satana con tutta la sua potenza non potrà spezzare, se lo potesse lo farebbe subito ma Gesù Cristo è molto più forte come sta scritto: Gesù si avvicinò e disse loro: << A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra >> (Matteo 28,18). Satana dunque non può spezzare il legame tra te e Dio, ma può tentare di farti allontanare da lui. Non può impedirti di pregare ma può cercare di ridurre  in modo progressivo e inconsapevole il tempo per la preghiera, rendendoti più impegnato e suscitando in te delle passioni che di per se non sono peccaminose ma hanno come scopo di ridurti il tempo che passi con Dio. Abbiamo tutti i nostri impegni giornalieri,  ma dobbiamo sempre avere un momento per staccare tutto e dedicare del tempo per il Signore, se si vuole mettere Lui al primo posto si troverà sempre il tempo per pregare e non bisogna permettere che il tempo per Dio sia usato per altre cose. Se ad esempio si riceve da un amico la proposta di iscriversi in piscina con lui, bisogna fare attenzione che dedicare del tempo a questa attività che è di se è legittima, non vada in conflitto con il tempo per la preghiera. Se andasse in conflitto allora è bene rinunciare. Il diavolo dunque cercherà di creare un contesto dove gli interessi del mondo soffochino il tempo per Dio. Gesù ci avverte di questo pericolo nella parabola del seminatore dove il pianta è paragonata alla nostra fede che rischia di venire soffocata dai rovi che ci sono attorno. Se ciò avviene la fede muore e non si può portare frutto. Quindi fare molta attenzione che il tempo per Dio ci sia sempre altrimenti inizieremo ad essere sempre più deboli spiritualmente e saremo perdenti nella guerra contro satana, perché allontanarsi da Dio ti fa diventare un facile bersaglio come un soldato che si allontana dal gruppo in territorio nemico. È utile avere attorno a noi almeno un amico credente che ci può aiutare a suonare il campanello dall’allarme se ti vede più fiacco e indolente e con poco fervore di Dio. La Bibbia dice: Meglio essere in due che uno solo, perché otterranno migliore compenso per la loro fatica. Infatti, se cadono, l’uno rialza l’altro. Guai invece a che è solo: se cade, non ha nessuno che lo rialzi (Qoèlet  4,9-10). Se si ha un amico credente, Dio potrebbe usarlo per avvertirti che non stai più alimentando la fede come si dovrebbe e se si accoglie questo avvertimento allora si potrà porre rimedio. In ogni caso satana non può obbligarti a non dedicare del tempo a Dio, e sempre una nostra scelta allontanarsi da Lui o mantenere sempre un legame solido o rafforzarlo. Dio non prenderà mai l’iniziativa di allontanarsi da te perché sa che tu hai bisogno di Lui, non puoi farcela se rimani da solo con satana. Infatti Dio dice: Non ti lascerò e non ti abbandonerò (Deuteronomio 31,6). Il Signore è sempre fedele con noi e sarà sempre con noi, allontanarsi da lui è il più grande sbaglio che puoi fare. Avvicinatevi a Dio ed egli si avvicinerà a voi … (Giacomo 4,8). Muovi un passo verso di lui ed Egli riempirà lo spazio che vi separa, ti accoglierà tra le braccia, ti terrà al sicuro e ti renderà capace di obbedire ai suoi comandamenti. Giacomo continua dicendo: … Peccatori, purificate le vostre mani; uomini d’animo indeciso, santificate i vostri cuori. Quando inizi ad avvicinarti sempre più a Dio ti renderai conto quanto sei peccatore e quanto hai bisogno di essere purificato. È come entrare in una stanza buia e abbandonata con una pila, inizieremo a vedere la sporcizia e le ragnatele, ma finché era buia non vedevi nulla, così la parola di Dio  è una luce che illumina la nostra vita e ci fa vedere dove sta la sporcizia, le impurità e il peccato, ma se siamo lontani da Dio questi peccati non riusciamo a vederli. Infatti le persone lontane da Dio non si reputano peccatori, si sentono buone. Dicono infatti: << In fondo sono una persona civile, non ho mai rubato o ucciso nessuno >>. Non c’è bisogno di essere un Hitler per andare all’inferno, basta passare tutta la vita senza avere mai voluto accettare Gesù nel tuo cuore. I santi invece che avevano intrapreso un cammino di fede si dichiaravano peccatori nonostante conducevano una vita in stretta comunione con Dio. Quindi dal momento che inizi a cercare Dio ed avvicinarti a Lui inizierai a renderti conto di tutti gli sbagli che hai fatto in passato; quando per esempio non hai confidato in Dio ma hai voluto fare di testa tua e inizierai a chiedere scusa a Dio per quei peccati e il Signore nella sua misericordia ti perdonerà. Infatti non mostra le tue debolezze per condannarti, ma lo fa per purificarti, spingendoti di fatto al pentimento; anche perché il Signore sa che se rimanere con le mani impure, farà si che satana possa accusarti davanti a lui per questo che non bisogna lasciare spazio al diavolo. Ora, è anche possibile che una volta resi conto come siamo lontani da Dio, satana ci attacchi, facendoti pensare che è troppo difficile vivere una vita giusta, in comunione con Dio e non riuscirai mai a purificarti dal peccato. Qualcuno forse ci riuscirà, ma io no, Dio non fa per me. Ecco, questo pensiero è una bugia di satana volta a scoraggiarci a intraprendere un cammino verso Dio. Nei casi estremi può sfociare in una avversione al sacro e ai credenti che gli stanno attorno. Finché una persona pensa di poter essere felice  stando nel peccato, il diavolo può stare tranquillo, ma se ci si rende conto dall’importanza di avvicinarsi a Dio, inizia ad accendersi un campanello d’allarme in lui, perché se ti avvicini a Dio, lui potrebbe perdere il controllo su di te, per questo tenta di scoraggiarci. Satana attacca sempre alla stessa maniera con tutti, ma non bisogna credere a questo, tutti possono intraprendere un cammino verso Dio, e con la preghiera fatta con il cuore, il Signore inizierà a modellarti progressivamente a sua immagine, partendo dal modo in cui vedi il peccato, quelli che prima consideravi degli innocui peccatucci diventeranno qualcosa di serio che bisognerà stare alla larga. A questo punto sarai più forte davanti alle tentazioni e avrai più possibilità di sconfiggere il nemico, pregando durante la tentazione e sgridare il diavolo dicendo: <<Non ti lascerò il minimo spazio nella mia vita perché io appartengo al Signore >>. Nel Vangelo, il caso più eclatante dove un uomo di Dio cede alla tentazione è nell’episodio dove Pietro rinnega Gesù tre volte, quando solo il giorno prima gli aveva promesso che avrebbe affrontato la morte pur di non rinnegarlo. Ora facciamo un’analisi per vedere come ha potuto Pietro cadere in questo peccato: Prima di tutto dormiva invece di pregare. Nel Getsemani Gesù esortò i discepoli rimanere svegli per non cadere in tentazione. Da qui vediamo come anche la preghiera ci può aiutare a resistere alle tentazioni; infatti quando siamo tentati e pensiamo di non potercela fare, una sana preghiera ci può rafforzare quanto basta per non cadere in peccato. Invece Pietro si è addormentato e non è stato vigilante e non si è reso conto di quello che poteva succedere. Un altro errore è stato seguirlo da lontano dopo l’arresto. È sempre pericoloso seguire Gesù solo da lontano. Questo rappresenta quel gruppo di persone che si definiscono credenti e sostengono che è giusto andare in Chiesa, pregare e adorare il Signore, ma lo fanno solo ogni tanto, quanto se la sentono, quanto hanno tempo. Questo è seguite Gesù da lontano, in questo modo però non si può essere vincitori di fronte al nemico. L’ultimo errore è stato quello di scaldarsi al fuoco del nemico. Qui rappresentano le persone che entrano volontariamente in un terreno pericoloso dove il nemico è più forte e tu ti trovi ad affrontare una tentazione difficile e se non sei spiritualmente pronto non puoi farcela. L’errore generale di Pietro è stato di aver confidato nella carne, nelle proprie capacità, senza essere consapevole che è per la grazia di Dio che possiamo resistere alle prove e alle tentazioni, ma per ottenere questa grazia ci dobbiamo arrendere e  confidare in Lui. Non bisogna confidare nella carne, perché la carne è debole. In Dio dobbiamo confidare. Questo episodio non è stato scritto per svergognare Pietro, ma affinché noi potessimo imparare dai suoi sbagli.

IL COMBATTIMENTO SPIRITUALE 1/4

INTRODUZIONE:

Secondo la mentalità del mondo i cosiddetti “vincenti” sono quelle persone che riescono ad arrivare ad avere un lavoro prestigioso, molto remunerativo, diventare famosi e popolari oppure occupare una posizione di potere. Il mondo spesso gli invidia e in alcuni casi sono anche idolatrate dalle masse, posseggono tutto ciò che vogliono, girano in macchine di grossa cilindrata o in yacht, sono circondati da belle donne e sembra che abbiano tutto ciò che desiderano,  ma nessuno si chiede se quelle persone siano veramente felici e in pace con se stessi. La Bibbia invece ribalta questo concetto; quelli che il mondo dichiara “vincenti” nella guerra spirituale spesso sono perdenti. Alcune caratteristiche di coloro che perdono nella guerra spirituale sono le persone schiave di ogni vizio, inclini alla depressione o a facili manifestazioni di ira, che si scoraggiano facilmente o privi di coraggio nell’agire per il bene. Chi è ateo può avere una o più di queste caratteristiche e finché rimarranno atei non ci sarà speranza per loro, dal punto di vista biblico saranno sempre dei perdenti. Dall’altra parte abbiamo invece i credenti nel Signore che cercano tutti i giorni di combattere la guerra spirituale. Una persona quando si converte deve essere consapevole di entrare in guerra e di far parte dell’esercito combattente di Dio. Se c’è una guerra ci devono essere quindi dei nemici e un campo di battaglia. I nemici non sono altre persone perché si tratta di una guerra spirituale, la battaglia infatti non è contro carne e sangue, ma contro i principati e le potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti (Efesini 6,12). La mente invece è l’arena in cui si combatte questa battaglia. Molti credenti però non sanno come combattere il diavolo spesso si trovano anche loro in difficoltà, ma Dio ci ha dato le armi spirituali affinché possiamo sempre battere il Diavolo. I modi in cui il diavolo ci può attaccare sono principalmente 3:

  • LE TENTAZIONI
  • LE PROVE
  • MANIFESTAZIONI STRAORDINARIE (POSSESSIONI)

Ora essendo una guerra spirituale Dio ci ha dato armi spirituali per combatterla che hanno da Dio la potenza di abbattere le fortezze, distruggendo i ragionamenti e ogni arroganza che si leva contro la conoscenza di Dio (2Corinzi 10,4-5).

Nei prossimo articoli vedremo nel dettaglio tutti i 3 tipi di attacchi del nemico, cosa consistono e come combatterli.

L’AUTORITÁ CHE DIO DA AI SUOI FIGLI

Un figlio di Dio deve sapere che Dio gli ha conferito l’autorità contro le forze del male, ma andiamo per ordine: Chi sono i figli di Dio? A proposito vediamo cosa dice il vangelo di Giovanni: A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio, a quelli che credono nel suo nome. Credere nel nome di Cristo, credere nella sua morte e resurrezione e seguire i suoi comandamenti ci dà il diritto di essere figli di Dio. Ci concentriamo spesso sui doveri del cristiano, e questo è giusto, ma dobbiamo anche conosce i nostri diritti da cristiani. Spiritualmente parlando. Uno di questi è appunto l’autorità che abbiamo nei confronti delle forze del male. Un esempio lo troviamo in Luca 10: Gesù invia 72 discepoli ad evangelizzare nel nome di Gesù e ad annunciare che il regno di Dio è vicino. Al ritorno i discepoli pieni di gioia dicono: Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome”. Egli disse loro: “Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demoni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli”. (Luca 10,17-20) Questi discepoli che predicano nel nome di Gesù hanno autorità contro il male, tuttavia bisogna evitare il rischio di far divenire questo potere motivo di vanto e superbia, piuttosto gioire con la consapevolezza di essere figlio di Dio. Quindi se vogliamo seguire Gesù e la sua parola possiamo addirittura essere più potenti di satana, usando il nome di Gesù. Come possiamo usare questa autorità? Quando il regno di satana ci attacca. Potrebbe essere la nostra salute, i nostri beni, il lavoro, il matrimonio, le amicizie, con la preghiera possiamo cacciare via le influenze del male. Questo è anche il principio che sta dietro agli esorcismi, quando il sacerdote ordina al demone nel nome di Gesù di andarsene, se noi siamo giusti davanti a Dio, Satana è obbligato a stare ai nostri piedi; per il fatto che ci sottomettiamo a Dio, diventando così dei suoi rappresentanti in terra, abbiamo di conseguenza l’autorità di usare il nome di Gesù. Dio, infatti ha privato della loro forza i principati e le potenze ( satana e i demoni), ne ha fatto pubblico spettacolo, trionfando su di loro in Cristo (Colossesi 2,15). Quando è che perdiamo l’autorità di Dio? Quando siamo in uno stato di peccato, ad esempio non vogliamo perdonare qualcuno, siamo superbi, arroganti con il prossimo, non siamo fedeli con il nostro coniuge ecc… Un conto è un singolo peccato di cui si può chiedere subito perdono a Dio, un conto è essere in uno stato di peccato in maniera consapevole e volontaria. Se un carabiniere ci ferma e ci chiede patente e libretto, essendo un rappresentante dello stato e sottomesso ad esso ha l’autorità di chiederci patente e libretto, ma se invece lo chiede una persona che non è un pubblico ufficiale allora non siamo tenuti a dare ciò che ci chiede, perché non è un rappresentante dello stato. Così funziona anche nel regno di Dio. Se un vero credente usa il nome di Gesù allora il diavolo deve obbedire, ma se glielo chiede una persona che non è un vero credente, il diavolo risponderà: Gesù lo conosco, ma tu chi sei? Con che autorità ti dovrei obbedire? Il centurione romano che incontrò Gesù aveva capito bene il concetto dell’autorità e ne parlò bene con i suoi discepoli. Ora, qualcuno potrebbe chiedersi: Perché un demone, che è superiore a noi in potenza dovrebbe fuggire da noi, che siamo uomini, solo usando il nome di Gesù. Esiste una distinzione tra potenza e autorità. Sempre restando nell’illustrazione precedente, se stiamo percorrendo una strada in macchina e una vigilessa con un fisico alquanto gracile mostra la paletta per fermarci e noi stiamo guidando un fuoristrada di grossa cilindrata; avremo la potenza per investirla e scappare via; ma non avremo l’autorità per farlo. Se dunque i demoni agiscono solo in maniera legalistica davanti a Dio, per quanto siano potenti loro e deboli noi sono obbligati ad obbedire. Questo non significa che il ministero dell’esorcismo è una cosa facile, tutt’altro invece. Non è per nulla semplice perché satana cercherà di manifestarsi in maniera orrenda e drammatica nel corpo del posseduto e l’obbiettivo è quello di spaventare, ma se si ha paura del diavolo non si può avere autorità su di esso. Per chi volesse sapere di più di questo argomento può fare delle ricerche riguardo Padre Amorth, il più famoso esorcista cattolico. Chi non crede non ha difese davanti a Satana e subisce tutto quello che lui gli manda. Quello che c’è da sapere è che lui è già stato condannato, il suo destino è di bruciare all’inferno in eterno, la sua unica consolazione è di sperare di portarsi dietro più persone possibili con lui, infatti, sa anche che Dio ama immensamente ognuno di noi e soffre quando un’anima non si salva, quindi colpisce noi, per colpire Dio. Lui però è già stato sconfitto definitivamente da Gesù sulla croce e non avrebbe nessun diritto di dominarci, se lo fa è solo da usurpatore. Quindi non dobbiamo avere paura di lui perché se noi diventiamo credenti il Dio della pace schiaccerà ben presto satana sotto i nostri piedi (Romani 16,20) e possiamo solo gioire e glorificare il Signore per questo. Quello che conta è sapere che grazie al potente nome di Gesù possiamo sconfiggere satana e avere autorità su di lui, sempre.

IL PIANO DI DIO PER LA REDENZIONE DELL’UOMO

Secondo la Bibbia Dio ha creato il mondo e i suoi abitanti, quindi Dio avrebbe tutti i diritti per governarlo dal momento tutto è di Dio. Ma osservando la malvagità, le ingiustizie, la violenza, l’usurpazione, la mancanza di amore e compassione in tutte le società della terra non si può certo dire che il mondo sia governato da Dio. Chi è che lo governa e perché?  Per capirlo bisogna andare al Vangelo di Luca capitolo 4, dove Gesù prima di iniziare il suo ministero va 40 giorni nel deserto per essere tentato dal diavolo. Questa è una delle 3 tentazioni che riceve Gesù:

Poi il diavolo lo condusse su di un alto monte e gli mostrò in un attimo tutti i regni del mondo e il diavolo gli disse “Io ti darò tutto il potere di questi regni e la loro gloria, perché essa mi è stata data e io la do a chi voglio. (Luca 4,5-6).

Il mondo è stato fatto per mezzo di lui, Gesù (Giovanni 1,10). Quindi il piano di Dio è quello che Gesù governi il mondo, è questo il suo scopo. Ma ora Satana sta suggerendo qui: È che Gesù può evitare la croce. “Non devi seguire per forza il piano di Dio. Non devi prendere per forza il sentiero che Dio ha stabilito per la redenzione dell’uomo. Facciamo un accordo: io te lo do ora, in questo momento, senza la croce; Tu devi fare solo una piccola cosa: inchinati e adorami”. Naturalmente, Gesù, se si fosse prostrato per adorarlo, sarebbe diventato servo di Satana, e il mondo sarebbe rimasto comunque in suo potere. “Sottomettiti alla mia autorità, e io ti do tutto. Potrai sederti sul trono, potrai regnare; ma sarai sotto la mia autorità, essendoti prostrato davanti a me”. E Gesù risponde: sta scritto: “Adora il Signore Dio tuo e servi a lui solo” (4,8) Ora, c’è anche un particolare che a molti sfugge: Gesù non contesta l’affermazione di Satana. Quando Satana dice: “Guarda, è mio; mi è stato dato, e io lo do a chi voglio”, Gesù non contesta questo; Lui riconosce questo fatto. Lui sa che è vero; Infatti è per questo che c’è tanto male nel mondo; esso è ancora sotto il controllo di Satana. Ma se è Dio che ha creato il mondo perché è sotto il controllo di satana? Chi lo ha deciso? Dio? Non proprio! È stato purtroppo l’uomo a darlo, nel Giardino dell’Eden. Quando Dio ha creato l’uomo e ha messo l’uomo sulla terra, Dio ha dato la terra all’uomo. Dio ha detto ad Adamo: “Abbiate il dominio sulla terra, sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo e sopra ogni essere vivente che si muove sulla terra; perché io lo do a voi” (Genesi 1,28). Così Dio ha dato all’uomo questo meraviglioso dono della terra.  Ma quando Adamo ed Eva hanno peccato contro il comandamento del Signore, hanno ceduto la terra a Satana. La Bibbia dice: “Non sapete che diventate servi di colui al quale vi date per servirgli? Dell’ubbidienza per la giustizia, o della disubbidienza per il peccato? Sottomettete dunque le vostre membra come strumenti di giustizia a Dio” (Romani 6,16). Nel sottomettersi ai suggerimenti di Satana, loro hanno disubbidito al comandamento di Dio, e hanno ceduto la terra che Dio aveva dato loro, a Satana. E Satana ha preso il controllo e l’autorità della terra e l’uomo, in cambio, è diventato un suo schiavo attraverso il peccato originale.

IL PIANO DI SATANA

Così ora ci troviamo in un mondo pieno di malvagità e ingiustizie e in aperta ribellione contro Dio. Vediamo gli effetti di questa ribellione nella nostra società. Ed è del tutto sbagliato, da parte degli uomini, accusare Dio per i mali del nostro mondo, mali che sono il risultato della ribellione dell’uomo contro Dio, del suo rifiuto di lasciar regnare Dio sul mondo. Quindi tornando alla tentazione che Satana ha fatto a Gesù sotto digiuno, si spiega perfettamente perché Gesù non contesta il fatto che il mondo appartiene a Satana e lui a sua volta può dare il governo della terra a chi vuole, basta che sia sottomesso a lui. Infatti è questo la sua massima ambizione, trovare qualcuno disposto a sottomettersi completamente a lui in modo da esercitare un dominio pressoché totale sulla terra. Troverà qualcuno? Nel libro dell’Apocalisse 13 entra in scena l’uomo del peccato, la bestia, Satana gli darà il suo potere e il suo trono. E leggiamo che l’Anticristo governerà il mondo. Questa è una profezia che molti ignorano; si riferisce al fatto che prima della venuta di Cristo comparirà sulla terra un personaggio misterioso, ovvero l’Anticristo; una persona che si spaccerà per Gesù, farà un governo mondiale e pretenderà che tutti lo adorino, ma in realtà sarà un servo di Satana; e si dice che la stessa tentazione che ha ricevuto Gesù, la riceverà quest’uomo. Lui però risponderà di si. Satana quindi ha ancora il potere di dispensare i suoi poteri di governo a quelli che vuole. “Posso darlo a chi voglio”. Dio gli permette questo, naturalmente.

IL PIANO DI DIO

Ma quindi sulla terra c’è solo malvagità e corruzione? Non c’è proprio nulla di buono? In contrasto con il piano di satana c’è il piano di Dio per riportare il mondo sotto il suo regno e toglierlo dal regno di satana. Vediamo ora le varie fasi per il piano di Dio per la redenzione dell’uomo.

  1. NEL GIARDINO DELL’EDEN

C’è già in Genesi un riferimento al piano di Dio per la salvezza, quando Adamo ed Eva mangiano dall’albero della conoscenza del bene e del male e Dio vedendo che è stato satana ad averli tentati; disse a: io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà il capo e tu le ferirai il calcagno  (Genesi 3,15). In questo versetto la locuzione “sua stirpe” si riferisce alla discendenza di Eva. In pratica Dio risponde a Satana: Per adesso hai vinto una battaglia, quella di mettere l’umanità in tuo potere; io però da questa donna che tu ha tentato, nasceranno dei figli e da uno di essi, generazione dopo generazione, arriverà il giorno in cui nascerà Gesù, e Lui ti schiaccerà il capo, ti sconfiggerà, e tu gli insidierai il calcagno, con le sofferenze della crocifissione. Troviamo un riferimento a questo anche in Romani 16,20: Il Dio della pace schiaccerà ben presto Satana sotto i vostri piedi. Già in genesisi inizia a parlare di piano di Dio.

  • ABRAMO

Prima di tutto era necessario trovare una persona speciale in mezzo a un mondo pagano per farsi conoscere e istaurare un rapporto basato sulla fede e sulle promesse. Questa persona fu Abramo. Il primo patriarca dove gli fu promesso di essere il capostipite di un popolo talmente numeroso da non poter essere contato. Abramo in cambio non doveva far altro che avere fede in questo Dio, fino ad arrivare a lasciare la casa dei suoi padri per andare nella terra di Canaan ed essere disposto anche a sacrificare suo figlio per lui se era necessario, Dio ovviamente non permise questo sacrificio. Come dice la scrittura: La fede di Abramo fu accreditata come giustizia (Genesi 15,2-6). Quindi in quel momento Abramo fu l’unico ad essere considerato fuori dall’autorità di Satana e dentro al regno di Dio. Per questo fu possibile per Dio procedere partendo da lui e sua moglie alla creazione di un nuovo popolo. Che sarebbe stato il popolo di Dio.

  • MOSÈ

All’epoca di Mosè Dio ha mostrato davanti a tutto il popolo d’Israele la sua potenza attraverso grandi prodigi, come le 10 piaghe d’Egitto e la sua pietà liberando il popolo dalla condizione servirle per condurlo in una terra fertile promessa da Abramo. Questi 2 elementi sono necessari affinché Israele  rivolgesse  il culto verso Dio. Inoltre abbiamo l’introduzione della legge di Mosè basata su varie istruzioni  comportamentali, come i famosi 10 comandamenti e i sacrifici animali. La legge fu importante per far conoscere al popolo cosa era giusto e sbagliato per Dio e i sacrifici animali servirono a coprire i peccati commessi per debolezza o ignoranza della legge. Con Mosè abbiamo un’importante profezia In Deuteronomio 18,15 riguardante la venuta di un futuro profeta: Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto. Io susciterò loro un profeta in mezzo a loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io comanderò. Se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto.

  • GESÚ

Con la venuta di Gesù abbiamo il punto centrale del piano di Dio. Da Lui troviamo il compimento di tutta la legge di Mosè e di tutte le profezie contenute nel vecchio testamento. L’unico che ha potuto compiere tutta la legge senza peccare e in perfetta comunione con Dio, sacrificando se stesso sulla croce compiendo una volta per tutte le leggi sui sacrifici; morendo per pagare il prezzo del riscatto che è stato versare il Suo sangue. Perché per salvarci Gesù ha dovuto sacrificarsi? Dio non può perdonarci e basta. Il fatto è che  senza spargimento di sangue non esiste perdono (Ebrei 9,22). I sacrifici che facevano gli ebrei con gli animali nella legge di Mosè non erano completi, perché potevano al massimo coprirli i peccati. Il sacrificio di Gesù invece copre tutti i peccati una volta per sempre, (1Pietro 3,18) ha preso su di se la punizione che avremo meritato noi. Questo ha fatto in modo da avere i requisiti perché noi potessimo essere salvati e recuperare l’autorità persa da Adamo ed Eva. È bastato il peccato di un solo uomo per compromettere la comunione con Dio e separarci da Lui, così con Gesù c’è lo stesso meccanismo, ma al contrario. Lui che non ha mai commesso peccato e si è sacrificato sulla croce prendendo con sé la punizione dei peccati che era l’uomo che avrebbe dovuto meritare, abbiamo così un fondamento di giustizia perché noi possiamo essere puri davanti a Dio, non per nostri meriti, ma per i meriti di Gesù. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui (Giovanni 3,16-17). Il fondamento di giustizia è fondamentale perché Dio non può far finta di non vedere il peccato, davanti a Lui dobbiamo apparire santi, e il sacrifico di Cristo è l’unico modo per essere santi davanti a Dio. Cristo non ha subito solamente le sofferenze carnali delle frustate e della croce, ma anche in un tempo limitato, della separazione spirituale da Dio. Tutto questo per evitare che fossimo noi separati per sempre da Dio; è diventato maledizione per riscattarci dal peccato, diventando lui stesso maledizione; poiché sta scritto: Maledetto chi è appeso al legno (Deuteronomio 21,23); Cristo è stato appeso nel legno dello croce, per questo motivo gridò: << Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato >> (Matteo 27,46). Infatti, la sofferenza maggiore di chi è all’inferno non è tanto il dolore fisico, quanto la definitiva separazione da Dio, e il rimpianto di non aver mai voluto accettare Gesù come salvatore nonostante le tante persone che invitavano a farlo.

  • IL RITORNO DI GESÚ

Questo sacrificio non è stato vano: Dal punto vista spirituale ha compiuto qualcosa di eccezionale, ha riscattato il mondo che era a tutti gli effetti sotto l’autorità di satana per portarlo dalla sua parte, quindi Dio ha già vinto e satana è stato definitivamente sconfitto. Questa vittoria non si è ancora concretizzata perché satana continua a governare il mondo come usurpatore, anche se la presenza della Chiesa limita fortemente il suo operato. L’apostolo Paolo dice: “Egli ha vivificato anche voi che eravate morti nei falli e nei peccati, nei quali un tempo camminaste, seguendo il corso di questo mondo, secondo il principe della potestà dell’aria, dello spirito che al presente opera nei figli della disubbidienza” (Efesini 2,1-2).   La effettiva  sconfitta di satana avverrà quando Cristo ritornerà. Ci sono ancora diverse profezie che non si sono ancora adempiute perché riguardano la seconda venuta di Cristo. Non si può sapere quando, Ma poi verrà Gesù con l’atto di proprietà della terra, e dichiarerà: “I regni del mondo sono divenuti del Signore nostro e del Suo Cristo, ed Egli regnerà nei secoli dei secoli, come Re dei re e Signore dei signori, per sempre e sempre, Alleluia, Alleluia” (Apocalisse 11,15). Ma, il fatto che Cristo tornerà per regnare è sicuro, infatti come per gli uomini è stabilito che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una sola volta per togliere il peccato di molti apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con il peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza (Ebrei 9,27-28).  Questa sarà la fine di ogni influenza maligna sulla terra e l’istaurazione del regno di Dio, come quando nella preghiera del Padre Nostro si dice: Vanga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Questo è il compimento del piano di Dio della redenzione dell’uomo.

CIÒ CHE È SPIRITUALE E CARNALE

Nell’antico testamento si sente spesso parlare della sapienza come obiettivo che un credente deve raggiungere per essere saggio e sapere sempre come comportarsi nelle varie circostanze della vita. Nel nuovo testamento invece non si parla più di sapienza, ma di seguire lo spirito invece della carne. Questo non toglie il fatto di dover ottenere sapienza, ma lo completa e lo rende più chiaro. Il credente che ha ottenuto sapienza è colui che vive in maniera spirituale e non carnale. Questo concetto è spiegato da Paolo in Galati 5,16-26.

Vi dico dunque: camminate secondo lo spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo spirito e lo spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, finché voi non fate quello che vorreste.

È importante saper discernere che cosa significa la vita secondo la carne e vita secondo lo spirito. Le analizzeremo entrambi:

LA VITA SECONDO LA CARNE:

La carne indica l’uomo che vive al di fuori dell’influsso dello spirito ed è quindi soggetto alle sue tendenze egoistiche. L’uomo nasce già con una propensione a commettere peccato, a compiere il male e a essere egoisti; infatti non dobbiamo sforzarci più di tanto nel fare tutto questo, viene del tutto naturale, come anche il bambino che disubbidisse o mente ai genitori senza che nessuno gli abbia insegnato a farlo. Questa predisposizione nella natura umana è purtroppo molto evidente e non si può negare. Da dove deriva tutto ciò? La Bibbia lo spiega mediante il racconto del peccato di Adamo che ha dato vita al peccato originale, e ha comportato una interruzione nella comunione con Dio, da questo deriva la nostra predisposizione a peccare; questo è definito l’uomo naturale. L’uomo carnale ha una spiritualità morta, assente, perciò La vita che conduce è essenzialmente materialistica. La sua massima priorità è soddisfare le esigenze del corpo: mangiare, bere, vestirsi, fare sesso ecc… dall’altra parte il parziale o totale interesse dei valori etici come amare il prossimo, aggiunta a una scarsa propensione a compiere buone opere. Questa è una persona carnale perciò la mente controllata dalla carne produce corruzione perché la sua vita è basata fondamentalmente nel soddisfare le concupiscenze della carne, quindi chi è governato dagli appetiti carnali non può piacere a Dio. L’uomo carnale non ha nessuna intenzione di obbedire a Dio e anche se volesse non ci riuscirebbe perché per fare ciò è necessario che ci sia prima una rinascita spirituale. Perciò è totalmente inutile esortare una persona carnale a fare opere buone come insegna la scrittura; non avrebbe nessuna intenzione di farle e nemmeno lo potrebbe. Al massimo può eliminare qualche atteggiamento sbagliato, ma non arriverebbe mai allo standard morale che richiede il Vangelo. La natura dell’uomo carnale è quello di fare il male, essere ribelle a Dio e si trova bene nel farlo, proprio come un maiale si trova bene a sguazzare nel fango essendo di sua natura agire così. Essere carnali comporta compiere opere carnali, La lettera di Paolo continua con questa descrizione spiegando quali sono i frutti carnali:

Del resto sono ben note le opere della carne: Fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisione fazione, invidie, ubriachezze, orge, e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio.

Questo elenco ovviamente non è completo, Paolo ne scrive alcuni per dare l’idea di cosa intende per opere della carne. Tra le opere della carne si potrebbe aggiungere anche l’ipocrisia, il cercare di apparire buono davanti agli altri, quando in realtà il cuore è colmo di empietà. Leggendo con attenzione questo elenco di opere carnali, anche se non completo si può purtroppo constatare che tutte le persone non credenti commettono uno o più di queste opere in maniera cronica e senza prendere coscienza nel suo male, non facendo quindi nulla per mettere un freno a queste opere, ma anzi compierle in maniera consapevole e volontaria. Per questo che chi conduce una vita carnale non può piacere a Dio perché la carne tende alla morte, mentre lo spirito, tende alla vita e alla pace; ( Romani 8,6). Ora, una riflessione importante: Una volta compresa che cosa significa vivere in maniera carnale, la domanda che pongo e invito tutti a riflettere: Si può essere felici e soddisfatti nella vita vivendo una vita carnale? La vita nella carne potrà darti dei momenti di piacere, che a volte potranno anche essere intensi ma sono sempre molti brevi e non ti darà una vera pace, anzi quei momenti di piacere diventeranno come una droga, e non potrai più farne a meno, in questo modo si cade in schiavitù e ci si sentirà spesso frustrati, e questo che rende le persone permalose e in lotta con il mondo e con la paura del futuro. La vita carnale non potrà portare a una vera pace interiore, potrà solo darti brevi momenti di piacere. Perché allora le persone continuano a vivere così e non intraprendono un cammino spirituale? Il motivo è perché non si comprende cosa significa vivere in maniera spirituale. Chi non è spirituale non può capire le cose spirituali per quanto possa essere intelligente; anche se avesse un quoziente intellettivo alto o 3 lauree. Esse sono follia per lui e non è capace di intendere, perché di esse si può giudicare per mezzo dello Spirito (1Corinzi2,14). Capire la vita spirituale attraverso le scritture non è una questione di intelligenza, altrimenti Dio farebbe una discriminazione tra chi è intelligente o meno. Gesù parlava delle persone cieche spiritualmente come i farisei che pur conoscendo bene le scritture non hanno compreso che era proprio Lui il Messia che tanto attendevano. La loro cecità era dovuta alla superbia, che ha di conseguenza quello di chiudere il cuore a Dio e al prossimo. Un altro punto importante è come agiscono le forze maligne nei confronti dell’uomo carnale: Il diavolo non ha bisogno di indurre in tentazione l’uomo che vive nella carne perché pecca già di suo, tuttavia può cercare di affondare una persona ancora più in giù agendo proprio sulla natura carnale, ci colpisce e ci tenta nei nostri punti deboli facendoci sentire sensazioni che se assecondate portano al peccato, è per questo che ci obbedisce alla carne è uno schiavo di satana.

QUANDO AVVIENE LA CONVERSIONE:

Anche quando una persona vive una vita carnale, lontana da Dio e dai suoi principi, non è escluso che in un modo o nell’altro possa essere toccato dallo Spirto Santo e arrivare a una conversione. Ma se avviene cosa succede dal punto di vista spirituale? Di punto in bianco smette di essere carnale? Facciamo un passo indietro: Abbiamo detto precedentemente che l’uomo dalla nascita ha una predisposizione al male dovuto al peccato originale e il nostro lato spirituale è assente; ma se avviene che ci pentiamo dei nostri peccati, crediamo al sacrificio di Gesù in croce e lo  proclamiamo come nostro Signore e salvatore; ecco, abbiamo quindi  una conversione, ossia un cambiamento radicale del nostro essere, non siamo più la stessa persona, ma una nuova creatura in Cristo. Lo Spirito Santo viene ad abitare in noi che vivificherà il nostro spirito. Con il nostro lato spirituale attivo possiamo iniziare un percorso di comunione con Dio e a proclamare che Gesù è il Salvatore e Signore. Come dice la scrittura: Nessuno può dichiarare Gesù è il mio Signore senza l’azione dello Spirito Santo (1Corinzi 12,3). Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! (Galati 4,6). Questa conoscenza di fede è possibile solo nello Spirito Santo. Dunque per avvicinarsi a Cristo, bisogna dapprima essere stati toccati dallo Spirito Santo. Infatti, è lui che ci precede e suscita in noi la fede. Questo meccanismo è stato possibile grazie al sacrificio di Gesù Cristo sulla croce che è il nostro intermediario presso Dio. Il primo cambiamento interiore di una persona appena convertita sarà quella di accorgersi che il male che precedentemente si faceva senza problemi, ora, sentirà come un senso di disagio nel commetterli a motivo dello spirito che agisce in lui e va in contrasto con la carne. L’altro effetto è uno stimolo interiore nell’amare il prossimo e compiere buone opere con il cuore e non per avere qualcosa in cambio. Che fine fa il lato carnale che prima della conversione imperversava la sua vita? La natura carnale ed egoistica continua a rimanere in parte e va in conflitto con lo Spirito Santo. Avviene allora una battaglia interiore tra la carne e lo spirito che combattono l’uno contro l’altro, ma siamo noi a decidere cosa seguire, se la carne o lo spirito. Se si sceglie di seguire lo spirito allora i desideri della carne poco per volta cesseranno e in quel caso ci sarà solo lo spirito a guidare la nostra vita. Tuttavia la carne cercherà sempre di prendere il sopravvento sulla nostra mente, ma il credente deve restare vigilante e rifiutare ogni carnalità. Paolo non raccomanda in negativo la repressione dei desideri, e quindi uno sforzo ascetico basato sulle forze umane, come fanno ad esempio i buddisti, (Ved. Pag. 214) quanto piuttosto di assecondare lo spirito che i credenti hanno ricevuto. Tutte le volte che seminerai nello spirito, la tua parte spirituale si rafforzerà rispetto alla tua parte carnale da riuscire così a prevaricare su di essa riducendola in schiavitù; è possibile farlo con  la preghiera e la dedizione ma saremo felici del risultato. Il significato del digiuno è proprio quello di trascurare la carne per mettere in priorità lo spirito. Questo è il cammino che va verso la santità. Come se dentro di noi ci fossero due lupi; uno buono e l’altro cattivo; vince chi gli dai più da mangiare.  

LA VITA SECONDO LO SPIRITO:

Lo spirito è lo Spirito Santo che, presente nel cristiano, lo porta a produrre frutti di bene. L’uomo spirituale conduce la vita onorando Dio in pensieri, parole ed opere; le esigenze del corpo passano in secondo piano perché si rende conto che lo spirito è più importante del corpo, che prima o poi morirà mentre lo spirito rimarrà per sempre. Se saremo spirituali faremo le opere dello spirito. La lettera di Paolo continua con questa descrizione citando degli esempi di  i frutti spirituali:

Il frutto dello spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di se; contro queste cose non c’è legge.

Si potrebbe dire che in questo versetto c’è un breve il riassunto dell’attitudine che il cristiano deve avere nei confronti della vita e dal mondo ed è interessante che Paolo dichiara che seguendo lo spirito, che il cristiano riceve nella conversione non c’è più bisogno di seguire una legge, un’imposizione esterna di precetti e divieti, perché il seguire dei comandamenti è indicato a persone senza principi e non conduce a seguire una vita spirituale, al contrario stimola la concupiscenza a trasgredire per portare l’uomo a peccare, seguendo lo spirito invece, ci viene donato l’amore da donare agli altri e questo completa tutta la legge; perché tutta la legge è basata unicamente nel comandamento dell’amore verso il prossimo e verso Dio. Tutto il nuovo testamento è basato su questo principio: Condurre una vita spirituale è ben superiore a una vita carnale; non si può vivere in pace con gli altri e con se stessi senza seguire lo spirito. Non si potrà avere la pace nel cuore finché saremo schiavi di qualche carnalità, per questo che è importante seguire lo spirito, che ricordo, è lo stesso spirito che ha resuscitato Cristo dai morti (Romani 8,11), c’è dunque potenza in Lui. Chi vive secondo lo spirito vede il mondo con gli occhi di Dio e arriveremo a comprendere cose che prima non potevamo capire, come nell’episodio evangelico di Marco 10,46-52 dove un povero che era cieco carnalmente, riconosce che Gesù è il Messia e gli grida:  Gesù Figlio di Davide, abbi pietà di me, e tutto questo senza conoscere bene le scritture. È bastata l’umiltà e la semplicità di cuore che spalanca le porte a Dio e rende sagge le persone. In questo caso quest’uomo avendo creduto e avendo avuto fede in lui, aveva i requisiti perché Gesù potesse operare su di lui con la guarigione. Se quindi noi non riusciamo a vedere spiritualmente, la croce sarà solo dolore e aberrazione, invece di vedere l’opera di salvezza che Dio ha fatto per noi. Il povero che chiede l’elemosina sarà solo uno scocciatore puzzolente, invece di vedere il volto di Dio e avere compassione per lui. Ho sentito una volta una testimonianza di una coppia che ha avuto un figlio portatore di handicap, e dicevano che il loro figlio è stato una benedizione. Ma senza una vista spirituale non è possibile dire ciò, come non si può arrivare a comprendere che la libertà passa dall’obbedienza a Dio. Nell’antico testamento c’era l’usanza della circoncisione e il significato consisteva nel fatto che tagliando la carne, si abbandonava la vita nella carne e si iniziava a vivere nello spirito. Questo rito non è stato più ereditato dai cristiani in quanto, quello che conta è la circoncisione del cuore. La carne è da considerarsi morta nella croce con Gesù; chi semina nella carne raccoglie corruzione, ma chi semina nello spirito raccoglie vita eterna. Il Signore invece opera in noi attraverso lo spirito e ci mette alla prova nel nostro punto più forte, dove è più facile avere successo, infatti, egli è buono e non ci mette in situazioni il quale non possiamo gestire. Attraverso lo spirito ci parla e ci fa sentire quella pace che solo lui può dare quando seminiamo nello spirito. Quando invece stiamo seminando nella carne il Signore tramite lo spirito ci dà dei segnali di avvertimento affinché possiamo correggere il nostro comportamento.

L’AMORE DI DIO CI VIENE INCONTRO

Viene spesso detto ai credenti che Dio è amore, ci ama e ci protegge se noi confidiamo in Lui, ma non tutti sono veramente consapevoli di questo. Per noi dire “amare” è quasi considerata come una cosa generica che può cambiare a seconda del contesto. Nel greco antico, che è la lingua nel quale sono stati scritti i vangeli, ci sono tre parole per esprimere la parola amore e sono suddivisi in tre diversi livelli.

1)EROS   Ἔρως

Il primo è definita con la parola “Eros”. Si tratta di quel tipo di amore che una persona cerca per soddisfare solamente i propri bisogni, ma non interessa per niente che l’altra persona sia felice o meno. Un esempio tipico è quando un ragazzo cerca una ragazza solo per soddisfare gli impulsi sessuali e quando è ancora poco che frequenta una ragazza gli chiede di avere un rapporto con lui e se lei accetta; una volta consumato l’atto non ha più motivo di stare con lei, quindi se ne va. È un amore molto superficiale, di bassissimo livello tipico delle persone lontane da Dio.

2)PHILEO Φυλεύς

Il secondo è definito l’amore “phileo”; Si tratta di quel tipo di amore che una persona cerca per soddisfare i propri bisogni e contemporaneamente desidera soddisfare anche quelli dell’altro. È un amore ben superiore al primo, e si manifesta ad esempio nell’amicizia, quando si prova affetto, si vuole bene a qualcuno.

3)AGAPE ἀγάπη

Il terzo invece si tratta dell’amore più profondo e sublime che una persona possa provare, è definito l’amore “agape”. È il tipo di amore che Dio vorrebbe nel cuore di tutti noi e ci porta ad andare incontro al prossimo in modo gratuito, mosso unicamente dal bene dell’altro. Un amore che si dimostra nella praticità ed è indipendente dall’affetto che possiamo provare, perciò si può applicare anche a che non ci sta simpatico. Questo tipo di amore è descritto da Paolo nella prima lettera ai Corinzi. Nella Bibbia è generalmente tradotta con la parola “carità” poiché in italiano non esiste una parola che equivale perfettamente alla parola “agape” perciò è stata scelta quella parola che è più vicino a quel significato, ma che può generale fraintendimenti. Infatti, quando sentiamo alla parola “carità”, pensiamo a un atto di amore mosso dalla compassione che è una cosa sicuramente buona, ma non racchiude nella sua completezza il significato della parola “agape”. Riporto qui sotto il versetto che parla di quel tipo di amore:

La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. (1Corinzi 13,4-7)

Dio ci ama immensamente e vorrebbe che anche noi lo amassimo proprio con l’amore “agape”, così anche il nostro prossimo. Non significa che bisogna amare tutti allo stesso modo, ma avere comunque la capacità di farlo; sicuramente è importare avere quel tipo di amore con i migliori amici, con la propria moglie, con i parenti e con le persone che ci stanno maggiormente più vicini. Dio è il primo che ci ama con questo tipo di amore e quando inizieremo a trattare le persone come Dio tratta noi, sapremo cosa vuole dire amare con l’amore agape. Infatti è Dio il primo ad avere compassione, misericordia e pazienza nei nostri confronti, come troviamo infatti in Giovanni 3,16:

Perché Dio ha tanto amato (agape) il mondo che ha dato il suo Figlio unigenito, che chiunque crede in lui non perirà, ma avrà la vita eterna.

Allo stesso modo anche noi dovremo comportarci così con il prossimo, anche se può sembrare difficile farlo, ma con Dio ogni cosa è possibile, da soli non possiamo fare nulla. Nel Vangelo c’è una parabola che parla di un mercante di perle (Matteo 13,45-46); un giorno trova una perla di grande valore; va a vendere tutto per comprare quella perla. Ci sono persone che interpretano questa parabola dicendo che il mercante è ognuno di noi, trova la perla, cioè la fede e sacrifica tutto per ottenere la fede. Ora; si potrebbe fare un bel discorso partendo da  questa interpretazione, ma ha un problema: la fede non si può comprare, è un dono di Dio gratuito. La giusta interpretazione è che il mercante è Dio e la perla siamo noi. È Il Signore che ci ha comprato a caro prezzo per mezzo del sacrificio di Gesù sulla croce. È per questo che Dio dimostra il nostro amore per noi, e leggendo molte testimonianze ho scoperto che molti arrivano alla conversione quando comprendono questa verità nella sua pienezza. Si rendono finalmente conto di quando Dio ci ha amato ed è in Gesù che si è realizzato il suo amore per te (Giovanni 17,26), infatti Cristo è l’esatta impronta della sua essenza (Ebrei 1,3) dimostrando che non è contro di te, ma è con te (Romani 8,31). Infatti, quando ancora eravamo peccatori Cristo è morto per noi (Romani 5,8). Il cristianesimo non è quello che l’uomo fa per Dio; ma è quello che Dio ha fatto per noi. Anche se tu fossi stato l’unico peccatore al mondo, Gesù si sarebbe sacrificato anche solo per te, perché ognuno di noi ai suoi occhi ha un immenso valore. In risposta del suo amore che ci ha dimostrato concretamente anche noi dobbiamo amarlo ed essere disposti a servirlo, infatti ha fatto tutto questo per guadagnarti il tuo amore, non essere dunque ingrato ed indifferente a questo. Nella lettera ai corinzi troviamo scritto le parole << tutto scusa >>, non è inteso per ingenuità o per debolezza, ma è per non permettere al male di divenire una cosa sola con noi e non ci contamini. L’amore è una cosa essenziale nella vita di un credente, anche se imparasse tutta la Bibbia a memoria, ma non avesse amore nel suo cuore, allora non servirebbe a nulla; la conoscenza riempie di orgoglio, mentre l’amore edifica (Corinzi 8,1), infatti chi pensa di conosce bene la scrittura ma non ha amore nel cuore, non è gradito a Dio in quanto non basta conoscere la parola, bisogna anche metterla in pratica e senza amore non è possibile vivere il Vangelo; chi pretende di farlo è solamente un religioso farisaico (Ved. Pag. 190). Così anche se dichiarasse di avere una grande fede, ma poi non avesse amore allora quella fede non gioverebbe affatto. Che cosa fare però se il nostro amore non arriva al livello “agape”? Nel Vangelo c’è un episodio nell’ultimo capitolo di Giovanni, dove sono protagonisti i discepoli che dopo aver visto due volte Gesù apparso dopo la resurrezione tornano in Galilea aspettando un’altra apparizione di Gesù come aveva promesso. Passarono dei giorni che non avvenne nulla e a questo punto Pietro decise di andare a pescare e anche i suoi discepoli vennero con lui. Questo era un po’ come tornare alla vecchia vita, prima dell’incontro con Gesù. Ma proprio lui gli disse: vi farò pescatori di uomini (Matteo 4,19). La loro chiamata era quella di predicare a tutte le genti la salvezza tramite la croce di Cristo e tutti gli altri suoi insegnamenti. Andare a pescare quindi non faceva parte della loro chiamata. Passarono tutta la notte in barca ma non presero nulla finché non videro Gesù sulla costa e disse di mettere la rete sul lato destro della barca. Loro però non lo riconobbero subito. Seguito il consiglio presero una grossa quantità di pesce e qui riconobbero che era proprio lui. Avvenne poi che i discepoli lo raggiunsero in riva e iniziarono a mangiare insieme. Gesù disse a Pietro:  << Mi ami più di costoro? >> Qui per amore nel testo originale indica la parola “agape”. Pietro rispose: << Certo Signore, lo sai che ti voglio bene. >> Qui Pietro risponde, però, usando la parola “phileo”; quindi un tipo di amore inferiore rispetto a quello che gli era stato chiesto. Gesù ripeté la stessa domanda e Pietro rispose allo stesso modo. Allora la terza volta Gesù gli chiese: << Mi vuoi bene? >> Quindi amore “phileo”. Pietro rispose, << Certo Signore tu sai tutto e sai che ti voglio bene >>. Pietro si rattristò molto; tutto questo richiamava il fatto che lo aveva tradito tre volte quando lui il giorno prima aveva detto che non lo avrebbe abbandonato, costasse anche morire con lui. Ma è anche triste vedere il Signore costretto ad abbassarsi al nostro livello perché non riusciamo ad arrivare al livello che Dio vorrebbe che noi arriviamo. Questo limita l’opera di Dio che vorrebbe fare su di noi, perdendo così molte benedizioni che avrebbe voluto donarci anche se saremo salvati lo stesso. Pietro sicuramente avrebbe voluto dire che lo amava con tutto il cuore, ma non lo dimostrava però con i fatti, perché l’andare a pescare nel suo caso deviava rispetto alla missione che Dio gli aveva affidato. Se Pietro non è riuscito ad arrivare a dire che lo amava con l’amore “agape” potrebbe quasi consolarci, ma non è una scusa per noi. È importante impegnarsi ogni giorno a cercare Dio e la sua sapienza, perché più ci si avvicinerà a Dio e più la nostra vita cambierà. Gesù ci verrà incontro al livello che noi riusciremo ad arrivare e cercherà di fare di tutto a quel livello per poterci benedire o insegnare qualcosa. Il fatto che Dio ci viene incontro ricorda come nell’antico testamento Dio faceva delle concessioni al popolo di Israele perché non riusciva ad arrivare al livello che Dio avrebbe voluto. Un esempio si ha nel divorzio descritto in Deuteronomio 24,3 dove spiega le regole per separarsi dalla moglie. Gesù spiegò che questa era una concessione fatta agli Israeliti a causa della durezza del loro cuore (Matteo 19,8 e Marco 10,5), ma inizialmente in Genesi 2,24 sta scritto: dall’inizio della creazione li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto (Marco 10,9). Un altro esempio di concessione si trova nel libro di 1Samuele 8,5-22 quando gli israeliti chiedono che Israele diventi una monarchia come tutte le altre nazioni. Secondo il disegno di Dio Israele sarebbe dovuta essere conosciuta come la nazione senza un re, appunto perché il re era Dio stesso, ma loro hanno preferito un re umano. Il Signore lo concesse ma fu lui stesso a sceglierlo per mezzo di Samuele. Dio è lo stesso ora come ieri, e anche oggi può fare delle concessioni, Gesù però ricorda di amare il Signore con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta l’anima; poi anche: siate perfetti come è perfetto il padre mio che è nei cieli  (Matteo 5,47). Questo sta a indicare che bisogna sempre puntare in alto. Non si può arrivare al nostro massimo in breve tempo, il cammino di fede è molto lungo e a volte difficile ma non bisogna mai rimanere fermi, continuare ad avvicinarsi sempre gradualmente a Dio, ci saranno delle prove da affrontare, ma più si cercherà Dio e più la nostra vita cambierà e i risultati si vedranno e il Signore non abbandona chi agisce così; sta scritto infatti:  Voi mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il vostro cuore  (Geremia 29,13). Ci possono essere uno o più periodi della nostra vita che rimaniamo fermi spiritualmente, per un motivo o per l’altro non cerchiamo il Signore più di tanto. Questo viene definito biblicamente “vagare nel deserto”: Questo richiama come gli israeliti vagarono nel deserto per 40 anni prima di entrare nella terra promessa; questo per paura e per mancanza di fede. A volte anche noi siamo spiritualmente in una situazione simile, al posto di entrare nella terra promessa e ricevere le benedizioni, si preferisce rimanere nel deserto a condurre una vita travagliata e stressante. Non è mai troppo tardi per seguire il Signore. Nel Vangelo di Matteo capitolo 20 troviamo la parabola degli operai invitati nella vigna, dove narra di un padrone che possedeva una grande vigna; incontra al mattino delle persone disposte a lavorarci e con loro si accordano per la paga di un denaro. Durante la giornata il padrone della vigna invitò altre persone a lavorare, sia al pomeriggio che alla sera. C’era quindi qualcuno che lavorò per tutto il giorno, qualcuno mezza giornata e qualcuno che lavorò un ora soltanto. A fine giornata distribuì le paghe a tutti partendo dagli ultimi, dando a loro un denaro, così anche quelli del pomeriggio. Arrivati quelli del mattino pensavano di ricevere di più, ma ricevettero anche loro un denaro, per questo iniziarono a mormorare contro il padrone, che gli ricordò a loro dell’accordo iniziale di un denaro e non aveva fatto a loro nessun torno, ma per generosità voleva dare un denaro anche a tutti gli altri. Questo sta ad indicare che non è mai troppo tardi per andare al Signore e anche se ci si converte durante la vecchiaia, anche a loro il paradiso è assicurato, perché Dio è buono e generoso con chi sta con lui ed è una generosità divina che supera le barriere della giustizia umana; è la celebrazione della grazia che va al di là dei meriti dell’uomo. Per chi si converte verso la fine o metà della propria vita rimane il rimpianto di non aver voluto accettare Cristo come salvatore prima, risparmiandosi molti guai e sofferenze. Per chi invece si converte già in gioventù e incontra persone malvagie che gli procurano dolori, non deve augurare a loro che muoiano e vadano all’inferno, ma che si convertano e ricevano la stessa vita eterna che riceverà lui. Questo è avere il cuore con Dio. È sbagliato anche dire: Inizierò a pensare a Dio nella vecchiaia, adesso sono giovane, posso fare come voglio adesso e poi al limite mi convertirò più avanti. Non si può mai sapere quando sarà la nostra ora, se dovesse morire prima di convertirsi non andrebbe in cielo, ma in ogni caso non è una mentalità che mette Dio al primo posto. Gesù alla persona che voleva seguirlo dicendo: Aspetta prima che seppellisca mio padre, lui risponde: Lascia che i morti seppelliscano i morti, tu seguirmi. Il fatto di seppellire era un’espressione che stava a indicare di aspettare che suo padre morisse di vecchiaia, quindi non era una cosa immediata, ma questione di anni. Gesù dice non aspettare, seguirmi! Fallo adesso! Allo stesso modo Gesù lo dice anche ad ognuno di noi di seguirlo subito senza mettere qualcosa prima di lui.

UNA SOCIETÁ SENZA DIO

Molti atei sostengono che le religioni sono il male del mondo e se una società fosse libera dalle religioni allora si potrebbe costruire un mondo prospero e in pace. Vediamo quindi alcuni esempi di società libere dalle religioni soprattutto da quella cristiana, che si sono trasformati in “paradisi”: Analizzeremo due modelli economici e culturali che hanno caratterizzato il secolo scorso ed esistono tutt’ora anche se in forme diverse. Stiamo parlando del comunismo e il capitalismo.

IL COMUNISMO

 Nella filosofia socio-politica di Karl Marx e Friedrich Engels la religione altro non era che uno strumento di dominio della classe al potere, un mezzo coercitivo e narcotizzante del popolo. Ma, specularmente, era anche la proiezione di se stessi in un dio immaginario, nel quale l’uomo cercherebbe consolazione sotto le mentite spoglie dell’aspirazione a una salvezza eterna, concludendo così che “Le religioni sono l’oppio dei popoli”. Quando chiedi a un ateo cosa pensa della religione ti dirà proprio questo, non tutti sanno che questo modo di pensare deriva da questi due personaggi che predicavano l’ateismo di stato come strumento di liberazione dell’uomo dalle catene dello sfruttamento sociale, la logica conseguenza della necessaria lotta di classe degli oppressi contro gli oppressori. Quindi soltanto la società senza classi consente la piena realizzazione della libera natura umana, allo stesso modo l’eliminazione della religione come illusoria felicità del popolo è la condizione della sua felicità reale. Nella rivoluzione russa Lenin volle mettere in pratica questa filosofia pensando che portasse a una sorta di paradiso in terra che si sarebbe diffuso nella maggior parte delle nazioni, eliminando così ogni forma di religione. Quello che nei fatti aveva creato era tutt’altro che un paradiso, ma un regime dove perseguitavano, torturavano e uccidevano chiunque credeva in una religione, hanno imprigionato e ucciso i bambini considerati nemici del popolo, hanno perseguitato e ucciso gli scienziati che non  adeguavano le loro teorie all’ideologia atea, hanno provocato più di 100 milioni di morti in soli 70 anni, hanno affamato il popolo per finanziare gli eserciti, hanno firmato patti con i nazisti dando il via alla seconda guerra mondiale, e tutto questo nella sola Russia senza contare quindi gli altri regimi atei. Secondo la poetessa russa Ol’ga Aleksandrovna Sedakova, docente dal 1991 presso la Facoltà di Filologia dell’Università di Mosca e nominata cavaliere della Repubblica francese nel 2005, ha raccontato: <<Nessuno dei progetti utopici del regime come l’ateismo di stato o l’arte e le scienze manipolate dall’ideologia riuscì a realizzarsi allo stato puro. Ma pur nella loro parziale attuazione hanno generato fiumi di sangue, degradazione, ignoranza, povertà e arretratezza in tutti i campi>>. Questo è solo un assaggio di tutto quello che il comunismo ateo ha fatto all’umanità. Il premio nobel russo Aleksandr Solzhenitsyn, spiegando le grandi tragedie del regime comunista sovietico,  scrisse: <<Gli uomini hanno dimenticato Dio, ecco perché tutto questo è successo>>. Dal momento che questo tipo di società atea ha miseramente fallito si può dedurre che i pensatori di questa società avevano una visione completamente distorta riguardo religione, specie quella cristiana. Lo scopo del vangelo non è creare un gruppo di potere che sta dalla parte degli sfruttatori; ma fare una comunità di persone che stanno dalla parte dei più deboli e predicano e praticano l’amore di Dio. Riguardo la seconda accusa, dire che il cristianesimo è solo consolatorio è molto riduttivo. Ci sono messaggi tutt’altro che consolatori: non esiste più la legge del taglione ma il porgere la guancia al nemico, non sussiste il “ciò che voglio” ma il “ciò che devo”, la fedeltà, la monogamia e la serietà sono la base della morale affettiva e sessuale, non la “mia” ma la “Tua” volontà sia fatta, a Te dovrò rendere conto di tutto questo. Caduto il comunismo quello che rimasto nelle nazioni sono dei paesi in crisi, non solo economica, ma soprattutto umana e familiare. Di recente è stato ripristinato l’insegnamento religioso obbligatorio in tutte le scuole con buona pace di tutti gli atei e i laicisti del mondo che hanno sperato nell’ateismo di stato come metodo più efficace per la costruzione di una società totalmente irreligiosa che però di fatto si trasforma in una terribile dittatura. Le nazioni ex sovietiche hanno avuti diversi risvegli spirituali e nessuno più di loro sa quando è brutto vivere in una società completamente atea, dove l’ideologia comunista era imposta.

IL CAPITALISMO

Il capitalismo è in antitesi rispetto al comunismo in diversi aspetti, ma dal punto di vista di come vede le religioni può essere anch’esso ostile, anche se in modo meno violento. Se si tratta di un capitalismo moderato dove la dignità umana è prioritaria rispetto il denaro, allora  penso che di per se da questo punto di vista non sia una cosa negativa, ma se si tratta di un capitalismo assoluto privo di ogni senso etico allora è nettamente contrario con la parola di Dio. Questo perché il capitalismo assoluto è pienamente realizzato quando tutto diventa merce e tutto si riduce nel consumismo e allo scambio di merci e dove l’unica ideologia consentita è quella che predica il libero mercato e come fare affari in ogni maniera possibile, anche facendo carte false per cui non c’è spazio per un Dio di cui si dovrà rendere conto alla fine della vita terrena. Per questo motivo che i sostenitori di questo capitalismo assoluto continuano imperterriti a diffamare la fede cristiana considerandola solo più a un frammento superstite di un mondo arcaico, regressivo e demancipativo che deve essere superato e in alternativa predica un capitalismo assoluto e il materialismo come soluzione della felicità dei popoli, contrariamente alla parola di Dio dove il materiale è inferiore al spirituale. Nei luoghi dove questo capitalismo così estremo è più diffuso avvengono il maggior numero di suicidi e le persone sono più propense ad essere egoiste. Questo dimostra che questo modello non porta alla felicità dei popoli. La presenza dei credenti nella società è un segno che questo tipo di capitalismo non si è ancora realizzato del tutto, infatti i cristiani sono rimasti l’ultimo baluardo contro la completa realizzazione del capitalismo assoluto per il fatto che i cristiani reagiscono alla mortificazione dell’uomo e ogni tentativo di svilire l’uomo a pura merce o puro oggetto di scambio. Questo è un esempio di come i credenti sono il sale della terra che preserva il mondo dal completo dominio del male. Alcuni intellettuali sostengono che il capitalismo si potrebbe paragonare a una religione, dove come dio c’è il “dio mercato”. Per questo si sente dire che bisogna fare sacrifici perché “ ce lo chiede il mercato” o ultimamente “ ce lo chiede il l’Europa” è di fatto il mercato che decide quali tassi d’interesse devono pagare le nazioni sulla moneta, oppure quali riforme i governi nazionali devono attuare; che per altro sono tenuti ad obbedire anche se sono riforme che eliminano dei diritti acquisiti del popolo.  L’uomo è stato creato perché noi tutti ci amassimo e rimanessimo uniti come fratelli; e le cose materiali sono state messe a disposizione dell’uomo per essere usate per il suo bene. Se la società fosse fondata su questo principio, allora non ci sarebbero molti problemi a livello di comunità. Quando le cose non funzionano, è perché l’uomo fa l’esatto contrario: ama le cose materiali e usa le persone per poterle ottenere. Questo sta alla base della logica del profitto. Questo non significa che è sbagliato fare profitti, un’azienda non potrebbe andare avanti se non facesse profitti. La cosa sbagliata è pensare di trovare ogni stratagemma per fare più profitti possibile andando però a discapito delle persone che ci lavorano oppure andando a contaminare la genuinità di ciò che si produce. Le multinazionali spesso e volentieri si basano su questo, inoltre essendo sempre delle S.p.A. (società per azioni), gli amministratori di queste multinazionali non devono rendere conto delle persone che comprano o usano il loro prodotto, ma agli azionisti che prestano i soldi a loro, quindi non interessa se, nel caso del settore alimentare, i prodotti sono cibo spazzatura oppure il sito di produzione si trova in un paese dove le condizioni del lavoro sono decisamente degradanti. Ma più in alto di loro ci sono le grandi banche che prestano soldi a loro a tassi agevolati, sono loro in realtà in cima alla piramide.  Il mondo è stato corrotto dalla finanza che si basa sul culto del dio denaro. Qua si apre un argomento molto esteso e chi ne fosse interessato, si può trovare facilmente molto materiale su internet che parlano di questi argomenti.

IN CONCLUSIONE

 A parte il comunismo e il capitalismo, una società che progressivamente dimentica Dio è sulla strada della decadenza etico e morale. Uno dei primi effetti è l’aumento dei divorzi perché le persone non sanno più amare e si scelgono partner secondo sbagliati criteri perché non tutti hanno una maturità che consente loro di riconosce i valori importanti. Il secondo è il calo dei matrimoni perché sposarsi viene sempre più visto come una cosa troppo restrittiva e impegnativa, meglio andare a “divertirsi”, fare la vita da ragazzino, passare da una/o ragazza/o altra/o. Di conseguenza ci saranno poche nascite, non sufficienti per un ricambio generazionale. Ultima cosa è l’amore del dio denaro che genera la corruzione, prima nel popolo, poi di conseguenza si riflette nella politica, con tutti i disastri che ne conseguano tra cui l’approvazione di leggi contrari al vangelo visti come progressi civili.

IL RUOLO DELLA CHIESA NEL GOVERNO UMANO

Il Signore ha dato libertà all’uomo di autogovernarsi. Nel mondo infatti ci sono diverse nazioni a seconda dei popoli e delle lingue, ma bene o male, ogni nazione presenta nel suo interno almeno una presenza di qualche minoranza cristiana, di qualunque denominazione essa sia. La domanda è: Queste comunità di credenti che ruolo devono avere nelle società delle varie nazioni? Quali sono i loro obbiettivi? In Matteo 5,13-15 troviamo tre paragoni scelti da Gesù per spiegare quale dovrebbe essere l’attitudine di un cristiano nella società, che può essere applicato all’individuo singolo, ma anche rivolto alla Chiesa in generale:

Voi siete il sale della terra 1); ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo 2); non può restare nascosta una città che sta sopra un monte 3); né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa.

1. IL SALE DELLA TERRA

Quando noi mangiamo la pasta, il sale è sciolto in essa e non si vede con gli occhi, ma quando la mettiamo in bocca, anche se il sale ha un volume ridottissimo rispetto al resto, fa la differenza. Questo paragone è per dire che i cristiani devono avere un impatto positiva sulla società, che anche se in minoranza, la presenza si deve far sentire.  Si può anche vedere sotto un altro punto di vista: Nell’antichità non esistevano i frigoriferi per conservare la carne. Per conservarle si metteva su di essa del sale in modo che la preservasse dai batteri e dagli agenti esterni responsabili del processo di putrefazione. Allo stesso modo anche i credenti devono il più possibile limitare l’influenza del male nella società. Se satana non riesce a prendere il completo controllo del mondo è perché è presente la Chiesa che ostacola satana nel suo piano di dominio totale. Il paragone del “sale della terra” lo troviamo anche in: Marco 9,50; Luca 14,34-35.

2. LA LUCE DEL MONDO

Il secondo paragone è analogo al primo: il candelabro occupa un piccolo spazio, eppure quando è acceso basta per illuminare tutta la stanza. La luce è sempre vista come qualcosa di positivo, perché al buoi non vedi nulla, così anche i credenti devono illuminare il mondo, cercando di fare del proprio meglio per dare il proprio contributo per rendere il mondo un posto migliore, essere quindi una piccola scintilla di luce in un mondo di tenebre.

3. LA CITTÀ SUL MONTE

Nell’antichità era comune costruire le città sulle colline per questioni di difesa in caso da attacco nemico, ma erano anche molto visibili da lontano. Così anche i credenti non devono nascondersi, ma essere metaforicamente visibili dando la buona testimonianza con le buone opere cercando di sopperire alle sofferenze di questo mondo.

Nel mondo si sentono più che altro brutte notizie: dalla violenza, all’ingiustizia, alla corruzione a tutti i livelli, da l’impressione di vedere solo negatività nella società, eppure la Chiesa è presente anche in quel ambiente e agisce contrastando le tenebre di questo mondo, anche se a volte sembra che non ci sia, ma se dovesse sparire da un giorno all’altro si sentirebbe la differenza. Gesù disse che i credenti sono nel mondo, ma non sono del mondo (Giovanni 15,19), appartengono a Lui e sono a chiamati a essere dei luminari nelle nazioni.

RIASSUMENDO:

Gli obbiettivi della Chiesa nella società è:

  • Operare con amore e giustizia verso il prossimo dando una buona testimonianza al mondo. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli (Matteo 5-16).
  • Essere una luce in questo mondo tenebroso evitando che il male abbia il completo dominio.

LE 7 OPERE DI MISERICORDIA CORPORALI E SPIRITUALI:

Che cosa significa concretamente agire con amore e giustizia? La Chiesa Cattolica ha raccolto in maniera schematica 7 opere corporali per alleviare le sofferenze fisiche dei più deboli restituendoli la dignità. Altre 7 opere spirituali per alleviare le sofferenze morali e preservare se stessi dal peccato di questo mondo. Questo decalogo è direttamente ispirato dai principi evangelici e mettendolo in pratica, sempre quando se ne ha l’occasione è un modo per essere il sale della terra e luce del mondo.

LE SETTE OPERE DI MISERICORDIA CORPORALE

  1. Dar da mangiare agli affamati
  2. Dar da bere agli assetati
  3. Vestire gli ignudi
  4. Alloggiare i pellegrini
  5. Visitare gli infermi
  6. Visitare i carcerati
  7.  Seppellire i morti

LE SETTE OPERE DI MISERICORDIA SPIRITUALE

  1. Consigliare i dubbiosi
  2. Insegnare agli ignoranti
  3. Ammonire i peccatori 
  4. Consolare gli afflitti
  5. Perdonare le offese 
  6. Sopportare pazientemente le persone moleste
  7. Pregare Dio per la conversione di peccatori

REAZIONE DEL MONDO ALLA CHIESA

Se la Chiesa effettivamente svolge il ruolo che abbiamo illustrato precedentemente avvengono due fenomeni: Come prima cosa la Chiesa si mantiene viva, anzi tende anche a crescere grazie alla buona testimonianza, ma dall’altra parte avviene un contraccolpo: La parta della società ostile ai principi del vangelo inizia a farsi sentire. Nei paesi mediorientali, come in altri regimi autocratici si parla di persecuzioni. I cristiani più cercheranno di essere il sale della terra e più subiranno persecuzioni. Una domanda sorge spontanea, perché Dio permette che i cristiani subiscano persecuzioni e in certi contesti anche che vengano martirizzati? Il Signore non dovrebbe forse proteggere i credenti? Gesù lo disse che subiremo persecuzioni, ma di farci coraggio perché Lui ha vinto il mondo (Giovanni 16,33). Perché allora permette che i cristiani vengano perseguitati? Se facciamo un’analisi vedremo che paradossalmente il cristianesimo avanza nelle zone dove i cristiani sono maggiormente perseguitati. Questo perché se un cristiano subisce le persecuzioni ed esso reagisce nel modo giusto, questo semina un seme di conversione nel cuore delle persone. Questo lo si può vedere ad esempio in Cina, dove le violenze contro i cristiani sono tante, ma c’è una continua crescita della chiesa in quella nazione, oppure anche in alcuni paesi musulmani sta avvenendo lo stesso. Quando un regime odia i cristiani e cerca di eliminarli con la violenza, ottiene invece l’effetto opposto, quello di una maggiore diffusione della fede. Da anni in questi paesi avvengono conversioni al cristianesimo con costante ritmo anche se per ovvi motivi non ci possono essere delle statistiche ufficiali, le conversioni dal punto di vista legale sono clandestine. L’esempio storico più famoso è l’impero romano che ha fatto di tutto per estirpare il cristianesimo, ma ha dovuto in seguito dichiararlo come religione di stato ai tempi dell’imperatore Costantino. Nei paesi occidentali non esiste la persecuzione come in altre parti del mondo, ma c’è lo stesso un popolo anticlericale che è ostile al vangelo. Non è gradita la presenza della Chiesa nella società perché non riescono a plasmarla come vorrebbero. Un esempio è la legge 194 sull’aborto. Si tratta di una vittoria per la parte di secolarista del paese, ma non è nemmeno una vittoria completa come avrebbero voluto. Perché la legge prevede anche i medici obbiettori di coscienza. Quindi se un medico ritiene l’aborto una pratica abominevole, non è costretto a farlo. Questo è un esempio di come la Chiesa può preservare il mondo dal dominio completo del demonio. Questo ha fatto sorgere polemiche: Alcuni dicono: <<È possibile che se voglio fare un aborto, lo devo fare clandestinamente e non c’è lo stato che mi appoggia?  È tutta colpa dell’influenza della chiesa e la sua obbiezione di coscienza >>. Come dire che voglio uccidere una creatura innocente e ci sono i “cattivi” cristiani che mi ostacolo. È così dicono che la chiesa non dovrebbe influenzare la società perché deve essere totalmente laica, ma stare solo per conto loro, e non sentire parlare di ciò che ha insegna la Bibbia.. Questo però è quello che vuole proprio satana, che la chiesa smetta di essere il sale della terra, ma che si limiti solamente a organizzare celebrazioni tra di loro. I cristiani però non devono ascoltare queste cose, ma andare avanti a vivere come veri credenti. Questo però non significa che l’obbiettivo dei cristiani è imporre una rigida teocrazia a tutti; il regno di Dio si compirà quando Gesù tornerà sulla terra, ma lo scopo è quello di predicare i principi fondamentali del Vangelo al mondo e il suo piano della salvezza. Gli atei lamentano spesso che fin quando ci saranno influenze cristiane, la società non sarà del tutto laica. Ma quello che in realtà vogliono non è una società laica, ma una società atea. Queste persone ci saranno sempre, anche se tutti i credenti darebbero il meglio per Dio e per il prossimo, Infatti, per quanto i credenti possano dare una buona testimonianza non è detto che le persone attorno a noi si convertano tutte, ci sarà sempre qualcuno che accetterà Gesù nel suo cuore e qualcuno che lo rifiuterà. Cristo, nonostante la sua perfezione spirituale e i miracoli che compiva non convertiva tutte le persone che gli stavano attorno a causa della loro superbia e ottusità. Alcuni di loro hanno contribuito nell’arrestarlo e metterlo a morte. Questo può essere il risultato di essere il sale della terra. Ma chi invece ha accolto o accoglierà Gesù nella sua vita sarà dato il potere di diventare figli di Dio (Giovanni 1,12).

SE LA CHIESA PERDE IL SUO RUOLO NELLA SOCIETÀ

Non sempre però i credenti riescono a dare una buona testimonianza, ed essere quindi il sale della terra. Gesù disse che se il sale perde il sapore,  con che cosa si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente ( Matteo 5,13). Quando in una nazione diminuiscono il numero di credenti è a motivo della mancanza di fede e devozione che permette di essere sale della terra. Se si entra in una chiesa cattolica si vede spesso una fede arida, priva di entusiasmo e di gioia di essere figli di Dio. Ci sono anche altre realtà dove la fede è molto viva e si sente un grande fervore per le cose di Dio, e questo il sale della terra che vorrebbe il Signore; un fervore che porta molto frutto. Gli atei e credenti superficiali non si convertiranno mai se i credenti non saranno il sale della terra. Come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? Come crederanno in colui nel quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci? E come lo annunceranno, se non sono stati inviati? (Romani 10,14-15). Come sta scritto: Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annuncio di bene! (Isaia 52,7).

IL BULLISMO

  • Come un pazzo che scaglia tizzoni e frecce di morte, così è colui che inganna il prossimo e poi dice: << Ma si, è stato uno scherzo! >> (PR 26,18-19).

Il bullismo è  un fenomeno che è stato poco analizzato dal punto di vista cristiano. Si può definire come una forma di violenza verbale, fisica e psicologica ripetuta e nel tempo e perpetuata in modo intenzionale da una o più persone (i “bulli”) nei confronti di un’altra (la “vittima”), al fine di prevaricare e arrecare danno. Il termine bullismo viene utilizzato principalmente in ambito scolastico, e viene in genere utilizzato per descrivere forme di violenza e prevaricazione tra soggetti giovani. Cercherò brevemente di analizzare le caratteristiche più importanti, le sue cause e possibili rimedi.

CARATTERISTICHE DEL BULLO:

Bulli non i nasce, si diventa, quindi capire come una persona può diventare un bullo è importante. Sono 2 le strade che portano una persona a diventare un bullo:

  1. LA SUPERBIA

Le persone con il cuore superbo mettono le basi per avere uno spirito di competizione di fronte al mondo, e questo si manifesta anche nell’infliggere sofferenze contro chi vede, a suo parere inferiore a lui. Pensa che il rispetto non è dovuto a tutti ma va meritato, quindi se una persona si ritiene non meritevole di rispetto potrebbe iniziare ad essere preso di mira.

  • SOFFERENZE/TRAUMI

In altri casi l’aggressività contro il prossimo potrebbe derivare da una profonda sofferenza interiore derivata da problemi famigliari, violenze subite o un mancato affetto che porta a un senso di abbandono. Anche fuori da contesti famigliari, ogni sofferenza subita a causa di uno o più persone tramite bullismo o emarginazione sociale. Quindi la malvagità subita, se non trattata porta anch’essi a comportarsi in maniera aggressiva davanti al prossimo.

Alcune ricerche hanno evidenziato come i bulli, una volta adulti, diventino persone autoritarie, con un forte bisogno di controllo o di dominio. Questo sempre se non si ravvede e cambia strada.

Ora, una cristiano che ha raggiunto una buona maturità spirituale può essere un bullo? La risposta è certamente no! Prima cosa un credente non può  essere superbo, ma al contrario è umile, e chi è umile mai si sognerebbe di mancare di rispetto a qualcuno. In secondo luogo se ha avuto trascorsi sofferti, il vangelo, la preghiera o la vicinanza di un altro credente danno tutti gli strumenti per contrastare le sofferenze affinché non alterino il carattere per farlo diventare arrogante e irascibile.

CARATTERISTICHE DELLE VITTIME:

Capiamo perché un bullo inizia a prendere di mira una determinata persona:

  1. CARATTERISTICHE FISICHE ANOMALI

Attraggono i bulli chi si presenta fisicamente fragile e debole, oppure in sovrappeso o con qualche deformità fisica.

  • CARATTERE TIMIDO E TACITURNO

I bulli di solito sono molto espansivi e amano molto parlare e scherzare con chi gli sta attorno.  Perciò le persone timide e taciturne sono mal viste e potrebbero essere soggetti a bullismo

  • COMPORTAMENTI GIUDICATI “STRANI”

Se una persona ha comportamenti giudicati “strani” agli occhi di un bullo che non riesce a capirle o a interpretarle, allora si può arrivare alla conclusione che quella persona è stupida e quindi non meritevole di rispetto.

  • EPISODI SPIACEVOLI

Un altro motivo ancora perché una persona prende di mira un’altra può essere dovuto a qualche episodio o battibecco che porta a provare antipatia nei confronti di quella persona.

LA LOGICA DEL BRANCO:

Qual è l’obbiettivo di un bullo? Semplicemente divertirsi cinicamente a umiliare una persona in particolare. Per questo è necessaria la complicità di altre persone che vedono la vittima allo stesso modo: Come uno “sfigato” da prendere in giro. Il divertimento deriva da quanto riesce a ridere e a far ridere il gruppo complice degli attacchi di bullismo e più gente riesce a convincere a infierire e più lui si sentirà autorizzato nel farlo. Infatti di solito sono pochi i componenti che veramente vessano la vittima, gli altri si limitano solo a ridere, ma anche una risata può ferire e umiliare una persona e nemmeno quella è da sottovalutare, anzi sono le risate di altre persone che assistono che alimenta il fenomeno e incrementa il senso di umiliazione che percepisce la vittima. Quando invece il bullo non riesce a trovare complici, ma anzi ci sono persone che difendono la vittima. il bullo prima o poi si stufa e le vessazioni spariscono.

L’ATTACCO PROGRESSIVO:

Il bullo inizia a vessare la vittima con qualcosa di apparentemente innocente, come piccole provocazioni, battutine pungenti, ma col passare del tempo tendono a intensificarsi maggiormente se il bullo ritiene che la vittima non risponda in modo da farsi valere.  Se la vittima lamenta questo disagio, l’altra persona risponde che sta solo scherzando e che non c’è bisogno che si arrabbi. Chi è portato a provocare verbalmente qualcuno prende di mira sempre le stesse persone e non si può più parlare di “scherzo” altrimenti lo farebbe con tutti. Da come suggerisce il versetto dei proverbi, dire di scherzare è sempre un modo per nascondere un disprezzo nei confronti di una determinata persona e col passare del tempo la cosa diventa sempre più palese, per il fatto che le battute sono sempre più pesanti e vessatorie. Abbiamo di fronte un fenomeno che tende ad progredire con il tempo se non si prendono provvedimenti per fermare il bullo. Un credente davanti a un fenomeno di bullismo non dovrebbe mettersi a ridere o stare a guardare, dovremo invece cercare di difenderlo. La vittima ne sarà riconoscente e questa potrà essere un’occasione per dare a lui la propria testimonianza.

ESSERE VITTIMA DI BULLISMO:

Secondo studi di settore l’essere, o l’essere stati vittime di bullismo ha una varie serie di conseguenze psicologiche negative. Possono presentarsi disturbi dell’umore, tendenza all’isolamento, calo dell’autostima, disturbi nel sonno o addirittura la comparsa di una serie di disturbi psicosomatici (ad es. mal di testa etc.) L’essere stati oggetto di bullismo è inoltre un fattore di rischio per lo sviluppo di una serie di disturbi psichiatrici tra cui disturbi alimentari, disturbi d’ansia, disturbi dell’umore e dismorfofobia (malattia mentale caratterizzata da un’attenzione ossessiva su un difetto percepito nell’aspetto). Da ciò che può provocare questo fenomeno si può affermare che si tratta di un male dei nostri tempi che purtroppo viene sottovalutato dalla società che non mette in campo misure sufficienti da arginare il fenomeno, specialmente se questi fenomeni accadono in ambito scolastico. Questi studi sono sempre svolti da un punto di vista laico e non distingue se la vittima è un non credente in Cristo  o non lo è, come se fosse del tutto indifferente. Vedremo che invece le differenze ci sono eccome: Per “credente”, lo ribadisco, si intende una persona che ha raggiunto una piena maturità spirituale e continua a proseguire un percorso verso la santità che durerà tutta la vita. Anche vero che è difficile che un giovane possa essere già a un livello spirituale ben progredito, ma non è nemmeno impossibile. Vediamo ora quali attitudini spirituali ha un credente che è sotto attacco da bullismo:

  • I NEMICI

Il vangelo parla anche dei “nemici” (Matteo 6,46). Non bisogna odiarli e desiderare vendetta o la loro rovina. Il vangelo parla di amare i nemici e pregare per loro. Vedi art: https://teofilo.cw.center/i-nemici/

  • IL PERDONO

Una vita di rancori non fa altro che rovinare se stessi. Il vangelo Gesù insiste più volte nel valore del perdono nel caso cadiamo nella trappola di rimanere offesi. Vedi art: https://teofilo.cw.center/il-pentimento-e-il-perdono/

  • IL MALE RODE SESTESSO

Il credente, che vede il mondo dal punto di vista del vangelo, guarda chi commette bullismo non solo persone che fanno del male ad altre, ma soprattutto persone che fanno dal male a se stessi, distruggendosi da soli perché il peccato prima di tutto rovina chi lo commette infatti il salario del peccato è la morte (Romani 6,23). Questo permette di provare compassione verso i bulli e non rancore, evitando di offendersi di fronte alle prese in giro.

  • L’AUTOSTIMA

Per il cristiano l’autostima non deriva da quello che gli altri pensano o dicono di noi, specialmente se “gli altri” sono persone non credenti, privi di valori etici, ma deriva dalla consapevolezza di essere figli di Dio e appartenere alla chiesa di Cristo, quello che conta è quello che Dio pensa di noi, in base  al rapporto con Lui e alla nostra attitudine verso il mondo. Vedi art: AVERE SCARSA AUTOSTIMA – Amico di Dio e contro le fortezze del nemico (cw.center)

  • LA SAGGIA DIFESA

Se non ci si può difendere alla stessa maniera in cui il nemico ci attacca non significa che non ci si può difendere. Il cristiano dovrà rispondere con la sapienza che avrà imparato dalla scrittura o da ciò che ci suggerisce lo spirito santo nel nostro cuore. Prendendo Gesù come esempio: Davanti alle accuse dei farisei, rispose sempre a tono, in maniera chiara e decisa svergognando e zittendo i suoi avversarti.

  • LA GIUSTIZIA DI DIO

Il cristiano sa che se i bulli non dovessero pentirsi, il loro peccato rimane e dovranno rendere conto delle loro opere, quindi la giustizia di Dio prima o poi si abbatterà verso quelle persone perché chi tocca un figlio di Dio, tocca il suo occhio. Il cristiano quindi vive tranquillo perché ha fiducia nella giustizia divina. Il massimo auspicio rimane il pentimento dei bulli e non il desiderio di vederli puniti a meno che non possa essere un mezzo per farli arrivare al ravvedimento.

In base a questi punti è possibile affermare che essere credenti elimina tutti gli effetti psicologici negativi che normalmente una persona contrae per effetto degli atti di violenza da bullismo.

CONTRO UNA RELIGIOSITÁ FARISAICA

  • C’è gente che si crede pura, ma non si è lavata della sua lordura (PR 30,12)
  • Il sacrificio dei malvagi è un orrore per il Signore, la preghiera dei buoni gli è gradita( PR 15,8)
  • Molti proclamano la propria bontà, ma una persona fidata chi la trova? (PR 20,6)
  • Chi può dire: << Ho la coscienza pulita, sono puro dal mio peccato >> (PR 20,9)
  • Praticare la giustizia e l’equità per il Signore vale più di un sacrificio (PR 21,3)

Non tutti quelli che dicono di essere credenti e praticanti sono veramente giusti davanti al Signore. Facciamo un passo indietro a andiamo a vedere  nell’antico Israele come gli israeliti si rapportavano con Dio. Nell’antico patto c’erano due elementi fondamentali: La legge e i sacrifici animali. La legge erano tutte le norme che gli israeliti dovevano osservare per essere giusti davanti a Dio e i sacrifici servivano a coprire i peccati degli uomini. Erano stati pensati da Dio come modo per perdonare i peccati che le persone compivano per scarsa conoscenza della legge di Mosè, che era una legge con molti precetti e pochi la conoscevano tutta in maniera approfondita, quindi quando ci si rendeva conto di aver sbagliato si facevano dei sacrifici e i loro peccati rimanevano coperti, come per scaricare sull’animale la condanna che invece lui avrebbe meritato. In questo si basava il patto mosaico che Dio fece con il popolo di Israele.  Ora, la cosa più importante era l’obbedienza alla legge, non i sacrifici. I sacrifici erano per gli errori che si compivano pur rimanendo in un atteggiamento buono verso Dio e verso il prossimo, cercando di amare Dio e il prossimo ed evitare il più possibile di peccare. Invece molti davano maggiore enfasi sui sacrifici e abusavano della possibilità di sacrificare animali. Erano molto pignoli a rispettare la legge di Mosè nel suo aspetto rituale, esteriore, ma trascuravano completamente la cosa più importante, cioè amare il prossimo tuo come te stesso e amare Dio con tutto il cuore. Erano avidi di denaro, superbi e facevano di tutto farsi glorificare dagli altri per il loro culto esteriore, ogni cosa aveva come scopo il farli adulare dalle gente. Poi facevano molti sacrifici pensando che questo potesse coprire il loro atteggiamento malvagio nei confronti degli altri e per questo si sentivano superiori, guardavano tutti dall’alto verso il basso. Queste persone c’erano ai tempi dei profeti, infatti già nell’antico testamento si parla di questo tipo di persone: Poiché questo popolo si avvicina a me solo con la sua bocca e mi onora con le sue labbra, mentre il suo cuore è lontano da me e la venerazione che ha verso di me è un imparaticcio di precetti umani (Isaia 29,13).Gesù ai farisei cita questo versetto dichiarando che come gli israeliti di qualche secolo prima avevano questo atteggiamento nei confronti di Dio, così anche per loro vale lo stesso. I farisei erano la setta più rigorosa dell’ebraismo. Ecco queste persone erano molto disprezzare da Gesù definendoli ipocriti perché si fingevano e si credevano buoni ma in realtà erano peggio degli altri, nessuno di loro si sentiva peccatore; i peccatori erano sempre solo gli altri per non parlare di chi non era neanche ebreo. Per loro i non ebrei erano inevitabilmente destinati all’inferno solamente per il fatto che non erano discendenti di Abramo. Contrariamente a come pensavano loro; per Gesù, come dice il Vangelo, essere discendenti di sangue di Abramo e del tutto irrilevante, quello che conta è la discendenza spirituale, ovvero chi ama Dio e lo teme come appunto Abramo fece. Le preghiere dei farisei erano disgustose agli occhi di Dio, non facevano altro che ringraziare di essere così buoni e non come gli altri che erano peccatori, quindi era solamente un vantarsi di se stessi, quando erano ben lontani ad essere giusti. Queste preghiere non venivano assolutamente ascoltate. Gesù riferendosi a loro diceva: Se foste ciechi, non avreste alcun peccato… Se dunque diceste di essere peccatori e chiedeste perdono non avreste colpa; questo perché il sangue di Gesù purifica ogni peccato se ci si pente. … ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane (Giovanni 9,41). La preghiera di uno che dice abbi pietà di me peccatore, questa invece è ascoltata e la relazione con lui ha inizio. Lo scopo della legge di Mosè non era quella di far sentire giusto l’uomo, ma quello di farlo sentire peccatore e chiedere aiuto a Dio dicendo appunto “abbi pietà di me peccatore”. Ma i farisei per come interpretavano la legge, si sentivano giusti. Gesù però chiarisce il fatto che la legge non era solo un codice rituale, ma soprattutto attitudine spirituale. Il comandamento “non uccidere” non si limitava solo a non uccidere una persona fisicamente, ma chi odia il proprio fratello ha già violato la legge, perché è l’odio l’origine degli omicidi. Se qualcuno dice: quella persona non conta, non vale niente, è una nullità; Egli l’ha già uccisa nel proprio cuore, e questo costituisce peccato. Oppure il comandamento “non commettere adulterio” non era solo tradire la propria moglie tramite un rapporto sessuale con un’altra; ma se guardi un’altra donna e la desideri in cuor tuo, hai già commesso adulterio e quindi violato la legge. Ma i farisei pensavano che non avendo mai ucciso o tradito erano giusti davanti a Dio, quando però odiavano il prossimo e desideravano in cuor loro un’altra donna; questo generava orgoglio, superbia e spirito di giudizio nei confronti del prossimo. Tutto questo perché i farisei avevano stabilito una giustizia fatta di opere rituali e non di principi fondamentali. Paolo era stato un fariseo e per ciò li comprendeva bene. Ha sempre pregato per la loro salvezza. Paolo rende  testimonianza del fatto che hanno zelo per Dio, ma non secondo una retta conoscenza. Perché, ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio. Ora, il termine della legge è Cristo, perché la giustizia sia data a chiunque crede (Romani 10,2-4). Per questo Gesù disse: Se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli (Matteo 5,20). Il concetto di giustizia che avevano i farisei era basata unicamente nel praticare la legge in maniera puramente esteriore senza amore e compassione nei confronti del prossimo ed era questo ciò che importa di più a Dio. Ora, la setta dei farisei non esiste più ai giorni nostri, i sacrifici animali non si fanno più,  non sono stati ereditati dai cristiani, perché il sacrificio di Gesù copre già ogni peccato, ora non siamo più sotto il patto mosaico, ma sotto il nuovo patto che si basa sulla grazia mediante la fede in Cristo e il servire Dio secondo lo Spirito Santo. Se abbiamo questa fede Dio fisserà la legge nei nostri cuori come è stato profetizzato nel vecchio testamento: Questa è l’alleanza che io stipulerò dopo quei giorni, dice il Signore: io porrò le mie leggi nei loro cuori e le imprimerò nella loro mente e non mi ricorderò più dei loro peccati (Geremia 31,33-34). Però ci sono ancora persone che possono avere atteggiamenti che ricordano un po’ i farisei: avere un culto puramente esteriore senza amare il prossimo, tipico delle persone che vanno anche a messa tutte la domeniche, si confessano, recitano il rosario e fanno ogni pratica rituale e per questo si sentono giusti e perciò hanno un atteggiamento di giudizio nei confronti degli altri, non hanno un minimo senso di umiltà, disprezzano e trattano duramente gli altri chiamandoli peccatori, si vantano per ogni opera buona perché lo scopo non è quello di servire Dio, ma solamente di cercare i complimenti degli altri. È il cosiddetto spirito religioso che colpisce anche molte persone che hanno responsabilità nella chiesa, che predicano bene e razzolano male sfruttando la loro posizione di potere per vantaggi personali e non per glorificare Dio. Pensiamo a una noce che ha un bel guscio, ma quando la rompiamo dentro è marcia; questa noce non vale niente perché conta il contenuto e non il guscio, così vede Dio queste tipo di persone che pur dichiarandosi credenti, e pur sembrando devoti non sono gradite a Dio, anzi, subiranno una condanna più severa (Marco 12,40) rispetto ad un ateo che ha vissuto la sua vita nel peccato. Perché se un ateo che non conosce la parola di Dio pecca, in parte c’è l’attenuante del fatto che non ha mai conosciuto Dio, ma se una persona pur conoscendo la parola di Dio,  fa il contrario di essa, la responsabilità davanti a Dio è maggiore. Dio invece vuole che ci amiamo tutti a vicenda, anche i peccatori vanno amati e perdonati. praticare anche un culto esteriore va bene, ma viene dopo rispetto a seguire il comandamento dell’amore. Bisogna prima cambiare interiormente, nel proprio cuore e dopo dimostrarlo esteriormente. Quindi evitate di sentirvi giusti facendo ogni tanto delle buone opere o frequentando spesso la chiesa. Perché se si fanno tutte queste cose ma non si ha amore per Dio e per il prossimo non serve assolutamente a nulla. Dio guarderà il tuo cuore, la tua purezza d’anima, il rapporto personale che hai con Gesù Cristo. Lasciati dunque trasformare dalla sua parola tramite la sua potenza, Gesù cambierà progressivamente il tuo cuore facendoti diventare sempre più simile a lui. A questo punto le opere si faranno di conseguenza in maniera spontanea e non in maniera forzata. Le opere della carne non  sono accettate davanti a Dio. Se il tuo concetto di giustizia è basato su questo allora sarai nettamente superiore a quello degli scribi e dei farisei e Dio ti accoglierà nel suo regno.