ATTEGGIAMENTO NEL LUOGO DI LAVORO

  • La mano pigra rende poveri, la mano operosa arricchisce (PR 10,4)
  • La mano operosa ottiene il comando, quella pigra invece è destinata a servire (PR 12,24)
  • Chi custodisce un fico ne mangia i frutti, chi ha cura del suo padrone ne riceverà onori (PR 27,18)

Molte persone passano gran parte della giornata nel luogo di lavoro e chi è credente e saggio lo è anche in questo contesto. Allo stesso modo anche l’empio continua ad essere malvagio nel luogo di lavoro. Analizzando il comportamento dell’empio nel luogo di lavoro noteremo l’attitudine a vedere gli altri non come compagni, ma come subordinati; si concentrerà più sui difetti degli altri che sulle loro virtù. Sarà arrogante e altezzoso senza fiducia nel confronti dei colleghi; questo lo porterà a rifiutare ogni loro consiglio, anche se è giusto; ed a controllare il lavoro svolto da loro, mentre il proprio è immune ad ogni controllo. L’empio è un ingrato quando viene aiutato; in genere si rifiuta di svolgere compiti “inferiori” rispetto a quelle che pensa che siano le sue competenze.. Gli piace chiedere non per imparare, ma per mettere in difficoltà l’altro; ama obiettare non per aiutare, ma per far valere la propria opinione. In genere tende ad essere precipitoso nelle decisioni, a perdere tempo in questioni insignificanti e a disobbedire ai superiori, e quando è lui il superiore tende a valicare i limiti comandando qualcosa che supera ciò che è dovuto e a sentirsi “intoccabile”. È molto difficile aver a che fare con questo tipo di persone nel luogo di lavoro, ma chi è in Cristo e ha sapienza deve poter dare anche a lui la sua testimonianza. Il cristiano cerca di dare il meglio di se per contribuire al buon funzionamento dell’azienda in cui lavora. Il credente lavora bene, non per farsi vedere bravo davanti ai colleghi e dal datore di lavoro per poi potersi vantare di fronte a tutti, ma lavora come se fosse il Signore il suo datore di lavoro, ogni cosa che fa; lo fa di buon animo come per il Signore. È sbagliato avere delle invidie o uno spirito di competizione con i colleghi e cercare i modi per poterli scavalcare e fare carriera a loro danno. La cosa giusta da fare invece è lavorare con impegno e giustizia. Questo atteggiamento nel lungo termine vedrà i benefici, e la tua ricompensa non mancherà. Farai carriera perché ti sarà riconosciuto il merito del tuo lavoro. Una persona che in un’azienda ci mette d’impegno per ogni cosa che fa, sarà quella che imparerà più degli altri, così che le altre persone verranno sempre a chiedere consigli e la persona saggia aiuta volentieri i colleghi meno esperti a migliorarsi. Questo porterà quella persona a essere scelta per ricoprire a un ruolo di responsabilità e comanderà sugli altri grazie alla conoscenza accumulata, invece chi è pigro sul lavoro e destinato a non fare molta carriera ma rimanere a un livello basso come dipendente in azienda e avere una pessima considerazione rispetto agli altri. Queste persone saranno le prime a essere licenziate nel caso che l’azienda abbia bisogno di diminuire i dipendenti per tagliare le spese. Se si ha commesso un errore, anche in buona fede, è importante assumersi le proprie responsabilità e non scaricare le colpe su altri, anche se nessuno viene sapere della tua colpa, il Signore che tutto vede te ne renderà conto. Un credente dovrebbe anche essere sempre di buon umore, gentile e disponibile e non stressato e con il musone. Questo porta ad avere delle occasioni di testimoniare il Vangelo e parlare di come Dio fa vivere in pace e in serenità. Così bisognerà rispondere quando ti chiederanno il perché nonostante tutti i problemi che si possono verificare sul lavoro si ha sempre un buon atteggiamento con tutti. Non dimenticarsi mai di pregare per il luogo di lavoro e per i colleghi, perché diventi un posto dove tutto funziona e ci si comporti tutti come tra fratelli. È necessario avere sempre un buon rapporto con i colleghi basato sulla collaborazione e la fiducia e mai cedere alle provocazioni, pettegolezzi e maldicenze perché questo rovina l’atmosfera generando tensioni, disprezzo e mancanza di fiducia tra i colleghi e tutto questo rende il luogo di lavoro molto pesante e stressante. Se un giusto incontra nel luogo di lavoro una persona che parla male di tutti o di qualcuno non lo appoggerà, anzi dovrà rimproverarlo dicendo che tutti abbiamo difetti, ma non sta lui giudicare gli altri. Spesso succede che se qualcuno parla male degli altri davanti a te, scoprirai che parlerà anche male di te agli altri. Il fatto di astenersi nel dire maldicenze vale non solo nel rapporto tra colleghi, ma anche nel rapporto tra dipendente e datore di lavoro. Spesso succede che il padrone non sia molto rispettoso con i dipendenti e si accende d’ira per futili motivi, ma non bisogna lasciarsi tentare a parlar male di lui. A volte è possibile che Dio permetta che un credente abbia un padrone con un pessimo carattere perché vuole che impari una lezione, ad esempio quella di essere sempre umili e mai arroganti. Anche i credenti infatti hanno bisogno che Dio li corregga, nessuno è perfetto. Il giusto onora il suo datore di lavoro e se ha un brutto carattere bisogna cercare l’origine di quel comportamento, parlargli e pregare per lui; vedrai che con il tempo cambierà l’atteggiamento che avrà nei confronti dei dipendenti. Il credente che è imprenditore invece è chiamato a rispettare i dipendenti e a dare il giusto compenso; in questo modo anche loro saranno più gratificati nel lavorare in quell’azienda. Infatti anche il giusto imprenditore è consapevole che anche lui ha un padrone nell’altro dei cieli da dover rendere conto. L’imprenditore empio invece cercherà in ogni modo possibile per sfruttare i dipendenti dando uno stipendio basso e tenendoli sempre sotto il ricatto del licenziamento. Trattare le persone in questo modo è considerato un peccato molto grave, come sta scritto: Non defrauderai il salariato povero e bisognoso, sia egli uno dei tuoi fratelli o uno dei forestieri che stanno nella tua terra. (Deuteronomio 24,14). Per questo che vien detto: accende l’ira di Dio: Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte agli orecchi del Signore onnipotente (Giacomo 5,4).

CORREZIONE PER I CREDENTI E TESTIMONIANZA PER GLI EMPI

  • Chi corregge lo spavaldo ne riceve disprezzo e chi riprende il malvagio ne riceve oltraggio. Non rimproverare lo spavaldo per non farti odiare; rimprovera il saggio ed egli ti sarà grato.(PR 9,6-8)
  • Cammina verso la vita chi accetta la correzione, chi trascura il rimprovero si smarrisce(PR 10,17)
  • Povertà e ignominia a chi rifiuta la correzione, chi tiene conto del rimprovero sarà onorato (PR 13,18)
  • In un cuore intelligente risiede la sapienza, ma in mezzo agli stolti verrà riconosciuta? (PR 14,33)
  • Lo spavaldo non vuole essere corretto, egli non va in compagnia dei saggi (PR 15,12)
  • Fa più effetto un rimprovero all’assennato che cento percosse allo stolto (PR 17,10)

Se una persona credente vede un ateo che proferisce parole malvagie o agisce in modo sbagliato e viene ripreso dal credente; reagirà sicuramente in maniera scontrosa e inizierà a prenderlo in antipatia, dunque fa sempre attenzione a come riprendi un peccatore, sarà molto difficile che verrai ascoltato, il libro dei proverbi infatti lo sconsiglia. Anche nel Vangelo c’è un riferimento a proposito: Non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi (Matteo 7,6). Non date mai le vostre perle di saggezza a un peccatore, perché sarete soltanto criticati e giudicati, perché chi è contro Dio, odia anche la Sua parola e ogni saggio consiglio sarà respinto con forza, e sarete metaforicamente calpestati da queste persone. Questo non vale se la persona in questione è rispettosa e vi chiede consiglio, allora in quel caso è meglio consigliare riferendosi alla parola di Dio. È cosa buona e giusta riprendere una persona che teme Dio, per quanto possa essere buona, non è mai perfetta, quindi ci sarà sempre qualcuno che può rimproverarla con lo scopo di correggerla. Se la correzione è saggia, allora il giusto è tenuto a considerarla per potersi migliorare restando sempre in una posizione di umiltà. A volte ci può essere timore nel correggere qualche credente. Si ha paura che possa reagire male e che possa infondere amarezza nel suo cuore o danneggiare la sua autostima. Il libro dell’apocalisse ci da un suggerimento quando si corregge un credente. Il Signore parla alle sette chiese e in una di esse dice: Conosco le tue opere, la carità, la fede, il servizio e la costanza e so che le ultime opere sono migliori delle prime. Ma ho da rimproverarti che … (Apocalisse 2,19-20). Il Signore prima parla dei lati positivi e dopo lo rimprovera. Così anche noi prima di riprendere un credente sarebbe meglio fargli presente che lo stimate, dicendo cose buone che lo riguardano e solo dopo lo rimproverai. In questo modo sarà più propenso ad accettare la correzione in modo che ti ascolterà e ti ringrazierà perché sarà per lui come sentire la voce di Dio.  Il non credente invece non accetta la correzione perché ha un carattere insolente e presuntuoso e non tollera che sia corretto in qualcosa, si ritiene giusto così, com’è. Anzi nella sua presunzione è lui che dal suo punto di vista vuole correggere e influenzare negativamente chi è nel giusto, in questo caso non bisogna ascoltare quel consiglio perché è una cosa che viene da male. A un peccatore è più efficace rendere testimonianza comportandosi da veri credenti, ed esser sempre gioiosi e felici, avere sempre buoni atteggiamenti, non cedere alle provocazioni, fare anche attenzione al linguaggio, risolvere le questioni passando dalle buone opere e non rispondendo male con male, infatti i giusti sono chiamati ad essere la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono sulla stanza (Matteo 5,14-15), allo stesso modo un credente deve poter dare una buona testimonianza al non credente affinché possa iniziare a porsi delle domande e osservarti, chissà se un giorno ti chiederà spiegazioni e a quel punto potrai dichiarare la tua fede in Dio che fa vivere in pace. Una pace molto superiore a quella che da il mondo, (Giovanni 14,27) perché quella che da il mondo è basata sulle circostanze mentre quella del credente è basata sulla fede in Cristo. Allora lì sì che sarà efficace e si potrà sperare a un ravvedimento di quella persona. Bisogna fare attenzione a non testimoniare vantandosi dei nostri successi, come se fosse stata la nostra bravura e non la potenza di Dio ad aver operato in noi. Se testimonieremo in questa maniera sbagliata, gonfiandoci di orgoglio, Dio che ci ama e ci vuole correggere, Dirà: Ahi, lezioncina!. La testimonianza va data al momento giusto, con umiltà e dando la gloria a Dio. In alcuni casi può essere anche per chi ha già fede. Tanti anni fa andai con un gruppo della parrocchia in un monastero di clausura a incontrare delle suore di clausura attraverso le grate. Ci aspettavamo di incontrare delle donne tristi e annoiate a causa della vita monotona che facevano. Fummo stupiti nel vedere invece la loro gioia e la grande pace che trasmettevano nel dedicare la vita al Signore con la preghiera, e scoprimmo che in realtà erano molto più felici di noi, nonostante tutta la comodità e la libertà che avevamo. Questo fu una grande testimonianza nei nostri confronti di come è la fede il vero indicatore della felicità e non il possedere cose materiali o condurre una vita carnale. Il credente infatti non è in cerca di queste cose; cerca invece le cose spirituali e si comporta da rappresentate di Dio sulla terra come è stato Gesù che ha rappresentato Dio alla perfezione. Attenzione però a non rappresentare Dio in maniera sbagliata, ma comportati sempre bene in ogni situazione, quando le persone sanno che sei credente allora osserveranno ogni cosa che farai, ad esempio se hai gli stessi vizi che hanno loro o se dici parolacce, come ti comporti davanti a una provocazione. Se sbaglierai qualcosa, ti riprenderanno dicendoti che un credente non dovrebbe comportarsi così; occhio dunque a non dare una cattiva testimonianza agli altri perché questo determinerà un loro giudizio. Se un credente si comporta in maniera sbagliata dando quindi una pessima testimonianza davanti a dei non credenti, c’è il rischio che penseranno e diffonderanno il fatto che essere cristiani non serve a nulla, tutto è inutile. Bisogna lasciarsi guidare da Dio per cambiare i nostri comportamenti sbagliati, abbandonare ogni schiavitù e compiere opere buone in modo da avere un rapporto di comunione e amicizia con Dio e ricevere le benedizioni da poterle anche testimoniare agli altri perché vedano le grandi cose che il Signore fa nella nostra vita e la gioia che si ha ad essere vicini a Dio. Un esempio di cattiva testimonianza la troviamo in un episodio nell’antico testamento quando gli israeliti iniziarono a lamentarsi e mormorare contro Mosè per mancanza di acqua quando erano nel deserto. (Numeri 20,1-13) Mosè stanco e irritato dal vedere la poca fede nel suo popolo pregò Dio ed essi rispose a Mosè di parlare a una grande roccia che era situata li vicino ed essa avrebbe fatto uscire dell’acqua da far bere a tutto il popolo. Così fece Mosè ma al posto di parlare alla roccia, la colpì con il bastone in maniera furiosa, per questo motivo fu ripreso da Dio per il fatto che non lo aveva rappresentato in maniera adeguata, come un Dio d’amore che pensa ai bisogni degli uomini, ma come un Dio severo e adirato. Da tenere presente che Mosè è stato uno dei più grandi profeti dell’antico patto, ma anche loro non erano perfetti, bisogna quindi imparare dai loro errori affinché noi possiamo rappresentare un Dio d’amore che si preoccupa di noi e non un Dio severo pronto a punirci. Ho letto una testimonianza di un ragazzino agnostico che iniziò a frequentare la sala giochi dell’oratorio del suo paese, ma quando il parroco lo vide, dal momento che non andava a Messa lo cacciò subito fuori. Questo è un esempio di una cattiva rappresentazione di Dio. Infatti qual ragazzino diventò ateo. In questi casi un parroco dovrebbe avvicinarsi a chi non frequenta la Chiesa e invitarlo ad entrare cercando di rappresentare un Dio che vuole salvare l’uomo e non condannarlo.

LA PAROLA DEL GIUSTO E DELL’EMPIO

LA PAROLA DEL GIUSTO E DELL’EMPIO

  • Custodiscili dentro il cuore (PR 4,21) e allontana da te le labbra perverse (24)
  • Dissimulano l’odio labbra bugiarde, chi diffonde calunnie è uno stolto (PR 10,18)
  • Nel molto parlare non manca la colpa, chi frena le labbra è saggio(PR 10,19)
  • Disprezza il suo prossimo chi è privo di senno, ma l’uomo prudente tace. Chi va in giro sparlando svela il segreto, ma l’uomo fidato tiene di nascosto ciò che sa (PR 11,12-13)
  • Nel peccato delle sua labbra si impiglia il malvagio, ma il giusto sfugge da tale angoscia (PR 12,13)
  • L’afflizione deprime il cuore dell’uomo, una parola buona lo allieta (PR 12,25)
  • Una parola buona è albero di vita, quella malevola è una ferita al cuore (PR 15,4)
  • È una gioia saper dare una risposta; una parola detta al momento giusto è gradita (PR 15,23)
  • Chi va in giro sparlando svela il segreto; non associarti a chi ha sempre aperte le labbra (PR 20,19)
  • Chi custodisce la bocca e la lingua preserva se stesso dalla afflizioni. (PR 21,23)
  • Morte e vita sono in potere della lingua e chi ne fa buon uso ne mangerà i frutti. (PR 18,21)

Perché è così importante parlare nel modo giusto? Perché quello che diciamo riflette ciò che siamo noi spiritualmente: le nostre parole sono lo specchio di ciò che abbiamo nel cuore, come sta scritto:. << Razza di vipere, come potete dire cose buone, voi che siete cattivi? >> Poiché la bocca parla dall’abbondanza del cuore” (Matteo 12,34). Il giusto e l’empio si distinguono soprattutto oltre da quello che fanno anche a quello che dicono, infatti, è stato proprio Gesù a dire che è quello che esce dalla bocca che contamina l’uomo, quindi dal parlare possono derivare molti peccati, ma allo stesso tempo con la bocca si può anche diffondere il bene. Riuscire a controllarsi nel parlare, sapere quando parlare, come e cosa dire, sono obiettivi che ogni credente deve porsi in quanto saremo giudicati anche da quello, come sta scritto: Di ogni parola vana che gli uomini diranno, dovranno rendere conto nel giorno del giudizio; infatti in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato (Matteo 12,36). Per questo bisogna fare molta attenzione in quello che diciamo in quanto il nostro parlare può metterci anche nei guai, invece se uno non pecca nel parlare, costui è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo (Giacomo 3,2). La lingua è un piccolo membro del nostro corpo che però può influenzare molto la nostra vita. Prima di tutto bisogna fare attenzione a quello che diciamo. L’empio si riconoscerà dal fatto che farà uscire parole malvagie, false, ingannatrici; diffonderà diffamazioni, pettegolezzi, bestemmie, maldicenze, attacchi verbali violenti, si possono dire parole minacciose, volgarità, diffondere in giro dei segreti intimi o seminare odio e fomentare la violenza. L’empio che parla in questo modo, non fa altro che fare del male a se stesso e avere di conseguenza un pessimo rapporto con la propria famiglia, con la ragazza/o e con ogni persona nella vita di tutti i giorni. Le parole malvagie fanno diventare la persona ancora più malvagia e sporca dentro e il diavolo gradualmente s’impadronirà della vita di chi parla in quel modo e senza che la persona se ne accorga, satana userà quella persona come uno schiavetto e lo manderà a far del male alle persone, specialmente quelle più fragili, in modo che le parole malvagie abbiano maggior effetto in quella persona più debole e il malvagio si compiace di questo. Quando invece un empio si ravvede allora, è proprio il modo di parlare che cambia più in fretta. La persona saggia invece sta ben attento a ciò che dice. La si riconoscerà dal fatto che proferisce parole costruttrici e non distruttici. Ad esempio può consolare chi è afflitto, pregare e glorificare il Signore, predicare il Vangelo della pace, calmare chi è arrabbiato, convincere a perdonare qualcuno, dire parole d’amore verso le persone in generale o verso la propria moglie, si può diffondere coraggio, esortare al ravvedimento o correggere chi sbaglia o benedire qualcuno. Oltre cosa diciamo bisogna considerare anche il come lo diciamo: Il saggio parlerà dopo aver pensato, mantenendo il controllo di se stesso. Lo stolto parlerà con avventatezza e impulsività, in questo modo si sarà portato a dire cose di cui ci si pentirà in seguito. Considerare anche il quanto parliamo. Il libro dei proverbi ci mette in  guardia nel evitare di essere una persona che chiacchiera troppo, in quanto è più esposta a commettere peccati nel parlare. Una persona che invece è meno propensa a chiacchierare sarà anche molto meno esplosa a fare peccati di quel genere. Infine considerare anche il quando parlare. La persona empia parla a sproposito e senza pensarci troppo. La persona saggia parla al momento giusto e sarà usata da Dio come suo rappresentante sulla terra per dire tutto ciò che è saggio agli uomini; infatti è bene che nessuna parola cattiva esca dalla vostra bocca, ma piuttosto parole buone che possano servire per un’opportuna edificazione, giovando a quelli che ascoltano (Efesini 4,29). Quindi la persona saggia quando parla lo fa soprattutto per fare del bene, per seguire il semplice comandamento di amare il prossimo tuo come te stesso e cercare se si ha occasioni di riparare i danni che il diavolo fa tra le persone come mettere pace dove la pace è venuta meno. Chi cerca di diffondere pace è perché quella persona è in pace con Dio, quindi una persona sempre gioiosa che non si fa prendere dall’ira ma sa sempre come rispondere. Gesù benedice chi usa il parlare per portare pace tra le persone: Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio (Matteo 5,9). Se si viene criticati, il saggio non risponde con arroganza o superbia, ma sempre con benevolenza e quando serve anche con decisione dicendo ciò che viene dal cuore, e se si ha un cuore buono, si diranno cose giuste. Gesù infatti, nella sua saggezza, sapeva sempre rispondere con pazienza e benevolenza ai peccatori e ai bisognosi, ma anche con decisione davanti alle persone ipocrite e malvagie che cercavano di ingannarlo come i farisei, riuscendo a zittirli e svergognarli davanti a tutti. L’empio invece se non è in pace con Dio non ha nessun interesse a mettere in pace le persone perché è lui stesso ha creare tensioni e un clima di odio e intolleranza tra la gente.

FARSI UN ESAME DI COSCIENZA

Più di ogni cosa degna di cura custodisci il tuo cuore, perché da esso sgorga la vita (PR 4,23)

Le persone tendono sempre ad apparire il meglio possibile, curando il proprio aspetto o essere in buona forma fisica. Tutte queste cose non sono negative, anzi aiutano a migliorare la propria autostima e le prospettive future. L’errore comune è però limitarsi solo all’apparenza e trascurare completamente di curare il carattere; questa mentalità tipica di chi non conosce Dio; è dovuta al pensiero che le persone giudicano  l’apparenza, possono guardare cosa c’è fuori, ma quello che è dentro al nostro cuore possiamo vederlo solo noi. Invece non siamo solo noi a vedere il nostro cuore, ma anche Dio lo vede e ti giudicherà in base a quello. C’è un breve episodio nella Bibbia: Samuele viene mandato alla casa di Isse a ungere quello che sarebbe stato il re di Israele e gli viene presentato un giovanotto grande e grosso e pensa: << Di certo sarà lui quello che Dio ha scelto>> Ma Dio gli disse: Non è lui che ho scelto! Non fermarti alle apparenze, io guardo al cuore delle persone (1Samuele 16,7). Il cuore è infatti più importante del nostro aspetto fisico e non bisogna trascurarlo. Non bisogna rassegnarsi a dire “sono fatto così” ma cercare di ridurre i propri difetti e valorizzare i nostri pregi, questo è quello che fa una persona di senno. Per far questo è utile qualche volta fare un esame di coscienza per capire quali sono quei comportamenti che non sono conformi con la parola di Dio e chiedere a lui di poterli eliminare, in questo modo custodirai il tuo cuore dall’impurità e dal peccato. Fare anche un analisi sul bene che avremo potuto fare e non l’abbiamo fatto e tutto questo ha lo scopo di rendendoci sempre più persone giuste e degne di essere chiamate cristiani. Davide pregò Dio affinché lo aiutò a capire cosa c’era ancora che non andava in lui e come migliorarsi: Scrutami, o Dio, e conosci il mio cuore, provami e conosci i miei pensieri; vedi se percorro una via di dolore e guidami per una via di eternità (Salmo 139,23-24).  È bene ricordare che l’analisi va fatta in basa al nostro rapporto con Dio, con noi stessi e con il prossimo; sempre tutto alla luce della parola di Dio che uno specchio che ti mostra sempre la condizione dell’animo. Fate dunque le seguenti domande sul rapporto con Dio: Mi rivolgo a Dio solo nel bisogno? Comincio e chiudo la giornata con la preghiera? Mi sono vergognato di dimostrarmi cristiano? Cosa faccio per crescere spiritualmente? Come? Quando? Mi ribello davanti ai disegni di Dio? Pretendo che egli compia la mia volontà? Un errore molto comune è quello di cercare di forzare Dio a fare la nostra volontà ed assecondare i nostri capricci, quando la preghiera ha invece lo scopo di fare la sua volontà e scoprire il piano di Dio nella nostra vita e che si possa realizzare con il suo aiuto; perché è quella la strada per essere realizzati, chi invece cerca di scappare dal piano di Dio farà una vita frustrata e travagliata. Le domande sul rapporto con noi stessi potrebbero essere: Sono un po’ mondano e un po’ credente? Esagero nel mangiare cibo spazzatura, bere alcool, fumare, divertirmi in maniera immorale? Come uso il mio tempo? Dedico tempo per Dio? Sono pigro? Voglio essere servito? Amo e coltivo la purezza di cuore, di pensieri e di azioni? Medito vendette, nutro rancori? Sono mite, umile, costruttore di pace? Il nostro corpo è il tempio del Signore e dobbiamo rispettarlo e amarlo come un suo dono. Infine per il rapporto con il prossimo ci possono essere queste domande: So perdonare, compatire, aiutare il prossimo? Ho calunniato, rubato, disprezzato i piccoli e gli indifesi? Sono invidioso, collerico, parziale? Ho cura dei poveri e dei malati? Mi vergogno della carne di mio fratello, della mia sorella? Sono onesto e giusto con tutti o faccio preferenze su chi è bello o brutto o chi è ricco e povero? Ho istigato altri a fare il male? Osservo la morale coniugale e familiare insegnata dal Vangelo? Come vivo le responsabilità educative verso i figli? Onoro e rispetto i miei genitori? Ho rifiutato la vita appena concepita? Ho spento il dono della vita? Ho aiutato a farlo? Rispetto l’ambiente? La parte più importante è il rapporto con Dio, perché se abbiamo un buon rapporto con lui basato sull’amore, allora fare il resto diventerà una cosa naturale perché sarà Dio ha cambiare gradualmente la nostra natura; da una natura corrotta a una natura santa. La legge di Dio sarà scritta nel nostro cuore. Se invece si cerca di migliorare il rapporto con il prossimo senza migliorare prima il rapporto con Dio non avremo molto successo perché il nostro livello spirituale rimarrebbe sempre lo stesso e la nostra natura corrotta sarebbe invariata. Il salmista questo lo aveva capito bene scrivendo: O Dio, crea in me un cuore puro e rinnova dentro di me uno spirito ben saldo (Salmo 51,10). Anche nel Vangelo c’è un riferimento a questo, quando Gesù sul sermone del monte disse: << Beati i puri di cuore perché vedranno Dio >> ( Matteo 5,8). In altre parole, guardando le cose a modo di Dio, il credente deve comportarsi di conseguenza. Se desideri che Dio ti faccia prosperare, metti a posto il tuo cuore. Se vuoi essere amato dagli altri, ama il prossimo. Se vuoi ricevere amore dallo tu agli altri, e gli altri te lo daranno a te, si raccoglie ciò che si semina. Molti però sbagliano a farsi amare dagli altri senza la guida del Signore, perché a volte le persone con cui vuoi istaurare una relazione di amicizia ti fanno capire che per piacergli devi fare cose contrarie a Dio. Ma se cercherai di fare questo non è detto che riceverai l’amore che ti aspetti, sarà invece controproducente e ti porterà a dire: << io amo gli altri ma chi ama me? Tanto vale è pensare solo a me stesso >>. Tutto ciò arriva dal diavolo. Se qualcuno ti fa capire che per farti amare da loro devi fare qualcosa di peccaminoso, non farlo assolutamente, porterà solo a brutte conseguenze.

AVERE SCARSA AUTOSTIMA

  • Più di ogni cosa degna di cura custodisci il tuo cuore, perché da esso sgorga la vita (PR 4,23)
  • Bontà e fedeltà non ti abbandonino: légale attorno al tuo collo,
    scrivile sulla tavola del tuo cuore, e otterrai favore e buon successo agli occhi di Dio e degli uomini.
    (PR 3,3-4)

La scarsa autostima è presente quando una persona si sente insicura, ha complessi d’inferiorità e può essere di conseguenza una facile preda per il diavolo; è uno dei sui trucchi far sentire piccoli e inferiori le persone, non dimentichiamoci è lui è il padre della menzogna (Giovanni 8,44). Una persona in quella situazione cerca la protezione di qualcuno, per esempio in un gruppo di amici, ma se questo gruppo ci sono persone malvagie che fanno uso di droghe e parlano solo di cose contrarie a Dio, allora anche lui ne sarà coinvolto. Sentirà il bisogno di essere accettato dal gruppo di conseguenza farà le stesse cose che fanno loro. Oppure una ragazza che sentendosi insicura e pensa di avere bisogno di protezione si spingerà a cadere delle braccia al primo ragazzo che incontra e quasi sicuramente non sarà quello giusto. Bisogna, però sapere che il Signore è il mio rifugio, è Lui che mi proteggerà da ogni male, bisogna solo pregare e avere fede. Come ho già detto in precedenza se Dio permette qualcosa, è possibile trarne vantaggio. Se da un lato una persona di bassa autostima può cadere facilmente nel peccato; il rovescio della medaglia è che sentendosi piccoli, sono persone molto umili, e questo è il primo passo per avvicinarsi a Dio. Molte volte il Signore si serve di questo tipo di persone per fare qualcosa di grande nella loro vita. Un esempio lo abbiamo con Mosè, il più grande dei profeti dell’antico testamento. Nei film, Mosè è descritto come un uomo forte, virile, sicuro di se e con tante qualità, ma se leggiamo la Bibbia nel momento in cui Mosè è davanti all’albero infuocato, scopriamo un Mosè insicuro e pauroso, che addirittura faceva fatica a parlare, un balbuziente, infatti quando c’era da parlare a volte si faceva aiutare dal fratello Aronne. Il Signore aveva scelto lui proprio perché nella sua insicurezza aveva sviluppato una grande umiltà che l’ha portato a glorificare Dio nelle sue opere e non glorificare se stesso. Dio usa i folli per svergognare i savi (Corinzi 1,27). Se una persona si sente di avere molte qualità, tutto quello che farà, anche se fosse Dio in persona a chiederlo, alla fine tenderebbe ad attirare della gloria su di se. Pensando che è stata la sua forza e la sua intelligenza, gli elementi che hanno portato al successo. Dio però non vuole che nessuna carne si glorifichi davanti a lui. Paolo scrisse che la potenza di Dio si manifesta con sua pienezza nella debolezza dell’uomo (2Corinzi 12,9). L’uomo sceglie in base a criteri diversi rispetto a Dio. L’uomo sceglie le persone con  qualità o capacità. Dio invece sceglie persone in base alla propria disponibilità nel sottomettersi a Lui; successivamente Dio gli renderà idonei a svolgere ciò che sono stati chiamati a fare. Spesso sono proprio le persone umili che sono predisposte a questo e l’uomo in generale non prenderebbe neanche in considerazione.  Dio usa persone che nessuno sceglierebbe perché si possa capire che è stato Dio a operare tramite lui, e da solo non avrebbe potuto fare nulla. C’è anche l’esempio di Gedeone o Geremia, entrambi hanno pensato: << Signore, guarda che hai sbagliato persona, io non sono in grado di fare questo >>. Ma secondo la saggezza di Dio erano proprio loro adatti a ricoprire quel ruolo e non sono mai stati abbandonati da lui. Quando il Signore dice di fare qualcosa, anche se sembra difficile, è sempre possibile farla, perché sarà proprio lui a darti la forza per farla. È sbagliato odiare noi stessi, Dio ci ama, e vorrebbe che anche noi ci amassimo come Dio ci ama. È importante questo, perché se non amiamo noi stessi, difficilmente ameremo il prossimo. Infatti, saremo giudicati in base a tre livelli: Il nostro rapporto con Dio, il nostro rapporto con gli altri, ma anche con il rapporto con noi stessi.  Per gran parte delle persone le cose contano solo l’aspetto fisico, l’intelligenza, la simpatia, che di per se non sono cose da trascurare, ma quello che conta di più è essere forti spiritualmente. Così si ottiene la sapienza e si ha una vita vittoriosa, non per i propri meriti, ma perché è Dio a guidare tua la vita. Infatti, tutti noi abbiamo delle missioni da compiere che solo noi possiamo fare, e siamo venuti sulla terra per questo. Per il Signore tu non sei uno sbaglio, anzi ha programmato esattamente il tempo della tua nascita e dove avresti abitato, infatti tutti i tuoi giorni sono scritti nel mio libro, dice il Signore (Salmo 139,16). Ama te stesso come Dio ti ama e se c’è qualcuno che ti odia o parla male di te non ascoltarlo poiché tutto ciò viene dal maligno. Ascolta invece il Signore che nella sua parola dice che sei fatto in modo meraviglioso, (Salmo 139,14) è necessario però che vivi in maniera degna di questa dichiarazione. Se dunque hai una scarsa autostima e ti senti un buon a nulla sappi che se decidi di cercare Dio e sottometterti a Lui inizierai a sentire come Dio ti ama e le cose inizieranno a cambiare. L’autostima è una cosa positiva, ma attenzione che questa non sia basata sull’egoismo che porta ad essere superbi e narcisistici. Questo è un impedimento a Dio, e questo tipo di autostima deve essere distrutta per poter fare spazio a Dio. L’autostima buona è quella dove si è consapevoli che da soli non valiamo molto, ma se mettiamo Dio al primo posto e abbiamo comunione con Lui, allora realizzeremo che il Signore ci ama immensamente e confidando in Dio, abbiamo diritto alle sue promesse, e con Lui al nostro fianco possiamo fare ogni cosa, per questo il giusto sa che vale; perché è consapevole che Dio lo ama e lui è un figlio di Dio. Quindi nessuno ci si può sentire inferiore agli altri se si ha Dio al primo posto. Satana cercherà di attaccare su questo punto. Quando succederà si risponderà con la Bibbia, dicendo che se Dio è con noi, chi sarà contro di noi (Romani 8,31-39).

DAVANTI AI MOMENTI DIFFICILI DELLA VITA

  • Gli empi, una volta abbattuti, più non sono, ma la casa dei giusti resta salda (PR 12,7)
  • Un cuore lieto fa bene al corpo, uno spirito depresso inaridisce le ossa. (PR  17,22)
  • Torre fortificata è il nome del Signore: il giusto si rifugia ed è al sicuro (PR 18,10)
  • Se te ne starai indolente nel giorno della sventura, ben poca è la tua forza. (PR 23,10)

Il giusto e l’empio davanti alle delusioni e i momenti difficili della vita si comportano in maniera estremamente opposta. Inizio con l’esaminare il comportamento di chi non è credente e vive una vita completamente senza Dio. Nei momenti di forte crisi dove la persona è emotivamente scossa, l’istinto la porta a cercare di anestetizzare il dolore, soprattutto se non può più far niente per risolvere la crisi, come ad esempio un marito che si separa dalla moglie può iniziare a bere alcolici fino a ubriacarsi per non pensare più ai problemi oppure inizia a frequentare le prostitute pensando che quel breve momento di piacere possa coprire il dolore che sta provando a causa del periodo di crisi in corso; o senza ad arrivare a questo si inizia a cercare assiduamente altre donne da avere brevi storie, ma il succo è sempre quello. In altri casi se c’è un ragazzo che ha una situazione famigliare molto grave da indurlo in depressione potrebbe finire nel giro della droga che è il più potente anestetico contro la depressione, ma si finisce sempre a peggiorare ancora più le cose. Molte delle persone che si drogano pesantemente dicono di farlo per non pensare troppo a quanto è brutta la loro vita. Di fronte a una pesante crisi finanziaria oltre a poter cadere in alcol e droga ci si affida a strozzini per ricevere prestiti e anche qui si finisce in una spirale che è ancora più difficile uscirne. In Grecia durante il periodo più brutto della crisi è aumentato vertiginosamente il consumo di cocaina e altre droghe pesanti. Un altro caso tipico per le donne è sfogare la depressione sul cibo, iniziando a mangiare in continuazione fino anche a vomitare e ricominciare a mangiare, questi sono i casi di bulimia. In altri casi ancora, se la persona ha una forte depressione che non la esterna, ma la tiene tutta dentro si può arrivare anche all’autolesionismo. Questo perché si inizia ad odiare se stessi fino a farsi del male, come per esempio tagliarsi i polsi. Le persone che intraprendono una di queste strade purtroppo sono tante, e ascoltano le parole di satana che gli dice di buttarsi nei vizi o a farsi del male per cercare di dimenticare il dolore interiore, perché è l’unica cosa che possono fare, e non ci sono altre soluzioni. Gli atei in questi casi propongono di andare dallo psicologo, infatti molti arrivano ad affidarsi a costosi psicologi che non hanno veramente a cuore il loro problema e guardano l’orologio per vedere quando scatta l’ora per farti andare via e dopo molte sedute dove ti ascoltano alla fine dicono cose che sapevi già. Possono capire dove è partito il problema ma che soluzioni danno? È Gesù il miglior psicologo che ci possa essere perché Lui ti scruta e conosce tutte le tue vie (Salmo 139,1-3). Altre persone riescono a non cadere in uno di queste vie, ma il dolore li fa cambiare in un certo periodo, diventano più nervose, scorbutiche, disattente e altri atteggiamenti negativi, come anche una fase di auto isolamento, dove per un periodo non vedono neanche più gli amici. Il caso può cambiare a seconda della gravità della crisi e la forza d’animo di una persona, ma in ogni caso chi non crede nel Signore, e chi non si affida completamente a Lui dovrà soffrire molto e forse prima o poi supererà la crisi. Se sei un credente e ti trovi davanti una persona che sta passando una grave crisi e sta facendo delle sciocchezze per alleviarsi il dolore non bisognerebbe puntare il dito e giudicarlo, peggiorerebbe solo le cose. In questi casi bisogna dare la propria testimonianza e spiegare che Gesù può essere la soluzione al suo dolore (Ved. Pag. 105). Il giusto invece davanti a un brutto periodo sa di avere il Signore come rifugio e non cadrà nel peccato come farebbe un empio, perché il Signore si prende cura di chi si rifugia in lui (Naum 1,7). Avrà bisogno di dedicare più tempo alla preghiera che dovrà essere più profonda e più intensa. Se il cuore del giusto è affranto grida al Signore: << Dio aiutami ascolta il grido del mio cuore e liberami da questa situazione stravolgente >>. Il giusto sa che Dio può farlo perché lui è il nostro più grande consolatore (Tessalonicesi 22,16) che ti resta vicino quando hai il cuore spezzato (Salmo 23,18). Quando i problemi della vita sono incessanti, quando tutto intorno è un caos, devi sapere che Dio ascolta ogni grido sincero che il giusto gli rivolge sia ad alta voce che in silenzio ed egli risponde sempre, anche se la fede ha vacillato o il Signore è stato un po’ trascurato devi sapere che lui non è arrabbiato con te, anzi egli desidera amarti pienamente (1Giovanni 3,1) essendo l’espressione completa dell’amore (4,16). Bisogna semplicemente ravvedersi e gridare a lui, che ascolta il grido e agisce a favore del giusto perché Dio sa come liberarlo dai problemi. Questo significa che ha già in mente dei piani per liberare chiunque si affidi a lui e qualunque sia la sua situazione egli non sta lì fermo a pensarci su, aspetta solo che grida a Lui. Se ti troverai in un momento difficile; tutte le preoccupazioni e i problemi che hai; dalle al Signore, perché egli ha cura di voi (1Pietro 5,7) e se ci sarà Lui che guiderà la tua vita allora le cose si risolveranno perché quanti sperano nel Signore riacquistano forza (Isaia 40,31) per superare il momento difficile senza cadere nella spirale del peccato. Dobbiamo però chiedere il suo aiuto e il suo sostegno, anche se credi le benedizioni non sono automatiche, per avere bisogna chiedere, anche se lui sa già di che cosa abbiamo bisogno anche prima che lo chiedete, ma è giusto chiederlo nelle preghiere, perché il Signore vuole che abbiamo un  rapporto continuo con Lui, basato sulla fede, come padre e figlio. Quando avrai pregato sentirai la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti a Dio. (Filippesi 4,7). Anche se le circostanze sono negative potrai avere la stessa pace nel tuo cuore derivata dal fatto che sai che Dio è all’opera. Non è detto che lo faccia subito, bisogna imparare anche ad avere pazienza e fede insieme. Il Signore affronterà il tuo nemico e trasformerà quel momento difficile della vita in una situazione in tuo favore. Stai certo che a questo punto il nemico, satana ti farà venire in mente qualche pensiero che ti porterà a dubitare di Dio. Del tipo: Non penserai mica che solo perché hai pregato Dio farà qualcosa per te, lui ti ha dimenticato. Se tu crederai a questo, di fatto bloccherai l’opera di Dio che vorrà fare a tuo favore. Attenzione quindi a non credere alle bugie del diavolo. Il Signore vuole che tu sia felice e questo momento difficile della vita passi in fretta  aspettando con fiducia che gli chiediamo aiuto per farvi la grazia perché il Signore ti ama e prova compassione per te, perché un Dio giusto è il Signore; beati coloro che sperano in lui (Isaia 30,18). Quando è presente un’intensa comunione, nei momenti più difficili si rafforza se si è veramente con Dio; d’altronde il giusto sa che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio (Romani 8,28). Se sei con Dio sarà lui a guidare la tua vita, e questo dona un senso di pace e riposo perché tutto quello che succederà nella vita, anche le esperienze dolorose, c’è sempre un piano di Dio dietro a quegli avvenimenti, e solo dopo mesi o a volte anni capiremo il perché Dio ha permesso una determinata esperienza negativa e vedremo che da quel che è successo è  nato anche qualcosa di positivo che non sarebbe mai potuto accedere in altro modo. Perché solo Dio può tirare fuori il bene dal male. Quindi bisogna sempre amare e lodare Dio a prescindere dal periodo bello o brutto che stiamo vivendo perché lui ti ama e non ti abbandona, anzi ti prende per mano e ti sta vicino anche se non senti la sua presenza. Infatti così dice il Signore: “Poiché io conosco i pensieri che ho in mente per voi; dice l’Eterno, pensieri di pace e non di male, per darvi un futuro e una speranza. Mi invocherete e verrete a pregarmi e io vi esaudirò. Mi cercherete e mi troverete, quando mi cercherete con tutto il vostro cuore” (Geremia 29,11-13). Se si sta passando un momento di difficoltà non bisogna perdersi d’animo, ma confida nel Signore perché  “I giusti gridano e l’Eterno li ascolta e li libera da tutte le loro sventure” (Salmi 34,17). Sono infatti molte le afflizioni del giusto, ma l’Eterno lo libera da tutte (19), perché così dice il Signore: Ti ho amato di un amore eterno, per questo continuo ad esserti fedele (Geremia 31,3). L’errore che fanno spesso le persone, anche credenti, è l’autocommiserazione; lamentarsi e piangersi addosso per la situazione e non reagire. Frasi del tipo: <<proprio a me doveva capitare>> oppure <<cosa ho fatto di male per meritarmi questo>> sono espressioni di un modo di vedere le cose che non attira Dio, ma al contrario impedisce un suo intervento. Non è con l’autocommiserazione che favorirai l’intervento di Dio, ma è con la fede che il Signore potrà fare qualcosa per te. Prega intensamente e abbi fede che Lui è all’opera anche se non vedrai subito gli effetti del suo operato. Se ad esempio la causa del tuo problema è dovuto a una persona che ha commesso un’ingiustizia contro di te, non cercare di risolvere il problema mosso dalla rabbia ma confida in Dio e vedrai che Lui riuscirà a fare giustizia più di quanto avresti immaginato. Un altro errore comune è quello di dare la colpa al Signore del periodo difficile che si sta vivendo. Questo è perché si ama Dio solo per ricevere benedizioni, e non si tollera alcuna sofferenza, come se i cristiani ne dovessero essere immuni. Alcune persone possono di fatto arrabbiarsi con Dio o perdere la fede invece di adorarlo e chiedere il suo aiuto. L’errore più grande è dare la colpa a lui quando si soffre. Nella Bibbia abbiamo l’esempio di Giobbe, uomo saggio e giusto agli occhi di Dio e pieno di benedizioni in tutti gli ambiti della vita. Satana però accusa Giobbe davanti a Dio di adorarlo solo perché ha ricevuto molte benedizioni da Lui, e senza di quelle lo bestemmierebbe subito. Allora Dio permette che a Giobbe gli succeda una disgrazia dopo l’altra. Ma Giobbe in nessun caso bestemmia, anzi dice invece: << Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, Benedetto il nome del Signore >>. Così anche chi è credente, deve avere quest’atteggiamento. Il più delle volte si soffre a causa dei nostri sbagli, ci sono però dei casi dove si entra in un periodo difficile nonostante si è sempre continuato a camminare con il Signore. Giobbe è un esempio. Anche Giuseppe accadde qualcosa di analogo: Venne incarcerato ingiustamente per molti anni. Gesù ha sempre fatto la volontà di Dio ma ha sofferto le pene della croce. Che cosa accomuna questi 3 casi? La sofferenza è successivamente cessata e loro sono stati grandemente ripagati da queste sofferenze. infatti, Giobbe superato la dura prova ricevette il triplo di quello che possedeva inizialmente. Giuseppe uscito dal carcere divenne la seconda carica di governo d’Egitto. Gesù divenne il re del regno di Dio. Se dunque stai soffrendo anche se hai sempre lodato e servito il Signore, non mollare ma rimani sempre saldo nella fede. Se Dio permette un periodo di crisi è possibile che è per metterci alla prova per vedere se confidiamo in Lui o nel peccato, in ogni caso Dio non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma insieme con la tentazione, darà anche il modo per uscirne per poterla sostenere (1Corinzi 10,13). Un giorno il Signore ti dirà: Hai passato un momento difficile, non ho asciugato le tue lacrime, non ti ho detto quello che stavo facendo per te e tu durante tutto questo periodo hai sempre continuato a lodarmi, ad avere fiducia in me e a servirmi e ora sei pronto per la promozione. Il Signore ti ripagherà per ogni sofferenza molto di più di quanto puoi immaginare. Quando la crisi sarà passata allora ci accorgeremo di essere anche più forti di prima e più vicini al Signore e si avrà anche imparato molte cose da questa esperienza che potrà essere usata per dare testimonianza a chi ne ha bisogno, specialmente a un peccatore in una situazione di difficoltà e dire come è stata superata la crisi grazie all’aiuto di Dio. Esattamente come sta scritto anche in 1Pietro 5,10: E il Dio di ogni grazia, il quale vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo Gesù, egli stesso, dopo che avrete un poco sofferto, vi ristabilirà, vi confermerà, vi rafforzerà, vi darà solide fondamenta. Questo può aprire le porte alle conversioni. Nel caso che una persona non credente sia in un momento difficile della propria vita e si comporta da peccatore e la sofferenza al posto di diminuire aumenta, c’è anche la possibilità che fallite tutte le soluzioni mondane scelga finalmente di affidarsi a Dio e in quel caso Dio non lo abbandonerà ma lo accompagnerà alla fine della crisi attraverso una rinascita spirituale per vivere una vita in pace e serenità. Questo accadrà anche se si è trascorso la vita lontano da Dio, a bestemmiare e a prendere in giro e ridicolizzare i credenti. Porterà quindi a sperimentare un amore di Dio gratuito e immeritato ed è questo che porta al ravvedimento. Ci sono molte testimonianze che vanno in questa direzione.  Spesso quello che causa un periodo brutto è dovuto a una grande delusione derivante un fallimento degli obiettivi di cui ci eravamo prefissati nella vita. Ad esempio: Cercare un determinato lavoro o ambire in una posizione sociale elevata e tutto ciò che può considerarsi il sogno della nostra vita. È legittimo avere delle ambizioni e fissarci degli obiettivi; l’errore che però si può fare è quello di metterlo al primo posto e dimenticarci totalmente di Dio e di quello che ha fatto per noi. Gesù disse: << chi ascolta la mia parola, ma non la mette in pratica è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa nella sabbia; soffiarono i venti e arrivò la tempesta e la casa crollò perché non aveva forti fondamenta e la rovina fu grande. Invece chi ascolta la mia parola è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa nella roccia; soffiarono i venti e arrivò la tempesta e la casa rimase in piedi perché aveva forti fondamenta>>. (Luca 6,47-49). Questo ci insegna che mettere al centro della nostra vita solo i nostri sogni e volerli realizzare senza mettere Dio al primo posto ci rende molto esposti a grandi delusioni perché in caso di fallimento la nostra sofferenza sarebbe grande. Se uno ad esempio ha un determinato obbiettivo nella vita, come diventare cantante, o avvocato pensando che raggiunto l’obbiettivo sarà soddisfatto; se succede che non si riesce a raggiungere quell’obbiettivo o se lo si fa poi si fallisce, allora la rovina sarà molto grande. Viene da pensare anche a chi ha passato la sua vita creando un’impresa e la vergogna di vederla fallire li porta al suicidio. Oppure chi desidera tanto avere un compagno/a e quando la trova, la mette al primo posto, se poi non è la persona che ci si aspettava e avviene una separazione, anche in questo caso il dolore è grande e può rimanere per molto tempo. Se invece come obbiettivo è quello di servire e cercare il regno di Dio allora quello si che una scelta di vita con delle basi solide, come costruire la casa nella roccia. Soffieranno i venti, si abbatteranno le tempeste ma la casa non cadrà, perché se segui Dio, non sarai mai abbandonato; in più riuscirai anche a raggiungere gli obbiettivi prefissati grazie anche alla sapienza. I problemi non mancheranno perché essere cristiani non ti da una immunità ai problemi e alle sofferenze, ma la differenza rispetto a un non credente è che il Signore ti da i mezzi e la forza per superare ogni problema se glielo chiediamo in preghiera. Se noi pensiamo che per poter essere felici dovremo avere una ragazza/o o un lavoro; questo non è mettere Dio al primo posto, perché puoi essere felice già adesso senza possedere per forza quelle cose che sono comunque buone e sa che ne hai bisogno. Immaginiamoci di avere una ragazza/o che amate molto, ma un giorno vi dice: << beh io non sono per nulla felice, non lo sarò finché non avrò trovato un lavoro. Si, ci sei anche tu nella mia vita ma non vali più di tanto per me, la mia felicità è trovare un lavoro e basta>>. Di certo rimarrete molto delusi da questo, così molte persone si comportano così con il Signore, lo mettono tra gli ultimi posti e impostano la propria felicità su altre cose. Poi però non riescono a raggiungere l’obbiettivo o se lo fanno rimangono delusi, e questo può dare inizio a un momento difficile della nostra vita. Il problema è quando si mettono i nostri bisogni prima di Dio, questo si chiama concupiscenza. La fede è già sufficiente per essere felici e chi decide di mettere Dio e la sua parola al primo posto allora sarà proprio Lui a fare in modo che trovi una ragazza/o o un lavoro ed è garanzia che con Dio non avrà mai una delusione. Se invece confidi nelle persone, purtroppo le delusioni prima o poi deluderanno. Il Signore non abbandona chi confida in Lui, perché è Lui la roccia e anche se ci saranno fallimenti, si proverà dolore ma non così tanto da essere disperati e il Signore provvederà a una via di uscita dalla brutta situazione che ci si trova a causa del fallimento. Molti periodi brutti si possono evitare seguendo la parola di Dio, è meglio prevenire che curare.

IL VINO E LE BEVANDE ALCOLICHE

  • Il vino è beffardo, il liquore è tumultuoso; chiunque si perde dietro ad esso non è saggio (PR 20,1)
  • Diventerà indigente chi ama i piaceri, chi ama il vino e i profumi non si arricchirà (PR 21,17)

Qual è la posizione della Bibbia riguardo al vino e le bevande alcoliche? C’è chi dice che un credente non deve assolutamente bere perché è peccato, ma per altri no; ma cosa dice la scrittura a riguardo? Da nessuna parte sta scritto che bere vino e bevande alcoliche sia peccato, infatti Gesù disse: Non c’è nulla infuori dell’uomo che entrando in lui possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro (Marco 7,15). Quindi non è ciò che mangiamo o beviamo a costituire  peccato perché tutto questo prima o poi esce dal nostro corpo e non ci danneggia spiritualmente, ma è quello che esce fuori dalla nostra bocca, il nostro parlare che può generare occasione di peccato. Inoltre Gesù come primo miracolo ha trasformato l’acqua in vino alle nozze di Cana e non l’avrebbe mai fatto se il vino fosse peccato. Il vino all’epoca era considerata come fonte di gioia e non poteva mancare alle feste. Tuttavia anche se non è peccato, è possibile che lo diventi se si ha una dipendenza e quindi una schiavitù dall’alcool. Se una persona beve un bicchiere di vino o birra durante un pasto per il fatto che gli piace il gusto del vino o la birra o un amaro alla fine dei pasti; in quel caso lo fa apprezzando i doni di Dio che da agli uomini, e Dio vuole che godiamo dei Suoi doni, questo sempre però mantenendo uno strato di lucidità. Ma se una persona beve con il solo scopo di ubriacarsi e sente dentro di se che non può fare a meno di bere perché se no, non si diverte, allora in questo caso diventa una schiavitù ed è peccato. Diventa schiavitù tutto ciò che senti che non puoi più farne a meno. Prima di tutto troppo alcool fa male al corpo e poiché la salute è un dono di Dio, non bisogna rovinarsela per un effimero divertimento, senza contare anche il quanto può incidere nel nostro portafoglio. Ma la cosa più importante è che se una persona pensa che deve per forza bere per divertirsi, allora c’è qualcosa che non va nella sua vita. Evidentemente ha un vuoto dentro che cerca di riempirlo con l’alcool; in questo caso il vino o le bevande alcoliche in generale diventano un idolo, in altre parole in mezzo nel quale lo ritieni fondamentale per la tua felicità. L’alcool non potrà mai darti la felicità perché non potrà riempire il tuo vuoto interiore; solo il Signore lo farà se glielo chiedi. Il doversi per forza ubriacare e ricercare il più possibile emozioni forti è fonte di dissolutezza che ti porta a vivere una vita vuota e lontana da Dio, senza tener conto di come si può comportare una persona ubriaca, a qualcuno può anche portare a una eccessiva ira se si è provocati, e si fanno cose che da lucidi non si farebbero. Paolo nella sua epistola scrive: Non ubriacatevi di vino, che fa perdere il controllo di sé; siate invece ricolmi dello spirito (Efesini 5,18). Se permetti a Dio di riempire quel vuoto e preghi di riempirti il cuore di Spirito Santo e toglierti la dipendenza da alcool allora non sentirai più il bisogno impellente di ubriacarti. Potrai sempre continuare a bere, ma solo con moderazione senza dover arrivare a ubriacarsi continuamente e avrai di fatto vinto la dipendenza. Chi invece non conosce Dio non crede nella sua potenza di cambiare i cuori delle persone. Gli psicologi atei davanti a una persona che ha dipendenza da alcol, prima gli fanno ammettere che è un alcolizzato e poi gli dicono che devono smettere e devono farlo solo con le proprie forze, ma diranno anche che questa voglia impulsiva di bere l’avranno sempre o per lungo tempo. Ora, se credi in questo, ti maledici da solo e anche se ti obbligano a smettere sarai sempre frustrato perché vorrai bere e ubriacarti ma non potrai. È dura vivere con una gran voglia di fare qualcosa e non poterla fare, è davvero irritante e seccante. Il credente evita tutto questo perché il Signore può risolvere  il problema dalla radice togliendoti di fatto la dipendenza da alcol.

I VIZI

  • Il salario del giusto è per la vita, il guadagno dell’empio è per i vizi (PR 10,16)
  • Tesori preziosi e profumi sono nella dimora del saggio, ma l’uomo stolto dilapida tutto. (PR 21,20)
  • Come il cane torna al suo vomito, così lo stolto ripete le sue stoltezze (PR 26,11)

Una persona non credente è potenzialmente propensa a condurre una vita piena di vizi a causa del senso di vuoto che ha nel cuore ed è costantemente alla ricerca di emozioni forti, realtà eccitanti, cose nuove che spezzino la noia e la monotonia e per nessun motivo non ha intenzione di rinunciare anche perché molti ritengono che i vizi sono un modo per alleviare lo stress giornaliero. Se uno pensa che chi non segue Dio è libero di fare ciò che vuole perché non deve sottostare a tanti divieti è un illuso. La libertà è una cosa bellissima, ma se è esercita nel modo sbagliato, diventa schiavitù, e non si è più liberi come si pensava di essere; tutto il contrario, ti porterà invece ad essere schiavo del peccato e dei vizi. Come ad esempio fumo, il gioco d’azzardo o la pornografia e tante altre cose che possono dare un appagamento immediato, ma poi ne paghi a lungo andare un grosso prezzo, per il fumo in salute, per il gioco in soldi e la pornografia a distorcere la concezione di amore, di conseguenza cercare un tipo di ragazza che non potrà renderti felice. Ogni vizio porta a distruggere la vita e con i tuoi sforzi non riuscirai a dominarli, perché ormai sei schiavo di quelle cose. Un vizio tira l’altro se non ci sono freni, s’inizia a volere sempre più soldi, poi a fumare, drogarsi, parlare male degli altri. Una vita passata nei vizi non porterà ad essere sempre felici perché non ce ne sarà mai a basta, se ne vorrà sempre più e si diventerà sempre più apatici. Una persona che ha molti vizi è sintomo di un male interiore, una depressione che ha dentro e cerca di coprire tutto con i vizi, quando invece è Dio la soluzione a tutto questo. Dio, però ama ancora quelle persone e potranno ravvedersi in qualsiasi momento e il Signore le prenderà a se. Per chi invece è un credente ci sono due possibili categorie di persone. La prima è quella che è fondamentalmente  buona e lo dimostra facendo anche le opere giuste quando si ha occasione, ma si concede anche dei vizi o dei comportamenti sbagliati di fronte a Dio. Quel tipo di persona spesso è portata a pensare che tutto sommato considerandosi una brava persona, anche se mi concedo qualche vizietto che male c’è? In fondo rispetto a chi non crede, ho già pochi vizi. Non bisogna mai confrontarsi con chi non crede, perché chi non è credente è normale che abbia dei vizi. Bisogna invece avere la parola di Dio come punto di riferimento. Questo modo di pensare fa venire in mente la parabola della donna che fa il pane e inserisce nell’impasto un po’ di lievito che fa lievitare tutta la pasta. Ora, che cosa insegna questa parabola? Che cosa è questo lievito che fa lievitare tutta la pasta? C’è un altro passo del Vangelo, dove si parla del lievito, quando Gesù dice ai discepoli di tenersi lontano dal lievito dei farisei. Il lievito è un’immagine negativa nella Bibbia che sta indicare che se si accetta l’esistenza di un vizio o un cattivo comportamento e non si fa nulla per mettere dei freni a questo, nel lungo periodo porterà ad aprire una porta per il demonio che potrà colpirti maggiormente e inquinerà progressivamente la tua vita fino ad avere delle conseguenze che non avresti mai pensato. Quindi è importante se non altro di mettere dei freni e tenere sotto controllo i vizi per evitare che prendano il sopravvento su di noi. Bisogna sapere che ogni vizio o atteggiamento carnale sono un ostacolo per Dio, per questo è necessario eliminare ogni vizio per avvicinarsi sempre più a Dio. Non bisogna lasciarsi tentare nel dire: << Perché devo smettere? Tanto Dio mi capisce>> No che non ti capisce! Oppure pensare: <<Dio non guarda questi piccoli peccatucci, l’importante è che non commetto cose gravi, per il resto va bene>>. Quello che per te potrebbe essere un piccolo peccatuccio, per Dio invece potrebbe essere grave perché può essere un idolo o un ostacolo per il cammino di fede. Se dunque ci sono dei comportamenti sbagliati nella nostra vita bisogna sbarazzarsene e non trovare delle scuse per non cambiare. Bisogna fare una scelta nella vita su cosa preferiamo, tra i piaceri carnali o la pace spirituale. Non si può avere entrambe perché una esclude l’altra. Non potrai avere pace finché sarai sotto qualche forma di schiavitù. I piaceri carnali possono essere anche molto intensi, ma hanno breve durata, poi rimane il vuoto. Quindi non fai un grande affare se scegli questa via. La pace spirituale invece c’è sempre con una costante preghiera. Se avete appena scelto di seguire la strada della pace spirituale eliminando ogni vizio, allora i miei complimenti! Siete appena cresciuti spiritualmente e avete fatto un passo importante verso la comunione con Dio. Qui allora entra in gioco la seconda categoria, ovvero quelli che sanno di avere dei vizi o dei cattivi comportamenti e si ha la volontà di eliminarli, ma nonostante tutti i tentativi continuano a sussistere. Ci si può trovare nella situazione dove vogliamo obbedire alla legge di Dio, ma siamo anche in un corpo di carne e questo rende tutto complicato. Riconosciamo infatti ciò che è bene ma non abbiamo la forza di compierlo, infatti il bene che vorremo fare non riusciamo a farlo, invece il male che non vorremo fare, proprio quello facciamo (Romani 7,19). Questi sono i casi in cui il nostro spirito è pronto, ma la carne è debole. Prima o poi tutti i cristiani arrivano a questo livello. Come anche Pietro quando aveva promesso a Gesù che non lo avrebbe mai abbandonato, a costo anche di morire con lui ed è stato sincero quando lo ha detto, ma il giorno seguente lo ha rinnegato per tre volte. Come si esce da questa situazione? In questi casi bisogna sapere che Cristo è morto affinché i tuoi peccati siano perdonati e abbia anche la forza compiere la parola di Dio. Con la tua sola forza sarà molto difficile controllare le cattive abitudini, ma se invece lasci che sia Dio a operare e preghi con tutto il cuore e ti arrendi a lui chiedendo di darti la forza di obbedire al suo comando lui lo farà, basta che ti affidi a lui, confessi i tuoi peccati e chiedi con umiltà di liberarti da quel vizio. Se noi lo vogliamo con l’aiuto di Dio, possiamo dominare ogni forma di peccato. Ogni cosa è possibile con Cristo che ci fortifica. Quando deciderai di obbedire a un determinato comando o eliminare qualcosa di sbagliato nella tua vita, allora il Signore ti darà la forza di farlo. Senza la preghiera è impossibile arrivare a questo; pregate e dichiarate più volte di essere liberi dal vizio nel nome di Gesù e vedrai che non sarai più portato a ricadere nel vizio e non avrai neanche più astinenza, perché il Signore può cambiare il tuo cuore se solo glielo permetti. Le persone normalmente non riescono a dominare i vizi perché eliminare un vizio significa creare un vuoto dentro di noi che deve essere riempito con qualcos’altro, per questo, chi riesce a smettere poi ricomincia di nuovo o passa ad avere un altro vizio in sostituzione a quello precedente. Se invece per ogni vizio che vogliamo eliminare, lo sostituiamo con una buona abitudine, allora in questa maniera si riesce a smettere perché il vuoto che l’eliminazione di un vizio crea in noi si sostituisce con qualcosa di buono. Bisogna pensare il motivo che ci ha spinti ha iniziare con un vizio e da li capirai anche con la preghiera con che cosa dovrai sostituirlo. Un altro modo per sconfiggere un vizio è nel caso si ha un amico cristiano di cui abbiamo fiducia e confidenza. Tutte le volte che cadremo nel vizio o in un certo comportamento sbagliato, lo confideremo a lui e ogni volta che succederà, pregherà per te perché il Signore ti possa liberare da ogni cosa che ti rende schiavo, così anche noi pregheremo allo stesso modo. Secondo le testimonianze di chi ha usato questa strategia, garantisce che funziona. Chi non conosce Dio, pensa che i cristiani siano dei poveri sacrificati che non si godono la vita, lasciandosi andare con i vizi, ma la verità è esattamente l’opposto perché dopo aver eliminato ogni vizio sperimenteremo una comunione più profonda con Dio e scopriremo che a far tutto questo ne valso la pena.

NON FARE DEI SOLDI IL PROPRIO DIO

  • Chi confida nella ricchezza cadrà, i giusti invece rinverdiranno come foglie (PR 11,28)
  • I tesori male acquistati non giovano, ma la giustizia libera dalla morte (PR 10,2)
  • Tale è la fine di chi è avido di guadagno; la cupidigia toglie di mezzo colui che ne è dominato (PR 1,19)
  • Accumulare tesori a forza di menzogne è futilità effimera di chi cerca la morte (PR 21,6)
  • L’empio indulge tutto il giorno alla cupidigia, mentre il giusto dona senza risparmiare (PR 21,26)
  • Un buon nome è preferibile a grandi ricchezze e la benevolenza altrui vale più dell’argento e dell’oro. (PR 22,1)
  • L’avaro è impaziente di arricchire, ma non pensa che gli piomberà addosso la miseria (PR 28,22)
  • L’uomo leale sarà colmo di benedizioni, chi ha fretta di arricchirsi non sarà esente da colpa (PR 28,20)
  • è meglio un piatto di verdura con amore che un bue grasso con odio (PR 15-17)
  • Non mangiare il pane dell’avaro e non bramare le sue ghiottonerie  (PR 23,6)

La persona saggia sa gestire in modo giusto le proprie risorse finanziarie, egli sa che sono un dono di Dio e non vanno sperperati. Le ricchezze devono essere usati per la vita, per comprare ciò che serve per vivere e vestirsi, come prima cosa, ma si possono usare per tutto ciò che è buono, tipo lo studio o per piccoli svaghi come ad esempio farsi una passeggiata in montagna. Ricordarsi però che essendo dono di Dio abbiamo il dovere di amministrarlo bene e come riceviamo questi doni, dobbiamo a sua volta donare anche noi una parte ai bisognosi o ai mezzi che diffondono la parola di Dio.  Molti atei invece si illudono di trovare la felicità nelle cose materiali e impostano la propria vita come se il denaro fosse il loro Dio. Il proprio personale Dio è quello che servi e quello per cui sacrifichi. Come ad esempio sacrificare molte ore in famiglia per poter invece lavorare con lo scopo di passare di livello in azienda e avere uno stipendio più alto, più potere e prestigio. Quella persona si ritroverà con più soldi ma con un clima in famiglia dove manca l’amore e anche se si avrà qualche soldo in più sarà tutto inutile. Persone che sacrificano l’amore e l’amicizia per correre dietro al denaro. Questa è la cupidigia, l’amore per il denaro; Gesù cerca di mettere in guardia da questo: Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede (Luca 12,15).  Gesù un giorno raccontò questa parabola: La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé:<<Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così disse: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e divèrtiti>> (16-19) Questo è il tipico caso di una persona che ha il denaro come proprio Dio. Ha passato la vita con l’unico scopo di accumulare ricchezze per se stesso e ora che si rende conto di essere così ricco da riuscire a vivere di rendita, decide di investire in strutture che possano contenere tutte le sue ricchezze, riposarsi e godersi la vita. Quante cose ha dovuto rinunciare per potersi arricchire?  Sono le relazioni che determinano la nostra felicità, a partire dalla relazione con Dio, questo tipo di persone non saranno mai veramente felici, ma vivranno una vita vuota e non riusciranno a trovare quella pace che speravano di trovare, solo Dio può dare quella pace. Ma ora che finalmente ha raggiunto lo scopo della sua vita e pensa di avere vinto, scoprirà presto di aver perso. Quello che per l’uomo è saggezza, per Dio è stoltezza (Ved. Pag. 9) Ma Dio gli disse:<<Stolto! Questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?>>. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio>> (20-21). Passare la vita pensando solo a soddisfare se stessi non paga (Ved. Pag. 13); il personaggio di questa parabola non ha minimamente pensato che tutte queste ricchezze avrebbero potuto sfamare molti bisognosi e portare frutto per il regno di Dio. La cupidigia porta sempre all’egoismo, che a sua volta porta le persone ad essere cinici. Alcune persone per amore del denaro arrivano addirittura a commettere delle vere e proprie azioni criminali, perché sempre quello è il punto, quello che ami più di ogni altra cosa, che sei disposto a tutto pur di averla, quello è il tuo Dio. La cupidigia a volte può anche uccidere, in alcuni casi alcuni componenti delle bande criminali si uccidono tra loro pur di non dover spartirsi il bottino tutti insieme e avere più quindi soldi a disposizione.  Quello che acquisti con i soldi guadagnati in maniera illecita non è gradito a Dio e non ti gioverà affatto. Le persone non credenti che hanno scelto di mettere i soldi al primo posto, il loro unico scopo è di arricchirsi il più in fretta possibile e ogni mezzo è giustificato per ottenere quell’obbiettivo. Queste persone sanno che è molto difficile arricchirsi in fretta perché se si vuole avere uno stipendio piuttosto alto, bisogna studiare molto e anche lì non è detto che si possa trovare un lavoro ben pagato subito, s’inizia sempre con uno stipendio modesto e solo con gli anni se si è bravi, può aumentare. Se invece si vuole guadagnare molto fin da subito e senza stare molto sui libri allora bisogna compiere degli atti illeciti. Ad esempio organizzare truffe o diventare abili nei furti o entrare nella rete dello spaccio o cose simili. Per questo chi vuole arricchirsi in fretta passa nelle vie del peccato. Il pericolo di dover pagare delle proprie azioni davanti alla legge e perdere tutto è molto alto. La sapienza e la giustizia di Dio può liberarti da queste cose che rendono schiave l’uomo. Non si può servire Dio e i soldi insieme perché uno disprezzerà l’altro. Bisogna mettere sempre Dio al primo posto in modo che puoi usare i tuoi soldi nel modo giusto e non ne diventi schiavo e non ne farai un idolo. Chi invece confida in Dio avrà una vita piena e in pace con se stessi e con gli altri, non ha bisogno di tante cose materiali, gli basta l’amore di Dio e del suo prossimo e nient’altro. È molto meglio avere una buona reputazione e tanti amici che possono aiutarti nel momento del bisogno piuttosto che avere molti soldi ed essere circondato da persone false e malvagie, che non ti vogliono bene veramente e ti frequentano solo per opportunismo. Il risultato sarà che ti pugnaleranno alle spalle nei momenti di debolezza. Per questo non bisogna basare la propria vita sulle ricchezze di questo mondo perché non ti daranno la felicità che ti aspetti. Questo lo si può vedere nel mondo di oggi, dove la cultura materialistica e consumistica è largamente diffusa  nonostante un tenore di vita alto, un avanzato livello tecnologico, si continua ad avvertire un incolmabile vuoto interiore, al quale si addiziona la “preoccupazione” di un futuro dai contorni foschi e burrascosi. L’unico Dio che bisogna avere per colmare il vuoto interiore è solo il Signore, che ci ama e ci vuole salvare dalla morte e dalla schiavitù. Quindi se si vede una persona molto ricca, non pensare a quanto sarà felice per quello che possiede. Osservala e se non è credente scoprirai che non è veramente in pace con se stesso e se sembra felice in realtà è solo una maschera. Non invidiarlo e non desiderare quello che ha; è tipico di chi non ha il cuore di Dio pensare così.

YHWH, DIO D’AMORE E DI GIUSTIZIA

Ricorrono spesso sulla bocca di molte persone una certa tipologia di domande che iniziano sempre con le stesse parole: Se Dio è amore allora perché… Questo tipo di domande sono frequenti sia tra i sostenitori della teoria dell’antico astronauta e sia tra gli atei classici con l’obbiettivo di mostrare al credente come in realtà YHWH sia un Dio malvagio e non un Dio d’amore come dicono i teologi e di conseguenza tentare di far perdere fede a chi è soprattutto più debole e non ha un adeguata preparazione biblica o un’esperienza di fede intensa. Le domande si riferiscono al fatto che YHWH ordina di fare guerre e passare tutti a fil di spada come anche la legge di Mosè era a volte eccessivamente severa. Bisogna prima di tutto fare una riflessione su come dovrebbe essere un Dio d’amore per un non credente: Se per Dio d’amore si intente qualcuno che permette all’uomo di compiere ogni malvagità impunemente e sentirsi dire solamente “Ti amo!”, oppure qualcuno che deve essere sempre pronto a soddisfare ogni capriccio che viene dal cuore dell’uomo come una sorte di genio della lampada, ecco quello, anche se agli atei non dispiacerebbe, non è un Dio d’amore, ma solo una sorte di ridicolo babbo natale che si lascia prendere in giro dagli uomini che lui stesso ha creato. Bisogna tener conto anche della giustizia, che è l’altra faccia della medaglia. La giustizia comporta che il peccato deve essere punito. Ora riflettiamo sul perché Dio ci ha creato: l’unico motivo per cui ci ha creato è per dare gloria a Lui, vivere in pace e in amore con Dio e il prossimo. Se tu non stai vivendo per questo, non stai adempiendo lo scopo per cui sei stato creato. Dio avendo creato l’uomo, ha vita e morte su di lui e avrebbe il diritto di farlo morire al primissimo peccato della sua vita, se non lo fa, è perché Dio è anche un Dio d’amore, che non significa tollerare il peccato, ma darti del tempo affinché ti penti del tuo peccato e lo abbandoni. Ora, immaginiamoci di essere il padrone di una grande impresa che ama gli operai e dà a loro un buon salario, ma alcuni di loro si rifiutano di lavorare e passano il tempo tra chiacchere e caffè. Non è possibile far finta di nulla, anche perché non sarebbe giusto nei confronti degli altri operai che lavorano onestamente. Avresti tutti i diritti di licenziarli per insubordinazione, nessuno potrebbe dirti che sei stato cattivo a licenziarli. Ma mettiamo che vogliamo essere buoni, non vuoi licenziarli, perché significherebbe lasciarli senza stipendio, allora invii dei responsabili che gli ammoniscano affinché svolgano il lavoro per cui sono profumatamente pagati. Ma questi operai invece di ascoltare i responsabili li deridono e li cacciano via dal reparto. Inoltre si viene sapere che rubano gli attrezzi e danneggiano i macchinari. A questo punto chiunque per quanto vuole essere buono denuncerebbe questi operai li caccerebbe dall’azienda, nessuno potrebbe dire che sei cattivo a licenziare questi operai malvagi. Ma mettiamo che oltre ogni limite vogliamo essere ancora più buoni e per ammonirli mandi la massima autorità dopo ti te, tuo figlio affinché li ammonisca e svolgano il loro lavoro senza danneggiare l’azienda, ma questi operai umiliano tuo figlio, lo legano, lo picchiano e lo cacciano via. A questo punto non solo dovranno essere licenziati, ma anche andare i carcere. Sarebbe più malvagio lasciar fare a questi operai quello che vogliono che punirli perché danneggia l’intera azienda. Ecco, allo stesso modo Dio ha fatto con Israele e l’intera l’umanità. Gli ha dato la vita e ogni dono ma l’uomo ha rifiutato i comandamenti di Dio. Ha inviato profeti per ammonirli e sono stati perseguitati e uccisi, infine ha mandato suo figlio Gesù ed è stato crocifisso. Ma quelli che credono in lui e accettano i comandamenti sono figli di Dio. Dio fa di tutto per andare incontro all’uomo ma se l’uomo non fa un passo in avanti verso di Lui non può far nulla e bisognerà affrontare la giusta ira di Dio. In conclusione perché ci sono tutte queste guerre nella Bibbia? Molte sono guerre di difesa, altre sono violenze non autorizzate da Dio, ma le guerre per la conquista della terra promessa sono state fatte a causa della estrema malvagità dei popoli che ci abitavano, da come documentato in precedenza avevano dei culti satanici con tanto di sacrifici umani e prostituzione sacra che avrebbe reso impossibile la convivenza pacifica con gli israeliti. Se fossero stati delle popolazioni pacifiche e civili non ci sarebbe stato nessun problema di convivenza. La malvagità di questi popoli era talmente grande che paradossalmente era più crudele per l’umanità lasciarli in vita, nessuno può dire che erano delle popolazioni inermi e innocenti. Quando è avvenuto lo sbarco degli americani in Normandia, durante la seconda guerra mondiale, nessuno ha detto: <<Come sono stati cattivi gli americani a uccidere i poveri nazisti innocenti>> oppure quando di recente i russi hanno attaccato i terroristi dell’ISIS in Siria nessuno ha avuto pena per loro. Quindi accusare Dio di malvagità è solo pura ipocrisia. In Genesi capitolo 15, Dio promette la terra promessa ad Abramo, ma dice anche che la riceveranno di fatto solo alla quarta generazione perché  l’iniquità degli Amorrei non ha ancora raggiunto il colmo. (16). Questo significa che Dio prima di prendere provvedimenti su una popolazione, deve raggiungere un tale livello di malvagità da esserne ricolma. Meriterebbe di essere punita molto prima, ma Dio è lento all’ira e grande in amore e tutto quello che si può salvare, lo salva.